Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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 Gentile  non rivide piú Amilah. Anche pensandola, per strana
alla fine, e in certa misura, pur nel rispetto dell'arte,  Gentile  accelerò gli ultimi tocchi, parendogli desiderabile e
Il Sultano, durante le ultime pose, non gli parlò, e  Gentile  dovette con gli ultimi tocchi rendere verità ad una certa
dall'altra, il loro saluto. Giudicato compiuto il ritratto,  Gentile  comunicò a Kama Katuray che l'opera era terminata. Non ci
per il suo lavoro, che la Serenissima aggiudicò a  Gentile  una pensione vitalizia di duecento scudi l'anno. Il mattino
Quella notte  Gentile  tornò dall'harem molto agitato. Bevve una coppa del vino
diceva il Sultano. «E che devo fare, luminoso signore?» Ora  Gentile  non aveva piú liuto, ma le mani piene di dadi da gioco,
di Haima, il ventre di...» «Basta! Ho capito! — gridava  Gentile  sudando. — Io non lo so fare! Non lo posso fare! » «E chi
Corri con quel pennello, presto, maledetto incapace! » E  Gentile  correva in un gran prato, mentre le tredici donne
Sultano, tu devi correre: tu sei il pittore! » E lanciò a  Gentile  il coltello, colpendolo al ventre. Dolorante, cadde
esangue. «Mangia, se vuoi, il tuo viaggio è lungo».  Gentile  prese l'orecchio, e senti che era freddo come il ghiaccio.
L'uomo vestito di nero, di cui  Gentile  mai seppe il nome e mai ascoltò la voce, lo prelevò prima
salone in cui era avvenuta la cerimonia di accoglienza,  Gentile  aveva lavorato poco piú di un'ora davanti ad un Imperatore
La breve seduta era stata preceduta da un'ora in cui  Gentile  aveva scelto da un'interminabile sfilata di abiti,
di seta bianca con calotta rossa completava la scelta:  Gentile  progettava di ritrarre Maometto all'interno di una specie
la natura dell'anima e dello sguardo. Solo un'ora, dunque,  Gentile  poté studiare la figura dell'Imperatore, scegliere e
del tempo che ora ti ha concesso. Il resto della giornata,  Gentile  l'aveva trascorsa nel suo alloggio, o camminando nella
breve, la visita di Maometto era stata cordiale: quando poi  Gentile  aveva detto di essere disposto a ritrarre Amilah,
profumate. Non incontrarono nessuno, e l'impressione di  Gentile  fu che il popolo di servi e guardie del palazzo, piú che
e percorrendoli nell'alterna luce delle torce appese,  Gentile  guardava fuggevolmente l'infinito ornamento dei mosaici
ingombra di cuscini gialli e arancio. Fra quelli,  Gentile  vide la schiena avvolta nella seta di una donna
non oltrepassò la linea degli ultimi vasi, ma fece cenno a  Gentile  di entrare senza paura nella stanza. Lui rimase nell'ombra
era ammessa oltre all'Imperatore e i fedelissimi servitori,  Gentile  si fermò qualche momento, intimidito e incerto: poi
in una bolla setosa. Per vedere il volto dell'addormentata,  Gentile  avrebbe dovuto aggirare il giaciglio: guardò verso il
Naguat Tafi, Signore dell'Isklar Dàgi, accolse  Gentile  e i cinque cavalieri che lo accompagnavano nel suo
e assunse l'incarico di condurre a Costantinopoli  Gentile  per via di mare. La nave di Naguat Tafi era un'imbarcazione
durante i quattro giorni di navigazione, al motivo per cui  Gentile  si recava presso Maometto. Parlava poco, del resto, anche
il suo lavoro di comando in modo discreto ed efficace. A  Gentile  non restò, per quanto gli occhi arrossati dalla polvere di
di gabbiani sottili disordinava l'azzurro sopra la vela,  Gentile  pensò che non sempre le terre o le navi dove sventola la
verso la propria arte più severo ed esigente del solito,  Gentile  non poteva che provare contentezza: ad ogni segno e tocco,
pretesto di osservare da vicino un riflesso della pupilla,  Gentile  sussurrò: — Devo parlarti, signore. Maometto allontanò
Maometto guardò perplesso il pittore, quasi ad un tratto  Gentile  gli avesse parlato nella lingua veneziana, e non nella sua.
schizzato il ritratto di Maometto, cosí nella seconda notte  Gentile  non tracciò che i primi segni di quello di Amilah: solo
volta nell'harem dall'artificiale boschetto di palme,  Gentile  aveva trovato la bellezza di Amilah maggiore di come
a gonfiare le tende e diffondere i profumi del giardino,  Gentile  sognava senza volere un colloquio, anche solo di sguardi,
il muto sorvegliante lo riaccompagnò nel suo alloggio,  Gentile  gli disse: — Devo parlare all'Imperatore. Senza risposta,
e chiese sorridendo al pittore: — Desideri parlarmi,  gentile  amico? — Sí, lucente signore. — Ti ascolto: ma prima,
riposo, di piú ne approfitterò. Il Sultano si allontanò.  Gentile  rientrò nel suo alloggio turbato e contento insieme per
fitte scorribande corsare nell'Egeo orientale, e propose a  Gentile  di allargare il viaggio verso Nord, aggirando il passo
sarete a Costantinopoli, senza pericolo di vele pirate.  Gentile  non fu scontento o impaziente per la novità: da alcuni
dalle navi del Sultano. Preso da una stanchezza generale,  Gentile  non aveva nulla da obiettare a quei progetti e a quelle
nella tua risposta una parte che non dici, Jacopo, — disse  Gentile  dopo aver bevuto un sorso di vino liquoroso. — I pittori
tua fama era presso di noi assai prima della tua persona.  Gentile  tacque, un poco riflettendo sulle parole del veneziano, un
vuoto misterioso del volto di Amilah alcune ciocche scure,  Gentile  trovò nell'alloggio una giovane donna velata, che non
signore, — disse la sconosciuta, guardando il pittore.  Gentile  si fermò, incerto. — Chi sei? — chiese. — Il mio nome è
renda più lieto il tuo tempo, e piú fondo il tuo riposo.  Gentile  sedette di fronte a lei, lentamente. Aveva gli occhi
cattiva, o costrizione, in un volto di donna, signore.  Gentile  non rispose. Chiuse gli occhi per un istante, e nell'intimo
cosí non avrò sulla fronte il fango del tuo rifiuto...  Gentile  tacque ancora. Fece un lungo respiro. — Resta, dunque,
ai piedi del grande letto, senza fare più un movimento.  Gentile  spostò la torcia verso la porta, e si coricò. Davvero non
Anche ad occhi aperti, nel buio infinito della notte,  Gentile  vedeva il volto di Amilah, e piangeva.
Stordito da quella meraviglia di colore e di spazio,  Gentile  quasi non badava alla sessantina di dignitari seduti su
a Costantinopoli. Portavano vesti stupende, che a  Gentile  sembrò fossero state scelte in tinte arancio-rosate, in
il volto abbassato di tutti. A una distanza di dieci passi,  Gentile  rinunciò a soddisfare il suo interesse e la sua curiosità
naso ampio e deciso, e gli occhi molto scuri. Ogni tanto,  Gentile  si distraeva dalla rispettosa ammirazione del Sultano, per
Visir, che dopo un doppio inchino rivolto al Sultano, a  Gentile  e ai rappresentanti di Venezia, iniziò a proclamare con
che con sapienza e generosità ci governa e ci guida...  Gentile  si perse nel panegirico, vagando con lo sguardo attorno al
un metro al di sopra della testa dei presenti. Di nuovo  Gentile  si distrasse, e senza frenare un sorriso pensò che
— ... e lode all'onorevolissimo e magnifico pittore  Gentile  Bellini, dalla cui mano e dal cui pennello escono, per fama
fosse stato dieci volte più vanitoso e presuntuoso di lui,  Gentile  tornò a perdersi nei mosaici che, come un orizzonte di
del tutto riposato dal lungo viaggio per mare e per terra,  Gentile  sentí un denso torpore affacciarsi alla nuca, e le palpebre
in uno strano filo di mormorio, che alle orecchie di  Gentile  divenne presto insignificante e vago come quello di una
Sud-Est, sedeva l'unico non marinaio di bordo: il veneziano  Gentile  Bellini. A tre giorni dalla partenza, ormai a Sud delle
A parte quella muta ammirazione del mattino, d'altronde,  Gentile  Bellini non si mostrava appartato o scostante con
quieta allegria del pasto, da buon compagno di viaggio. Ora  Gentile  non guardava piú il sole: ancora basso sull'orizzonte,
in acqua: erano troppo rumorosi e vistosi per non distrarre  Gentile  dalla sua lontana contemplazione. Il suo sguardo passò
con un sorriso gli rispose. — Che pesci sono? — disse  Gentile  a voce alta, scendendo il basso scalino da prua al centro
 Gentile  iniziò la notte inquietamente. Tentava di separare le cose
di fresca silenziosa solitudine siderale, la mente di  Gentile  si sgombrò: vi rimase soltanto, come una limpida voce
un soggetto comune, di impresa da poco per un ritrattista:  Gentile  aveva sentito meraviglie sulle donne degli harem imperiali,
frenesia. Respirando pienamente l'aria fredda della notte,  Gentile  accettò dunque la proposta del Sultano: annuì addirittura,
sfumò in altre, non volute, non pensate: già sognate, e  Gentile  cadde in un sonno profondo.
Per quella notte,  Gentile  non fece che guardare e riflettere, senza preoccuparsi di
incertezza non accordò spazio nel pensiero, credette  Gentile  di aver trovato rimedio alle prime due. Per quanto
in un normale punto di vista. E in quella stessa notte  Gentile  si coricò a quel modo, come se, sebbene distante, le
in alcun modo far restare a lungo nella stessa posizione:  Gentile  accettò da subito di essere paziente, e aspettare ogni
sembrava, tutto aveva un carattere straordinario, irreale.  Gentile  viveva quei momenti, persino quelle praticissime
invitò a seguirlo per i corridoi del palazzo, che in parte  Gentile  conosceva. Arrivati ad un enorme cancello di legno scuro e
volte piú grande di quello del signore di Ferrara, che  Gentile  aveva un tempo visitato. Dava all'inizio un'impressione di
dietro la prima barriera di gigli. Avvicinandosi,  Gentile  si accorse che il metallo del cancello era argento
le spalle al cancello prezioso, e restò fermo e muto.  Gentile  si avvicinò, incerto, alla luce traforata del metallo.
giardiniere aveva accesso al giardino alla luce del sole.  Gentile  sentì delle voci chiare. Con il cuore in tumulto si
aveva scacciato la bella danza e la bella canzone. Ora a  Gentile  picchiava il cuore come allora. Vide volteggiare stoffe
toccarsi, si avvicinarono lentamente al cancello d'argento.  Gentile  vide braccia e caviglie cariche di monili, veli ornati di
nascosti, non intento come gli altri a ridere e adocchiare,  Gentile  vide uno sguardo di cupo azzurro, che al centro aveva una
e si voltò, ritirandosi fra le rose. — Andiamo, — disse  Gentile  alla sua guida, che senza dare un solo sguardo all'interno
Trattenendo nella memoria, nell'anima, l'immagine preziosa,  Gentile  percorse rapidamente il giardino grande, il passaggio, i
DE AMICIS L'IDIOMA  GENTILE  L'idioma gentil sonante e puro. V. ALFIERI, Sonetto. MILANO
Ad un tratto si udì un lungo fischio e vi fu silenzio. Una  gentile  dama ruppe contro la prua tagliente della nave una
nel tronco della Vecchia Quercia. Era un gufo molto  gentile  e freddoloso e aveva gli occhiali. Il suo berretto era
primi martiri. Fortunato Oroboni, Pietro Maroncelli, il  gentile  poeta Silvio Pellico, Federico Confalonieri languirono per
Quell'invito assoluto, mite, riportò  Gentile  nel terrore. La puntura al collo non si spostava, come un
di nero non cedeva. — Amilah, bella fra le belle, — disse  Gentile  con voce arrochita. — Certo sei a conoscenza che un pittore
di pacata, quasi allucinata ripugnanza, e taceva in attesa.  Gentile  si leccò le labbra. — Vinto dal desiderio di portare nel
portata al Sultano, insieme al racconto della tua colpa.  Gentile  tacque, preparandosi ad accusare l'uomo vestito di nero, di
della tela dipinta. Poi lo abbassò al pavimento, pensosa.  Gentile  sentí, appena percettibile, farsi meno pungente la lama sul
 Gentile  taceva, perché non toccava certamente a lui iniziare la
della bellezza della vostra città... Ma è il momento, mio  gentile  amico, di parlarti di un altro motivo della tua venuta a
cammino... Dunque ti ascolto. Maometto sorrise, e invitando  Gentile  a sedere accanto a sé, si accomodò su uno dei grandi
piccoli sussulti, come uccelli che tentassero il volo. —  Gentile  amico, — continuò l'Imperatore, — io non posso sopportare
diceva. Poi tornò a vagare con gli occhi dalla faccia di  Gentile  a quella di Giovanni, che restarono in silenzio, ben
voi nobili Anziani, non mi occorre consultare mio fratello  Gentile  io lo indico senza dubbio, e subito, come il piú adatto
ragioni, in verità decisive, spingono invece a scegliere  Gentile  per questa missione: accade infatti che, come forse sapete,
altri viaggi che quello da casa mia a San Marco...  Gentile  ha tempra robusta, adatta ai viaggi, e per di piú ha da
a una balia a Treviso, a causa della mia debole salute,  Gentile  ebbe una balia turca qui a Venezia, che gli raccontava
e gli insegnò la misteriosa lingua di Costantinopoli. E  Gentile  cosí bene l'apprese, che sempre era lui ad accompagnare
vorrà, prendere la via. E Giovanni, sbirciando questa volta  Gentile  con un sorriso truffaldino, abbassò la faccia come colui
abbassò la faccia come colui che umilmente s'apparta.  Gentile  sorrise. Il Doge, guardandolo, lo incoraggiò a parlare. —
una nuova! » Giovanni Bellini, che durante il racconto di  Gentile  aveva mutato la sua espressione allegramente cospirativa in
che occorreva sia ottenuto. Giovanni non può, e non vuole.  Gentile  vuole e può. A voi va bene, a noi va bene: anche
della linea di prua, a tre o quattrocento metri dalla nave,  Gentile  notò qualcosa di bruno e irregolare, e si alzò incuriosito,
di chiaro si poté scorgere: un misterioso groviglio.  Gentile  si voltò verso i marinai, per richiamare l'attenzione: ma
strana e spaventosa tenerezza. — Sono pescatori? — chiese  Gentile  a Mutak Amat, il capitano. — Uno doveva essere molto
una conchiglia che quello è uno scheletro di donna...  Gentile  si senti chiudere la gola, come se una mano violenta gliela
su una zattera, e affidarli alla crudele pietà del mare...  Gentile  rispose allo sguardo del turco senza una parola. Poi tornò
dolente fra le ginocchia. Impietrito nella sua assenza,  Gentile  ascoltava le parole dell'Imperatore, e vagava con gli occhi
che seguí, osservando il prezioso passaggio dei pavoni,  Gentile  si chiese, storditamente, se la bellezza del mondo possa
curva e sottile come la prima falce di luna. L'Imperatore e  Gentile  la guardarono con la stessa espressione sul volto. Tutti e
nel bosco. Nel suo esilio al di là del ritratto anche  Gentile  piangeva: non piú ormai per timore di morte, non per timore
pavimento prezioso. Se mai pittore vide morire una pittura,  Gentile  fu quello. Incurante di lui, Amilah posò il curvo pugnale e
la guida portava la cassetta dei pennelli e dei colori,  Gentile  percorse per l'ultima volta i corridoi ornati e il
Amilah giaceva sulla pedana nella stessa posizione in cui  Gentile  l'aveva vista la prima volta: stava sul fianco sinistro,
verde che aderiva dal morbidissimo fianco al polpaccio.  Gentile  preparò silenzioso cavalletto e colori, poi aggirò il
composta, e lo guardava con una specie di ritroso disgusto.  Gentile  restò immobile, nel terrore. Non capiva se il suo
mia figura addormentata... Tacque di nuovo, aspettando che  Gentile  parlasse: ma, come prima, lui non seppe aprire bocca, e
Era uno sguardo infinitamente ladro. Tacque di nuovo. Ora  Gentile  non guardava piú il ritratto: convinto di dover presto
pecore, galletti, muezzin, pescatori, mercanti, cani.  Gentile  entrò nel ventre chiassoso e frizzante della città mentre
dopo la parata di oggi, il mio vero e fraterno benvenuto.  Gentile  goffamente apri le braccia, in un vago gesto di
per la sua presenza: egli è solo in certo modo presente.  Gentile  tornò a guardare la luna. Anche Maometto, accanto a lui, la
Anche quell'attesa, in cui la mente di  Gentile  corse alle buone memorie, come a voler rivivere in fretta
L'Imperatore lanciò ancora uno sguardo, rapido, a  Gentile  e all'ingombrante cavalletto, inerte e deforme uccello di
che è un dono per te. Quasi lontano da sé, stordito,  Gentile  aveva smesso di provare paura: non per la via di salvezza
rispose Annibale, mi sarei messo il primo. Questo modo  gentile  di dar il primato a Scipione, mostra che Annibale, benchè
dei suoi capelli contrastano con la figurina accurata e  gentile  di Sergio, e darebbero soggezione agli altri compagni, se
questo punto avevo taciuto il suo casato. Ma è stato molto  gentile  e mi ha risposto così: «Scriva pure, signora, il mio nome».
ma poiché in fondo siete una signora voglio essere  gentile  con voi... Comandate pure il fuoco... Io me ne vado perché
le prove e una notte supplicarono la luna: — O bella e  gentile  regina della notte, dacci una prova che il signore della
vedendo in essa tanta singolare disposizione ad ogni più  gentile  disciplina, le fu dedicato un libretto, col fine di
fuoco e sprizzando scintille azzurre, una stellina con voce  gentile  si mise a parlare cosí: — Cari uccellini, perché quando
i pirati che assediavano Maracaibo, non ci era riuscito: la  gentile  Signora del Nulla si era rifiutata di accoglierlo fra le
Giuseppa... - la voce del dottore diventò improvvisamente  gentile  e il suo viso perse l'espressione irritata di sempre. -
Capita anche in sala di musica ed ecco sente una vocina  gentile  gentile uscire dalla coda del pianoforte: — Lamberto,
anche in sala di musica ed ecco sente una vocina gentile  gentile  uscire dalla coda del pianoforte: — Lamberto, Lamberto,
costui solo una figliuola di nome Amalasunta, bellissima e  gentile  del corpo, ma anche più bella e più gentile dell'animo
bellissima e gentile del corpo, ma anche più bella e più  gentile  dell'animo essendo dal padre stata fatta ammaestrare sa
sconosciuto. Che cari bimbi que' suoi padroncini! Che  gentile  signora quella contessa, la quale avvezzava i figliuoli
la Reginotta ebbe tolto di dito quell' altro anello, tornò  gentile  e tranquilla. Allora il Re le disse: — Questi è il tuo
come al solito, aspettare il passaggio di una persona,  gentile  che picchiasse per lei. Nonna Bettina accolse con fare
parti. Lucrezia, Loredana e il piccolo Alvise poterono, per  gentile  concessione del Bragadin, salire a bordo della nave
babbo non sapeva staccarsi dalla sua Loredana, così bella e  gentile  nel vestitino di raso bianco a ricami azzurri, con una
rese altissimi onori. Veronica non era bella; ma era così  gentile  e la sua conversazione così dotta e graziosa, che tutti ne
una lunga e buona instituzione e disciplina non si faccia  gentile  e docile; nè sì buono e felice, che senza buona e diligente
a camminare. Non gli menate in alcuna casa ove non sia una  gentile  e casta creanza; perchè, siccome dai luoghi che sono d'ogni