Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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a te, sciagura a te, vegliardo che non amasti mai, e a  me  t'affacci, aruspice infingardo, gridando : - Guai! - Quando
e, là, mostra, spauracchio all'uom curvato la croce appesa:  me  libero, me forte e me guerriero crebbe il genio materno, e
spauracchio all'uom curvato la croce appesa: me libero,  me  forte e me guerriero crebbe il genio materno, e i
all'uom curvato la croce appesa: me libero, me forte e  me  guerriero crebbe il genio materno, e i passaporti sdegno,
già cambiato me. Invece non so niente di ciò che avverrà di  me  e di tutto questo insieme; forse il nostro cambiamento
che la colpa di quanto sta accadendo ricade interamente su  me  stesso.
più sarei per te la vita intera ch'ora non sono, se già in  me  non l'ami: ma se in me non l'ami, se tua vita crear non so
intera ch'ora non sono, se già in me non l'ami: ma se in  me  non l'ami, se tua vita crear non so della mia vita stessa,
mio dolore e questo amor lontano e disperato? Fatto sono da  me  stesso diverso che centra il fato mi dicevo forte, poiché
tavola qualcosa il cui sapore mi plachi, plachi la fame in  me  e la mia voglia di vederti.
lieve, l'onde del lago, troppo, per i suoi voli, breve, a  me  sembra il tuo cuore instancabile, ardito, cuore di donna,
e il tuo sorriso è l'aura pura, fulgida, felice che  me  lo dice.
il vento, prima da te, entrando dalla camera, e poi da  me  nell'altra stanza. Allora ci mettiamo in piedi con le
si sia preso la tenda abbagliandomi ferocemente e co  me  da dentro un ncordo La parete e indifferente davanti a due
od ama, nell'onta o nel decoro, tu mi assimili, o Musa, e  me  ne fai e ditirambi e lai! Amo, per Te, la bellezza gentile
solitaria o alla mia stanza solitaria e solo tutto in  me  mi raccolgo; ma nell'aria, nel canto degli uccelli e
sulla brulla costiera solitaria, sotto la forte quercia, a  me  vicina io t'ho sentita siccome nel sogno. - Non Argia ma
m'è vano e la fatica novellamente mi si fa penosa. Io sento  me  da me fatto diverso, se pur vicina ti sento lontana ancora
e la fatica novellamente mi si fa penosa. Io sento me da  me  fatto diverso, se pur vicina ti sento lontana ancora come
fatto di me, che non sopporto le mie stesse parole, e di  me  stesso invincibile nausea m'opprime. Gorizia, 19 settembre
tenta invan sollevarsi, e fuggir via! Povera amica! di  me  che ne dici ? Pazzo non sono, e non sono cattivo; ti amai
? - Il tuo labbruzzo è roseo, e la tua chioma è d'oro, ove  me  'n vada ignoro. Ove tu vai me 'n vo! - Allor tu vieni al
e la tua chioma è d'oro, ove me 'n vada ignoro. Ove tu vai  me  'n vo! - Allor tu vieni al placido tetto ove veglia Iddio
bocca canta ciò che non sai: la primavera. Così mi tragge a  me  stesso diverso e amor m'induce e desiderio, ancora ch'io
ancora ch'io non sappia per che, pur fiduciosi. Ché pur in  me  natura si nasconde insidiosa e ignaro me sospinge. Ahi, che
Ché pur in me natura si nasconde insidiosa e ignaro  me  sospinge. Ahi, che mi vale, se pur fugge l'ora e mi toglie
Ahi, che mi vale, se pur fugge l'ora e mi toglie da  me  sì ch'io non possa saziar la mia fame ora qui tutta? Ma
su quest'occhio che sa di non vedere, sì che l'oscurità per  me  sia spenta. Notte 16-17 aprile 1910
prete, quando le gambe viete nol sorreggevan più. Per  me  Bacco è a Esculapio nemico, e il congedai; e l'amicizia è
pane del Sapere fatal; della mia madre vedova che al par di  me  lo adora, e in lui vede un'aurora su un deserto guancial.
anni rallentar non seppi. Libero sono! Libero, e innanzi a  me  s'apre la vita con gli orizzonti vasti ed intentati e coi
gloria e sete di sapere desiderio d'azione e di piacere in  me  ribolle. In un amplesso solo poderoso vorrei legare a me
in me ribolle. In un amplesso solo poderoso vorrei legare a  me  tutta la terra vincere il fato e la fortuna ch'erra cieca
tu fossi seduta al fianco mio quando pesa su  me  l'irrevocabile odio d'Iddio ; se vedessi i tuoi cari occhi
lo rivolgo dell'imagine tua cara e lontana, invano cerco a  me  farla vicina, invano cerco trattenerla, invano tendo le
mi stringe sì che il cuor ignoto orrore m'invade, non per  me  se nella notte solo io soccomba, ma per te, o compagna
vaghezze, tante nel cor dolcezze, e so sì bene errar da  me  lontano, per entro al mondo arcano, che, dican tutti ciò
forse e i bambini e la sposa non ti sanno di rosa come sa a  me  di ambrosia l'esser solo sotto un povero tetto; ma non
tuffato. A dare or la patria all'esule sirena, la patria a  me  stesso e all'uomo abbattuto svelare la via del suo regno
del sole, dell'aria, ma del pane, ché di loro ti nutri e a  me  sei tolta; gelosia d'ogni giorno, d'ogni istante, che vivi,
d'ogni giorno, d'ogni istante, che vivi, che non vivi di  me  solo, che l'aria e il pane e il sole, che ogni cosa, che il
la notte intorno a  me  solenne le ore vanno e sfilan le memorie siccome un nero e
della casa o in un albergo d'Arno; chissà dove ho lasciato  me  ad attendermi, contemplando un cancello o a un tavolino di
piena di delicatezze, o donna fortunata ed infelice, e a  me  non dice, a me quell'occhio non dice l'amore, dice il
o donna fortunata ed infelice, e a me non dice, a  me  quell'occhio non dice l'amore, dice il dolore; il dolore
amici qui, fra i bicchieri, se ne stan felici! Miserere di  me  che me ne pento, miserere nel fulgido momento che non so
qui, fra i bicchieri, se ne stan felici! Miserere di me che  me  ne pento, miserere nel fulgido momento che non so nulla,
il tappeto bruno: ché, di sera, al camino, li vo evocando e  me  li schiero intorno; presiede la mia nonna, con una bianca
rincresca pensar che questi tuoi giorni beati son giorni a  me  rubati; fa' che un sospiro al tuo gioir si mesca, ma poi
vita mi par vuota triste ed oscura. Ogni energia latente in  me  si sveglia all'appello possente dell'amore, vorrei che tu
31 marzo 1905 * * * Poiché il dolore l'animo m'infranse per  me  non ebbe più la vita un fiore ... e pure inconscio iva
finestrini, mia madre era morta all'alba, ed era accanto a  me  nel corridoio, era nell'angolo delle sue rose, sulla strada
cui la mota indraga; è l'uom cui l'irco secolo disse: - Per  me  lavora, per me contempla, esplora il vuoto, il buio, il
è l'uom cui l'irco secolo disse: - Per me lavora, per  me  contempla, esplora il vuoto, il buio, il sol! Cercami il
mesto!) guardo alla vita grama che si perde, agli altri e a  me  molesto! Veggo tutto attraverso a un velo bruno, e scote
gioie io perdei di sogni e di speranze! Unico, Arrigo, a  me  resti conforto un cor d'amico, una pietosa fronte che mi
stare da solo. Prima di andare, vorrei che tu stessi con  me  ad ascoltare i pioppi. Adesso, vorrei solo distrarmi.
non senta il mio lezzo! Stelle, scendete nell'anima mia di  me  stesso a ingannar la tenebria! Rinnegate il Signore, o
e dolorosa; se, ubbriacandomi, mi ribello al destin che  me  la diede, e posso credermi senza marchio alla fronte, e
man che tenta riprodurre il vero! Ma dall'immagine che in  me  si cela, all'artificio che la rivela, perché un abisso
mia immaginazione: mio nonno Mario Sighinolfi , nato come  me  un ventitré di marzo, era appassionato di bocce, ma - per
danza, o fiduciosa nell'infuriar dell'onde, come quando a  me  che ti chiedevo rispondevi: «Per me non è mai tempo di
come quando a me che ti chiedevo rispondevi: «Per  me  non è mai tempo di tornare, chi va sicuro non potrà
ma, Dio santo, non ho, non ho un'amica più innamorata, e di  me  più mendica!- Il giovinetto comprerà la vesta, perché la
tristi, perch'io ver lor fervidamente mi protendessi e in  me  le volessi, me stesso in loro tutto esaurire. Voler e non
ver lor fervidamente mi protendessi e in me le volessi,  me  stesso in loro tutto esaurire. Voler e non voler per più
nostro invito: fu certo un cenno della mia sorella che di  me  ti ha invaghito, o un sospir di mia madre! - Ero un intruso
parlare la prima volta di Fossoli. E ha cominciato in  me  a scavare, molto prima delle mode e dei bilanci secolari,