volte succede che qualcuno per sbaglio si scopre ed è un gioco bellissimo: vedere come l'altro si fa piccolo, come si chiude nel suo disonore e si
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. ... Inconsciamente io levai gli occhi alla torre barbara che dominava il viale lunghissimo dei platani. Sopra il silenzio fatto intenso essa riviveva il suo
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verdi le bianche colossali prostitute sognavano sogni vaghi nella luce bizzarra al vento. Il mare nel vento mesceva il suo sale che il vento mesceva e
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croce e spezzi invano quel suo cuore ardente. Chi mi parla dell'anima? Un impuro ladro, forse, o un abate incipriato? L'anima è morta ed io ne son sicuro
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paese come questo, e sia pur diversissimo, che dovrà restare il suo paesaggio, immutabile; è curioso che l' ordine fisico sia così lento a filtrare
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passione era svanita, ma sulla faccia il pallido terrore t'era dipinto e t'era chiuso il core. Ahi, non questa sognammo amara morte nel suo pallido aspetto
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giocondo ed oblioso. è suo destino attender senza speme né mutamento, vegliando, il passar de l'ore lente. Dicembre 1909 (antivigilia dell'anno nuovo)
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preda senza schermo, parmi l'anima mia nel suo segreto. Ed il sogno che nasce palpitante, la «storia» che non soffre le parole ma vuol esser vissuta
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già raccolto, e gli han vestita già la camicietta: la camicietta bianca, con due vaghi ricami a destra e a manca. Egli è là: sul suo pallido visino
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belle donne, o poveri fanciulli? Ma gli è dono degli angeli svanire, e l'infrangersi appunto è dei trastulli. Non credete che il suo corpo divino sia
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lagna, ma la terra nel suo seno l'attira per le calcagna; e un'anima di cento anni che ingora un odiato involucro ventenne, geme dietro le rose e canta
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faccia di una donna onesta! Ma, seguendo il suo strascico di seta, il mio cor sospirava: - O bella creta, va', domanda alla Venere di Milo la lista dei
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soavi faccie di giovinette innamorate, ma le tue rughe, no, non le ho scordate! Quand'io tornava a sera,e il vecchierello parlava al suo breviario, tu
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lo venian dal placido suo tempio a scongiurare le dee della famiglia, le sue dilette glorie, cinte di pie memorie, belle di noti fior... Tacque, partì
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poverello; d'un che assetato vuol lasciare all'oasi il suo fardello; ma, come al cenno di un amante antico, l'uom dell'esiglio, il chèrubo, il profeta, il
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alti stipiti morde il suo vecchio pane; solo nelle mie tenebre cerco il mio pane anch'io, cerco la fede in Dio! E il mesto cuore interrogo di tante
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son moderni in folio legati a ghirigori, che sembran dir: - guardateci non siam belli ... di fuorí? - Vi posa, o pia memoria! tolto al suo tavoliere
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d'essi il segno della croce; forse un nocchier balordo mentre un prete parlava alzò la voce; forse hanno i mozzi striduli deriso il sagrestano pel suo
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per l'aria, dal cedro alla palma, sì mesta, si calma che sembra un sospir. La sente, e soffermasi la donna che reca le olive al suo burchio
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, come, con mossa or vorticosa or lene, quel cocchio, in mezzo ai propilei di Roma, e notte e dì vagante. Era mirra? era nardo?... Al suo passaggio, ai
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. Traversa il cielo un vento accidioso, della sua meta incerto e senza lena; al suo passaggio il bosco pensieroso saluta sì, ma rispettoso appena. Giù nel
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cuore il suo, e un regno io ti darò. Sù, monta in groppa! è splendida col cavalier la vita, fuggi, amor mio, con me! - La tua corazza è fulgida, la
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suò viso ti baciai; e che verrei, tremando, ad abbracciarla pure se le labbra, rammenta!... non mi sentissi impure.
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le brughiere; incertamente le sembianze nere sotto il ciel sconsolato osserva il viaggiator dallo sportello, e si chiude più e più nel suo mantello
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pinta navata, volerà, dal suo genio portata, via, fischiando, la scettica età. Che terrori nel nido latente degli ignari augelletti quel giorno! Da
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fuggendo le caste Muse che la Prosa ha vinto, risuscitò morendo. Monti, verzure del suo dolce lago, limpidezze, bisbigli, alta quïete che un desio di
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, pian piano, compare un nano. E il bel mar degli azzurri e delle calme si popola di chiostri e di romiti, ed ecco Abido e il suo serto di palme, e il
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