, l'eterna Chimera teneva fra le mani rosse il mio antico cuore. ... Ritorno. Nella stanza ove le schiuse sue forme dai velarii della luce io cinsi, un
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nell'ombra illanguidita Ed andavamo io e la sera ambigua: Ed io gli occhi alzavo su ai mille E mille e mille occhi benevoli Delle chimere nei cieli
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ogni cosa che nasce moritura, che in vari aspetti pur la vita tiene - ed il tempo travolge - e mentre viva vivendo muor la diuturna morte. Ed ancor io
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Tele antiche, io vi saluto, che dall'arte profumate, qui vivete, come mummie delle razze trapassate!- Ecco appeso alle pareti lungo stuol di
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fiume; versi, aria, luce, fior nei crini erranti, io brucio, e sento che divento un Nume!-
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ignobile, dell'arte innamorato, perché, campione inutile, lascerò lo steccato? Della prima battaglia è il giorno! io mi ci affido ... ma i versi miei
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? * Temea che, s'ei parlava, nostra madre morisse. * * E sparì quando io venni? * Sparve! * * E nulla ti disse? * No, e la madre già, triste, era
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begli occhi fisi, pallidi adolescenti, andate, andate a cogliere le mammole, e ad ascoltare i venti! Io, povero poeta ai vostri visi unir non posso il
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genio allor nell'interezza, veggon Dio che all'azzurro il riconduce, lasciando ai vivi un po' più di tristezza, e un po' meno di luce. Volgo io non son
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spuntar. Ma deposto il mio caro bagaglio io verrò ne' tuoi crocchi festivi, non più in traccia di baci furtivi, ma coi maschi da senno a parlar. E
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