vederlo. — E l'ultimo orso che va in letargo. Ha mangiato moltissimo, negli ultimi due mesi: bacche, noci, miele, frutta, e persino formiche! — Persino
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gradita ancora è la scatoletta dove grossi datteri, che sembrano di miele, sono disposti fra due fogli di carta ricamata: segue un pacchetto ben
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animali, si cambiano in latte, in carne, in forza, in concime. Gli alimenti formano il miele delle api, la seta del baco, l'uovo delle galline, la
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dall'alveare alla campagna, a far provvista di miele per l'inverno; leste volano da un fiore all'altro per raccoglierlo; si allontanano anche più
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grillo, sfinito dalla fame e dal freddo, si presentò ad un alveare, e chiese alle api qualche goccia di miele per sfamarsi. Una delle api, che stava a
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fanno più uova, non muoiono di malattia, i conigli danno carne più saporita e le api miele più abbondante. Non si nasce sapienti e, semmai, c'è sempre chi
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pane spalmata di miele. Anche oggi. Nino e Ninetta si guardano. - Diglielo tu - bisbiglia Nino. - No, tu. La mamma nota quell'armeggio, vede le fette
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capo a piedi. - E lei chi è? - le domandò. Donna Tura fece una bella riverenza e rispose con una vocina tutta latte e miele: - Maestà, sono la nuova
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