Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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superba sua faccia serena passar  la  vidi tra la folla oscena, e vidi gli occhi della folla
superba sua faccia serena passar la vidi tra  la  folla oscena, e vidi gli occhi della folla ardenti
ne' suoi, come attoniti e opachi occhi di buoi. Mordea  la  folla collo sguardo muto le nudità di latte e di velluto, e
paludi e sulle verdi aiuole, irradiar poteva in una festa  la  pura faccia di una donna onesta! Ma, seguendo il suo
- O bella creta, va', domanda alla Venere di Milo  la  lista dei cretini che vide immoti a' suoi piedi divini!...
a' suoi piedi divini!... E sentirai dalla vetusta dea come  la  forma strangoli l'idea, come al vergine altar della
sarà il ringhio che simula il ruggito, non sarà  la  bestemmia e la canzone che merita la donna, quando è
il ringhio che simula il ruggito, non sarà la bestemmia e  la  canzone che merita la donna, quando è l'angelo, il santo e
il ruggito, non sarà la bestemmia e la canzone che merita  la  donna, quando è l'angelo, il santo e la madonna! E tu non
canzone che merita la donna, quando è l'angelo, il santo e  la  madonna! E tu non sei del mondo, o bella creta, no, del
aspettano un mio dono a farsi belle, e le sorelle, e  la  mamma, e la nonna, già da un anno sdrusciscono una gonna:
un mio dono a farsi belle, e le sorelle, e la mamma, e  la  nonna, già da un anno sdrusciscono una gonna: Nina, se
chi mi portò via, di dirgli il nome della fiamma mia! Darei  la  vita per la tua famiglia, ma, ve', il tessuto tutto
via, di dirgli il nome della fiamma mia! Darei la vita per  la  tua famiglia, ma, ve', il tessuto tutto s'assottiglia; puoi
tu vedermi uscir così sdruscita? Per le sorelle tue darei  la  vita, perché son buone e son cortesi e belle, e perché
innamorata, e di me più mendica!- Il giovinetto comprerà  la  vesta, perché la sorte degli amanti è questa; oblierà
di me più mendica!- Il giovinetto comprerà la vesta, perché  la  sorte degli amanti è questa; oblierà vedendola giuliva il
il focolar ch'ei di conforti priva ... Finché, un bel dì,  la  fervida crestaia la gonna sdegnerà dell'operaia, e
conforti priva ... Finché, un bel dì, la fervida crestaia  la  gonna sdegnerà dell'operaia, e spariran, di un ricco al
 La  signora che mi spia dietro la sua tenda bianca drappeggiata
signora che mi spia dietro  la  sua tenda bianca drappeggiata e che io spio dalla finestra
del salotto, perché non viene allo scoperto e mi saluta con  la  mano, e perché non ho il coraggio di rispondere al saluto e
da lavorare o da frugare altrove. Questa signora io non  la  conosco e non ha niente di particolare: è una signora e
si sporge più per un minuto. Allora si diventa coraggiosi e  la  finestra diventa un balcone. Ci si guarda intorno, si fa una
Ma non c'è mai nessuno di visibile. Questa sera ho vinto.  La  signora ha chiuso addirittura le persiane. Di sicuro
Di sicuro succede non di rado che io sia quello che ha  la  meglio e che poi di qua smarrimento, di là ci sia vergogna
di là ci sia vergogna o vera o finta indifferenza.  La  mia forza è che io ci ragione sopra: la signora non regge,
finta indifferenza. La mia forza è che io ci ragione sopra:  la  signora non regge, non si fa tutti questi pensieri e men
pensieri e men che meno ne scriverebbe. Ma stasera forse  la  signora è partita veramente. Se n'è andata al mare e mi ha
Per  la  deserta strada, o viaggiatore, dove t'affretti ai raggi
lasciasti, il genitore e sposa e bimbi, per cercar fortuna?  La  notte in breve si farà più bruna: forse al varco ti attende
una stanzetta, un davanzal fiorito, un letticciuolo,  la  portinaia, o un cane che ti aspetta, cedi al mesto
mesto pensiero, e torna a volo: quanti pianser, ma tardi,  la  negletta povertà lieta del paterno suolo!
Guarda i mobili della sua stanza, il passero di porcellana,  la  scatola d'argento sul piano di marmo del comò. Il figlio la
la scatola d'argento sul piano di marmo del comò. Il figlio  la  sente dire ansimando: «Potessi portarli con me!».
sorridente sotto il sole estivo,  la  faccia luminosa e gli occhi chiari nel doppio raggio del
doppio raggio del sole e del mare - non melodiosa in tutta  la  persona nel ritmo della danza, o fiduciosa nell'infuriar
quando senza velami dai tuoi occhi l'anima fiammeggiava e  la  tua vita nelle dita sicure era raccolta - non più così la
e la tua vita nelle dita sicure era raccolta - non più così  la  creatura del sole, il fiore della vita, la sorgente ond'io
- non più così la creatura del sole, il fiore della vita,  la  sorgente ond'io le labbra asciutte dissetava, la giovinezza
vita, la sorgente ond'io le labbra asciutte dissetava,  la  giovinezza quale altrove invano per le vie della terra ho
ho ricercata - non più così ti vidi nel mio sonno, quando  la  trama più si fa sottile e all'anima più pura inverso l'alba
annunzio noto, ch'altri non intende. Così m'eri distolta e  la  mia vita invano sanguinava per ridare a te la vita che
distolta e la mia vita invano sanguinava per ridare a te  la  vita che s'era partita: con le mani non ti potea scaldare,
che s'era partita: con le mani non ti potea scaldare, con  la  voce non ti potea svegliare. Come da lungi nel plumbeo mare
tua stanca era già della morte ed era in vita, t'era fatta  la  vita sol dolore, poiché in te la passione era svanita, ma
era in vita, t'era fatta la vita sol dolore, poiché in te  la  passione era svanita, ma sulla faccia il pallido terrore
nascita il riposo finge nel tempo eterno e tenebroso, ma  la  giovane morte che sorride a chi per la sua cura non la
e tenebroso, ma la giovane morte che sorride a chi per  la  sua cura non la teme, la morte che congiunge e non divide
ma la giovane morte che sorride a chi per la sua cura non  la  teme, la morte che congiunge e non divide la compagna e il
morte che sorride a chi per la sua cura non la teme,  la  morte che congiunge e non divide la compagna e il compagno
sua cura non la teme, la morte che congiunge e non divide  la  compagna e il compagno e non li preme con l'oscuro dolore -
diceva, in fondo agli ulivi, vedi il colombaio bianco,  la  gazza saliva dal cespuglio gracchiando, accanto a noi sulla
ascoltavano i suoi racconti, mia madre era morta all'alba,  la  sua voce dalle sere d'inverno era venuta lì nel corridoio,
voce dalle sere d'inverno era venuta lì nel corridoio, era  la  musica dell'attesa con tutti quei toni che salivano
riprendeva affarmato il cammino, schiacciavo sotto i piedi  la  lontananza, non ti preoccupare, diceva, sapevo che stavi
di azzurro e di caligine, mia madre era morta all'alba, e  la  Puglia era il paese più lungo del mondo.
MIA MADRE I bei vegliardi dallo scettro d'oro che per  la  neve, sotto il ciel sereno, sostar sommessi alla mia porta
sotto il ciel sereno, sostar sommessi alla mia porta udìa,  la  notte della santa Epifanìa, o son morti di freddo, o son
paesi del sole, i bei vegliardi dallo scettro d'oro! Quando  la  mia scarpetta in sul verone tutta avvizzita facea la
Quando la mia scarpetta in sul verone tutta avvizzita facea  la  rugiada, e tu madre, domestica regina, la colmavi di doni
avvizzita facea la rugiada, e tu madre, domestica regina,  la  colmavi di doni alla mattina, io ricciuto avea il crin,
sospiro adesso! I bei vegliardi dallo scettro d'oro che per  la  neve, sotto il ciel sereno, sostar sommessi alla mia porta
sotto il ciel sereno, sostar sommessi alla mia porta udìa,  la  notte della santa Epifanìa, o son morti di freddo o son
chissà, sarà stata una moto, è il secondo nei vicoli, sotto  la  segatura coperto per metà, e all'uscita da scuola nemmeno
che singhiozza più in là, se non smette di piangere  la  riempiranno di botte, gridano - saranno i genitori, chissà,
vola, noi moriamo a noi stessi mentre intorno ci cresce  la  vita e la realtà si addensa, s'intreccia, diventa una
noi moriamo a noi stessi mentre intorno ci cresce la vita e  la  realtà si addensa, s'intreccia, diventa una radice che sale
 la  fermata per l'ospedale? "
 La  luna che si nascondeva dietro la massa nera della
luna che si nascondeva dietro  la  massa nera della nuvolaglia non si sa se lo faceva di
non si sa se lo faceva di proposito, ma protendendo  la  sua luce sopra i contorni sempre in movimento della nuvola
di terra che sembra badare a se stessa soltanto quando c'è  la  luna. È soltanto in questa notti limpidissime che ci viene
mare, e ascoltando ci dimentichiamo di donnire, e guardando  la  luna le stelle e le nubi impariamo una distanza che di
- le strette battute dal cor? Lo spettro novissimo spalanca  la  bocca; fratello, raccontami se il vaso trabocca; la tomba è
la bocca; fratello, raccontami se il vaso trabocca;  la  tomba è una pallida cui l'oro non monta; fratello,
l'affronta senz'or! - - Son muto, son gelido, scordai  la  mia vita; è nebbia, è caligine la landa infinita; fratello,
muto, son gelido, scordai la mia vita; è nebbia, è caligine  la  landa infinita; fratello, inginocchiati, degli angeli è
riedono nel sacro momento... Son dessi - un bel pargolo,  la  madre pensosa, la povera sposa che bacia l'anel! -
momento... Son dessi - un bel pargolo, la madre pensosa,  la  povera sposa che bacia l'anel! -
nono, che dei tiranni al trono malediceva allor. Ma un dì  la  madre dissemi, tutta piangente e smorta: - Questa canzone è
tutta piangente e smorta: - Questa canzone è morta, non  la  cantar mai più! - Quel dì, le madri italiche tutte ammonir
cantar mai più! - Quel dì, le madri italiche tutte ammonir  la  prole, perché di Roma il sole un lampo, un lampo fu! Quei
Quei bimbi che inneggiavano or più non siam, perdio! Siam  la  legione, o Pio, che il Campidoglio avrà; siam gli implacati
ne  la  plaignez pas, vous, mères de familles qui poussez les
adolescenti che in agguato io vedea sulla sua porta filar  la  tela delle voglie ardenti, piangete meco: Serafina è morta.
gli eredi a un creditor lasciata. Cerchiam nei balli, e  la  vedremo ancora la lunga chioma dalla negra tinta: forse vi
creditor lasciata. Cerchiam nei balli, e la vedremo ancora  la  lunga chioma dalla negra tinta: forse vi intreccia mammole
fatto una canzone alla povera morta, appena, appena! Era  la  lista delle cose buone ch'ella offria nella sua stanza
tuo brevetto, il miglior dei blasoni, e il più verace ". E  la  canzon dicea : " Libero ingresso! Si dan lezioni di
maestro istesso parlan del cielo amore e poesia. Lasciate  la  memoria e la speranza, lasciatele qui fuori ad aspettare;
parlan del cielo amore e poesia. Lasciate la memoria e  la  speranza, lasciatele qui fuori ad aspettare; si gridi al
il perdono. Seguita, va'! Figli d'Adamo, avanti, che già  la  noia è al limitar rimasa; (non badate alle imagini dei
alle imagini dei Santi, son della vecchia che affittò  la  casa). No, il paradiso una stupida cosa, non è qui dentro,
legge umana, di tutti i gioghi alla carne inossati; è  la  palma ove bee la carovana dei desiderii oscuri e
di tutti i gioghi alla carne inossati; è la palma ove bee  la  carovana dei desiderii oscuri e sterminati; è il sacro Ver
e sterminati; è il sacro Ver per cui l'idea s'inciela, è  la  Materia, la divina antica, l'eterna maga che beando svela i
è il sacro Ver per cui l'idea s'inciela, è la Materia,  la  divina antica, l'eterna maga che beando svela i segreti del
maga che beando svela i segreti del mare e della spica. É  la  piscina, e non è sugellata, è il nettare che i numi han
e non è sugellata, è il nettare che i numi han preferito, è  la  fé d'ogni razza e d'ogni data, è la vita, è la morte, è
i numi han preferito, è la fé d'ogni razza e d'ogni data, è  la  vita, è la morte, è l'Infinito! Così dicea la mia canzon
preferito, è la fé d'ogni razza e d'ogni data, è la vita, è  la  morte, è l'Infinito! Così dicea la mia canzon verace, e mi
data, è la vita, è la morte, è l'Infinito! Così dicea  la  mia canzon verace, e mi sovvien che mi fornian le rime un
guerriera, domandate alle mie viscere ardenti come bacin  la  tigre e la pantera! E come è dolce l'armonia d'un fiato che
domandate alle mie viscere ardenti come bacin la tigre e  la  pantera! E come è dolce l'armonia d'un fiato che perdè la
e la pantera! E come è dolce l'armonia d'un fiato che perdè  la  misura, e non la trova, mentre il pensier, tra sveglio e
è dolce l'armonia d'un fiato che perdè la misura, e non  la  trova, mentre il pensier, tra sveglio e addormentato, vaghe
girando intorno colle negre stole. E stanotte sognai ch'io  la  vedea come aspettata entrar nel paradiso, e Cristo in mezzo
vieni, o fortunata, o giovinetta nell'amor defunta, è tua  la  volta immensa e costellata! Vieni, fanciulla, di palor
cadenza l'aurora in ciel spuntò, coll'ultima cadenza  la  bella si svegliò! Al davanzal la povera fanciulla accorsa è
coll'ultima cadenza la bella si svegliò! Al davanzal  la  povera fanciulla accorsa è già, ed occhieggiando mormora: -
Coll'ultima cadenza l'affetto si destò, coll'ultima cadenza  la  gioia tramontò!
'n vai, leggiadro cavalier ? - Il tuo labbruzzo è roseo, e  la  tua chioma è d'oro, ove me 'n vada ignoro. Ove tu vai me 'n
pastor: corro a portargli l'umide rose del labbro mio e  la  mia chioma d'or! - Se basta amarti, o pallida bimba, per
io ti darò. Sù, monta in groppa! è splendida col cavalier  la  vita, fuggi, amor mio, con me! - La tua corazza è fulgida,
splendida col cavalier la vita, fuggi, amor mio, con me! -  La  tua corazza è fulgida, la spada tua forbita, bella sarei
vita, fuggi, amor mio, con me! - La tua corazza è fulgida,  la  spada tua forbita, bella sarei con te... Ma il mio pastor
bella sarei con te... Ma il mio pastor giuravami che  la  sua vita io sono; pensa, se l'abbandono, ch'egli potrìa
morrà, giuravalo... E poi, mio bel Sultano, se non mi dai  la  mano come potrei salir? %II Vorrei vederla nuda!… o
per infortunio mio, non l’Areopago può al perdon chinare ma  la  Corte d’Iddio! E se il tien muto, e se, immobile finge di
udir ciò che di dirle ardisco, ti dà il vago stupor che dà  la  sfinge davanti all’Obelisco. Se folleggia, se canta e se
ed io sono un romano! Nuda!… del nonno mio rinnegherei  La  fede, e con qualunque apostasia Fuorchè nel caso in cui
vecchio castello che ride sereno sull'alto  La  valle canora dove si snoda l'azzurro fiume Che rotto e
valle Agitate l'anima dei secoli passati: Ora per voi  la  speranza Nell'aria ininterrottamente Sopra l'ombra del
Nell'aria ininterrottamente Sopra l'ombra del bosco che  la  annega Sale in lontano appello Insaziabilmente Batte al mio
cercato altre volte di sorprendere un gesto sotto  la  superficie, e ogni volta quel gesto ci chiamava, anche
una lettura triste) Aiutami a vivere, mia bella sultana,  la  vita dei reprobi volubile e vana. Sia sole, sia nebbia,
: mi adora e non parla! L'amore ineffabile detesta  la  ciarla! Di sguardi satanici, di eterei sorrisi, i nostri
hai tu nella gonna!... Talvolta fantastico che il Nume è  la  donna. Che l'Arte è la femmina, che il cielo è l'amore, che
Talvolta fantastico che il Nume è la donna. Che l'Arte è  la  femmina, che il cielo è l'amore, che il lezzo è profluvio,
che il fango è splendore! Oh!... Candida, candida  la  nostra cortina da cui, stanchi e lividi, ci assal la
la nostra cortina da cui, stanchi e lividi, ci assal  la  mattina! Tu dici: " O amatissimo, sei Giove, e io son
diventasse aurora, forse ameresti tu... povero spetro,  la  vita ancora! Oh! la ameresti ancor! Ti sovverresti
forse ameresti tu... povero spetro, la vita ancora! Oh!  la  ameresti ancor! Ti sovverresti unicamente degli amici
compagnia!... E in tutto e in tutti il tuo pensier trovava  la  poesia. Riameresti la vita, Ugo! - la vita che per te fu
e in tutti il tuo pensier trovava la poesia. Riameresti  la  vita, Ugo! - la vita che per te fu battaglia e fu vittoria!
tuo pensier trovava la poesia. Riameresti la vita, Ugo! -  la  vita che per te fu battaglia e fu vittoria! Veh! la tua
Ugo! - la vita che per te fu battaglia e fu vittoria! Veh!  la  tua fronte austera oggi è colpita da un po' di gloria! Né
Né il triste e dolce cammino interrotto rimpiangeresti... e  la  precoce meta, se tu leggessi come noi: "Qui sotto dorme un
il vicino chiama dall`orto, è volata da lui una pollastra.  La  madre manda la bambina a riprenderla.
dall`orto, è volata da lui una pollastra. La madre manda  la  bambina a riprenderla.
que,  la  tête inclinée, nous nous perdons en tristes voeux, le
inclinée, nous nous perdons en tristes voeux, le souffle de  la  destinée frissonne à travers nos cheveux. V. Hugo. Vorrei
hai lacerato il velo; tu che, buffon, le numeri, e batti  la  misura, mentre per l'aria pura movono a danza il vol, ov'è
autopsia - Olà, madama è vergine! - Essi l'avean violata, e  la  folla beata osanna al ciel mugghiò. Tu, tu, fatal
posteri travolgi a ignoto abisso: brandisti il crocefisso e  la  fede crollò. - O musa! a questo pallido tuo giovane poeta,
tu mormori il nome della meta; tu di Corani e Bibbie sdegni  la  inutil scola, tu parli la parola del bello e dell'amor. Ma
tu di Corani e Bibbie sdegni la inutil scola, tu parli  la  parola del bello e dell'amor. Ma vedi? è solitaria, vana la
la parola del bello e dell'amor. Ma vedi? è solitaria, vana  la  nostra gioia, il nostro salmo il secolo delle macchine
- Musa! le notti volano quando vieni in famiglia; già  la  lucerna è pallida e la città sbadiglia... io stanco
volano quando vieni in famiglia; già la lucerna è pallida e  la  città sbadiglia... io stanco sono...oh il fulgido sole che
un uom che vaneggiò! Bando al livor...Crisalide forse è  la  nostra etade; già crolla il seggio ai despoti, e la
forse è la nostra etade; già crolla il seggio ai despoti, e  la  maschera cade; già all'orizzonte tremola forse la grande
e la maschera cade; già all'orizzonte tremola forse  la  grande aurora... dalla profonda gora la farfalla uscirà!
tremola forse la grande aurora... dalla profonda gora  la  farfalla uscirà! Musa, quel dì la lapide peserà sul poeta:
dalla profonda gora la farfalla uscirà! Musa, quel dì  la  lapide peserà sul poeta: ma tu, prona al mio tumulo, di
 la  vostra canzone intonate bruni figli del lido ridente, e
canzone intonate bruni figli del lido ridente, e nell'alto  la  barca guidate, che già brilla la luna nascente. Già la luna
lido ridente, e nell'alto la barca guidate, che già brilla  la  luna nascente. Già la luna nascente galleggia sui marosi
la barca guidate, che già brilla la luna nascente. Già  la  luna nascente galleggia sui marosi del chiaro orizzonte, e,
di faci, non sapete lo scopo sublime di cui Dio v'affidò  la  magia, quando disse alle spiaggie, alle cime: - State, o
della vita migliore, altre preci, altri incensi ha concessi  la  insultata pietà del Signore! - Sù, le vostre canzoni
canzoni intonate, bruni figli del lido ridente, e nell'alto  la  barca guidate, che già brilla la luna nascente; non mi
lido ridente, e nell'alto la barca guidate, che già brilla  la  luna nascente; non mi giungan di salmo melodi, né di stola
scuote di uccelli. Ti dico: per tutta  la  notte mi ha inseguito il vento in forma di lupo. Non erano
di lupo. Non erano le immagini che facevano spavento, ma  la  loro cadenza, il loro ritmo spento. Non dico tutto.
mi oblia! Vieni e vedrai, specchio di un tuo sorriso,  la  tavolozza mia tutta splendore, e sentirai, commosse al
viso, le fosche tele sussurrar d'amore ... - Ma, ahi lasso!  la  gentil mia rondinella, è una debole, trepida fanciulla,
sebben come un angelo sia bella, fu senz'ali posata entro  la  culla; e quando esce di casa a far mazzetti della viola sui
mezzo al cielo, ma preme il suolo, e a colmo di sventura,  la  madre ha accanto che le abbassa il velo, e la dilunga ognor
di sventura, la madre ha accanto che le abbassa il velo, e  la  dilunga ognor dalle mie mura.
sarebbe se più non discendesse sulla terra  la  sera? Se più dalle convesse plaghe dell'orizzonte, dalla
non sparissse il sole? Il vignaiuol più non verrìa cantando  la  sua dolce canzone la canzon che, esulando, dice all'alme
Il vignaiuol più non verrìa cantando la sua dolce canzone  la  canzon che, esulando, dice all'alme perverse quanto
all'anime buone pur nelle sorti avverse, dona a chi segue  la  sua legge Iddio d'esultanza o d'oblio! Né più il pastore,
e pecorelle drizzerebbe alla volta del tugurio che fuma; e  la  greggia raccolta più non udrìa sposarsi alle campane le
più non udrìa sposarsi alle campane le sommesse litane.  La  madre dì famiglia, alma creatura ne' suoi figli vivente,
frescura colla voce aspettata al letticiuol tepente trarrìa  la  sua covata; né brillerebbe più la lucernetta della mia
tepente trarrìa la sua covata; né brillerebbe più  la  lucernetta della mia cameretta. Voi non verreste più,
a unirsi insieme! Addio sussurri di cui Dio soltanto ha  la  profonda chiave; addio lene compianto degli steli alla
 La  notte piombava dai campi celesti, e gli uomini onesti -
era un buio germoglio di stelle; s'empìa di fiammelle -  la  negra città. Le serve ridevano di sotto alle porte; furtiva
negra città. Le serve ridevano di sotto alle porte; furtiva  la  Morte - salìa l'ospital. Curvavansi in chiesa devoti e
con strana virtù, già ungean nella bile dell'anima immota  la  rapida ruota - del meno e del più. Le madri, frattanto,
ginocchioni, e in lunghe orazioni - chiedevan pietà...  La  notte piombava dai campi celesti, e gli uomini onesti -
 La  famiglia di lei: il padre in guerra con i figli, li
in guerra con i figli, li scaccia, gli rinfaccia il pane.  La  famiglia divisa in due schiere: una, capeggiata dalla
 la  pioggia continua, fredda, incessante e greve!
 la  luce, devo andare in bagno ho bisogno di freddo, di acqua
rinascita: e mi ritrovo nel mio letto ancora fatto,intatto,  la  sovraccoperta verde con tutto ll suo pelo di gatto:e
 La  rondine di mare che ieri, mia dolente, volava sopra il
volava sopra il lago, con l'alucce sgomente, erra sempre e  la  sorte del suo tenero volo? brutal piombo la colse, e cadde,
erra sempre e la sorte del suo tenero volo? brutal piombo  la  colse, e cadde, morta, al suolo? o pur, libera, dopo lungo
ove ne l'aria, ondeggiano esalazioni amare?... A me, vedi,  la  piccola rondinella di mare, stanca, che sfiorava, con
una vecchia città, rossa di mura e turrita, arsa su  la  pianura sterminata nell'Agosto torrido, con il lontano
canneto lontane forme ignude di adolescenti e il profilo e  la  barba giudaica di un vecchio: e a un tratto dal mezzo
tratto dal mezzo dell'acqua morta le zingare e un canto; da  la  palude afona una nenia primordiale monotona e irritante: e
splendore vago della porta le passeggiatrici, le antiche:  la  campagna intorpidiva allora nella rete dei canali:
verdi. Un tocco di campana argentino e dolce di lontananza:  la  Sera: nella chiesetta solitaria all'ombra delle modeste
colui che io ero stato si trovava avviato verso  la  torre barbara, la mitica custode dei sogni
che io ero stato si trovava avviato verso la torre barbara,  la  mitica custode dei sogni dell'adolescenza. Saliva al
schiacciate, finestre mute: a lato in un balenìo enorme  la  torre, otticuspide rossa impenetrabile arida. Una fontana
arida. Una fontana del cinquecento taceva inaridita,  la  lapide spezzata nel mezzo del suo commento latino. Si
latino. Si svolgeva una strada acciottolata e deserta verso  la  città. ... Fu scosso da una porta che si spalancò. Dei
a guardarlo con uno sguardo assurdo lucente e vuoto. E  la  donna sorrideva sempre di un sorriso molle nell'aridità
Non seppi mai come, costeggiando torpidi canali, rividi  la  mia ombra che mi derideva nel fondo. Mi accompagnò per
da una giovine femmina in veste rosa, pallida e grassa,  la  attrasse: entrai. Una antica e opulente matrona dal profilo
seminudo il bel corpo agile e ambrato. Sedetti piano. ...  La  lunga teoria dei suoi amori sfilava monotona ai miei
suo oro il luogo commosso dai ricordi e pareva consacrarlo.  La  voce della Ruffiana si era fatta man mano più dolce, e la
La voce della Ruffiana si era fatta man mano più dolce, e  la  sua testa di sacerdotessa orientale compiaceva a pose
di sacerdotessa orientale compiaceva a pose languenti.  La  magia della sera, languida amica del criminale, era
i suoi fastigi sembravano promettere un regno misterioso. E  la  sacerdotessa dei piaceri sterili, l'ancella ingenua ed
inconsciamente cercanti il problema della loro vita. Ma  la  sera scendeva messaggio d'oro dei brividi freschi della
messaggio d'oro dei brividi freschi della notte. ... Venne  la  notte e fu compita la conquista dell'ancella. Il suo corpo
freschi della notte. ... Venne la notte e fu compita  la  conquista dell'ancella. Il suo corpo ambrato la sua bocca
fu compita la conquista dell'ancella. Il suo corpo ambrato  la  sua bocca vorace i suoi ispidi neri capelli a tratti la
la sua bocca vorace i suoi ispidi neri capelli a tratti  la  rivelazione dei suoi occhi atterriti di voluttà intricarono
ancora regnava nella lontananza il ricordo di Lei,  la  matrona suadente, la regina ancora ne la sua linea classica
nella lontananza il ricordo di Lei, la matrona suadente,  la  regina ancora ne la sua linea classica tra le sue grandi
il ricordo di Lei, la matrona suadente, la regina ancora ne  la  sua linea classica tra le sue grandi sorelle del ricordo:
guerra mettono foce, nel mentre sulle loro rive si ricrea  la  pena eterna dell'amore. E l'ancella, l'ingenua Maddalena
e selvaggio, dolcemente chiuso nell'umiltà del suo mistero.  La  lunga notte piena degli inganni delle varie immagini. ...
incantevole tenerezza. Si aprivano le chiuse aule dove  la  luce affonda uguale dentro gli specchi all'infinito,
della prima illusione profilarsi a mezzo i ponti gettati da  la  città al sobborgo ne le sere dell'estate torrida: volte di
cielo latino, dolce e rosata presso il crepuscolo antico ne  la  linea eroica de la grande figura femminile romana sosta.
e rosata presso il crepuscolo antico ne la linea eroica de  la  grande figura femminile romana sosta. Ricordi di zingare,
quello che ancora era arido e dolce, sfiorite le rose de  la  giovinezza, sorgeva sul panorama scheletrico del mondo. ...
sorgeva sul panorama scheletrico del mondo. ... Ne  la  sera dei fuochi de la festa d'estate, ne la luce deliziosa
scheletrico del mondo. ... Ne la sera dei fuochi de  la  festa d'estate, ne la luce deliziosa e bianca, quando i
mondo. ... Ne la sera dei fuochi de la festa d'estate, ne  la  luce deliziosa e bianca, quando i nostri orecchi riposavano
tratti inesperta stringendo il ventaglio. Fu attratta verso  la  baracca: la sua vestaglia bianca a fini strappi azzurri
stringendo il ventaglio. Fu attratta verso la baracca:  la  sua vestaglia bianca a fini strappi azzurri ondeggiò nella
attonite di quel mistero. "E' così Parigi? Ecco Londra.  La  battaglia di Muckden." Noi guardavamo intorno: doveva
lenti in quella luce di sogno! Immobile presso a me io  la  sentivo divenire lontana e straniera mentre il suo fascino
e straniera mentre il suo fascino si approfondiva sotto  la  frangia notturna dei suoi capelli. Si mosse. Ed io sentii
tosto consolata che mai più le sarei stato vicino.  La  seguii dunque come si segue un sogno che si ama vano: così
portici stillata di goccie e goccie di luce sanguigna ne  la  nebbia di una notte di dicembre. A un tratto una porta si
posava nello sfarzo di un'ottomana rossa il gomito reggendo  la  testa, poggiava il gomito reggendo la testa una matrona,
il gomito reggendo la testa, poggiava il gomito reggendo  la  testa una matrona, gli occhi bruni vivaci, le mammelle
sopra di lei pensierosa negli occhi giovani. Sbattuto a  la  luce dall'ombra dei portici stillata di gocce e gocce di
e gocce di luce sanguigna io fissavo astretto attonito  la  grazia simbolica e avventurosa di quella scena. Già era
tardi, fummo soli e tra noi nacque una intimità libera e  la  matrona dagli occhi giovani poggiata per sfondo la mobile
libera e la matrona dagli occhi giovani poggiata per sfondo  la  mobile tenda di trina parlò. La sua vita era un lungo
giovani poggiata per sfondo la mobile tenda di trina parlò.  La  sua vita era un lungo peccato: la lussuria. La lussuria ma
tenda di trina parlò. La sua vita era un lungo peccato:  la  lussuria. La lussuria ma tutta piena ancora per lei di
trina parlò. La sua vita era un lungo peccato: la lussuria.  La  lussuria ma tutta piena ancora per lei di curiosità
nostalgia ricordava ricordava a lungo il passato. Finché  la  conversazione si era illanguidita, la voce era taciuta
il passato. Finché la conversazione si era illanguidita,  la  voce era taciuta intorno, il mistero della voluttà aveva
di trina seguivo seguivo ancora delle fantasie bianche.  La  voce era taciuta intorno. La ruffiana era sparita. La voce
ancora delle fantasie bianche. La voce era taciuta intorno.  La  ruffiana era sparita. La voce era taciuta. Certo l'avevo
La voce era taciuta intorno. La ruffiana era sparita.  La  voce era taciuta. Certo l'avevo sentita passare con uno
silenzioso struggente. Avanti alla tenda gualcita di trina  la  fanciulla posava ancora sulle ginocchia ambrate, piegate
coi lunghi riccioli bruni. Era facile incontrarle  la  sera per le vie cupe (la luna illuminava allora le strade)
prossimi. Amava allora raccogliersi in un canto mentre  la  giovine ostessa, rosso il guarnello e le belle gote sotto
giovine ostessa, rosso il guarnello e le belle gote sotto  la  pettinatura fumosa passava e ripassava davanti a lui. Faust
automatici e una decorazione floreale, dalla saletta udivo  la  folla scorrere e i rumori cupi dell'inverno. Oh! ricordo!:
e i rumori cupi dell'inverno. Oh! ricordo!: ero giovine,  la  mano non mai quieta poggiata a sostenere il viso indeciso,
mia fanciullezza tormentosa assetata. Tutto ero mistero per  la  mia fede, la mia vita era tutta "un'ansia del segreto delle
tormentosa assetata. Tutto ero mistero per la mia fede,  la  mia vita era tutta "un'ansia del segreto delle stelle,
tu Leonardo fingevi. Il torrente mi raccontava oscuramente  la  storia. Io fisso tra le lance immobili degli abeti credendo
Alpi il bianco delicato mistero, nel mio ricordo s'accese  la  purità della lampada stellare, brillò la luce della sera
ricordo s'accese la purità della lampada stellare, brillò  la  luce della sera d'amore. ... Ma quale incubo gravava ancora
sera d'amore. ... Ma quale incubo gravava ancora su tutta  la  mia giovinezza? O i baci i baci vani della fanciulla che
un'antica immagine, una forma scheletrica vivente per  la  forza misteriosa di un mito barbaro, gli occhi gorghi
a me una matrona selvaggia mi fissava senza batter ciglio.  La  luce era scarsa sul terreno nudo nel fremere delle
A lato sul tesoro fiorente di una fanciulla in sogno  la  vecchia stava ora aggrappata come un ragno mentre pareva
dolci come il vento senza parole della Pampa che sommerge.  La  matrona selvaggia mi aveva preso: il mio sangue tiepido era
il mio sangue tiepido era certo bevuto dalla terra: ora  la  luce era più scarsa sul terreno nudo nell'alito metalizzato
nudo nell'alito metalizzato delle chitarre. A un tratto  la  fanciulla liberata esalò la sua giovinezza, languida nella
delle chitarre. A un tratto la fanciulla liberata esalò  la  sua giovinezza, languida nella sua grazia selvaggia, gli
un gorgo. Sulle spalle della bella selvaggia si illanguidì  la  grazia all'ombra dei capelli fluidi e la chioma augusta
si illanguidì la grazia all'ombra dei capelli fluidi e  la  chioma augusta dell'albero della vita si tramò nella sosta
il largo volo dei falchi ... Vita?! Vita?! qui l'erbe, qui  la  terra, qui il vento, qui gl'insetti, qui gli uccelli, e pur
sole, altro vento e più superbo volo per altri cieli è  la  mia vita ... Ma ora qui che aspetto, e la mia vita perché
per altri cieli è la mia vita ... Ma ora qui che aspetto, e  la  mia vita perché non vive, perché non avviene? Che è questa
natura! basta! voglio uscire da questa trama d'incubi!  la  vita! la mia vita! il mio sole! Ma pel cielo montan le nubi
basta! voglio uscire da questa trama d'incubi! la vita!  la  mia vita! il mio sole! Ma pel cielo montan le nubi su
già lambiscono il sole, già alla terra invidiano  la  luce ed il calore. Un brivido percorre la natura e rigido
terra invidiano la luce ed il calore. Un brivido percorre  la  natura e rigido mi corre per le membra al soffiare del
certo, ora ho freddo, ora ho fame, ora m'affretto, ora so  la  mia vita, che la stessa ignoranza m'è sapere - la natura
ora ho fame, ora m'affretto, ora so la mia vita, che  la  stessa ignoranza m'è sapere - la natura inimica ora m'è
ora so la mia vita, che la stessa ignoranza m'è sapere -  la  natura inimica ora m'è cara che mi darà riparo e
 La  memoria recente vortica con i suoi detriti.
a poco  la  perdi la voce lirica che ti lascia come chi s'alza nel buio
a poco la perdi  la  voce lirica che ti lascia come chi s'alza nel buio di un
un cinema e va via. Rimane intatto il mese, un marciapiede,  la  ragazza che attende controvoglia nell'atrio e ha gli occhi
primo pomeriggio, illeso niente che si muta in prosa, oltre  la  piazza vuota e il gelo di panchine intirizzite su cui
ch'è sul banco: banchine in faccia al mare, bitte, funi,  la  schiuma crespa delle onde a frangersi sui fianchi delle
scorta, sul bordo della foto in bianco e nero, a sinistra,  la  prua che spunta d'un battello che ha per nome Aprile.
della fucina, e mi piace l'artier che tempra il ferro;  la  polverosa sua faccia ferina, gli occhi di ferro e le
Giobbe: forse è per lui che al secolo maturo l'uom brandirà  la  scala di Giacobbe. Giacché, pensando alla cruenta via per
cruenta via per cui fe' vela l'angelo Pensiero, mi persuade  la  tristezza mia che non la tema il demone Mistero. E più
l'angelo Pensiero, mi persuade la tristezza mia che non  la  tema il demone Mistero. E più d'Icaro assai, passero greco,
udìa sillabe arcane: il motto ignoto dell'immenso Bello,  la  cifra oscura della Sfinge immane! Amo il buio e il fragor
della fucina, e mi piace l'artier che tempra il ferro;  la  polverosa sua faccia ferina, gli occhi di foco e le braccia
se fosse giunto all'isola di un amico a condurti per man  la  Galatea!
nelle grotte buie, gli Incubi, iddii dalle pupille fuie,  la  cospergean di innumeri scintille. Rosseggiava il rubino,
smeraldo egizïan splendea del color che, a ciel fosco, ha  la  marea. Ma il topazio, l'elettrica gemma all'oro rivale,
l'elettrica gemma all'oro rivale, quella che svia dai cori  la  tristezza fatale, l'altre tutte vincea co' suoi splendori.
e dell'oblio nemica. Non olezzò di ambrosia delle Pimplee  la  chioma, sul fonte di Ippocrene, come, con mossa or
disciolto sulle bianche spalle. Quattro chiomati Etìopi  la  sorreggono, e par, tanto han negli occhi splendor
salga al Campidoglio, o dai quadrivii del suburbio sbocchi,  la  folla, senator, consoli, schiavi, liberti e sacerdoti, si
inchina - e si prosterna... E' il cocchio imperatorio - è  la  basterna di Messalina! ………………………………………… …………………………………………
 la  morte e avrà i tuoi occhi - questa morte che ci accompagna
O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei  la  vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo.
sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti  la  morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà  la  morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio,
divina il mio dolce bene ed io. Ma quel giorno già vanía e  la  causa della nostra morte non era stata rivenuta. E calò la
la causa della nostra morte non era stata rivenuta. E calò  la  sera su la vigna d’oro e tanto essa era oscura che alle
nostra morte non era stata rivenuta. E calò la sera su  la  vigna d’oro e tanto essa era oscura che alle nostre anime
anime apparve una nevicata di stelle. Assaporammo tutta  la  notte i meravigliosi grappoli. Bevemmo l’acqua d’oro, e
morire negandoci il frutto saporoso e l’acqua d’oro, come  la  luna. E aggiungi che non morremo piú e che andremo per la
la luna. E aggiungi che non morremo piú e che andremo per  la  vita errando per sempre.
della vita. Creso pagò con lucciole ed Elena ha sorriso:  la  terra e il paradiso favellano d'amor. La timida lucertola;
Elena ha sorriso: la terra e il paradiso favellano d'amor.  La  timida lucertola; che lambe i muri infranti si arresta a
i fior. Le nuvole sorvolano tutte color di rosa, e  la  gleba pietosa geme di voluttà! Ecco dagli olmi e i frassini
gleba pietosa geme di voluttà! Ecco dagli olmi e i frassini  la  vetustà sparita; la selva ha nuova vita, le foglie...
voluttà! Ecco dagli olmi e i frassini la vetustà sparita;  la  selva ha nuova vita, le foglie... eccole là! E colle foglie
sogna il poeta ancor!... Dove dell'arpa eolia vibra tuttor  la  corda, dove sospira il giovine e il vecchio si ricorda; del
a chiavistello, il padrone è ammalato e doloroso; si chiuda  la  baracca,e vi si scriva: Oggi riposo! E avrei voluto aver
per contemplarlo, e stabilir confronti, e saper come  la  natura imprima gli ultimi affronti. E con esso un volume
colla musa mia che a qualche cosa può servire ancora  la  poesia. L'uno gracchiando alla melma natìa, l'altro ai
sottili, le cime nascondea dei campanili il nebbione, e  la  cupola del duomo, senza il manico d'or, parea la canna di
e la cupola del duomo, senza il manico d'or, parea  la  canna di un pover'uomo. Mi zoppicava accanto un
mantello; era canuto, giallo e macilento... Lo urtai:  la  stoffa che lo mascherava si aperse al vento, e, come un
lo mascherava si aperse al vento, e, come un filo che trovò  la  cruna, un raggio uscì dalla sua falda bruna; io gridai come
suol. Poi disse: - Poeta dall'occhio sdegnoso, allenta  la  foga dell'agile piè; e a qualche vicino cantuccio nascoso,
a un boschetto; qui il vecchio s'assise, tergendo affannato  la  polve e il sudor; mi stese la mano, di nuovo sorrise, e : -
s'assise, tergendo affannato la polve e il sudor; mi stese  la  mano, di nuovo sorrise, e : - Sfoga - mi disse - l'immenso
aspetta uno starnuto. E a poco a poco mi sentìa nell'anima  la  leggerezza d'un ch'esce di guerra; la meraviglia che invade
mi sentìa nell'anima la leggerezza d'un ch'esce di guerra;  la  meraviglia che invade al punto di lasciar la terra
di guerra; la meraviglia che invade al punto di lasciar  la  terra l'areonauta. - Padre, padre...del mio fato mi
die' un guizzo e dileguò per l'erta. Orribilmente del letto  la  coltrice mi pesa, e intorno bisbigliando vanno voci
 la  contraddice. Ha letto di recente, su giornali sicuri, che
tutti adirati e intristiti. Finalmente avevano raggiunto  la  felicità. Se quella era la morte, perché riportarli in
Finalmente avevano raggiunto la felicità. Se quella era  la  morte, perché riportarli in questo mondo di inquieti?
tanto accadere. Nel mondo che non esiste se è fatto per  la  morte, ma stringe e spinge ogni attimo per seguitare. Un
o niente che siamo e questo restare, questo seguitare. E  la  grazia di un gesto, la credulità nella promessa. E il vuoto
questo restare, questo seguitare. E la grazia di un gesto,  la  credulità nella promessa. E il vuoto in cui tutto pencola,
E nell'orrore del vuoto un'allegria sempre riaffiorante,  la  corda che lega, lo spiraglio nel pozzo. Il bisogno di
spasimo: nella negazione affermarsi. E i nomi: il leccio,  la  nuvola, lo storno, il motore che ronfa, il grido oltre il
 La  caravana dei desiri miei verso di voi salìa, donna divina,
al limitar di mistica piscina. Oh se giungeva ad attaccar  la  briglia alle fossette delle vostre spalle, la noia, il
ad attaccar la briglia alle fossette delle vostre spalle,  la  noia, il condottier della famiglia, si dipingea di ciel le
lasciva, e le viltà dei nostri flosci amori! Deh, spargete  la  spiga e la verbena nel folto crine che vi bacia il viso;
le viltà dei nostri flosci amori! Deh, spargete la spiga e  la  verbena nel folto crine che vi bacia il viso; deh, non
al mar quando  la  luna accende per gli spazi tranquilli il mesto vel; vengono
gli spazi tranquilli il mesto vel; vengono al mar quando  la  nebbia stende le bianche braccia e lo congiunge al ciel!
quasi amante assopito ai primi albori, e a cui men bella  la  compagna appar! Portan la vela lacerata ai venti, come
primi albori, e a cui men bella la compagna appar! Portan  la  vela lacerata ai venti, come stendardo che in battaglia
bruna restan le lunghe notti ad aspettar: ad aspettar sotto  la  fredda luna che il pan dell'indomani apporti il mar! Che
pan dell'indomani apporti il mar! Che flebile armonia tra  la  spuma del mar fosforescente: che amor, che leggiadria, nel
amor, che leggiadria, nel pelago al lunar raggio lucente!  La  volta è pur serena, la luna senza vel, l'onde festanti! Se
nel pelago al lunar raggio lucente! La volta è pur serena,  la  luna senza vel, l'onde festanti! Se sia la rete piena, chi
è pur serena, la luna senza vel, l'onde festanti! Se sia  la  rete piena, chi potrà dirlo ai pescator vaganti? Ché forse
forse un nocchier balordo mentre un prete parlava alzò  la  voce; forse hanno i mozzi striduli deriso il sagrestano pel
riflesso lunar le membra stirandosi, si specchiano in mar.  La  nebbia nasconde la casa adorata, nascondono l'onde la preda
membra stirandosi, si specchiano in mar. La nebbia nasconde  la  casa adorata, nascondono l'onde la preda aspettata;
mar. La nebbia nasconde la casa adorata, nascondono l'onde  la  preda aspettata; sperando vegliarono, sperando pregár : il
del ritorno! Del raccoglier le vele è sorto il grido; canta  la  ghiaia sotto ai remi impàri. E non lungi, fra i portici del
del nano, che a buon momento, piano stuzzica alla pietà  la  lieta gente e i pescator nella sua rete adduce! I reduci
adduce! I reduci distendono l'umide reti; e i pesci entro  la  maglia, che fra i sassi s'incaglia, muoiono saltellando, e
sassi s'incaglia, muoiono saltellando, e squame seminando :  la  dolce vista i pescatori abbaglia più del lucro promesso ...
giovinetto amor; pensate il gaudio, pensate l'incanto!. . .  La  sua canizie a questi ricci accanto, questi tuoi ricci d'or,
questi tuoi ricci d'or, o bambinello mio vispo e sereno, se  la  bisnonna tua vivesse ancor! Sta' cheto e attento, o pallido
e mi contempli fiso il tuo visino, ti voglio innamorar:  la  sua tomba alla tua culla sospira, povera tomba, andiamola a
culla sospira, povera tomba, andiamola a trovar. Vi riposa  la  buona vecchierella che mi seguiva, silenziosa e bella, nei
Ella è discesa nella fredda terra, e dal buio fatal che  la  rinserra non sorgerà mai più: prole di ignoti profanò la
la rinserra non sorgerà mai più: prole di ignoti profanò  la  casa che fu sua casa, e nostro tempio fu. Ma non tutto
l'idolo mio; non vi inchiodar l'affetto dei bimbi, e  la  virtù! E la ricchezza, dalla creta evasa, che renderemo
mio; non vi inchiodar l'affetto dei bimbi, e la virtù! E  la  ricchezza, dalla creta evasa, che renderemo all'anima
dalla creta evasa, che renderemo all'anima lassù!  La  ereditai per te, mio bambinello, per farti buono,
notte: azzurro il ciel, tonda  la  luna che disegna sul lastrico i ritratti dei comignoli;
balli, e delle donne, come cigni bianche, dai palchetti  la  mostra è generosa. Qui, sulle piazze il carneval
un gatto che coda non ha! É un vecchio ; io lo so :  la  gelida età con furti siffatti burlando ci va. Oh gatto
simil! Che mai non perdetti da quando fioccò I figli morir,  la  moglie spirò... Ma, basta!... io non dico, non dico di no!
albore ; torna, torna ubbriaco al mesto tetto che orbò  la  morte d'ogni tuo diletto; alzerà il vino un lembo al velo
e il vin non erra! - Vattene a casa... arrivano i monelli,  la  tua canizie burlata non sia; dimmi, tua moglie la era
monelli, la tua canizie burlata non sia; dimmi, tua moglie  la  era saggia e pia? Quante volte avrà pianto al tuo ritorno!
saggia e pia? Quante volte avrà pianto al tuo ritorno! Per  la  memoria sua la brutta scena non vegga il giorno. Si terse
Quante volte avrà pianto al tuo ritorno! Per la memoria sua  la  brutta scena non vegga il giorno. Si terse una lagrima -
una lagrima - poi disse : - o signore, di tenero cuore -  la  mamma vi fe'! Ebben, tante grazie - lasciatemi andare, io
tante grazie - lasciatemi andare, io voglio ammazzare -  la  fame con me. Quei soldi eran gli ultimi - ed or son bevuti;
non vedrò!... Venduti son gli abiti - del povero Tonio..  la  larva di un conio - più in tasca non ho. Sa lei chi era
l'anima? - sù, lei...che ne dice? Di un vecchio infelice -  la  morte cos'è? Ha fatto i suoi studii? - ebben, che ha
e desta al sussurro di un gaio mattino dal sonno sorgeva  la  immensa città. Le mani affilate, la faccia barbuta del
dal sonno sorgeva la immensa città. Le mani affilate,  la  faccia barbuta del povero vecchio biancheggiano al sol...
del povero vecchio biancheggiano al sol... Ma il vecchio  la  luce del dì non saluta, e brontola : " Intanto mi esercito
aruspice infingardo, gridando : - Guai! - Quando rugge  la  pugna, e si agonizza sul campo di battaglia: quando pei
sul campo di battaglia: quando pei valli dell'orrenda lizza  la  morte raglia, chi nei sentieri ove palla non giunge sta in
alla tua chiesa, e, là, mostra, spauracchio all'uom curvato  la  croce appesa: me libero, me forte e me guerriero crebbe il