Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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porti? Ninetta si stringe al suo collo e le susurra: - Lo  do  a Lucrezia. È così povera! Un po' di acqua zuccherata le
Non parla mai e lavora sempre ed ogni volta che le  do  un soldo d'oro, lo mette da parte nella sua sacca. — Oh! —
movimento delle gambe. Domani farai una corsa a Milano, ti  do  l'indirizzo di una palestra, mi andrai a cercare un pugile
certo, che in cantina ce n' erano a bizzeffe. - Vi  do  quaranta lire di Ragù e della sua femmina. - Sì, sì, mamma;
— Zitti! ecco del pane e del formaggio. — Ma Ranocchino  do  v' è? — È morto! - Disse così per non esser seccato. E il
verso di persuaderla. — O Ranocchino, o nessuno! — Te lo  do  io Ranocchino! — E il Re, afferratolo per una gambetta,
d' oro, La pelle del Re Moro, Il pesce senza fiele. Gli  do  tempo tre anni. Se no, non mi può avere. - Il Reuccio partì
fare un elenco compiuto, che sarebbe troppo lungo; ma ti  do  qualche esempio in un dialogo nel quale un Tizio mi
ai suoi caldi raggi. Il sole esclamò: — Adesso gliela  do  io una lezione alle farfallette che vi hanno fatto tanto
Se ci si combina, lo prendo. — Ve lo  do  per un soldo. — Il cenciaiuolo le tolse il bimbo di braccio
il Re rimase! — Qui c' è un mistero! bisogna scoprirlo. Vi  do  tempo tre giorni. — Col Re non si scherzava. I ministri
le vuoi bene. - Le voglio bene. I danari che guadagno li  do  tutti a lei. - Figuriamoci quanti guadagni!... Bevi un po'
che a quanti giovani mi chiedon consiglio,  do  questo consiglio: - Studiate a mente. Una pagina di prosa o
po'. Se tu dici a. un bambino, per ischerzo: - Bada che ti  do  una manata o uno scapaccione -, all'orecchio della mamma
non manda me a Orta, invece? — sorride il barone. — Le  do  la mia parola d'onore che vado, mi esibisco e torno. Vado a
clava. "Bene," dichiarò in tono risoluto "il colpo ve lo  do  io, in testa, con l'elsa della mia spada se non uscite
si fa un po' di stile libero? Due giri del lago, ti  do  mezzo giro di vantaggio. Ottavio si scusa col dire che
più brevemente che posso, e a modo di onesto passatempo,  do  un piccol cenno di bizzarrìe sì fatte, e de' loro scrittori
La palla! Le biglie! Non vi piace più restar chiusi! Ve la  do  io! Erano parole! Il professor Raz aveva il viso severo e
creduto. Con un visino dignitoso e grave, disse: — Ti  do  la mia parola d'onore che morirò! La portinaia introdusse
voglia bene a me! La Società dello Stucco è una stupidità!  Do  le dimissioni! Do le dimissioni! Poi aggiunse sottovoce: —
La Società dello Stucco è una stupidità! Do le dimissioni!  Do  le dimissioni! Poi aggiunse sottovoce: — Scrivete sul
grosso, che gli altri chiamano «Professor» e gli fa: —  Do  you speak english? Il professore si rischiara tutto e
— Ebbene... — disse — me ne vado. Non mi vedrete più. Ma ti  do  la mia parola di non essere venuto qui perchè le Camicie
—. Domani resterete in classe fino alle due. Ve lo  do  io lo stucco! Ed ora via, filate! — Ossequi! — dissero in
— disse Boka —. Tu prendi il tram per andare a casa. Ti  do  i soldi. Mise la mano in tasca. Ma il presidente non aveva