un'altra creatura più ancora mia? Mai, per Dio! D'un balzo fui fuor della stalla e corsi a bussare alla porta dei Lo Santo. Fu la madre che m' aperse
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un'eleganza esotica, da gentiluomo russo o svedese. M'era ignoto. La femmina, in vece, mi ricordava un viso da me conosciuto, ma non mi sovvenivo nè dove
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meglio. È matto: dice che gliel'ho salvata io. Io non ho fatto nulla, figuratevi! ma, poveretta, è novellina, e sa ch'io me ne intendo. M'avreste
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le vertigini! M'ha detto Carmenella di San Teodoro che quel mazzo valeva quattrocento franchi, perchè lo scheletro è di vimini dorati, e resta in
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m'hai salvata la vita, venendo da me! Capisci? M'hai salvata la vita, angelo! Se to sapessi come t'amo!.. — Ma avvedendosi d'improvviso che la suora
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declinarla. M'ero trovato, d'altra parte, in imbarazzi assai peggiori, speciamente il giorno in cui avevo dovuto persuadere un marito ad allontanare da
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alla pesante porta che separava. Ma anche le porte pesanti non hanno soverchi segreti per gli uditi sottili. M'ero messo attentamente a rivedere le
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me. Il Re si levò sùbito dopo, mentre i ministri lo imitavano. M'ero levato anch'io e il caso m'aveva posto vicino al ministro della Guerra
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, imperturbabile, non sorridevo. M'interessavo invece al ferito guaribile in sette giorni e alla scatola di bottoni infrangibili con quella gravità e
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m'insegnò che quello era un mondo creato da me e abitato da ombre di sogno. M'insegnò che cosa sono veramente le persone, ma non m'insegnò come vivere
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proprio adesso. - I suoi occhi brillarono al pensiero della segheria. Forse... - Per che fare? Altre tasse? - Che ve ne importa? - M'importa, perché a
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nell'oscurità e gli afferrò la mano umida, mentre egli sussurrava: - M'inseguono... fuggo nel Texas... il mio cavallo è quasi morto... e io muoio di fame
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, rimasto col piedino alzato, in quell'atto stesso che dava un calcio a M. C., giovinetta uscita del monastero; di talune percosse, date dalla statuetta
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ufficio. M'affrettai a scendervi, ma perchè la medicatura prese del tempo, trovai la recita del coro incominciata, benchè non vi salmeggiassero che
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. «M'intenerisco, dice il profondo Herder, alla vista di quella soave solitudine delle anime, che, stanche del giogo e della persecuzione de' loro simili, trovano
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matta; la chiamai per nome: non rispose. M'intromisi in un secondo dormentorio: era agli angoli illuminato da due semispenti fanali, che non facevano se
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d'amore, come pure volgarmente si usa. M'era già noto per esperienza, come l'affetto gesticolatore non fosse sempre nè verace nè stabile. L'ultima sera
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del parlatorio. M'inginocchiai dinanzi al porporato, siccome l'uso o meglio l'abuso vuole. Egli alzò la mano, mi benedisse, mi fissò a lungo in
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Ma vengo al proposito. Dicono che nell'abboccamento avuto con S. M. abbiate tentato di denigrare la reputazione delle vostre rivali di San Vincenzo
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d'una sola, ma di più persone. M'accosto all'uscio di sala per udire, e odo un alterco fra i venuti e mio cognato. Oltrepasso la soglia, e vedo un uomo
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più angosciosa della mia vita: vera agonia di morte. M'alzai più volte per rinnovare la preghiera a Dio di conservarmi sana la ragione. Fatto giorno
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parve non lui, ma l'ombra sua. M'avanzai senza inginocchiarmi, sedetti senza chiederne il permesso. "Voi ricordate il passato e non potete lasciare il
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umano re Pulcinella: re Bomba fe desiderare re Cappio: e V. M. paga per tutti. » Ferdinando II! E che potrei io dire a V. M. che l'Europa nol sappia? Qual
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riaprirono ad un tratto, e gridò: "Enrichetta!" M'avvicinai al letto, ma il letargo l'ammutolì. Dopo un tratto cercò di rialzarsi e chiamò nuovamente
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ricrearsi in compagnia di due educande. M'avvidi infatti d'averla incontrata nel mezzo di due giovinette, passeggianti nel chiostro; ed anzi mi
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Ramirez. M'acconcia con semplicità ed eleganza. Io e Giuseppina vestimmo un abito di velo cerise col sott'abito dello stesso colore: il seno, decentemente
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forte corporatura, rubicondo in faccia, con un tipo di fisonomia altrettanto volgare quanto ributtante. M'appressai al finestrino per ricevere l'ostia
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