Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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i ritratti dei comignoli; dormono i tranquilli umani,  e  i gatti per le note gronde sospirano d'amor come i poeti
le orchestre nei teatri fremono melodie, travolgon balli,  e  delle donne, come cigni bianche, dai palchetti la mostra è
è generosa. Qui, sulle piazze il carneval sonnecchia,  e  tranne il rombo di qualche carretto che si perde nei vicoli
lontani, tutto è quiete... Ma un canto ecco s'innalza,  e  un uomo, al muro brancicando, arriva. - Chi è, chi non è ?
un lumicin di fede!... Se il confessor così ti sente  e  vede d'ora in poi dall'altar ti caccia via, e ti manda a
così ti sente e vede d'ora in poi dall'altar ti caccia via,  e  ti manda a buscarti i sacramenti all'osteria. Ma or rincasa
parenti, ad uno ad uno. - Chi sei tu ? - Non ricordo...-  E  il domicilio ?... - Sulla terra! - Ma dove ? - É il mio
?... - Sulla terra! - Ma dove ? - É il mio segreto!  E  di seguirmi vi faccio divieto; or sulla terra, e presto
segreto! E di seguirmi vi faccio divieto; or sulla terra,  e  presto sotto terra, e presto in cielo...me lo ha detto il
vi faccio divieto; or sulla terra, e presto sotto terra,  e  presto in cielo...me lo ha detto il vino, e il vin non
sotto terra, e presto in cielo...me lo ha detto il vino,  e  il vin non erra! - Vattene a casa... arrivano i monelli, la
canizie burlata non sia; dimmi, tua moglie la era saggia  e  pia? Quante volte avrà pianto al tuo ritorno! Per la
Sa lei chi era Tonio ? - mio figlio! un bel bruno! Lavoro  e  digiuno - l'han fatto morir. Gli ostieri, sa domine ? - son
Nel ciel porporino le pallide stelle svanivano già,  e  desta al sussurro di un gaio mattino dal sonno sorgeva la
al sol... Ma il vecchio la luce del dì non saluta,  e  brontola : " Intanto mi esercito al vol! ".
vidi nel fondo del mare, i baratri oscuri, le luci lontane  e  grovigli d'alghe e creature strane, Senia, a te sola lo
mare, i baratri oscuri, le luci lontane e grovigli d'alghe  e  creature strane, Senia, a te sola lo voglio narrare. Ché a
A dare or la patria all'esule sirena, la patria a me stesso  e  all'uomo abbattuto svelare la via del suo regno perduto, mi
lena, che ogni uom manifeste le tenebre arcane conosca  e  vicine le cose lontane. Ma quel che già vidi nel fondo del
vidi nel fondo del mare, i baratri oscuri, le luci lontane  e  grovigli d'alghe e creature strane, Senia, a te sola lo
mare, i baratri oscuri, le luci lontane e grovigli d'alghe  e  creature strane, Senia, a te sola lo voglio narrare.
cuor mio non sa più perché sia vivo, fanciullo mio giulivo,  e  mi sento infelice in modo strano, quando mi sei lontano.
mio giulivo, cerco l'oro dei tuoi ricci all'intorno,  e  mi par notte il giorno perché nol vedo, o viaggiator
nol vedo, o viaggiator estivo, fanciullo mio giulivo!  E  mi par notte il giorno e l'aer più greve e più cattivo il
estivo, fanciullo mio giulivo! E mi par notte il giorno  e  l'aer più greve e più cattivo il mondo, bambino mio
mio giulivo! E mi par notte il giorno e l'aer più greve  e  più cattivo il mondo, bambino mio giocondo, perché sei
cattivo il mondo, bambino mio giocondo, perché sei lungi;  e  col pensier ti attorno, e mi par notte il giorno! Bambino
mio giocondo, perché sei lungi; e col pensier ti attorno,  e  mi par notte il giorno! Bambino mio giocondo, canta, ridi
lirica che ti lascia come chi s'alza nel buio di un cinema  e  va via. Rimane intatto il mese, un marciapiede, la ragazza
marciapiede, la ragazza che attende controvoglia nell'atrio  e  ha gli occhi chissà dove. L'ora ferma è un conforto, il
illeso niente che si muta in prosa, oltre la piazza vuota  e  il gelo di panchine intirizzite su cui nessuno siede.
vento che scende alla rinfusa verso il porto, agita carte  e  polvere, le luci d'una siccità decembrina di asfalto più
spente. Dal bar di fronte ascolto il profumo d'anice  e  caffè e m'accade di sfogliare il piccolo calendario ch'è
Dal bar di fronte ascolto il profumo d'anice e caffè  e  m'accade di sfogliare il piccolo calendario ch'è sul banco:
fiasche e, appena scorta, sul bordo della foto in bianco  e  nero, a sinistra, la prua che spunta d'un battello che ha
progenie del mio bicchiere, fumi  e  baldorie, nebbie e preghiere; urne fantastiche piene di
progenie del mio bicchiere, fumi e baldorie, nebbie  e  preghiere; urne fantastiche piene di fiori, piene di
come un idiota, conquisto i meriti di un'arma vuota,  e  posso credermi una locanda dove un incognito vive e
vuota, e posso credermi una locanda dove un incognito vive  e  comanda; ah, solitario ospite mio color di giglio e rosa,
vive e comanda; ah, solitario ospite mio color di giglio  e  rosa, se cacci l'anima, l'anima cieca, e abbietta, e
color di giglio e rosa, se cacci l'anima, l'anima cieca,  e  abbietta, e dolorosa; se, ubbriacandomi, mi ribello al
giglio e rosa, se cacci l'anima, l'anima cieca, e abbietta,  e  dolorosa; se, ubbriacandomi, mi ribello al destin che me la
se, ubbriacandomi, mi ribello al destin che me la diede,  e  posso credermi senza marchio alla fronte, e ceppi al
me la diede, e posso credermi senza marchio alla fronte,  e  ceppi al piede... venga l'obbrobrio dell'uomo sobrio, venga
tè al gelsomino, parla di lontananze  e  di scoperte. È stupita dall'indifferenza dei più per i
a interessarsi alle astronavi che toccano pianeti remoti  e  roteano per anni e decenni nel vuoto siderale. Eppure,
astronavi che toccano pianeti remoti e roteano per anni  e  decenni nel vuoto siderale. Eppure, ripete, le capita
anatomia, nuda veder l'origine d'ogni mia pena, il cor!  E  la ragion richiedergli di tanto e tanto amor ... Poi, bardo
d'ogni mia pena, il cor! E la ragion richiedergli di tanto  e  tanto amor ... Poi, bardo estinto, un ultimo sospiro
per ringraziar l'artefice che la cassa inchiodò,  e  alla chiesa cattolica perdonar, nella quiete, il puzzo
cattolica perdonar, nella quiete, il puzzo delle esequie,  e  il brontolìo del prete!
un cancro, nella pancia, perciò è disperata. Dice che non  e  cancro, ma gravidanza.
 E  teco errando, pallida Sofia, come una chiesa, era piena di
teco, pallida Sofia. Vi cantava la messa un cherubino,  e  vi nascean colombe ed usignuoli: oh il bel cammino, fra le
ed usignuoli: oh il bel cammino, fra le intatte bianchezze  e  i dolci voli! Oh effluvii, oh grazie del pane e del vino,
bianchezze e i dolci voli! Oh effluvii, oh grazie del pane  e  del vino, quando canta la messa un cherubino!
della collina! Pover'uom, per esser frate, era magro  e  curvo e smorto: certo il pranzo troppo corto il convento
collina! Pover'uom, per esser frate, era magro e curvo  e  smorto: certo il pranzo troppo corto il convento non gli
pelle liscia, gialla, scintillavan, come faci, occhi ceruli  e  rapaci, segno questo che non falla; ed il naso uscia
uno struzzo, seminando un certo puzzo di tabacco  e  unguenti santi, che pareva un letamaio, e, battendo dentro
un letamaio, e, battendo dentro il saio, il suo corpo roso  e  cotto dava il suon di un vaso rotto. Si fermò ... prese a
rotto. Si fermò ... prese a guatarmi colla faccia arcigna  e  dura: guardò poi la mia pittura e partì senza parlarmi: al
colla faccia arcigna e dura: guardò poi la mia pittura  e  partì senza parlarmi: al risvolto di una via sghimbiò
mia madre, in un viluppo sconsiderato, qualcosa di erotico  e  mortale mai provato prima, devo scrollare e picchiare
di erotico e mortale mai provato prima, devo scrollare  e  picchiare efarmi largo per liberarmi, lei vuole trascinarmi
specchio nero appoggiato al pavimento, un pozzo senza fondo  e  il nero non è vuoto, ma un robo appiccicoso come petrolio,
che è separata dal marito  e  che continua ad abitare con lui. Dice che aspetta un figlio,
 E  tanti altri, molti dei quali non ho mai saputo neppure il
familiarmente sconosciuti, gente magari vista una volta  e  mai più e via discorrendo, tutte le volte che penso a un
sconosciuti, gente magari vista una volta e mai più  e  via discorrendo, tutte le volte che penso a un mio
per questa lotta acerba, per l'Ideal che inseguo,  e  per le lagrime che Iddio mi serba; o giovinezza che già
aureola che han presa i disinganni; il coraggio, la fede,  e  le vertigini de' miei vent'anni! Fammi ancor bello, fammi
dai primi versi; toglili al buio ove sepolti sono,  e  un inno sol redimerà la ignava vita che persi! Inno, inno
sol redimerà la ignava vita che persi! Inno, inno santo,  e  varcherai l'oceano! L'amor che ti conduce guida dritti gli
allo scoglio ove l'Eterno innonda di tempeste, di azzurri,  e  di visioni l'uom dell'esiglio ; e nel nimbo fatal che lo
di tempeste, di azzurri, e di visioni l'uom dell'esiglio ;  e  nel nimbo fatal che lo circonda l'affetto immenso, e la
; e nel nimbo fatal che lo circonda l'affetto immenso,  e  la pietà deponi di un altro figlio! Sarà il canto di un
pietà deponi di un altro figlio! Sarà il canto di un cieco,  e  sarà l'obolo di un mesto poverello; d'un che assetato vuol
si farà incontro al pellegrino amico; a lui che ignoto  e  trepido poeta orando sbarca. Noi gli direm: siam nati ove
gli direm: siam nati ove trescavano i despoti stranieri;  e  ci sentimmo intemerati e liberi ne' tuoi pensieri! Noi gli
trescavano i despoti stranieri; e ci sentimmo intemerati  e  liberi ne' tuoi pensieri! Noi gli diremo: abbiam sognato
Noi gli diremo: abbiam sognato tanto, cittadini del mondo,  e  al dubbio infitti dell'avvenire ; abbiam veduto agli
accanto gli infiniti sospir dei derelitti a Dio salire;  e  una canzone di speranze impavide ci ha volti al firmamento;
una canzone di speranze impavide ci ha volti al firmamento;  e  chi ci guida ancora in mezzo ai triboli è il tuo concento!
pietra additaci, padre di tutti noi!.. Per le croci comuni  e  la memoria dei baci suoi! Noi vi porremo un fior che non ha
delle tue bianche chiome, del nostro pianto asperso,  e  profumato sul nostro cuore! Inno, inno mio, vola per
diran gli infelici cui preme la tremenda miseria del pane?  E  cui nulla concede il dimane, nella vita, che affanni e
E cui nulla concede il dimane, nella vita, che affanni  e  sudor? Quando accanto all'aratro, che geme lentamente nei
al miserrimo tetto, scorderan per quel dì la canzone,  e  nei sogni la strana visione tornerà nuovi enigmi a
fanciulle dei campi, che cullato ancor bimbi non hanno,  e  ancor tutti gli stenti non sanno che si sposano ai cenci
chi dirà di vedervi le penne, chi Satàna a tirarlo con sé;  e  del fumo, che lento si svia mentre lungi già il treno è
è! ". Ma i più furbi bisbigliano invece " Sì, che è fumo,  e  ai vigneti fatale: la campagna di un soffio letale può
traccia di baci furtivi, ma coi maschi da senno a parlar.  E  dirò: " Questo fischio fugace gira il mondo e affratella le
a parlar. E dirò: " Questo fischio fugace gira il mondo  e  affratella le genti, rispondetegli intorno plaudenti,
lavor! Voleran da villaggio a cittade nuovi patti: cultore  e  artigiano stesa ai ricchi la nòbile mano insiem l'almo
ai ricchi la nòbile mano insiem l'almo edificio alzeran.  E  tesoro di nuove rugiade l'umil scienza anche ai cenci
da moralista! Ma sai quanto mi strazii dei miseri la vista!  E  poiché sì cattolico e stecchito promette poco il parroco
mi strazii dei miseri la vista! E poiché sì cattolico  e  stecchito promette poco il parroco del sito, Musa, a quel
han conciata la natura! Il mio convento gotico sparve,  e  die' passo a un muricciuola bianco che dritto e ugual due
sparve, e die' passo a un muricciuola bianco che dritto  e  ugual due miglia va della selva al fianco. Un ridotto di
della selva al fianco. Un ridotto di terra alzò la fronte,  e  questo è il nostro fulgido orizzonte. Dimmi, in che selve
il mondo copresi che pare un cimitero; si abbatton torri  e  quercie e campanili, il cielo è tutto un rabesco di fili,
copresi che pare un cimitero; si abbatton torri e quercie  e  campanili, il cielo è tutto un rabesco di fili, costumi e
e campanili, il cielo è tutto un rabesco di fili, costumi  e  tipi perdonsi, presto la moda viaggierà in vapore;
la moda viaggierà in vapore; ammireranno i ciondoli villico  e  pescatore. Musa! E noi pingerem carta bollata e canterem...
vapore; ammireranno i ciondoli villico e pescatore. Musa!  E  noi pingerem carta bollata e canterem... la fisica
villico e pescatore. Musa! E noi pingerem carta bollata  e  canterem... la fisica applicata!
partìa dalla bella laguna verso il golfo che pari non ha,  e  dell'arte l'intatta fortuna ricercava alle cento città; chi
l'avel, ben trovava uno sempre il sembiante dei fratelli,  e  il sorriso del ciel! Sol cambiava divisa lo sgherro che
cambiava divisa lo sgherro che spiava il suo sacro cammin,  e  scorgeva barriere di ferro dal Cenisio all'estremo Apennin!
Voi venuti a far lieta Milano messaggier di concordia  e  di fé! Ah si stringan le destre, ché eterna questa pagina
le destre, ché eterna questa pagina al mondo starà;  e  si ingemmi coll'arte fraterna che gigante qual fu, tornerà!
si ingemmi coll'arte fraterna che gigante qual fu, tornerà!  E  or salpando alla bella contrada vi sian facili i venti del
che a far breve la strada vi fia dolce di noi ricordar!  E  se Napoli, giunti, vi chiede che novella Milano le dà, voi
un amplesso d'amor ... ma che Roma confida ed aspetta,  e  Venezia è una martire ancor!
mi dice: - O giovinetto, perché dolente hai l'anima,  e  pallido l'aspetto? Di desidèri inutili, oh, non ascolta il
la maglia non ti comprime il cuore, che eterna, puro  e  vergine, l'inno del primo amore. Ah! chiudi le domestiche
nido tuo non aliti l'aura del mondo infetto, bevi in pace  e  in silenzio al tuo nappo dorato; là fuor de' tuoi carnefici
de' tuoi carnefici Echeggia l'ululato! Bevi al tuo nappo  e  i cantici svolgi che il ciel ti spira, ma sia sommesso ed
che incensano l'ara del dio metallo, ogni altro culto;  e  copresi di sogghigni immortali chi, col fango battendosi,
indocile del prete alle parole, del suo Cristo beffavasi  e  gli additava il Sole, così, se canti i palpiti di un'alma
spiéganti un biglietto di banca! Bevi al tuo nappo,  e  i cantici svolgi che il ciel ti spira, ma sia sommesso ed
- Queste son ciarle arcadiche, larve di capo astratto,  e  il libro mio testifichi ch'io non ci credo affatto: schiusi
testifichi ch'io non ci credo affatto: schiusi la porta:  e  agli uomini, girovago cantore, vengo a tentar di scuotere
l'eco assopita in cuore. Forse i vent'anni ingannano,  e  la voce ha ragione: ma infin, pensare e scrivere è una
ingannano, e la voce ha ragione: ma infin, pensare  e  scrivere è una cattiva azione? Nemico all'ozio ignobile,
ma i versi miei svolazzano deboli ancor dal nido; incensi  e  allòr non vogliono, sol temono le spine ... dateci un
un fiore, è lauro che ben s'acconcia al crine! Al solitario  e  povero fanciul della Savoia, che nei caffè le veglie dei
d'amore; scintillar vedi i timidi occhi del poverino,  e  dimenar più rapido l'arco del suo violino; la fame allor
suo violino; la fame allor dimentica, oblia la lontananza,  e  nel petto gli cantano la fede e la speranza!
oblia la lontananza, e nel petto gli cantano la fede  e  la speranza!
destino è nel nome, il mio sta impallidendo fino a spegnersi  e  forse si disfa: una sconosciuta in un posto sconosciuto.
ahi! troppo avara, del disinganno vittima mi oblia! Vieni  e  vedrai, specchio di un tuo sorriso, la tavolozza mia tutta
di un tuo sorriso, la tavolozza mia tutta splendore,  e  sentirai, commosse al dolce viso, le fosche tele sussurrar
un angelo sia bella, fu senz'ali posata entro la culla;  e  quando esce di casa a far mazzetti della viola sui margini
di casa a far mazzetti della viola sui margini odorosa,  e  a sospirar nei placidi boschetti il dì che intrecci
non vola, no, libera in mezzo al cielo, ma preme il suolo,  e  a colmo di sventura, la madre ha accanto che le abbassa il
di sventura, la madre ha accanto che le abbassa il velo,  e  la dilunga ognor dalle mie mura.
dir morire! Non guarda l'etere, vuoto miraggio ma parla,  e  cantami nel tuo linguaggio: anch'io, mio bambolo, anch'io,
che non v'ha bibbia miglior di loro se l'ira assaltimi,  e  ch'io vi metta la man che aduncasi per la vendetta. Quel
in braccio della nutrice, il tuo ti coglie sonno felice,  e  il capo dondoli come un vecchietto che sogni il ciondolo
del suo berretto: quando, le deboli braccia incrociate  e  le finissime mani allargate, al par di un monaco fuor dal
dal tuo lettuccio, senti : io risuscito le ricordanze,  e  per le cerule mie lontananze, ricerco l'esule che fu me
nei plausi immerso, pescar l'orribile suo primo verso!...  E  giuro agli uomini, e giuro a Dio che i mille triboli del
pescar l'orribile suo primo verso!... E giuro agli uomini,  e  giuro a Dio che i mille triboli del viaggio mio io li
nel cuor celate; andrem per garruli boschetti a scuola,  e  udrai ripetere la mia parola corolle e foglie, petali e
boschetti a scuola, e udrai ripetere la mia parola corolle  e  foglie, petali e steli, e piani e vertici, e rivi e cieli.
e udrai ripetere la mia parola corolle e foglie, petali  e  steli, e piani e vertici, e rivi e cieli. Là, coll'orgoglio
ripetere la mia parola corolle e foglie, petali e steli,  e  piani e vertici, e rivi e cieli. Là, coll'orgoglio di due
la mia parola corolle e foglie, petali e steli, e piani  e  vertici, e rivi e cieli. Là, coll'orgoglio di due poeti,
parola corolle e foglie, petali e steli, e piani e vertici,  e  rivi e cieli. Là, coll'orgoglio di due poeti, diremo ai
corolle e foglie, petali e steli, e piani e vertici, e rivi  e  cieli. Là, coll'orgoglio di due poeti, diremo ai Mèntori,
ai preti: andate al diavolo, non vi cerchiamo; siam soli  e  liberi, crediamo e amiamo!
al diavolo, non vi cerchiamo; siam soli e liberi, crediamo  e  amiamo!
via est. La bella mano gli posò sul crine  e  disse: - Io vedo il tuo serto di spine, e sento l'onda che
posò sul crine e disse: - Io vedo il tuo serto di spine,  e  sento l'onda che hai qui dentro ascosa, o mio dolce poeta,
sento l'onda che hai qui dentro ascosa, o mio dolce poeta,  e  son gelosa! Son gelosa de' tuoi vaghi dolori delle tue
che del tuo canto incoronavi? Ah dimmi che fu larva antica  e  bruna, o mammola di monte, o fil di luna, o vecchio frate,
uccello in mar veduto, ah dimmi, dimmi che nel ciel dimora.  e  che tu te 'n dimentichi all'aurora! Non vedi? son pallida,
del lido, ai ritornelli che col vento venian dai navicelli;  e  mi dicevi, seduti all'ombrìa, l'universo è giocondo, e tu
e mi dicevi, seduti all'ombrìa, l'universo è giocondo,  e  tu sei mia! Io sospirava : amo, confido e credo ; il futuro
è giocondo, e tu sei mia! Io sospirava : amo, confido  e  credo ; il futuro lo sento, il Dio lo vedo!... O puri
O puri affetti, o rime pensierose di farfallucce, di baci,  e  di rose! Il nido facciamolo, dicevi, o ben mio, coi fili di
paglia che piacciono a Dio; coi raggi, coi fiori, coi versi  e  gli amori! Oblìa gli amici che han lo scherno in viso; non
un mar di amicizia il mio sorriso? Oblìa, poeta, il mondo,  e  il cielo oblìa; la cattedrale è la stanzuccia mia! Qui la
la cattedrale è la stanzuccia mia! Qui la pace, la fede  e  l'esultanza, e qui l'asilo d'ogni tua speranza! Porgi a'
è la stanzuccia mia! Qui la pace, la fede e l'esultanza,  e  qui l'asilo d'ogni tua speranza! Porgi a' miei baci questo
a' miei baci questo cuor che geme, chiudiam le imposte,  e  addormentiamci insieme!
parlano, seguendo del pennello la corsa affaccendata,  e  fra loro in famiglia discorrendo, di tutti i casolar della
quel muro giallo: vi sta un ricco che mai messa non sente,  e  il curato lo danna senza fallo! -
la voce chioccia  e  poverina dell'errante bambina ; amo il canto del cieco, e
e poverina dell'errante bambina ; amo il canto del cieco,  e  il ritornello del vecchierello ; amo tutta la musica che ho
sua gente si faceva adorar mentr'ei morìa, l'onta rinnova  e  il mal dell'agonìa! Amo la voce chioccia e poverina
l'onta rinnova e il mal dell'agonìa! Amo la voce chioccia  e  poverina dell'errante bambina ; amo il canto del cieco, e
e poverina dell'errante bambina ; amo il canto del cieco,  e  il ritornello del vecchierello; amo tutta la musica che ho
la vostra canzone intonate bruni figli del lido ridente,  e  nell'alto la barca guidate, che già brilla la luna
occhieggianti le vele fugaci, o dirupi di pascoli lieti  e  voi lidi cospersi di faci, non sapete lo scopo sublime di
- State, o figlie dell'anima mia: state belle di golfi  e  foreste, di villaggi, di scogli, e di palme; belle in mezzo
state belle di golfi e foreste, di villaggi, di scogli,  e  di palme; belle in mezzo alle cupe tempeste, belle al mite
Sacerdoti! alle turbe infelici predicate i miracoli vieti,  e  di ceri e dorate cornici fate addobbo alle sacre pareti;
alle turbe infelici predicate i miracoli vieti, e di ceri  e  dorate cornici fate addobbo alle sacre pareti; altro culto
le vostre canzoni intonate, bruni figli del lido ridente,  e  nell'alto la barca guidate, che già brilla la luna
il candore ... di lassù qui mi canta le lodi della luna  e  del mar lo splendore; e qui, meco, sull'umile prora, qui
qui mi canta le lodi della luna e del mar lo splendore;  e  qui, meco, sull'umile prora, qui sta Iddio, che m'accende
l'estate  e  l'alba - un'alba pura di amaranto, di viola e di carmino -
l'estate e l'alba - un'alba pura di amaranto, di viola  e  di carmino - parean soli olezzar nella natura la viola e il
e di carmino - parean soli olezzar nella natura la viola  e  il gelsomino. Dissi alla Musa : - Usciamo, andiam nei
Bello, o Diva, la abbellirai cantando! Andiam nei prati.  E  intorno a noi si susurri: "...Giuliva coppia di innamorati!
di Dio che nelle tombe io scerno. Siam da tempo compagni!  e  fu la bella allegria dei fanciulli il nostro invito: fu
di cui dicean " morrà presto ", ero un bimbo pallido  e  biondo e tutto in sé racchiuso, quasi agognante al limbo;
cui dicean " morrà presto ", ero un bimbo pallido e biondo  e  tutto in sé racchiuso, quasi agognante al limbo; un'arpa
tu ti festi ancella, mi apparisti nei dolci occhi dell'ava  e  della mia sorella... E fui poeta. - Un povero poeta di te
apparisti nei dolci occhi dell'ava e della mia sorella...  E  fui poeta. - Un povero poeta di te indegno, o divina; un
ho la vela al vento  e  in mezzo all'onde del mar selvaggio, nella notte oscura,
mio braccio ho contrapposta. Non ho temuto il vento avverso  e  l'onda canuta, né la mensa famigliare e l'usato giaciglio
il vento avverso e l'onda canuta, né la mensa famigliare  e  l'usato giaciglio ho rimpianto o il commercio delle care e
e l'usato giaciglio ho rimpianto o il commercio delle care  e  dolci cose. Né deserto e triste m'è apparso il mar sonante
o il commercio delle care e dolci cose. Né deserto  e  triste m'è apparso il mar sonante nella notte, anzi la voce
morte ... Alla punta del golfo donde il mare s'apre libero  e  vasto senza fine tu m'attendi sicura e fiduciosa, le vesti
mare s'apre libero e vasto senza fine tu m'attendi sicura  e  fiduciosa, le vesti al vento, ritta sullo scoglio.
poiché a me t'affidi: sì breve tratto da te mi divide  e  dal libero mar sì breve tratto! - Ma perch'io tenti la
libero mar sì breve tratto! - Ma perch'io tenti la bordata  e  tenda la vela al vento, pur l'inerte chiglia non fende
abissi, or sur un bordo or sull'altro la trae senza riposo.  E  se l'albero gema, se la scotta a spezzarsi si tenda, e
E se l'albero gema, se la scotta a spezzarsi si tenda,  e  nella vela ingolfandosi il vento il mio naviglio minacci di
la prora: a chiglia inerte il timone non giova. Il vento  e  l'onde intanto lentamente come un rottame verso la
porto esecrato, come un vile, senza esser giunto al mare,  e  te lasciando sola e distrutta dopo il sogno infranto fra le
un vile, senza esser giunto al mare, e te lasciando sola  e  distrutta dopo il sogno infranto fra le stesse miserie?
Tutto nasce dall'improvvisa insorgenza di eventi analoghi  e  apparentemente inspiegabili. Per interpretarli, si è
Amor ci suscita, ma come,  e  donde?- Le razze intrecciansi, nessun risponde. Inconscie
serti di fiori, ma tutto è tenebre pria della culla,  e  dopo il feretro vediam più nulla!
distanza  e  indietro c'è il sanatorio dove viene ricoverata a
Indossa sempre la stessa giacca di lana a quadri ruggine  e  neri. La neve sferza la sdraio dove resta tutta la mattina
Di nascosto si cuoce un uovo in un tegame. Tra la porta  e  il vento il gas stringe il tuorlo in un fuoco azzurro-rame.
di ogni corpo, con tutto il suo peso, la cosa, la materia.  E  la resurrezione? ti interrompo: ma la resurrezione è solo
astro immerso nel mistero, si cantò d'amor, di gloria,  e  l'aprile e il cimitero. Color bruni e color ceruli, pianti,
immerso nel mistero, si cantò d'amor, di gloria, e l'aprile  e  il cimitero. Color bruni e color ceruli, pianti, inganni e
d'amor, di gloria, e l'aprile e il cimitero. Color bruni  e  color ceruli, pianti, inganni e dubbio e speme... quanti
e il cimitero. Color bruni e color ceruli, pianti, inganni  e  dubbio e speme... quanti sogni, quante favole non cantammo,
Color bruni e color ceruli, pianti, inganni e dubbio  e  speme... quanti sogni, quante favole non cantammo, o Musa,
di giovinetta, nel mio cor - tempesta candida- il baleno  e  la saetta! Quando inconscio, ardente, fulgido come i
le vergini, tutto il mondo eran gli amici! Corse ai monti  e  sull'Oceano, fantasie di pellegrino, abbandoni, ebbrezze,
di pellegrino, abbandoni, ebbrezze, incurie della vita  e  del destino! O memorie!... beatitudini come nuvole svanite!
il gemello inesorato... innocenza, fede... - un tumulo-  e  un'epigrafe : - Passato! - Disperammo, o cosa orribile!
- Passato! - Disperammo, o cosa orribile! Giovinetti ancora  e  buoni, l'empietà sposando al facile rimeggiar delle
canzoni. Assai più che nella crapula non sian tristi i baci  e  il riso, i miei versi al fango attinsero ciò che niega il
a giunte mani; or frenetico di orgoglio, or gemente  e  vergognoso, come un uom che in una reggia porti un abito
la rugiada dell'encomio fu profusa al mio passaggio,  e  stupii, povera lampada, d'esser vista e d'esser raggio; né
al mio passaggio, e stupii, povera lampada, d'esser vista  e  d'esser raggio; né quel dì che un primo fischio mi trafisse
altera - oh! dillo all'anime ansie ancor del mio destino,  e  susurralo all'orecchio del mio pallido bambino: non un
Bruto o a Cesare, non un sol gettato ai venti in cui freme  e  rugge e turbina la bufera degli eventi! Non un solo
a Cesare, non un sol gettato ai venti in cui freme e rugge  e  turbina la bufera degli eventi! Non un solo all'empia
o bionda Vergine, o mia santa, o Musa mia, fosti il culto  e  la vertigine, gaudio, amor, malinconia, di cui fatto ho il
voce mi par che solo il nome tuo richiami. Io taccio allora  e  aspetto trepidando ch'altri con bocca impura a questa voce
ch'altri con bocca impura a questa voce risponda,  e  del mio bene ascoso mi discorra; e se pur d'altre cose
a questa voce risponda, e del mio bene ascoso mi discorra;  e  se pur d'altre cose memorando mi parlano con voce
allora alla campagna solitaria o alla mia stanza solitaria  e  solo tutto in me mi raccolgo; ma nell'aria, nel canto degli
in me mi raccolgo; ma nell'aria, nel canto degli uccelli  e  nell'uguale mormorare dell'acqua, dalle ripe alte del fiume
nell'uguale mormorare dell'acqua, dalle ripe alte del fiume  e  pur dalle pareti della mia ignuda stanza, a piena voce il
tuo nome riecheggia al mio silenzio, sì che palese a ognuno  e  manifesta del tutto, al volgo preda senza schermo, parmi
non soffre le parole ma vuol esser vissuta, il più profondo  e  caro senso della nostra vita, che pur uniti e soli sotto il
più profondo e caro senso della nostra vita, che pur uniti  e  soli sotto il velo di parole comuni nascondiamo, d'atti
volgo mi par fatto preda contaminata. Nei giorni del dolore  e  nelle notti senza riposo, nella valle triste della sorda
notti senza riposo, nella valle triste della sorda fatica  e  del tormento senza speranza, nel mio dubitare cieco, quando
una vena mi fluiva di forza che nel mezzo delle cose vane  e  volgari, delle ottuse cure, indifferente mi facea e sicuro,
vane e volgari, delle ottuse cure, indifferente mi facea  e  sicuro, e al dolor mi temprava e ogni timore del mio stesso
volgari, delle ottuse cure, indifferente mi facea e sicuro,  e  al dolor mi temprava e ogni timore del mio stesso soffrir,
indifferente mi facea e sicuro, e al dolor mi temprava  e  ogni timore del mio stesso soffrir, ogni ricerca di premi,
oscura quella fiamma mi era sorta, caduta ogni speranza,  e  la risposta al tanto faticare di richieste alla vita per
non disperare, ma rinuncia ai vani aspetti della vita,  e  nel deserto sarai tranquillo: dalla tua rinuncia rifulgerà
rifulgerà il tuo atto vittorioso, sarà il tuo porto».  E  sentii la mia vita fiammeggiare ed il deserto farsi
credetti fosse giunto il luminoso mio giorno nella notte  e  consumare quella fiamma mi parve la mia vita. Ma per più
per più lunga strada il mio destino mi volse a far cammino:  e  vivo ancora mi trovai nel fittizio riposo, ma a te vicino
vidi la mia fiamma, in te il mio sogno fatto era vicino  e  la mia vita più certa: ogni ritorno, ogni vile riposo, ogni
Senia io t'ho chiamata, per non sostar nel facile riposo,  e  la lingua la fiamma consacrata con le parole non contaminò.
parole non contaminò. Pur or mi trovo ancora nella nebbia  e  il camminar m'è vano e la fatica novellamente mi si fa
Pur or mi trovo ancora nella nebbia e il camminar m'è vano  e  la fatica novellamente mi si fa penosa. Io sento me da me
se pur vicina ti sento lontana ancora come un tempo,  e  la mia fiamma geme che pur rifulse nella notte per sua
nella notte per sua forza, sicura. Nelle tante piccole  e  vane cose nuovamente io mi dissolvo; nell'oscuro giro della
giro della diuturna noia il nostro sogno parmi tradito  e  per ignote voci con parole di scherno messo a nudo, pesato,
ignote mani il focolare andassero scrutando ingordamente,  e  alle ceneri insieme le faville disperdessero al vento ...
al vento ... L'angoscia di non giungere alla vita  e  di perire dell'oscura morte te trascinando nell'abisso,
mi son fatto di me, che non sopporto le mie stesse parole,  e  di me stesso invincibile nausea m'opprime. Gorizia, 19
per man ti prenderà. Vedrai l'Iside austera, fatta mite  e  ciarliera, inchinarsi al tuo piè, e dirti: " Ogni mio
austera, fatta mite e ciarliera, inchinarsi al tuo piè,  e  dirti: " Ogni mio simbolo vo' rivelar per te". Andrai con
dove compendian gli attimi un secolo d'amor. Vedrai colline  e  valli di perle e di coralli e cieli di zaffir; e sarà tanto
attimi un secolo d'amor. Vedrai colline e valli di perle  e  di coralli e cieli di zaffir; e sarà tanto il gaudio che ti
secolo d'amor. Vedrai colline e valli di perle e di coralli  e  cieli di zaffir; e sarà tanto il gaudio che ti parrà morir!
colline e valli di perle e di coralli e cieli di zaffir;  e  sarà tanto il gaudio che ti parrà morir! Udrai la greca
tanto il gaudio che ti parrà morir! Udrai la greca Diana  e  l'Ondina Ossïana gridarti : " Endimïon! "; le abbraccerai,
gridarti : " Endimïon! "; le abbraccerai, di eolie cetre  e  di tube al suon. Risorgerano i giorni dell'innocenza
che ha un amante, che il marito ha un cancro allo sto- maco  e  lei ne è contenta. Sarà finalmente libera.
della metropolitana mi ruota nel petto  e  nella testa come la tromba marina che oggi si è abbattuta
tu che nasci in maschera,  e  mascherato muori, osi insultar, se incognito è anch'esso il
un sol dì il mantello? Ardisci mostrar l'indole del cuore  e  del cervello? Dio che a ragione, o tanghero, di te più
è assai, t'acqueta, la sua maschera non lascerà giammai.  E  tu in ginocchio pregalo che ci lasci la nostra, perché
un gaio color sul tuo pennello,  e  dipingimi un cielo al primo albore; poi fra le piante e i
e dipingimi un cielo al primo albore; poi fra le piante  e  i fior di un praticello, un somarello - che canti d'amore.
tuo pennello - amico dipintore, perché quel cielo rilucente  e  bello l'occhio abbarbagli dello spettatore. Il somaro che
lai spiri dagli occhi un'aria sofferente qual di chi spera,  e  lieto non fia mai: poi quando la tua tela mi darai, io ti
darai, io ti dirò se ben ritratto avrai il volto di madonna  e  il committente!
che lo invade. Uscir? ... di fango sono un mar le strade,  e  le mie scarpe han l'aria miseranda; che cesserà, l'oste mi
han l'aria miseranda; che cesserà, l'oste mi persuade,  e  ch'io pazienti ancor mi raccomanda. Si comincia a educare
cento schiaffi, ed un soldo di pane, poi si contano travi  e  casseruole, poi sospinta la serva alle carole, e affumicate
travi e casseruole, poi sospinta la serva alle carole,  e  affumicate dei sorci le tane, sbadigliando si scrive un
ho tolto l'argomento Da una romanza scritta circa il mille  e  trecento. A dire il vero, in calce la data non ci sta,
Mezzo secolo prima, mezzo secolo poi, A me non giova nulla,  e  poco importa a voi. La romanza era scritta in lingua
sia secondo Nel mestiere invidiabile di fare il gabbamondo,  E  benché di siffatti artifizi dolosi Anche Manzoni adopri là
artifizi dolosi Anche Manzoni adopri là nei Promessi Sposi,  E  benché se allo scritto mi tornasse efficace, Io pure vi
che ne sarei capace, Tuttavia questa volta vi prego,  e  son sincero, Di credere che quanto v'ho raccontato, è vero.
lunga poltrona stavo lungo sdraiato Cogli occhi semichiusi  e  con un libro in mano, Semichiuso ancor esso. - Mi giungeva
ancor esso. - Mi giungeva di lontano Grida, canti  e  clamori di villici. - Imbruniva. - Pei fessi delle imposte
di star tranquillo. La stanza parea enorme, tanto era vuota  e  bruna. - Di tratto in tratto, a sbalzi, una mosca importuna
delle cose esterne la varia litania, Che fe' rider Ariosto  e  pianger Geremia. - Stavo dunque soletto, cogli occhi
Geremia. - Stavo dunque soletto, cogli occhi semichiusi  E  la mente perduta in fantasmi confusi, Aveo smesso di
leggere per sonnecchiare, ed era L'autunno, ve l'ho detto,  e  per giunta, la sera. Il libro raccontava storie vecchie e
e per giunta, la sera. Il libro raccontava storie vecchie  e  infantili Di castelli, di fate, di valletti gentili. Talora
strano come in quelle pagine polverose L'amor sia schietto,  e  tutte le vicende festose. - Si direbbe che il tempo,
per tutti quegli eroi. Le mura dei castelli son corrose  e  infrante, E suvvi ci si abbarbica l'edera serpeggiante. Son
quegli eroi. Le mura dei castelli son corrose e infrante,  E  suvvi ci si abbarbica l'edera serpeggiante. Son mozzate le
uccelli: ma sereni, sicuri, Più forti che le torri  e  più saldi che i muri. Quelli uomini di ferro d'ogni
d'ogni mollezza schivi Si parano alla mente baldi, parlanti  e  vivi. - Son là, coll'armi al fianco, col grifalco in mano,
nome od un paio di baci. Con tre motti stampati nel cuore  e  nella mente: Il Re, la Dama, Iddio; e su questi, lucente
stampati nel cuore e nella mente: Il Re, la Dama, Iddio;  e  su questi, lucente Come un sole a meriggio, una grande
della famiglia religion splendevi. Allor, scoperto il capo  e  muti i circostanti, Il Padre, il vecchio, il sire, colle
ed era Quell’atto più solenne di qualunque altra preghiera.  E  sapeva il vegliardo, chiudendo a morte il ciglio, Che
Che presso alla sua tomba c’era un marmo pel figlio,  E  che il figlio del figlio, lattante bambinello, Dell’avo un
Dell’avo un dì sarebbe sceso anch’ei nell’avello;  E  pareva dicesse con sorriso estremo: Non sospiri, non
estremo: Non sospiri, non lacrime, un dì ci rivedremo.  E  che vivi racconti nelle sere invernali! Fanciulle dai
riposi dopo l’aspre fatiche, O cortili ingombrati dai cardi  e  dalle ortiche, O gotici leggii, o vetri istoriati, O figlie
o nenie della chiesa, O mura dei conventi malinconici  e  queti, Celle di sognatori, di santi di poeti, Voi dell’arte
queti, Celle di sognatori, di santi di poeti, Voi dell’arte  e  dei sogni siete i lucenti fuochi, Voi vivi solamente nel
di tante ore perdute, Ed io dalla romanza scritta il mille  e  trecento Di questa fiaba in versi ho tolto l’argomento.
leggìo di plastica poco più avanti, la lampada sui fogli  e  sul quadrato nero della scrivania, la sedia gialla vuota
in corridoio, da cui ritorna sempre con un”aria più serena  e  una luce più antica negli occhi, e coraggiosa.
con un”aria più serena e una luce più antica negli occhi,  e  coraggiosa.
s'è dato fuoco ai vestiti. L'unifonne di lana non arde  e  intossica l'infelice.
erbosi, dal terrazzo non si vedono più i ponti sul Tevere  e  le cupole.
c'è più il pulpito con la scaletta intarsiata  e  la porta cigolante. Non c'è più la statua della santa
un'altra vita da questa faticosa, incerta, che incanutisce  e  che storce la schiena, ma che nessuna vuole lasciare.
mia ganza, una bimba assai devota,  e  credo, a molti parroci ben nota, venne a narrarmi, tutta
- vien, vieni a cenare, io stesso poi ti voglio confessare,  e  se vedrò che mi vuoi bene assai, assoluzione e baci in
confessare, e se vedrò che mi vuoi bene assai, assoluzione  e  baci in copia avrai; ché Dio promise, in questo oh grande e
e baci in copia avrai; ché Dio promise, in questo oh grande  e  buono! a chi avrà molto amato, il suo perdono! -
il ciel sorride; quel sorriso lo sente il volgo umano,  e  si guardano in faccia, e li conquide uno sgomento arcano.
sorriso lo sente il volgo umano, e si guardano in faccia,  e  li conquide uno sgomento arcano. Veggono il genio allor
il riconduce, lasciando ai vivi un po' più di tristezza,  e  un po' meno di luce. Volgo io non son; né attenderò giammai
giammai che il cimiter si schiuda alle canzoni per amarle  e  sposare a' vacui lai le balde ammirazioni. Però nel giorno
vita era ancor fiore che si schiudea fra l'oro dei capelli  e  le perle del core; non si sapea di patria, eppur s'amava
non si sapea di patria, eppur s'amava qual della Musa asilo  e  della gloria, ch'ora, ironie dell'esistenza schiava,
Il desiderio delle ignote vie, i connubi dei versi  e  dei colori, l'alte superbie, e le malinconie, e i
vie, i connubi dei versi e dei colori, l'alte superbie,  e  le malinconie, e i prepotenti amori! Ed Ei brillava come un
dei versi e dei colori, l'alte superbie, e le malinconie,  e  i prepotenti amori! Ed Ei brillava come un bardo antico dei
madre intanto, imagin benedetta, nella sua sala profumata  e  fosca, mi dicea di Fiorenza e di Barletta, Fanfulla e
nella sua sala profumata e fosca, mi dicea di Fiorenza  e  di Barletta, Fanfulla e Fieramosca... Né per mutar
e fosca, mi dicea di Fiorenza e di Barletta, Fanfulla  e  Fieramosca... Né per mutar d'affetti e d'ideale, né per
Barletta, Fanfulla e Fieramosca... Né per mutar d'affetti  e  d'ideale, né per lotte indurate ad altro intento, oblïerò
imparruccati, quando un pensier che non è vostro il tenne,  e  alla fucina delle vostre chiose la sua fronte magnanima e
e alla fucina delle vostre chiose la sua fronte magnanima  e  solenne arditamente espose! E vivo ancora fu chiamato
la sua fronte magnanima e solenne arditamente espose!  E  vivo ancora fu chiamato estinto... or per la terra, da cui
bisbigli, alta quïete che un desio di sparir trepido  e  vago sull'anime piovete, oh già da tempo al vecchio
notte davanti agli specchi della casa un fantasma passò;  e  ai ritratti dei poveri vecchi alzò il pugno, e gemendo
passò; e ai ritratti dei poveri vecchi alzò il pugno,  e  gemendo parlò: - Siete teschi, laggiù in cimitero, genitori
dadi orrendi del giuoco Mistero, da Dio colmi di sterpi  e  di orror. Siete teschi, e nessun più vi dice: " Fingi,
Mistero, da Dio colmi di sterpi e di orror. Siete teschi,  e  nessun più vi dice: " Fingi, ridi, pensaso buffon! La
porvi non vale alla mostra, come due palinsesti d'amor;  e  pur leggervi il volgo la giostra combattuta dai mille
al volgo narrarle non lice le vittorie dell'aspra tenzon;  e  il quattrino dell'uomo infelice non ha corso, nè luce, nè
ha corso, nè luce, nè suon... Oh cadete, mie pallide gote,  e  sull'ossa lasciate impietrir l'onestà delle sfingi, le
rispondere, dobbiamo voltarci a rischio della follia. Chi  e  dove sono, cosa succede se decido di disfarmi del nome, di
di disfarmi del nome, di farmi chiamare in un altro modo?  E  quante persone dovrei ammaestrare?
di cinque secoli un giorno ha cancellato; or tutto è liscio  e  candido, e, a quei toni abbaglianti, ammiccan gli occhi i
e, a quei toni abbaglianti, ammiccan gli occhi i santi  e  parlano fra lor. - Ahimè! - sussurra il martire che da una
quando cantano le litanie pagate, o Santi, vendicatevi,  e  adosso a lor cascate: giù colle vostre clamidi, giù cogli
d'oro, gridando in mezzo al coro: Filiste, Iddio lo vuol!  E  tu, tu cogli il parroco, calvo domenicano, solo sulla tua
forse il tuo canto fievole sui sonni suoi volava,  e  il vecchierel sognava madonne in campo d'or. E nel devoto
suoi volava, e il vecchierel sognava madonne in campo d'or.  E  nel devoto secolo vivere ancor credevi; qui, venerata
beltà del tempio!.. Sfumando in lontananza, si univan tinte  e  linee, quasi fanciulle in danza; in fondo in fondo aprivasi
sesto acuto, e, come un detto arguto, traea le menti a sè.  E  vi parean riflettere le pallide figure pinte da ignoti
le pallide figure pinte da ignoti artefici tra i fregi  e  le sculture; dell'arte primogenite vive di un soffio
ma colla faccia piena d'inenarrabil fè. Erano i buoni  e  memori testimoni dei morti; occhi celesti, estatici in cima
travolti a cavalloni, cadere in ginocchioni, pentirsi,  e  dileguar. Te non vedran, mio secolo, te che empiamente pio
di bugie vestito, ripenserà la gloria dei poveri defunti,  e  i bei profili smunti a liberar verrà. E l'armonia degli
dei poveri defunti, e i bei profili smunti a liberar verrà.  E  l'armonia degli organi, e il fumo degli incensi non alzerà
profili smunti a liberar verrà. E l'armonia degli organi,  e  il fumo degli incensi non alzerà quel libero sotto i sereni
negli scrigni giacenti, oh dovizie all'azzardo diffuse,  e  cui spesso sbadata profuse una man che ignorava il dolor!
dolor! Oh metallo alle belle indolenti tramutato in tessuti  e  in gioielli, mentre intorno mieteva fratelli la miseria
pura ... la spense il turbine della sciagura. Artista,  e  povero, lottò sperando, fioria già il lauro sognato,
dell'arte amori coronati di fiori: siete larve abbaglianti  e  ingannatrici! O fuggito alle infamie del mondo, vola, vola,
cielo, tu, artista giocondo, alle tele incompiute sorridi,  e  dell'arte degli uomini ridi, dipingendo coi raggi del sol!