Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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e curvo e smorto: certo il pranzo troppo corto il convento  non  gli dava ... di che fame dimagrava? Sotto il saio pien di
ci ha posto il dente? Mal di corpo o mal di mente? Io  non  seppi indovinarlo, ma, scommetto un principato, qualche
come faci, occhi ceruli e rapaci, segno questo che  non  falla; ed il naso uscia schiacciato monco, nero,
nell'ozio blando, l'aria che in mezzo a voi vien spigolando  non  vi racconta mai se battan l'ali dopo l'ultimo giorno alme
un feretro s'avvia, un prete è in allegria. Stelle, mai  non  vedeste a notte oscura spirti in fiamma esalar la mia
e verso il cielo? O fior, centuplicatemi l'olezzo... ch'io  non  senta il mio lezzo! Stelle, scendete nell'anima mia di me
a te, sciagura a te, vegliardo che  non  amasti mai, e a me t'affacci, aruspice infingardo, gridando
lizza la morte raglia, chi nei sentieri ove palla  non  giunge sta in guardia dei giumenti, giumento è anch'esso se
anche di notte. E il cane, drogato anche lui, se quello  non  torna morirà di astinenza.
viso, ma nel tuo corpo, ma per la tua bocca canta ciò che  non  sai: la primavera. Così mi tragge a me stesso diverso e
me stesso diverso e amor m'induce e desiderio, ancora ch'io  non  sappia per che, pur fiduciosi. Ché pur in me natura si
che mi vale, se pur fugge l'ora e mi toglie da me sì ch'io  non  possa saziar la mia fame ora qui tutta? Ma solo e
primavera una ed intera ed una gioia e un sole. Voglio e  non  posso e spero senza fede. Ahi, non c'è sole a romper questa
e un sole. Voglio e non posso e spero senza fede. Ahi,  non  c'è sole a romper questa nebbia, ma senza fine e senza
sia vano quanto la vita il pallido tuo aspetto e se morir  non  sia che continuar la nebbia maledetta e l'affanno agli
questa luce che pur guarda la tenebra si spenga e più  non  sappia questo ch'ora soffro vano tormento senza via né
il sonno verserai senza risveglio su quest'occhio che sa di  non  vedere, sì che l'oscurità per me sia spenta. Notte 16-17
nelle notti, colui che l'anima mia ama: io l'ho cercato e  non  l'ho trovato - Ora mi leverò e andrò attorno per la città,
cercherò colui che l'a- nima mia ama. - Io l'ho cercato e  non  l'ho trovato. CANTICO DEI CANTICI Caniico dei Cantici.
il voto sigillò come una bara, del sagrestan la moglie più  non  viene, cantando, a porre al sole delle bambine sue le
e dirsi: oh vedi un giovinetto che guarda il Cristo, e  non  si batte il petto! Poi ripigliano il volo colle rigide
via, ma, dai profondi tumuli del chiostro, cui più nessun  non  spia, escono, forse a bever raggi e venti, le melodìe dei
nebuloso corso quei fantasmi nemici al giovinetto perché  non  piega a un monastero il dorso; inseguirli, e cantare: -
uscitene, fanciulle. Le morte son sepolte, e uscir  non  ponno; per le alcove nasceste e per le culle, giovinettine
e per le culle, giovinettine uscite, chè lo Sposo del ciel  non  giunge mai!... Le son fiabe ordite dalle badesse, perché
 non  funziona il cancello automatico l'uomo lo guarda posando
all'orgia delle voglie, illesa; passa candida e altera e  non  compresa! Adorino il tuo riso incantatore, agognino al tuo
verme all'infinito, sarà il ringhio che simula il ruggito,  non  sarà la bestemmia e la canzone che merita la donna, quando
la donna, quando è l'angelo, il santo e la madonna! E tu  non  sei del mondo, o bella creta, no, del mondo non sei, nè del
E tu non sei del mondo, o bella creta, no, del mondo  non  sei, nè del poeta; nè del poeta, o stella passeggiera, nè
un nome è la prima prova che siamo in balia degli altn.  Non  avere nome significa fuggire: pochi hanno il coraggio di
di accertamenti lo hanno ricoverato fra i pazzi. Ora, se  non  lo lasceranno uscire subito, davvero farà una pazzia.
che  non  c'è più la guerra intorno a questo posto astratto, e quelle
occhi dai quali sono nato: ed è l'ultimo sguardo, come se  non  avessi mai smesso, adesso che ho due anni, dieci, quaranta
fra i bicchieri, quelle son anime senza pensieri : esse  non  sognano nell'avvenire che egual vicenda di volgar gioire.
arrotini : arti tranquille, in cui perito è l'uom che mai  non  si è tagliato un dito. Ed io? nel fervido volo degli anni,
il pensier mio? Perché, se l'anima nuota nel bello, perché  non  transita nel mio pennello? Il fiume pieno straripa, vola, e
cielo più grande. Dalla scala salita un giorno per sempre  non  verranno più voci, né visi morti. Non sarà necessario
un giorno per sempre non verranno più voci, né visi morti.  Non  sarà necessario lasciare il letto. Solo l'alba entrerà
in un bicchiere, sono un poema, ed io lo voglio bere!  Non  discutiamo di filosofia, ve ne scongiuro, per la madre mia!
per disciolte spalle, vino d'Italia... la ninna nanna  non  la fa la balia! Dite, amici, giochiamo a cruscherella?...
nominar mio confessore per due minuti: ho due peccati che  non  san star muti. Uno è il desìo di avvinazzare un prete,
di me che me ne pento, miserere nel fulgido momento che  non  so nulla, che ho intero il genio di un bambino in culla.
 Non  la morte, ma i morti mi raggiungono oggi e mi abitano, come
Fuor di metafora, l'autore ha ritenuto necessario segnalare  non  tanto la scoperta del Male, quanto quella della sua
 Non  rammento. Io la vidi aperta sul mare, come un occhio a
sul mare, come un occhio a guardare, coronata di nidi. Ma  non  so né dove, né quando, mi apparve; tenebrosa come il cuore
nido scricchiolante incantava l'ombra vergine di stelle. E  non  c'era più nessuno da tanti anni, nella torre, come nel mio
rondini e a poco a poco nel mare caddero i nidi: un giorno  non  vi fu più nulla intorno alla finestra. Allora qualche cosa
il mio cervello oscuro e tristo per disegni orrendi. Io  non  ho pace, l'anima è un pantano; nell'anima stagnarono i
d'una volta. Mai più, mai più! su le terrene cose l'occhio  non  sosta, l'occhio si dispera, come un'ala ferita ai cieli
luce, su li orli, un oro dolce sfoggia. Tu che mi ascolti  non  aver pietà, non lacrimare delle mie sventure come quel
un oro dolce sfoggia. Tu che mi ascolti non aver pietà,  non  lacrimare delle mie sventure come quel Cristo
e pur sanguinolente e piaghe orrende per le membra ignude.  Non  morì mai, non morrà più: mi guarda nel buio e trema quando
e piaghe orrende per le membra ignude. Non morì mai,  non  morrà più: mi guarda nel buio e trema quando il lume trema
e tranquilla donò la gioia alle riarse gole degli umani e  non  seppe, ahimè! tenere per la sua sete giovane una stilla!
la noia il disinganno fa le gocce sollevar ed il bene che  non  sanno van col vento a ricercar. Dalle pozze dalle valli
Dalle pozze dalle valli sale il velo e in alto va,  non  ha forma né colore l'affannosa umidità. Nella nebbia la
hai l'anima, e pallido l'aspetto? Di desidèri inutili, oh,  non  ascolta il grido; l'aura che vien dagli uomini, amico, è un
tienti i tuoi canti, o giovine, vivi nel lieto oblio;  non  valgon templi olimpici un tugurio natio. A te divine
le lagrime dei primi disinganni; del bisogno la maglia  non  ti comprime il cuore, che eterna, puro e vergine, l'inno
Ah! chiudi le domestiche pareti, o giovinetto: sul nido tuo  non  aliti l'aura del mondo infetto, bevi in pace e in silenzio
larve di capo astratto, e il libro mio testifichi ch'io  non  ci credo affatto: schiusi la porta: e agli uomini, girovago
miei svolazzano deboli ancor dal nido; incensi e allòr  non  vogliono, sol temono le spine ... dateci un fiore, è lauro
segreto. Ed il sogno che nasce palpitante, la «storia» che  non  soffre le parole ma vuol esser vissuta, il più profondo e
«Non chieder più nulla, sappi goder del tuo stesso dolore,  non  adattarti per fuggir la morte; anzi da te la vita nel
vita nel deserto fatti - che sia per gli altri nuova vita;  non  disperare, ma rinuncia ai vani aspetti della vita, e nel
quercia, a me vicina io t'ho sentita siccome nel sogno. -  Non  Argia ma Senia io t'ho chiamata, per non sostar nel facile
nel sogno. - Non Argia ma Senia io t'ho chiamata, per  non  sostar nel facile riposo, e la lingua la fiamma consacrata
riposo, e la lingua la fiamma consacrata con le parole  non  contaminò. Pur or mi trovo ancora nella nebbia e il
insieme le faville disperdessero al vento ... L'angoscia di  non  giungere alla vita e di perire dell'oscura morte te
mi prende forte sì che dubitoso mi son fatto di me, che  non  sopporto le mie stesse parole, e di me stesso invincibile
le laraccia aperte e sembriamo due statue, ma sorridenti, e  non  ci sono domande, solo il gioco della luce che declina e del
trattenerla, invano tendo le braccia: nella notte oscura  non  anche io l'ho mirata ed è svanita. E l'occhio stanco e
tenèbra mi stringe sì che il cuor ignoto orrore m'invade,  non  per me se nella notte solo io soccomba, ma per te, o
- che pel mio piacer, per la mia debolezza, il mio sostare  non  t'abbia risospinta nella stretta della diuturna sofferenza
gli arboretti è un lottar di equilibrio e di scambietti per  non  schiantarsi, agli schiaffi potenti opponendo gli inchini e
" Monna Ghiandosa, rammentate il seicento? Fu in maggio, se  non  erro, di quell'annata, la maggior tempesta. Un mio ganzo,
udendo il cicalìo della vegliarda? Egli, che all'alba ancor  non  era nato, morir canuto a sera avea sperato... nel fango
ad ascoltare i venti! Io, povero poeta ai vostri visi unir  non  posso il mio!... Cercar non posso al mondo che risuscita
poeta ai vostri visi unir non posso il mio!... Cercar  non  posso al mondo che risuscita nulla, fuorché l'oblio! Marzo
nel libro senza che il firmatario potesse farci nulla, se  non  provare a esporre, tramite questo dialogo, le ragioni della
dalle chiome bionde, che già osservi e già pensi, cui  non  giunsero ancor lemuri immonde dall'anima nei sensi! Ti
vecchio Dante onde al cielo si arripa, e, ausigliatrice di  non  vacue notti, una eccellente pipa! Luglio 1874.
ei va, sosta, si arrampica, scende, incespica, cade..., e  non  si lagna. E va, lento, ma va. Dove? alla pergola che
esso. Ecco, ecco quasi ha raggiunta la festa... ormai più  non  gli resta, bruco felice, che avvinghiarsi a un'ultima
nel pozzo! . . . . . . . . . . . . . . . Quanti uomini  non  vidi, al bruco simili, non so perché comparsi, non so
. . . . . . . . . Quanti uomini non vidi, al bruco simili,  non  so perché comparsi, non so perché scomparsi... dall'Ignoto
uomini non vidi, al bruco simili, non so perché comparsi,  non  so perché scomparsi... dall'Ignoto - nel Vuoto! Adro,
mentre a una piccolissima che singhiozza più in là, se  non  smette di piangere la riempiranno di botte, gridano -
un recinto, vedo che dell'antica architettura settecentesca  non  resta nulla. Tutto è nuovo, di legno chiaro, da uno dei
parete opposta all'altare è interamente coperta di ex voto:  non  cuori d'argento ma fotografie. Un immenso collage di visi e
minima storia contro tanto accadere. Nel mondo che  non  esiste se è fatto per la morte, ma stringe e spinge ogni
sparire. Dovunque eccidi, rovine. L'angelo sterminatore  non  manca un solo giorno di scendere da qualche parte a fare il
il terzo, ultimo pensiero; può sopportare la perdita, può  non  catturare."
poco il testimone. Il suo sguardo  non  va, per quanto s'interni, al di là di quel che gli si
corridoio è un po piu buio, e  non  avviene mai che ci incontriamo lì e una zona di passaggio,
solo un tempio romano, ove facella più di vestal da secoli  non  splende, e ai sacrifici l'augure non scende, innalza torvo
di vestal da secoli non splende, e ai sacrifici l'augure  non  scende, innalza torvo su un letto d'ortiche le sue colonne
che importa? Gli idoli infranti, e fu l'oro rapito: pur  non  svanì la santità del sito; la beltà che dan gli anni alle
... O il tuo corpo! il tuo profumo mi velava gli occhi: io  non  vedevo il tuo corpo (un dolce e acuto profumo): là nel
mammelle erano gonfie di luce, e le stelle erano assenti, e  non  un Dio era nella sera d'amore di viola: ma tu nella sera
mie membra nella tua docile nuvola dai divini riflessi. O  non  accenderle! non accenderle! Non accenderle: tutto è vano
tua docile nuvola dai divini riflessi. O non accenderle!  non  accenderle! Non accenderle: tutto è vano vano è il sogno:
dai divini riflessi. O non accenderle! non accenderle!  Non  accenderle: tutto è vano vano è il sogno: tutto è vano
nuvola bianca presso al mio cuore, o resta o resta o resta/  Non  attristarti o Sole! Aprimmo la finestra al cielo notturno.
come per una melodia invisibile scaturita da quel vagare.  Non  era dunque il mondo abitato da dolci spettri e nella notte
era dunque il mondo abitato da dolci spettri e nella notte  non  era il sogno ridesto nelle potenze sue tutte trionfale?
suoi giorni si sfaldano, granelli macerati. La sua ragione  non  ha più staccionate. Di dove gli verrà il prossimo assalto?
e musiche fan lieto al novo dì, e che sì spesso il vespero  non  sa bear così... Coll'ultima cadenza l'affetto si destò,
piena di delicatezze, o donna fortunata ed infelice, e a me  non  dice, a me quell'occhio non dice l'amore, dice il dolore;
fortunata ed infelice, e a me non dice, a me quell'occhio  non  dice l'amore, dice il dolore; il dolore dell'angelo
ed infelice, se v'ha nume che ascolta, e se tu preghi, egli  non  nieghi questa dolcezza alla mia musa altera: deh, la
coll'ossa rotte gli occhi di voluttà pieni e di schifo. Voi  non  credete che possan morire le belle donne, o poveri
angeli svanire, e l'infrangersi appunto è dei trastulli.  Non  credete che il suo corpo divino sia chiuso adesso fra
che affittò la casa). No, il paradiso una stupida cosa,  non  è qui dentro, nè di talpe un sogno; è un'alcova pulita e
svela i segreti del mare e della spica. É la piscina, e  non  è sugellata, è il nettare che i numi han preferito, è la fé
E come è dolce l'armonia d'un fiato che perdè la misura, e  non  la trova, mentre il pensier, tra sveglio e addormentato,
suo camello, o come un baronetto che viaggia in posta! Voi  non  credete che possan morire le belle donne, o poveri
angeli svanire, e l'infrangersi appunto è dei trastulli.  Non  credete che il suo corpo divino sia chiuso adesso fra
senza sponde faticate vedo l'onde illuminate che carena  non  varcò. Vedo il sole che non cala lento e stanco a sera in
l'onde illuminate che carena non varcò. Vedo il sole che  non  cala lento e stanco a sera in mare ma la luce sfolgorare
la luce sfolgorare vedo sopra il vasto mar. Senia, il porto  non  è la terra dove a ogni brivido del mare corre pavido a
Ritornate alla via consueta e godete di ciò che v'è dato:  non  v'è un fine, non v'è una meta per chi è preda del passato.
via consueta e godete di ciò che v'è dato: non v'è un fine,  non  v'è una meta per chi è preda del passato. Ritornate al noto
una nota pianse pei perduti figli del mare. «No, la morte  non  è abbandono» disse Itti con voce più forte «ma è il
di navigare verso il nostro libero mare, il coraggio di  non  sostare nella cura dell'avvenire, il coraggio di non
di non sostare nella cura dell'avvenire, il coraggio di  non  languire per godere le cose care. Nel tuo occhio sotto la
Se t'affidi senza timore ben più forte saprò navigare, se  non  copri la faccia al dolore giungeremo al nostro mare. Senia,
tale lo ha lasciato sulla porta d'ingresso, sostenendo di  non  averlo mai visto prima. Perciò lui s'è messo a cantare a
Francesco, delicatezza di sbirro, la luna  non  si stacca dal monte, Italia Giolittiana, frasaismo borghese
mi punse; vissi aspettando un mio fantasma bello che mai  non  giunse; vissi a fior d'acqua, fra i giunchi materni, e il
vissi a fior d'acqua, fra i giunchi materni, e il sudiciume  non  cercai del mondo; ma l'empia ressa dei calci fraterni
i santi attriti del desiderio! Il ciel le sue benigne aure  non  spira a giovinetto capo che si lagna, ma la terra nel suo
tu ascoltami e taci. Deh!... Taci ed ascoltami : mi adora e  non  parla! L'amore ineffabile detesta la ciarla! Di sguardi
sugli omeri le chiome corvine... Rispondo : " Silenzio...  non  parlo e tu taci!... Ritorna qui al tiepido... m'innonda di
povero fiore, tolto alle aiuole vergini e tranquille, oh  non  languir sul petto al viaggiatore!. . . Io leggo il cielo
di vento. Al verme indifeso togliete la fede che il fango  non  l'odia che l'astro lo vede; e il verme s'arresta, ripensa
adesso il tempio sembra una trattoria; ma eguali ognor  non  furono i preti ai tempi andati? Che a profanar sian nati
ai tempi andati? Che a profanar sian nati strano per noi  non  è. O Santi, quando cantano le litanie pagate, o Santi,
cavalloni, cadere in ginocchioni, pentirsi, e dileguar. Te  non  vedran, mio secolo, te che empiamente pio fai spose allo
senza un amor che basti a darti un altro altar! Ma il  non  lontano postero ripercorrendo il sito da tuoi pittori
verrà. E l'armonia degli organi, e il fumo degli incensi  non  alzerà quel libero sotto i sereni immensi; del bello eterno
uno ad uno, distesi, freddi, pallidi, stecchiti: in verità,  non  ditelo a nessuno, li ho seppelliti nell'orticello pien di
partirò da Noli a notte oscura, poiché sepolti son, ma  non  son morti quando la coltre non sorride al sonno, tornano
poiché sepolti son, ma non son morti quando la coltre  non  sorride al sonno, tornano ancora, tanto sono accorti, e
dolor! siam noi la musa, l'eterna musa che pel mondo corre;  non  è poeta l'uom che ci ricusa, l'uom che ci abborre . - Ed io
il mio pensiero inolia, e mi muoia il pensier se anch'io  non  sono un'arpa eolia! É rima, è strofa qui tutto che giunga;
la menta cede la sua forza a chi la coglie, e forse  non  èun caso che tonifichi e rinfreschi. In questo caso la