Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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come poesia, non c'è malaccio..." disse  il  Viceré. "Questo è soltanto il titolo... Ora sentite il
non c'è malaccio..." disse il Viceré. "Questo è soltanto  il  titolo... Ora sentite il resto..." Giovanna che aveva i
il Viceré. "Questo è soltanto il titolo... Ora sentite  il  resto..." Giovanna che aveva i suoi guanti alla
 il  lavoro, vi è ROMA, la città mondiale e capitale d'Italia.
la città mondiale e capitale d'Italia. In essa risiede  il  Re ed in una parte di Roma, la città del Vaticano, risiede
Re ed in una parte di Roma, la città del Vaticano, risiede  il  Papa, capo di tutti i cattolici del mondo.
tempo dei tempi regnava in Sicilia  il  re Guglielmo II che era così virtuoso, onesto e pio, che il
il re Guglielmo II che era così virtuoso, onesto e pio, che  il  suo popolo gli aveva messo il soprannome di Buono, anche
virtuoso, onesto e pio, che il suo popolo gli aveva messo  il  soprannome di Buono, anche per distinguerlo dal padre suo
Buono, anche per distinguerlo dal padre suo Guglielmo detto  il  Malo per le sue scelleraggini. Guglielmo II era buono con
come coi Saraceni, coi ricchi come coi poveri. Aveva  il  cuore candido come la neve, non faceva mai torto a nessuno,
benchè fosse anche bello e colto, non era felice.  Il  pessimo governo del padre, le tante ingiustizie e ruberie
ingiustizie e ruberie commesse che avevano così impoverito  il  popolo di Sicilia, erano per lui come un continuo
Sicilia, erano per lui come un continuo rimprovero. Quando  il  giovinetto Re vedeva i mendicanti a frotte recarsi alla
provava un dolore da non dirsi ed esclamava con tutto  il  fervore: - Vergine santa, datemi il mezzo di rimediare a
ed esclamava con tutto il fervore: - Vergine santa, datemi  il  mezzo di rimediare a tanta miseria e vi erigerò un tempio
- Un giorno Guglielmo traversava su un bianco cavallo  il  quartiere della Kalsa, in prossimità del mare, tutto
tutto abitato da Saraceni pescatori. Era triste secondo  il  solito e si recava con poco seguito a pregare nella piccola
pregare nella piccola cappella della Vittoria, dalla quale  il  bisavolo suo, il conte Ruggiero d'Altavilla era penetrato
cappella della Vittoria, dalla quale il bisavolo suo,  il  conte Ruggiero d'Altavilla era penetrato con l'aiuto della
tutti bianchi, e stendendo la mano adunca fino ad afferrare  il  cavallo per il morso, dice nella sua lingua: - Io, Re
e stendendo la mano adunca fino ad afferrare il cavallo per  il  morso, dice nella sua lingua: - Io, Re potente, so molte
briglia ed entri nella moschea maggiore e preghi Allah e  il  suo profeta, io ti rivelerò dove tuo padre nascose tutti i
e la rimprovera acerbamente. Questa vuol calmarlo, ma  il  sangue incomincia a scorrere sul volto del Reuccio, che
del Reuccio, che tutto irato corre alla terrazza, chiama  il  porco, lo inforca e giunge insanguinato da far paura al
e grida e si lamenta e mette sottosopra la Reggia.  Il  Re, quando lo vede, si mette le mani nei capelli e si
che dire, e in un momento tutta la capitale è informata che  il  Reuccio è moribondo. Ne è informato anche il Duca zio, che
informata che il Reuccio è moribondo. Ne è informato anche  il  Duca zio, che corre subito, si sbraccia, propone rimedi e
a consulto i medici della capitale, e tutti, vedendo  il  viso del Reuccio che mandava sangue da mille ferite, si
strana e nuova e non sapevano che cosa consigliare. Intanto  il  paziente, che piangeva per una pipita alzata intorno
commiserava. - Qui non c'è che da fare un bando! - suggerì  il  Duca zio che già aveva suggerite tante cose. E il Re, che
- suggerì il Duca zio che già aveva suggerite tante cose. E  il  Re, che non aveva più testa, e si faceva guidare in tutto e
guidare in tutto e per tutto dal cognato, disse: - Facciamo  il  bando! - Il bando fu fatto e annunziava: «Chi guarirà il
e per tutto dal cognato, disse: - Facciamo il bando! -  Il  bando fu fatto e annunziava: «Chi guarirà il Reuccio avrà
il bando! - Il bando fu fatto e annunziava: «Chi guarirà  il  Reuccio avrà una grande ricopensa.» Lasciamo il Reuccio a
guarirà il Reuccio avrà una grande ricopensa.» Lasciamo  il  Reuccio a smaniare e torniamo dalla bella ragazza. Il
il Reuccio a smaniare e torniamo dalla bella ragazza.  Il  giorno dopo della fuga del Reuccio, quando ella sedette a
triglia, nell'aprirla vide che gettava sangue. Ella chiama  il  cuoco e lo rimprovera perchè non aveva cotto bene il pesce.
chiama il cuoco e lo rimprovera perchè non aveva cotto bene  il  pesce. - Il pesce è stato al fuoco un'ora, e in un'ora si
e lo rimprovera perchè non aveva cotto bene il pesce. -  Il  pesce è stato al fuoco un'ora, e in un'ora si cuoce dieci
volte una triglia. Questa non è cosa naturale, - risponde  il  cuoco. Allora la bella ragazza chiama la sua cameriera che
che pensa a Vossignoria sta per morire svenato. - È dunque  il  Reuccio che muore per le ferite dei pezzetti di cristallo!
sulle ferite, ne farà uscire tutti i pezzetti di vetro, e  il  Reuccio sarà immediatamente salvo. - La bella ragazza si
- La bella ragazza si traveste da dottore, s'impiastriccia  il  viso con una pomata giallastra, si tinge le sopracciglia,
distante. Per tutto incontrava messi reali che facevano  il  bando. «Chi guarirà il Reuccio avrà una gran ricompensa!» E
incontrava messi reali che facevano il bando. «Chi guarirà  il  Reuccio avrà una gran ricompensa!» E per tutto vedeva
del Reuccio. Giunta che fu a Palermo, andò subito sotto  il  Palazzo Reale e chiese di essere ammessa in camera del
un medico, salirono dal Re e gli fecero l'ambasciata.  Il  povero Re, da che il figlio era in quello stato, non
dal Re e gli fecero l'ambasciata. Il povero Re, da che  il  figlio era in quello stato, non dormiva e non mangiava più,
non dormiva e non mangiava più, e sempre aspettava che  il  bando fatto gli portasse chi aveva il rimedio per guarire
sempre aspettava che il bando fatto gli portasse chi aveva  il  rimedio per guarire il Reuccio. Non appena gli dissero che
bando fatto gli portasse chi aveva il rimedio per guarire  il  Reuccio. Non appena gli dissero che c'era un medico così e
al Re che, se l'avesse lasciata sola, gli avrebbe guarito  il  figlio. Il Re uscì, i medici di Corte che assistevano il
se l'avesse lasciata sola, gli avrebbe guarito il figlio.  Il  Re uscì, i medici di Corte che assistevano il ferito
il figlio. Il Re uscì, i medici di Corte che assistevano  il  ferito uscirono, e il finto medico rimase solo e si sentiva
i medici di Corte che assistevano il ferito uscirono, e  il  finto medico rimase solo e si sentiva lacerare il cuore
e il finto medico rimase solo e si sentiva lacerare  il  cuore vedendo il Reuccio tutto nero in viso, tutto gonfio e
medico rimase solo e si sentiva lacerare il cuore vedendo  il  Reuccio tutto nero in viso, tutto gonfio e sanguinante,
spasimare a quel modo. La bella ragazza cavò fuori  il  vasetto dell'unguento, e piano piano ne unse tutto il viso
fuori il vasetto dell'unguento, e piano piano ne unse tutto  il  viso al Reuccio, ma per quanto facesse con tutta
delle dita e li cavava. Dopo un'ora erano tutti usciti,  il  Reuccio non urlava nè smaniava più e si sentiva sollevato.
Maestà, ho  il  rimedio per guarir la regina. Ma prima facciamo i patti. —
— Vuol dire che non ne farete nulla. - Stretto fra uscio e  il  muro, il Re accettò. Il forestiero cavò di tasca una
che non ne farete nulla. - Stretto fra uscio e il muro,  il  Re accettò. Il forestiero cavò di tasca una boccettina, che
farete nulla. - Stretto fra uscio e il muro, il Re accettò.  Il  forestiero cavò di tasca una boccettina, che gli spariva
una boccettina, che gli spariva fra le dita e disse: Ecco  il  rimedio. Questa notte, appena la Regina sarà addormentata,
regina partorì e fece una bella bambina. A questa notizia  il  Re diede in uno scoppio di pianto: — Povera figliolina, che
ne fate caso. — La Reginotta cresceva più bella del sole;  il  Re e la Regina n' erano matti. Quando entrò nei sette anni,
montagna, abbandonarla lassù e non averne più nuove! Ma  il  patto era questo: bisognava osservarlo. Il giorno che la
più nuove! Ma il patto era questo: bisognava osservarlo.  Il  giorno che la Reginotta compì i sette anni, il Re disse
osservarlo. Il giorno che la Reginotta compì i sette anni,  il  Re disse alla Regina:
I primi tre comandamenti riguardano direttamente Dio.  Il  primo ci comanda di riconoscerlo come unico vero Dio, di
di adorarlo e servirlo. Chi prega bene e serve fedelmente  il  Signore, adempie questo comandamento. Il secondo proibisce
e serve fedelmente il Signore, adempie questo comandamento.  Il  secondo proibisce di nominare senza rispetto il nome santo
Il secondo proibisce di nominare senza rispetto  il  nome santo di Dio; e sopra tutto proibisce il peccato
rispetto il nome santo di Dio; e sopra tutto proibisce  il  peccato bruttissimo della bestemmia. Il terzo ci ordina di
tutto proibisce il peccato bruttissimo della bestemmia.  Il  terzo ci ordina di onorar Dio nei giorni di festa,
in legno. Egli mal sopporta gli scolaretti in libertà e  il  loro chiasso. Oggi sono scesi in cortile più presto del
- Questi ragazzi seno sempre in festa? - e guarda, brutto,  il  calendario. Ma il calendario gli dice: - Undici novembre.
seno sempre in festa? - e guarda, brutto, il calendario. Ma  il  calendario gli dice: - Undici novembre. San Martino.
- Undici novembre. San Martino. Compleanno della Maestà  il  Re Imperatore. 11 novembre 1869. Tito Madia si rischiara. -
11 novembre 1869. Tito Madia si rischiara. - Benedetto  il  Re! È un padre per il suo popolo. Giusto quindi che i
Tito Madia si rischiara. - Benedetto il Re! È un padre per  il  suo popolo. Giusto quindi che i ragazzi festeggino il suo
per il suo popolo. Giusto quindi che i ragazzi festeggino  il  suo compleanno. - Neh, bambocci - dice affacciandosi alla
sprazzi di sole. È l'estate di San Martino. Poi scende  il  freddo e addio corse!
 Il  drappello di soldati spagnoli avanzava rotolando le botti.
soldati spagnoli avanzava rotolando le botti. Li comandava  il  sergente Manuel che ad un certo punto si fermò. "Non vorrei
E poiché nessuno gli rispondeva si voltò, ma non vide  il  capitano Squacqueras che poco prima marciava accanto a lui.
accanto a lui. "E dov'è?" esclamò. "Signor capitano!"  Il  capitano Squacqueras fece sentire la sua voce. "Che diavolo
Vi stavo guardando le spalle..." "Come capitano comandante  il  drappello, il vostro posto veramente sarebbe in testa" gli
le spalle..." "Come capitano comandante il drappello,  il  vostro posto veramente sarebbe in testa" gli disse il
il vostro posto veramente sarebbe in testa" gli disse  il  sergente che cominciava a capire con chi aveva a che fare
suo superiore. "Perché vi siete messo in coda?" "Perché è  il  posto più pericoloso!" rispose il capitano con sicumera.
messo in coda?" "Perché è il posto più pericoloso!" rispose  il  capitano con sicumera. "Non conoscete il proverbio latino:
rispose il capitano con sicumera. "Non conoscete  il  proverbio latino: In coda venenum?, cioè, nella coda c'è il
il proverbio latino: In coda venenum?, cioè, nella coda c'è  il  veleno? Ergo, stando in coda, c'è pericolo di morire
(storico).? Non ho paura di nulla io!" "Bum!" fece  il  sergente Manuel, stanco delle spacconate del capitano. Il
il sergente Manuel, stanco delle spacconate del capitano.  Il  capitano spiccò un balzo in aria guardandosi intorno,
volete per lo meno dare a me la mappa?" "La mappa?"  Il  capitano si ricordò e, aperta la giubba, scoprì la carta
aperta la giubba, scoprì la carta che gli aveva consegnato  il  governatore e che egli aveva collocato fra la giacca e la
messa sul petto per evitare che ve la rubino?" domandò  il  sergente Manuel, ironicamente. "Veramente," confessò il
il sergente Manuel, ironicamente. "Veramente," confessò  il  capitano "me l'ero messa sul petto per evitare una
equatoriali sono maledettamente umide! Eccovi la mappa..."  Il  sergente prese la mappa e la esaminò attentamente. "Secondo
disse "questa città incas dovrebbe essere collocata dove  il  settantesimo parallelo si incrocia col decimo meridiano..."
"Già," disse "ma come facciamo a vedere qui, dove  il  meridiano si incrocia col parallelo? Non abbiamo il
dove il meridiano si incrocia col parallelo? Non abbiamo  il  sestante per fare il punto!" "Elementare, sergente Manuel,
si incrocia col parallelo? Non abbiamo il sestante per fare  il  punto!" "Elementare, sergente Manuel, elementare!" disse il
il punto!" "Elementare, sergente Manuel, elementare!" disse  il  capitano. "Basta cercare queste caratteristiche righe nere
foresta. Immagino che saranno solo un po' più grosse..."  Il  capitano si chinò frugando con lo sguardo fra l'erba.
del suo petto. "Ecco appunto un meridiano!" esclamò. "E  il  parallelo non dovrebbe essere lontano... Infatti,
non dovrebbe essere lontano... Infatti, guardate..." E  il  capitano mostrò un altro grosso cordone "Ecco appunto un
meridiano!" esclamò... lucido e nero che, avendo sollevato  il  parallelo, era venuto su insieme ad esso poiché si
era venuto su insieme ad esso poiché si incrociava con  il  primo. "Ecco il parallelo!" annunciò trionfalmente. "Noi,
su insieme ad esso poiché si incrociava con il primo. "Ecco  il  parallelo!" annunciò trionfalmente. "Noi, veramente, li
"Noi, veramente, li chiamiamo mussurana" disse  il  sergente Manuel. "Però, debbo ricredermi sul vostro conto,
velenosi di quella lunghezza..." "Serpenti?" esclamò  il  capitano Squacqueras lasciando cadere a terra i presunti
di serpenti velenosi, caro capitano" rispose ironicamente  il  sergente, mozzando la testa dei due serpenti con la sua
la sua spada. "Comunque, imparate come si fa!" "Oh, ma ecco  il  serpente, meno male!" esclamò il capitano. "Come? Vi è
come si fa!" "Oh, ma ecco il serpente, meno male!" esclamò  il  capitano. "Come? Vi è passata la paura dei rettili?" si
"Come? Vi è passata la paura dei rettili?" si sorprese  il  sergente. Poi vedendo di che si trattava: "Ah, capisco!"
"Si tratta del serpente di pietra di cui mi avete parlato.  Il  serpente piumato..." "Già— Siamo arrivati!"
c' è un leone affamato: appena ti viene incontro, scuoti  il  sonaglino: non ti toccherà neppur esso. Ma non bisogna aver
l'acqua con tutte le vesti. - La Reginotta entrò. Ed ecco  il  drago con tanto di bocca, che stendeva il collo per
entrò. Ed ecco il drago con tanto di bocca, che stendeva  il  collo per inghiottirsela. Gli butta in gola la cipolletta,
chetamente, e si mette a dormire. Lei passa oltre. Ed ecco  il  gigante tutto coperto d' acciaio, che si slancia incontro
terribili urli. Gli mostra la lama del coltellino, e  il  gigante va a rannicchiarsi in un canto. La Reginotta passa
canto. La Reginotta passa oltre nella terza stanza. Ed ecco  il  leone, colle fauci spalancate, colla coda rizzata che
colla coda rizzata che faceva tremar l'aria. Lei scuote  il  sonaglino e sbuca un branco di capre. Il leone si slancia
l'aria. Lei scuote il sonaglino e sbuca un branco di capre.  Il  leone si slancia su di esse, le sbrana e se le divora. E
diventar un' altra: lei stessa non si riconosceva. Da che  il  mondo è mondo, non s' era mai vista una bellezza pari a
una bellezza pari a quella. Tornò nella città, dov' era  il  Reuccio, e prese a pigione una casa dirimpetto al palazzo
e prese a pigione una casa dirimpetto al palazzo reale.  Il  Reuccio rimase sbalordito: — Oh, che bellezza! Oh, che
bellezza! Se fosse sangue reale, la prenderei per moglie. -  Il  Re, che voleva bene al figliuolo quanto alla pupilla degli
a domandarle se mai fosse di sangue reale. — Sono. Ma se  il  Reuccio mi vuole, dovrà farmi tre regali. — Che regali
fare? — La cresta del gallo d' oro, La pelle del Re Moro,  Il  pesce senza fiele. Gli do tempo tre anni. Se no, non mi può
fiele. Gli do tempo tre anni. Se no, non mi può avere. -  Il  Reuccio partì alla ricerca del gallo d'oro, che si trovava
moriva. Dopo mille fatiche e mille stenti, una mattina  il  Reuccio scoperse il gallo d'oro appollaiato su d'un albero.
fatiche e mille stenti, una mattina il Reuccio scoperse  il  gallo d'oro appollaiato su d'un albero. Tirargli e
Reginotta. — Mettetelo lì. Aspetto la pelle del Re Moro. -  Il  Re Moro era terribile. Con lui, fin allora non ce n' avea
Con lui, fin allora non ce n' avea potuto nessun guerriero.  Il  Reuccio mandò a sfidarlo: ne voleva la pelle. — Venga a
— Venga a prendersela. — Si combatterono colle spade, e  il  Re Moro lo aveva conciato così bene, che il Reuccio
colle spade, e il Re Moro lo aveva conciato così bene, che  il  Reuccio grondava sangue da tutte le parti. Ma in un punto
SORGE  IL  SOLE Pag. 5 COMPAGNI DI SCUOLA 11 LA CASA DEL DUCE 9 A
comunista 32 Guccio emulo di Pino 34 Guccio cerca legna per  il  fuoco 35 La bufera 36 Il vecchio padrone 37 Il vecchio
di Pino 34 Guccio cerca legna per il fuoco 35 La bufera 36  Il  vecchio padrone 37 Il vecchio Pasquale non è un cattivo
legna per il fuoco 35 La bufera 36 Il vecchio padrone 37  Il  vecchio Pasquale non è un cattivo uomo 38 Arriva una
una squadra di camicie nere 39 Generosità italiana 39  IL  CIRCO EQUESTRE 41 Il cane 41 Baconchi 42 Il cavallo 44 Il
camicie nere 39 Generosità italiana 39 IL CIRCO EQUESTRE 41  Il  cane 41 Baconchi 42 Il cavallo 44 Il leone 45 Riconoscenza
italiana 39 IL CIRCO EQUESTRE 41 Il cane 41 Baconchi 42  Il  cavallo 44 Il leone 45 Riconoscenza e castagnaccio 48
IL CIRCO EQUESTRE 41 Il cane 41 Baconchi 42 Il cavallo 44  Il  leone 45 Riconoscenza e castagnaccio 48 L'asino sapiente 94
LA NEVE 56 Neve (versi) - ADA NEGRI 58 LA CASA PATERNA 59  Il  mio paese 60 Il podere 61 LA BEFANA 63 LA VISITA DELLA
(versi) - ADA NEGRI 58 LA CASA PATERNA 59 Il mio paese 60  Il  podere 61 LA BEFANA 63 LA VISITA DELLA REGINA 65 LA FESTA
BEFANA 63 LA VISITA DELLA REGINA 65 LA FESTA DEGLI OLIVI 67  IL  NUOVO DIRETTORE 68 LA MESSA 70 Il bersagliere (versi) -
LA FESTA DEGLI OLIVI 67 IL NUOVO DIRETTORE 68 LA MESSA 70  Il  bersagliere (versi) - EDMONDO DE AMICIS 73 BALILLA 74 Il
70 Il bersagliere (versi) - EDMONDO DE AMICIS 73 BALILLA 74  Il  mortaio 75 Che la l'inse? (Che la rompa?) 76 Il maestro 77
BALILLA 74 Il mortaio 75 Che la l'inse? (Che la rompa?) 76  Il  maestro 77 CAPRERA 78 LA SPIA 80 Un sospetto 80 I segnali
L'arrivo 90 I nomi delle piante 91 Colazione sull'erba 92  IL  GRANO 93 La spiga 94 Minghin e Fafòn, o della Carta del
e Minghin si convince ancora di più 100 Parole d'oro 101  IL  SIGNOR GOFFREDO RACCONTA Pag. 102 Arriva la trebbiatrice
102 Arriva la trebbiatrice 103 La trebbiatrice comincia  il  suo lavoro 104 Siamo pronti? 106 Vai via! Che ne sai tu?
ne sai tu? 107 Trebbiatura (versi) - ENRICO PANZACCIII 109  IL  MARE 110 Il varo di una nave 110 Nell'arsenale 111 La nave
107 Trebbiatura (versi) - ENRICO PANZACCIII 109 IL MARE 110  Il  varo di una nave 110 Nell'arsenale 111 La nave scende in
una nave 110 Nell'arsenale 111 La nave scende in mare 112  Il  vecchio carpentiere 114 Il figlio adottivo di Bonuccello
111 La nave scende in mare 112 Il vecchio carpentiere 114  Il  figlio adottivo di Bonuccello 116 Arriva Vasco 117 I
117 I PASTORI 119 Allo stazzo 120 I pastori 122 Arriva  il  secondo gregge 124 Paolo Francesco 125 Lico 126 Sta zitto,
SENTINELLA ED  IL  PRINCIPE Milena ha assistito alla scena di lontano e la
domanda chi è, quanti anni ha, come si trova sotto le armi.  Il  soldato tace. Il generale insiste, lo mitraglia di domande.
anni ha, come si trova sotto le armi. Il soldato tace.  Il  generale insiste, lo mitraglia di domande. Il soldato suda,
soldato tace. Il generale insiste, lo mitraglia di domande.  Il  soldato suda, arrossisce, impallidisce, ma non muove
arrossisce, impallidisce, ma non muove ciglio. Finalmente  il  giovane generale gli pone una mano su una spalla e dice al
- Quindici giorni di licenza a questa brava sentinella!  Il  giovane generale era il Principe di Piemonte.
licenza a questa brava sentinella! Il giovane generale era  il  Principe di Piemonte.
21. La piccola Maria ha 5 noci;  il  suo fratello Giulio ne ha tre volte tante. Quante noci avrà
15. Per esprimere che 15 è tre volte 5, si dice che 15 è  il  prodotto di 5 per 3. La facciata di una villa ha 4
6, cioè 6 + 6 + 6 + 6, ossia 24. Si dice perciò che 24 è  il  prodotto di 6 per 4. Insomma, il prodotto di un numero per
Si dice perciò che 24 è il prodotto di 6 per 4. Insomma,  il  prodotto di un numero per un altro è il numero eguale a
6 per 4. Insomma, il prodotto di un numero per un altro è  il  numero eguale a tante volte il primo, quante sono le unità
di un numero per un altro è il numero eguale a tante volte  il  primo, quante sono le unità del secondo. Se quest'ultimo è
a 0. Moltiplicare un numero per un altro significa trovare  il  prodotto del primo per il secondo; l'operazione che bisogna
per un altro significa trovare il prodotto del primo per  il  secondo; l'operazione che bisogna eseguire per cercarlo si
per cercarlo si chiama moltiplicazione; e dei numeri dati,  il  primo si dice moltiplicando, il secondo moltiplicatore. Per
e dei numeri dati, il primo si dice moltiplicando,  il  secondo moltiplicatore. Per indicare i prodotti si adopera
secondo moltiplicatore. Per indicare i prodotti si adopera  il  segno x (leggi: moltiplicato per, o, semplicemente, per);
moltiplicato per quattro, oppure cinque per quattro) è  il  prodotto di 5 per 4, e si ha 5 X 4 = 20. 22. Se in una
4 = 20. 22. Se in una moltiplicazione si scambiano fra loro  il  moltiplicando e il moltiplicatore, il prodotto non muta.
moltiplicazione si scambiano fra loro il moltiplicando e  il  moltiplicatore, il prodotto non muta. Così, per es., 5 X 3,
si scambiano fra loro il moltiplicando e il moltiplicatore,  il  prodotto non muta. Così, per es., 5 X 3, ossia tre volte il
il prodotto non muta. Così, per es., 5 X 3, ossia tre volte  il  5, è 15; ed anche 3 X 5, ossia cinque volte il 3, è 15. Ci
tre volte il 5, è 15; ed anche 3 X 5, ossia cinque volte  il  3, è 15. Ci si può render ragione di ciò guardando la
conto per righe, giacchè ogni riga ne contiene 5, avrò che  il  loro numero totale sarà tre volte 5, ossia 5 x 3; se invece
per colonne, giacchè ogni colonna ne contiene 3, avrò che  il  loro numero totale sarà cinque volte 3, ossia 3 x 5. E
x 5. E dunque 5 x 3 è lo stesso che 3 x 5. Gli è perciò che  il  moltiplicando e il moltiplicatore di una moltiplicazione si
è lo stesso che 3 x 5. Gli è perciò che il moltiplicando e  il  moltiplicatore di una moltiplicazione si dicono,
ordine ai soldati di non toccare nulla. "Avanti!" disse  il  sergente Manuel rivolto ai soldati. "Forza con quelle
chi lo sa quanto peseranno..." "Sciocchezze!" intervenne  il  capitano Squacqueras. "Io ho portato addosso fino a cento
senza fatica!" "Allora dovrete essere molto ricco!" disse  il  sergente Manuel. "Niente affatto!" rispose il capitano
ricco!" disse il sergente Manuel. "Niente affatto!" rispose  il  capitano Squacqueras. "Vivo con il mio modesto stipendio di
affatto!" rispose il capitano Squacqueras. "Vivo con  il  mio modesto stipendio di capitano..." "E quei cento chili
"Erano le medaglie guadagnate in mille scaramucce contro  il  nemico!" rispose il capitano fieramente. "E com'è che non
guadagnate in mille scaramucce contro il nemico!" rispose  il  capitano fieramente. "E com'è che non ce le avete più?" "Ho
le botti che avevano prima drizzato con le bocche in alto.  Il  capitano Squacqueras guardò e domandò: "Allora, avete
disse uno dei soldati asciugandosi l'abbondante sudore con  il  dorso della mano. "Quando le avremo riportate sulla nave
pensate che salperemo per la Spagna?" "Magari!" rispose  il  capitano. "Invece dobbiamo tornare a Maracaibo..." "E
dobbiamo tornare a Maracaibo..." "E perché?" domandò  il  sergente Manuel. "Perché il governatore, che ha preso
"E perché?" domandò il sergente Manuel. "Perché  il  governatore, che ha preso prigioniera Giovanna, la nonna
degli spagnoli la vedesse. Egli aveva potuto così ascoltare  il  capitano il quale, dopo che i soldati ebbero ricoperto le
la vedesse. Egli aveva potuto così ascoltare il capitano  il  quale, dopo che i soldati ebbero ricoperto le botti con il
il quale, dopo che i soldati ebbero ricoperto le botti con  il  loro coperchio, concluse: "Ma adesso scendiamo nei
per vedere se c'è rimasto qualcosa..." I soldati con  il  capitano e il sergente scesero nei sotterranei del tempio.
se c'è rimasto qualcosa..." I soldati con il capitano e  il  sergente scesero nei sotterranei del tempio. Il Corsaro
capitano e il sergente scesero nei sotterranei del tempio.  Il  Corsaro Nero e gli altri pirati entrarono. "Avete sentito"
Nero e gli altri pirati entrarono. "Avete sentito" disse  il  pirata Catenaccio mentre una orribile smorfia di commozione
orribile smorfia di commozione rendeva ancora più orribile  il  suo volto sfregiato. "Vostra nonna è prigioniera sulla nave
"Non è necessario, signor Catenaccio," rispose  il  Corsaro Nero "ho un'idea... Venite... Saranno essi stessi
rimediare?  Il  Re si morse una vena del braccio e ne fece schizzar il
Il Re si morse una vena del braccio e ne fece schizzar  il  sangue. Intanto scivolava giù. Ma poco dopo la corda da
la corda da capo: — Ahi, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere! -  Il  Re si morse la, vena dell' altro braccio e ne fece schizzar
Re si morse la, vena dell' altro braccio e ne fece schizzar  il  sangue. Intanto scivolava giù: Ma la corda da capo: — Ahi,
la corda da capo: — Ahi, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere! -  Il  Re, visto che ci voleva pochino a toccar terra: — E
la Reginotta cominciò a riaversi. Rannocchino, porgi  il  ditino! — E Ranocchino porgeva il ditino, e a lei soltanto.
Rannocchino, porgi il ditino! — E Ranocchino porgeva  il  ditino, e a lei soltanto. Il Re, per finirla, voleva far
ditino! — E Ranocchino porgeva il ditino, e a lei soltanto.  Il  Re, per finirla, voleva far subito le nozze. Ma la vecchia
olio bollente. — A che farne? — Lo saprete poi. — Quando fu  il  giorno, l'olio bolliva nella caldaia. Venne la vecchia e
mano e casca in fondo alla caldaia. La Reginotta si svenne.  Il  Re voleva far ammazzare la vecchia; ma questa, afferrati in
a rimestare col suo bastone, e intanto cantava: — Oh,  il  bel ranno! Oh, il bel ranno! Presto fuori salteranno.
col suo bastone, e intanto cantava: — Oh, il bel ranno! Oh,  il  bel ranno! Presto fuori salteranno. Infatti ecco il figlio
Oh, il bel ranno! Presto fuori salteranno. Infatti ecco  il  figlio maggiore che salta fuori vivo, il primo. — Oh, il
Infatti ecco il figlio maggiore che salta fuori vivo,  il  primo. — Oh, il bel ranno! Oh, il bel ranno! Presto fuori
il figlio maggiore che salta fuori vivo, il primo. — Oh,  il  bel ranno! Oh, il bel ranno! Presto fuori salteranno. E
che salta fuori vivo, il primo. — Oh, il bel ranno! Oh,  il  bel ranno! Presto fuori salteranno. E rimestava. Ed ecco
Presto fuori salteranno. E rimestava. Ed ecco saltar fuori  il  secondo. Così tutti e sei i fratellini. — Oh, il bel ranno!
fuori il secondo. Così tutti e sei i fratellini. — Oh,  il  bel ranno! Oh, il bel ranno! Presto fuori salteranno. E
Così tutti e sei i fratellini. — Oh, il bel ranno! Oh,  il  bel ranno! Presto fuori salteranno. E rimestava. Ma
scottarsi? Doveva fare come al solito. — Ranocchino, porgi  il  ditino! - Ranocchino porse il ditino alla Reginotta..., e
solito. — Ranocchino, porgi il ditino! - Ranocchino porse  il  ditino alla Reginotta..., e chi uscì fuori? Un bel giovane
in Sicilia e i giudici comandano più di me? - Poi prese  il  manto d'ermellino e lo strappò tutto, dicendo: - A che mi
manto mentre nel mio Regno mi contano quanto Pulcinella? -  Il  fabbro, nel vederlo così infuriato, credeva che se la
in qualche prigione o a remare su qualche galera. Invece  il  Re, tutto buono si volse a lui e, mettendogli in mano una
Sicilia e con quelle doppie d'oro rabbonì la moglie e levò  il  Principino da battere il ferro sull'incudine e da limare
d'oro rabbonì la moglie e levò il Principino da battere  il  ferro sull'incudine e da limare chiavi e toppe. Ma torniamo
i baffi, fatemi la chierica.... - Don Josè credeva che  il  Re fosse impazzito. - Presto, don Josè, andate e stasera
impazzito. - Presto, don Josè, andate e stasera portatemi  il  vestito che v'ho chiesto. Non vi movete? Sono o non sono il
il vestito che v'ho chiesto. Non vi movete? Sono o non sono  il  re di Spagna, d'Aragona, di Castiglia, di Leone, di Sicilia
di Castiglia, di Leone, di Sicilia e del Nuovo Mondo?  Il  discendente di Ferdinando e d'Isabella di Castiglia, sono o
o non sono Carlo V re e imperatore? - Sì, Maestà, siete  il  più potente sovrano del mondo e sui vostri domini non
sovrano del mondo e sui vostri domini non tramonta mai  il  sole; ma appunto per questo, mi pare che l'etichetta
ma appunto per questo, mi pare che l'etichetta richieda che  il  Re ne' suoi viaggi sia accompagnato.... - Al diavolo
sia accompagnato.... - Al diavolo l'etichetta e tutto  il  resto, obbedite! - E don Josè obbedì e la sera stessa portò
resto, obbedite! - E don Josè obbedì e la sera stessa portò  il  vestito da abate al suo Sovrano e dovette tagliargli i
una bella chierica nel centro della testa. Così trasformato  il  Re uscì dal Palazzo Reale di Madrid senza esser
Una burrasca gettò la nave sulle coste di Trapani, dove  il  Re comprò un mulo e su quello si avviò alla capitale
non ce n'erano, le campagne erano incolte e deserte, e  il  Re fu fermato tre volte nel viaggio dai malandrini. I primi
I primi gli presero la borsa con le monete d'oro, i secondi  il  mulo, i terzi, non potendo prendergli altro, gli levarono
altro, gli levarono le scarpe con le fibbie d' argento,  il  mantello e l'abito talare, cosicchè dovette fare il viaggio
il mantello e l'abito talare, cosicchè dovette fare  il  viaggio a piedi e scalzo e senza nulla che lo riparasse dal
Figuriamoci che umore avesse quando pose finalmente  il  piede nella sua fedele città di Palermo. Se gli fosse
sua fedele città di Palermo. Se gli fosse capitato davanti  il  Vicerè che governava in suo nome, lo avrebbe per lo meno
che sapeva l'indirizzo del fabbro e andò a trovarlo!  Il  brav'uomo lo riconobbe subito e lo ristorò, lo calzò e lo
subito e lo ristorò, lo calzò e lo vestì, altrimenti  il  Re sarebbe morto di fame ne' suoi felicissimi Stati. Il
il Re sarebbe morto di fame ne' suoi felicissimi Stati.  Il  fabbro tempestò, fece l'ira di Dio perchè di nuovo il
Il fabbro tempestò, fece l'ira di Dio perchè di nuovo  il  Tribunale discutesse la causa e la discusse. Il Re quel
di nuovo il Tribunale discutesse la causa e la discusse.  Il  Re quel giorno era nell'aula vestito da misero abate. A un
occupatevi dei fatti vostri! Se non ve ne andate, vi tiro  il  calamaio! - Il Re non voleva altro. Si sbottona la tonaca,
fatti vostri! Se non ve ne andate, vi tiro il calamaio! -  Il  Re non voleva altro. Si sbottona la tonaca, si apre il
- Il Re non voleva altro. Si sbottona la tonaca, si apre  il  colletto della camicia e fa vedere il Toson d'oro. I
la tonaca, si apre il colletto della camicia e fa vedere  il  Toson d'oro. I giudici rimasero come morti. - Giudici
I giudici rimasero come morti. - Giudici infami, - esclamò  il  Re drizzandosi - così vendete la giustizia? Ordino e
alle code dei cavalli e trascinati per la città. Voglio che  il  popolo veda che le loro ingiustizie, le loro infamie non
Poi furono squartati, scorticati e con la pelle dei giudici  il  Re fece fare tanti seggi e su questi seggi ordinò che
dimenticassero quel che era capitato ai loro predecessori.  Il  perfido abate perdette la causa e finì la vita in una
abate perdette la causa e finì la vita in una prigione, e  il  Principino fu reintegrato nei suoi titoli e nei suoi beni e
e per riconoscenza sposò Angelina, la figlia del fabbro.  Il  Re fece alla sposa doni sontuosi e volle che le nozze
celebrate nella cappella Palatina, nel Palazzo Reale.  Il  Vicerè, poveretto, la passò brutta e così tutti i
tutti i funzionari che governavano l'isola a nome del Re,  il  quale, facendo giustizia, si acquistò l'amore e la
si acquistò l'amore e la riconoscenza dei Siciliani.  Il  principe di Cattolica gli fece fare una statua che fu messa
casa del presidente Airoldi nel Vicolo degli Agonizzanti.  Il  vicolo prese il nome di Cortile del Re, e la strada per la
Airoldi nel Vicolo degli Agonizzanti. Il vicolo prese  il  nome di Cortile del Re, e la strada per la quale furon
la Calata dei Giudici e così si chiama ancora. Angelina e  il  Principe furono felici e contenti e lei fu Viceregina e il
il Principe furono felici e contenti e lei fu Viceregina e  il  Principe Vicerè dell'isola per anni e anni. FINE.
 Il  vecchio carpentiere. I ragazzi erano veramente ammirati di
pensò con dolore che se non fosse stato zoppo sarebbe stato  il  primo a farsi marinaio. Cherubino preferiva la terra ferma.
con le mani nere dalla pece e la barba bianca per l'età.  Il  carpentiere aveva gli occhi umidi dalla commozione. Il
Il carpentiere aveva gli occhi umidi dalla commozione.  Il  signor Goffredo gli domandò con gentilezza e con affetto: -
avete lavorato per quella bella nave? - Si, ne sono quasi  il  padre! - rispose il forte vecchio. - Le ho fatto tutte le
quella bella nave? - Si, ne sono quasi il padre! - rispose  il  forte vecchio. - Le ho fatto tutte le costole alla Colomba
vecchio. - Le ho fatto tutte le costole alla Colomba (era  il  nome della nave varata) - e lo disse con un accento come se
- e lo disse con un accento come se parlasse di sua figlia.  Il  vecchio carpentiere rapito dalla gentilezza del signor
mio figlio che diventerà un grande capitano di mare.  Il  palazzo del carpentiere, che si chiamava Bonuccello, era
si chiamava Bonuccello, era una casettina di legno, dietro  il  porto, linda, con una pergola e gerani. - Non è ancora
una pergola e gerani. - Non è ancora tornato dalla scuola,  il  mio Vasco. Ad ogni modo ecco qui un po' di pane e aringhe:
aringhe: quello che ho. Era commovente quell'ospitalità. E  il  signor Goffredo permise che i ragazzi approfittassero.
sono le unità dell'altro. Quando è possibile, si dice che  il  primo è multiplo del secondo, o anche che il primo è
si dice che il primo è multiplo del secondo, o anche che  il  primo è divisibile per il secondo; e il numero a cui sono
multiplo del secondo, o anche che il primo è divisibile per  il  secondo; e il numero a cui sono eguali gli addendi in cui
o anche che il primo è divisibile per il secondo; e  il  numero a cui sono eguali gli addendi in cui può essere
a cui sono eguali gli addendi in cui può essere spezzato  il  primo si dice il quoto del primo per il secondo. Per
gli addendi in cui può essere spezzato il primo si dice  il  quoto del primo per il secondo. Per conseguenza, possiamo
può essere spezzato il primo si dice il quoto del primo per  il  secondo. Per conseguenza, possiamo dire che 24 è divisibile
conseguenza, possiamo dire che 24 è divisibile per 6 e che  il  quoto di 24 per 6 è 4. Così 30 è divisibile per 5, e il
che il quoto di 24 per 6 è 4. Così 30 è divisibile per 5, e  il  quoto è 6; 63 è divisibile per 7, e il quoto è 9; ecc.,
divisibile per 5, e il quoto è 6; 63 è divisibile per 7, e  il  quoto è 9; ecc., ecc. Per indicare i quoti si fa uso del
è 8, 30 : 5 = 6 ; 63 : 7 = 9 ; ecc., ecc. È chiaro che:  Il  quoto di un numero per un altro è il numero che
ecc. È chiaro che: Il quoto di un numero per un altro è  il  numero che moltiplicato per il secondo dà il primo. 37.
di un numero per un altro è il numero che moltiplicato per  il  secondo dà il primo. 37. Quando un numero è divisibile per
per un altro è il numero che moltiplicato per il secondo dà  il  primo. 37. Quando un numero è divisibile per un altro, il
il primo. 37. Quando un numero è divisibile per un altro,  il  primo contiene tante volte il secondo quante sono le unità
è divisibile per un altro, il primo contiene tante volte  il  secondo quante sono le unità del quoto, senza alcun avanzo;
e dunque, se si eseguisce la divisione del primo per  il  secondo si ottiene come quoziente il quoto e come resto 0.
del primo per il secondo si ottiene come quoziente  il  quoto e come resto 0. Da ciò si trae un mezzo per decidere
12 e come resto 0; dunque 168 è divisibile per 14 e  il  quoto del primo per il secondo è 12. Si osservi che, per
0; dunque 168 è divisibile per 14 e il quoto del primo per  il  secondo è 12. Si osservi che, per quanto è detto nel n° 31:
per 10, se la sua ultima cifra è uno zero; nel qual caso  il  suo quoto per 10 è il numero che si ottiene da esso
cifra è uno zero; nel qual caso il suo quoto per 10 è  il  numero che si ottiene da esso sopprimendo lo zero finale; e
se le sue due ultime cifre sono degli zeri; nel qual caso  il  suo quoto per 100 è il numero che si ottiene da esso
cifre sono degli zeri; nel qual caso il suo quoto per 100 è  il  numero che si ottiene da esso sopprimendo i due zeri
pronti? Siamo pronti? - chiede  il  capo colono. Tutti sono al loro posto come a un posto di
a un posto di battaglia: l'aurora estiva è brevissima e  il  sole sorge. Il capo colono non ha finito di formulare la
di battaglia: l'aurora estiva è brevissima e il sole sorge.  Il  capo colono non ha finito di formulare la sua domanda che
offrono con le forche, dall'alto, nelle sue materne bocche:  il  grano viene raccolto nei sacchi come un rivolo giallo:
un quintale, poi è trasportato nel magazzino. A poco a poco  il  giorno di luglio s'ingrandisce, il fresco del primo mattino
magazzino. A poco a poco il giorno di luglio s'ingrandisce,  il  fresco del primo mattino diviene caldo, poi caldo rovente,
sole: e quella opera calda, tra una fuliggine d'oro, tra  il  fragore della trebbiatrice, che sembra anch'essa acceleri
fragore della trebbiatrice, che sembra anch'essa acceleri  il  suo nobile lavoro, s'ingigantisce nel solleone con le grida
di richiamo di quei trebbiatori sino a che, declinando  il  giorno, con la stanchezza essi accompagnano il tramonto
declinando il giorno, con la stanchezza essi accompagnano  il  tramonto rosso.
 il  tamburo il mio strumento preferito. Appena torno da scuola,
il tamburo  il  mio strumento preferito. Appena torno da scuola, giusto il
il mio strumento preferito. Appena torno da scuola, giusto  il  tempo di scaraventare lo zaino sul divano, e subito attacco
- Ah no, eh! — scoppia la mamma — Non ricominciare!  Il  papà dice che gli faccio venire gli incubi la notte, quando
i diamanti, sempre a mucchi, eran più grossi e più belli.  Il  Re si vuotava le tasche, e tornava a riempirsele di questi.
arance d' oro del giardino reale. C' era lì una bisaccia, e  il  Re la colmò. Or che sapeva il motto, vi sarebbe ritornato
C' era lì una bisaccia, e il Re la colmò. Or che sapeva  il  motto, vi sarebbe ritornato più volte. Uscito fuor della
Uscito fuor della Grotta, colla bisaccia in collo, trovò  il  contadino che lo attendeva. — Maestà, la Reginotta ora è
che lo attendeva. — Maestà, la Reginotta ora è mia. —  Il  Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello
— Maestà, e la vostra parola? — Le parole se le porta  il  vento. — Quando sarete al palazzo ve ne accorgerete. -
sarete al palazzo ve ne accorgerete. - Arrivato al palazzo,  il  Re mette giù la bisaccia e fa di vuotarla. Ma invece di
Ah! quel pezzo di contadinaccio gliel' avea fatta!... - Ma  il  cardellino la pagava. E tornò a martoriarlo. — Dove sono le
bisogna conoscere un altro motto, e lo sanno due soli:  il  mercante e quel contadino che mi ha preso. — Il Re lo mandò
due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. —  Il  Re lo mandò a chiamare: — Facciamo un altro patto. Dimmi il
Il Re lo mandò a chiamare: — Facciamo un altro patto. Dimmi  il  motto per riprender le arance e la Reginotta sarà tua. —
sarà tua. — Parola di Re? — Parola di Re! — Maestà,  il  motto è questo: Ti sto addosso; Dammi l' osso. — Va bene. —
motto è questo: Ti sto addosso; Dammi l' osso. — Va bene. —  Il  Re andava e ritornava più volte colla bisaccia colma, e
a palazzo tutte le arance d' oro. Allora si presentò  il  contadino: — Maestà, la Reginotta ora è mia. — Il Re si
presentò il contadino: — Maestà, la Reginotta ora è mia. —  Il  Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello
Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? — Quello è  il  tesoro reale: prendi quello che ti piace. Quanto alla
la bocca. — Non se ne parli più. — E andò via. Da che  il  cardellino era in gabbia, le arance d' oro restavano
Figliuola mia, prendilo pure; ma bada che non ti scappi. -  Il  cardellino nella camera della Reginotta non cantava più. —
non cantava più. — Cardellino, perchè non canti più? — Ho  il  mio padrone che piange. — E perchè piange? — Perchè non ha
tanto, E le fatiche mie son sparse al vento. — Chi è  il  tuo padrone? Quello zotico? — Quello zotico, Reginotta, è
— Lo giurate? — Lo giuro. — E gli aperse la gabbia. Ma  il  cardellino non tornò. Una volta il Re domandò alla
gli aperse la gabbia. Ma il cardellino non tornò. Una volta  il  Re domandò alla Reginotta: — O il cardellino non canta più?
non tornò. Una volta il Re domandò alla Reginotta: — O  il  cardellino non canta più? È un bel pezzo che non lo sento.
È un bel pezzo che non lo sento. — Maestà, è sulla muta. -  Il  Re s' acchetò. Un'altra volta, dopo parecchi mesi, tornò a
Un'altra volta, dopo parecchi mesi, tornò a domandare: — O  il  cardellino non canta più? È un bel pezzo che non lo sento.
bel pezzo che non lo sento. — Maestà, è un po'malato. - E  il  Re s' acchetò. Intanto la povera Reginotta viveva in
Reginotta viveva in ambascia: — Cardellino traditore, te e  il  tuo padrone! - E come s'avvicinava la stagione delle
la stagione delle arance, pel timore del babbo,  il  cuore le diventava piccino piccino, Intanto venne un'
ambasciatore del Re di Francia che la chiedeva per moglie.  Il  padre ne fu lieto oltremodo, e rispose subito di sì. Ma la
e non potea più ritirarla? — Maestà, le parole se le porta  il  vento. —
E ABELE  Il  primo racconto fa tanta pena! È il racconto di due
E ABELE Il primo racconto fa tanta pena! È  il  racconto di due fratelli, Caino e Abele, figli di Adamo e
di Adamo e di Eva. Caino lavorava la terra, Abele pasceva  il  gregge. Tutti e due facevano offerte al Signore; ma Abele
Signore; ma Abele era pio nel suo cuore, Caino no. Perciò  il  Signore gradiva le offerte di Abele, e voltava via l'occhio
a Caino: - Caino, dov'è tuo fratello Abele? - Rispose  il  cattivo: - Non lo so: son forse io il custode del mio
Abele? - Rispose il cattivo: - Non lo so: son forse io  il  custode del mio fratello? - E allora il Signore: - Caino,
lo so: son forse io il custode del mio fratello? - E allora  il  Signore: - Caino, Caino, che hai tu fatto? Il sangue di tuo
- E allora il Signore: - Caino, Caino, che hai tu fatto?  Il  sangue di tuo fratello grida vendetta verso di me. Perciò
nel fondo della valle, e non può da sè risalire a rivedere  il  sole dalla sua antica vetta, se qualcuno non lo prende e
qualcuno non lo prende e riporta lassù; così l'uomo, dopo  il  peccato originale, giaceva umiliato nella sua gran miseria,
sua gran miseria, nell'impossibilità di risorgere senza  il  soccorso di un Salvatore. Poteva egli accostarsi al Signore
Salvatore. Questi fu lo stesso Figliuolo di Dio fatto uomo.  Il  suo nome Gesù significa appunto Salvatore. Gesù si collocò
nome Gesù significa appunto Salvatore. Gesù si collocò tra  il  Padre offeso e noi peccatori, e, col sacrificio di tutto se
peccatori, e, col sacrificio di tutto se stesso, ci meritò  il  perdono dei peccati, ci ottenne nuovamente la grazia, cioè
perdono dei peccati, ci ottenne nuovamente la grazia, cioè  il  tesoro della figliuolanza divina, la speranza, il diritto
cioè il tesoro della figliuolanza divina, la speranza,  il  diritto anzi del Paradiso; e vivendo quaggiù, uomo fra gli
e con l'esempio la via che conduce al Paradiso. - Perchè  il  Figliuolo di Dio si fece uomo? - Il Figliuolo di Dio si
al Paradiso. - Perchè il Figliuolo di Dio si fece uomo? -  Il  Figliuolo di Dio si fece uomo per salvarci, cioè per
salvarci, cioè per redimerci dal peccato e riacquistarci  il  Paradiso. - Che fece Gesù Cristo per salvarci? - Gesù
gli prolungano la vita. Eredità, addio! Ottavio ha in tasca  il  sonnifero con il quale progettava di espugnare per conto
vita. Eredità, addio! Ottavio ha in tasca il sonnifero con  il  quale progettava di espugnare per conto suo la fortezza,
— Buona idea, vengo con lei. Ottavio passeggia maledicendo  il  banditismo. Quello degli altri. — Adesso dove va? — A bere
Se Ottavio si dirige verso le scale, ci sono tutti e due,  il  bandito addetto alla sua persona e Anselmo, che gli
a una voce: — Dove vuol andare? — Sul tetto, a vedere  il  panorama. — Non c'è bisogno, — dice il bandito, — domandi a
Sul tetto, a vedere il panorama. — Non c'è bisogno, — dice  il  bandito, — domandi a me, che le descrivo Orta e dintorni
in italiano, in inglese e in tedesco, — dice Anselmo. —  Il  francese, purtroppo, lo leggo, non lo parlo. Lo spagnolo lo
lo parlo, ma non lo capisco. In questo periodo, poi,  il  barone, non potendo uscire sul lago, sta sempre appiccicato
— Ottavio, facciamo un paio di riprese, — dice, sempre con  il  punching ball mi annoio. — Troppo onore, zio. — Dài, non
campione regionale dei pesi medi, che accetta di allenare  il  barone e gliele suona ai punti in dodici riprese. Il barone
il barone e gliele suona ai punti in dodici riprese.  Il  barone è ai sette cieli. Ottavio è a terra. Poi succede il
Il barone è ai sette cieli. Ottavio è a terra. Poi succede  il  fatto dell'orecchio. Poi quello del dito. Ora Ottavio
dell'orecchio. Poi quello del dito. Ora Ottavio perfeziona  il  suo piano: farà morire il barone e darà la colpa ai
del dito. Ora Ottavio perfeziona il suo piano: farà morire  il  barone e darà la colpa ai banditi. Ma per quanto pensi e
buona. Finalmente capita l'imprevisto. Quella sera  il  barone trattiene Anselmo a giocare agli scacchi. — È l'ora,
giocare agli scacchi. — È l'ora, signor barone, — sussurra  il  maggiordomo, spostando la regina, — bisogna che porti la
cena in soffitta. — Manda Ottavio, — ordina distrattamente  il  barone. — Non ci sa fare, — protesta Anselmo, — rovescerà
barone. — Non ci sa fare, — protesta Anselmo, — rovescerà  il  sale. — Ti ho detto di mandare Ottavio. — Cos'avete da
Ottavio. — Cos'avete da borbottare, voi due? — interviene  il  capobanda, sollevando gli occhi dal fumetto di Asterix su
occhi e la morte nel cuore. Un sospetto spaventoso gli dà  il  mal di stomaco. Ma al barone bisogna obbedire. Il giovane
gli dà il mal di stomaco. Ma al barone bisogna obbedire.  Il  giovane Ottavio deve supplicare le sue gambe di non tradire
gambe di non tradire la contentezza, mettendosi a ballare  il  valzer. A vederlo portare il vassoio su per le scale, si
mettendosi a ballare il valzer. A vederlo portare  il  vassoio su per le scale, si direbbe che per tutta la vita
le scale, si direbbe che per tutta la vita egli abbia fatto  il  cameriere nei grandi alberghi del Lago Maggiore. Quando
soddisfatto. — Abbiamo un nuovo cameriere, — annuncia  il  signor Armando ai suoi compagni. Sorride anche la signora
Alberto... Nessuno se ne accorge, per fortuna, tranne  il  nipote Ottavio, che le restituisce il sorriso e scherza: —
per fortuna, tranne il nipote Ottavio, che le restituisce  il  sorriso e scherza: — Non mi chiamo né Lamberto né Alberto,
compare davanti, le dice: - Tieni, ecco che cosa ti manda  il  Re, - e le dà il coltello. La ragazza, dopo quel giorno non
le dice: - Tieni, ecco che cosa ti manda il Re, - e le dà  il  coltello. La ragazza, dopo quel giorno non ebbe più pace e
stessa a Palermo dal Re, e tanto disse e tanto fece, che  il  padre le procurò un cavallo e la provvide di danaro e di
a Palermo. La ragazza parte, giunge alla capitale, cerca  il  cugino e gli narra tutto. Alla fine gli dice che vuole
fra le schiave che erano offerte in vendita al Re. Venne  il  giorno della vendita; tutte le schiave furono portate sulla
furono portate sulla piazza davanti al Palazzo Reale e  il  Re scese per fare la scelta. Quando vide quella bella
Rosetta fu addetta al servizio delle guardarobe reali.  Il  Re s'informò dov'era, e ogni momento andava in guardaroba,
gli faceva capire di non poterlo soffrire. Un giorno  il  Re le disse: - Rosetta, vedi, io piango sempre per te! -
te! - Questo voleva Rosetta. Presto presto cava di tasca  il  fazzoletto che il Re le aveva mandato per il padre e gli
Rosetta. Presto presto cava di tasca il fazzoletto che  il  Re le aveva mandato per il padre e gli dice: - Ecco,
cava di tasca il fazzoletto che il Re le aveva mandato per  il  padre e gli dice: - Ecco, vedete, Maestà, com'è grande!
grande! Questo basta ad asciugare le lacrime di un anno. -  Il  Re guarda il fazzoletto, lo riconosce e pensa: - Ma che
basta ad asciugare le lacrime di un anno. - Il Re guarda  il  fazzoletto, lo riconosce e pensa: - Ma che questa schiava
è proprio la figlia del mercante che si vendica, - pensò  il  Re. Dopo alcuni giorni torna in guardaroba. - Rosetta, mi
- Che Vostra Maestà s'ammazzi pure! - E gli porge  il  coltello. Dopo questa prova, il Re si convinse che Rosetta
pure! - E gli porge il coltello. Dopo questa prova,  il  Re si convinse che Rosetta era proprio la figlia del
io m'ammazzo davvero. - Che Vostra Maestà s'ammazzi pure! -  Il  Re, a quelle parole, sfodera il coltello, se l'avvicina al
Maestà s'ammazzi pure! - Il Re, a quelle parole, sfodera  il  coltello, se l'avvicina al cuore, finge d'uccidersi e cade
c'era una finestra che guardava sulla piazza del palazzo.  Il  giorno dopo il Re si fece mettere su un cataletto e si fece
che guardava sulla piazza del palazzo. Il giorno dopo  il  Re si fece mettere su un cataletto e si fece portare sotto
per una donna quant'ha patito! - e poi fa una finestrata.  Il  Re, vedendosi scoperto, cessò l'inganno e incominciò a
da Rosetta a pregarla di non disprezzarlo. Prima le mandò  il  gran cancelliere, e Rosetta gli disse d'andarsene perchè
perchè del Re non voleva sentirne parlare. Poi le mandò  il  gran tesoriere, ed anche a lui rispose sullo stesso tono.
lui rispose sullo stesso tono. Poi le mandò l'arcivescovo,  il  gran siniscalco, e a tutti ella diceva che il Re poteva far
il gran siniscalco, e a tutti ella diceva che  il  Re poteva far miracoli, ma per lei era come se non
ma per lei era come se non esistesse. Finalmente un giorno  il  Re scese dalla schiava, le si gettò in ginocchio e la
trattata, acconsentì ad accettarlo per isposo. Fece venire  il  padre e le sorelle a Palermo e lo sposalizio si fece con
stava cullando pigramente sulle onde del Mar dei Caraibi,  il  Corsaro Nero misurava nervosamente, a lunghi passi, il
il Corsaro Nero misurava nervosamente, a lunghi passi,  il  tavolato del ponte di comando. Jolanda, "... Egli cadde in
un bacio su una guancia. "Ciao, Jolanda" rispose cupamente  il  Corsaro Nero. "Com'è che sei sempre così malinconico?" "Non
così malinconico?" "Non sono malinconico, Jolanda" rispose  il  Corsaro Nero. "Sono preoccupato." "Per via del prossimo
domandò Jolanda. "No, per via della nonna" rispose  il  Corsaro Nero, sempre più cupo. "Vuoi comandare la nave a
suo e combina un mucchio di pasticci..." In quella passò  il  Pirata Col Coperchio sorreggendo a fatica un enorme pacco
Col Coperchio sorreggendo a fatica un enorme pacco di tela.  Il  Corsaro Nero lo chiamò. "Ehi, voi, signor Pirata Col
Col Coperchio... Venite un po' qua..." "Comandate" disse  il  Pirata Col Coperchio, lusingato di sentirsi chiamare
lusingato di sentirsi chiamare signore, ciò che del resto  il  Corsaro Nero, ex ufficiale di marina della Repubblica di
di marina della Repubblica di Genova, faceva con tutti.  Il  Corsaro Nero indicò il pacco. "Cos'è quel pacco?" domandò.
di Genova, faceva con tutti. Il Corsaro Nero indicò  il  pacco. "Cos'è quel pacco?" domandò. "La vela di trinchetto"
quel pacco?" domandò. "La vela di trinchetto" rispose  il  Pirata Col Coperchio. "E perché l'avete staccata? Dove la
Pirata Col Coperchio?" "Dalla vostra signora nonna" rispose  il  Pirata Col Coperchio che non voleva essere da meno in
e belle maniere. "E perché se è lecito, signore?" domandò  il  Corsaro Nero. "Ha detto che le vele sono sporche e ha dato
lei nel suo cassettone, in cabina..." "Le vele?" esclamò  il  Corsaro Nero. "Ma se cambia il vento ed è necessario
"Le vele?" esclamò il Corsaro Nero. "Ma se cambia  il  vento ed è necessario alzarne qualcuna?" "Dice la sua
comanda qui sopra..." "Va bene, signore, andate pure..."  Il  Pirata Col Coperchio si allontanò con il suo pacco di
andate pure..." Il Pirata Col Coperchio si allontanò con  il  suo pacco di stoffa e il Corsaro Nero si rivolse a Jolanda:
Col Coperchio si allontanò con il suo pacco di stoffa e  il  Corsaro Nero si rivolse a Jolanda: "Hai sentito?" le disse.
Jolanda: "Hai sentito?" le disse. "E così per ogni cosa..."  Il  nostromo Nicolino, che stava passando con forza uno
"A me" disse "ha dato ordine di lucidare a cera tutto  il  tavolato della nave..." "Meno male!" esclamò Jolanda. "Così
"Tutti debbono essere calzati..." "E non basta" sospirò  il  nostromo Nicolino. "Dobbiamo camminare tutti sui pattini di
tutti sui pattini di stoffa..." Infatti in quel momento  il  Pirata Meno Un Quarto, che stava passando, faceva sforzi
intaglio e dorata come la gamba di un tavolino da salotto.  Il  Corsaro Nero allibì e lo chiamò con un secco: "Signor
Meno Un Quarto..." "Ai vostri ordini, comandante" disse  il  Pirata Meno Un Quarto, avvicinandosi come meglio poteva al
razza di gamba di legno vi siete messo, signore?" domandò  il  Corsaro Nero, con voce severa. "Cos'è questa buffonata?"
questa buffonata?" "Non sono stato io, comandante" rispose  il  Pirata Meno Un Quarto."È stata la signora Giovanna..." "E
vi ha fatto mettere quella gamba lì?" "Perché" rispose  il  Pirata Col Coperchio "dice che quella di prima stonava con
di prima stonava con lo stile della nave, che è barocco!"  Il  Corsaro Nero guardò la figlia e il nostromo Nicolino
nave, che è barocco!" Il Corsaro Nero guardò la figlia e  il  nostromo Nicolino allargando le braccia in un gesto di
Nicolino. "La nonna!" "Signor nostromo!" tuonò  il  Corsaro Nero, in tono severo. Ma fu interrotto dal grido
quel momento: "Nave da guerra in vista a nord est!" Mentre  il  Corsaro Nero con un balzo felino raggiungeva "Perché dice
sua cabina. Appariva piuttosto arrabbiata ed interpellò  il  nipote con una certa rudezza: "Che cosa succede qui?"
"È stata avvistata una nave da guerra, nonna" rispose  il  Corsaro Nero indicando i quattro alberi di un galeone che
mani. "Ehi, tu... Scendi immediatamente di lì! Finirai con  il  cadere e farti male!" "Ma, nonna!" protestò il Corsaro
Finirai con il cadere e farti male!" "Ma, nonna!" protestò  il  Corsaro Nero. "Quell'uomo è lassù per vedetta..." "La
"Quell'uomo è lassù per vedetta..." "La miglior vedetta è  il  perdono" sentenziò Giovanna. "Quella è la vendetta,
Giovanna. "Quella è la vendetta, nonna..." la corresse  il  Corsaro Nero. "E credo che sia proprio arrivato il momento
corresse il Corsaro Nero. "E credo che sia proprio arrivato  il  momento della mia vendetta! Quel galeone ha issato la
nave. Dopo qualche secondo giunse fino alla nave corsara  il  rumore di un colpo di cannone. "E adesso" domandò Giovanna
salve... Ci invitano ad alzare la nostra bandiera" rispose  il  Corsaro Nero. "Bene" disse Giovanna. E, rivolta al
"Issate la nostra bandiera" comandò con voce secca.  Il  nostromo Nicolino rispose: "Sissignora" e, aperta una cassa
altre bandiere, ne estrasse quella dei pirati, nera, con  il  teschio e le tibie incrociate. L'attaccò dove doveva
che i filibustieri sono velenosi?" "Perché?" domandò  il  nostromo Nicolino. "Ha lo stesso disegno che è
Comunque, se quella è la nostra bandiera, issatela..."  Il  nostromo Nicolino obbedì e cominciò a far salire la
la bandiera verso l'alto dell'albero di maestra mentre  il  Corsaro Nero esclamava: "La nonna ha ragione! Meglio dar
Facciamo pur saper loro chi siamo?" Sul galeone spagnolo  il  capitano Squacqueras, accanto al quale era il giovane Raul
spagnolo il capitano Squacqueras, accanto al quale era  il  giovane Raul di Trencabar, stava guardando la nave corsara
Raul di Trencabar, stava guardando la nave corsara con  il  solito cannocchiale da marina. "Adesso vediamo che bandiera
dei Fratelli della Filibusta che sventolava mostrando  il  teschio ghignante e le tibie incrociate. Terrorizzato,
e le tibie incrociate. Terrorizzato, lasciò cadere  il  cannocchiale. "Ma sono proprio pirati!" esclamò con voce
rivolto al capitano Squacqueras, "prendete voi  il  comando della nave, date gli ordini per l'assalto." "Ma
date gli ordini per l'assalto." "Ma siete pazzo!" protestò  il  capitano ambrosiano-spagnolo. "Quelli sono pratici di
soli uomini avete preso un brigantino!" "Infatti" ammise  il  capitano. "Era un brigante piccolo... piccolissimo... il
il capitano. "Era un brigante piccolo... piccolissimo...  il  figlio di un brigante... Aveva appena tre anni... Ed era un
dicendo voltò le spalle a Raul e fece per avviarsi verso  il  quadrato di poppa, ma Raul lo trattenne. "Dove andate,
"Dove andate, capitano?" "Nella mia cabina" rispose  il  capitano. "Soffro un po'di mal di mare..." "Non sarà che
sarà che avete paura, per caso?" gli domandò ironicamente  il  giovane Raul. "Paura io?" esclamò il capitano Squacqueras
domandò ironicamente il giovane Raul. "Paura io?" esclamò  il  capitano Squacqueras portando la mano all'elsa dello
sollevato. "Allora, restate..." "Un momento!" continuò  il  capitano Squacqueras. "Ho detto che non c'è nessuno che
terra... Ma, siccome qui siamo in mare... Arrivederci!"  Il  capitano Squacqueras si affrettò ad allontanarsi il più
Il capitano Squacqueras si affrettò ad allontanarsi  il  più velocemente che gli fosse possibile. Raul abbozzò un
un gesto di stizza. "Non importa," esclamò "prenderò io  il  comando del galeone." Il giovane Raul raggiunse con due
importa," esclamò "prenderò io il comando del galeone."  Il  giovane Raul raggiunse con due salti il cassero della nave,
del galeone." Il giovane Raul raggiunse con due salti  il  cassero della nave, quindi facendo portavoce con le mani:
Signori cannonieri, ai vostri pezzi, per cortesia!" gridò  il  Corsaro Nero con voce metallica. Il Pirata Meno Un Quarto
per cortesia!" gridò il Corsaro Nero con voce metallica.  Il  Pirata Meno Un Quarto si avvicinò arrancando sulla sua
"Signor conte," dichiarò "c'è solo questa di palla..."  Il  Corsaro Nero non riuscì a nascondere la propria sorpresa.
nella stiva!" disse. "Non mi sembra giusto che, con tutto  il  da fare che c'è su questa nave, gli uomini perdano tempo a
"Ma nonna, queste sono palle da bombarda" protestò  il  Corsaro Nero. "Ma potrebbero servire benissimo, così
caso di combattimento ravvicinato, come se fossero birilli.  Il  Corsaro Nero si rivolse al Pirata Meno Un Quarto. "Presto,
palle di cannone nella stiva..." "Per che farne?" domandò  il  Pirata Meno Un Quarto. "Come, per che farne?" scattò il
il Pirata Meno Un Quarto. "Come, per che farne?" scattò  il  Corsaro Nero, esasperato dal fatto che gli spagnoli avevano
Nero, esasperato dal fatto che gli spagnoli avevano aperto  il  fuoco e alti getti d'acqua provocati dalle loro cannonate
"Già, ma noi non abbiamo polvere" disse candidamente  il  Pirata Meno Un Quarto. "Non c'è polvere?" gemette il
il Pirata Meno Un Quarto. "Non c'è polvere?" gemette  il  Corsaro Nero, annichilito. "L'ho fatta togliere io" disse
la massima pulizia, a bordo..." "Santo cielo!" esclamò  il  Corsaro Nero, disperatamente. "E adesso, come la mettiamo?"
squassò la Tonante che si inclinò leggermente su un lato.  Il  nostromo Nicolino arrivò di corsa: "La na... nave è stata
arrivò di corsa: "La na... nave è stata colpita!" balbettò.  Il  Corsaro Nero corse verso la murata della nave, guardò in
inarcando le sopracciglia. "Fanno l'adunata" rispose  il  nostromo Nicolino. "Mio nipote ha gridato: 'Adunata! Falla
qui siamo a prua." "Ma no, nonna, va bene così" intervenne  il  Corsaro Nero."Perché le pompe per vuotare la nave
le pompe per vuotare la nave dall'acqua sono sotto  il  castello di prua... Uomini del mare, alle pompe, alle
pompe, alle pompe!" "Non ci sono più pompe a bordo" rispose  il  nostromo. "Come, non ci sono più pompe?" "Le ho fatte
gettare in mare per ordine della contessa..." E poiché  il  Corsaro Nero lo guardava con la faccia inebetita: "La
"La signora contessa" spiegò "ha detto che finché durava  il  lutto per i suoi nipoti il Corsaro Verde e il Corsaro
"ha detto che finché durava il lutto per i suoi nipoti  il  Corsaro Verde e il Corsaro Rosso, ogni pompa doveva essere
finché durava il lutto per i suoi nipoti il Corsaro Verde e  il  Corsaro Rosso, ogni pompa doveva essere abolita, a
delle pompe mondane, non delle pompe per pompare!" urlò  il  Corsaro Nero mentre la nave che imbarcava acqua a torrenti
andando a picco, a fondo, in bocca ai pescicani!" gridò  il  Corsaro Nero, esasperato. "Se vogliamo salvarci non ci
di arrembaggio!" "Gettati in mare" rispose laconicamente  il  Pirata Col Coperchio. "Anche quelli? E perché?" "Per ordine
di annunciarvi che la nave sta affondando, signori!" disse  il  maggiordomo Battista comparendo silenzioso come un fantasma
incendiarie lanciate dal galeone spagnolo avevano appiccato  il  fuoco in più punti del vascello. Il Corsaro Nero che oltre
avevano appiccato il fuoco in più punti del vascello.  Il  Corsaro Nero che oltre ad avere l'occhio d'aquila,
l'orecchio della volpe e l'agilità della tigre, aveva anche  il  naso di un bracco, annusò l'aria: "Purtroppo," disse"non
alla ciurma che si affrettò ad obbedire correndo verso  il  barcarizzo: "Calate le scialuppe di salvataggio! Prima le
e i bambini!" "Ma non ci sono bambini a bordo" obiettò  il  Pirata Col Coperchio. "Jolanda è sempre la mia bambina, per
Coperchio. "Jolanda è sempre la mia bambina, per me" disse  il  Corsaro Nero con voce commossa."Su, montate sulla scialuppa
aiutarli a raggiungere la costa..." Giovanna, Jolanda,  il  maggiordomo Battista e il nostromo Nicolino montarono sulla
la costa..." Giovanna, Jolanda, il maggiordomo Battista e  il  nostromo Nicolino montarono sulla scialuppa di salvataggio.
Nicolino montarono sulla scialuppa di salvataggio. "Ma  il  comandante non deve andare a fondo con la sua nave?" tentò
sua nave?" tentò di obiettare Giovanna. "Mi sia consentito  il  dire" disse il maggiordomo Battista mentre i pirati
di obiettare Giovanna. "Mi sia consentito il dire" disse  il  maggiordomo Battista mentre i pirati facevano calare la
che la nave si salvi..." "E mio nipote?" domandò Giovanna.  Il  maggiordomo indicò il cassero della nave sulla quale si
"E mio nipote?" domandò Giovanna. Il maggiordomo indicò  il  cassero della nave sulla quale si stagliava contro il cielo
il cassero della nave sulla quale si stagliava contro  il  cielo azzurro la cupa figura del Corsaro Nero. "Guardate
Si è notato dapprima che  il  moto, e il riposo, sono due bisogni della vita, altrettanto
Si è notato dapprima che il moto, e  il  riposo, sono due bisogni della vita, altrettanto imperiosi
sono due bisogni della vita, altrettanto imperiosi che  il  cibo. Vedesti che a dare agilità, destrezza, e vigore a
facile ed opportuna a chi vive la vita libera dei campi.  Il  bisogno di riposo è naturale conseguenza del moto, e del
ed alterni. La fatica soverchia logora le forze, e  il  riposo prolungato le infiacchisce. Conseguenza d'entrambi è
lavoro. Ciò è vero per le bestie, come per l'uomo. Quindi  il  dovere, e la convenienza di trattar bene gli animali, di
non esigere da essi un lavoro eccessivo, di concedere loro  il  necessario riposo. Queste considerazioni sul trattamento
all'agricoltura. Donde si venne alla conclusione, che  il  proteggerne la conservazione, è una necessità e un dovere.
poco, o nulla. Da ciò comprendi che l'aumento delle forze,  il  lavoro, il latte, dipendono dalla nutrizione. L'erba e il
Da ciò comprendi che l'aumento delle forze, il lavoro,  il  latte, dipendono dalla nutrizione. L'erba e il fieno, nel
il lavoro, il latte, dipendono dalla nutrizione. L'erba e  il  fieno, nel corpo degli animali, si cambiano in latte, in
latte, in carne, in forza, in concime. Gli alimenti formano  il  miele delle api, la seta del baco, l'uovo delle galline, la
seta del baco, l'uovo delle galline, la lana delle pecore,  il  lardo del maiale, il grasso degli animali da impinguamento.
delle galline, la lana delle pecore, il lardo del maiale,  il  grasso degli animali da impinguamento. Dunque gli animali
bisogna nutrirli bene, se li vogliamo buoni, ed utili.  Il  proverbio dice che «la buona greppia fa la buona bestia».
buona greppia fa la buona bestia». Pochi sanno nutrir bene  il  bestiame: e importa saperlo. Un buon guardiano del bestiame
della terra. Impara dunque, o giovanetto, a governar bene  il  bestiame, e vedrai quanto ne profitta la borsa.
certi occhietti piccini piccini.  Il  Re non aveva voglia di ridere; ma come vide quello sgorbio,
non seppe frenarsi. — Che cosa voleva? — Maestà, — disse  il  Nano — vengo a farvi una proposta. Se mi darete mezzo regno
dalle mani dell'Uomo selvaggio. — Magari! — rispose  il  Re. — Non mezzo, caro amico, ma ti darei il regno intiero.
— rispose il Re. — Non mezzo, caro amico, ma ti darei  il  regno intiero. — Parola di Re non si ritira. — Parola di
intiero. — Parola di Re non si ritira. — Parola di Re! —  Il  Nano partì. E non era trascorsa una settimana, che il Re
Re! — Il Nano partì. E non era trascorsa una settimana, che  il  Re riceveva un avviso: — Domani, allo spuntar del sole, si
avviso: — Domani, allo spuntar del sole, si trovasse presso  il  bosco, colla Regina, con la corte e con tutto il popolo,
presso il bosco, colla Regina, con la corte e con tutto  il  popolo, per far festa alla sua figliuola, che ritornava! Il
il popolo, per far festa alla sua figliuola, che ritornava!  Il  Re e la Regina non osavano credere: dubitavano che quello
di nozze non se ne parlava, e della metà del regno nemmeno.  Il  Re, ora che avea lì la figliuola, e che l' Uomo selvaggio
Nano, non intendeva più saperne di mantener la sua parola.  Il  Nano, di quando in quando, gli domandava: — Maestà, e le
più spesso occorre di dover considerare nella pratica sono:  il  metro (m.) (1) Qui e nel seguito poniamo in parentesi il
il metro (m.) (1) Qui e nel seguito poniamo in parentesi  il  segno abbreviativo che nella pratica si adopera per
nella pratica si adopera per indicare la parola a fianco, o  il  suo plurale. Così si scrive: m. 1, m. 5, m. 12, .... invece
5, m. 12, .... invece di 1 metro, 5 metri, 12 metri, ...;  il  decametro (dam.), che è uguale a 10 metri; l'ettometro
a 10 metri; l'ettometro (hm.), che è uguale a 100 metri;  il  chilometro (km.), che è uguale a 1000 metri; il decimetro
100 metri; il chilometro (km.), che è uguale a 1000 metri;  il  decimetro (dm.), che è la decima parte del metro; il
metri; il decimetro (dm.), che è la decima parte del metro;  il  centimetro (cm.), che è la centesima parte del metro; il
il centimetro (cm.), che è la centesima parte del metro;  il  millimetro (mm.), che è la millesima parte del metro. Il
il millimetro (mm.), che è la millesima parte del metro.  Il  decametro, l'ettometro e il chilometro sono dunque multipli
è la millesima parte del metro. Il decametro, l'ettometro e  il  chilometro sono dunque multipli del metro; il decimetro, il
l'ettometro e il chilometro sono dunque multipli del metro;  il  decimetro, il centimetro e il millimetro sono suoi
il chilometro sono dunque multipli del metro; il decimetro,  il  centimetro e il millimetro sono suoi sottomultipli. Tutte
dunque multipli del metro; il decimetro, il centimetro e  il  millimetro sono suoi sottomultipli. Tutte queste lunghezze,
di cui si compone un metro si divide in 10 parti eguali,  il  metro resta suddiviso in 100 parti eguali, cioè nei suoi
di cui si compone un metro si divide in 10 parti eguali,  il  metro resta diviso in 1000 parti eguali, cioè nei suoi 1000
decametri equivale la somma km. 3 hm. 50? Per risolvere  il  primo si osserverà che, poichè ogni metro è 100 centimetri
4 + cm. 5 = cm. (700 + 40 + 5) = cm. 745. E per risolvere  il  secondo si osserverà che, poichè ogni chilometro è 100
PREGHIERE PIÙ BELLE  Il  Padre nostro Il Padre nostro è la preghiera che Gesù stesso
PREGHIERE PIÙ BELLE Il Padre nostro  Il  Padre nostro è la preghiera che Gesù stesso ci ha
insieme: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato  il  tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà,
che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga  il  tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in
la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi  il  nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti,
ramo, e comincia a cantare.  Il  Re avrebbe voluto tirargli, ma faceva buio come in una
non ti giova! — Ma durava fatica a tener aperti gli occhi.  Il  cardellino cominciò a canzonarlo: — Pss! Pss! il Re dorme!
gli occhi. Il cardellino cominciò a canzonarlo: — Pss! Pss!  il  Re dorme! Pss! Pss! il Re dorme! - E canta, canta, canta,
cominciò a canzonarlo: — Pss! Pss! il Re dorme! Pss! Pss!  il  Re dorme! - E canta, canta, canta, il Re s' addormentava
Re dorme! Pss! Pss! il Re dorme! - E canta, canta, canta,  il  Re s' addormentava peggio d' un ghiro anche lui. La mattina
la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. —  Il  Re lo prese per le spalle, e lo messe fuor dell' uscio. Il
Il Re lo prese per le spalle, e lo messe fuor dell' uscio.  Il  giorno appresso quegli tornò: — Maestà, lo volete davvero
la mano della Reginotta e in men di tre giorni l'avrete. —  Il  Re lo prese per le spalle, gli diè una pedata e lo messe
spalle, gli diè una pedata e lo messe fuor dell' uscio. Ma  il  giorno appresso, quello, cocciuto, ritornava: — Maestà,
quello, cocciuto, ritornava: — Maestà, volete davvero  il  cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men
la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. —  Il  Re, stizzito, chiamò una guardia e lo fece condurre in
mettersi d'accordo con quel contadinotto. — Portami vivo  il  cardellino, e la Reginotta sarà tua. — Maestà, fra tre
di ritorno. — Maestà, eccolo qui. La Reginotta ora è mia. —  Il  Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello
Reginotta, néttati la bocca. C' era una volta.... — Maestà,  il  patto fu questo. — Vuoi delle gioie? Vuoi dell' oro? —
— Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà! - E andò via.  Il  Re disse al cardellino — Ora che ti ho tra le mani, ti vo'
— Ora che ti ho tra le mani, ti vo' martoriare. -  Il  cardellino strillava, sentendosi strappare le penne ad una
oro son riposte dentro la Grotta delle sette porte. Ma c' è  il  mercante, col berrettino rosso, che fa la guardia. Bisogna
col berrettino rosso, che fa la guardia. Bisogna sapere  il  motto; e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino
la guardia. Bisogna sapere il motto; e lo sanno due soli:  il  mercante e quel contadino che mi ha preso. — Il Re mandò a
due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. —  Il  Re mandò a chiamare il contadino. — Facciamo un altro
e quel contadino che mi ha preso. — Il Re mandò a chiamare  il  contadino. — Facciamo un altro patto. Vorrei entrare nella
Vorrei entrare nella Grotta delle sette porte, e non so  il  motto. Se me lo sveli, la Reginotta sarà tua. — Parola di
sarà tua. — Parola di Re? — Parola di Re! — Maestà,  il  motto è questo: Secca risecca! Apriti, Cecca. — Va bene. —
motto è questo: Secca risecca! Apriti, Cecca. — Va bene. —  Il  Re andò, disse il motto, e la Grotta s'aperse. Il contadino
risecca! Apriti, Cecca. — Va bene. — Il Re andò, disse  il  motto, e la Grotta s'aperse. Il contadino rimase fuori ad
bene. — Il Re andò, disse il motto, e la Grotta s'aperse.  Il  contadino rimase fuori ad attenderlo. In quella Grotta i
AMICI DEL VENTO  Il  vento soffia in un mucchio di foglie secche. Le foglie
lungo la strada. Cantano, ridono, sono contente. Bravo  il  vento che le porta lontano! Un ragno ha filato un ragnatele
in attesa dell'amico vento che lo sollevi nell'azzurro.  Il  rametto di lillà aveva tanto desiderio di conoscere il
Il rametto di lillà aveva tanto desiderio di conoscere  il  mondo, di viaggiare! Ora è secco, gialliccio; non può
prega: - Portalo sotto un altro cielo, in un altro suolo.  Il  vento acconsente e lascia cadere il seme... forse sulla
in un altro suolo. Il vento acconsente e lascia cadere  il  seme... forse sulla tomba di un bambino, la quale, alla
un bambino, la quale, alla nuova primavera, avrà pur essa  il  suo rametto di lillà.
44. Le unità di misura più comuni per le capacità sono:  il  litro (l.); il decalitro (dal.), che è eguale a 10 litri l'
di misura più comuni per le capacità sono: il litro (l.);  il  decalitro (dal.), che è eguale a 10 litri l' ettolitro
a 10 litri l' ettolitro (hl.), che è eguale a 100 litri;  il  decilitro (dl.), che è la decima parte del litro; il
litri; il decilitro (dl.), che è la decima parte del litro;  il  centilitro (cl.), che è la centesima parte del litro. Il
il centilitro (cl.), che è la centesima parte del litro.  Il  decalitro e l'ettolitro sono evidentemente multipli del
e l'ettolitro sono evidentemente multipli del litro;  il  decilitro e il centilitro sono suoi sottomultipli. Si noti
sono evidentemente multipli del litro; il decilitro e  il  centilitro sono suoi sottomultipli. Si noti che: 1 hl. = 10
i medicinali. Poi comandò: — Potete andare. Sempre tenendo  il  soldo e la trombetta d'argento, con la treccia che le
tremava a causa della sua grande disperazione, Caterí fece  il  primo passo per tornare indietro. Il vecchio si accostò
Caterí fece il primo passo per tornare indietro.  Il  vecchio si accostò alla Signora del Pineto. — Bisogna star
La Signora la guardò dall'alto e le pose fra le mani  il  grembiule: — Mi fate compassione, — disse, — e vi cedo il
il grembiule: — Mi fate compassione, — disse, — e vi cedo  il  posto. Farete voi da infermiera —. Allora tutti i nani la
da infermiera —. Allora tutti i nani la complimentarono per  il  suo buon cuore, ed ella se ne andò sorridendo con la testa
e Caterina, senza piangere, posò la trombetta e  il  soldo sul davanzale e si mise il grembiule. Il grembiule
posò la trombetta e il soldo sul davanzale e si mise  il  grembiule. Il grembiule era cosí lungo che strisciava in
trombetta e il soldo sul davanzale e si mise il grembiule.  Il  grembiule era cosí lungo che strisciava in terra ed ella
Caterí. Per due giorni Tit non parlò e non si mosse, ma  il  suo cuore batteva sempre. Caterí era sempre sola, e dormiva
sempre. Caterí era sempre sola, e dormiva a terra, presso  il  letto di Tit. Tutto
 IL  SEGNO DELLA CROCE Facciamo insieme il segno della santa
SEGNO DELLA CROCE Facciamo insieme  il  segno della santa Croce: Nel nome del Padre e del Figliuolo
del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.  Il  segno della santa Croce è la prima cosa che impara a fare
segno della santa Croce è la prima cosa che impara a fare  il  fanciulletto cristiano. Nessun altro segno nella nostra
è o sarà più grande del segno della santa Croce. Esso è  il  più grande perchè ci ricorda la Croce, sulla quale nostro
per salvar noi. Per questo, Gesù si chiama Crocifisso, e  il  Crocifisso è onorato da tutti e si trova da per tutto,
 Il  temporale nel passare, ha visto qualcosa che non gli andava
soffiandole contro nuvole nere. Poi la furia è caduta,  il  vento ha messo in fuga le nuvole e un grande arcobaleno è
Nino e Ninetta lo guardano estatici:- Che cosa sarà? - Sarà  il  tappeto del sole - spiega il gemello. - Il sole non vorrà
Che cosa sarà? - Sarà il tappeto del sole - spiega  il  gemello. - Il sole non vorrà bagnare le belle ruote del suo
sarà? - Sarà il tappeto del sole - spiega il gemello. -  Il  sole non vorrà bagnare le belle ruote del suo carro d'oro
I paggi l'hanno intessuta con tutti i più bei colori ed ora  il  sole la illumina.
 Il  disgraziato Viceré incalzato implacabilmente da Giovanna
implacabilmente da Giovanna aveva oramai raggiunto  il  muro e con la mano sinistra dietro la schiena stava
sinistra dietro la schiena stava cercando affannosamente  il  bottone che faceva scorrere il pannello. Lo trovò e vi
cercando affannosamente il bottone che faceva scorrere  il  pannello. Lo trovò e vi appoggiò sopra la mano emettendo un
 il  conte «perché tu hai dato a me, che cavaliere già sono,
a me, che cavaliere già sono, un'idea molto opportuna per  il  nostro viaggio. Quanto a te, se non ti basterà una sciarpa
fuori dalla mia trista scia: e dietro solo se avremo  il  vento in poppa». Fu dunque dato ordine a mastro Eudaveo, il
il vento in poppa». Fu dunque dato ordine a mastro Eudaveo,  il  fabbro, di forgiare un elmo nuovo al signore: un elmo tutto
camino simile a quello delle fornaci. Con quello in testa  il  conte, e davanti ben insciarpato benché di luglio Blabante,
partirono da Castel del Rio e cavalcarono a nord, lungo  il  Santerno, e poi per Imola bella, e la pianura. Loro
e la pianura. Loro andavano avanti, e la strada indietro.  Il  paesaggio era quieto, e quieto il cammino. Tra i pacifici
e la strada indietro. Il paesaggio era quieto, e quieto  il  cammino. Tra i pacifici suoni di luglio, spiccava ogni
— I pesci sono infiniti, Sakumat? — Non infiniti, — rispose  il  pittore, aggiungendo pennellate azzurro-verdi al mare, — ma
che non si può contare, è infinito! — fece Madurer. Ormai  il  mare era completo. Tutto attorno alla stanza, fino al
striscia azzurra, a tratti increspata, splendeva sotto  il  diverso azzurro del cielo. Nuvole gonfie ne coprivano una
come una fioritura luminosa. Scorrendo con lo sguardo  il  mare, si vedevano colori diversi. In certi tratti il blu,
il mare, si vedevano colori diversi. In certi tratti  il  blu, altrove un azzurro trasparente, poi un verde
Madurer? — Non è possibile, Sakumat. I pesci stanno dentro  il  mare, e non li possiamo vedere. — Ma anche noi, in qualche
vedere. — Ma anche noi, in qualche modo, siamo dentro  il  mare. Siamo un po' fuori e un po' dentro... — No, è come se
— No, è come se fossimo in una barca di vetro, — disse  il  bambino, — galleggiamo appena sopra il mare. — Qualche
di vetro, — disse il bambino, — galleggiamo appena sopra  il  mare. — Qualche volta i pesci saltano fuori, — replicò il
il mare. — Qualche volta i pesci saltano fuori, — replicò  il  pittore, — persino le balene fanno salti, e i delfini e i
la rotta delle navi, anche quelle di cristallo. E poi c'è  il  pesce volante, che può volare per centinaia di metri, prima
dipingere i pesci, Sakumat? — chiese Madurer guardandolo.  Il  pittore sorrise. — Sí, molto. Lo hai capito? — Ma io
meglio che i pesci stiano nel mare. Perché... Non so dirti  il  perché. — Forse, Madurer, pensi che se li dipingiamo,
casacche di lana erano state portate da Alika per  il  piccolo e il pittore. Oltre che coprirsene, i due amici le
di lana erano state portate da Alika per il piccolo e  il  pittore. Oltre che coprirsene, i due amici le adoperavano
stravaganti, riempiendo le casacche con i cuscini di seta.  Il  mare fini a novembre: undici mesi da quando il pittore
di seta. Il mare fini a novembre: undici mesi da quando  il  pittore aveva iniziato il suo lavoro. — Che cosa è quello?
a novembre: undici mesi da quando il pittore aveva iniziato  il  suo lavoro. — Che cosa è quello? — chiese un mattino
in silenzio, un tratto dell'orizzonte marino. — Quello? È  il  mare. — No! Quello... — indicò il bambino, — quel piccolo
marino. — Quello? È il mare. — No! Quello... — indicò  il  bambino, — quel piccolo punto sul mare, un po' a sinistra
se non si sentiva suono di vento, coprendo e scoprendo  il  sole. Sebbene filtrata e indiretta, la luce nella stanza si
stanza si affievoliva e tornava piena, facendo pulsare  il  mare. — Non so cosa sia, Madurer, — disse il pittore, — non
pulsare il mare. — Non so cosa sia, Madurer, — disse  il  pittore, — non lo avevo visto, prima. Però qualcosa deve
piú, o si è avvicinato, è una nave. — Allora aspettiamo.  Il  mattino dopo, appena sveglio, il bambino corse vicino alla
nave. — Allora aspettiamo. Il mattino dopo, appena sveglio,  il  bambino corse vicino alla parete. — C'è ancora, guarda! È
cuscino di seta. Rideva e colpiva, mentre Sakumat chinava  il  capo per difendersi da quei colpi leggeri. Poi Madurer
colpi leggeri. Poi Madurer tornò vicino alla parete, dove  il  punto sul mare era soltanto un poco piú grosso del giorno
di quel tipo. Due alberi, con trenta pirati a bordo... —  il  bambino si allontanò lentamente dalla parete, continuando a
— Viene dalle coste di Grecia, e si chiama Tigrez.  Il  mattino dopo, ancora piccolissima, la nave pirata si
vedere i pirati, ma la piccolissima bandiera era nera, e  il  punto bianco al suo centro non poteva essere che un
navigano solo di notte, e di giorno se ne stanno tutto  il  tempo fermi sotto il sole, nonostante tiri un gran vento...
notte, e di giorno se ne stanno tutto il tempo fermi sotto  il  sole, nonostante tiri un gran vento... Avranno la noia, non
raduneranno all'ombra del boccaporto e borbotteranno contro  il  capitano. «Che diavolo sta facendo il capitano? — diranno.
borbotteranno contro il capitano. «Che diavolo sta facendo  il  capitano? — diranno. — Che diavolaccio di modo di navigare
— Credo che li possiamo un po' incoraggiare, vuoi? — disse  il  bambino. Cosí Sakumat dipinse la nave piú grande, mentre il
il bambino. Cosí Sakumat dipinse la nave piú grande, mentre  il  bambino osservava: e in tre giorni il Tigrez si avvicinò di
piú grande, mentre il bambino osservava: e in tre giorni  il  Tigrez si avvicinò di un buon tratto. In una settimana
almeno di un altro miglio, e ogni volta, poiché cambiava  il  vento, le vele erano tese in modo differente, e la chiglia
l'onda con diversa angolatura. Perché fosse vicinissima,  il  piú vicino possibile per una nave sospettosa, ci volle un
per una nave sospettosa, ci volle un mese intero. Con  il  libro di pirateria aperto sulle ginocchia, Madurer dava
Ma di tutti Madurer conosceva nome e provenienza.  Il  capitano era un greco di Salamina, e si chiamava Krapulos.
capitano era un greco di Salamina, e si chiamava Krapulos.  Il  secondo era un rinnegato di Rodi, di nome Purtik. Stavano
Purtik. Stavano tutti e due sul piccolo cassero a guardare  il  mare con un grosso cannocchiale, mentre sulla coffa, col
sulla coffa, col braccio teso ad oriente, stava in bilico  il  moro Randui, che i pirati avevano liberato da una galera
alzò la faccia dal libro che stava consultando. Ormai  il  vascello, lanciato in bolina, aveva girato il fianco e si
Ormai il vascello, lanciato in bolina, aveva girato  il  fianco e si mostrava in tutta la sua grandezza: otto pirati
gran pericolo di cadere in mare. — Ce ne vuole uno? — disse  il  bambino. — Certo. Tutti i capitani da piccoli hanno fatto
bambino. — Certo. Tutti i capitani da piccoli hanno fatto  il  mozzo su una nave pirata. Senza piccoli mozzi, niente
Cipro, — asserí Sakumat. — Quando le navi turche di Kuranin  il  Pazzo affondarono la Majada, Krapulos, che aveva
intera seguendo le stelle, fino all'isola di Santorini...  Il  giorno dopo, a cavallo del palo prodiero del Tigrez, sedeva
del drago che faceva da polena al vascello pirata. Era  il  mozzo del Tigrez, e si chiamava Madurer. — Non ci sono io
ci sono io solo al mondo con questo nome, no? — aveva detto  il  bambino con irruenza. — Certo, no. Chissà quanti Madurer ci
ci sono, — aveva ammesso Sakumat. — Ecco: uno di loro è  il  mozzo del Tigrez, — aveva concluso il bambino, stringendo
— Ecco: uno di loro è il mozzo del Tigrez, — aveva concluso  il  bambino, stringendo fra le cosce un grosso cuscino di raso.
fra le cosce un grosso cuscino di raso. E fissava  il  mare oltre la prua.
Quando Madurer fu morto, e la casa e  il  villaggio ebbero pianto per molti giorni, il burban chiamò
e la casa e il villaggio ebbero pianto per molti giorni,  il  burban chiamò Sakumat. — Ora sei mio fratello, — disse, —
mia ricchezza in oro, pietre, spezie e stoffe pregiate.  Il  pittore si inchinò. Aveva la barba ormai quasi del tutto
è dolce da sentire. Ti chiedo soltanto un cavallo giovane.  Il  mio era già vecchio quando arrivai: non sopporterebbe il
Il mio era già vecchio quando arrivai: non sopporterebbe  il  viaggio fra le montagne. Molte parole pronunziò il burban
il viaggio fra le montagne. Molte parole pronunziò  il  burban perché Sakumat accettasse ricchezze e doni, ma
Dopo qualche giorno, su un fresco cavallo bianco,  il  pittore, solo per sua richiesta, lasciò il palazzo ed il
cavallo bianco, il pittore, solo per sua richiesta, lasciò  il  palazzo ed il villaggio. All'imbocco della vallata, prima
il pittore, solo per sua richiesta, lasciò il palazzo ed  il  villaggio. All'imbocco della vallata, prima di sparire
vallata, prima di sparire dalla vista di Nactumal, fermò  il  cavallo, radunò un mucchio di sterpi, vi mise sopra la
mise sopra la cassetta che conteneva i pennelli e appiccò  il  fuoco. Restò seduto, guardando il fumo del legno perdersi
i pennelli e appiccò il fuoco. Restò seduto, guardando  il  fumo del legno perdersi fra le rocce grigiastre e le
Partí e cavalcò per tre settimane, oltre le montagne, lungo  il  fiume Ceyhan, oltre Adana, e Içel, oltre la foce del
Adana, e Içel, oltre la foce del turbolento Göksu, lungo  il  mare. Piú in là, al limite di un piccolo villaggio sparso
altre, a pochissima distanza dalla spiaggia. Da li sentiva  il  rumore delle onde, continuamente, ma come un silenzio.
le persone del villaggio e si fece qualche amico, con  il  quale beveva il tè, cucinava e parlava quietamente delle
del villaggio e si fece qualche amico, con il quale beveva  il  tè, cucinava e parlava quietamente delle cose presenti.
delle cose presenti. Visse a lungo in pace, facendo  il  pescatore.
 il  senato romano le diè per ispontaneo consiglio la
perchè, tuttora giovanissima, conosceva egregiamente  il  latino, il greco, l'ebraico, la filosofia, l'astronomia;
tuttora giovanissima, conosceva egregiamente il latino,  il  greco, l'ebraico, la filosofia, l'astronomia; cantava,
frutto di ingegno solamente pronto e vivace; chè anzi era  il  suo ingegno più che virile, avendo tra l'altre cose
più che virile, avendo tra l'altre cose tradotto in volgare  il  Critone e altri dialoghi di Platone, da lei studiato sempre
amore. Altro pregio ammirabile della nostra Tarquinia fu  il  conservarsi pura di cuore in quella corrotta età, e di
avere mantenuta illibata la sua vedovanza, perchè mortole  il  marito, che fu Paolo Porrini, non ci fu lusinga che potesse
mente e dell'animo la resero cara al buon Torquato Tasso,  il  quale, per raccomandare agli uomini la memoria di lei,
per raccomandare agli uomini la memoria di lei, volle che  il  suo nobilissimo dialogo della Natura di amore fosse detto
e gli onori, le venne meno la tranquillità; e come, vivendo  il  marito, non ebbe le gioie della maternità, così, morto lui,
nello studio, a cui attese fino alla morte, che la colse  il  dì 5 di agosto del 1617, suo settantesimo quinto." Come la
Come la Elisina ebbe posto fine al suo ragionamento,  il  maestro disse: "Alle notizie della Molza aggiungerò questa,
LA PRIMA VERITÀ DELLA RELIGIONE La prima verità che  il  Credo ci propone è questa: Dio onnipotente. creatore dei
Lo scultore cava una statua da un blocco di marmo, ma  il  marmo esiste già; il tessitore prepara la stoffa col cotone
una statua da un blocco di marmo, ma il marmo esiste già;  il  tessitore prepara la stoffa col cotone e con la lana, ma il
il tessitore prepara la stoffa col cotone e con la lana, ma  il  cotone e la lana esistono già; il falegname costruisce col
cotone e con la lana, ma il cotone e la lana esistono già;  il  falegname costruisce col legno il tavolo e l'armadio, ma il
e la lana esistono già; il falegname costruisce col legno  il  tavolo e l'armadio, ma il legno esiste giù. Che fa dunque
il falegname costruisce col legno il tavolo e l'armadio, ma  il  legno esiste giù. Che fa dunque l'uomo? Trasforma, cioè
morte del Cavour. Camillo di Cavour, anche dopo  il  trionfo, non si era concesso un istante di riposo. Voleva
non si era concesso un istante di riposo. Voleva portare  il  suo Re ed il tricolore a Roma ed a Venezia. Ma non ebbe la
concesso un istante di riposo. Voleva portare il suo Re ed  il  tricolore a Roma ed a Venezia. Ma non ebbe la gioia di
a Roma ed a Venezia. Ma non ebbe la gioia di veder compiuto  il  suo sogno. Spossato dalle ansie e dall'immane lavoro di
di quegli anni memorandi, Camillo di Cavour soggiacque  il  6 giugno 1861 ad una malattia, che lo colse improvvisamente
improvvisamente e lo spense ancor giovane. Nel delirio,  il  grande ministro parlava senza tregua di quanto era stato
a guarirmi, diceva ai medici, ho l'Italia su le braccia, ed  il  tempo è prezioso». I santi nomi d'Italia, di Venezia, di
come si adopera. Suppongasi di voler cercare  il  prodotto di 7 per 8. Si consideri la riga, a capo della
in alto, si trova 8: al loro incrocio i trova 56. Ebbene  il  prodotto di 7 per 8 è 56, 24. Moltiplicazioni col
col moltiplicatore ad una sola cifra. Si voglia  il  prodotto di 236 per 4. Disposti i numeri come qui a fianco,
come qui a fianco, scritto a destra del moltiplicando  il  segno x e tirato il tratto sotto del quale si scriverà il
scritto a destra del moltiplicando il segno x e tirato  il  tratto sotto del quale si scriverà il prodotto, si dirà: 4
il segno x e tirato il tratto sotto del quale si scriverà  il  prodotto, si dirà: 4 volte 6 unità è 24 unità, ossia 2
col moltiplicatore 10 o 100. Si debba calcolare  il  prodotto 34 x 10. Esso è la stessa cosa che 10 x 34, cioè
34 x 10. Esso è la stessa cosa che 10 x 34, cioè 34 volte  il  10, o anche, 34 diecine. Ma: 34 diecine = 30 diecine + 4
diecine = 30 diecine + 4 diecine = 300 + 40 = 340, quindi  il  prodotto richiesto è 340. E si osservi che 340 si ottiene
si trova 27 x 10 = 270 ; 42 X 10 = 420; ecc., ecc. Insomma:  Il  prodotto di un numero per 10 si ottiene subito scrivendo
che 6 X 100 è lo stesso che 100 X 6, ossia 6 volte  il  100, si trova 6 x 100 = 600; e similmente 5 x 100 500; 10 x
= 600; e similmente 5 x 100 500; 10 x 100 = 1000. E dunque:  Il  prodotto di un numero per 100 si ottiene subito scrivendo
col moltiplicatore 20 (o 30, o 40..... o 90). Consideriamo  il  prodotto 47 x 20. Esso è 20 volte 47; ma 2 volte 47 è 94,
dunque esso è 10 volte 94, cioè (n.° prec.te) 940. Cosicchè  il  prodotto di 47 per 20 si ottiene scrivendo la cifra 0 a
20 si ottiene scrivendo la cifra 0 a destra di 94, che è  il  prodotto di 47 per 2. Similmente, per cercare il prodotto
94, che è il prodotto di 47 per 2. Similmente, per cercare  il  prodotto di 25 per 30, moltiplico 25 per 3 ed ho 75; scrivo
ed ho 75; scrivo a destra di 75 la cifra 0 ed ho 750; 750 è  il  prodotto voluto. Ma dunque: Si moltiplica un numero per 20
con un qualunque moltiplicatore a due cifre. Sia da trovare  il  prodotto di 38 per 24. Esso è 24 volte il 38, cioè 4 volte
Sia da trovare il prodotto di 38 per 24. Esso è 24 volte  il  38, cioè 4 volte il 38, più 20 volte il 38. Eseguisco il
prodotto di 38 per 24. Esso è 24 volte il 38, cioè 4 volte  il  38, più 20 volte il 38. Eseguisco il prodotto di 38 per 4
24. Esso è 24 volte il 38, cioè 4 volte il 38, più 20 volte  il  38. Eseguisco il prodotto di 38 per 4 ed ho 152. Eseguisco
il 38, cioè 4 volte il 38, più 20 volte il 38. Eseguisco  il  prodotto di 38 per 4 ed ho 152. Eseguisco il prodotto di 38
38. Eseguisco il prodotto di 38 per 4 ed ho 152. Eseguisco  il  prodotto di 38 per 20 ed ho 760. Sommo 152 con 760 ed ho
di 38 per 20 ed ho 760. Sommo 152 con 760 ed ho 912.  Il  prodotto richiesto è dunque 912. Nella pratica il calcolo,
ho 912. Il prodotto richiesto è dunque 912. Nella pratica  il  calcolo, tralasciando la cifra 0 del 760 che non ha
dispone come qui a fianco. Cosicchè, dunque, per eseguire  il  prodotto di 38 per 24, si moltiplica 38 per 4, con che si
si moltiplica 38 per 2, con che si ottiene 76; si scrive  il  76 al di sotto del 152, scalando, come si dice, di un posto
dice, se ne fa la prova, eseguendone un'altra, per la quale  il  moltiplicando e il moltiplicatore siano il moltiplicatore e
eseguendone un'altra, per la quale il moltiplicando e  il  moltiplicatore siano il moltiplicatore e il moltiplicando
per la quale il moltiplicando e il moltiplicatore siano  il  moltiplicatore e il moltiplicando della prima. Se non si
moltiplicando e il moltiplicatore siano il moltiplicatore e  il  moltiplicando della prima. Se non si sono commessi errori,
via  il  direttore, sparando ghiaietta con le ruote posteriori. - Mi
ghiaietta con le ruote posteriori. - Mi sa... - fece  il  dottor Pastori, prendendo a braccetto Melchiorre. - ...Mi
gli ultimi eventi. Indugiarono ancora un poco a contemplare  il  cancello spalancato da cui sentivano entrare l'onda lunga
lo sapete? - Ah, per me va bene... - fu pronto a ribattere  il  Carlo. - Guardare avanti è sempre meglio che guardare
sempre meglio che guardare indietro. Perlomeno non ti viene  il  torcicollo. Tu che ne dici, Attilio? - Oh, be' si
che quando m'imbarcai su di un piroscafo che risaliva  il  fiume Zambesi, il capitano disse: «Ragazzi, non voglio
su di un piroscafo che risaliva il fiume Zambesi,  il  capitano disse: «Ragazzi, non voglio sentire proteste o
«Ragazzi, non voglio sentire proteste o lamentele durante  il  viaggio. Se Dio ci voleva far vivere di ripensamenti, ci
fatto gli occhi dietro la testa». - Sono d'accordo con  il  tuo capitano - osservò il dottor Pastori, convinto. -
la testa». - Sono d'accordo con il tuo capitano - osservò  il  dottor Pastori, convinto. - Doveva essere un tipo in gamba.
Virgilio Zambelli si girò un momento a chiamare  il  cane. Lo vide correre verso il cancello e temette che
girò un momento a chiamare il cane. Lo vide correre verso  il  cancello e temette che scappasse fuori all'improvviso.
la donna. Poi se ne andò via in fretta, senza più voltarsi.  Il  professor Zambelli notò che reggeva in mano una grossa
che succede? - domanda al custode in faccende. - Si prepara  il  palco per la stagione d'opera dell' Estate musicale.
- Bene! - grida Mario spiccando un salto - Ci divertiremo.  Il  custode brontola: - Ci divertiremo?! chi ti paga il
Il custode brontola: - Ci divertiremo?! chi ti paga  il  biglietto? Mario alza le spalle; troverà bene il modo di
ti paga il biglietto? Mario alza le spalle; troverà bene  il  modo di entrare. Poi chiede: - Chi è Tespi? Il custode
troverà bene il modo di entrare. Poi chiede: - Chi è Tespi?  Il  custode pensa un momento e spiega: - Sarà il proprietario.
- Chi è Tespi? Il custode pensa un momento e spiega: - Sarà  il  proprietario. Presso a poco è così. Il greco Tespi scriveva
e spiega: - Sarà il proprietario. Presso a poco è così.  Il  greco Tespi scriveva e recitava commedie e drammi e,
della Grecia a dar spettacolo. Ed ebbe successo, tra  il  popolo. Tespi è morto da un pezzo; gli attori non circolano
pezzo; gli attori non circolano più sopra un carretto, ma  il  nome è rimasto.
Sono quarantotto ordinazioni per volta: un bel colpo.  Il  sindaco, per non far torto a nessuno, fa prendere le bibite
ora uno della Banca Lamberto di Montecarlo o di Montevideo.  Il  lavoro piú pesante è per Duilio, che deve portare avanti e
posto un ultimatum: «Se entro quarantott'ore non riceveremo  il  denaro del riscatto, cominceremo a mandarvi il barone
riceveremo il denaro del riscatto, cominceremo a mandarvi  il  barone Lamberto a pezzetti: prima un orecchio, poi un dito,
I banchieri hanno risposto che l'ordine glielo deve dare  il  barone Lamberto, per iscritto, altrimenti loro non sono
non sono autorizzati a pagare, né in lire né in noccioline.  Il  capobanda fa presente la cosa a Lamberto e lo prega di
di fornire un suo manoscritto. — Immediatamente, — risponde  il  barone. E scrive su un foglio, in inglese: « Gentili
di un giretto in giostra? Vi invito al Prater di Vienna per  il  prossimo Natale». — Perché ha scritto in inglese? — domanda
prossimo Natale». — Perché ha scritto in inglese? — domanda  il  capo, che non ha studiato le lingue. — Con quei signori io
lingue. — Con quei signori io parlo sempre in inglese, per  il  decoro. — Qui c'è la parola Vienna, cosa c'entra? — Ho dato
taglio. I ventiquattro direttori generali discutono a lungo  il  testo del messaggio. — La calligrafia è senz'altro quella
quella del signor barone. — Sí, ma lo stile non è  il  suo. — Ha ragione il collega: non ricordo che il barone
signor barone. — Sí, ma lo stile non è il suo. — Ha ragione  il  collega: non ricordo che il barone abbia mai usato la
non è il suo. — Ha ragione il collega: non ricordo che  il  barone abbia mai usato la parola «giostra». — Anche quel
Crusinallo. All'unanimità l'assemblea decide di respingere  il  messaggio, chiedendone uno in tedesco. — Perché in tedesco?
chiedendone uno in tedesco. — Perché in tedesco? — domanda  il  capobanda al barone, sottoponendogli la richiesta. —
al barone, sottoponendogli la richiesta. — Evidentemente  il  direttore della mia banca di Vienna, essendo lui quello che
lí. — No, scusi, quella è la penna con cui ho scritto  il  messaggio precedente. Io non ho mai usato la stessa penna
Anselmo, portami una penna nuova. Anselmo obbedisce e  il  barone scrive, in tedesco: «Gentili signori, con la
in tronco tutti gli impiegati che non sanno ballare  il  tango. Firmato: Lamberto». — Cosa c'entra il tango? —
sanno ballare il tango. Firmato: Lamberto». — Cosa c'entra  il  tango? — domanda il capo dei Ventiquattro Elle, indicando
Firmato: Lamberto». — Cosa c'entra il tango? — domanda  il  capo dei Ventiquattro Elle, indicando l'unica parola del
Non vorrà mica che parli di soldi apertamente. E se  il  biglietto cade in mano a qualche spia? — Più che giusto, —
cade in mano a qualche spia? — Più che giusto, — ammette  il  capo, dimostrandosi comprensivo. Il messaggio arriva dove
che giusto, — ammette il capo, dimostrandosi comprensivo.  Il  messaggio arriva dove deve arrivare. I ventiquattro
Cosí dicendo, l'oratore mostra una cartolina postale che  il  barone gli ha spedito l'anno scorso da Miami, Florida. La
personalità ben diversa da quella che conosciamo. — Esatto.  Il  signor barone non ama il tango. — Può darsi che non l'ami
quella che conosciamo. — Esatto. Il signor barone non ama  il  tango. — Può darsi che non l'ami adesso, perché ha
anni, ma che l'abbia amato in gioventú. — Lo escludo.  Il  signor barone, a memoria d'uomo, ha sempre amato solo i
per battere le mani. All'unanimità l'assemblea decide che  il  messaggio non è soddisfacente e che a questo punto occorre
e che a questo punto occorre una prova non equivoca che  il  barone Lamberto è ancora in vita. I banditi dovranno
di giornata. — Gli daremo la fotografia, — acconsente  il  capobanda. — Anselmo, — ordina il barone, — prendi dalla
fotografia, — acconsente il capobanda. — Anselmo, — ordina  il  barone, — prendi dalla mia collezione di macchine
Anselmo scatta la foto, aspetta qualche secondo, strappa  il  cartoncino. Il barone Lamberto è venuto benissimo. Pare un
la foto, aspetta qualche secondo, strappa il cartoncino.  Il  barone Lamberto è venuto benissimo. Pare un divo del
ricciolo che gli ricade sull'occhio destro. — Ora, — dice  il  capo, — hanno tutto quello che vogliono. gliono. Se non
gliono. Se non mollano i soldi, mi dispiace per lei, ma  il  prossimo capitolo sarà piú doloroso. — Non si preoccupi, —
capitolo sarà piú doloroso. — Non si preoccupi, — risponde  il  barone Lamberto, ogni cosa a suo tempo. Altro viaggio di
la foto di mano in mano senza batter ciglio, in attesa che  il  barcaiolo esca dalla sala. Appena è uscito, scoppia la
è uscito, scoppia la tempesta. — Tradimento! Questo non è  il  barone Lamberto! — Truffa aggravata! Millantato credito e
bene, — si sente dire, — qualche somiglianza — con  il  barone Lamberto c'è. — Dove? — Per esempio... nelle
Lamberto c'è. — Dove? — Per esempio... nelle orecchie. —  Il  vero barone Lamberto è molto piú anziano. Guardino. In cosí
sulla terrazza di un albergo a Lugano. In questa foto  il  barone si appoggia a due bastoni, ha la faccia di una
fotografie nelle quali fanno coppia col barone, e  il  barone non è un giovane sportivo dal ciuffo spavaldo, ma un
ARANCE D' ORO Si racconta che c'era una volta un Re,  il  quale avea dietro il palazzo reale un magnifico giardino.
Si racconta che c'era una volta un Re, il quale avea dietro  il  palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero
un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma  il  più raro e il più pregiato, era quello che produceva le
giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma il più raro e  il  più pregiato, era quello che produceva le arance d' oro.
le arance d' oro. Quando arrivava la stagione delle arance,  il  Re vi metteva a guardia una sentinella, notte e giorno; e
Lo scacciai anche di lì, e appena cessava di cantare,  il  mio sonno svaniva. Ma si posò in cima all' albero, e canta,
all' albero, e canta, canta, canta..., ho dormito finora! -  Il  Re non gli fece nulla. Alla nuova stagione, incaricò della
gli fece nulla. Alla nuova stagione, incaricò della guardia  il  Reuccio in persona. Una mattina va in giardino e trova il
il Reuccio in persona. Una mattina va in giardino e trova  il  Reuccio addormentato. Guarda albero...; le arance d' oro
col Reuccio non ti giova! — Ed esso a canzonarmi;  il  Reuccio dorme! il Reuccio dorme! — Cardellino traditore,
non ti giova! — Ed esso a canzonarmi; il Reuccio dorme!  il  Reuccio dorme! — Cardellino traditore, col Reuccio non ti
col Reuccio non ti giova! — Ed esso a canzonarmi:  il  Reuccio fa la nanna! il Reuccio fa la nanna! — E canta,
ti giova! — Ed esso a canzonarmi: il Reuccio fa la nanna!  il  Reuccio fa la nanna! — E canta, canta, canta..., ho dormito
fa la nanna! — E canta, canta, canta..., ho dormito finora!  Il  Re volle provarsi lui stesso; e arrivata la stagione si
si mise a far la guardia. Quando le furon mature, ecco  il  cardellino che si posa sopra
sua madre: — Topolino, te ne prego anch'io, risuscita  il  Re! — Poteva dire di no alla mamma e alla sua cara
no alla mamma e alla sua cara Reginotta? Toccò colle mani  il  cadavere mezzo carbonizzato del Re, e lo fece risuscitare.
mezzo carbonizzato del Re, e lo fece risuscitare. Ma  il  Re era diventato un altro. Domandò umilmente perdono del
male che gli aveva fatto, e conchiuse: — Giacchè questo è  il  volere di Dio, sposatevi e siate felici! — Il popolo fece
questo è il volere di Dio, sposatevi e siate felici! —  Il  popolo fece grandi feste. Dei Ministri bruciati nessuno si
punti cardinali.  Il  cielo e l'orizzonte si possono dividere in quattro parti:
in quattro parti: levante, ossia quella donde nasce  il  sole; mezzodì; ponente, quella in cui il sole tramonta, e
quella donde nasce il sole; mezzodì; ponente, quella in cui  il  sole tramonta, e di mezzanotte (fig. 5). Il sole però non
quella in cui il sole tramonta, e di mezzanotte (fig. 5).  Il  sole però non si leva sempre nello stesso punto della parte
sempre nello stesso punto della parte di ponente. D'estate  il  sole appare la mattina e scompare la sera in punti
dell'orizzonte situati più verso mezzanotte; d'inverno  il  sole appare e scompare in punti più verso mezzodì. D'estate
sole appare e scompare in punti più verso mezzodì. D'estate  il  sole descrive nel cielo un arco più grande. Si eleva di più
a lungo sopra l'orizzonte, che non d'inverno; cioè d'estate  il  dì è più lungo della notte, d'inverno il dì è più corto
cioè d'estate il dì è più lungo della notte, d'inverno  il  dì è più corto della notte. Per questo l'estate è più calda
giorni si chiamano giorni di equinozio. In quei due giorni  il  sole nasce nel punto di mezzo della parte di levante e