Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ma credo che non faccia male a nessuno. — Quel tipo non  mi  piace affatto! — brontolò Cipí. — Perché di giorno non si
andata subito da lui... — E lui che cosa ti ha detto? —  Mi  ha detto che i figlioli spesso lasciano la famiglia per
per andare in cerca della felicità, e non tornano più...  Mi  ha detto tante parole belle per farmi coraggio, ma il mio
questo tetto c'è un mistero che bisogna scoprire, e se tu  mi  aiuterai... Ma la parola gli mori in gola perché davanti ai
diventerò dopo scorticata, non direste che il servigio che  mi  renderete è pessimo. - Il barbiere stese la dichiarazione e
Siccome vi farò soffrire non poco, sarebbe meglio che  mi  pagaste avanti; dopo potreste perder la memoria. - Ma
chè voglio apparir bella come la sorella mia, e dopo che  mi  avrete scorticata, andrò dal cavadenti a farmi cavare le
dal cavadenti a farmi cavare le radici dei denti rotti, poi  mi  strapperò i cernecchi e allora a Palermo, nè in tutto il
L'autista, ignaro di ciò che gli capita sopra la testa,  mi  guarda con la faccia chiusa come un pugno, abbassa il vetro
di un nuovo incontro con don Giovanni il capo-birro. - E se  mi  dicesse: Lèvati la scarpa e la calza? - Non è lo Spirito
la sera che Cuddu le raccontò: - Oggi compare Sidoro non  mi  ha dato la solita lettera, ma due belle pagnotte e una gran
lettera, ma due belle pagnotte e una gran fetta di cacio.  Mi  ha detto: questa con la crocetta sotto la darai a
la mantellina ti serve meglio. Ecco le due pagnotte. - E se  mi  incontra?... - Chi? Il capo-birro. Con la neve non va
mio discepolo, rinneghi sè stesso, prenda la sua croce e  mi  segua. - E cosa voleva dire Gesù? Voleva insegnarci che, a
far della sera Egli disse agli Apostoli: - Tutti quelli che  mi  hanno seguito fin qui sono digiuni. Bisogna dar loro da
il direttore, sparando ghiaietta con le ruote posteriori. -  Mi  sa... - fece il dottor Pastori, prendendo a braccetto
signorina Delfina. — Questo lavoro, — dice Delfina, — non  mi  convince. — Io lo trovo facilissimo, — ribatte Armando. —
anche a lei piace fare ginnastica. Di che si lamenta? — Non  mi  lamento, ma delle cose mi piace sapere il perché. — E
Di che si lamenta? — Non mi lamento, ma delle cose  mi  piace sapere il perché. — E quando l'ha saputo, che ci fa?
«Lam», «Al» e «Um». — Finora, per fortuna, — dice, — non  mi  sono mai sbagliata. — Vedrà che ci prende la mano. Ma non
prende la mano. Ma non creda, anch'io ho le mie difficoltà.  Mi  vengono in mente ogni sorta di parole che cominciano per
sono pagata per dire Lamberto; se dicessi lampeggiatore  mi  sembrerebbe di rubare il salario. Ogni tanto, giú in
che il barone non può fare a meno di pensare: «Senti come  mi  vogliono bene».
mare e per terra, e mia madre quando sono uscito  mi  ha detto: «Esci, cercala bene e la troverai!» Ora, giacchè
finestra, è caduto il fuso. Io gliel'ho raccolto ed ella  mi  ha detto: «Chi mi raccoglie il fuso dev'essere mio sposo.»
il fuso. Io gliel'ho raccolto ed ella mi ha detto: «Chi  mi  raccoglie il fuso dev'essere mio sposo.» Io non ho nulla in
fece sentire la sua voce. "Che diavolo volete! Perché  mi  chiamate?" "Non vi vedevo più..." "Perché ero alla
con la bocca, capitano, per le vostre smargiassate!" "Voi  mi  state mancando di rispetto, sergente..." "Voi appartenete
meridiano e parallelo e spiccando un balzo indietro. "E non  mi  dicevate nulla! Io non mi preoccupo per me ma per voi!" "I
un balzo indietro. "E non mi dicevate nulla! Io non  mi  preoccupo per me ma per voi!" "I mussurana non attaccano
ironicamente. "Si tratta del serpente di pietra di cui  mi  avete parlato. Il serpente piumato..." "Già— Siamo
di nemici?" "Peuh!" esclamò il capitano Squacqueras. "Non  mi  posso lamentare..." "Dunque, sarebbero tanti!" "No,"
sarebbero tanti!" "No," puntualizzò il capitano "non  mi  posso lamentare perché, se mi lamentassi, potrebbero
puntualizzò il capitano "non mi posso lamentare perché, se  mi  lamentassi, potrebbero pensare di avermi fatto male e
in difficoltà, Sua Maestà Cristianissima il Re di Spagna  mi  ha trasferito qui dal suo vicereame di Milano..." "E che
erano bravi per niente... Soltanto il loro capo, il Griso,  mi  fece un po'di resistenza, ma lo uccisi con un colpo di
i bauli delle auto e poi porto via i carrelli vuoti.  Mi  passano per le mani pacchi e pacchetti, borse e borsette,
ed entro anch'io, così, per scongelarmi un po'. Poi  mi  viene in mente un'idea fantastica: farò una spesa super!
mamma! - risponde l'ometto - tra poco esco di nuovo e  mi  impolvero un'altra volta. La mamma tace e scodella la
- E il figlio rispose: - Padre, io farò tutto ciò che voi  mi  avete raccomandato. (Libro di TOBIA, c. 4 e 5).
Bellissima fece segno di sí con la testa. - Sí? Che cosa  mi  dici? Che Rosetta verrà presto? - Sí. - E se non venisse? -
stracci ebbe il natale, che ho inteso subito per la carta,  mi  hanno fissato in quell' idea, e ho buttato là a caso." "E
e que' de' santi sacri inchiostri." "Oh! ora tutto  mi  torna a capello, e la ringrazio." "Gl'indovinelli
i tuoi figliuoli grandi e piccoli dell'allegra giornata che  mi  faceste passane in casa vostra, e mantengo la promessa, che
con molto brio e con molta arguzia, intesi dire dall'uno: -  mi  sono sbagliato, - dall'altro: - niente del tutto, - da
fa delle stoviglie e del Galateo. A una scuola così fatta  mi  par quasi preferibile l'uso del dialetto, col quale i tuoi
vita libera: un giorno lo chiarii dei tre errori, ed egli  mi  confessò che erano un' eredità di famiglia, che in casa
canzonatoria, che è la più efficace. Di' a Eleonora che se  mi  racconterà qualche altra disgrazia arrivata a qualche sua
è più vecchio d'uno di cinque, è ridicolo: A Luigina, che  mi  disse tre volte: - Ho fatto una malattia - di' che mi son
che mi disse tre volte: - Ho fatto una malattia - di' che  mi  son dimenticato di domandarle se non aveva di meglio da
messo qualche isola, e altre navi: era un progetto che  mi  piaceva. Avremmo potuto metterci anche i delfini e i pesci
non è vero? — Certo. — Poi però, immaginandomi la figura,  mi  veniva una specie di insoddisfazione, e pensavo che, non so
Credo di capire che cosa sentivi. E allora? — Allora  mi  è venuto all'improvviso, cosí, un pensiero nuovo:
nel suo mare cangiante, o il puro orizzonte marino. — Cosa  mi  volevi dire sul nuovo prato, Madurer? - chiese Sakumat. —
il pallore della malattia. — Sbagliato! Volevo dire che  mi  piaceva moltissimo vedere la nave avvicinarsi. E anche il
moltissimo vedere la nave avvicinarsi. E anche il prato,  mi  piacerebbe vederlo crescere piano piano. — Vuoi che lo
Sakumat. — Ma visto che il prato crescerà lentamente, forse  mi  potrò abituare. Quando, piú tardi, venne il burban a
seria e coraggiosa, veramente degna di lui. - Appena  mi  lasciano solo - disse fra sè - mi metto io a caccia di
degna di lui. - Appena mi lasciano solo - disse fra sè -  mi  metto io a caccia di quella vagabonda di mia sorella; e le
per venire a trovarti, e ripeterti che ti voglio bene.... -  Mi  vuoi bene? Proprio sul serio mi vuoi bene? - domandava l'
che ti voglio bene.... - Mi vuoi bene? Proprio sul serio  mi  vuoi bene? - domandava l' altra voce. - E potresti
La mia buona mamma sta in pena, la mia dolce Rita  mi  cerca.... O come hai coraggio di non credere che ti voglio
- Ma come farò, se ti debbo veder più di rado, come tu  mi  proponi, per acquietare i tuoi di casa? Io soffro quando
che non ti dimenticherò mai, che mai sposerò un altro! Tu  mi  credi, non è vero? - E Rosicalegno le baciava piano piano,
cosa e poi disse: — Maestà, vi manca il meglio. — Che cosa  mi  manca — L'albero che parla. — Infatti, tra quelle rarità,
stese la mano e strappò due foglie. — Ahi! perchè  mi  strappi? — Il Re, con tutto il suo gran coraggio, rimase
dovessi andare in capo al mondo. Ma tu, perchè non  mi  rispondevi la notte scorsa?
un paio di riprese, — dice, sempre con il punching ball  mi  annoio. — Troppo onore, zio. — Dài, non voglio picchiarti
quattro... — Cosa stai facendo? — In assenza dell'arbitro,  mi  conto da solo. Nove, dieci... Sono K.O., non puoi piú
Ottavio, che le restituisce il sorriso e scherza: — Non  mi  chiamo né Lamberto né Alberto, mi chiamo Ottavio.
sorriso e scherza: — Non mi chiamo né Lamberto né Alberto,  mi  chiamo Ottavio.
cerca legna per il fuoco. - Se tu  mi  segui. trovo io il modo - esclamò Guccio con una fermezza
strisciando sul terreno. - No, mormorò loro Guccio, i cani  mi  conoscono e se ne staranno zitti. Ma se sentono voi faranno
E ora, se vi movete,  mi  avanzo io, — dichiarò. Tutto il mondo sa che non si può
— No! — gridò Pic. — Ti prego, forte, invincibile Tit.  Mi  rimanderanno al ginnasio. Abbi pietà di me! I denti dei tre
Lamberto, Lamberto, Lamberto... — Signorina, guardi che io  mi  chiamo Ottavio, — dice il medesimo. — Spiritoso, — osserva
— Anche questa è una bella favola. Ora però vorrei che  mi  dicesse la verità. Perché ve ne state lí a ripetere il nome
a dire la verità ne sono un po' stufa. Ho l'impressione che  mi  faccia male alla salute. — Anche gli altri cinque
— Come, arrivederla, dove va? — Vado a dormire. Sa,  mi  sono alzata presto per fare il mio turno. Ottavio vorrebbe
vecchi, che la sapevano lunga, gatta ci cova. E qui, se non  mi  sbaglio, dev'essere il segreto dello zio Lamberto».
a contare le pecore? — Ne conto un milione per sera, ma non  mi  addormento. — Ha provato a recitarsi il Piemonte di Giosue
risultati: lo sforzo di ricordare un verso dopo l'altro  mi  tiene sveglio. — Provi a studiare a memoria i Promessi
e sei e dare la colpa ai cibi guasti. Ma quella ragazza  mi  piace, è troppo carina per morire giovane. Mi andrebbe per-
ragazza mi piace, è troppo carina per morire giovane.  Mi  andrebbe per- fino di sposarla. Ma bando, per ora, ai sogni
valente donna di cui oggi  mi  tocca a parlarvi, valorose compagne mie, si appella Anna
encomio il maestro continuò con queste parole:"E tanto più  mi  compiaccio di questo cambiamento quanto esso è stato
lievi difetti questa Vita della Arduino." La lezione che  mi  diede sei mesi fa circa alla mia leggerezza la nostra
alla mia leggerezza la nostra direttrice, non nego che  mi  parve molto acerba allora; ma ora che ne conosco il
maestro, sarò gratissima, se i difetti del mio scritterello  mi  fa conoscere." "Volentieri, replicò il maestro. Prima di
già dicemmo disdirsi ad una grave scrittura. Oltre di ci�  mi  hanno un poco urtato certe voci e modi errati, come
essere forti e sopratutto essere forti nell'anima. Ora io  mi  domando: se l'Italia era così divisa fra genti e dinastie
perché lui oramai ha imparato a soffiarsi il naso. -  Mi  basterebbe il contorno d'insalata senza la carne. - Non c'è
Non andartene, cara Rosa. Ora che la gallina è morta, chi  mi  farà compagnia? Bellissima non sa neppure parlare. Sa dire
Casa di commercio, e me lo mise aperto sul tavolo. - Veda -  mi  disse - le prime pagine. Io vi cominciai a notare parole e
di quelli scritto accanto: - Guàrdati! -; quelli appunto,  mi  spiegò l'amico, che solevano più spesso scappare anche a
più frequenti nella conversazione della gente per bene.  Mi  cadde sott'occhio, fra l'altro, una pagina di Spazzature,
dagli altri. Ma sopra ogni cosa attirò la mia attenzione e  Mi  parve strana una grande quantità di parole e di frasi
o da una bandierina disegnata: parole e frasi, che l'amico  mi  disse d'aver appuntate così a caso, dove prima gli veniva,
cui si devono dei riguardi. Arrivato a questo punto, benchè  mi  destasse un senso, d'ammirazione l'amor della lingua
il bottegaio non se n'ebbe per male; tutt'altro. - Bene! -  mi  disse. - Mi fa piacere di vederla ridere. È il commento che
non se n'ebbe per male; tutt'altro. - Bene! - mi disse. -  Mi  fa piacere di vederla ridere. È il commento che desideravo
impura. Diceva fuor dei denti: - Queste son bricconate,  mi  scusi. - Questo non è uno scrivere da galantuomo. - O dove
di cose militari. - Ma è proprio proprio costretto -  mi  domandava qualche volta - a servirsi di codesto orribile
orribile gergo caporalesco? - Io rispondevo di si, e  mi  giustificavo umilmente. Ed egli mi diceva: - La compiango!
- Io rispondevo di si, e mi giustificavo umilmente. Ed egli  mi  diceva: - La compiango! - E forse fu la compassione che mi
mi diceva: - La compiango! - E forse fu la compassione che  mi  mantenne la sua amicizia. Il giorno prima di lasciar
All'angolo di via degli Alfani, prima di lasciarmi,  mi  disse qualche parola benevola, raccomandandomi la lingua.
venisse una volta a Torino, abbia la bontà d' avvertirmene.  Mi  metterò ai suoi ordini. Sarò felice di rivederla e di
stringendomi la mano. - Buon viaggio, e a rivederla. E  mi  lasciò. Ma fatti pochi passi, mi richiamò con un cenno, e
viaggio, e a rivederla. E mi lasciò. Ma fatti pochi passi,  mi  richiamò con un cenno, e mi disse: - Senta. Combinazione,
lasciò. Ma fatti pochi passi, mi richiamò con un cenno, e  mi  disse: - Senta. Combinazione, per caso o casualità, mi
e mi disse: - Senta. Combinazione, per caso o casualità,  mi  perdoni, è orribile. E se n'andò senza dir altro. Furon
da cui sta entrando il grosso Segantino. - Reverendo,  mi  perdoni se entro in questo modo: ho bussato, e forse non mi
mi perdoni se entro in questo modo: ho bussato, e forse non  mi  ha sentito. Son questi i crociati, i ragazzi perseguitati
a fiori la fronte imperlata di sudore. - Allora  mi  son detto: per via di questa birbonata non deve fallire la
— Tu fai osservazioni a un uccello? Come ti chiami? —  Mi  chiamano... Margherí, — rispose aprendo un poco i petali
poco i petali per far sentire la voce. — E tu? — Io invece,  mi  chiamano... Cipí. — Non ti vedo mai da queste parti, —
e concluse: — Sono in mezzo a tante cose belle, eppure  mi  sento tanto sola... Da tanti giorni il vento si è
modesta, — disse la buona Regina, — e cosí paurosa. Non  mi  riesce di vedere che uno dei tuoi occhietti rossi, che fa
- Brutto dentino cattivo - dice con stizza - perchè  mi  tormenti? non ci stai bene in casa mia? - No, proprio -
Alidosi! Sei bello, sei conte, ma sei di quelli che non  mi  piacciono! E poi... so che hai il fiato un po' pesante...
ancora un poco, e fatti guardare... Quest'anno non  mi  è ancora piaciuto nessuno: perché non potresti essere tu
No, bolso! No, testone! Tu sei dei novantanove che non  mi  piacciono! Sei dei novecentonovantotto che mi disgustano!
che non mi piacciono! Sei dei novecentonovantotto che  mi  disgustano! Sei dei novemilanovecentonovantasette che mi
mi disgustano! Sei dei novemilanovecentonovantasette che  mi  fanno schifo!» Come avesse preso una frustata sugli occhi,
Malaspina; la quale, confermando a me il fatto, che  mi  pareva incredibile, mi scrisse: "In non ho merito punto:
confermando a me il fatto, che mi pareva incredibile,  mi  scrisse: "In non ho merito punto: feci soltanto il dover
più di me. Il babbo comincia ad alzarsi lieto e scherzare:  mi  par sempre un miraclo; o per avare tal soddisfazione mi
mi par sempre un miraclo; o per avare tal soddisfazione  mi  sarei fatte tagliare anche le mani. Le ferite per la
in venti giorni si sono rimarginate, ed ora non  mi  ricordo più nemmeno il dolore passato." Quando si vedono
e lesse con voce commossa: "'Caro nipote, ho capito che non  mi  volete con voi, perciò ho deciso di fare da sola. Parto con
da sola. Parto con Jolanda, il tuo nostromo Nicolino che  mi  si è affezionato e il mio maggiordomo. Un bacio dalla tua
"Se ne è andata..." "Coraggio!" gli disse Morgan. "Il cuore  mi  dice che tornerà..." "Ma certo che torna!" esclamò il
ogni mano. Il suono sale alto come un fumo. È quasi buio.  Mi  sento uno stregone che chiama gli spiriti. Qualcosa si
la faccia scura. E dice subito: - Ho visto una scena che  mi  ha disgustato. Un bambino veniva a scuola accompagnato dal
acqua che corre per non importunare quella che vediamo, se  mi  levo l'elmo... Il fatto è che mi piacerebbe vederla meglio,
quella che vediamo, se mi levo l'elmo... Il fatto è che  mi  piacerebbe vederla meglio, e liberamente, e che forse anche
già vedeva piegarsi i fiori intorno. «Questa, semmai,  mi  ha convinto d' amore !» E ripartirono con nuovi pensieri:
Chi, per condolersi con me d' una disgrazia qualsiasi,  mi  scrive un semplice p. c., m'ha l'aria di voler dire per
della convenienza e della finezza. Hai ragione, invece, se  mi  dici che si può far di meno della parola PACCHÉO, che vien
quasi mezzo secolo che ogni volta ch'io trovo quella parola  mi  ricordo d' essermi scervellato un bel pezzo a pensare come
coscienza sono ben sicuro di non aver usata mai, benchè  mi  sia occorso chi sa quante volte d'esprimere l' idea ch'essa
o con un'altra meno propria. Dunque, memento. - Come? -  mi  domanderai -; anche alla Padella ci dobbiamo fermare? - Sì,
per riparar l'olio o la cera? - Ma son minuzie, -  mi  rispondi -; o se m'occorrerà due volte o tre nella vita di
abito d'uomo a lunga falda? Che cosa dice il Sor, Palandra?  Mi  par di vederlo.
- Zio, dite quel che volete, ma io stasera voglio che  mi  prestiate il porco per andare da quella maledetta ragazza.
morire. - E poi, quando glielo hai detto? - Ammazzarla!  Mi  pare d'aver diritto di vendicarmi. - Fa' quel che vuoi, -
la tua infamia e voglio il tuo sangue, per tutto quello che  mi  hai fatto spargere. - Ditemi: - domandò la bella ragazza. -
la gran perdita di sangue? - Se volete salva la vita, non  mi  mettete a cimento, non parlate di quel sangue che grida
suoi Ostrogoti, e a ricondurre in vita la morta civiltà  mi  penso che tutte si troveranno d' accordo ad approvare che
ragazze assentirono; allora la direttrice volta al maestro:  Mi  pare, disse, che lei, signor maestro, avesse fatto cenno
di Amalasunta: ma volevo anche aggiungere che in essa vita  mi  hanno un pochino dato nel naso, non dirò tre errori, ma tre
per prima voce: detto di uno è detto degli altri secoli.  Mi  ha inteso bene? Sì, signore: la cosa è semplicissima, e
anche di coloro che la pretendono a maestri. Altra cosa che  mi  ha fatto mal suono è quell' azzardoso, detto di Teodòto. Le
avventato, arrischiato o simili. Un'altra cosa che non  mi  è piaciuta è quel Teodòto che aveva antipatia alla civiltà
è quel Teodòto che aveva antipatia alla civiltà qui  mi  pare eh' ella abbia peccato d' improprietà l' antipatia è
di stuzzichini alle sei e un quarto. Verso sera suo papà  mi  ha accompagnato a casa con una macchina grande come un
banconota da cinquanta euro sotto il naso dell'ufficiale. -  Mi  dispiace ma non ho il resto — ha sentenziato il vigile
Si presentò con grande sussiego l'asino sapiente. Perchè  mi  dànno sempre dell'asino se esso è sapiente? - domandò
rivolgendosi a tutti i ragazzi del pubblico - Uno di voi  mi  dica a voce alta una di queste lettere: e il mio fedele
— spiegò Cipí, — fingeva di dormire, pareva morto, io  mi  sono avvicinato per vedere se aveva gli artigli e lui,
avvicinato per vedere se aveva gli artigli e lui, zaff!,  mi  saltò addosso e mi strappò la coda. In quel momento i
se aveva gli artigli e lui, zaff!, mi saltò addosso e  mi  strappò la coda. In quel momento i passeri smisero di
modo in cui questa mattina, al cancello del giardino, tu  mi  hai guardata. Il tuo sguardo era diverso da quello
anche dallo sguardo prezioso e forte che il mio signore  mi  dona... Era uno sguardo infinitamente ladro. Tacque di
di lei, per ricordarsela nell'eternità. — Il tuo sguardo  mi  ha reso inquieta, straniero, - continuò Amilah con voce
la faccia. — Per l'intero giorno un misterioso sgomento  mi  ha tenuto, e alla sera il mio sonno è stato incerto e
è stato incerto e lieve, contrariamente al solito. Cosí non  mi  è sfuggita la tua presenza... Ma ho detto abbastanza: parla
ancora? Sí, aspetta ancora. E la trombetta d'argento? Oh,  mi  dimenticavo. Una volta, suonò. Suonò tanto piano che la udí
non avrei detto parole tutte schiettamente italiane? non  mi  sarei fatto intendere da tutte quante? "Sì, sì, esclamarono
il maestro con tali parole: "Abbigliatoio è voce che molto  mi  piacerebbe; ma a chi riesce metterla nell' uso? "A chi
ad abbigliarci, non posso dire: fammi uno specchio; se no  mi  fa una spera. Così disse la signora Bettina; alla quale il
e forse usano ancora, la bella voce specchiera." "Codesta  mi  piace, - disse la signorina; e soggiunse: O se vorrò dire
è la mia casa, uomo delle montagne. Chi sei? E perché  mi  cerchi? — Io sono Kumdy, uomo di bastone del burban Ganuan,
Egli ti regala il cavallo che porto legato al mio, e  mi  fa dire che l'opera che vorrebbe affidarti ha un valore
rimandato a domattina questa conversazione. Ma l'ansia  mi  preme nel petto, e la domanda che devo farti non vuole
quieta, come un cavallo giovane e forte. E io credo che  mi  ballerà nel cuore tutta la notte, se non avrà il fieno
tua domanda, avrà da me una risposta leale. E se proprio  mi  sarà impossibile dartela subito, avrò in questo modo la
tua richiesta, signore, perché dal modo in cui si annuncia  mi  sembra diversa da quelle che di solito ricevo, e muove un
scienza e sapienza sono venuti in questa casa: tutti  mi  hanno spiegato, superandosi in bravura, la natura
e quanto è bugiardo l'affetto. Ma poiché, se non  mi  inganno, hai generosamente accettato la mia preghiera, la
- Poi rivolta al Cavaliere: - Signor Cavaliere, per favore,  mi  vuol raccogliere quel fuso? - Il Cavaliere si voltò in su
debbo lavorare giorno e notte. Ora ho detto fra me: «Se  mi  cade il fuso, quello che me lo raccoglie deve essere il mio