Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: che

Numero di risultati: 566 in 12 pagine

  • Pagina 2 di 12
altro giorno. Intanto dal focolare viene un odorino buono  che  mette appetito ed egli già pensa con gioia alla saporita
appetito ed egli già pensa con gioia alla saporita minestra  che  l'aspetta e che'egli mangerà vicino alla mamma, alla nonna,
Alano, impazientito. - Certo non è facile, ma dal momento  che  non troviamo niente.... Si esce dopo tutti insieme,
nostri libri, vogliamo condurre con noi il primo ragazzo  che  troveremo per la strada.... - E se, prima di Nicoletta,
del fornaio è idiota, e Bugubù è un piccolo mendicante  che  chiede l'elemosina con questa cantilena: - Bu.... gu....
e saremo costretti a lasciare Nicoletta. - E Maria,  che  potrebbe aver visto Nicoletta in casa della mamma Dufiet,
mai più far ritornare Nicoletta nella soffitta, ammettendo  che  avessimo potuto farla uscire senza incontrare Maria o
volge verso i suoi fratelli. Alano insiste nel suo piano,  che  trova eccellente. - Chi ti dice che Maria acconsentirebbe a
insiste nel suo piano, che trova eccellente. - Chi ti dice  che  Maria acconsentirebbe a portare con noi un ragazzo trovato
per andare a pregare il buon Dio, - dice essa. -  Che  cosa succede? - È Alano che.... che ha letto una storia, -
Dio, - dice essa. - Che cosa succede? - È Alano che....  che  ha letto una storia, - spiega Maurizio - e vuole che
che ha letto una storia, - spiega Maurizio - e vuole  che  facciamo come nella storia. - Quale storia, signor Alano? -
Alano? - - Una bellissima storia, Maria. Alcuni bambini  che  vanno a fare una passeggiata e una colazione all'aperto
essendo molto felici, di condurre con loro il primo ragazzo  che  incontrerebbero perchè anche lui possa esser contento. E
non se ne va solo solo per la strada. Non vi troveremo  che  uno sbarazzino, forse sudicio e sgarbato.... Oppure - (e
Oppure - (e Maria ride a quest' idea) - volete vedere  che  sarebbe una bambina? No, no, signor Alano, queste sono
da briganti. Quella gente scrive nei libri non sapendo  che  cosa inventare per far confondere il cervello. - E, con
questa immagine ardita, Maria conduce in chiesa i ragazzi,  che  dimenticano per un momento la loro grave preoccupazione.
la vostra mamma? - domanda la signora Bord. - Ci scrive  che  vuol ritornare presto, signora, - dice Francesco - che si
che vuol ritornare presto, signora, - dice Francesco -  che  si annoia, e che sta molto meglio. - Non dice quando
presto, signora, - dice Francesco - che si annoia, e  che  sta molto meglio. - Non dice quando ritorna? - No, signora,
di consolare suo figlio: Maria prende la parola. - Io credo  che  la signora non ritorni giovedì; le scrissi ieri, e sa che
che la signora non ritorni giovedì; le scrissi ieri, e sa  che  andiamo al bosco proprio giovedì. E poi credo che il suo
e sa che andiamo al bosco proprio giovedì. E poi credo  che  il suo medico di laggiù non la lasci partire così presto. -
loro istitutrice, poi i piccoli Dumont, e tutti i bambini  che  giovedì devono andare al bosco delle Fate. E allora si
si parla soltanto della passeggiata e delle belle partite  che  si faranno in quel giorno. I tre babbi hanno quasi
Leonia vanno al vespro, poi Leonia ritorna a casa, e Maria,  che  ha preparato la merenda prima di andarsene, non ritorna che
che ha preparato la merenda prima di andarsene, non ritorna  che  dopo le sei. I ragazzi hanno il tempo di divertirsi, di
crede di aver sognato quando trova Francesco nello «studio»  che  dipinge, e Alano e Maurizio che posano. Essa non si accorge
Francesco nello «studio» che dipinge, e Alano e Maurizio  che  posano. Essa non si accorge come la mano di Francesco
rosso; e non vede neppure, dietro le imposte della finestra  che  si muove, la fanciulletta, il cui cuore batte
per quei tre ragazzì «buonì come bambine ». - Ah,  che  paura ho avuto! - esclama Nicoletta uscendo di dietro all'
- Anch' io, - confessa Maurizio. - Non avrei mai immaginato  che  si sentisse il rumore di giù, - dice Francesco. - Perchè
tanto gusto nel vedere Maurizio e Alano sempre perdenti,  che  i ragazzi non si sono mai divertiti tanto col loro steeple.
i loro conciliaboli. - Ecco, - spiega - non è necessario  che  stiamo a casa tutti e tre. Basterà che resti uno di noi....
- non è necessario che stiamo a casa tutti e tre. Basterà  che  resti uno di noi.... e propongo che quello faccia tante
tutti e tre. Basterà che resti uno di noi.... e propongo  che  quello faccia tante monellerie da qui a giovedì, che Maria
che quello faccia tante monellerie da qui a giovedì,  che  Maria sia obbligata a punirlo privandolo della passeggiata.
- I due fratelli sono convinti, una volta di più,  che  il loro fratello maggiore è proprio un «tipo geniale», come
A questo punto la situazione si complica sempre Maurizio  che  ha l'abitudine di fare più monellerie degli altri, ma è
di Maria, e i due più grandi lo sanno. Perchè c' è il caso  che  Maria gli perdoni tutto per non privarlo del divertimento.
- domanda Francesco, serio. - Proprio, - risponde Maurizio,  che  sdegna l' ironia. - Vuoi che tiriamo a sorte per vedere chi
Proprio, - risponde Maurizio, che sdegna l' ironia. - Vuoi  che  tiriamo a sorte per vedere chi dovrà farsi punire?
BRAVO CONTADINO Furio Crescino era un bravo contadino  che  viveva in tempi lontani, quando Roma comandava in quasi
sapeva far fruttare assai bene i pochi campicelli  che  aveva, tanto che gli rendevano assai più che quelli dei
far fruttare assai bene i pochi campicelli che aveva, tanto  che  gli rendevano assai più che quelli dei vicini i quali purè
campicelli che aveva, tanto che gli rendevano assai più  che  quelli dei vicini i quali purè erano il doppio di
perciò nei vicini tanta invidia contro il povero Furio  che  finirono per accusarlo di stregoneria. Crescino comparve
- II bravo lavoratore fu assolto e ammirato da tutti quelli  che  erano accorsi al dibattito e i suoi accusatori rimasero
di Natale siamo obbligati di aver a pranzo delle persone  che  non posso soffrire? Miss Jane sollevò il viso dalla sua
dalla sua piccola Bibbia e sorrise con compiacenza. Capii  che  non aveva capito, e mi avvicinai alla finestra. Com' erano
stessa esclamazione, ho pensato: - Se lo dice lei, é segno  che  è un ridicolo pregiudizio aristocratico. - Ed io allora fui
in piazza e divento senz'altro una pétroleuse! È la zia  che  me lo ha detto. - Ma già, con l' educazione che ha ricevuta
È la zia che me lo ha detto. - Ma già, con l' educazione  che  ha ricevuta non poteva riuscire diversamente. Immaginatevi!
non poteva riuscire diversamente. Immaginatevi! - è mia zia  che  parla così - il suo babbo, perché era sopraintendente
Ma non sapete cosa c' è nelle scuole pubbliche? Nientemeno  che  le figlie dei macellai, dei fornai, dei fruttaioli!...
chiuder gli occhi per figurarsela bene questa ragazza,  che  ha già nel sangue qualcosa di borghese.... - mia madre non
qualcosa di borghese.... - mia madre non era nobile - e  che  é cresciuta nello studio di suo padre, un umanitario per la
figurarsela, dico, là in mezzo a tutta quella ragazzaglia  che  parla un dialetto sguaiato, a ricevere la stessa educazione
destinate a star in bottega tutta la vita! - È vero  che  la Conny dopo é andata alla Scuola superiore, che è
- È vero che la Conny dopo é andata alla Scuola superiore,  che  è pubblica anche quella, ma via, se non vanta molte
vanta molte titolate é però un pochino più ammodo: é vero  che  dopo ha avuto per due anni la istitutrice tedesca, ed ora
tedesca, ed ora ha quella inglese e non frequenta  che  la nostra società; ma pure, cosa volete! È sempre la zia
la nostra società; ma pure, cosa volete! È sempre la zia  che  parla. C' è rimasto in lei quell'aria turbolenta, inquieta,
dice convenienze per etichette. - Ma volete sentirne una  che  le sorpassa tutte?!... Nientemeno che la Conny saluta nella
volete sentirne una che le sorpassa tutte?!... Nientemeno  che  la Conny saluta nella strada tutte queste sue compagne
tutte queste sue compagne della Scuola comunale! ragazze  che  vanno in giro sole, naturalmente: senza cappello, e con
e con panieri o bambini sulle braccia. E.... volete proprio  che  ve le dica tutte?... Vedete! divento di fuoco soltanto a
Conny viene con me da Martinelli a comprare.... non so più  che  cosa: ah! quei guanti di lana d'Antipode che ho pagato nove
non so più che cosa: ah! quei guanti di lana d'Antipode  che  ho pagato nove lire. - La zia voleva forse dire Antilope:
chi era!... Una sartina! Non dico altro: donna Conny***,  che  esce con sua zia, e che è salutata a quel modo, in mezzo a
Non dico altro: donna Conny***, che esce con sua zia, e  che  è salutata a quel modo, in mezzo a tutti, e, c'era anche la
anche la duchessa***, salutata, dico, da una grisette!  Che  cosa ve ne pare?! - Se io, donna Conny***, dicessi che quel
Che cosa ve ne pare?! - Se io, donna Conny***, dicessi  che  quel saluto m' ha fatto piacere, direi una bugia: credo d'
di averle risposto: ma quello scoppio di furore di mia zia,  che  si credette in dovere di spiegare la cosa a modo suo a
tutta quella storia. Ah! a proposito del mio vis-à-vis,  che  la zia trova indegno del palazzo di suo fratello don
don Emanuele*** commendatore e deputato al Parlamento.  Che  sia una brutta casaccia, non c' é che dire: ha una certa
al Parlamento. Che sia una brutta casaccia, non c' é  che  dire: ha una certa porticina che conduce in un corridoio
brutta casaccia, non c' é che dire: ha una certa porticina  che  conduce in un corridoio buio, stretto, umido, che non si sa
porticina che conduce in un corridoio buio, stretto, umido,  che  non si sa dove si vada a finire; quest' anno poi ci hanno
li accanto una piccola bottega di fruttaiola. M' immagino  che  l' estate metterà le ceste fuori; per ora è chiusa da un
volta: ma no, io conosco quella donna, e mi par di sapere  che  voce ha. È strano! che sia anche quella una compagna di
quella donna, e mi par di sapere che voce ha. È strano!  che  sia anche quella una compagna di scuola?... Ma è maritata
a diciotto: certo certo. To', non ci avevo mai pensato  che  a quest'ora potrei essere mamma anch' io. Che idea
mai pensato che a quest'ora potrei essere mamma anch' io.  Che  idea originale! non so perché non mi faccia ridere. - Miss
azzurri con quella solita aria sbigottita e rispettosa  che  non mi piace e finisce col turbare anche me. Ella m'
e attenta quando le dico del senso di raccoglimento  che  desta in me una semplice nuda chiesa evangelica nella quale
chiesa evangelica nella quale entra il profumo delle rose  che  fioriscono nel piccolo giardino che la circonda, come
il profumo delle rose che fioriscono nel piccolo giardino  che  la circonda, come quando le dico che ho uno stivaletto
nel piccolo giardino che la circonda, come quando le dico  che  ho uno stivaletto troppo stretto. È soggezione ch' ella
- mi rispose arrossendo, e tornò alla sua Bibbia.  Che  cosa volevo dire a miss Jane? non lo so più, forse quello
cosa volevo dire a miss Jane? non lo so più, forse quello  che  pensavo della fruttaiola. lo ho bisogno di comunicare le
idee; a volte, quando ne ho tante tante nella testa, mi par  che  mi pesino e me la facciano scoppiare. Credo sia per questo,
mi pesino e me la facciano scoppiare. Credo sia per questo,  che  non avendo la mamma nè una sorella a cui confidarle, io
tutta una storia interessante, commovente o umoristica,  che  poi mi vien la voglia di scrivere. E scrivo: avrei anche
ancora riuscita. Lo vorrei: prima di tutto perché quello  che  scrivo non mi sembra orribile, e ha uno scopo morale,
l'aspetto artistico, ma può valer molto sotto un altro, pur  che  serva a uno scopo utile". C' é poi la voglia di provare una
fazzoletto bianco al collo.... e anche il bimbo é ravviato.  Che  bel visino! pare una mela. Oh, ecco uno spazzacamino: che
Che bel visino! pare una mela. Oh, ecco uno spazzacamino:  che  avven-tore! ha comprato una manciata di castagne. La donna
lire di frutta: ma non star lì a scegliere: prendi quel  che  ti capita, anche quelle un po' guaste, non importa.... E
sentii la campana del portinaio. Quella benedetta campana  che  fa star lì tre minuti in una sospensione ridicola. So che
che fa star lì tre minuti in una sospensione ridicola. So  che  alcune signore se ne approfittano per mettersi ancora
una volta la zia (ma in realtà per evitare delle domande  che  mi seccano e delle questioni che mi irritano) nascondo in
per evitare delle domande che mi seccano e delle questioni  che  mi irritano) nascondo in fretta e in furia i miei
è quel giovane biondo, colla caramella all' occhio,  che  quest' anno ha quel cappotto chiaro, lungo stretto alla
alla vita come l'abito di una signora.... Oh, è impossibile  che  non lo conosciate, almeno di vista. Mi salutò stringendomi
signorina! una creatura senza carattere e senza opinioni  che  si lascia rimpastare in una forma nuova dalle diverse
circostanze e dalle diverse conoscenze.... - Non mi leggete  che  voi, care compagne, e possiamo farci delle confessioni.
e possiamo farci delle confessioni. Sentite: é un fatto  che  molte signorine si studiano di non dire mai quello che
che molte signorine si studiano di non dire mai quello  che  pensano, come se fosse, che so io un' indecenza, e
studiano di non dire mai quello che pensano, come se fosse,  che  so io un' indecenza, e soffocano tutte le idee gentili che
che so io un' indecenza, e soffocano tutte le idee gentili  che  il cuore suggerisce, affettando in società una ritenutezza
affettando in società una ritenutezza ridicola. A me pare  che  quell'astenersi dal dire quel che pensiamo, quel nascondere
ridicola. A me pare che quell'astenersi dal dire quel  che  pensiamo, quel nascondere paurose e diffidenti la propria
un' opposizione. Ma forse è sempre timidezza. È il Leopardi  che  ha detto, se ben lo ricordo, " che i timidi si guardano dal
timidezza. È il Leopardi che ha detto, se ben lo ricordo, "  che  i timidi si guardano dal pungere gli altri per evitare d'
arroganti, o meglio, più sensitivo". In ogni modo, credete,  che  quell' incertezza del dire e non dire tiene come in sospeso
attraverso la sua caramella, e quando mi ascolta par  che  dica: - Parla, parla! non mi diverto: ma non importa: a
da chi ne sa, cara Conny; da chi come tua zia, ha una casa  che  è l'ammirazione di tutti! - Siamo stati cinque minuti sul
- Siamo stati cinque minuti sul pianerottolo ad aspettare  che  il servitore salisse ad aprirci. - Si degnò di dire mio
mandato via.... - Tu! - esclamò la zia. - Ma sapevi bene  che  noi si doveva venire! - La Conny ama le originalità, -
- lo risi. - Tu ridi sempre: - disse la zia - é una cosa  che  finisce con l' irritare, sai? - Oh, mi scusi: non riderò
Intanto entrò mia cugina col marito, il conte Filippo  che  rideva col suo vocione grosso. Conny, come stai? - mi disse
e due le mani come faccio sempre, e gli dissi: mi racconti,  che  cosa é stato? - C' é stato, cara figliuola, che sparse
racconti, che cosa é stato? - C' é stato, cara figliuola,  che  sparse sull' uscio del portinaio c' era un' infinità di
sull' uscio del portinaio c' era un' infinità di mele, e  che  quattro o cinque bambini erano in terra come tanti gatti, e
- E di seminar le mele per la terra? - È stato Giacomo;  che  nella furia di salire ad aprirvi le ha buttate là.... - Ma
con tanta disinvoltura di cose frivole con le signore,  che  io non so rico-noscerlo e lo ascolto attonita. Egli è al
non appare la luce di sotto la fessura, e io penso al babbo  che  é a Roma. Una volta avevo molta confidenza con lui ma ora
viviamo così separati! e finisco col dir tutto a Filippo,  che  si diverte delle mie osservazioni e dei miei giudizi. Una
dei miei giudizi. Una sera mi disse: - Io ho sempre creduto  che  chi osserva, studia e analizza tutto, finisse collo
tutto, finisse collo sciupare la poesia della vita: ma vedo  che  non é vero. Non c'é nessuna donna io credo, più anatomista
donna io credo, più anatomista di te; eppure sei quella  che  ha la più grande e vera poesia! - Vedete come m' adora mio
gli occhi: ha cinquant'anni ed é brutto come un orco. - Ma  che  cosa stavo dicendo? Ah, mi ricordo.... che entrò il babbo
un orco. - Ma che cosa stavo dicendo? Ah, mi ricordo....  che  entrò il babbo il quale ebbe per l' Elisa e per sua sorella
per l' Elisa e per sua sorella un sorriso cosi gentile,  che  la loro attenzione si concentrò tutta in lui. Io ne
- E cosi? - Era figliuola di un calzolaio: un certo Mosca,  che  stava in via santo Spirito. - Mosca? ah! - e rientrai in
voce sottile e velata. Il mio domestico mi disse, uscendo,  che  quell' uomo era tisico, ed io quella notte sognai che lo
che quell' uomo era tisico, ed io quella notte sognai  che  lo conducevo insieme a sua moglie e alla sua figliuola a
sua moglie e alla sua figliuola a Nervi perché guarisse. -  Che  cosa guardi, Conny? - mi domandò Filippo, passandomi un
vita. - Niente - gli risposi, e andai incontro a miss Jane  che  rientrava, mi sedetti vicino a lei; ma ero inquieta e mi
ma ero inquieta e mi alzai. - Oh babbo! - esclamai. - Pensa  che  la fruttaiola è il Moscerino, quel tal Moscerino! - Tutti
quel tal Moscerino! - Tutti si misero a ridere. - Ma  che  cosa dice? - lo mi sedetti sul bracciolo della poltrona del
comunale? la figliuola di un calzolaio: la più brava....  che  tu lodavi sempre quando venivi a visitar la Scuola? Si
ricordi babbo? - Mi pare.... sì. - Ebbene, è la fruttaiola  che  sta qui difaccia. Lasciami andare a farle una visita babbo!
di disapprovazione. Alzai la testa: non avevo più pensato  che  c'era lì tutta quella gente. - Che posizione!... - mormorò
non avevo più pensato che c'era lì tutta quella gente. -  Che  posizione!... - mormorò mia zia. Avevo una gamba sul
in dovere di ammirare le mie gambe.... visto forse  che  il viso non aveva nulla di particolare. E poi mi ricordai
il viso non aveva nulla di particolare. E poi mi ricordai  che  mia zia pochi giorni prima, mi aveva consigliato di comprar
vede la gamba fino al ginocchio.... Ed ora.... Non vi pare  che  io abbia ragione di ridere? - Non lasciarla andare, Manolo!
ridere? - Non lasciarla andare, Manolo! non ci mancherebbe  che  questa! - esclamò spaventata la zia. - A Natale non si
- rispose il babbo accarezzandomi. lo baciai quella mano  che  mi passò sulle labbra e mi alzai. - Sentite - dissi - vi
donna.... - Oh, zia! è crudele ! Perché non vuole -  che  mi si possa amare per me, per me sola...? C' era un' unica
C' era un' unica ragazzina, la più brava e la più povera,  che  non mi si avvicinava mai; era il Moscerino. Mi faceva un
Mi faceva un dispetto! non capivo quella ritrosia e credevo  che  fosse invidia. Un giorno si discuteva chi di noi avrebbe
Oh, ma tu sei la figlia del soprintendente! - rispose una,  che  si chiamava Lisetta. lo mi sentii un colpo nel cuore: tutte
nel cuore: tutte le mie compagne si misero a gridare. -  Che  sciocca! che c' entra questo? la nostra maestra non fa le
tutte le mie compagne si misero a gridare. - Che sciocca!  che  c' entra questo? la nostra maestra non fa le ingiustizie! -
esami: la Lisetta rimarrà confusa e sarà obbligata di dire  che  il premio è tuo perché sei la più brava! - Io le risposi: -
con spavento: - Se io ho il premio, non l' ha il Moscerino  che  ha studiato tutto l'anno..., - ma poi dissi: - Rinuncerò al
si è ragazzi piacciono i colpi di scena e non si sognano  che  sacrifici. Rinuncierò per lei! pensavo tutto il giorno; e
sua lezione - e partii felice per Nervi. E tutto questo di  che  ci deve convincere? - domandò sorridendo mio cu- gino Gian
convincere? - domandò sorridendo mio cu- gino Gian Carlo. -  Che  il Moscerino ha un carattere simpatico - rispose Filippo. -
Moscerino ha un carattere simpatico - rispose Filippo. - E  che  non c'è da vergognarsi nel farle una visita.... - aggiunsi
me! - disse serio il babbo, sedendosi accanto a miss Jane,  che  era diventata rossa come una brace. Io uscii e un minuto
fuori, ed entrai nella bottega. Era uno stanzone grande  che  non riceveva luce che dalla porticina a vetri, diviso da un
bottega. Era uno stanzone grande che non riceveva luce  che  dalla porticina a vetri, diviso da un paravento su cui
e sopra due scalini di legno i cesti pieni di verdure  che  sgocciolavano, di frutta e di polli mezzi pelati. La
venendomi incontro lentamente mi dimandò senza guardarmi: -  Che  cosa desidera la signora? - Desidero di salutarti,
subito. - Non mi conosci? - le dissi: ma avevo capito  che  mi aveva riconosciuto. - Sono la Conny: la tua compagna
pellicce. Ed ella faceva soggezione a me per l'aria grave  che  aveva sul viso, ma soprattutto per il bambino che le si
grave che aveva sul viso, ma soprattutto per il bambino  che  le si aggrappava alle ginocchia. - Non mi riconosci? -
- Oh sì!... l' ho riconosciuta fin dal primo giorno  che  sono venuta ad abitar qui.... - Ah davvero? e sei stata
sorrise tristamente e disse: - Si e no: contenta di veder  che  sta bene.... che è diventata bella; ma nello stesso tempo
e disse: - Si e no: contenta di veder che sta bene....  che  è diventata bella; ma nello stesso tempo m' ha seccato....
salutare? - Vuol ch' io la saluti in faccia alla gente? -  Che  male c' è? - Per me è un onore; ma per lei.... Oh è giusto!
- Più basso di lei! Chi poteva essere più povero di lei  che  abitava quella bottega che spirava miseria un miglio
poteva essere più povero di lei che abitava quella bottega  che  spirava miseria un miglio lontano? Non potei a meno di
la Lisetta: se ne ricorda? quella figliuola del carbonaio  che  sta laggiù al Naviglio. S' era messa a far la sarta poi....
è vestita come una signora, ma quando l' incontro sono io  che  ho vergogna a salutar lei. - Io le presi la mano. Era
il mio Moscerino con quel bel carattere onesto e altero.  Che  cosa avrei dato perchè quelli là che ci guardavano dalla
onesto e altero. Che cosa avrei dato perchè quelli là  che  ci guardavano dalla finestra l'avessero sentita! - Tu sei
quando ti chiamavo il mio Moscerino? - Se me ne ricordo!  Che  bei tempi! Beata lei che può studiare ancora! - Io mi
mio Moscerino? - Se me ne ricordo! Che bei tempi! Beata lei  che  può studiare ancora! - Io mi chinai a baciare il bambino. -
- Com' è bello! - dissi. - Somiglia al suo babbo. -  Che  cosa fa tuo marito? - La mattina va a vendere sul Verziere,
il letto aveva le federe candidissime e la coperta gialla  che  pareva nuova. Vidi sul cassettone dei libri: ah! i Promessi
ella è così buona con me, le vorrei chiedere un favore. So  che  del Thouar ci sono altri racconti popolari: uno deve essere
prestare, mi farebbe un gran piacere! Sono degli anni  che  ho questo desiderio! - Degli anni! e ci voleva cosi poco a
le dissi. - E morali! - aggiunse ella seria. - Ora mi pare  che  non ne scrivano più di quei libri cosi buoni. Le ragazze
di quei libri cosi buoni. Le ragazze leggono certi romanzi  che  scaldano il sangue e rovinano il cuore. Per noi povera
le nostre miserie. - Poi si mise a ridere. - Veda  che  stu-pida sono mai! A volte mi figuro di scrivere io un
ma chiara. " Mio buon Moscerino, - diceva la lettera "lasci  che  la chiami anch' io come la chiamano le sue compagne, - e la
- e la lodava de' suoi profitti nello studio, e le diceva  che  il sapere è un conforto nella vita, qualunque sia la
bottega col viso rosso e portando nel cuore una contentezza  che  non avevo mai provato. I miei cugini, dietro i vetri,
ridevano. lo dissi tra me: - poveri grulli! - e credo  che  in quel momento avrei avuto il coraggio di dirglielo anche
dirglielo anche sul viso. Mi accolsero tutti, meno la zia  che  s'era chiusa in un silenzio pieno di disprezzo, con un gran
tossii, poi dissi: - Non racconto niente! perchè non voglio  che  si rida di quello che per me è commovente. - E mi alzai. -
racconto niente! perchè non voglio che si rida di quello  che  per me è commovente. - E mi alzai. - Ha avuto una
disillusione.... mormorò Carletto. Frattanto annunciarono  che  era in tavola. Mio cugino mi offerse il braccio. - Scusami,
rispose ridendo, e aggiunse piano: - M' ero accorto, però,  che  sei diventata una bella signorina. - Ah, ah! e poi?... ho
lo sai! Dimmene un altro, Carletto, ti prego. -  Che  tu dici spesso delle cose serie, profonde ma con una cert'
cert' aria birichina, e quella tua parola a scoppiettii....  che  è originalissima! Davvero! è dunque per questo che quando
che è originalissima! Davvero! è dunque per questo  che  quando esprimo una mia opinione, la gente ride e non dice
stufata, mi alzai, e andai a piantarmi dinanzi a lui: - A  che  specie d'animali appartengo - Uh! - esclamarono tutti. - Ma
tutt' e due le mani. lo mi svincolai. - Non pensi  che  queste mani hanno strette quelle della fruttaiola? - Oh! e
con un sorriso di compassione, il fumo della sigaretta  che  avvolse il suo bel visetto. - Oh, che esagerazioni!
fumo della sigaretta che avvolse il suo bel visetto. - Oh,  che  esagerazioni! esclamò. - Quando Carletto smetterà le sue,
- Oh Carletto, no! - esclamai affer- randogli la mano  che  teneva il giornale. - Vedi! non c' intendiamo! Io non mi
nobile: sono fiera anzi della mia nobiltà, tanto più  che  il babbo sa tener così alto il nostro nome. In fatto di
professo le idee del babbo; ma questo non vuol dire  che  io debba vergognarmi d'aver frequentato le scuole
ingiusti, perchè le cose di questo mondo sono così confuse,  che  spesso le più cattive hanno un lato buono e le buone
hanno un lato buono e le buone qualche difetto.... - Ma  che  sciocca, non è vero ? volevo persuader lui, il più
il più aristocratico di tutti i giovanotti di Milano! lui,  che  aveva sempre trattato le mie idee con tanto disprezzo! Ma
non mi rispondeva? e mi guardava fisso in quel modo strano  che  mi toglie il respiro? Quegli occhi son troppo belli: quello
respiro? Quegli occhi son troppo belli: quello sguardo par  che  entri fin nell' anima. Parlai ancora, ma non so che cosa
par che entri fin nell' anima. Parlai ancora, ma non so  che  cosa dissi: a un tratto, per cercar di liberarmi da quell'
davanti a me: aveva in tutta la fisonomia un'aria grave  che  non gli avevo mai veduto. - Sai, - mi disse lentamente e a
veduto. - Sai, - mi disse lentamente e a voce sommessa -  che  tu confonderesti l'uomo più eloquente e spiritoso del
più eloquente e spiritoso del mondo? - Ah, davvero? il  che  vuol dire, in altre parole, che ho confuso il mio signor
mondo? - Ah, davvero? il che vuol dire, in altre parole,  che  ho confuso il mio signor cugino Gian Carlo dei marchesi ***
*** ! Oh non c' è bisogno di ringraziamenti: non ho fatto  che  interpretare la tua frase. - Sei terribile! - Si? - E
sentii offesa per davvero. Egli mi sporse uno specchietto  che  aveva in un taschino. - Guarda che occhi! - Mi guardai:
sporse uno specchietto che aveva in un taschino. - Guarda  che  occhi! - Mi guardai: sono grandi e ombreggiati dalle ciglia
e mi tirai indietro. - Oh, ti prego, Cadetto!... sai  che  mi sono odiosi i complimenti. - E mi alzai. - Oh, ti prego,
i complimenti. - E mi alzai. - Oh, ti prego, Conny, sai  che  tuo cugino dice sempre e solo, quello che pensa: e che
prego, Conny, sai che tuo cugino dice sempre e solo, quello  che  pensa: e che quando c' è stata l'occasione non ha fatto mai
sai che tuo cugino dice sempre e solo, quello che pensa: e  che  quando c' è stata l'occasione non ha fatto mai complimenti
- Era vero, ma risposi invece: - Non so niente io! quello  che  so è che tu sei un giovanotto brillante e annoiato, di
ma risposi invece: - Non so niente io! quello che so è  che  tu sei un giovanotto brillante e annoiato, di quelli a cui
seggiolina pieghevole. - Birichina! fuori! una confessione!  Che  cosa pensi di me? - Probabilmente quello che pensano tutte
confessione! Che cosa pensi di me? - Probabilmente quello  che  pensano tutte le altre signore - rispose sorridendo l'
le altre signore - rispose sorridendo l' Elisa. - Ma sai  che  la Conny.... - Ha lo spirito di contraddizione - interruppi
di te. - Oh parla pure! san preparato a tutto. So già  che  la Conny si lascia sempre trasportare dalla passione....
Conny si lascia sempre trasportare dalla passione.... ella  che  crede d' essere la più ragionevole e calma signorina del
gli occhi a quel modo!... - e mi prese le mani. - un fatto,  che  tu sentenzi alla prima occhiata che il tale non è buono a
le mani. - un fatto, che tu sentenzi alla prima occhiata  che  il tale non è buono a nulla o è buono a tutto. - Ma no! -
o è buono a tutto. - Ma no! - esclamai sorpresa. - Oh, di'  che  non è vero, se ne hai il coraggio! - aggiunse l' Elisa,
ha ancora, si può dire, avvicinato un giovane, non conosce  che  quelli dei romanzi inglesi, ma ha già dichiarato che siete
che quelli dei romanzi inglesi, ma ha già dichiarato  che  siete tutti altrettanti sciocchi.... ha, ha! dei piccoli
piccoli spiriti, vuoti di tutto fuorchè di amor proprio:  che  non v' occupate che di cavalli, frivolezze, eccetera,
vuoti di tutto fuorchè di amor proprio: che non v' occupate  che  di cavalli, frivolezze, eccetera, eccetera! Ma ti pare?! -
Ah, ah! la donnina forte! la fanciulla superiore!... quella  che  desta i partiti esclusivi! Eccola che giudica di colpo e dà
superiore!... quella che desta i partiti esclusivi! Eccola  che  giudica di colpo e dà le sue sentenze più delle signore a
E non rifletti su tutte le circostanze, e non capisci  che  il più delle volte quel che ti colpisce come frivolo,
le circostanze, e non capisci che il più delle volte quel  che  ti colpisce come frivolo, studiato bene ha il suo scopo
bene ha il suo scopo serio. Eliminar della vita tutto ciò  che  è gaio vorrebbe dire spogliarlo d'ogni poesia. Ma.... -
spogliarlo d'ogni poesia. Ma.... - Gian Carlo ha ragione. -  Che  c' è! mio marito che dà torto alla Conny - esclamò con
Ma.... - Gian Carlo ha ragione. - Che c' è! mio marito  che  dà torto alla Conny - esclamò con sorriso l'Elisa,
- Ma va' avanti; - disse Filippo - - ero curioso di sentire  che  cosa volevi dire con quel ma. - Che ma! Davvero non so più
ero curioso di sentire che cosa volevi dire con quel ma. -  Che  ma! Davvero non so più che cosa stavo dicendo. - Se non ho
cosa volevi dire con quel ma. - Che ma! Davvero non so più  che  cosa stavo dicendo. - Se non ho capito male, volevi dire
dicendo. - Se non ho capito male, volevi dire alla Conny  che  quel che la abbaglia e desta la sua ammirazione, non ha
- Se non ho capito male, volevi dire alla Conny che quel  che  la abbaglia e desta la sua ammirazione, non ha spesso altro
e desta la sua ammirazione, non ha spesso altro movente  che  qualche desiderio ambizioso o cattivo. Non volevi dir
e l'avevo con Carletto: soprattutto con que' suoi occhi  che  mi guardavano sempre. - Conny! ti sei lasciata sopraffare?
Scusate, - dissi poi ridendo - ci avevo qui tanto dispetto,  che  ho dovuto tossire se no mi soffocava. Ora è passato.
Ora è passato. Dunque? parlo chiaro anch'io? È verissimo  che  non vedevo in voialtri, profumati ed eleganti, che tanti
che non vedevo in voialtri, profumati ed eleganti,  che  tanti ragazzi leggieri e vuoti. - Ma perchè Carletto
lo sguardo con un sorriso di compassione a quel colletto  che  gI' infilzava il mento, giù giù, fino alla calza di seta
fino alla calza di seta azzurra e alla scarpetta lucida. -  Che  petulante! - esclamò Carletto con un sorriso: ma in verità
verità punto sul serio. - Tu non puoi negare - gli dissi -  che  la maggior parte de' tuoi compagni sono dei poveri grulli.
grulli. Li ho visti e li ho sentiti abbastanza anche quelli  che  si danno delle arie tanto gravi, da parer che dispensin
anche quelli che si danno delle arie tanto gravi, da parer  che  dispensin parcamente il loro spirito. Il Sanmarano
L' Elisa spalancò tanto d' occhi. - Vorresti dire  che  non è simpatico? che è un grullo, lui! - esclamò. - Oh, è
tanto d' occhi. - Vorresti dire che non è simpatico?  che  è un grullo, lui! - esclamò. - Oh, è allegro, lo
imparato da Filippo a far l'originale per progetto!... Ma  che  cosa te ne pare. Gian Carlo? Trovar da ridire persino sul
ne pare. Gian Carlo? Trovar da ridire persino sul Sanmarano  che  è uno dei giovani più ammodo della nostra società! -
- risposi. - Ma! - esclamò Filippo. - Hai dimenticato  che  un giovane ammodo deve avere anche certe risatine
anche certe risatine improvvise, e certi improvvisi silenzi  che  turbano e fanno pensare, e certe lunghe occhiate
- .... di un fuoco d'artifizio. Un giovane serio e timido  che  si siede ritto su una sedia e fa un discorso pieno di buon
l' Elisa. - Credete di far dello spirito, e non capite  che  vi rendete ridicoli col vostro puritanismo. È
la sigaretta. - Di un gio-vane disinvolto e spigliato  che  accavalla le gambe perchè così gli piace, voi me ne avete
- Carletto rideva con indolenza. - Mi piace di veder con  che  calore te la pigli! Si direbbe che tu sia un giovane
- Mi piace di veder con che calore te la pigli! Si direbbe  che  tu sia un giovane ammodo. Impara da me, cara Elisa: non
ammodo mi piace! Lo trovo franco, svelto: sono sicura  che  il suo carattere è pieno di slancio e di sincerità. Mi par
il suo carattere è pieno di slancio e di sincerità. Mi par  che  tutti dovrebbero essere così, in questi tempi di libertà.
- È vero! - rispose l' Elisa. - Conny, ammetterai almeno  che  il Rinaldi è terribilmente pesante! - Ha però un bel
pesante! - Ha però un bel carattere - dissi. -  Che  cosa importa, quando non sa essere piacevole? - Mi pare che
Che cosa importa, quando non sa essere piacevole? - Mi pare  che  sia un gentiluomo per- fetto, Elisa! Per me t'assicuro che
che sia un gentiluomo per- fetto, Elisa! Per me t'assicuro  che  preferisco mille volte Rinaldi al Sanmarano. Con Sanmarano
si mise a ridere. - Non gli si può negare, - disse -  che  non abbia un' immaginazione fervidissima e una loquacità
e una loquacità sorprendente. Ho una gran paura, però,  che  quelle storielle abbiano già fatto il giro del Fliegende
Blätter e del Mondo umoristico. - E quelle freddure  che  una non aspetta l'altra! Mi par che delle parole succeda
- E quelle freddure che una non aspetta l'altra! Mi par  che  delle parole succeda nella sua testa come dei bussolotti
date un anello ed egli vi restituisce un ovo. È una cosa  che  stupisce e che fa ridere, non c' è che dire! Conclusione, -
ed egli vi restituisce un ovo. È una cosa che stupisce e  che  fa ridere, non c' è che dire! Conclusione, - aggiunse
un ovo. È una cosa che stupisce e che fa ridere, non c' è  che  dire! Conclusione, - aggiunse Filippo riavvicinandosi -
Filippo riavvicinandosi - egli è un amabile chiacchierone,  che  tutti accolgono con festa e colmano di cortesie. - Non
non tutti; - corressi io sorridendo - vi è chi rimpiange  che  il coraggio di trovar un secondo fine a una buona azione ci
poltrona, disse con aria stanca: - Come si capisce benino  che  stai molto con mio marito. Hai preso tutto il suo fare di
e corsi a fare il tè. In quella Carletto si alzò, dicendo  che  aveva un appuntamento al Club e salutò tutti: poi si
le tue teorie saranno meno contraddicenti: allora mi dirai  che  i partiti eclusivi sono ingiusti, ma mi mostrerai anche col
eclusivi sono ingiusti, ma mi mostrerai anche col fatto  che  sai quello che dici. Allora ti sarai persuasa cara Conny,
ingiusti, ma mi mostrerai anche col fatto che sai quello  che  dici. Allora ti sarai persuasa cara Conny, che a questo
sai quello che dici. Allora ti sarai persuasa cara Conny,  che  a questo mondo non c' è nessuno che sia buono sotto tutti i
persuasa cara Conny, che a questo mondo non c' è nessuno  che  sia buono sotto tutti i rapporti, nè completamente cattivo.
insieme, e spesso le debolezze e i piccoli difetti non sono  che  una nebbia che nascondono le grandi e belle qualità. Mi
le debolezze e i piccoli difetti non sono che una nebbia  che  nascondono le grandi e belle qualità. Mi credi?... lo
di lui al quale avevo parlato con tanta arditezza, e  che  avevo guardato anche un momento prima con tanto disprezzo!
Un brivido mi corse da capo a piedi. - Si, si! mi pareva  che  mi si ripetesse in fondo all' anima. Ma alzai gli occhi, li
su me quei suoi occhi rotondi e sporgenti. - Conny, lascia  che  veda, - mi disse. - Che cosa - dimandai alzando la testa. -
e sporgenti. - Conny, lascia che veda, - mi disse. -  Che  cosa - dimandai alzando la testa. - Ho già visto - mi
mi spavento: sei robusta, sei forte. Son di quelle malattie  che  risanano una costituzione come la tua. - Tentai di
e mi occupavo tanto di quella benedetta camelia bianca  che  mi faceva un corno sulla testa? Non ero io la Conny? la
un corno sulla testa? Non ero io la Conny? la famosa Conny  che  ha suscitato, - me lo ha detto la zia - una discussione in
posa di classicismo, o invece mancanza di vanità? Davvero,  che  se dovessi rispondere io, sarei un pochino imbarazzata.
rispondere io, sarei un pochino imbarazzata. Vanità?  Che  cos'è? Mi par che in questo caso s' intenda una puerile
io, sarei un pochino imbarazzata. Vanità? Che cos'è? Mi par  che  in questo caso s' intenda una puerile preoccupazione di
Quando mi vesto io non penso agli altri: non faccio  che  contentare il mio occhio, e siccome a me piacciono i
mi han qualcosa di raffazzonato, di non ben definito  che  (sono io forse un'originale) mi fa dubitare del carattere
appoggiata al suo braccio, e disse con un suono di voce  che  mi turbò: - Conny, io mi sono riconciliato colla signorina;
la vocina allegra dell' Elisa l' interruppe. - Siete qui?  che  cosa hai detto, Conny? - Non è strano...? - continuò mentre
- continuò mentre salivo in carrozza - Gian Carlo  che  di solito se ne sta al caffè Cova ad aspettarci, e viene
io vedevo brillare davanti a me gli occhi di Carletto,  che  cercavano i miei. Si entrò al teatro: lo spettacolo era già
allo spettacolo, - disse l'Elisa ridendo. - Lo so; ma sai  che  io non bado a ciò che usa. Sono venuta in teatro per il Don
l'Elisa ridendo. - Lo so; ma sai che io non bado a ciò  che  usa. Sono venuta in teatro per il Don Carlo, non.... - Per
con un' espressione cupa e nello stesso tempo così fredda,  che  mi strinse il cuore. Era bruna, pallida, bellissima:
un abito di crespo bianco scollato senz'altro ornamento  che  una crocetta d' oro ap-pesa a una catenella. Mi domandai
Mi domandai perchè aveva quella posizione strana; pareva  che  colle spalle si puntasse allo schienale della sedia: il suo
e s'abbassava, e le braccia allungate, colle mani unite  che  tenevano stretto il binoccolo, sembravano rigide come di
a Milano, perchè vi hanno qui la figliuola maggiore  che  ha sposato il Marenzi. - È quella bella signorina di cui
alterezza, - dissi io. - Gira intorno gli occhi in un modo  che  par che dica: " Mi degno !... - Ma nello stesso tempo più
- dissi io. - Gira intorno gli occhi in un modo che par  che  dica: " Mi degno !... - Ma nello stesso tempo più la
- Ma nello stesso tempo più la guardo, e più mi piace. Sai  che  effetto mi fa? che abbia un gran dolore e che voglia
tempo più la guardo, e più mi piace. Sai che effetto mi fa?  che  abbia un gran dolore e che voglia nasconderlo. - Carletto
mi piace. Sai che effetto mi fa? che abbia un gran dolore e  che  voglia nasconderlo. - Carletto si alzò ridendo. - Badate,
esclamò - mia cugina vede romanzi dappertutto. Dimandatele  che  cosa pensa di voi: sentirete che intreccio! - Poi s'
dappertutto. Dimandatele che cosa pensa di voi: sentirete  che  intreccio! - Poi s' inchinò ed aggiunse: - Se permettete,
e disse lentamente, con serietà: - Questa volta io credo  che  donna Conny abbia ragione. La signorina De Lami pare anche
mi fate ridere! - esclamò l' Elisa allegramente. - Peccato  che  Gian Carlo sia andato via: lui vi può dire com'è simpatica
De Lami! E poi bisogna esser ciechi, caro Rinaldi. Mi pare  che  le si veda chiaro negli occhi ch' ella ha un' anima
occhi ch' ella ha un' anima cattiva. Gian Carlo mi diceva  che  di tutte le cose ella vede subito il lato brutto. Guarda
Guarda Conny come è pettinata male la Maria. Dunque dicevo  che  piglia tutto in cattiva parte, e vede in ogni azione un
di vista, ma mio fratello è amico dei Marenzi, e credo  che  abbia conosciuto in casa loro la signorina De Lami, la
la casa della signorina.... - replicò il Rinaldi. Davvero  che  quel suo tono di voce sempre uguale, e quel suo viso freddo
cominciava a irritarmi anche me. Ella mi diede un' occhiata  che  voleva dire: - Dio mio: com' è pedante! - Ma intanto entrò
di quelle conversazioni leggiere, maldicenti e pettegole,  che  mi seccano tanto e mi metton i nervi sottosopra. Mi par una
i nervi sottosopra. Mi par una viltà indegna di persone  che  pretendono di essere educate e oneste. Mia cugina è di
di essere educate e oneste. Mia cugina è di quelle  che  giudicano in bene o in male secondo ciò che sentono
è di quelle che giudicano in bene o in male secondo ciò  che  sentono raccontare o riferire in società, fra un piccolo
società, fra un piccolo gruppo di conoscenti, e non pensano  che  quasi sempre il male che si dice è una calunnia, o, per lo
di conoscenti, e non pensano che quasi sempre il male  che  si dice è una calunnia, o, per lo meno, un' esagerazione.
mi par di sentire quell'odore di carte vecchie e di muffa  che  c'è nella nostra biblioteca di campagna. Io credo ch' egli
articoli nella Nuova Antologia o nella Rassegna Nazionale  che  tutte le signore leggono, ma non capiscono, e di cui,
io abbia una spruzzatura storico-artistica nella mia testa,  che  mi vien buona nelle mie conversazioni col conte Rinaldi. Ho
occhi con chi ne sa più di me per poter ascoltare senza  che  nessuno interrompa, e abbandonarmi al godimento d' imparar
alla coltura degli altri. Ma non era a quella di Rinaldi  che  si potesse veder facilmente il fondo. Quella sera egli era
scusa. - Lei ascolta in un modo da dar l' illusione  che  si stia raccontandole cose molto interessanti - disse
- disse inchinandosi senza guardarmi. lo l' assicurai  che  m' aveva realmente divertita ed egli rispose sempre senza
divertita ed egli rispose sempre senza guardarmi: -  Che  ella sia una signorina un po' diversa dalle altre è facile
signorina un po' diversa dalle altre è facile a capirsi, ma  che  si debba divertire a questi studi, via, sarebbe troppo....
finalmente, e disse colla voce più piana: - Se fosse vero,  che  si potesse avere ancora la dama colta e seria! l' antica
avere ancora la dama colta e seria! l' antica gentildonna  che  ha l' orgoglio della propria onestà e del proprio nome, che
che ha l' orgoglio della propria onestà e del proprio nome,  che  mette la famiglia e gli studi avanti a tutto, e riunisce
e riunisce intorno al marito e ai figliuoli tutto ciò  che  la coltura, la cortesia, l'onestà, ha di più eletto! Di
Mentre Carletto mi metteva sulle spalle il mantello, vidi  che  nel palco di casa Borromeo non c' era più nessuno. - Vorrei
camminava adagio, sostenuta da un giovinotto. Mio cugino,  che  mi dava il braccio, si fermò bruscamente, voltandosi a
fredda come una statua di marmo. Mi voltai al conte Rinaldi  che  mi era vicino e gli dissi piano: - Forse hanno ragione i
- Forse hanno ragione i miei cugini. C'è in lei qualcosa  che  allontana. Non le pare? - No: mi pare invece che dovrebbe
qualcosa che allontana. Non le pare? - No: mi pare invece  che  dovrebbe avere tutta la simpatia di una persona come lei. -
sentir battere il suo cuore sotto la mia mano. Un momento  che  fummo sospinti dalla folla nell'atrio, la sua mano carezzò
Ma dove hai la testa, Conny? mi disse l' Elisa. - Non senti  che  il Rinaldi ti saluta?- lo sporsi la mano dallo sportello e
lui è brutto e lei bellissima. Lui ama.... veramente non so  che  cosa ami: fa insomma una vita quieta, regolata: la casa e
di teatri e di balli. Marito e moglie non si vedono dunque  che  a tavola. Ma è ammodo anche questo, lo sapete. Dunque
mi piace, mi commove e m' ispira tutta la fiducia. Credo  che  abbia ragione l' Elisa, la quale dice che un po' del mio
la fiducia. Credo che abbia ragione l' Elisa, la quale dice  che  un po' del mio carattere sincero.... e del mio fare franco
io... ma voi sapete già come la penso io. Filippo dice  che  non c' è nessun angolo di salotto più simpatico e comodo
di fresco. Le prime volte quasi si offendeva : mi diceva  che  lo avvezzavo male, che lui voleva servir me e non esser
volte quasi si offendeva : mi diceva che lo avvezzavo male,  che  lui voleva servir me e non esser servito, che lui è de'
male, che lui voleva servir me e non esser servito,  che  lui è de' tempi passati, quando era una villania il fumar
suoi inchini forse con maggior gravità del solito: aspettò  che  gli dicessi di sedere, ringraziò, si sedette e mi fece i
si sedette e mi fece i suoi complimenti per il furore  che  avevo destato in casa S***. Glielo aveva detto sua moglie,
in casa S***. Glielo aveva detto sua moglie, e un amico  che  aveva trovato quella mattina al caffè Cova. Ma ad un tratto
in collera? - e sorrisi. - Davvero?... È però molto tempo  che  non ci vediamo: lo sai? - Oh certo! ma di chi è la colpa se
occhi. Perché io non li alzai, non gli lasciai leggere  che  cosa passava nel mio sguardo? - Senti, cara ragazza:
suo posto: io, il solo, ricordatelo! il solo e vero amico  che  tu abbia. Oh, ti prego, non buttarti anche tu in quella
Oh, ti prego, non buttarti anche tu in quella vita leggiera  che  ha per iscopo gli abbigliamenti e le feste. È un pericolo,
e le feste. È un pericolo, sai! Una donna è raro  che  si conservi buona in società. Si vede ammirata, corteggiata
e finisce per concentrar tutto in sè, per non occuparsi  che  di sè, e la sua mente si rimpiccolisce e il suo cuore si
rimpiccolisce e il suo cuore si raffredda. - Oh, a me pare  che  saprò essere sempre buona, Filippo! - dissi. - Eh, eh!
m' era salito al viso. - Filippo! - dissi con una voce  che  tremava di sdegno e di dolore. - La mia vita tranquilla fra
vi voglia rinunciare. Voi mi avete detto e ripetuto troppo  che  sono buona, che sono colta, che sono una donnina forte,
Voi mi avete detto e ripetuto troppo che sono buona,  che  sono colta, che sono una donnina forte, perchè io lo possa
detto e ripetuto troppo che sono buona, che sono colta,  che  sono una donnina forte, perchè io lo possa dimenticare, per
io lo possa dimenticare, per il piacere di sentirmi dire  che  sono bella! Lei poi, Filippo, ha fatto di tutto per
delle idee sode e serie, e un briciolo di quel buon senso  che  in tanti casi della vita, dicono, val più dell' ingegno....
più dell' ingegno.... Filippo, Filippo! se c' è una persona  che  non deve dubitare di me, è lei! - mi copersi il viso colle
colla voce tremante: - Guarda, figliuola! non puoi credere  che  piacere è per me questo tuo scoppio di sdegno. Mi fidavo di
me questo tuo scoppio di sdegno. Mi fidavo di te: sapevo  che  nessuno al mondo avrebbe potuto mutare quel tuo cuore così
quel tuo cuore così lealmente buono: ma avevo bisogno  che  tu me lo dicessi: e se t' ho offesa è stato per provocare
e se t' ho offesa è stato per provocare questo sfogo più  che  per altro, Conny. Per te io metterei la mano sul fuoco: ma
Conny. Per te io metterei la mano sul fuoco: ma non vorrei  che  tu, per esser brava, dovessi soffrire e far sacrifici.
vederti amata come lo meriti, da un uomo serio, buono,  che  conoscesse tutta la tua anima come la conosciamo tuo padre
riesci sempre a scoprire tutte le debolezze delle persone  che  ti circondano: ma sei ancora troppo giovane, e il tuo cuore
Oh, ma verrà pur troppo il giorno in cui conoscerai  che  cos' è la società, e diventerai scettica anche tu. - Si
voglio. Non t' ho detto tutto, ma tu capirai anche quello  che  ho taciuto.... Oh, credi! è bene che una parola seria venga
capirai anche quello che ho taciuto.... Oh, credi! è bene  che  una parola seria venga a scotere in mezzo agli svaghi e
ballo di carnevale, m'ero alzata tardi, stavo pensando  che  cosa avrei dovuto fare in quella giornata, quando entrò mia
- Buon giorno Conny, come stai ? Sei Stanca ? Dio mio,  che  freddo! - Tirò una poltrona vicino alla bocca del
il manicotto sul viso. - Sono venuta a piedi, lo sai?  Che  gelo! - e picchiava i piedi sul pavimento. - Pensa! il mio
cocchiere stanotte s' è pigliato un raffreddore! Dica quel  che  vuole mio marito, ma un cocchiere che ha il petto delicato
Dica quel che vuole mio marito, ma un cocchiere  che  ha il petto delicato più di una signora io non lo tengo! -
non si può sopportarlo. Ma vuoi ridere, Conny?... Figurati  che  Filippo avrebbe voluto che si mettesse la pelliccia come il
vuoi ridere, Conny?... Figurati che Filippo avrebbe voluto  che  si mettesse la pelliccia come il servitore! Il cocchiere
si mettesse la pelliccia come il servitore! Il cocchiere  che  è stato là sotto la pioggia tutte quelle ore. Dio sa come
" O tutt' e due o nessuno; - mi diceva. Lui non pensa  che  Gaetano deve venir nell' anticamera ad accompagnarci e a
deve venir nell' anticamera ad accompagnarci e a prenderci.  Che  bella figura avrebbe fatto senza pelliccia, in mezzo alle
vedi, Elisa! Filippo ha delle ingenuità strane: lui credeva  che  le pellicce fossero fatte per tener caldo, e che il
credeva che le pellicce fossero fatte per tener caldo, e  che  il cocchiere, che doveva star fuori allo scoperto tre ore
pellicce fossero fatte per tener caldo, e che il cocchiere,  che  doveva star fuori allo scoperto tre ore ad una temperatura
al collo. lo risi e la baciai sulla punta del suo nasino  che  pareva si fosse voltata in su allora allora, per guardarmi
- Conny! come sei cattiva! Vedi, mi vuoi far credere  che  sono io che t' ho affascinata! ma sei invece tu, più alta,
come sei cattiva! Vedi, mi vuoi far credere che sono io  che  t' ho affascinata! ma sei invece tu, più alta, più
tu, più alta, più istruita, e, via.... più seria di me,  che  colle tue dita lunghe mi avvoltoli e mi fai girare e mi
- Eppure - dissi calma calma - scommetterei qualunque cosa  che  ora tu mi fai attaccar i cavalli per forza, e mi conduci
non è vero! - mi chiese con una voce supplichevole. -  Che  cosa ? - I cavalli. Sì, sì! falli attaccare, andiamo
falli attaccare, andiamo insieme a far tre o quattro visite  che  so già di non trovare; poi andiamo sui bastioni. Mettiti il
un gran bacio sulla fronte. Chi avrebbe resistito? Ordinai  che  attaccassero. Mentre mi vestivo, l' Elisa, seduta alla mia
dell' Emma! N' è rimasta sorpresa anche lei.... Ti pare  che  mi stia bene questo cappellino, Conny?.... Senti: le ho
andava; non volevo dirglielo: finii col dargli ad intendere  che  si andrà sui bastioni nell'ora che non c' è nessuno, poi si
col dargli ad intendere che si andrà sui bastioni nell'ora  che  non c' è nessuno, poi si sarebbe finite al Cova a mangiare
sarebbe finite al Cova a mangiare una tartina. Ma scommetto  che  riesce a trovarci ugualmente quel matto: vedrai! - Conny! -
Conny! - mi dimandò a un tratto mentre si strappava un pelo  che  le spuntava ostinato da un piccolo nèo, e arricciava il
un piccolo nèo, e arricciava il naso per il dolore. - Ahi!  che  peccato! mi s' è rotto senza strapparsi: Senti dunque....
peccato! mi s' è rotto senza strapparsi: Senti dunque....  Che  cosa ti dicevo? - Nulla. - Ma sì: ti ho domandato se ti
mio fratello. - Mi provai a ridere, ma non ci riuscii. -  Che  domanda originale! - dissi. - Oh Dio mio! che cosa c' è? Ti
ci riuscii. - Che domanda originale! - dissi. - Oh Dio mio!  che  cosa c' è? Ti fa la corte, tutti se ne sono accorti: e
corte, tutti se ne sono accorti: e niente di più naturale  che  egli ti sia simpatico. Che occhi, non è vero? e poi quei
e niente di più naturale che egli ti sia simpatico.  Che  occhi, non è vero? e poi quei denti! È tutto bello!... Ma
occhi, non è vero? e poi quei denti! È tutto bello!... Ma  che  creatura fredda, Dio mio! mi fai stizza, Conny! Di' dunque
Oh ecco un altro pelo! qua! ma t'assicuro, Conny,  che  mi vien la barba! - Diedi in una risata più rumorosa e
- Diedi in una risata più rumorosa e prolungata di quel  che  fosse necessario, sperando di concentrare tutta la sua
avanti signori! qui si vede una donna non mai veduta!  che  ha la barba vera come un uomo! A chi non ci vuol credere è
insieme con una bella signora elegantissima, grassotta,  che  aveva un viso aperto e due grandi occhi chiari pieni di
è? - domandai all' Elisa. - Non lo so - mi rispose; e visto  che  non è più di moda far le presentazioni, dovetti tenermi la
- La sua fisonomia era così serena, anzi così gioconda,  che  quella povera Clara non impietosì nessuno. Ma vidi donna
della stufa; poi chiamò l' Elisa per mostrarle dei ritratti  che  c'erano sul tavolino. Intanto il discorso della povera
il discorso della povera Clara continuava intorno a me. -  Che  colpo è stato per me! - diceva una signora piccolina, tutta
passata a farmi visita con sua madre; aveva un abito  che  le stava a pennello.... chi avrebbe detto che tre giorni
un abito che le stava a pennello.... chi avrebbe detto  che  tre giorni dopo si sarebbe fatta monaca! Che bella monaca
avrebbe detto che tre giorni dopo si sarebbe fatta monaca!  Che  bella monaca col sóggolo bianco! - disse tranquillamente
bianco! - disse tranquillamente una terza signora. - In  che  convento è entrata? È partita per Troyes per fare il
grassotta. - Oramai la sua vita era un tale tormento,  che  qualunque fatica materiale le riuscirà indifferente.
indovinarsi. Non c' era proprio altra liberazione per lei,  che  d' andare a farsi monaca. Ma che rimorso oggi per sua
altra liberazione per lei, che d' andare a farsi monaca. Ma  che  rimorso oggi per sua sorella! - Come! Lucia Marenzi?! - Ma
Ah era tempo! ormai come signorina era un po' matura, ma  che  bella marchesa sarà! eclisserà sua cugina. - Tutte
d'allora mi aveva interessata quella pallida, altera figura  che  mi era parso, a ragione, che nascondesse un dolore. Provavo
quella pallida, altera figura che mi era parso, a ragione,  che  nascondesse un dolore. Provavo un' emozione che mi toglieva
a ragione, che nascondesse un dolore. Provavo un' emozione  che  mi toglieva il respiro, pensando che mai più nella vita
Provavo un' emozione che mi toglieva il respiro, pensando  che  mai più nella vita l'avrei incontrata, ch' ella era partita
ella era partita per il vasto mondo dove non avrebbe udito  che  lamenti e gemiti, dove non avrebbe visto che lagrime e
avrebbe udito che lamenti e gemiti, dove non avrebbe visto  che  lagrime e piaghe, lei vissuta fino allora in mezzo alle
di più, di conoscere tutta la storia di lei, e un momento  che  l' Elisa e le altre signore parlavano fra loro, con gran
del matrimonio di Paola, io dimandai alla signora grassotta  che  mi era vicina: - Scusi, signora, mi vuol dire se parlavano
Milano non avevano un' idea di questi sfaccendati eleganti,  che  non credono a nulla, non rispettano nulla e si stimano
è ch' ella fu presa per lui da una di quelle affezioni  che  sono la vita di una donna. E quando più supponeva d'essere
amata e sua madre s'aspettava da un momento all'altro  che  egli le chiedessse di potersi dire fidanzato che è, che non
all'altro che egli le chiedessse di potersi dire fidanzato  che  è, che non è, la luce si fa, per lei prima che per gli
che egli le chiedessse di potersi dire fidanzato che è,  che  non è, la luce si fa, per lei prima che per gli altri; la
fidanzato che è, che non è, la luce si fa, per lei prima  che  per gli altri; la sorella, quella maritata Marenzi.... Una
- chiamò in quel momento la padrona di casa - permetti  che  faccia le presentazioni che ho dimenticate la contessa
la padrona di casa - permetti che faccia le presentazioni  che  ho dimenticate la contessa Elisa di*** che, sai, è
Asili. - E sorrise respirando liberamente, ma non capì  che  non era arrivata a tempo. La signora Gemmi mi fissò co'
così visibile da accrescere il senso di malessere  che  quella triste storia mi aveva dato; poi a un tratto, non so
un nome fosse stato pronunziato. Impallidii? non lo so: so  che  Elisa mi guardava con inquietudine. Dopo un minuto la
piena di bontà e quasi commossa: - Cara signorina, permetta  che  la baci. - E mi abbracciò stretta. Non ricordo come io sia
abbracciò stretta. Non ricordo come io sia uscita di là; so  che  mi trovai in carrozza cogli occhi sbarrati che non vedevano
di là; so che mi trovai in carrozza cogli occhi sbarrati  che  non vedevano nulla. I polsi mi battevano, le orecchie mi
un sudore freddo mi inumidiva il viso, e mi pareva  che  qualcosa si fosse spezzato in me. Una risatina di Elisa mi
spasimo. - Ah ah, se si dovesse credere a tutte le ciarle  che  si fanno in società! Tu non hai sentito Conny, quanti
proposito del matrimonio di Paola Varenna! E tu, Conny, di  che  discorrevi con quella signora.... Oh Dio, ma come sei
con quella signora.... Oh Dio, ma come sei pallida,  che  cos'hai?... Era molto stupida quella signora.... come si
una mano spaventata. - Ma Conny, non capisco! si direbbe  che  ti sei turbata per la storia di quella Clara, come se....
Ah brava, mi avevi spaventata!... Senti dunque, cara: tu  che  ti dài le arie di donna forte, ti commovi di tutto. Mi fa
donna forte, ti commovi di tutto. Mi fa ridere: scommetto  che  quella signora Gemma o Diamante, che sia, ti avrà
fa ridere: scommetto che quella signora Gemma o Diamante,  che  sia, ti avrà raccontato che la Clara si fa monaca per una
signora Gemma o Diamante, che sia, ti avrà raccontato  che  la Clara si fa monaca per una disillusione d'amore. Com' è
tradita!... ah ah! Ma già, ha ragione mio fratello.... -  Che  cosa dice? - domandai colla voce dura. - Dice.... cioè
dice? - domandai colla voce dura. - Dice.... cioè diceva  che  le signorine come voi sono tante grullerelle, perché
quel momento la carrozza si fermò: eravamo sui bastioni. -  Che  c' è?... - dimandò l' Elisa. - Il signor marchese - rispose
era raggiante di allegrezza. - Ah, ah! vi ci ho preso! Ma  che  cos'hai Conny? ti senti male!... Che cosa è accaduto? -
ah! vi ci ho preso! Ma che cos'hai Conny? ti senti male!...  Che  cosa è accaduto? - disse spaventato, e tutta la sua
ritirai con ispavento: - No! - dissi con voce rauca. - Ma  che  cos' hai? Conny! parla, oh parla! Mi vuoi far morire?! - il
mi lasciai prendere le mani e scesi di carrozza e lasciai  che  mi guardasse negli occhi, e mi dicesse con quella sua voce
occhi, e mi dicesse con quella sua voce sommessa e dolce  che  mi fa tremare: - Grazie! - Era una giornata fredda e
non c' era anima viva. L' Elisa volle passare sul viale  che  guarda giù nella strada di circonvallazione per vedere il
fuoco si posarono sul polso gelato della mia mano. Non so  che  cosa sia accaduto. Mi ricordo solo, come in un sogno, che
che cosa sia accaduto. Mi ricordo solo, come in un sogno,  che  ero in carrozza e che mia cugina parlava, parlava, e io
Mi ricordo solo, come in un sogno, che ero in carrozza e  che  mia cugina parlava, parlava, e io ascoltavo senza capire;
testa con disprezzo. L' uscio si aperse e entrò miss Jane  che  si fermò cogli occhi spalancati di spavento. lo le corsi
m' ha fatto chiamare nello studio perché venissi a dirvi  che  desidera di par- larvi. - Mi volsi e dissi freddamente: -
*** Era uscito; era partito per sempre, lui! l' unico uomo  che  m'aveva parlato d'amore; quegli che mi adorava! Avevo io il
lui! l' unico uomo che m'aveva parlato d'amore; quegli  che  mi adorava! Avevo io il diritto di condannare lui e me al
senza lasciargli modo di giustificarsi?... Dio! Dio!  che  cosa avevo fatto? In società si raccontano tante cose che
che cosa avevo fatto? In società si raccontano tante cose  che  non son vere: da cosa mi veniva la certezza che si
tante cose che non son vere: da cosa mi veniva la certezza  che  si trattasse di lui? Nessuno aveva pronunziato il suo nome.
e un uomo come lui non perdona un insulto! Lady Conny,  che  avete? - mi domandò miss Jane piangendo. - Nulla, sono una
gli occhi e mi guardai nello specchio. - Avete detto  che  è arrivato il babbo? - Sì, e vi cercava. - Ella corse a
prese per mano e mi disse con un sorriso: - È vero, Conny,  che  hai piacere che Rinaldi rimanga a pranzo da noi? Immagina
e mi disse con un sorriso: - È vero, Conny, che hai piacere  che  Rinaldi rimanga a pranzo da noi? Immagina ch'egli temeva di
a Roma: siamo ritornati un'ora fa insieme. - Credo  che  ne' miei occhi sia apparso come uno spavento, perché il
voce per parlare, di lottare contro un penoso presentimento  che  le parole del babbo e il contegno di Rinaldi mi avevano
fatto sorgere nell' animo. - Conny, non ti senti bene?  che  cos'hai? - Ho preso freddo.... sui bastioni. Infatti non
bene, - e mi passai una mano sulla fronte, perché mi pareva  che  tutto girasse intorno a me. Rinaldi mi spinse una poltrona
riscaldati un poco vicino al fuoco - Disse il babbo - vuoi  che  chiami miss Jane? - No, ti prego, sto bene qui. - Alzai il
Restò a desinare con noi. Il babbo credette tutta la sera  che  io mi sentissi male, ma era assorto in una gran
negli occhi, mai.... non si occupò di me, accorgendosi  che  non mangiavo, che ero presa da brividi: mi fece portare uno
mai.... non si occupò di me, accorgendosi che non mangiavo,  che  ero presa da brividi: mi fece portare uno scialle, mi versò
dopo aver preso il caffè si alzò per andarsene, dicendo  che  io avevo bisogno di riposo. Si chinò sul sofà sul quale mi
colla docilità di una bambina: una bambina colpe-vole  che  ha molto da farsi perdonare. - Buona sera donna Conny, - mi
punta delle dita i capelli, dicendo con filo di voce: -  Che  Dio la benedica! - Ed egli partì. *** Erano passati alcuni
in camera, e miss Jane ebbe l'ordine di dire sempre a tutti  che  avevo un forte mal di capo e dormivo. Filippo non era mai
mal di capo e dormivo. Filippo non era mai venuto. Sapevo  che  la zia aveva avuto dei lunghi e vivaci colloqui col babbo,
colloqui col babbo, ma egli non mi diceva nulla, ed io,  che  il primo giorno gli avevo promesso di parlargli, ora non ne
c' era il bambino: mi fermai a baciarlo. Era un pezzo  che  non lo salutavo più.... ora volevo tornare a tutte le
In cerca di qualche chiesina fuor di mano: dove non ci sia  che  qualche povera donnetta, e dove il prete abbia una pianeta
Brava la mia Conny, torna allegra come una volta: e intanto  che  siamo soli.... vuoi tu dirmi quel che mi avevi promesso?
una volta: e intanto che siamo soli.... vuoi tu dirmi quel  che  mi avevi promesso? Vuoi tu spiegarmi.... - Si rannuvolò, e
me un gran dolore, non te lo posso nascondere, lo scoprire  che  il tuo cuore non aveva scelto Rinaldi, che mi pareva fatto
lo scoprire che il tuo cuore non aveva scelto Rinaldi,  che  mi pareva fatto per te; ma forse a ragione mia sorella: è
nulla? - Io respiravo a fatica: avevo un nodo alla gola,  che  m' impediva di parlare. Si camminò un poco in silenzio: il
un poco in silenzio: il Corso era quasi deserto. Sperai  che  si entrasse nella chiesa di San Babila, ma invece si andò
detto. - Ho dovuto andar io.... perché c' era qualcuno  che  non voleva venir da me. - Mi sentii un colpo nel cuore.
colpo nel cuore. Perché il babbo me ne parlava? Non capiva  che  soffrivo? Egli continuò: - Qualcuno che non vuol rimettere
parlava? Non capiva che soffrivo? Egli continuò: - Qualcuno  che  non vuol rimettere il piede in casa nostra senza il
in casa nostra senza il permesso della signorina Conny: ma  che  ti prega, ti supplica, in nome di quello che hai di più
Conny: ma che ti prega, ti supplica, in nome di quello  che  hai di più caro, di dargli questo permesso: egli vuole una
di che? né io né sua madre siamo riusciti a saperlo. Dice  che  è un vostro segreto. Io mi fido di te, Conny... e di
quelle cose, nella strada, in mezzo alla gente? Non sentiva  che  mi trascinavo a fatica, e che il respiro mi si faceva
mezzo alla gente? Non sentiva che mi trascinavo a fatica, e  che  il respiro mi si faceva sempre più breve? - Conny: di' la
mia bambina!... Dunque appena ritornati a casa, gli scrivo  che  la signorina Conny permette al marchese Gian Carlo di
piangevo perché avevo bisogno di sfogare tutto il dolore  che  mi aveva empito il cuore in quei giorni.... Che era
il dolore che mi aveva empito il cuore in quei giorni....  Che  era accaduto? dunque una parola sola, la speranza del suo
come lo amavo se mi avvilivo al punto da non credere a ciò  che  avevo sentito, e da esultare perch' egli mi amava. Sollevai
la testa e sorrisi perché nel mio cuore non era rimasta  che  una gioia immensa che mi pareva un sogno. Eravamo arrivati
perché nel mio cuore non era rimasta che una gioia immensa  che  mi pareva un sogno. Eravamo arrivati quasi a Porta Venezia.
più chiese! Se fossimo ai tempi dei Promessi Sposi direi  che  si va alla chiesa de' Cappuccini! Ma si svoltò in una via
chiesina proprio come la vuoi tu: nuda e stretta. Vedrai  che  pulpito! par troppo piccolo per un uomo. - In quella, una
piccolo per un uomo. - In quella, una voce allegra, ma  che  parlava un dialetto sguaiato, mi fece alzar la testa. Una
mi si rizzò, e mi sembrò di essere diventata più alta e  che  tutta la mia anima si fosse ad un tratto mutata.... Dietro
di scuola di cui mi aveva parlato la fruttaiuola. Mi parve  che  mio cugino trasalisse stupito, e certo respinse il braccio
di lei. Ma ella vi s'aggrappò di nuovo dicendo forte: -  Che  stupida quella Conny! Siamo state compagne di scuola e
M' inginocchiai: i miei occhi erano fissi a una candela  che  ardeva sull'altare, e quella fiammella agitandosi mi pareva
ardeva sull'altare, e quella fiammella agitandosi mi pareva  che  s'allargasse e formasse delle grandi stelle che
mi pareva che s'allargasse e formasse delle grandi stelle  che  m'abbagliavano: ma non pensai di guardar altrove. Una
mi pareva un gran pezzo ch'ero assente da casa mia,  che  non vivevo la mia vita tranquilla e felice. Filippo era
singhiozzando. - Finalmente! - disse. - Ringrazia Iddio  che  ti sei svegliata in tempo.... domani sarebbe troppo
con tremito. - Era il mio sogno - mormorò. - L' unico uomo  che  ti meritava. Emanuele, - disse poi con una voce ferma e
- disse poi con una voce ferma e forte, - ti giuro  che  io ho fatto di tutto per evitare alla tua figliuola questo
donna sa resistere al fascino del suo sguardo; è lui stesso  che  lo ha detto una sera: l' ho sentito io, e so che ha fatto
lui stesso che lo ha detto una sera: l' ho sentito io, e so  che  ha fatto l'esperienza su parecchie signore della nostra
Conny conosce il mondo - e sorrise con amarezza. - Conny,  che  ha letto i filosofi e i metafisici, analizza, capisce
i filosofi e i metafisici, analizza, capisce tutto, e sa  che  cosa bisogna fare per resi- stere alle vanità e alle
alle vanità e alle seduzioni di quella brutta bestiaccia  che  si chiama società. Conny ha vissuto finora in mezzo a libri
non c' è bisogno di metterla in guardia: non sa ancora  che  cosa sia l'amore, ma ella saprà distinguere il falso dal
e un lampo pieno d'alterezza e qualche volta di sarcasmo,  che  credo mi durerà tutta la vita. FINE
dovessero mai esserci degli invitati. - Ma mamma, credi  che  vada in vacanza da Ippolita per fare vita di società?
fare vita di società? Veramente non lo sapevo nemmeno io  che  vita mi aspettassi di fare, al castello. M'immaginavo
mi aspettassi di fare, al castello. M'immaginavo soltanto  che  avremmo cercato il tesoro e le prigioni sotterranee e il
sotterranee e il passaggio segreto; ed è poco ma sicuro  che  per cercarli giú sottoterra, tra le muffe e le ragnatele,
su fondo chiaro, come andava di moda a quell'epoca. N. B.,  che  vuol dire Nota Bene: tutto questo succedeva un fracco
succedeva un fracco d'anni fa. Adesso voi magari vi credete  che  a quei tempi le ragazzine se ne stessero lí con un fiocco
se ne stessero lí con un fiocco in testa come mummie e  che  non gli succedesse mai niente di avventuroso. Mica vero. Io
ce ne sono successi sí, a me e Ippolita. Se no cos'è  che  racconterei, in questo libro? Papà, lui, era stato subito
perdere un mese di campagna dalla nonna. Ed era vero  che  mi dispiaceva, da un lato. Con una parte di me avrei voluto
mi dispiaceva, da un lato. Con una parte di me avrei voluto  che  non cambiasse mai niente, che l'estate di quest'anno fosse
una parte di me avrei voluto che non cambiasse mai niente,  che  l'estate di quest'anno fosse identica a quella dell'anno
fiume, stessi cieli azzurri sempre uguali. L'altra parte -  che  poi ero sempre io - non stava nella pelle dalla bramosia di
scoprire un altro pezzo di mondo, vedere del nuovo. Finí  che  andai, naturalmente.
se n' andava, e il sole declinando al più sereno tramonto  che  mai rallegrasse la primavera, spargeva una luce d' oro di
vapore s'innalzava lentamente sulle acque del lago,  che  risplendevano ancora di quell'argentina e tranquilla
freschissima a una lieve increspatura; un leggiero vapore,  che  non era una nebbia, ma pareva quell' immenso velo di luce
una nebbia, ma pareva quell' immenso velo di luce quieta  che  l' iride quasi sempre spiega al cessar d' un temporale: era
al cessar d' un temporale: era come un etereo profumo  che  si levasse per imbalsamar l' aria tutta pura, e per
in tutto il cielo, conciliando una pensierosa malinconia,  che  tanto cara alle anime che vivon di sè stesse e delle loro
una pensierosa malinconia, che tanto cara alle anime  che  vivon di sè stesse e delle loro memorie, quando le rapisce
vorrebbero staccarsi giammai. Per una stradetta solinga,  che  discendeva con facile declivio alla riva del lago, se
sul terreno, cosa come lo movevan le molte angustie in  che  era posta la sua mente. Erano i suoi pensieri d'una
di due creature tanto amate, e per lui sacre allora più  che  mai. Alla svolta del sentiero, mentre il prete affrettava
i passi, quasi tenendo dietro alla foga delle idee  che  lo crucciavano, uno sconosciuto, il quale presso al margine
strada era seduto sulla rovina d'un di que' rozzi ponti  che  attraversano i torrentelli lungo le rive, levossi
lungo le rive, levossi d'improvviso, e chiuso un libro  che  stava leggendo, s'avanzò incontro al vicecurato, e si
Sulle prime don Carlo, il quale aveva tutt' altra voglia  che  di parlare, e peggio con uno sconosciuto, pensò di
salutando andarsene per la sua via, come fece; ma l'altro,  che  apposta gli s' era fatto incontro con deciso animo di
della sua passeggiata. Io però ringrazio la fortuna  che  m' ha fatto incontrar con lei. » « Signore, non so
ha fatto incontrar con lei. » « Signore, non so veramente a  che  io debba questa sua gentilezza. » « Signor abate, lei non
» « Come? non saprei davvero.... » « Ma prima, mi permetta  che  mi faccia conoscere a lei quantunque ciò forse poco le
chiamo Arnoldo Leslie. » « Forse è della famiglia del lord,  che  dimora là, nella villa ***? » « Si, sono uno della
i contadini d'ogni parte, e udii il suono d'una voce  che  parlava, alla raccolta moltitudine. Non so da che proposito
voce che parlava, alla raccolta moltitudine. Non so da  che  proposito fossi condotto, quando venni nel piccolo tempio;
fossi condotto, quando venni nel piccolo tempio; so bene  che  appena v'entrai e intesi poche parole di quel discorso, mi
meschine e nude , le rende auguste la solennità de' misteri  che  vi si celebrano » « Ma voi parlaste a quella gente con tale
a quella gente con tale semplicità d'affetto e di parole ,  che  non credetti quasi a me stesso, tanto io era lontano
ascoltatori, la pietà semplice e religiosa, quella pietà  che  finora non ho incontrato mai nè sotto gli archi de'
del suo cuore. D'altra parte, io non dissi se non quello  che  l'anima mia, e la povera condizione di que' buoni
e il cuore è tutto! Ma quando uscii della chiesa, più  che  non maravigliassi della schietta sapienza delle ascoltate
in me stesso il desiderio di conoscere più davvicino colui  che  le aveva pronunziate. Si! non solamente nella sua voce e
ma nel suo volto, nel girare degli occhi, nella commozione  che  tutto l'agitava, indovinai in lui un uomo d' alti pensieri
in lui un uomo d' alti pensieri e d'anima generosa, l'uomo  che  ha sofferto e pianto, che ha studiato e conosciuto, l' uomo
e d'anima generosa, l'uomo che ha sofferto e pianto,  che  ha studiato e conosciuto, l' uomo della sventura e del
« Ma fa meraviglia l' udire » soggiunse il vicecurato «  che  un giovine, pari suo, nell' ardore dell'età e della
quegli uomini oscuri e per lo più dal mondo disprezzati,  che  vivono in un cantuccio della terra, per consacrare questi
le confesso, non vedo altra generosità nel sacrifizio  che  feci, se non quella che mille altri, al par di me, conduce
altra generosità nel sacrifizio che feci, se non quella  che  mille altri, al par di me, conduce per la stessa via. » E
poco nascosta intenzione di tagliare a mezzo un colloquio  che  gli pareva strano, e l' impacciava. Ma il giovine Arnoldo,
premura, mentre teneva dietro a' passi del prete,  che  lentamente s'era mosso per il suo sentiero: « Ben lo vedo,
il suo sentiero: « Ben lo vedo, voi siete sorpreso, forse,  che  un uomo, nato sotto altro cielo, cresciuto ne' principii di
cattolico, in un paese romito, senz' altra ragione o scusa,  che  quella d' una sua buona volontà. Vi parrà, certo, un
Io son solo! e spero d'aver ritrovato in voi un' anima  che  m' intenda e mi compatisca... Oh perdonatemi dunque! » O
simpatia, non so dire, se di pensieri o di sentimenti,  che  vi spinse a cercar di me, solo perchè il caso vi portò a
me, solo perchè il caso vi portò a intender poche parole,  che  non son già mie, ma del Vangelo; questa simpatia vostra,
agli attoniti loro sguardi. Ma il vicecurato, più sovente  che  non riguardasse ad uno spettacolo ben noto al suo cuore,
inglese; il quale sollevava la faccia commossa da non so  che  di mesto e sdegnoso insieme, come chi frema d'un pensiero
di mesto e sdegnoso insieme, come chi frema d'un pensiero  che  vorrebbe cacciarsi di mente e non può. Pareva che il prete
pensiero che vorrebbe cacciarsi di mente e non può. Pareva  che  il prete volesse indovinare i segreti di quell'animo
indovinare i segreti di quell'animo giovenile e ardente,  che  per certo non aveva volontà e affetti quali tutti hanno: e
doloroso momento della sua vita, desiderio di tutt'altro  che  di nuovi amici, pure la strana maniera con che il giovine
tutt'altro che di nuovi amici, pure la strana maniera con  che  il giovine forestiero gli cercò amicizia e conforto, la
forestiero gli cercò amicizia e conforto, la sincerità  che  rivelavasi nell'espressione malinconica della sua brama, e
volger d' un' ora, ti sono amici; amici a posta d' ognuno,  che  ti rubano i tuoi e ti vendono i loro segreti, se pur ne
rubano i tuoi e ti vendono i loro segreti, se pur ne hanno;  che  si sfiatano in protestazioni di servitù e di fede, poi il
appresso, se avviene, ti rinfacciano amaramente l'angoscia  che  hai deposta nel loro cuore; usurpatori del nome santo
loro cuore; usurpatori del nome santo dell'amicizia, infami  che  ti si prostrano a' piedi quando buona fortuna ti sorride, e
giovin prete, quell'inquieta tema d' aprire il cuor suo,  che  rivelavano in un'anima severa e forte un pudore quasi
semplicità e fede, dimostrargli di esser degno dell'affetto  che  a lui domandava. Gli si rivolse quindi, e: - « Mi rincresce
forse risposto: - Fate come v' aggrada, - allora conobbe  che  la scusa del giovine forestiero era dettata da una dilicata
mi rattrista. Non so se questo giovi; ma la memoria,  che  ha gran potere sopra di noi, la memoria, qualche volta pesa
e adesso.... » « Eppure io credeva » Arnoldo rispose «  che  una scena bella com' è questa potesse calmare il dolore di
potesse calmare il dolore di qualunque ferita morale. È qui  che  s'impara a pensar veramente; qui il cuore è libero e largo.
la sua casa, il dolore più grande forse della consolazione  che  pur vi si ritrova. Se non temessi d' annojarvi, ve ne darei
è dappertutto bella e amica, e gli è dal nostro cuore  che  nasce la sventura; anzi, bisogna dire che noi stessi la
dal nostro cuore che nasce la sventura; anzi, bisogna dire  che  noi stessi la vogliamo, bisogna credere il dolore una
la mia tristezza contrasta colla serenità del giorno  che  tramonta. » - Indi a poco soggiunse con voce tremante di
cinque giorni fa, in questi luoghi, è morto mio padre,  che  alla sua vedova e alla figlia sua non rimane più nessuno al
sua non rimane più nessuno al mondo, tranne il povero prete  che  vi parla?... Oh pensando a loro, bisogna ch'io pianga!... »
pure forse avrebbe potuto perdere un padre, il vechio padre  che  l' aveva sdegnosamente cacciato dal seno, lo toccò d'
stanno le due donne abbandonate; esse m'aspettano, e io so  che  han bisogno di consolazione. Permettete dunque, signore,
han bisogno di consolazione. Permettete dunque, signore,  che  vi lasci: però vi ringrazio di cuore della bontà che mi
che vi lasci: però vi ringrazio di cuore della bontà  che  mi avete dimostrato, e vi domando scusa della mestizia
solitario, quella è la mia casetta Voi siete così cortese,  che  vi rivedrò sempre volentieri. Buona notte, signore. » E se
anche Ippolita si ostinava a dire  che  scovandola dentro a quel cunicolo l'avevo salvata. - Ma
darsi. Però sarebbe stato molto diverso. Alla fine capii  che  era vero. Se non fossi andata a cercarla nella grotta e non
lei non avrebbe riso né pianto, e allora poco importava  che  finisse per venir fuori da sé, il groppo sul cuore le
sarebbe continuato come prima. Male, cioè. Senza contare  che  poteva prendere un malanno, con tutta l'umidità che c'era
contare che poteva prendere un malanno, con tutta l'umidità  che  c'era là sotto. Insomma, poco da dire, venivo proprio ad
la sua salvatrice, tra una cosa e l'altra. Ippolita adesso  che  il groppo si era sciolto non stava piú zitta come prima,
come prima, anzi avrebbe parlato tutto il giorno. Fu allora  che  mi raccontò tutti quei particolari della sua fuga. Non ce
fuga. Non ce ne stancavamo mai né io né lei, tanto è vero  che  li ho imparati a memoria. Di quello che aveva provato e
lei, tanto è vero che li ho imparati a memoria. Di quello  che  aveva provato e pensato nel buco nero invece non parlava,
e pensato nel buco nero invece non parlava, io credo  che  non ci riuscisse. Una volta che provai a domandarle che
non parlava, io credo che non ci riuscisse. Una volta  che  provai a domandarle che cosa facesse, lÍ al buio, rispose
che non ci riuscisse. Una volta che provai a domandarle  che  cosa facesse, lÍ al buio, rispose soltanto: - Be', buio:
Be', buio: avevo la pila. L'ho spenta quando ti ho sentita  che  strillavi per i pipistrelli, la prima volta che sei
ho sentita che strillavi per i pipistrelli, la prima volta  che  sei entrata. Si sbottonò, viceversa, sulla faccenda che le
che sei entrata. Si sbottonò, viceversa, sulla faccenda  che  le bruciava di piú, cioè il nuovo matrimonio di sua madre.
con sé per vivere di nuovo insieme come sarebbe giusto  che  vivessero una madre e una figlia. La legge allora era fatta
La legge allora era fatta a quel modo, senza contare  che  magari il nuovo marito non sarebbe stato tanto d'accordo di
d'accordo di prendersi la responsabilità di una ragazzina  che  in fondo non era niente per lui. Se a un dato momento era
fatto era giustappunto perché non sopportava quel pensiero:  che  sua madre, sapendo questo, avesse fatto lo stesso quel che
che sua madre, sapendo questo, avesse fatto lo stesso quel  che  le comodava fare. Non glielo avrebbe mai perdonato, mi
mi venne l'ispirazione di raccontarle di quella volta  che  la mia mamma mentre ero a scuola mi aveva buttato via tutti
a scuola mi aveva buttato via tutti i giornalini. Diceva  che  facevano disordine e questo senz'altro era vero, però c'ero
però c'ero rimasta molto male perché erano quasi due anni  che  tenevo tutti i numeri. Non era una cosa grave in confronto
cercando di essere giusta, - non si può nemmeno pretendere  che  capiscano sempre tutto. Mi sentivo un po' traditora verso
verso la mamma di aver raccontato il fatto dei giornalini,  che  poi era successo tanto tempo prima, ma per Ippolita poteva
ma per Ippolita poteva essere una consolazione sapere  che  nemmeno gli altri genitori erano perfetti. Parlavamo anche
perfetti. Parlavamo anche di suo padre, e cosí mi accorsi  che  non era poi vero che non gli volesse bene, come mi era
anche di suo padre, e cosí mi accorsi che non era poi vero  che  non gli volesse bene, come mi era venuto da pensare qualche
mi era venuto da pensare qualche volta. Sarà anche stato  che  si accorgeva di piú di volergliene, da quando sapeva che
che si accorgeva di piú di volergliene, da quando sapeva  che  sua madre non aveva poi tutte le ragioni? In ogni modo
poi tutte le ragioni? In ogni modo adesso non vedeva l'ora  che  ritornasse, per poter abitare di nuovo con lui. Gli zii
sua famiglia. Mezza famiglia, pensavo io, ma meglio mezza  che  niente. Mi sentivo una specie di nababba, ad averne una
una settimana con la mamma, piú si capisce il nuovo marito,  che  però per fortuna non stava sempre tra i piedi, si vede che
che però per fortuna non stava sempre tra i piedi, si vede  che  almeno era una persona discreta. A Lugano, mi pare.
Lugano, mi pare. Vedendola, non le ci volle tanto a capire  che  non era stata una cosa proprio allegra nemmeno per lei, di
anche se nessuno me l'ha mai spiegata. L'ho già detto, no,  che  la madre della mia amica mi era sembrata quasi una diva,
era sembrata quasi una diva, nella fotografia? Be', credo  che  anche sua figlia la vedesse un po' cosí, specialmente da
vivevano lontane. Adesso invece non piú. La vedeva come una  che  poteva sbagliare e cercare di aggiustare lo sbaglio a modo
lei, quasi come se fosse lei la mamma, e l'altra la figlia  che  combina guai. Questa non è una cosa tanto allegra, per una
i miei cosí presto. Tira e molla, alla fine fu Ippolita  che  venne a farsi l'ultimo pezzetto di vacanze da me (Il posto
da parte dei signori conti, perché in fondo era vero  che  il naso in su da aristocratici (si dice anche la puzza
po' ce l'avevano. Era ben per quello, mica per gli intrighi  che  mi ero creduta di indovinare io, che non facevano
mica per gli intrighi che mi ero creduta di indovinare io,  che  non facevano frequentare alla nipote le compagnie del
di negare piú niente. Sul principio io avevo paura  che  non si sarebbe tanto adattata in una casa cosí poco stilé,
nonna con lo sciallino all'uncinetto sulle spalle. Diceva  che  era tutto come nei libri e io restavo un po' lí, perché non
restavo un po' lí, perché non mi pareva proprio. Poi capii  che  lo trovava romanzesco perché non c'era abituata, come io il
come io il castello, per la stessa ragione. In quei romanzi  che  leggevamo allora, dopo il lieto fine, molto sovente veniva
Ippolita, no? E poi era certamente una bella cosa  che  adesso lei andasse d'accordo con gli zii, e viceversa. Però
non avevamo piú pensato a cercarlo, con tutte le altre cose  che  erano successe, e adesso ci rincresceva. Ne parlavamo un
dove dovevamo guardare per vedere se magari ci fosse, solo  che  purtroppo non l'avevamo fatto (fuorché in cantina e nelle
e nelle grotte). Ci senti la mia mamma e disse: - E pensare  che  proprio qui in questa casa un tesoro, una volta, c'è stato
sapere? Dove sono finite quelle monete? Era una storia  che  sentivo ripetere da quando avevo cinque anni, tanto che non
che sentivo ripetere da quando avevo cinque anni, tanto  che  non le davo più nessuna importanza, ma Ippolita non la
nuovo raccontare. Lo zio Pio era un fratello di mia nonna  che  si era fatto missionario. Era stato vari anni in Africa, in
ritirato a vivere qui, in casa di nonna, e diceva sempre  che  dopo la sua morte lei si sarebbe trovata bene, perché tra
la storia del nostro tesoro. - Mai più! - rispose la mamma,  che  invece ci giurava. - Non era tipo da scherzare su queste
su queste cose! No, no, le monete c'erano di sicuro, solo  che  non ha fatto in tempo a spiegarci dov'erano. È morto di un
spiegarci dov'erano. È morto di un colpo, poveretto, altro  che  spiegare. - Ma se le avete tanto cercate... - Se le abbiamo
- Se le abbiamo cercate e non si sono trovate, vuol dire  che  qualcuno le ha fatte sparire. Proseguì spiegando che questa
dire che qualcuno le ha fatte sparire. Proseguì spiegando  che  questa casa, ai tempi dello zio Pio, era un porto di mare,
dello zio Pio, era un porto di mare, con tutte le visite  che  lui riceveva. Era rimasto in contatto con i suoi
Era rimasto in contatto con i suoi confratelli missionari,  che  oltre a scrivergli mucchi di lettere da tutti i paesi del
prozio (era un omettino secco secco; io me lo ricordavo piú  che  altro dalle fotografie) sbuffava, ma accontentava tutti.
tutti. Per le ripetizioni poi c'era un viavai, pare  che  avesse un metodo suo per far entrare il latino in tutte le
erano in un doppio fondo, come ha fatto il ladro a sapere  che  c'erano? La sua idea, lo capii un po' alla volta, era che
che c'erano? La sua idea, lo capii un po' alla volta, era  che  le monete esistevano, ma forse non esisteva il ladro.
ma forse non esisteva il ladro. Secondo lei poteva darsi  che  non si fossero trovate solo perché erano nascoste molto
roba solita di tutti i giorni, magari proprio nella camera  che  in tempo di vacanze passava a me e Isa (e quindi anche a
passava a me e Isa (e quindi anche a Ippolita, adesso) ma  che  prima era stata dello zio Pio. Lei però ci sperava, credo
per aver da pensare a qualcosa di piú allegro di tutto quel  che  aveva avuto da pensare in quegli ultimi tempi. Batteva sul
un affare alto di legno scuro, col sedile imbottito,  che  pure quello era stato dello zio. - Ci hanno mai guardato, i
dentro l'imbottitura? Purtroppo però la nicchia nel muro,  che  c'era stata davvero, l'aveva murata mio papà appena due
davvero, l'aveva murata mio papà appena due estati fa, dato  che  non serviva piú a niente (ai tempi andati, diceva mamma, ci
a mia nonna e lei si ricordava benissimo che, altro  che  guardarci dentro, l'avevano addirittura buttata all'aria,
dentro, l'avevano addirittura buttata all'aria, cosí  che  poi si era dovuta rifare. Dopo queste due delusioni ci fu
trovarne (non era un'annata da funghi). Ma Ippolita si vede  che  continuava a pensarci. Di punto in bianco, un giorno, mi
proprio monete d'oro? - Mah, dicono cosí. - Però hai detto  che  tua nonna non le ha mai viste. - Infatti; e nemmeno nessun
Infatti; e nemmeno nessun altro. Giustappunto mio papà dice  che  non sono mai esistite. - Allora da dove è uscita fuori
sono mai esistite. - Allora da dove è uscita fuori l'idea  che  ci fossero? Già, da dove? Non me lo ero mai domandato.
ero mai domandato. Cercai una spiegazione. - Avran pensato  che  dovessero esserci per forza, quando si è visto che d'altro
pensato che dovessero esserci per forza, quando si è visto  che  d'altro denaro ne aveva lasciato proprio poco. - Ah sí?
proprio poco. - Ah sí? proprio poco? - Be', cosa vuoi  che  possa guadagnare un ex missionario che dà ripetizioni di
- Be', cosa vuoi che possa guadagnare un ex missionario  che  dà ripetizioni di latino? - Allora vuol dire che il tesoro
che dà ripetizioni di latino? - Allora vuol dire  che  il tesoro non può esserci! - Il mio prozio però diceva che
che il tesoro non può esserci! - Il mio prozio però diceva  che  c'era. Ed era una persona seria, mica un bugiardo, la nonna
mistero. Stava proprio qui, in questa stranezza del tesoro  che  non poteva esistere, eppure (per un altro verso) non poteva
eppure (per un altro verso) non poteva non esistere. Pensai  che  anche questo a modo suo era una specie di giallo e da quel
Pare di sí. - Idea! forse i suoi amici, confratelli, quello  che  erano, avevano l'abitudine di infilare del denaro nella
caso, le banconote c'erano davvero, non c'era mica motivo  che  zio Pio le lasciasse lí dentro. Se le sarebbe spese, o le
i salti mortali, credo, pur di non abbandonare quell'idea  che  le piaceva tanto, perciò disse subito: - Non è detto. Anche
consultare la nonna. Lei non domandava di meglio: da tanto  che  era contenta e lusingata le vennero in mezzo alle guance
in tinta coi suoi orecchini all'antica. E dunque disse  che  sí, le lettere esistevano ancora. Quando era mancato il
in esplorazione, come ai bei tempi, però in su invece  che  in giù, verso il solaio polveroso invece che nei
in su invece che in giù, verso il solaio polveroso invece  che  nei sotterranei del castello. Il mio solletico dietro le
odore di avventura. Il baule era di ferro, di quelli  che  usavano una volta: per metter via la roba, io credo, piú
usavano una volta: per metter via la roba, io credo, piú  che  per viaggiare. Non era chiuso a chiave, bastava tirare su
Nell'aprirsi fece uno gnau lamentoso. Mi ricordai del suono  che  aveva fatto la botola dello scheletro, quando Remigio
scheletro, quando Remigio l'aveva tirata su e si era visto  che  sotto non c'era niente. Qui c'erano le lettere, una
dove si dava la notizia di un'invasione di cavallette  che  aveva portato molto danno ai campi della Missione; la data
di un anno lontano. C'era un odore di scartoffie vecchie  che  mi metteva tristezza. Quello dell'avventura non lo sentivo
in una maniera molto buffa. Gli idem-come- sopra. Pensare  che  mi avevano fatto paura, nelle catacombe! Per cambiare,
Per cambiare, andai a guardar fuori dall'unico finestrino  che  c'era. Si vedeva la strada, il pergolato, la casa del
guardavo dalle finestre di gíú. Non era più la solita roba  che  vedevo tutti i giorni, ma un quadretto lucido, un po'
lucido, un po' rimpicciolito. Bello. Forse era cosí  che  lo vedeva Ippolita, dal suo punto dí vista di persona
la lampadina accesa, con scritto IDEA!!, del detective  che  ha capito tutto. - Hai, hai trovato qualcosa? - Vieni un
di fuori. - Come sarebbe, di fuori? - Le buste, polla  che  sei! Ti dicono niente le buste? Le guardai; e non mi
in confronto, i colori dei francobolli, tanto píú  che  c'erano rappresentati uccelli esotici e fiori strani e
lei. E tu hai detto  che  però adesso lo sapevo. Dall'emozione di quello che
detto che però adesso lo sapevo. Dall'emozione di quello  che  indovinavo che doveva dire adesso, mi prese la tremarella.
adesso lo sapevo. Dall'emozione di quello che indovinavo  che  doveva dire adesso, mi prese la tremarella. A Ippolita no.
Lo sapeva da tanto tempo di poter contare su di me, dato  che  ero tutta dalla sua parte. E lo ero, infatti. Solo che, al
- Parlo sul serio. - Ma io... Ma tu... Insomma,  che  cosa hai in mente di fare? - Di scappare, te l'ho detto.
- Di scappare, te l'ho detto. Domani mattina presto, prima  che  si alzino Remigio e le donne. Con la bicicletta non mi ci
non si dicono i nomi veri dei posti.) - Ma si. Non vorrai  che  parta dalla stazione del paese, dove mi conoscono tutti. Ti
dalla stazione del paese, dove mi conoscono tutti. Ti pare  che  mi darebbero il biglietto per Parigi senza il permesso
dei parenti cattivi, per riunirsi alla propria mamma  che  non vede da tanto tempo, sí che cambierà idea per quattro
riunirsi alla propria mamma che non vede da tanto tempo, sí  che  cambierà idea per quattro gocce di pioggia! Ippolita mi
scovare dei dubbi piú intelligenti: quello del passaporto,  che  ci voleva, a quei tempi, per andare all'estero, e quello
quei tempi, per andare all'estero, e quello dei soldi, dato  che  di certo un biglietto per Parigi doveva costare un bel po'.
un biglietto per Parigi doveva costare un bel po'. Ma lei,  che  all'estero c'era anche vissuta, il passaporto lo aveva. E i
aveva. E i soldi anche; almeno, per la sola andata quelli  che  aveva potevano bastare. - Poi non importa se rimango
ci penserà la mamma, lassú, a comprarmi tutto quello  che  mi serve. Porterò solo la mia valigina piú piccola, quella
da dire. - Non avrai paura di aiutarmi, - fece lei, visto  che  rimanevo zitta. - No no, cioè non so, cioè, che cosa dovrei
lei, visto che rimanevo zitta. - No no, cioè non so, cioè,  che  cosa dovrei fare? - Oh, niente di speciale. Domani mattina
mattina scendi a colazione all'ora solita e dici agli zii  che  io vengo dopo, che non mi sento bene, quello che ti pare.
colazione all'ora solita e dici agli zii che io vengo dopo,  che  non mi sento bene, quello che ti pare. Insomma la tiri in
agli zii che io vengo dopo, che non mi sento bene, quello  che  ti pare. Insomma la tiri in lungo perché si accorgano piú
la tiri in lungo perché si accorgano piú tardi possibile  che  non sono piú al castello. Cosí se tutto va bene sarò già in
al castello. Cosí se tutto va bene sarò già in treno prima  che  a loro venga in mente di corrermi dietro. Mi venne su dal
- Ma in questo modo se la prenderanno con me! - E cosa vuoi  che  ti facciano? - rispose Ippolita con impazienza. - Mica
staresti a fare qui senza di me? Già. E questo voleva dire  che  da domani mattina la mia vacanza al castello era bell'e
quasi da piangere. Mi pareva di capire soltanto adesso  che  cosa preziosa, unica, è una vacanza. Fa male dentro,
dei secoli (mi pareva) quel pezzetto di vacanza al castello  che  ancora mi toccava e che invece stavo per perdere. E non
pezzetto di vacanza al castello che ancora mi toccava e  che  invece stavo per perdere. E non parliamo del peggio. Le
signor conte figuriamoci se si sarebbe degnato, tanto piú  che  di sicuro sarebbe stato furibondo con me,
sarebbe stato furibondo con me, ossignoresignoresignore  che  imbroglio. E papà, chissà come si sarebbe mortificato. E la
Mi ricordavo ancora di quella volta, quand'ero piccola,  che  mi ero voluta provare a raccontarle una bugia. Be': non mi
piú di dieci secondi a passarmi per la mente), - guarda  che  non mi va di raccontare le bugie. Non ci ho la pratica, mi
ci pensò su un momento e poi disse; - Fa lo stesso. Basta  che  tu non dica niente di dove sono andata. A star zitta sarai
andata. A star zitta sarai capace, no? Mi vergognavo a dire  che  non ne ero mica tanto sicura e che dipendeva da come me lo
no? Mi vergognavo a dire che non ne ero mica tanto sicura e  che  dipendeva da come me lo chiedevano, cosí risposi: - Va
eroica, ma adesso un filino di eroismo sentivo proprio  che  mi stava venendo su, chissà da dove. Purché durasse. Ne
Tutto sommato era più facile la parte di Ippolita,  che  aveva solo da volarsene via, con la pioggia o col sereno,
sulla sua bicicletta, e poi col treno, fino a Parigi,  che  dicono tutti che è cosí una bella città. - Beata te! -
e poi col treno, fino a Parigi, che dicono tutti  che  è cosí una bella città. - Beata te! - dissi con invidia. -
come si può fare. Stasera quando andiamo a letto ti dico  che  mi sento poco bene... - Come fai a saperlo già adesso? - Ma
mi sento poco bene... - Come fai a saperlo già adesso? - Ma  che  polla, - (femminile di pollo, nel senso di stupido), - sei!
Sarà per finta, no? Un'astuzia, insomma. Dunque ti dico  che  mi sento poco bene e che domani mattina voglio dormire fino
insomma. Dunque ti dico che mi sento poco bene e  che  domani mattina voglio dormire fino a tardi. E tu, domani,
voglio dormire fino a tardi. E tu, domani, non fai altro  che  ripeterlo pari pari agli zii. Non è una pensata palpitante?
preparare la valigina e trovare un posto per nasconderla,  che  non se ne accorgesse la cameriera. 2°, cercare la bici di
comprarle una tavoletta di quelle piú grosse di cioccolato,  che  è tanto nutriente e doveva servirle di provvista per il
strizzate di dispiacere a tradimento per la bella vacanza  che  finiva e gli accessi di ridarella, perché eravamo eccitate.
- Allora... - fece Ippolita, per concludere; e pensavo  che  avrebbe detto «siamo d'accordo?» o qualcosa del genere.
ci sono un sacco di altre cose da dire, prima  che  si arrivi a quello che doveva succedere poi. Non bisogna
sacco di altre cose da dire, prima che si arrivi a quello  che  doveva succedere poi. Non bisogna mica credere infatti che
che doveva succedere poi. Non bisogna mica credere infatti  che  stessimo sempre lí a pensare ai guai di famiglia di
con gli zii. Ci divertivamo insieme, eccome, nelle ore  che  lei aveva libere da compiti e ripassi. Un ridere, certe
non si esplorava tutto da cima a fondo, be', bisogna dire  che  lei non restava indietro. Con quella sua aria delicata, non
piú coraggiosa di me. Cosí siamo state in cima alla torre,  che  faceva venire i brividi cosí tutta aperta da tutt'e quattro
cosí tutta aperta da tutt'e quattro i lati, con una vista  che  non finiva piú sulle cime dei pini (o abeti) e sui zigzag
avevo la fissa di cercare il tesoro, anche se capivo bene  che  forse non doveva esserci, ma insomma non si sa mai. Per
in fila indiana come dicono nei romanzi d'avventure, solo  che  non so se sia lo stesso una fila quando si è soltanto in
dall'ingresso di servizio, dove c'era una porta a vetri  che  dava in cucina. Si sentivano benissimo, dentro, le voci di
benissimo, dentro, le voci di Remigio e delle donne  che  chiacchieravano, certo mai immaginando che noi fossimo cosí
e delle donne che chiacchieravano, certo mai immaginando  che  noi fossimo cosí vicine. Remigio e la cuoca discutevano di
e la cuoca discutevano di non so cosa e la cameriera,  che  si chiamava Vittorina, metteva becco ogni momento per dar
becco ogni momento per dar ragione a lui. Sentii la cuoca  che  diceva: - Andate d'accordo come i ladri di Pisa! - Chissà
quasi trentacinque anni. - Ma si, ti assicuro. - Fidanzati!  che  buffo! - (Se non era romantico era buffo, non c'era via di
uno. - Oh santa polentina! - disse forte la cuoca, si vede  che  aveva perso la pazienza. Allora la Vittorina rise e anche a
un freddino da catacomba. Non ridevamo più. Trovavo anzi  che  cominciava a essere piuttosto emozionante. - Guic guic! -
a essere piuttosto emozionante. - Guic guic! - dissi,  che  era una nostra parola segreta per dire quel misto di
di formicolio nella pancia e di brividino lungo la schiena  che  si prova nei momenti avventurosi. - Guic guic! La prima
insomma le cose normali di tutte le cantine. La seconda,  che  era più bassa di tre o quattro gradini, cioè più
Odore di umidità e di muffa; un guazzabuglio di roba mista,  che  ne so, casse, setacci rotti, vecchi mortai di marmo
le sbarre e con tante ragnatele, come io avevo immaginato  che  dovessero essercene nei sotterranei. E c'era persino una
nei sotterranei. E c'era persino una botola nel pavimento,  che  a dare retta ai romanzi era la cosa più promettente di
romanzi era la cosa più promettente di tutte. - Cosa dici  che  ci sarà, qui sotto? Un ripostiglio di quelli che diceva tuo
Cosa dici che ci sarà, qui sotto? Un ripostiglio di quelli  che  diceva tuo zio? - Probabile. - Proviamo a guardare? Chissà
diceva tuo zio? - Probabile. - Proviamo a guardare? Chissà  che  non ci sia il tesoro! - Guic guic! - Guic guic! Ma la
Ci toccò piantar lí, tutte sudate e nere di polvere. -  Che  rabbia! Cosí non possiamo saperlo, se c'è o no! - Mah, sai,
c'è un passaggio segreto: potrebbe anche essere, no? dato  che  quaggiù siamo nella parte più antica del castello. -
- disse Ippolita, facendo la voce lugubre, - può darsi  che  ci sia uno scheletro bell'e disteso, luuungo, con tutti i
con tutti i suoi ossetti bianchi in fila... L'ho detto  che  era più coraggiosa di me. Io nemmeno per cento lire, che a
che era più coraggiosa di me. Io nemmeno per cento lire,  che  a quei tempi erano tante, avrei parlato di scheletri in un
al buio come siamo. - Io non l'ho mai capita questa cosa,  che  il buio faccia paura, - fece Ippolita, buttando là con una
e liscio liscio, e nessuno ti scoccia o ti viene a dire  che  devi fare questo e quell'altro... Certe volte mi verrebbe
la misteriosa, io non so; ad ogni modo si sentiva benissimo  che  adesso non scherzava. - Guarda che dovresti pensare per
si sentiva benissimo che adesso non scherzava. - Guarda  che  dovresti pensare per forza, - osservai, - non se ne può
E batté col piede sulla botola dello scheletro. (Beninteso  che  ormai l'avremmo sempre chiamata cosí.) Scherzava, però
lo stesso un brivido, come una goccia d'acqua gelata,  che  mi correva lungo il filo della schiena. Saltai su: -
fifa, eh! - No, fifa. Ne ho la stufa, ti dico. - Canta  che  ti passa! - fece lei, per prendere in giro. - Nossignora,
se ne hai voglia! Dicevo cosí per dire, mai più credendo  che  mi desse retta, invece si mise sul serio a cantare la
a cantare la canzone della campagnola, una roba allegra  che  allora andava di moda. Le andai dietro con la voce e finita
attaccai di mia iniziativa Suoni la tromba e intrepido,  che  era un'altra di quelle musiche d'opera che cantava sempre
e intrepido, che era un'altra di quelle musiche d'opera  che  cantava sempre il mio papà (lui diceva i suoi cavalli di
come avevo creduto prima. Veramente mi ero quasi aspettata  che  gli zii di Ippolita mi spedissero via di corsa, dopo quello
gli zii di Ippolita mi spedissero via di corsa, dopo quello  che  avevo avuto la faccia di dirgli. Invece si comportarono
anch'io, allo stesso modo, feci finta di dimenticarmi  che  mi avevano chiamato vipera e guardata come un vile verme.
rimorso di averlo creduto un carceriere, e meno male almeno  che  lui non lo sapeva. Ippolita, poi, educatissima,
le rincresceva aver pensato quelle brutte cose di loro, ora  che  sapeva che non erano vere. Io mi dicevo, però, che non
aver pensato quelle brutte cose di loro, ora che sapeva  che  non erano vere. Io mi dicevo, però, che non doveva essere
ora che sapeva che non erano vere. Io mi dicevo, però,  che  non doveva essere una gran consolazione scoprire che in
però, che non doveva essere una gran consolazione scoprire  che  in fondo avevano avuto ragione, se in cambio adesso doveva
doveva dar torto a sua madre. Loro non erano stati i nemici  che  facevano di tutto per separarle e che la giudicavano male
erano stati i nemici che facevano di tutto per separarle e  che  la giudicavano male (la madre) solo perché era giovane e
tu quando le proponevo qualche maniera di passare il tempo,  che  ne avevamo da occupare un'infinità perché oltre tutto gli
storie terribili sulla botola dello scheletro in cantina,  che  inventavamo apposta per farci spavento a vicenda. Adesso
madre, in un'altra busta crema. Diceva (l'ho saputo dopo)  che  contava proprio, la mamma di Ippolita, di trovarsi spesso
anche se purtroppo per ora non potevano stare insieme, e  che  pure il suo nuovo marito era ansioso di rivederla
conservava tanto un buon ricordo di lei dall'ultima volta  che  l'aveva vista, a Parigi. (Difatti questo tale era uno che
che l'aveva vista, a Parigi. (Difatti questo tale era uno  che  conoscevano da molto tempo.) Ad ogni modo ora venivano a
nella Svizzera italiana, molto vicino dunque, cosí  che  presto loro due, madre e figlia, avrebbero avuto la gioia
avuto la gioia di potersi rivedere. Ippolita non disse  che  di tutto questo non le importava un fico. Era diventata
maniera migliore questa decisione di sua madre. Dicevano  che  è molto naturale che una donna divorziata si risposi, nei
decisione di sua madre. Dicevano che è molto naturale  che  una donna divorziata si risposi, nei paesi dove c'è il
cose. Erano gente un po' severa e antiquata, non dico mica  che  fossero diventati perfetti solo perché si era scoperto che
che fossero diventati perfetti solo perché si era scoperto  che  non erano degli aguzzini. Ma Poi, loro tenevano per il
Doveva tornare tra pochi mesi e le assicuravano  che  dopo avrebbe lavorato solo in Italia per non lasciarla piú,
stava volentieri anche con loro. Era talmente ragionevole  che  faceva cascare le braccia. Tutto questo non durò molto.
Ma la porta era aperta, cosí bastò un'occhiata per vedere  che  anche lÍ non c'era nessuno. Mi venne la nausea, come sulla
capire piú dove un giro finisce e ne inizia un altro. (Già  che  a me non è mai piaciuta tanto la giostra, era il mio
è mai piaciuta tanto la giostra, era il mio fratellino Robi  che  ci andava matto.) La storia si ripeteva. Ippolita che non
Robi che ci andava matto.) La storia si ripeteva. Ippolita  che  non era in camera; la stanza da bagno vuota. Un giro della
aspettarsi di tutto da una ragazza in quello stato, perfino  che  scappasse un'altra volta. Non sapevo cosa fare. Mettiamo
scappasse un'altra volta. Non sapevo cosa fare. Mettiamo  che  dessi subito l'allarme: che figura, se poi si scopriva che
Non sapevo cosa fare. Mettiamo che dessi subito l'allarme:  che  figura, se poi si scopriva che era andata semplicemente in
che dessi subito l'allarme: che figura, se poi si scopriva  che  era andata semplicemente in salone a cercare, per esempio,
da ieri! Mi venne il cuore in gola, dalla speranza  che  ci fosse davvero. Ci avrei quasi scommesso, in quel
- Non la trovo. Non so dov'è. - Ah, - fece, tipo grido  che  viene dal cuore, ancora con la caffettiera in mano, - non
volta non ne so niente, lo giuro. Era come confessare  che  l'altra volta invece eravamo state d'accordo, ma in ogni
fossero già arrivati da sé. Mi credettero subito. Si vede  che  si vedeva che dicevo la verità. - Oh mio Dio, - dissero
arrivati da sé. Mi credettero subito. Si vede che si vedeva  che  dicevo la verità. - Oh mio Dio, - dissero quasi insieme,
come se non ci fosse tempo da perdere. Sta a vedere  che  avevo fatto male ad aspettare a dirglielo. - Nel parco è
è inutile cercare, ho già guardato io, - dissi allora,  che  capissero almeno che non ero stata con le mani in mano. Era
ho già guardato io, - dissi allora, che capissero almeno  che  non ero stata con le mani in mano. Era di nuovo il giallo,
tardi del solito, alle sette anche un po' passate, per via  che  aveva avuto da lucidare l'argenteria; e quello dietro, a
po' rasserenata, - con l'auto, se andiamo subito, c'è caso  che  si possa raggiungerla prima ancora che arrivi al paese. Ma
subito, c'è caso che si possa raggiungerla prima ancora  che  arrivi al paese. Ma lo zio, sempre molto nero: - Ammesso
arrivi al paese. Ma lo zio, sempre molto nero: - Ammesso  che  ci sia andata, dalla parte del paese. Non si preoccupava
quanto fosse preoccupato: brutto segno. - Perché? da  che  parte dovrebbe essere andata? - È proprio questo che non
da che parte dovrebbe essere andata? - È proprio questo  che  non so. - Se il signor conte permette, - (questo era
avevo avuto il tempo di riflettere sulla faccenda; e pensai  che  sí, lo zio aveva proprio ragione. Chi poteva indovinarlo,
voleva scappare Ippolita? Da sua madre, no di sicuro, dato  che  era stata proprio lei a darle quel grosso dispiacere. E
perché era scappata? Non ce n'era mica motivo, ora  che  non ce l'aveva più con gli zii. Eppure l'aveva fatto. Era
fatto. Era passata davanti alla mia porta, in un momento  che  non si poteva precisare, dopo le sette quando i portoni
dopo le sette quando i portoni eran stati aperti, e prima  che  io mi accorgessi che non c'era; era passata senza dir
i portoni eran stati aperti, e prima che io mi accorgessi  che  non c'era; era passata senza dir niente, senza farmi un
farmi un segnale, anzi facendo piano apposta, tanto è vero  che  non l'avevo sentita. Doveva aver messo di nuovo le scarpe
il suo cappelletto antisole e la borsa bianca a tracolla,  che  stupida ero stata quand'ero in camera sua a non controllare
nuda e senza soldi in tasca, non era mica un viaggio quello  che  voleva fare stavolta, adesso lo capivo bene: cercava solo
un buco qualsiasi dove ficcarsi per dimenticare quel groppo  che  aveva sul cuore... Un buco. Come aveva detto, quella volta
per non fare una figura da cretina. Loro mica lo sapevano  che  la chiamavamo cosí. Mi guardavano tutti e tre, con l'aria
bassa. Ci siamo andate, una volta, e Ippolita mi ha detto  che  le sarebbe piaciuto chiudersi lí sotto. Diceva per scherzo,
Diceva per scherzo, ma adesso... È tanto infelice, adesso,  che  forse... - Friggevo dall'ansia peggio ancora di prima. -
per favore andiamo subito giú a vedere! Ci mancò poco  che  Remigio mi ridesse sul muso. - Ma per carità, signorina,
di farli decidere. - È laggiù, vi dico! Sono sicura  che  è laggiù! La prima a darmi retta fu la zia. Friggeva anche
a sbirciare sopra la sua spalla sgranando gli occhi più  che  mai. Tutt'e due, anzi, li avevano che parevano uova al
gli occhi più che mai. Tutt'e due, anzi, li avevano  che  parevano uova al tegamino col bianco tutt'in giro - un paio
col bianco tutt'in giro - un paio per ciascuna - da tanto  che  li spalancavano. Ancora giù: altre scale, prima cantina,
cantina, gradini, seconda cantina. C'era quel finestrino  che  ho già detto, no? quello pieno di ragnatele che faceva una
finestrino che ho già detto, no? quello pieno di ragnatele  che  faceva una luce quasi verde. E in mezzo al pavimento, la
su, cosí la facciamo finita disse lo zio. Si capiva  che  non ci sperava per niente. E anch'io, vedendo che Remigio
Si capiva che non ci sperava per niente. E anch'io, vedendo  che  Remigio stentava abbastanza a smuoverla, mi ricordai che
che Remigio stentava abbastanza a smuoverla, mi ricordai  che  quel giorno non ce l'avevamo fatta in due, dunque lei come
chissà cosa. La cassetta del tesoro? Lo scheletro luuungo  che  aveva detto Ippolita, mettendoci tutti quegli u per fare la
Ci siamo guardati in faccia tutti e quattro. Quattro facce  che  tiravano al verde, per via delle ragnatele del finestrino;
deve essere diventata di tutti i colori, dalla vergogna.  Che  figura, che figura! Remigio aveva una pila e si prese il
diventata di tutti i colori, dalla vergogna. Che figura,  che  figura! Remigio aveva una pila e si prese il gusto di
farmi, tutto trionfante: - L'avevo ben detto! Andò già bene  che  i conti avessero troppa fretta di riguadagnare il tempo
togliermi dai piedi al più presto possibile, ma mi sembra  che  decidessero cosí: Remigio doveva scendere lo stradone in
tutta salita, sarebbero andati gli zii con l'automobile,  che  la sapeva guidare anche il conte, solo che non lo faceva
l'automobile, che la sapeva guidare anche il conte, solo  che  non lo faceva quasi mai perché non gli piaceva. Beninteso
non lo faceva quasi mai perché non gli piaceva. Beninteso  che  questa volta non mi sono accodata. Anzi, non mi preoccupavo
non mi sono accodata. Anzi, non mi preoccupavo d'altro  che  di sparire senza farmi notare. Cosí tornai in sala da
Non avevo appetito, ma rosicchiai qua e là qualcosa di quel  che  c'era sulla tavola, senza quasi sapere quel che facevo,
di quel che c'era sulla tavola, senza quasi sapere quel  che  facevo, tanto ero soprappensiero. Difatti mi stava
basta, lontana e confusa, uso lumicino nella nebbia. Capii  che  se volevo vederci più chiaro dovevo ricapitolare tutto da
E dunque, ricapitolando: Ippolita, prima ancora di sapere  che  sarebbe stata infelice per quel brutto scherzo di sua madre
rotte; quella non era un buco. L'altra con la vasca, o quel  che  era, il serbatoio d'acqua sotterraneo. E al di là
E al di là dell'acqua c'era il condotto (o cunicolo)  che  serviva nei tempi andati per farla passare fino alla
il cunicolo, il super- buco-nero. Una tana cosí rintanata  che  a ficcarsi lí dentro c'era da pensare sul serio di poter
Ippolita? Mi sarei morsa la lingua in due piuttosto  che  parlarne a qualcuno. Coccodé coccodé, come una gallina che
che parlarne a qualcuno. Coccodé coccodé, come una gallina  che  ha fatto l'uovo, e poi farmi ridere di nuovo dietro perché
della grotta. Mi ero dimenticata dei pipistrelli, cosí  che  sono entrata dentro a catapulta, chiamando forte «Ippolita,
a zigzag, quasi toccandomi con le punte delle ali, tanto  che  mi dimenticai che in genere non mi facevano impressione e
toccandomi con le punte delle ali, tanto che mi dimenticai  che  in genere non mi facevano impressione e tornai fuori
radi. Parevano quei brandelli di foglie o di carta bruciata  che  volano per aria quando si fa un falò. Dopo il gomito della
della galleria cominciò il buio e non li vidi piú. Non  che  fosse tanto consolante, non vederli e sapere che c'erano.
piú. Non che fosse tanto consolante, non vederli e sapere  che  c'erano. Andai avanti, pregando in cuor mio tutti i santi
della terra. Sembra un'esagerazione, ma era proprio cosí  che  mi sentivo. Mi fermai al solito muretto, che era poi la
proprio cosí che mi sentivo. Mi fermai al solito muretto,  che  era poi la sponda del serbatoio, alzando adagio la pila per
Il raggio laggiú arrivava appena, non si vedeva altro  che  una macchia scura e confusa. - Ippolita, sei lí? Vieni
molto adagio, perché c'era una roba viscida sul fondo  che  a ogni passo mi faceva slittare un po' . Davanti a me
per esempio lo scheletro della botola (cioè quello  che  sotto la botola non c'era). Mi pareva di vederlo che
quello che sotto la botola non c'era). Mi pareva di vederlo  che  arrivava a nuoto, bianco nell'acqua nera, con tutte le sue
le sue costole allineate. Brrr!! Adesso non dovete credere  che  fossi scema: lo sapevo bene che non esisteva, che me lo
Adesso non dovete credere che fossi scema: lo sapevo bene  che  non esisteva, che me lo stavo inventando io. Però non me lo
credere che fossi scema: lo sapevo bene che non esisteva,  che  me lo stavo inventando io. Però non me lo toglievo dalla
con Suoni la tromba e questo andò meglio. Cantavo piú forte  che  potevo, impipandomene degli idem-come- sopra perché ormai
idem-come- sopra perché ormai avevo tanta di quella paura  che  pipistrello più, pipistrello meno non mi faceva proprio
amore. Oh! perché non nacqui più povero ancora di quel  che  sono? Se mio padre, anzichè diventare l' agente di nobile e
agente di nobile e ricco signore, non avesse avuto al mondo  che  un navicello e una rete, forse io pure non sarei stato che
che un navicello e una rete, forse io pure non sarei stato  che  un umile pescatore; nè uscito mai dalla cerchia de' miei
cerchia de' miei monti, altro non avrei imparato ad amare  che  la pace e la tempesta del lago. - Le memorie del passato mi
rapito da fiera gioja di libertà le procelle e i fulmini  che  scrosciavano sul mio Lario, oh! chi m'avrebbe detto che
che scrosciavano sul mio Lario, oh! chi m'avrebbe detto  che  assai più tremende dovevano essere le tempeste dell' anima
calma di questi bei giorni d'autunno; e il sole tranquillo  che  indora le spalle della mon- tagna rimpetto alla mia
contentezza tosi salutare, così vera. E se vuole il cielo  che  almeno passino per me pochi mesi di raccoglimento e di
mesi di raccoglimento e di pacifica meditazione, senza  che  si risvegli a conturbarmi lo sdegno d'una vita costretta a
a consumarsi nell'aspettativa de' giorni promessi da Colui  che  venne ad abitare fra gli uomini, e fu vera luce
ch' io non potrò rendere loro per questo affetto altra cosa  che  poche parole, affine di confortarli nelle sciagure. Ben
nel fondo de' loro cuori, suscitarvi quella scintilla  che  li renda migliori di quel che essi sono, di quel che furono
suscitarvi quella scintilla che li renda migliori di quel  che  essi sono, di quel che furono i padri e gli avi loro.
che li renda migliori di quel che essi sono, di quel  che  furono i padri e gli avi loro. Eglino son contenti del
li anneghittisce la povertà, disimparano ad amare coloro  che  soffrono, ad amare il ben comune, per quell'affetto più
più angusto, più fiacco, direi quasi per quell' egoismo  che  li fa attaccati alla loro famiglia, al campanile della
riuscire a farli men felici, e men rassegnati di quello  che  sono? 2 d' ottobre. Oggi, con dolore profondo, mi toccò
toccò d'esser testimonio d' una contesa fra due mandriani,  che  mi persuase quanta sia pur troppo insensata e forte fra
stesso paese quella vecchia ruggine, quelle inimicizie  che  sembrano aver posta radice eterna ne' cuori degli uomini, e
aver posta radice eterna ne' cuori degli uomini, e più  che  altrove in questa nostra patria. Uno de' due mandriani è
lo stesso dialetto: eppure serbano tuttavia quel rancore  che  separò i loro padri, che accese tanto fuoco di guerra in
serbano tuttavia quel rancore che separò i loro padri,  che  accese tanto fuoco di guerra in queste pacifiche contrade,
accese tanto fuoco di guerra in queste pacifiche contrade,  che  fece sparger tanto sangue, piangere tante madri. Sedevano
maledissero i loro paesi, maledissero i parenti; fin Dio  che  li vede. La collera li fe' ciechi l'un contro l'altro, e
dunque mutato? Qual profondo mistero in ogni cosa! - E noi  che  siamo sì piccoli, noi che strisciamo per un giorno, come
mistero in ogni cosa! - E noi che siamo sì piccoli, noi  che  strisciamo per un giorno, come l'insetto, sulla faccia
sollevar la fronte insino a Voi, interrogarvi, pretendere  che  il buono e il giusto trionfi a questo mondo?... O Signore,
mano sul nostro capo, e dissipate il fumo dell'orgoglio  che  n' accieca. Le generazioni vengono, passano, e scompaiono
dimora. Chi potrà dire, di qui a mill'anni, i popoli  che  saranno sepolti sotto a questa parte di mondo? L' alpi e l'
parte di mondo? L' alpi e l' acque e tutta, la contrada  che  mi circonda non hanno forse mutato anch' essi e rimutato
d'un iome, dietro ai sogno d'una patria, confidiamo  che  sia adempiuta, sulla terra che invecchia sempre, quella
d'una patria, confidiamo che sia adempiuta, sulla terra  che  invecchia sempre, quella promessa la quale sola non può
quale sola non può morire?... Quest'ampia regione di monti  che  fu agli antichissimi tempi stanza d'un popolo solo, se pur
nè forza di guerra o di pace, poterono mai operare  che  codeste due genti ne facessero una sola. Per questo forse
d'una delle più lunghe, sanguinose e feroci rivoluzioni  che  l' Europa abbia veduto mai. - Un dabben montanaro
di farsi il segno della croce, » vede, è quello là il santo  che  tenne lontano da questo paese la peste de' luterani!... »
andava pensando nell' anima mia alle molte e triste cagioni  che  hanno fatto d'ogni lembo di terra cotante patrie diverse.
diverse. 27 d'ottobre. Io mi proposi d'adoperare il tempo  che  mi avanza, dopo compiuti gli obblighi sacri del ministero,
tutto nello studiar quelle antiche patriarcali costumanze,  che  sono come simbolo di giustizia nelle famiglie, religione
e studiose ricerche, la mia vita ben più occupata e operosa  che  prima non fosse, assorta nel meditare e nello scrivere,
in una temperanza equanime di volontà e di sentimento,  che  parmi la miglior medicina delle avverse cose. Son quasi
15 di novembre. In questa solitudine, altro non desidero  che  la fedele compagnia d'un amico, il quale riceva nel suo
volta, negli antichi terrori, in quelle fatali malinconie  che  m' avvelenarono l' anima non ancora del tutto guarita.
e ogni fervore le più larghe concezioni moderne. Il motto  che  contrassegna la nuova Biblioteca «Per più vedere» spiega da
gl'intenti ai quali questa s'ispira. Dedicata alle ragazze  che  non possono più appagarsi di una letteratura fanciullesca
anzi della realtà servirsi come elemento educativo, in modo  che  conoscerla voglia dire inalzarsi. Perciò i libri che
modo che conoscerla voglia dire inalzarsi. Perciò i libri  che  faranno parte di questa Collezione dovranno contribuire ad
ricca e complessa nei suoi diversi valori. Accanto al libro  che  parla all'anima un linguaggio di luce, ci sarà pertanto
un linguaggio di luce, ci sarà pertanto quello modesto  che  insegna ad amare le piccole cose della vita di ogni giorno;
amare le piccole cose della vita di ogni giorno; e i libri  che  trattano di questioni sociali o di alta cultura si
sociali o di alta cultura si alterneranno con quelli  che  intrattengono sulla casa, centro della vita femminile, e
vita molteplice, essa deve trovare nella sua Biblioteca,  che  a questa vita vuol prepararla, gli elementi che l'aiutino a
Biblioteca, che a questa vita vuol prepararla, gli elementi  che  l'aiutino a svolgerla nel modo migliore, per il bene
migliore, per il bene proprio e di chi le sta vicino. Bene  che  sarà tanto più grande quanto più essa avrà saputo inalzarsi
prima cosa  che  successe fu che si mise a piovere. Sorpresa sorpresa: chi
prima cosa che successe fu  che  si mise a piovere. Sorpresa sorpresa: chi ci pensava piú,
con quel caldo. Uscendo dalla grotta non avevamo fatto caso  che  la gran luce che ci aveva abbagliato era riflessa da un
dalla grotta non avevamo fatto caso che la gran luce  che  ci aveva abbagliato era riflessa da un nuvolone di quelli
Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello,  che  i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto
una mandata di pioggia e l'altra. Era tutto zuppo, bastava  che  scontrassimo un ramo per fare la doccia completa. Siamo
- E l'anima no?! - fece Ippolita tra i denti, in maniera  che  sentissi io sola. Difatti era seccante. Con quell'acqua
- Ma stava a... - , e disse un altro nome americano  che  non mi ricordo. - Perché a New York? Di colpo si illuminò
subito: - Ma allora perché non ha scritto addirittura  che  viene presto? No, no, per ora si vede che non è partita.
addirittura che viene presto? No, no, per ora si vede  che  non è partita. Forse vuoi scrivermi appena sa di preciso
quando potrà partire; senz'altro è cosí. Per forza dunque  che  era sulle spine, in questa aspettativa. Le lettere del papà
arrivavano regolarmente, una alla settimana, mi sembra  che  avesse detto. Lei le leggeva, gli rispondeva, non dico mica
avesse detto. Lei le leggeva, gli rispondeva, non dico mica  che  non le facessero piacere. È che, sotto, aveva la spina di
È che, sotto, aveva la spina di quelle altre lettere  che  non arrivavano. Io, come ho già detto, il papà di Ippolita
ho già detto, il papà di Ippolita lo conoscevo dalla foto  che  teneva sullo scrittoio. Molto abbronzato, con un cappellone
Molto abbronzato, con un cappellone di paglia; si vede  che  c'era un gran sole in quei paesi là dove lavorava. Teneva
diciamo. Torniamo al primo giorno di pioggia e a Ippolita  che  aspettava la posta. Anzi no, perché quel giorno non arrivò
no, perché quel giorno non arrivò niente, dunque è inutile  che  ci torniamo. Allora andiamo alla mattina dopo, quando venne
vuoi; oppure tienimela da parte. In ogni modo mi fa piacere  che  la ritiri tu, ecco. Da questo discorso si potrebbe già
ritiri tu, ecco. Da questo discorso si potrebbe già capire  che  aveva dei sospetti, per ora non dico quali perché non ero
questo piacere di aspettare la posta; del resto speravo  che  arrivasse qualcosa anche dai miei e magari il numero nuovo
e magari il numero nuovo del giornalino di enigmistica,  che  col brutto tempo, in campagna, è quasi la risorsa
Dunque mi misi di sentinella nell'ingresso. Era sempre lí  che  mettevano la posta appena arrivava, su un vassoio d'argento
su un vassoio d'argento sopra un mobile a tre gambe  che  si chiamava consòl. Stavo li, aspettavo, senza piú farmi
Mica scheletri da far paura: no, di quelli  che  si disegnano di nascosto a scuola, tanto per far passare
di mano la busta crema. Non aspettò, quel giorno,  che  gliela mettesse sul vassoio. Io però avevo fatto in tempo a
mettesse sul vassoio. Io però avevo fatto in tempo a vedere  che  la calligrafia era quella che avevo già visto sulla
avevo fatto in tempo a vedere che la calligrafia era quella  che  avevo già visto sulla cartolina da Nuova York. Almeno, a me
dei rebi da guardare prima di provare a decifrarle, peccato  che  ci riuscivo solo coi piú facili, e con le barzellette
Il conte aveva voluto lasciarmela; era cosí gentile  che  mi dispiaceva persino di dovercela avere con lui per amore
si fa per dire. Le dissi subito, per non farla penare,  che  non erano arrivate lettere dalla sua mamma, cioè una si, ma
su, nemmeno l'avessi punta con uno spillo. - Eppure ti dico  che  ho riconosciuto la scrittura. - Macché, è impossibile. Vuoi
ho riconosciuto la scrittura. - Macché, è impossibile. Vuoi  che  scriva a zia Augusta, che non le è mai stata simpatica, e a
- Macché, è impossibile. Vuoi che scriva a zia Augusta,  che  non le è mai stata simpatica, e a me no? Veramente era
no? Veramente era strano. Neanche a me tornava tanto, ora  che  ci pensavo. La mia mamma per esempio non era granché tipo
di mia madre. Scrive sempre su quella. - Dunque vedi  che  non mi sono sbagliata. E sopra c'era proprio il nome di...
pensò un momento. Il suo occhio vago era tutt'altro  che  vago, adesso, anzi aveva un lampo come d'acciaio. Puro
- Voglio vedere quella lettera. Bisogna assolutamente  che  la legga. - Ma dài, Ippolita! - Devo ammettere che ero
che la legga. - Ma dài, Ippolita! - Devo ammettere  che  ero scandalizzata. Non mi pareva una cosa da lei, andare a
come sua zia Augusta. - Scusa, - si corresse, - è un secolo  che  non ho notizie di mia madre, avrò ben il diritto di sapere
domandarlo a lei. - A chi, a mia zia? - Fece quella  che  nei libri si chiama una risata amara: ha, ha. - Allora non
Mi tengono nascosto qualcosa, lei e lo zio, è un pezzo  che  me ne sono accorta. Qualcosa che riguarda mia madre. Per
lei e lo zio, è un pezzo che me ne sono accorta. Qualcosa  che  riguarda mia madre. Per questo non arrivano piú lettere,
mia madre. Per questo non arrivano piú lettere, sono loro  che  le fanno sparire. Ma io devo sapere... devo,
Volevo farle coraggio, ma non sapevo piú cosa dire, adesso  che  era uscito fuori quali erano i suoi sospetti. Che brutta,
adesso che era uscito fuori quali erano i suoi sospetti.  Che  brutta, bruttissima storia. Non ero abituata a storie di
erano i signori conti e pieni di soldi fin qui. Chissà  che  belle mance avevano dato per fare questa schifezza, perché
uno strazio: si capiva benissimo (lo capivo io, almeno)  che  stava recitando per farsi sentire dalla zia. Dunque mi fa,
zia. Dunque mi fa, recitando: - Oh! m'è venuto in mente  che  devo andare un momento su, fai tu conversazione con zia
io vado a cercare la lettera in camera sua. Figuriamoci  che  bell'imbroglio. Io non ci volevo mica stare, solo che la
che bell'imbroglio. Io non ci volevo mica stare, solo  che  la contessa venne fuori a dirmi fresca fresca: - Sí, cara,
sentivo quasi piú.) Cosí non potevo piú dire di no, a parte  che  Ippolita se l'era già battuta zitta zitta, fingendo di non
non vedere i segnali di «no, questa non me la devi fare!»  che  le lanciavo con gli occhi. Dunque non mi restava che andare
fare!» che le lanciavo con gli occhi. Dunque non mi restava  che  andare a sedere nell'angolo libero del divano, e far
nell'angolo libero del divano, e far conversazione. Ma  che  bel divertimento. Non so più di preciso di che cosa
Ma che bel divertimento. Non so più di preciso di  che  cosa parlassi. Della pioggia, credo. (Palpitante, come
a venir giú fitta fitta, con un rumore come di pesciolini  che  friggessero in padella. Frrzz frrzz frrzz, un rumorino
d'esser tutto imbottito di spilli. Si doveva vedere  che  non ero per niente a mio agio, perché a un dato punto la
piú e del meno, mentre lei mi faceva i sorrisi senza sapere  che  intanto Ippolita di sopra raspava nella sua corrispondenza
di sopra raspava nella sua corrispondenza privata, e  che  io lo sapevo. Ippolita era mia amica e mai al mondo avrei
al mondo avrei fatto la spia contro di lei. Ma era giusto  che  per non fare la spia dovessi invece far la parte della
dovessi invece far la parte della Giuda con una persona  che  a me in fondo non aveva mai fatto niente di male, anzi al
d'in cima alle scale e io scattai su come una molla, giuro  che  mai nessuno aveva alzato tanto velocemente il sedere da
una lettera d'altri, ma se lei invece sí, tanto valeva  che  lo sapessi anch'io cosa c'era dentro. Toh che invece mi fa,
tanto valeva che lo sapessi anch'io cosa c'era dentro. Toh  che  invece mi fa, secca secca: - Ma neanche per sogno, -
sogno, - guardandomi male come se me lo fossi inventato io  che  prima aveva intenzione di farlo. Ah ecco. Lo dicevo bene,
aveva intenzione di farlo. Ah ecco. Lo dicevo bene, io,  che  non era roba da Ippolita. Però in qualche modo qualche cosa
La buona concimazione. 1. Già ti dissi,  che  misurando alla terra il letame a centellini, non si dura
varie terre. Queste poi, magramente concimate, è naturale  che  diano un magro prodotto. Son le belle spighe che fanno
è naturale che diano un magro prodotto. Son le belle spighe  che  fanno abbondante il ricolto; ma le belle spighe si
raccogliere, bisogna ben concimare? Vuoi toccar con mano  che  a concimar poco si ha una perdita nella coltivazione, ed a
si coltiva con benefizio? Esamina con attenzione il conto  che  ti presento. Io suppongo che tu abbia un ettaro di terra
con attenzione il conto che ti presento. Io suppongo  che  tu abbia un ettaro di terra coltivato a frumento, alla
di 11 ettolitri di grano, e 110 miriagrammi di paglia,  che  valgono: 11 ettolitri di grano a L. 23 l'ettol. L. 253 110
di un ettaro di frumento? Lire 13, ossia la differenza  che  si ottiene sottraendo dal valore del prodotto che fu di . .
che si ottiene sottraendo dal valore del prodotto  che  fu di . . . . . . . . . L. 308 le spese fatte per
L. 13 Ti sembra poco: e hai ragione. Ma io ti dico  che  molti coltivatori non guadagnano neppure queste povere 13
quelle di prima, o almeno crescono ben poco. Supponiamo  che  invece di 295 lire tu ne spenda 355. Il prodotto aumenta, e
un benefizio netto di 186 lire. Da questi esempi tu vedi  che  quanto più si spende in concime, tanto più si guadagna. Se
quindici volte maggiore. Ho dunque ragione di ripetere  che  nel concime si ha tutto. Esso dà il grano, la paglia, il
smunge la terra, smunge la sua borsa. DOMANDE: 1. È vero  che  la terra rende in proporzione di quel che riceve? -
1. È vero che la terra rende in proporzione di quel  che  riceve? - Dimostra, con un esempio pratico, che non coltiva
di quel che riceve? - Dimostra, con un esempio pratico,  che  non coltiva con beneficio chi concima scarsamente il
concima scarsamente il terreno. 2. Prova con altro esempio  che  raccoglie molto chi concima bene.
ancora di quel primo giorno quando lei si era tanto offesa  che  lo zio prendesse in giro il nostro gioco della dama col
lo stesso, tutt'e due all'estero, tutt'e due posti lontani,  che  si vedevano solo al cine. - Ma non capisci? Se è tornata a
- Ma non capisci? Se è tornata a Parigi, non c'è motivo  che  io non stia con lei! Ha ancora il nostro appartamento, mica
a Parigi, col vagon-lit! Ed è per questo, naturalmente,  che  gli zii me lo vogliono tenere nascosto; per questo si sono
si sono messi a intercettare le lettere. - Per questo... in  che  senso? Sarò stata scema, ma non capivo ancora. Lo dico
- Per tenerci separate, me e mia madre. È un pezzo  che  ho questo sospetto, e adesso lo so di sicuro. - Ma scusa, a
cosa gliene importa? Cosa ci guadagnano? - Loro vogliono  che  stia con mio padre, quando tornerà, mica con lei - . Già.
stia con mio padre, quando tornerà, mica con lei - . Già.  Che  pasticcio, per i figli, quando i genitori non stanno
lo fanno anche per dispetto. Capacissimi. Te l'ho detto  che  l'hanno sempre avuta antipatica. Ci pensai un momento; e
Non sapevo spiegarmi diversamente quelle lettere  che  non arrivavano alla figlia, mentre ne arrivava una alla zia
insomma, e quel fatto della cognata, della zia cioè,  che  non ne diceva una parola alla figlia, voglio dire alla
schifata, perché non era il modo di fare, ecco. E mica  che  non ne avesse avuto il tempo, poco fa in salone Ippolita
sul solitario, e poi a me aveva detto cava e io stupida  che  mi ero fatta venire i rimorsi di far con lei la parte della
ignobile) traditora dei suoi stessi parenti, con tutto  che  era contessa! Con questo minestrone di pensieri che rni
tutto che era contessa! Con questo minestrone di pensieri  che  rni bolliva nel cervello, non sapevo neanch'io cosa dire.
di nuovo Ippolita a parlare. - Loro sanno bene, - disse, -  che  se mai immaginavo che la mamma era cosí vicina ci sarei
- Loro sanno bene, - disse, - che se mai immaginavo  che  la mamma era cosí vicina ci sarei andata di corsa! Cosí
faccia. In quel preciso momento tutt'e due abbiamo capito  che  cosa poteva, anzi doveva succedere poi. Stavamo anche per
assieme, quando... BOM! BOM! BOM! BOM! Niente paura, non è  che  fosse scoppiata la guerra mondiale. Era solo Remigio che
è che fosse scoppiata la guerra mondiale. Era solo Remigio  che  suonava il gong per annunciare che il pranzo era pronto. Mi
Era solo Remigio che suonava il gong per annunciare  che  il pranzo era pronto. Mi son dimenticata di dirlo prima che
che il pranzo era pronto. Mi son dimenticata di dirlo prima  che  avevano quest'uso; era una cosa stilé ma anche molto
anche una bella rinfrescata alla faccia, se non voleva  che  gli zii capissero subito che c'era qualcosa. In quanto a
alla faccia, se non voleva che gli zii capissero subito  che  c'era qualcosa. In quanto a me, scappavo già come una lepre
Tuna, da Fortuna, poichè la buona vecchietta soleva dire  che  la fortuna del poverello è nella salute e nella voglia di
un pesce, sana da ragazza, sana da maritata, sana anche ora  che  i settant'anni sono suonati. La vedovanza e la solitudine
di ogni ora. Se l'ozio può essere paragonato alla ruggine,  che  corrode anche l'acciaio, ella non aveva avuto tempo per
cameretta, e scendeva quei pochi scalini di legno tarlato  che  dalla camera da letto, mettevano nella sottostante cucina:
Mandava a razzolare nel viottolo le due o tre gallinelle  che  possedeva, brontolava un po' con quel pigrone del gatto che
che possedeva, brontolava un po' con quel pigrone del gatto  che  osava chiederle la colazione con insistente miagolìo,
cicoria e malva, e vi inzuppava un boccone di pan nero,  che  le fermava lo stomaco fino all'ora della colazione. In
fissa al muro l'intelaiatura, sulla quale erano tesi i fili  che  si svolgevano dal roccchettone man mano che la tela
tesi i fili che si svolgevano dal roccchettone man mano  che  la tela s'ordiva e s'arrotolava intorno al cilindro. La
e le gambe facevano una ginnastica ininterrotta: di modo  che  la vecchierella s'appoggiava appena sul duro sedile. E
sul duro sedile. E allora, per ore e ore, non si udiva più  che  il tic tac, secco e regolare, del telaio, che non cessava
si udiva più che il tic tac, secco e regolare, del telaio,  che  non cessava se non ai primi richiami argentini delle
Il telaio era posto sotto una finestrella a grata,  che  dava sul vicoletto tortuoso, e tutti quelli che passavano
a grata, che dava sul vicoletto tortuoso, e tutti quelli  che  passavano di là si soffermavano a scambiare quattro parole
là si soffermavano a scambiare quattro parole con la Tuna,  che  non cessava il suo lavoro. Sempronio e Sempronella si
la Tuna pareva una di quelle vecchie fate delle fiabe  che  operano prodigi con la rocca e con l'ago: e alle quali i
prodigi con la rocca e con l'ago: e alle quali i fanciulli  che  hanno molta fantasia credono, quasi esistessero veramente,
quasi esistessero veramente, mentre non tutti credono  che  ci siano ancora al mondo delle vecchierelle di
qualche ora e poter riprendere la mattina l'usato lavoro,  che  fanno ormai non più per sè, ma per gli altri, intessendo la
sè, ma per gli altri, intessendo la tela alle spose giovani  che  cominciano ora la vita, e che preparano le fasce per le
la tela alle spose giovani che cominciano ora la vita, e  che  preparano le fasce per le creaturine che verranno.
ora la vita, e che preparano le fasce per le creaturine  che  verranno.
privato non è congiunto al pubblico, e perde questa forza  che  tira al centro, la società si dissolve. La patria pertanto
pertanto è un nome sì augusto, si venerando, si santo,  che  al paragone di lui pèrdono i più bei nomi di ricchezza, di
per timore d'esser conosciuti; non hanno altro merito  che  quello di strisciarsi dietro una gran toga che copre la
altro merito che quello di strisciarsi dietro una gran toga  che  copre la loro mendicità; stanno nel breve cerchio del loro
« Il problema della vita non si risolve mai interamente  che  nell'estremo punto dell'esistenza morale. Ho veduto molti
culla con ogni modo di accurata osservazione: per me credo  che  lo spettacolo dell'uomo che muore non sia meno importante
osservazione: per me credo che lo spettacolo dell'uomo  che  muore non sia meno importante per la storia del cuore
del cuore umano, nè meno utile per l'umanità. È certo  che  la virtù e un premio immortale della virtù non appajono mai
momento ultimo della vita mortale. Questo è l'unico tesoro  che  non perda il suo aureo colore sulle sponde del letto
del sepolcro. » .... « Erano ben saggi quegli antichi Egizi  che  istituirono un tribunale, il quale giudicasse la vita di
un tribunale, il quale giudicasse la vita di coloro  che  morivano, e incidesse le giuste sue sentenze sulle pietre
e dalla speranza di felicità, non potendo trovarla  che  nel sentire, è pur forza che rifugga possentemente dal non
felicità, non potendo trovarla che nel sentire, è pur forza  che  rifugga possentemente dal non sentire; in altro modo, che
che rifugga possentemente dal non sentire; in altro modo,  che  conosca tutta l opposizione che c' è tra l'essere e il non
non sentire; in altro modo, che conosca tutta l opposizione  che  c' è tra l'essere e il non essere, tra le parole esistenza
non essere, tra le parole esistenza e nulla. È per questo  che  egli, non volendo perdere, in tutto questa vita mortale,
mentre suscitando un fioretto sulla funebre zolla, par  che  voglia infiorare l ultimo velo che copre l'uomo. - Il genio
sulla funebre zolla, par che voglia infiorare l ultimo velo  che  copre l'uomo. - Il genio colossale degli Egizi fabbrica le
sepoltura, a noi riesce cara la croce piantata sovr'essa,  che  conservi il nostro nome e c' impetri una preghiera. - La
sepolcri educa i nostri cuori ai sentimenti i più sacri,  che  formano, per così dire, gli amplessi con cui l'uomo s'
nudriti e rinforzati dalla religione degli estinti. Colui  che  sente la possa e il fremito che inspira una negra croce,
degli estinti. Colui che sente la possa e il fremito  che  inspira una negra croce, sulla quale leggiamo il. bianco
le congiunge le tenere mani, e corregge le inesperte labbra  che  balbettano un' innocente preghiera.... oh sì, forse è
oh sì, forse è derisa dall'orgogliosa filosofia  che  insolente passeggia sulle teste dei popoli; ma essa forse
delle virtù le più veraci, le più sacre. - » I pochi versi  che  seguono trovai scritti sulla coperta d'una lettera d'
essa vale assai più. La salute è il più prezioso dei beni  che  possediamo. Se ci manca questo dono di Dio, a che giovano
dei beni che possediamo. Se ci manca questo dono di Dio, a  che  giovano tutte le altre ricchezze? La vita stessa a che cosa
a che giovano tutte le altre ricchezze? La vita stessa a  che  cosa serve a chi non è robusto, e sano? Quale tesoro sia la
Quale tesoro sia la salute, si aspetta a conoscerlo dopo  che  si è perduta: quando una malattia ci fa impotenti al
è come un salvadanaio: non si sa quanto valore ha in sè,  che  quando si rompe. La salute è già di per sè esposta a mille
giovinetta: non è forse meglio prevenire le malattie,  che  doverle poi curare? Ebbene, metti in pratica le regole
darai gran disturbo al medico, e allo speziale. Ricòrdati  che  la salute è un bene prezioso per tutti, ma specialmente per
è un bene prezioso per tutti, ma specialmente per te,  che  devi lavorare per guadagnarti la vita. Cura altresì il buon
la vita. Cura altresì il buon mantenimento degli animali,  che  sono affidati alla tua custodia. Pensa infine che la
animali, che sono affidati alla tua custodia. Pensa infine  che  la igiene, ossia lo studio della conservazione della
può essere di guida, di conforto, d'aiuto, è proprio questo  che  attraversiamo, anche se oggi in Russia il Governo
fiabe e le novelle dei nonni perchè non si deve più sapere  che  una volta «c'era un re» e perchè la nuova società non deve
confortatore. Egli, almeno, ci persuaderà a riflettere  che  anche dal flagello che abbiamo attraversato ci può venire
almeno, ci persuaderà a riflettere che anche dal flagello  che  abbiamo attraversato ci può venire un qualche bene
venire un qualche bene spirituale. Ci persuaderà a credere  che  i nostri morti, invece di risvegliare in noi pensieri di
pensieri di vendetta, vivranno ancora, nelle nostre case e  che  ogni morto di guerra spanderà sul cerchio memore dei
nostre tendenze e ci ha fatto dubitare dei beni più sacri  che  credevamo nostri e acquisiti per sempre, della giustizia,
poeta belga noi possiamo ricoltivare e raccogliere i fiori  che  la tempesta non ha definitivamente distrutti ed avulsi
sostare su i suoi pensieri e su i suoi sentieri non è detto  che  sosti sempre vinto dal dubbio, dalla stanchezza e dallo
Maeterlinck, per riprendere e rinvigorire le forze. L'uomo  che  si curva sul fiore leva il capo a studiare e a cantare il
api non è intento all'effimero della vita; ma a quello  che  nella vita è più essenziale e più eterno. La meditazione,
ma del sitibondo di conoscenza e di poesia ed oggi più  che  mai noi abbiamo necessità di conoscenza e di poesia, di
i tesori degli umili, Maeterlinck stesso ha detto una volta  che  «nessuna idea s'illumina sulle cime senza che vi
una volta che «nessuna idea s'illumina sulle cime senza  che  vi contribuiscano le innumerevoli ed uniformi piccole idee
uniformi piccole idee delle pianure». Ognuno di noi, quale  che  sia la sua condizione, la sua cultura, il suo carattere, il
all'avvento del regno della poesia e aiutare i grandi  che  compiono i più alti destini. «Che intorno a costoro le
siano un po' meno basse, le speranze più disinteressate;  che  le inquietudini, le passioni, i piaceri, gli amori si
leggere sotto gli alberi del suo orto; il piccolo borghese  che  sacrifica ad un nobile spettacolo, o semplicemente ad un
contemplare un tramonto di sole su i bastioni, si può dire  che  portino un aiuto anonimo e incosciente, ma considerevole,
dalla lettura dell'Oiseau bleu, esse si accorgeranno  che  il moralismo di Maurizio Maeterlinck non ha nulla di
per così fiorite aiuole d'immagini e di sogni,  che  il loro animo ne sarà pervaso di compiacimento e di
questo proposito, ricordare alle lettrici dell'Oiseau bleu  che  Maeterlinck stesso, il poeta della piccola Mytyl e di
femminino e ha riconosciuto di dovere ad una donna,  che  fu sua interprete e inspiratrice, molti dei pensieri e
molti dei pensieri e molte delle certezze e delle speranze  che  gli rasserenarono l'animo e gli aprirono il cuore alla
aprirono il cuore alla chiarezza della vita. È Aglavaine  che  porta al poeta - com'egli stesso confessa - «una atmosfera
grazia, la cui coscienza è naturale e pronta, nella donna  che  ricerca la sofferenza, non per espiare e purificarsi, ma
non per espiare e purificarsi, ma per risparmiarla a coloro  che  ama, nella donna che sa nascondere le più giuste lacrime
ma per risparmiarla a coloro che ama, nella donna  che  sa nascondere le più giuste lacrime sotto il sorriso ed è
le più giuste lacrime sotto il sorriso ed è di coloro  che  credono sempre di aver torto quando si è ingiusti verso di
e dell'ausiliatrice perfetta per lui. Certo Amelia Rosselli  che  oggi dona alle giovani italiane L'Oiseau bleu s'augura che
che oggi dona alle giovani italiane L'Oiseau bleu s'augura  che  molte di loro sappiano procurare di riconoscersi un giorno
PRIMAVERA La primavera si annuncia coi forti venti freschi  che  passano sulle nevi e che portano ora le nuvole ora il sole.
annuncia coi forti venti freschi che passano sulle nevi e  che  portano ora le nuvole ora il sole. Le nuvole vanno lente e
sole appare timido ma più caldo del sole invernale. Ed ecco  che  le zolle si gonfiano, le erbe spuntano, i fiori fan
Una grande mestizia allora si diffonde nell'animo: sembra  che  il sole non debba più venire e che tutto il mondo si
nell'animo: sembra che il sole non debba più venire e  che  tutto il mondo si trasformi in un brutto pantano. Ma
di essere bagnata, giù giù nel profondo dove sono le radici  che  devono assorbire succhi sparsi nel terreno. Solo così le
piccoli. Era la signorina Elide Ricciarelli, una del paese,  che  veniva per far conversazione francese con Ippolita e farle
promossa? Non dovresti essere in vacanza? - Loro dicono  che  è stata una promozione stentata, - (e in quanto a questo
stentata, - (e in quanto a questo era vero, Ippolita,  che  da privatista aveva fatto faville, nella nostra scuola
solo in italiano e storia, chiusa parentesi), - e dicono  che  devo prepararmi per fare meglio un altr'anno - . Poi era
prepararmi per fare meglio un altr'anno - . Poi era lei  che  si meravigliava: - Perché, a casa tua non li fate i compiti
per i giorni di pioggia. Mio fratello Franco quei pochi  che  fa li fa subito prima di tornare a scuola. - E nessuno gli
Però, mica per dar ragione ai suoi zii, ma bisogna dire  che  quando poi era libera dai compiti, certe volte sembrava che
che quando poi era libera dai compiti, certe volte sembrava  che  si annoiasse, piú che altro. Cominciava a scalpitare coi
dai compiti, certe volte sembrava che si annoiasse, piú  che  altro. Cominciava a scalpitare coi piedi e a sbuffare;
anche per il caldo, questo è vero. (C'è da dire infatti  che  continuava a fare un gran caldo, la signorina Ricciarelli
nessuno: cosí fra noi. Io poi leggo, se ho qualche libro  che  mi piace, ma Isa no, non ha pazienza. Facciamo i bagni nel
quando ce n'è. Cercavo di ricordarmi tutto perché vedevo  che  Ippolita pendeva dalle mie labbra come se quelle
piú interessante di questo mondo. Non era la prima volta  che  mi accorgevo che me la invidiava: la famiglia normale,
di questo mondo. Non era la prima volta che mi accorgevo  che  me la invidiava: la famiglia normale, voglio dire. Poteva
voglio dire. Poteva far persino rabbia, da parte di una  che  viveva in un castello, ma non mi arrabbiai perché ormai
Ricciarelli. Io mi ero messa in ingresso ad aspettare  che  finissero. Non ci stavo tanto bene; non ero ancora abituata
possibili, mi stiracchiavo le mani, però ero già contenta  che  non ci fosse nessuno a vedermi, perché meglio sola che male
che non ci fosse nessuno a vedermi, perché meglio sola  che  male accompagnata. Infatti continuavano tutti a farmi una
anzi quasi piú loro dei padroni. Eccole finalmente  che  scendevano lo scalone, la signorina davanti, tic tic tic
davanti, tic tic tic sui sandali coi tacchi, poi Ippolita  che  dietro le sue spalle mi faceva il gesto della gran barba
dietro le sue spalle mi faceva il gesto della gran barba  che  ne aveva. In quel momento lo zio Ottavio mise fuori la
delusione, e spinse da parte la lettera senza aprirla. Non  che  la buttasse via, ma insomma eravamo quasi lí. Lo zio aveva
eravamo quasi lí. Lo zio aveva visto quell'atto e notai  che  non sembrava niente contento. Non disse niente, però, e
a parlare fin sugli scalini del portone di non so  che  regole di latino che Ippolita doveva ripassare. Era una
sugli scalini del portone di non so che regole di latino  che  Ippolita doveva ripassare. Era una tipa cosí, se non
- Ma... non la apri? - Poi la apro. Non mi tornava giusto  che  una figlia nel ricevere una lettera di suo padre dovesse
di suo padre dovesse fare quella faccia derelitta, tanto  che  mi scappò detto ancora: - Non sei contenta che ti abbia
tanto che mi scappò detto ancora: - Non sei contenta  che  ti abbia scritto? - Ma sí, ma sí. Lui però scrive
Invece da mia madre è un po' che... Insomma, speravo  che  fosse di mia madre, ecco tutto. - Magari avrà messo il suo
stessa busta, - dico io, ottimista. - Guardaci, vedrai  che  è cosí - . A me pareva la cosa piú normale da farsi. Lei mi
piú normale da farsi. Lei mi guardò con l'occhio freddo  che  in certi momenti era la sua specialità. - Impossibile, -
specialità. - Impossibile, - fa, secca secca. - Non lo sai  che  non stanno insieme? Sono separati da piú di tre anni; anzi,
roba dell'altro mondo, da rimanerci molto male a scoprire  che  fosse successa tra i genitori della propria migliore amica.
successa tra i genitori della propria migliore amica. -  Che  faccia fai, - disse la migliore amica, con una risatina
la migliore amica, con una risatina spavalda. - Son cose  che  capitano, sai. Io mi sentii in obbligo di domandare: -
un gran colletto di pelo chiaro, volpe azzurra immagino,  che  le faceva come una nuvola intorno alla faccia, e un
inclinato su un occhio, come andava di moda. L'occhio  che  si vedeva bene era scuro, lucente e un po' misterioso. - E
- dissi, - molto elegante. Nel dirlo mi passò per la mente  che  forse la mia mamma invece non era affatto bella e magari
bella e magari nemmeno elegante, anche se l'ultimo vestito  che  si era fatto, quello con le rose nere e gialle, a me
con le rose nere e gialle, a me sembrava una sciccheria; e  che  non me ne importava un fico. Voglio dire, non che non mi
e che non me ne importava un fico. Voglio dire, non  che  non mi importasse della mamma: non mi importava un fico che
che non mi importasse della mamma: non mi importava un fico  che  non fosse bella. Ippolita sembrò contenta dell'effetto che
che non fosse bella. Ippolita sembrò contenta dell'effetto  che  mi aveva fatto la fotografia. - Apposta ho voluto fartela
puoi capire meglio. Ma renditi conto! ti sembra possibile  che  una donna come lei, non solo bella, anche brillante,
come lei, non solo bella, anche brillante, interessante,  che  ha sempre avuto un gran successo in società... E tra
Non so perché mi venisse in mente di domandarle questo. È  che  della vita di società non ne sapevo un'acca, di signore
conoscevo, perciò navigavo nella nebbia. Cosa voleva dire,  che  una signora avesse successo in società? Forse che aveva
dire, che una signora avesse successo in società? Forse  che  aveva molti ammiratori? Ma Ippolita a quella mia domanda
una parola contro la mia mamma, io... - Avevo quasi paura  che  mi beccasse gli occhi. - Allora vuol dire che non capisci
quasi paura che mi beccasse gli occhi. - Allora vuol dire  che  non capisci proprio niente! - Poi per fortuna incominciò a
gli zii. Due gran noiosi. E apposta ti dicevo, come vuoi  che  potessero andar d'accordo con una donna come lei? Infatti
sempre stati suoi nemici. Non c'è da meravigliarsi allora  che  non li potesse soffrire. Certo era per questo che teneva
allora che non li potesse soffrire. Certo era per questo  che  teneva nascosto il ritratto di sua madre: non poteva farle
nascosto il ritratto di sua madre: non poteva farle piacere  che  lo guardassero, coi loro occhi di nemici. Cominciavo a
l'oggetto delle loro esitazioni. Due occhi, null' altro  che  due occhi, appaiono, fantastici, meravigliosi, attraverso
è reso completamente opaco dallo spesso strato di polvere  che  lo ricuopre da mesi e anni e che con l'aiuto della pioggia
spesso strato di polvere che lo ricuopre da mesi e anni e  che  con l'aiuto della pioggia ha formato uno strato di fango.
agli occhi sconosciuti, un paio d' immensi occhi celesti,  che  non sono nè quelli di una civetta nè quelli di un gatto. -
sforzo Maurizio riesce a fissarlo. Gli occhi celesti,  che  intanto erano scomparsi, fanno una nuova apparizione. È una
Voglio venire da voi, - dice essa semplicemente. Maurizio,  che  è stato rimesso in terra, e i suoi fratelli, si guardano
e i suoi fratelli, si guardano stupefatti: una bambina  che  dice «voglio » in tono di comando! Allora non li conosce! -
della discesa è compiuta. Prima di discendere nelle braccia  che  Alano le tende, essa si volge verso Francesco. - Chiudi
essa appena in terra - ora sono contenta. - Una reginetta  che  avesse espresso ai suoi sudditi la propria soddisfazione
La fanciulla ride: - Non so se abbia tutti questi nomi. So  che  la mamma la chiamava «mamma Duflet». Fintanto che è vissuta
nomi. So che la mamma la chiamava «mamma Duflet». Fintanto  che  è vissuta mia madre, mamma Duflet era gentile, mi chiamava
- dice Nicoletta. - Non si può farle nulla. Io credo  che  sia una vecchia strega. Oggi non mi ha dato che pane, per
Io credo che sia una vecchia strega. Oggi non mi ha dato  che  pane, per desinare, e mi ha detto che stasera non avrei
Oggi non mi ha dato che pane, per desinare, e mi ha detto  che  stasera non avrei avuto che acqua.... e Allora ho detto che
per desinare, e mi ha detto che stasera non avrei avuto  che  acqua.... e Allora ho detto che me ne andavo, e lei mi ha
che stasera non avrei avuto che acqua.... e Allora ho detto  che  me ne andavo, e lei mi ha risposto che sarebbe un impiccio
e Allora ho detto che me ne andavo, e lei mi ha risposto  che  sarebbe un impiccio di meno.... Allora io ho detto che
che sarebbe un impiccio di meno.... Allora io ho detto  che  volevo prendere le mie robe e andarmene subito, e lei mi ha
le mie robe e andarmene subito, e lei mi ha risposto  che  se partivo bisognava che non mi vedesse e che non mi
subito, e lei mi ha risposto che se partivo bisognava  che  non mi vedesse e che non mi ritrovasse, perchè altrimenti
ha risposto che se partivo bisognava che non mi vedesse e  che  non mi ritrovasse, perchè altrimenti l'avrei pagata
altrimenti l'avrei pagata cara.... Allora ho risposto  che  il babbo sarebbe andato in collera con lei, quando fosse
- riprende Nicoletta, tutta commossa a questo ricordo -  che  un babbo che parte così, non ritorna più. - E Nicoletta non
Nicoletta, tutta commossa a questo ricordo - che un babbo  che  parte così, non ritorna più. - E Nicoletta non resiste più
Duflet. - È una megera, - dice Francesco - non sa quello  che  dice. - Dov' è andato il tuo babbo? - domanda Alano. - In
rimanere a Versailles.... E poi, un giorno, la mamma disse  che  in provincia, da mamma - Duflet, che era stata cuoca dal
giorno, la mamma disse che in provincia, da mamma - Duflet,  che  era stata cuoca dal mio nonno, avremmo speso meno. E quando
suggellato e una letterina indirizzata proprio a loro.  Che  felicità! Ecco che cosa scriveva il babbo «Mie care
letterina indirizzata proprio a loro. Che felicità! Ecco  che  cosa scriveva il babbo «Mie care piccine, La mamma mi
scriveva il babbo «Mie care piccine, La mamma mi scrive  che  siete tanto buone. Perciò vi mando in dono una bella
tanto buone. Perciò vi mando in dono una bella bambola  che  parla e cammina, e che si chiama Lolò. Lolò è sempre stata
vi mando in dono una bella bambola che parla e cammina, e  che  si chiama Lolò. Lolò è sempre stata buona, studiosa e
e ubbidiente. Vogliatele dunque bene e fate in modo  che  la mamma mi possa sempre scrivere tante belle cose di voi.
Fiorilli bene perchè ce l'ha mandata il nostro babbo.  Che  festa, babbo, che festa! E noi non sappiamo come
perchè ce l'ha mandata il nostro babbo. Che festa, babbo,  che  festa! E noi non sappiamo come ringraziarti. Ti promettiamo
presto. Ti aspettano le tue due, anzi le tue tre bamboline  che  ti vogliono tanto bene, e che ti mandano mille e mille
anzi le tue tre bamboline che ti vogliono tanto bene, e  che  ti mandano mille e mille bacini. Le tue Lisetta, Bettina e
Lolò.» Com'è bello voler bene cosi ai nostri cari genitori  che  ci amano tanto!
poco la maestra deve richiamare qualcuno: - Su, Luigi, o  che  dormi? - Luigi si raddrizza nel banco sospirando un po'. -
pisolino? Su, coraggio, alta la testa, attento alle parole  che  scrivi; guarda di non intingere le dita nel calamaio. - Ma
nel calamaio. - Ma sì; dalle finestre socchiuse il sole  che  entra par sempre che abbagli e fa chiudere gli occhi
sì; dalle finestre socchiuse il sole che entra par sempre  che  abbagli e fa chiudere gli occhi volentieri. Un moscone
passa ronzando, poi esce subito come se avesse capito  che  ha sbagliato strada. Si ode ad un tratto un pigolio di
per un braccio e mandò un grido. - Non vedi, piccina,  che  passa il tranvai elettrico? - disse un signore. Aveva
schiacciata! E tutto per la gola di quelle belle ciliege  che  erano nel cesto della fruttivendola dall' altra parte della
Nettezza del terreno. 1. Suppongo  che  tu abbia smossa la terra profondamente, rivoltandola bene,
un'abitazione sana, comoda, e pulita. Suppongo ancora  che  al magazzino di viveri tu abbia aggiunto concime, per
nulla», e lasciano i seminati alla guardia di Dio. Ma tu,  che  vuoi essere un buon coltivatore, devi rispondere ed operare
devi rispondere ed operare diversamente. Tu penserai  che  chi ha fatto il più, deve fare anche il meno, per prevenire
il più, deve fare anche il meno, per prevenire i danni  che  possono colpire la raccolta. Ricorda il proverbio:
sarà tua cura di nettare gli acquai, ossia i solchi  che  hai aperti, per dare sfogo all'acqua delle pioggie, e delle
indurita dalla pioggia, fa una crosta spessa, e forte,  che  minaccia di strozzare le tenere piante, se tu non la rompi
radici. 3. Infine c'è da stare in guardia da certi ladri  che  ti mangiano la raccolta in erba. Questi ladri pericolosi
nel tuo campo. Se non vi badi, ti fan più danno  che  i ladri di due gambe, i quali tentano di rubarti la
più nulla a fare, per assicurarti una buona raccolta? 2.  Che  cosa farai, prima dell'inverno, nei campi seminati? - Come
delle piante prodotto dal gelo? - Lascierai la crosta dura  che  s'è fatta intorno ad esse? - Quali piante giova rincalzare
giova rincalzare nell'estate? 3. Non caccerai le malerbe  che  infestano i seminati?
indovinò una segreta ironia, un' intenzione amara,  che  mal suo grado si appalesava. Tacquero entrambi un poco; poi
quanto avete scritto qui, lo sentite voi veramente? Crederò  che  il vostro cuore abbia per sempre trovato, come lo dite,
ma io ben conobbi tutta la vostra vita dal primo giorno  che  mi sono incontrato con voi; ho penetrato il vostro cuore e
ho penetrato il vostro cuore e la sua piaga... Lasciate  che  la scopra a voi stesso; è la mancanza d'una fede!- Povero
altro, dopo una solenne pausa, « compiangetemi! Non so dire  che  tumulto s'agiti qui dentro talvolta! Non so dir con quale
Non so dir con quale ardore cercassi anch' io questa  che  voi chiamate virtù, certezza e verità, la fede! Ma non la
Tutto calpestato, tutto disseccato e morto! Ond' io penso  che  questa lede non sia che il rifugio dell' anime semplici,
disseccato e morto! Ond' io penso che questa lede non sia  che  il rifugio dell' anime semplici, ingenue, fiacche: in
semplici, ingenue, fiacche: in quanto a me, non la vidi  che  in una povera chiesa di montagna, in un' officina, in un
ingannato! tu non sai quanto ti costi la tua illusione, o  che  debolezza sia questa che tu stimi forza! Tu non vedi con
ti costi la tua illusione, o che debolezza sia questa  che  tu stimi forza! Tu non vedi con quell' occhio di pace con
tu stimi forza! Tu non vedi con quell' occhio di pace con  che  io guardo uomini e cose, per ascendere fino a Colui che gli
con che io guardo uomini e cose, per ascendere fino a Colui  che  gli uni e l' altre ha fatto. Ma forse, verrà qualche
turbi la nostra amicizia.... Ma l'ora è tarda, e non vorrei  che  il cattivo tempo ne cogliesse. Seguitiamo per quella via,
in attesa i bambini non ancora nati. - Colonne di zaffiro  che  sostengono volte di turchese si prospettano all'infinito.
e i loro istrumenti, i loro arnesi, gli apparecchi  che  costruiscono, le piante i fiori e le frutta che coltivano o
apparecchi che costruiscono, le piante i fiori e le frutta  che  coltivano o che vanno cogliendo sono dello stesso colore
costruiscono, le piante i fiori e le frutta che coltivano o  che  vanno cogliendo sono dello stesso colore azzurro
arrivo provoca una certa agitazione fra i Bambini Azzurri,  che  tosto giungono da ogni parte e si raggruppano intorno
e non obbedirebbero TYLTYL E il Cane?... LA LUCE È meglio  che  anch'esso ignori ciò che l'attende coll'andare dei
E il Cane?... LA LUCE È meglio che anch'esso ignori ciò  che  l'attende coll'andare dei secoli.... Per questo li ho
al Diamante, ci è concesso di visitare questa regione  che  gli uomini non possono conoscere, molto probabilmente
tutto qui, è azzurro.... (Guardando intorno a sè). Dio,  che  bellezza!... LA LUCE Guarda come corrono verso di noi tutti
essi non hanno ancora cominciato a vivere.... TYLTYL E  che  cosa fanno, allora?... LA LUCE Aspettano l'ora della
TYLTYL L'ora, della nascita?... LA LUCE Sì. Tutti i bambini  che  nascono sulla nostra Terra prima erano qui.... Ognuno
mamme desiderano dei bambini, si aprono quelle grandi porte  che  vedi laggiù, a destra; e i piccini scendono giù in
di più.... Ma non si possono veder tutti.... Pensa, bisogna  che  ce ne sieno tanti, che bastino fino alla fine del mondo....
veder tutti.... Pensa, bisogna che ce ne sieno tanti,  che  bastino fino alla fine del mondo.... Chi mai potrebbe
contarli?... TYLTYL E quelle grandi figure azzurre,  che  cosa sono?... LA LUCE Nessuno lo sa esattamente.... Ma si
LA LUCE Nessuno lo sa esattamente.... Ma si suppone  che  sieno una specie di custodi.... Dicono che verranno sulla
Ma si suppone che sieno una specie di custodi.... Dicono  che  verranno sulla Terra dopo gli Uomini.... Ma è proibito
singolare.... Avvicinati a lui, parlagli pure.... TYLTYL  Che  cosa devio dirgli?... LA LUCE Quello che vuoi, fa' come se
pure.... TYLTYL Che cosa devio dirgli?... LA LUCE Quello  che  vuoi, fa' come se fosse un tuo compagno.... TYLTYL Posso
Posso stringergli la mano?.. LA LUCE Certo; hai paura  che  ti faccia male?.. Ma andiamo, via, perchè hai quell'aria
Buongiorno!... (Toccando col dito la veste del Bambino).  Che  cos'è questo?... IL BAMBINO (toccando alla sua volta
cappello.... Tu non l'hai, il cappello?... IL BAMBINO No: a  che  cosa serve?... TYLTYL Serre a dire buongiorno.... E poi
E poi anche per quando fa freddo..... IL BAMBINO  Che  cosa vuol dire, far freddo?... TYLTYL Quando si trema,
ci vuole molto denaro per comprare la legna.... IL BAMBINO  Che  cos'è il denaro?... TYLTYL Quella cosa che serve a
IL BAMBINO Che cos'è il denaro?... TYLTYL Quella cosa  che  serve a pagare.... IL BAMBINO Ah!... TYLTYL C'è della gente
serve a pagare.... IL BAMBINO Ah!... TYLTYL C'è della gente  che  ne ha, e della gente che non ne ha.... IL BAMBINO
Ah!... TYLTYL C'è della gente che ne ha, e della gente  che  non ne ha.... IL BAMBINO Perchè?... TYLTYL Perchè non tutti
ricordo più.... è passato tanto tempo!... IL BAMBINO Dicono  che  sia così bello, il Mondo; che sieno così belli i
tempo!... IL BAMBINO Dicono che sia così bello, il Mondo;  che  sieno così belli i Viventi!... TYLTYL Sì, non c'è male....
gli uccelli, i dolci, i balocchi.... Ci sono dei bambini  che  ne hanno tanti; ma però quelli che non ne hanno possono
Ci sono dei bambini che ne hanno tanti; ma però quelli  che  non ne hanno possono guardare gli altri ..... IL BAMBINO
ne hanno possono guardare gli altri ..... IL BAMBINO Dicono  che  le mamme ci aspettano dietro la porta.... Sono buone le
ma muoiono troppo presto.... IL BAMBINO Muoiono?...  Che  cosa vuol dire?... TYLTYL Vuol dire che una bella sera se
BAMBINO Muoiono?... Che cosa vuol dire?... TYLTYL Vuol dire  che  una bella sera se ne vanno, e non tornano più.... IL
vanno, e non tornano più.... IL BAMBINO Perchè?... TYLTYL  Che  lo so, io?... Forse perchè sono tristi.... IL BAMBINO E la
nonnina?... IL BAMBINO La tua mamma, oppure la tua nonna,  che  ne so, io?... TYLTYL Non è mica la stessa cosa!... Le
un gran peccato.... La mia era, tanto buona.... IL BAMBINO  Che  cosa c'è nei tuoi occhi?... Delle perle?... TYLTYL Non sono
Delle perle?... TYLTYL Non sono perle.... IL BAMBINO  Che  cosa, sono, allora?... TYLTYL Non è nulla, è tutto questo
sono, allora?... TYLTYL Non è nulla, è tutto questo azzurro  che  un poco mi abbaglia.... IL BAMBINO Come si chiamano?...
poco mi abbaglia.... IL BAMBINO Come si chiamano?... TYLTYL  Che  cosa?... IL BAMBINO Quelle cose che ti scendono dagli
si chiamano?... TYLTYL Che cosa?... IL BAMBINO Quelle cose  che  ti scendono dagli occhi?... TYLTYL Non è nulla, ti dico, un
occhi?... TYLTYL Così, quando si piange.... IL BAMBINO  Che  cosa vuol dire piangere?... TYLTYL Non ho mica pianto, io ;
sulla Terra?.... TYLTYL I bambini no; sono le bambine  che  piangono.... Ma qui non si piange?... IL BAMBINO Ma.... non
non so.... TYLTYL Vedrai, imparerai anche tu a piangere....  Che  cosa fai con codeste grandi ali azzurre?... Ci giuochi?...
IL BAMBINO Queste, dici?... Servono per l'invenzione  che  farò quando sarò sulla Terra.... MAURIE MAETERLINK. -
sapevi?... Quando sarò sulla Terra, dovrò inventare la Cosa  che  rende Felice.... TYLTYL È una cosa buona da mangiare?... E
vestito) E la mia invenzione, vuoi vederla?... TYLTYL Sì:  che  cos'è?.... IL SECONDO BAMBINO sono i trentatrè rimedi per
BAMBINO (uscendo di tra la folla) E io, porterò una luce  che  nessuno ancora conosce.... (Egli appare tutto a un tratto
Tyltyl per il braccio) Vieni a vedere la mia macchina  che  vola per l'aria come un uccello senz'ali!... QUINTO BAMBINO
QUINTO BAMBINO No, no; prima deve vedere la mia,  che  serve a scoprire i tesori nascosti nella luna!... I BAMBINI
azzurre, si caricano di fiori enormi, di frutti giganteschi  che  sembrano fatti di zaffiri e di turchesi). UN PICCOLO
margherite azzurre) Guarda i miei fiori!... TYLTYL  Che  fiori sono?... Non ne ho mai visti, di codesti fiori.... IL
margherite!... TYLTYL Non è possibile.... Sono tanto grandi  che  si direbbero delle ruote.... IL PICCOLO BAMBINO AZZURRO E
si direbbero delle ruote.... IL PICCOLO BAMBINO AZZURRO E  che  profumo!... TYLTYL (odorandole) È una cosa
dai chicchi più grossi delle pere). UNO DEI BAMBINI  CHE  PORTANO IL GRAPPOLO E della mia frutta, che te ne pare?...
UNO DEI BAMBINI CHE PORTANO IL GRAPPOLO E della mia frutta,  che  te ne pare?... TYLTYL Un grappolo di pere!... IL BAMBINO Ma
azzurra piena di poponi più grossi delle zucche) E.  che  ne dici dei miei piccoli poponi?... TYLTYL Ma sono
DEI NOVE PIANETI (con accento grave e sentenzioso) Quello  che  farò sarà grande!... TYLTYL Che cosa farai?... IL RE DEI
grave e sentenzioso) Quello che farò sarà grande!... TYLTYL  Che  cosa farai?... IL RE DEI NOVE PIANETI Fonderò la
parte tutti, ad eccezione di Saturno, Urano e Nettuno  che  si trovano a una distanza, troppo grande, incommensurabile.
laggiù?... TYLTYL Quale? IL BAMBINO Quel piccino  che  dorme ai piedi di quella colonna.... TYLTYL Ebbene?... IL
TYLTYL Come farà?... IL BAMBINO Portando con sè delle idee  che  nessuno ha avuto ancora.... TYLTYL E l'altra, quel bambino
ancora.... TYLTYL E l'altra, quel bambino grande e grosso  che  si ficca le dita nel naso, che cosa farà, lui?... IL
quel bambino grande e grosso che si ficca le dita nel naso,  che  cosa farà, lui?... IL BAMBINO A lui spetta il còmpito di
Sole incomincerà a impallidire.... TYLTYL E quei due laggiù  che  si tengono per la mano baciandosi continuamente, sono forse
No, no.... Come sono buffi!.. Sono gli Amanti.... TYLTYL  Che  cosa vuol dire?... IL BAMBINO Non lo so.... Li chiama così
il Tempo, per burletta.... Non fanno altro tutto il giorno  che  guardarsi negli occhi, baciarsi e dirsi addio.... TYLTYL
e dirsi addio.... TYLTYL Perchè?... IL BAMBINO Perché pare  che  non potranno andar via di qua tutti e due insieme....
e due insieme.... TYLTYL E chi è quel piccina tutto roseo  che  si succhia il pollice, serio serio? IL BAMBINO Dicono
l'Ingiustizia dal Mondo.... TYLTYL Ah!.... IL BAMBINO Pare  che  sia una cosa difficilissima.... TYLTYL E quel rossino
una cosa difficilissima.... TYLTYL E quel rossino laggiù  che  cammina come se non ci vedesse?... È cieco, forse?... IL
IL BAMBINO Non ancora; diventerà.... Guardalo bene si dice  che  debba vincere la Morte.... TYLTYL Che cosa vuol dire?... IL
Guardalo bene si dice che debba vincere la Morte.... TYLTYL  Che  cosa vuol dire?... IL BAMBINO Non lo se esattamente: ma
vuol dire?... IL BAMBINO Non lo se esattamente: ma pare  che  sia una cosa grande.... TYLTYL (additando una folla di
quali sui gradini, sui sedili, ecc.) E tutti quei bambini  che  dormono - quanti, quanti! - non fanno niente?... IL BAMBINO
niente?... IL BAMBINO Pensano a qualche cosa.... TYLTYL A  che  cosa?... IL BAMBINO Non lo sanno ancora; ma debbono portare
vuote.... TYLTYL Gli lo proibisce?... IL BAMBINO Il Tempo,  che  sta di guardia alla porta.... Vedrai quando, aprirà.... È
stai?... Su, baciami anche tu, Mytyl.... Non è punto strano  che  io conosca il tuo nome, poichè sono destinato a diventare
a diventare il tuo fratellino..... Me l'hanno detto or ora,  che  eri qui.... Ero in fondo alla sala, intento a imballare le
sala, intento a imballare le mie idee.... Di' alla mamma  che  sono pronto.... TYLTYL Come?... Verrai a stare a casa
di avervi abbracciati già fin da ora?... Di' al babbo  che  accomodi la culla.... Ci si sta bene, a casa nostra?...
la festa nazionale.... Li fa la mamma, i dolci.... TYLTYL  Che  cos'hai costì nel sacco?... Ci porti qualche cosa in
allora, se non hai niente di meglio da portarci.... E dopo,  che  cosa farai?... IL BAMBINO Dopo?... Me ne andrò via di
una specie di vibrazione prolungata, forte e cristallina  che  sembra provenire dalle colonne e dalle porte opaline,
porte opaline, rischiarate da una luce più intensa). TYLTYL  Che  cos'è?... UN BAMBINO E il Tempo!... Sta per aprire le
Di dove viene questo rumore?... UN BAMBINO È l'Aurora  che  si alza.... È questa l'ora in cui stanno per discendere
l'ora in cui stanno per discendere sulla Terra i bambini  che  devono nascere oggi.... TYLTYL Come faranno a
TYLTYL Chi è il Tempo?... IL BAMBINO E un vecchio  che  viene a chiamare quelli che devono partire.... TYLTYL È
IL BAMBINO E un vecchio che viene a chiamare quelli  che  devono partire.... TYLTYL È cattivo?... IL BAMBINO No, ma è
bel supplicarlo: egli respinge inesorabilmente tutti quelli  che  vorrebbero partire, se non è il loro turno.... TYLTYL Sono
Eccoci!... IL TEMPO (con voce burbera, ai bambini  che  sfilano dinanzi a lui per andarsene) Uno alla volta!..
Uno alla volta!.. Venite in troppi!... Più di quel  che  occorre!... Sempre così.... Mai me non mi s'inganna, lo
Olà, voialtri laggiù, più adagio, più adagio!... E tu,  che  cosa ti porti via?... Nulla?... Te ne vai a mani vuote?...
dagli altri, resiste con tutte le sue forze). Ebbene,  che  cosa c'è? Lo sai che questa è la tua ora.— Si ridiede un
con tutte le sue forze). Ebbene, che cosa c'è? Lo sai  che  questa è la tua ora.— Si ridiede un eroe per combattere
lasciatemi passare!... Prenderò io il sino posto!... Dicono  che  i miei genitori sono vecchi e mi aspettano da tanto
troppo presto, è troppo tardi.... (Scostando alcuni bambini  che  avevano invasa la soglia). Fatevi più in là, piccini....
Fatevi più in là, piccini.... Indietro i curiosi.... Quelli  che  non partono non devono guardar fuori.... Ora avete fretta
guardar fuori.... Ora avete fretta di andarvene; ma giunto  che  sia il vostro turno, avrete paura e vi trarrete
e vi trarrete indietro.... Guardate, eccone qui quattro  che  tremano come foglie.... (A un bambino che sul punto di
qui quattro che tremano come foglie.... (A un bambino  che  sul punto di varcare la soglia torna bruscamente indietro).
di varcare la soglia torna bruscamente indietro). Ebbene,  che  fai? Che cosa c'è?... IL BAMBINO Ho dimenticato la scatola
la soglia torna bruscamente indietro). Ebbene, che fai?  Che  cosa c'è?... IL BAMBINO Ho dimenticato la scatola che
fai? Che cosa c'è?... IL BAMBINO Ho dimenticato la scatola  che  contiene i due delitti che dovrò commettere.... UN ALTRO
Ho dimenticato la scatola che contiene i due delitti  che  dovrò commettere.... UN ALTRO BAMBINO E io, il pentolino
IL TEMPO Presto, correte a prenderli.... Non avete  che  seicento dodici secondi a vostra disposizione.... La
La galera, dell'Aurora agitai già le vele per far capire  che  è pronta ed aspetta.... Arriverete in ritardo e non potrete
Su, presto, imbarcatevi!... (Afferrando un bambino  che  tenta di sgusciargli fra le gambe per raggiungere la riva).
la riva). Ah, tu, no davvero!... È la terza volta  che  tenti di nascere prima che sia la tua ora.... Se ti colgo
no davvero!... È la terza volta che tenti di nascere prima  che  sia la tua ora.... Se ti colgo un'altra volta, bada, dovrai
la, folla.... Me non mi s'inganna.... Su via, tu, piccino  che  ti chiami l'Amante: di' addio alla tua bella.... (I due
l'Amante: di' addio alla tua bella.... (I due piccini  che  gli altri chiamano «gli Amanti», teneramente avvinti,
qui con lei!... IL TEMPO impossibile!... Non ci restano più  che  trecentonovantaquattro secondi..... IL PRIMO BAMBINO
In quanto a me, io unisco, io divido, secondo le istruzioni  che  mi vengono impartite.... (Afferrando uno dei bambini).
primo) Lasciatelo qui!... Lasciatelo qui!... IL TEMPO Ma  che  cos'è questa storia?... Si tratta di andare a vivere,
stesa al suolo, immobile). IL TEMPO Perchè non sperare  che  un giorno...? E ora, siamo pronti finalmente....
finalmente.... (Consultando la clessidra). Non ci restano  che  sessantatrè secondi.... (Ultima violenta agitazione fra i
secondi.... (Ultima violenta agitazione fra i bambini  che  partono e quelli che rimangono. Scambio di addii
violenta agitazione fra i bambini che partono e quelli  che  rimangono. Scambio di addii precipitosi: «Addio, Pietro!...
Pietro!... Addio, Giovanni.... - Hai preso tutto quel  che  ti occorre?... Annunzia laggiù il mio pensiero!... - Hai
troppo sullo Spazio!... Dàmmi notizie!... - Dicono  che  non è permesso!... Sì, sì!... In ogni modo, tenta!... -
un canto di allegrezza e di attesa). TYLTYL (alla Luce)  Che  cos'è?... Non son loro che cantano così.... Si direbbero
e di attesa). TYLTYL (alla Luce) Che cos'è?... Non son loro  che  cantano così.... Si direbbero altre voci.... LA LUCE Sì, è
direbbero altre voci.... LA LUCE Sì, è il canto delle Madri  che  vanno loro incontro.... (Il Tempo frattanto chiude le porte
Tyltyl, Mytyl e la Luce). IL TEMPO (stupefatto e furibondo)  Che  cosa fate qui?... Chi siete?... Perchè non siete azzurri
e Alano sono molto impacciati. Vorrebbero sapere quello  che  Maurizio aveva da raccontare. Alla fine Maria si decide ad
precipitosamente. - Perchè? - Andateci, - ripete Maurizio,  che  non vuol dir altro. E siccome i ragazzi sono molto curiosi,
È stato Maurizio? - Il tono di Francesco è così imperioso,  che  Nicoletta ha un po' di paura. - Ho voluto io, - dice
Arrabbiato, no.... ma credo, sì, credo di esser dispiacente  che  tu non abbia più i tuoi capelli. - Io, invece, - dice Alano
non andrà a cercarli, - dichiara Francesco. - E la mamma  che  cosa dirà? - Li toglierò prima che arrivi. Di qui ad allora
Francesco. - E la mamma che cosa dirà? - Li toglierò prima  che  arrivi. Di qui ad allora troveremo un nascondiglio. - Mi
quando giocherà in giardino con noi. Egli è molto contento  che  lo zio Fil non chieda di vedere ogni giorno i loro compiti
inverosimili, poichè anche quella mattina passa senza  che  i ragazzi abbiano concluso gran che. Francesco, seduto
che. Francesco, seduto davanti alla piccola biblioteca,  che  contiene, oltre i loro libri divertenti, anche i primi
la tavola. La brava vecchia riflette, lavorando,  che  i tre fanciulli hanno avuto poche distrazioni da quando la
russa, - dice Leonia. - Sì, - risponde Maria. - Ma in  che  giorno? - Il cosciotto, bisogna che lo abbia il giorno
risponde Maria. - Ma in che giorno? - Il cosciotto, bisogna  che  lo abbia il giorno prima, - dichiara Leonia. - Giovedì
andrete? - Dai piccoli Aubry e dal piccolo Giovanni Bord  che  è così gentile. - Non ne portate troppi; - consiglia Leonia
Diventano insopportabili quando ce n' è una, e così odiosi  che  c' è da vergognarsene. - Leonia alza le spalle. - È un
ridendo. - E tuttavia amano tanto la mamma e non pensano  che  anche lei è stata una bambina. - Via, - conclude Leonia -
in casa nostra, dov'eravamo sei bambine e tre ragazzi,  che  non fossero stati gentili con noi! Avrebbero ricevuto una
loro passare la voglia di rifarlo. - Bene, - dice Maria,  che  si rifiuta di ammettere che i suoi padroncini siano
rifarlo. - Bene, - dice Maria, che si rifiuta di ammettere  che  i suoi padroncini siano viziati, e se ne va ogni volta che
che i suoi padroncini siano viziati, e se ne va ogni volta  che  entrano in simile argomento. - Vado a finire di preparar la
- Vado a finire di preparar la tavola. Non so quello  che  hanno in questi giorni: divorano. Specialmente Maurizio non
e lo inghiottì tutto. Non faccio in tempo a voltarmi,  che  ha già finito. - Bisogna stare attenti, - replica Leonia -
si rifanno daccapo. Non parlo poi del dolce e delle frutta,  che  fanno come la neve al sole! - Dovreste dare a ognuno la sua
ribatte Maria. - Preferisco vederli riprendere le pietanze  che  bere medicine. E poi m' imbrogliano. Ieri, del salame, ne
Alano risponde malignamente, con grande sorpresa di Maria  che  non ci capisce nulla: - No, non hanno sparato il cannone. -
ma mi farebbe troppo dispiacere lasciarvi a casa. Credo  che  la punizione sìa sufficiente, per questa volta, e verrete
volta, e verrete con noi. - Patatrac! Bisogna proprio dire  che  è un perdono intempestivo. - Come! - esclama Maurizio. -
non lo sono più? E se volessi esser punito? - Ma Francesco,  che  ha paura che Maurizio parli troppo e faccia nascer dei
E se volessi esser punito? - Ma Francesco, che ha paura  che  Maurizio parli troppo e faccia nascer dei sospetti nella
faccia nascer dei sospetti nella vecchia, dice: - Se credi  che  la mamma perdonerebbe così presto a Maurizio, va bene. -
sorpresa: si aspettava una tale gioia per questa amnistia,  che  non capisce l' indifferenza beffarda di Maurizio. - Che
che non capisce l' indifferenza beffarda di Maurizio. -  Che  cosa facciamo? - domanda questi ai suoi fratelli, quando
un' idea, - dice Francesco - ma non so se potrà andare. -  Che  cosa? - domanda Alano. - Vedrai, lasciami provare. - Maria,
i suoi babbi rivaleggiano in generosità. Nicoletta afferma  che  resterà sola e buona fino alla sera, che non si annoierà. I
Nicoletta afferma che resterà sola e buona fino alla sera,  che  non si annoierà. I tre fanciulli le assicurano che
sera, che non si annoierà. I tre fanciulli le assicurano  che  troveranno un mezzo. Sarebbe tempo, invero, perchè l'ora
a stento, nonostante l'aiuto dei fratelli e di Maria,  che  ha lasciato andare il paniere, ride nervosamente ed
lasciato andare il paniere, ride nervosamente ed esclama: -  Che  bestia! - Ma appena vuol posare
si crede di aver fatto tutto il da farsi. Non si capisce  che  lo scarso nutrimento finisce per essere una malintesa
nutrimento finisce per essere una malintesa economia,  che  va a danno della borsa. Malgrado la scarsità dei foraggi,
il bestiame potrebbe nutrirsi assai meglio, con ciò  che  fornisce il podere, se si curasse un po' più quel che ora
ciò che fornisce il podere, se si curasse un po' più quel  che  ora si perde, come roba inutile, o quasi. Impara,
la buona economia del foraggio: segui i consigli  che  ora ti dò.
mai visitato un mulino, - salta su Sempronella - e chi sa  che  il mulinaro non mi dia un po' di crusca per le mie galline.
si va per qui al mulino? - Andate sempre avanti, fino a  che  non troviate un sentiero a destra; seguitelo e sarete al
e sarete al mulino. - Grazie, buona donna. Ecco il sentiero  che  volge a destra. Semipronio e sempronella si guardano e
e questo lontano ricordo li empie ancora di vergogna. -  Che  bel sentiero! - esclama Sempronio. Di fatto, il sentiero
bel sentiero! - esclama Sempronio. Di fatto, il sentiero  che  corre all'ingiù verso il fondo della valle, è circondato di
di noccioli, di salici e di altre piante acquatili,  che  empiono la scena dei colori dell'autunno. Che cos'è questo
acquatili, che empiono la scena dei colori dell'autunno.  Che  cos'è questo rumore? - domanda Sempronella, soffermandosi
soffermandosi ad ascoltare. - È l'acqua del ruscello  che  precipita - risponde Sempronío, dopo avere osservato una
Sempronío, dopo avere osservato una striscia d'argento  che  riga i prati e scompare giù in fondo tra le piante. - Il
una casupola chiusa e silenziosa, con una gran ruota nera  che  gira a uno dei suoi fianchi. È il mulino davvero. Viene
GIGANTE ZUCCA  Che  sole su l'aia! Che giornata afosa! Appena tornato dalla
GIGANTE ZUCCA Che sole su l'aia!  Che  giornata afosa! Appena tornato dalla scuola Mario si è
perchè piace tanto ai due fanciulli la vista di quei frutti  che  sembran sbucare curiosi qua e là fra serpeggiare dei fusti
maturi ancora: fra qualche giorno però!... E quel «però»  che  i fanciulletti aggiungono vuoi dire tante cose: la speranza
la speranza di mangiarne in abbondanza, il sapore squisito  che  allora gusteranno.... Ecco: Mario e Sèrafo siedono lungo il
«Mi hanno raccontato Ia storia del Gigante Zucca: io penso  che  fosse invece il Gigante Popone. Senti, Mario. Un tempo,
in un castello alto alto e scuro scuro, abitava un gigante  che  si chiamava Gigante Zucca. Questo Gigante era assai
radunare la poca roba, èccoti comparire il Gigante Zucca.  Che  cos'era mai la siepe per lui? Con un passo la scavalca e
e forse mangiarlo. Il povero padre tutto atterrito  che  fa? Non aveva altro in mano che una patata e allora con
padre tutto atterrito che fa? Non aveva altro in mano  che  una patata e allora con tutta forza gettò quella nella
tutto un giorno a tornare al campo e solo quando vide  che  il Gigante era ancora là disteso e che qualche uccellino
e solo quando vide che il Gigante era ancora là disteso e  che  qualche uccellino gli volava intorno tranquillo, osò
fece per portarla in un altro campo. Però era tanto pesante  che  gli cadde di braccio e andò in tanti pezzi. Il contadino
non ci pensò più e sparse la terra su tutto. A primavera,  che  è, che non è, in tutto il campo spunta un'erba nuova: a
pensò più e sparse la terra su tutto. A primavera, che è,  che  non è, in tutto il campo spunta un'erba nuova: a giugno
ad uscire dal terreno tante piccole teste di gigante  che  diventano grandi ogni giorno di più. Il povero contadino si
si chiuse in casa con la moglie e il figlio. Chissà  che  strage avrebbero fatto tanti giganti! Ma per intanto
un giorno dovettero andare al mercato a vendere la capretta  che  era loro rimasta. Vanno e il loro figlioletto resta solo.
era loro rimasta. Vanno e il loro figlioletto resta solo.  Che  fame aveva! e in casa non c'era niente, ma proprio niente!
e la stacca: poi corre in casa e la taglia per metà.  Che  testa buffa! Fuori era verde e dentro era di un bel color
voluto comprare una capra così stenta. Quando vedono...  che  cosa? Che ha fatto il loro figliolo? Diventan disperati.
comprare una capra così stenta. Quando vedono... che cosa?  Che  ha fatto il loro figliolo? Diventan disperati. Ora sì, che
Che ha fatto il loro figliolo? Diventan disperati. Ora sì,  che  morirà! Ma il bambino non si sente niente affatto male,
invita babbo e mamma a mangiare un po' di testa di gigante.  Che  orrore! dicono quelli; ma poi pensano che è meglio morire
testa di gigante. Che orrore! dicono quelli; ma poi pensano  che  è meglio morire tutti insieme e si mettono ad assaggiarne
un po' ne assaggiano ancora, e poi ancora un po', tanto  che  a dirla in breve la testa di gigante è mangiata tutta. Dopo
le loro teste di gigante e di nutrirsi con quelle. Ed ecco  che  cosa avvenne. Una volta iI figlio dei Re di quel paese,
con tanti principi : quando vide quel campo e quei frutti  che  non aveva mai visto, domandò ai suoi aiutanti che ne
frutti che non aveva mai visto, domandò ai suoi aiutanti  che  ne andassero a prendere. Quelli vanno e tornano portando
questo frutto? - domandò allora. I principi non sapevano  che  cosa rispondere e si guardavano l'un l'altro. Si fece
Milano, la bella e ricca Milano! i larghi viali suburbani,  che  ornati d' una doppia fila d'alti platani, la circondano,
ombre d' un giardino; i suoi lieti bastioni, le sue porte,  che  ora ti ritraggono qualche idea della superba arte romana
con le cento sue guglie aeree, non sorgessero a ricordarti  che  i secoli passati vi hanno lasciato le loro grandi vestigie,
della loro maestà vetusta su d'un vasto anfiteatro di case,  che  la mediocrità, costruì colla ispirazione del comodo, del
o dispersi dagli uomini. Non aprire i volumi della storia,  che  adesso non è il tempo; essa ha pagine scritte col sangue,
tempo; essa ha pagine scritte col sangue, pagine terribili  che  fanno fremere e lagrimare, e ne ha, ornate delle più belle
ha, ornate delle più belle glorie italiane, pagine sante,  che  sono entusiasmo e speranza di chiunque si ricordi ancora di
massime gli antichi, non hanno più ragione. Nondimeno colui  che  per la prima volta abbandona l'aria pura della campagna, la
trovare nella città quel soggiorno di delizie e di fortuna,  che  forse prima aveva sognato; nè quella pace oscura che
che forse prima aveva sognato; nè quella pace oscura  che  nessuno al mondo suole invidiare, tranne chi l'ha perduta.
costumanze, una noia negli spassi, un' inerzia nella vita,  che  talvolta ti par di trovarti solo e abbandonato in mezzo
poi quando il cielo non ha sole e la terra non ha altro  che  nebbie e fumo, è una scena a cui l'anima immalinconisce e
sue; o se non ha faccende, s' accontenta di badare a quello  che  altri fa o dice. La scena poi è sempre la stessa: è il
fa o dice. La scena poi è sempre la stessa: è il fanciullo  che  ora a ritroso, or saltelloni s' avvia alla scuola, col
su d' una spalla e il pigro servo o la finite brianzuola  che  gli tien dietro; è l'onesto impiegato che col lento usato
finite brianzuola che gli tien dietro; è l'onesto impiegato  che  col lento usato passo s'incammina all'ufficio per la strada
gruppo de' lettori d'affissi alle cantonate, il fattorino  che  torna zufolando alla bottega, la femminetta devota, o la
i passi vanno alla messa della parrocchia; è l'ozioso  che  girando a zonzo arresta tutti gli amici e i conoscenti in
le finestre d'ogni nuova fabbrica; è il giovine signore  che  dall'alto cocchio inglese balza su le soglie del palazzo di
Pure, nella città è un bel vivere per tutti: Ben so  che  spesso bisogna vedere e tacere, mordersi la lingua o far
e tacere, mordersi la lingua o far orecchie di mercante; so  che  bisogna sorridere a tanti amici di cappello, accarezzare
sorridere a tanti amici di cappello, accarezzare coloro  che  ti stanno di sopra, e quelli stessi che t' invidiano;
accarezzare coloro che ti stanno di sopra, e quelli stessi  che  t' invidiano; guardare, confuso nella folla, il traino
d'una segreta stretta di. mano dell'uomo sincero; so  che  bisogna fremere e arrossire, se non per te, per altrui; e
insieme.... Ma finchè nella patria troverai un amico  che  ti dica una buona parola, finchè avrai nella tua casa
dica una buona parola, finchè avrai nella tua casa alcuno  che  t' ami, alcuno da amare, oh! terrai sempre caro il nome
» a qualche ricco pigionale. Le damigelle, non avendo altro  che  gioja ne' pensieri, s'addomesticarono in pochi dì con la
Ma così Don era di Maria. Essa non aveva creduto, da prima,  che  così presto si sarebbe trovata sola sola: già s'accorgeva
così presto si sarebbe trovata sola sola: già s'accorgeva  che  le mancava qualche cosa, e non sapeva che pensare a sua
già s'accorgeva che le mancava qualche cosa, e non sapeva  che  pensare a sua madre, e pensare a suo fratello. Pure ne'
fratello. Pure ne' primi giorni, la novità di tutto quello  che  la circondava, le cure divise con le compagne per mettere
la nuova casa, e allogare ogni cosa nella piccola stanza  che  ciascuna di loro s' era scelto, fu una sollecitudine, un
lumiere, quel correre alle finestre, e non veder  che  tetti e case, a traverso l'aria greve e fosca, cercando
ha la testa arruffata; i piedi scalzi, e così sporchi,  che  mette schifo. Forse che in casa di Filomena non c'è acqua
i piedi scalzi, e così sporchi, che mette schifo. Forse  che  in casa di Filomena non c'è acqua per lavarsi? non c'è un
pettine per ravviarsi i capelli? Io conosco altre ragazze  che  somigliano a Filomena; che hanno paura, come lei,
Io conosco altre ragazze che somigliano a Filomena;  che  hanno paura, come lei, dell'acqua fredda. Ne conosco di
paura, come lei, dell'acqua fredda. Ne conosco di quelle  che  si lavano solamente alla domenica. Ne conosco delle altre
si lavano solamente alla domenica. Ne conosco delle altre  che  si lavano con la punta delle dita, con una sola mano, come
dal troppo cerume. L'acqua fa alla pelle lo stesso bene,  che  fa l'aria ai polmoni. Bada alla testa: se non fai continuo
uso del pettine, vi si annidano certe bestioline schifose,  che  non voglio nominare.
 CHE  GIUNGA L'INVERNO Prima che giunga l'inverno tutti gli
CHE GIUNGA L'INVERNO Prima  che  giunga l'inverno tutti gli uccellini che non sopportano il
L'INVERNO Prima che giunga l'inverno tutti gli uccellini  che  non sopportano il freddo lasciano la campagna e se ne
i rondoni e a settembre sono andate via le rondini. I nidi  che  stan sotto le gronde, o sotto i porticati delle stalle, o
Dalla conocchia il filo scende unito e s'attorce sul fuso  che  prilla. La nonna è tanto vecchia e pure lavora ancora.
e pure lavora ancora. Lavora e guarda ora le gallinelle  che  razzolano, ora i nipotini che giuocano alle noci....
e guarda ora le gallinelle che razzolano, ora i nipotini  che  giuocano alle noci....
manoscritto, a me caro ben più di quanto parrà agli altri  che  lo leggeranno, il dabben pievano s' era chetamente
panciotto e la lunga sottana d'equivoco negro colore,  che  nell' abbandono del suo sonnecchiar vespertino aveva
compromesso la sua gravità di prima. Lo ringraziai meglio  che  seppi della bontà colla quale m'avea lasciato frugare nel
di portarle meco per alcuni dì, affine di trarne le note  che  m' occorrevano. Egli allora, per darsi un cotale sussiego
importanza, pigliò lo scartafaccio, senza badare  che  lo pigliava alla rovescia, e dato che v'ebbe un' occhiata
senza badare che lo pigliava alla rovescia, e dato  che  v'ebbe un' occhiata me lo rese soggiungendo: « So cos' è,
« So cos' è, so cos' è.... Poh! tenetelo, tenetelo pur fin  che  v' aggrada, ch' io per me di coceste malinconie non ho mai
tirato addosso, per que' brutti anni, il fastidio di colui  che  le ha scarabocchiate tutte quelle pagine; non l'avrei
d'uomo, come dicono, per me fu il primo e l'ultimo prete  che  mi tenni vicino. Mi riuscì di accomodarla con monsignore; e
grato per il donatomi manoscritto, un bel breviario nuovo  che  gli servisse in vece di quello tutto squadernato e bisunto
alla prebenda, nessuno le aveva più occupate dal giorno  che  il vicecurato s' era di là partito, per non tornarvi più.
non tornarvi più. Mi si serrò d'angoscia il cuore. veggendo  che  servivano di ripostiglio alle vecchie e rotte suppellettili
alle vecchie e rotte suppellettili della chiesa, e  che  in fondo della stanza terrena eran riposti il cataletto dei
canto, la zappa e la vanga del becchino. Nulla più v' era  che  serbasse ancora in quel cadente tugurio la più piccola
buone e sincere creature ch' io aveva già preso ad amare, e  che  nella fede de' loro cuori benedicevano tuttora al nome del
la limpida voce argentina della figlia del montanaro,  che  cantava così:
dobbiamo lavarci anche più volte, perchè la polvere  che  si solleva e che si deposita su tutto il nostro corpo è
lavarci anche più volte, perchè la polvere che si solleva e  che  si deposita su tutto il nostro corpo è nociva assai alla
essere tolto dal nostro corpo, perchè contiene dei veleni  che  possono farei male se li riassorbiamo. È necessario lavarci
sarebbe meglio darci una lavatina di più, e ci accorgeremmo  che  la sete passa ugualmente.
c'è ancora. Senipronio e Sempronella sono così ignoranti,  che  non sanno quale è la destra e quale è la sinistra.
è la destra e quale è la sinistra. Incontrano un vecchietta  che  va per legna e le domandano: - Per che parte si va sullo
un vecchietta che va per legna e le domandano: - Per  che  parte si va sullo stradone? - Infilate il viottolo a
il viottolo a sinistra e arriverete alla carrozzabile  che  mena al villaggio. - Tante grazie!
proprio male a nessuno. Era molto timido e la gente credeva  che  invece fosse molto superbo. Per questo gli facevano mille
- Fa presto - gli intimò - o ti aizzo il cane! - Pensate  che  paura, povero ragazzo! E non c'era da disubbidire, ché la
temere, - gli disse - son qui per aiutarti. So tutto; so  che  sei buono e che nessuno ti vuol bene. Ma tu seguita a far
disse - son qui per aiutarti. So tutto; so che sei buono e  che  nessuno ti vuol bene. Ma tu seguita a far bene, che col
buono e che nessuno ti vuol bene. Ma tu seguita a far bene,  che  col tempo diverrai potente e sarai rispettato da tutti. -
rispettato da tutti. - Raniero, fattosi animo, rispose  che  in quel momento nulla desiderava di più che accontentare la
animo, rispose che in quel momento nulla desiderava di più  che  accontentare la matrigna per non essere picchiato. Allora
quando tu mormori : «Pesciolino, incolla » tutto quello  che  tu vorrai resterà incollato e nessuno potrà più staccarlo.
più staccarlo. Soltanto tu, toccando le persone con l'ago  che  ora ti dono, potrai liberarli. - E scomparve. Quel giorno
carico di cavoli dietro, le oche attaccate ai cavoli  che  facevano qua qua qua e starnazzavano, alle oche seguivano i
alle oche seguivano i due cani più cattivi del luogo  che  facevano bau bau bau, poi la cattiva ortolana carica di
bau bau bau, poi la cattiva ortolana carica di panieri  che  urlava ohi ohi ohi! quindi il padrone dispettoso tutto
dispettoso tutto sudato e con i capelli ritti sul capo  che  fulminava con i suoi ohibò ohibò ohibò! e dietro a lui il
seguìto dal suo fido garzone e ancora un asino  che  faceva jà jà jà jà con sopra un monellaccio che non s'era
un asino che faceva jà jà jà jà con sopra un monellaccio  che  non s'era potuto più staccare. A un certo punto ecco che
che non s'era potuto più staccare. A un certo punto ecco  che  raggiunge il rumoroso corteo una carrozza tirata da quattro
della principessa Mestizia. A veder tale spettacolo, lei  che  non aveva mai mossa la bocca a sorriso, si mise a ridere
a sorriso, si mise a ridere così di cuore e così forte  che  pareva davvero una pazza. E siccome il ragazzino ch'era
ch'era sopra il ciuco fece per aggrapparsi alla carrozza  che  gli passava accanto, e Raniero in quel mentre diceva
Re si fece in sul ponte levatolo con tutta la Corte. Visto  che  la figlia rideva in quel modo, il Sovrano fu così lieto
in quel modo, il Sovrano fu così lieto dell'avventura  che  chiamò a sè il giovanetto e si fece raccontare l'avvenuto.
e alla mia morte mi succederai sul trono. - Così avvenne  che  Raniero da povero orfanello, maltrattato e deriso, entrò
e fece un bel sorriso di saluto a tutti i suoi persecutori  che  rimasero sbalorditi, e tornarono alle loro case insieme con
quanti propositi buoni! Ogni bambino dice a se stesso  che  vuoi essere proprio savio, così da non meritare più
Anche Mario ha promesso alla mamma di essere sempre savio.  Che  bella cosa se sapesse mantenere i suoi proponimenti fino
alla fine dell'anno! Scriviamo intanto qui alcuni pensieri  che  non dobbiamo dimenticare mai e che ci faranno buona
qui alcuni pensieri che non dobbiamo dimenticare mai e  che  ci faranno buona compagnia se sapremo metterli in pratica:
del rampicante, io, i miei fratelli e mia cugina Isa  che  veniva da Casale, piú un paio di altri cugini sotto
male, anzi. Però rimasi lo stesso molto contenta quell'anno  che  la mia amica Ippolita mi domandò se mi andava di passare
vacanze con lei, al castello della sua famiglia. Più  che  contenta: emozionata. - Per me, ci vengo di corsa, - dissi.
nuvoloso, tra il celeste e il grigio. - Quali, miei? Lo sai  che  non stanno qui. Difatti sapevo che il padre era quasi
- Quali, miei? Lo sai che non stanno qui. Difatti sapevo  che  il padre era quasi sempre via per i suoi affari,
tanto ma forse ci soffriva, anzi mi ero fatta l'idea  che  su questo argomento avesse un po' la coda di paglia. Cosí
corressi subito: - Volevo dire i tuoi zii. Non è con loro  che  abiti? - Oh si, abito con loro. Magari ne farebbero a meno
compagna preferita perché mi faccia compagnia, dunque vedi  che  non ci saranno difficoltà. Messa cosí, la cosa mi
ma quei suoi zii, e solo per la comodità della compagnia  che  potevo fare alla loro nipote... Ma lo sapevano poi, gli
fare alla loro nipote... Ma lo sapevano poi, gli zii,  che  la compagna preferita ero io, oppure un'altra qualunque
un'altra qualunque sarebbe andata bene lo stesso? - Ma sí,  che  lo sanno, - disse Ippolita quando glielo domandai. - Anzi
glielo domandai. - Anzi zio Ottavio ti ha simpatica, dice  che  sembri una ragazza giudiziosa. Risposi «uffa!», perché era
Risposi «uffa!», perché era una barba questo «giudiziosa»  che  mi appiccicavano tutti addosso a prima vista. Io non mi
un passaggio segreto o un tesoro, o tutt'e due. Ma vedevo  che  alla mia amica l'amareggiamento era passato, per il momento
l'amareggiamento era passato, per il momento almeno, e  che  era di nuovo ansiosa di avermi al castello, cosí anche a me
al castello, cosí anche a me ne tornò la voglia, tanto  che  per pensarci rimasi con la testa nelle nuvole per tutta
per tutta l'ora di matematica. Ho dimenticato di dire  che  questi discorsi li facevamo a scuola durante la
a prenderla all'uscita un cameriere con la giacca a righine  che  le portava persino la cartella, nemmeno fosse la
spiritosa, la chiamava Ippopotamo, oppure Ip-ip-urrà.  Che  cosa non si direbbe, a scuola, pur di sghignazzare un po'.
Lei, dura, come se fosse sorda, con gli occhi color di fumo  che  guardavano sempre qualche centimetro piú su delle nostre
io e la Guasti ci pestammo nei gabinetti e fu cosí  che  diventammo amiche. Io e Ippolita, voglio dire. Sono stata
amiche. Io e Ippolita, voglio dire. Sono stata io a dirle  che  se non voleva passare da principessa Tumistufi doveva
piú sovente con un signore alto e diritto come un bastone,  che  era poi quel suo zio Ottavio. Ecco perché mi conosceva
sebben zoppichi su le grucce ineguali, pur tanto cammina  che  bene spesso vince della mano la Verità; la Malizia, ospite
per onor del vero. - Nessuno dunque maraviglierà, cred' io,  che  la Malizia avesse culto e alunni anche su quella beata riva
bel dì, il signor curato passeggiava sulla piccola spianata  che  si stendeva dinanzi la sua casa, in compagnia del vecchio
insieme e la necessità di sostenersi in credito facevano  che  si cercassero come due vecchi colleghi, o piuttosto come
bel pezzo di stufato fumante, con certe cipollette in sugo,  che  parevano perle; e poi una fricassèa di polli, che valeva un
in sugo, che parevano perle; e poi una fricassèa di polli,  che  valeva un Perù!... » « Corbezzoli! è una dottorona la
« Corbezzoli! è una dottorona la vostra serva; ci scommetto  che  sa a menadito tutto il Cuoco Piemontese, e forse la vi
Ah! ah! sempre di buon umore il nostro signor Gaspero! » «  Che  volete, curato? Se non si cerca di passare, meno mal che si
« Che volete, curato? Se non si cerca di passare, meno mal  che  si possa, questi quattr' anni di vita che ci avanzano.... »
passare, meno mal che si possa, questi quattr' anni di vita  che  ci avanzano.... » « Buon per voi, che sul vostro non
quattr' anni di vita che ci avanzano.... » « Buon per voi,  che  sul vostro non tempesta mai.... Ma per me, v' assicuro che
che sul vostro non tempesta mai.... Ma per me, v' assicuro  che  ne conto delle giornate brusche, e qualche volta mi tocca
« Voi volete parlare; ma non le pigliate su voi quelle  che  mi toccano, proprio a me, che doverle inghiottire, è dura!
non le pigliate su voi quelle che mi toccano, proprio a me,  che  doverle inghiottire, è dura! Ma, ma.... è meglio non
dei birbanti. lo, non ho maí avuti impicci; sentite mo quel  che  mi capita. - La settimana passata , fo una giterella a
qualche poco di denaro messo da parte in tant' anni, e  che  ho voluto portare io stesso, in confidenza, a un legale di
di lire d' interesse.... Mo, vedete! Eran sei anni  che  non mettevo il piede in quella maladetta città; e giusto,
in quella maladetta città; e giusto, quell'unica volta  che  ci casco, trovò un avviso che mi chiama, là.... da....
e giusto, quell'unica volta che ci casco, trovò un avviso  che  mi chiama, là.... da.... monsignore.... » E qui gli
mettere un compromesso, mi voglion giocare sicuro, io  che  non ho mai fatto nè detto male di nessuno.... » « Ma che
io che non ho mai fatto nè detto male di nessuno.... » « Ma  che  diamine mai?... » « Lo sapete voi?... lo so anch' io. Fu un
di lui, di lui stesso.... capite? - E vi dico la verità,  che  la flemma delle sue domande mi faceva sudare, nello stesso
delle sue domande mi faceva sudare, nello stesso tempo  che  la serietà delle sue occhiate mi metteva i brividi. E
di don Carlo. » « Oh!... » « Cosa so io de' garbugli  che  può avere colui?... E bene, sul conto suo, mi domandò più
conto suo, mi domandò più di cento cose; e ch'io sapeva, e  che  dovevo sapere.... che quel prete era nativo di qui; eh' io
più di cento cose; e ch'io sapeva, e che dovevo sapere....  che  quel prete era nativo di qui; eh' io conosceva quali
qui tre rnesi, e ci doveva essere la sua buona ragione;  che  discorsi, che vita facesse, e che so io.... Vi dico che
e ci doveva essere la sua buona ragione; che discorsi,  che  vita facesse, e che so io.... Vi dico che avevo tanto di
la sua buona ragione; che discorsi, che vita facesse, e  che  so io.... Vi dico che avevo tanto di testa. Cercava ben io
che discorsi, che vita facesse, e che so io.... Vi dico  che  avevo tanto di testa. Cercava ben io di rimbeccar quelle
Non è la prima volta, conchiuse lui infine nel congedarmi,  che  date serii motivi di censure - sue precise parole.
serii motivi di censure - sue precise parole. Figuratevi  che  condizione fosse la mia, a questa sorte di complimenti. » «
cosa di.... » « Di che? » « Eh signor Gaspero! penso  che  sono una bastia a ciarlar tanto di queste materie così
o un birbone? Parlate. » « Ma! ma! ma!... voi non lo sapete  che  brutto rischio si corra.... » « Ditelo, che lo saprò. » «
non lo sapete che brutto rischio si corra.... » « Ditelo,  che  lo saprò. » « In somma, in somma! volete proprio
» « In somma, in somma! volete proprio saperlo?... Io credo  che  ci sia in aria qualcosa di torbido, di marcio, cioè di....
fecero le solite scambievoli cortesie, con una sberrettata  che  rese l'uno all'altro in aristocratica solennità, a grand'
aristocratica solennità, a grand' edificazione de' villani  che  di là passavano. La conversazione interrotta si rannodò; e
conversazione interrotta si rannodò; e fu appunto il curato  che  per il primo pigliò la parola, sollecito di mutar l'
quegli. « Lei, don Gioachimo, lei sa di politica, lei  che  vive di giornali, me le racconterà le notizie. » « Oh sant'
dormo all'ombra del mio campanile, e di certe cose  che  bruciano me ne lavo le mani. » Questa protesta, che non
cose che bruciano me ne lavo le mani. » Questa protesta,  che  non sarebbe uscita di bocca al curato in altro tempo, gli
Europa. Il buon uomo s'era ingannato: nessuno badava, più  che  agli abitatori della luna, alla congrega dottrinaria dello
in corpo al povero don Gioachimo, e per lui fu lo stesso  che  tenerlo un Robespierre in saio nero. « Dunque, mutiamo
di capire, questa reticenza. E il signor Gaspero,  che  teneva la chiave del mistero « Or via, » disse, « volete
teneva la chiave del mistero « Or via, » disse, « volete  che  n' andiamo in compagnia giù fino alla riva? Non può star
andiamo in compagnia giù fino alla riva? Non può star molto  che  passi il vapore.... » « Andiamo! » risposero. « E anche
Ma poco stante, il dottore , additando una barchetta  che  prendeva il largo: « Guardate, » disse, « non è quella
un miglio lontano. » « Via, signor Gaspero! So bene  che  lei scherza: non me n'intendo io. » « Eh voi siete un
s'inganna a partito! » « Andate là, volpone dottorato,  che  avete buon gusto. Eh lo sappiamo, è quella dagli occhi
lasciatelo stare quel povero figliuolo, se non volete  che  gli salti la mosca, continuando, come fate a dargli la
dire. Magari fosse così! » Intanto erano giunti alla strada  che  fiancheggia la riva. La barchetta, che fu la cagione
giunti alla strada che fiancheggia la riva. La barchetta,  che  fu la cagione innocente di quel cicaleccio, passava rapida,
passava rapida, alla distanza d'un trar di pietra; ond'è  che  poterono scorgere le due giovinette e Maria, le quali
va bene! causa quella testa matta di suo fratello prete,  che  anch'esso ha la sua vena di dolce! vuol comparir filosofo,
in pulpite tante volte? » « Eh! son parole: e ci vuoi altri  che  me. È l'ingordigia, la sete di far quattrini.... La
e la cucina; vuol mettere da parte, per que' pochi dì  che  le restano a campare.... e la figlia è la sua insegna! » «
Gaspero; « queste son cose.... » « Cose da non credere, ma  che  son vere! Pensate forse ch'io sia qui, come si suol dire,
vedo e conosco! » « Ma non basta, bisogna.... » « Bisogna  che  questi villani non sieno teste di scoglio, come sono. E
una tinozza di vino. » « Ah, ah! ma cosa importa a voi,  che  la giovine, la quale è poi savia e buona, vada con quei
e buona, vada con quei signori? » « A me, come me, certo  che  no; ma se, per causa sua, io avessi de' pasticci? Io ci
pasticci? Io ci vedo da lontano.... Quel vecchio milord,  che  sarà luterano, puritano, manicheo, o qualche cosa di
Il suo signor figlio poi.... » a Dite un po': è ben quello  che  aveva fatta tant' amicizia col vicecurato? » « Giusto! E
« Giusto! E costui poteva far di peggio? Pensate! un prete,  che  deve sempre guardar bene a tutto quello che fa e che dice,
un prete, che deve sempre guardar bene a tutto quello  che  fa e che dice, un prete, com' è lui, viaggiar su per i
prete, che deve sempre guardar bene a tutto quello che fa e  che  dice, un prete, com' è lui, viaggiar su per i monti, andar
in compagnia d'un forestiero libertino, d'un.... Dio sa  che  cosa? Già, è sempre stato un bel capo costui.... E mi ci
faccian loro. Son pazzo a pensarci su.... Non è vero,  che  non tocca a me? » « Del prete, » rispondeva sempre il
chi vi può dir nulla? Via, chiudete un occhio, e lasciate  che  l'acqua vada in giù: alla fine non è lei padrona del suo? E
sempre sentito far l'avvocato delle belle donne. Ora poi,  che  si tratta della graziosa figliuola d'Andrea.... ch'è
trapiantar volentieri nel suo giardino! » « Ehi, Mauro,  che  spropositi mi dite? cosa volete ch'io faccia, co'miei
spettatore; e ridere, quando c'è da ridere, della commedia  che  il mondo mi fa d' intorno. » « Non faccia troppo il
contento, a dir poco, di rendergli di rimbalzo le parole  che  colui motteggiando gli aveva dette a principio della via. «
anni? Non gli credete, al signor Gaspero, quando dice  che  gli pesano; ha i suoi capricci ancora, un grillo che gli
dice che gli pesano; ha i suoi capricci ancora, un grillo  che  gli mette il prurito da un pezzo; e se non fosse che.... »
denaroso.... Ehi, dica: non è così, signor Gaspero?» «  Che  bravo poeta! che rima! » crollando il capo quegli diceva. «
Ehi, dica: non è così, signor Gaspero?» « Che bravo poeta!  che  rima! » crollando il capo quegli diceva. « Altro che poeta!
poeta! che rima! » crollando il capo quegli diceva. « Altro  che  poeta! Lo so ben io. Se non fosse stato il buon galantuomo
pochi pur troppo rispondono in questi casì - Ma, io non ho  che  questa tosa, e ch'ella se lo trovi il marito, e sia
diavolo, è vero; ma è meglio pochi stracci e cuor contento,  che  non abbondanza di fuori , e cuor voto di dentro.... Non è
dottore, tenetelo saldo, ch'è matto, matto da legare! » « E  che  mal ci sarebbe se la fosse come dice lui? » soggiunse il
la fosse come dice lui? » soggiunse il deputato. « Ma sì,  che  mal ci sarebbe? » ripetè il signor Gaspero. « Bene, dico
al sipario,  che  rappresenta delle belle nuvole. Entrano: Tyltyl, Mytyl, la
il Fuoco, lo Zucchero, l'Acqua e il Latte). LA LUCE Credo  che  questa volta riusciremo finalmente a prenderlo, l'Uccellino
fa, e si rifugiarono presso le Sventure. Perchè devi sapere  che  le Sventure abitano in un antro qui vicino che comunica col
devi sapere che le Sventure abitano in un antro qui vicino  che  comunica col giardino della Felicità, e ne è separato
soltanto da una specie di vapore o di sottile velario  che  il vento che soffia dalle alture della Giustizia o dal
da una specie di vapore o di sottile velario che il vento  che  soffia dalle alture della Giustizia o dal fondo
della porta per essere pronti ad aiutare i bambini nel caso  che  fossero costretti a fuggire?... IL CANE Ma che! Ma che!...
Chi ha paura resti pure fuori della porta!... Non sappiamo  che  farci nè dei vigliacchi (guardando la Gatta) nè dei
Gatta) nè dei traditori.... IL Fuoco Io ci vado!... Dicono;  che  sia una cosa divertente.... Non si fa che ballare.. IL PANE
vado!... Dicono; che sia una cosa divertente.... Non si fa  che  ballare.. IL PANE E anche mangiare?... L'ACQUA (gemendo)
perchè è troppo fredda; e non vi entrerà neppure il Fuoco,  che  è troppo turbolento. Consiglio vivamente il Latte a restar
è troppo impressionabile; in quanto alla Gatta, farà quello  che  vorrà.... IL CANE Ha paura!... LA GATTA Andrò a salutare,
Sventure con le quali sono legata da antica amicizia, e  che  stanno di casa, accanto alle Gioie.... TYLTYL E tu, Luce,
un solo raggio della mia anima: perchè ci sono dei Piaceri  che  hanno paura e non sono affatto felici.... Ecco, ora nessuno
e vegetali scomposte, e lasciate nel terreno dalle piante  che  vi si coltivano, e dai concimi che vi furono applicati.
nel terreno dalle piante che vi si coltivano, e dai concimi  che  vi furono applicati. Rassomiglia molto al terriccio la
furono applicati. Rassomiglia molto al terriccio la terra  che  i giardinieri scavano nel tronco dei vecchi salci, e
e proviene da scomposizione di piante palustri e di animali  che  là vivono e muoiono. Ma il terriccio di queste terre umide
se prima non si corregge l'acidità di esso e la terra  che  lo produce. DOMANDE: 1. Che cosa è il terriccio? 2. In
l'acidità di esso e la terra che lo produce. DOMANDE: 1.  Che  cosa è il terriccio? 2. In quali terre abbonda il
vitelli. Ti parlerò più specialmente degli animali bovini,  che  sono tanta parte della tua industria. E comincio dai
con cui questi si allevano, dipende la salute, la forza,  che  avranno gli animali adulti, e dipende la qualità, e la
adulti, e dipende la qualità, e la quantità dei prodotti  che  si richiedono da essi. Se vuoi ottenere vitelli sani e
da essi. Se vuoi ottenere vitelli sani e vigorosi, fa quel  che  ti dico: Nella prima settimana della loro vita làsciali
settimana della loro vita làsciali colla madre; ma bada  che  non poppino fino a sazietà. Ingordi come sono, e ancora
una volta al giorno; poi soltanto ogni due giorni, fin  che  li spoppi del tutto. Per i vitelli che si allevano, lo
ogni due giorni, fin che li spoppi del tutto. Per i vitelli  che  si allevano, lo spoppamento non deve farsi prima dei
ogni giorno. Ai vitelli slattati di fresco, e a quelli  che  si vogliono ingrassare, giova molto l'infusione, o thè di
ingrassare, giova molto l'infusione, o thè di fieno,  che  è semplicemente acqua versata bollente sopra fieno di buona
li vedrai crescere a vista d'occhio, e valere molto più  che  non abbia costato il loro mantenimento.
distinte dalla lieve striscia di quel pallido chiarore,  che  sembra almeno rammentare esservi ancora sotto al
pareva più grave nella sua morta quiete, come allora  che  promette vicina la neve. La strada era solitaria; le rive,
l'ultime foglie già morte: non un fiore, non un fil d'erba  che  spuntasse disotto la neve già vecchia e gelata, nè un
disotto la neve già vecchia e gelata, nè un passero  che  saltellasse fra i vizzi rami. In mezzo a questa scena, la
la campagna fu ricoperta d'una nuova veste biancastra,  che  lasciava appena indovinare giù per le avvallate costiere la
legni ad arco , e sopravi tesa una grossa tela di canapa,  che  formava il tetto dello strabalzante traino. Sul davanti vi
tanto in tanto dava un sodo scrollo alle briglie di corda  che  teneva fra le mani, e col mozzicone della frusta
aveva costume di parlare col suo cavallo: « uh! uh!... pare  che  sia la prima volta che batti questa strada, e sì che, per
col suo cavallo: « uh! uh!... pare che sia la prima volta  che  batti questa strada, e sì che, per dannata sorte, potrei
a piangere sulla porta, e la donna a gridarmi dietro  che  non m'ho guadagnato una boccicata; e rotte le impannate
sopra ai tetti, sarebbe meglio vendere l'anima al diavolo,  che  forse è più galantuomo di tante birbe di questo mondo....
è più galantuomo di tante birbe di questo mondo.... Ah  che  giornata! che neve!... eh! uh i trotta, che la mangiatoja
di tante birbe di questo mondo.... Ah che giornata!  che  neve!... eh! uh i trotta, che la mangiatoja t'aspetta con
mondo.... Ah che giornata! che neve!... eh! uh i trotta,  che  la mangiatoja t'aspetta con una buona bracciata di fieno;
quel punto, un sospiro, come un gemere di voce soffocata,  che  veniva dal fondo della carretta, gli ruppe il filo de'
ne' miseri panni, e coperta d'una vecchia mantellina nera,  che  le nascondeva quasi del tutto il viso pallido e le bianche
la via aveva detto mai parola, ma era stata così cheta,  che  il buon cavallaro s'era già dimenticato della sua compagna
di viaggio. Pure, quel nuovo gemito aveva un non so  che  di doloroso, che ruppe il cuore del buon uomo; il quale si
Pure, quel nuovo gemito aveva un non so che di doloroso,  che  ruppe il cuore del buon uomo; il quale si pose a
la giovinetta con quella compassione rozza, ma schietta,  che  forte sentono i cuori di coloro i quali, senza saperlo, fan
l'infelice si tenesse tutta chiusa nella sua mantellina,  che  frequenti brividi l' agitavano , le labbra livide e
una compassione.... » «No, » rispose con voce debolissima  che  appena giunse all'orecchio del cavallaro; « no, ho dei
freddo: tremate come una fo- glia! Mi rincresce, sapete,  che  faccia un tempo così brusco, più per voi, che per la mia
sapete, che faccia un tempo così brusco, più per voi,  che  per la mia povera bestia e per me: siete così bianca e
la mia povera bestia e per me: siete così bianca e sparuta,  che  non vorrei che questo vento gelato vi portasse via....
e per me: siete così bianca e sparuta, che non vorrei  che  questo vento gelato vi portasse via.... Maledetta neve! non
Mo, brava, siate buona, così! chiudetevi ben dentro  che  vi sentirete meglio, e tiratevi i piedi sotto.... Oh!
questa la doveva toccar proprio a noi, con questo vento  che  taglia la faccia, e que- sta neve che seguita allegramente;
noi, con questo vento che taglia la faccia, e que- sta neve  che  seguita allegramente; brr! brr!... » « Vi ringrazio della
a Como, con questo tempaccio del diavolo? » « Sì: prima  che  ci arriviamo, il tempo può calmarsi che se mai si facesse
» « Sì: prima che ci arriviamo, il tempo può calmarsi  che  se mai si facesse più cattivo, mi fermerò lungo la strada
mia, dove non ho più nessuno: e se non foste stato voi,  che  così buono mi pren- deste su in vostra compagnia, io già
di disgrazie l'ho avuta, vedete.... Oh! è pur troppo vero  che  le disgrazie son come le ciliegie; lo sapete il
in pochi anni, me ne son capitate delle belle,  che  quasi non le potrei contare; e in verità santa, penso che a
che quasi non le potrei contare; e in verità santa, penso  che  a noi, povera gente, tocca proprio di vivere, se il vivere
questo, se sapeste, nella mia miseria c' è dei momenti  che  non invidio, di cuore, a tutti quei gran signoroni che ho
che non invidio, di cuore, a tutti quei gran signoroni  che  ho cono- sciuti; perch' io povero e ignorante tal qual mi
tal qual mi vedete, so cos' è il mondo; e son certo  che  se avessi a metter su uno di que' loro vestiti foderati di
e viva i poveri diavoli! Vedete, sono già otto o dieci anni  che  fo questa vita di trottare innanzi e indietro, due o tre
la settimana, dal mio paese fino a Milano; pure, ogni volta  che  lascio quel gran Milano là in fondo, e mi trovo all'aperto,
il cuore più giusto.... Ah! » A queste sincere parole,  che  il cavallaro diceva per confortar la fanciulla, essa non
diceva per confortar la fanciulla, essa non potè rispondere  che  con un nuovo sospiro, in cui era l'amarezza di tante
non se ne disperò, chè già in cuor suo pensava al rabbuffo  che  poi avrebbe tocco dalla sua donna. « Via, dunque, » disse;
vi fidate troppo. » « Ebbene, sarà come Dio vuole! Egli,  che  m' ha ajutata sempre, non vorrà abbandonarmi adesso! Quanto
non vorrà abbandonarmi adesso! Quanto a voi, non putro  che  ricordarmi sempre del servizio che m'avete fatto. » « Eh!
Quanto a voi, non putro che ricordarmi sempre del servizio  che  m'avete fatto. » « Eh! m' è costato poco, la mia figliuola;
costato poco, la mia figliuola; chè quasi m'ero dimenticato  che  c'eravate voi nel fondo della carretta. Promettetemi
voi nel fondo della carretta. Promettetemi almanco,  che  se aveste a passar ancora di qui, se tornaste un' altra
povera orfanella. » Il buon villano pareva commosso, e: «  Che  almeno io sappia il vostro nome, » riprese, « perchè voglio
almeno io sappia il vostro nome, » riprese, « perchè voglio  che  sta- sera la mia piccola Tecla dica un'avemaria anche per
la preghiera dell'innocente mi farà del bene! Ditele dunque  che  raccomandi la povera Angiola Maria. » Al momento di
sicurezza ignara quasi del pericolo, quel semplice coraggio  che  la Provvidenza mette ne' cuori buoni, in quel duro momento
in quel duro momento rinacque nel suo. Era sola, ma pensava  che  intanto sua madre pregava per lei in cielo, e si sentiva
per lei in cielo, e si sentiva tranquilla, nella fiducia  che  la risoluzione presa le fosse stata inspirata di lassù;
ritorno dell'anima al passato, il ricordarsi con  che  diverso augurio, con che speranza aveva attraversato, poco
al passato, il ricordarsi con che diverso augurio, con  che  speranza aveva attraversato, poco più d'un anno prima,
d'un anno prima, quelle stesse strade, que' luoghi stessi!  che  voti erano stati i suoi, che incantesimo pareva la sua
strade, que' luoghi stessi! che voti erano stati i suoi,  che  incantesimo pareva la sua vita! E adesso in poco tempo, che
che incantesimo pareva la sua vita! E adesso in poco tempo,  che  funesto mutamento, che lezione dolorosal... Non più
la sua vita! E adesso in poco tempo, che funesto mutamento,  che  lezione dolorosal... Non più lusinghe nè amore, non più
più nulla, nulla, se non la fede nel Signore; la fede,  che  serbava sempre per lei il medesimo sorriso, ch'era come un
di nubi nere. Maria si mise per una viottola di traverso,  che  la guidò al sagrato d'un' antica chiesa, fuor dell'abitato,
la guidò al sagrato d'un' antica chiesa, fuor dell'abitato,  che  quei del paese chiamano Ia Madonna de' Miracoli. Per
pudica, ardente, segreta; una preghiera tutta d'amore,  che  nessuno le aveva insegnata, e per questo forse più pura,
All'alzarsi del sipario si scorge una specie di salone  che  occupa il primo piano dei giardini, formato da colonne
tesi pesanti drappeggi di porpora sostenuti da corde d'oro,  che  nascondono il fondo della scena. L'architettura ricorda i
e scompare). TYLTYL Chi sono quei signori così grassi  che  si divertono e mangiano tante cose buone? LA LUCE Sono i
LA LUCE Sono i Piaceri più grandi della Terra, quelli  che  si vedono bene anche a occhio nudo. Non è probabile, ma
a occhio nudo. Non è probabile, ma potrebbe anche essere  che  l'Uccellino Azzurro si fosse per un istante smarrito fra
nonostante l'apparenza volgare e spesso maleducata. MYTYL  Che  buoni dolci stanno mangiando!... IL CANE E cacciagione! E
E cosciotti d'agnello e legato di vitella! (Con un tono  che  non ammette replica) Non esiste al mondo niente di più
niente di più buono, niente di più bello, niente insomma  che  si passa paragonare al fegato di vitella! IL PANE Salvo i
Permettetemi.... senza offendere nessuno, vorrei ricordarvi  che  tutti i dolci che formano la gloria di quella tavola, e che
offendere nessuno, vorrei ricordarvi che tutti i dolci  che  formano la gloria di quella tavola, e che sono, oso dire,
che tutti i dolci che formano la gloria di quella tavola, e  che  sono, oso dire, ciò che di più ricco e di più meraviglioso
la gloria di quella tavola, e che sono, oso dire, ciò  che  di più ricco e di più meraviglioso esiste in questa sala e
E come gridano, e ridono, e cantano!... Mi pare  che  ci abbiano visto.... (Infatti una dozzina dei più grossi
Bambini). LA LUCE Non temere: sono molto ospitali. Vedrai  che  t'inviteranno a pranzo.... Ma non accettare; non accettare
volontà. Bisogna saper sacrificare qualche cosa al dovere  che  si sta compiendo. Ringrazia gentilmente, ma rifiuta con
dei veri e grandi Piaceri di questa Terra. Permettete  che  vi presenti i personaggi più importanti. Ecco mio genero,
Ecco mio genero, il Piacere- d'esser-proprietario,  che  ha il ventre a pera. Ecco il
sordo come una lima, e il Piacere-di-non-comprendere- nulla  che  è cieco come una talpa. Ecco il Piacere-di-non-far-nulla, e
di pesca. Ed ecco finalmente il Riso- Sciocco, dalla bocca  che  gli arriva agli orecchi: è proprio irresistibile.... (Il
torcendosi dalle risa). TYLTYL (additando un Grasso Piacere  che  se ne sta in disparte) E quello là, che non ha il coraggio
un Grasso Piacere che se ne sta in disparte) E quello là,  che  non ha il coraggio di avvicinarsi e che ci volta le spalle
E quello là, che non ha il coraggio di avvicinarsi e  che  ci volta le spalle ?... IL GRASSO PIACERE Non insistere...
per la dodicesima volta dall'alba in qua. Non si aspetta  che  voi, ormai.... Non sentite i convitati che vi chiamano ad
Non si aspetta che voi, ormai.... Non sentite i convitati  che  vi chiamano ad alta voce?... Non posso presentarveli tutti
troppi.... (offrendo il braccio ai due bambini) Lasciate  che  vi conduca ai due posti d'onore.... TYLTYL Mille grazie,
Certo, non l'ho mai visto sulla, nostra tavola: il  che  significa che non è tenuto in gran conto.... Ma che ve ne
non l'ho mai visto sulla, nostra tavola: il che significa  che  non è tenuto in gran conto.... Ma che ve ne importa?
il che significa che non è tenuto in gran conto.... Ma  che  ve ne importa? Abbiamo mille altre cose molto migliori....
Parteciperete alla nostra vita, vedrete tutto quello  che  stiamo facendo. TYLTYL Che cosa fate? IL GRASSO PIACERE
vita, vedrete tutto quello che stiamo facendo. TYLTYL  Che  cosa fate? IL GRASSO PIACERE Siamo sempre occupatissimi a
e Pane, chi vi ha dato il permesso di lasciarmi?...  Che  cosa state facendo costì, senza la mia, autorizzazione? IL
TYLTYL Come! Il Pane si permette di darmi del tu?... Ma  che  cosa ti passa per la testa?... E tu, Tylô?... Così si
Piaceri, con salti e grida di gioia, trascinano i bambini  che  tentano di divincolarsi, mentre il Riso-Sciocco afferra
giardino di sogno pieno di pace e di serenità. Qualche cosa  che  somiglia a un palazzo di verzura dalle armoniche
nel terreno senza lasciare traccia. Al soffio luminoso  che  invade la scena, i velluti, i broccati, le corone dei
urli si distinguono nettamente quelli del Riso-Sciocco,  che  dominano tutti gli altri. Solo il Piacere-di-non-
i più si decidono a oltrepassare il sipario minaccioso  che  a destra, in un angolo, chiude la caverna delle Sventure. E
un angolo, chiude la caverna delle Sventure. E ogni volta  che  uno di essi, preso dal panico, solleva un lembo di quella
dietro di loro). TYLTYL (guardando i Grassi Piaceri  che  fuggono) Dio mio! Come son brutti!... Dove vanno?... LA
per sempre.... TYLTYL (guardandosi attorno, estatico) Oh  che  bel giardino! Che bel giardino!... Dove siamo?... LA LUCE
TYLTYL (guardandosi attorno, estatico) Oh che bel giardino!  Che  bel giardino!... Dove siamo?... LA LUCE Siamo sempre nello
verità qual'è; e fra poco scorgeremo le anime dei Piaceri  che  possono sopportare la luce del Diamante. TYLTYL Com'è
sopportare la luce del Diamante. TYLTYL Com'è bello!... E  che  bel tempo!.. Par d'essere in estate.... Guarda! Si direbbe
bel tempo!.. Par d'essere in estate.... Guarda! Si direbbe  che  qualcheduno si avvicina a noi per parlarci.... (Infatti i
i giardini cominciano a popolarsi di forme angeliche  che  sembrano uscire da un lunghissimo sonno e che scivolano
angeliche che sembrano uscire da un lunghissimo sonno e  che  scivolano graziosamente tra gli alberi. Portano vesti
LA LUCE Sì, li conosco tutti; spesso vengo a trovarli senza  che  sappiano chi io sia.... TYLTYL Quanti!... Quanti!...
LA LUCE E ne vedrai tanti altri, a mano a mano  che  si spargerà nei giardini l'influsso del Diamante.... Vi
Diamante.... Vi sono sulla Terra molti più Piaceri di quel  che  non si creda; ma la maggior parte degli Uomini non sa
Uomini non sa scoprirli.... TYLTYL Eccone alcuni piccolini  che  vengono verso di noi.... Andiamo loro incontro.... LA LUCE
noi.... Andiamo loro incontro.... LA LUCE È inutile. Quelli  che  più c'interessano passeranno di qui. Ci manca, il tempo di
Buongiorno! Guarda quel grassone lì, come ride!...  Che  belle gotine che hanno!... E come sono ben vestiti!... Sono
Guarda quel grassone lì, come ride!... Che belle gotine  che  hanno!... E come sono ben vestiti!... Sono forse tutti
LUCE No, no. Qui, come dappertutto, sono molti più i poveri  che  i ricchi.... TYLTYL E dove sono i poveri?... LA LUCE Non si
Il Piacere di un bambino è sempre rivestito da ciò  che  di più bello esiste sulla terra e nei cieli. TYLTYL
caro, non è possibile; ci manca il tempo.... Ho già visito  che  l'Uccellino Azzurro non e' è neanche qui.... E del resto,
bambini un'allegra faràndola. Quando questa è finita, colui  che  sembra il capo della piccola schiera si avvicina a Tyltyl
volta—. Chi sei?... IL PIACERE Non mi riconosci? Scommetto  che  non riconosci nessuno dei miei compagni?... TYLTYL (un po'
in una risata). E io invece ti dico, mio caro Tyltyl,  che  ci conosci, e molto bene anche!... Siamo sempre intorno a
come vi chiamate. IL PIACERE E io invece capisco benissimo  che  non sai nulla.... Sono il capo dei Piaceri-della-tua, casa;
Sono il capo dei Piaceri-della-tua, casa; e questi  che  vedi, sono tutti gli altri Piaceri che vi abitano con te.
casa; e questi che vedi, sono tutti gli altri Piaceri  che  vi abitano con te. TYLTYL Come! Ci sono dunque dei piaceri
Tu non vedi niente, tu non senti niente.... Spero però  che  d'ora innanzi metterai giudizio.... E intanto, ora
Saprai riconoscermi? Ed ecco qua il Piacere-dell'aria-pura,  che  è quasi trasparente.... Ecco il Piacere-di-voler
foresta, non meno naturalmente vestito di verde, e  che  rivedrai ogni volta che ti affaccerai alla finestra.... Ed
naturalmente vestito di verde, e che rivedrai ogni volta  che  ti affaccerai alla finestra.... Ed ecco anche il buon
antico.... Poi, quando viene la cattiva stagione, ecco  che  arriva il Piacere- della-pioggia coperto di perle, e il
coperto di perle, e il Piacere-del- fuoco-invernale  che  schiude alle manine gelate il sue bel mantello di
perchè è quasi fratello delle Grandi Gioie limpide  che  vedrai fra poco.... E poi, ecco, anche.... Ma no, son
si finirebbe più, e devo invece avvertire le Grandi Gioie  che  sono lassù, in fondo, presso la porta del cielo, e che
che sono lassù, in fondo, presso la porta del cielo, e  che  nulla sanno ancora del vostro arrivo.... Manderò incontro a
a loro il Piacere-di-correre- a-piedi-nudi-sulla-rugiada,  che  è il più svelto di tutti.... (Al Piacere or ora nominato, e
è il più svelto di tutti.... (Al Piacere or ora nominato, e  che  si avvicina facendo delle capriole). Va' ! Corri!... (In
più dove rinchiuderlo. Riesce sempre a svignarsela, tanto  che  le stesse Sventure non vogliono più saperne di tenerlo con
con loro. (Il Diavoletto continua a tormentare Tyltyl,  che  cerca inutilmente di difendersi; poi, a un tratto, con una
con una gran risata, scompare come era venuto, senza  che  si sappia il perchè). TYLTYL Ma che ha? È pazzo? LA LUCE
come era venuto, senza che si sappia il perchè). TYLTYL Ma  che  ha? È pazzo? LA LUCE Non lo so. Dicono che somiglia a te
TYLTYL Ma che ha? È pazzo? LA LUCE Non lo so. Dicono  che  somiglia a te quando sei cattivo.... Ma ora bisognerebbe
pensare all'Uccellino Azzurro.... Potrebb'essere  che  il capo dei Piaceri-della-casa! sapesse dov'è.... TYLTYL
una risata). TYLTYL (seccato) No, non lo so.... Non mi pare  che  ci sia nulla da ridere. (Nuovi scoppi di risa). IL PIACERE
male.... E noi, siamo seri.... Se non lo sa, non vuol dire  che  sia per questo più sciocco e più ridicolo della maggior
maggior parte degli Uomini.... Oh ecco le Grandi Gioie  che  si avvicinano a noi, chiamate dal
Non sono forse felici?... LA LUCE Non è già quando si ride  che  si è più felici.... TYLTYL Chi sono?... IL PIACERE Sono le
la Grande-Gioia-d'esser- giusta, la quale, ogni volta  che  si ripara a un'ingiustizia sorride. Io son troppo giovane e
vista sorridere.... Dietro di lei, la Gioia-d'esser-buona,  che  è la più felice, ma anche la più melanconica: e alla quale
a lei, la Gioia-di-pensare. Poi la Gioia-di-comprendere,  che  cerca sempre suo fratello, il Piacere-di-
fra le più grandi, la Gioia-di-veder-ciò- che-è-bello,  che  ogni giorno aggiunge qualche raggio alla luce che regna in
che ogni giorno aggiunge qualche raggio alla luce  che  regna in questo luogo.... TYLTYL E quella laggiù, lontano
E quella laggiù, lontano lontano, fra le nuvole d'oro,  che  riesco appena a vedere rizzandomi sulla, punta dei
piccola... TYLTYL E quelle laggiù, in fondo, tutte velate e  che  non si avvicinano a noi?... IL PIACERE Sono le Gioie che
e che non si avvicinano a noi?... IL PIACERE Sono le Gioie  che  gli Uomini non conoscono ancora.... TYLTYL E le altre, che
che gli Uomini non conoscono ancora.... TYLTYL E le altre,  che  cosa fanno?... Perchè si tirano in disparte?... IL PIACERE
in disparte?... IL PIACERE Fanno largo alla nuova Gioia  che  si avanza, forse la più pura fra tutte quelle che si
Gioia che si avanza, forse la più pura fra tutte quelle  che  si trovano qui.... TYLTYL Chi è? IL PIACERE Non l'hai
aspettato davvero!... Mi sentivo così sola a casa, ed ecco  che  tutti e due siete saliti fino al cielo dove l'anima di
tanti tanti.... Venite tutti e due fra le mie braccia;  che  cosa può dare al mondo maggior felicità?... Tyltyl, non
MATERNO È naturale! Io non invecchio più.... E ogni giorno  che  passa mi dà nuova forza, nuova gioventù, nuova felicità....
abbracciandola alternativamente). E codesto bel vestito, di  che  cosa è fatto?... Di seta, d'argento o di perle?... L'AMOR
un raggio di sole.... TYLTYL Curiosa! Non avrei mai creduto  che  tu fossi tanto ricca.... Dove la nascondevi, la tua
la nascondevi, la tua ricchezza?... Forse in quell'armadio  che  il babbo tiene chiuso a chiave?... L'AMOR MATERNO No no,
al dito.... C'è sempre il segno di quella bruciatura  che  ti facesti una sera accendendo il lume.... Ma, è più
MATERNO è sempre la stessa mano. Non t'eri mai accorto  che  diventa bianca, bianca e si riempie di luce quando ti
mamma.... Riconosco, sì, la tua voce; ma parli tanto meglio  che  a casa L'AMOR MATERNO A casa c'è troppo da fare e il tempo
tempo manca.... Ma dentro al cuore si sente tutto quello,  che  non si dice.... E ora che mi hai veduta, mi riconoscerai
al cuore si sente tutto quello, che non si dice.... E ora  che  mi hai veduta, mi riconoscerai sotto la mia veste logora
qui, finchè ci stai tu.... L'AMOR MATERNO Ma non vedi  che  è la, stessa cosa abito laggiù, abitiamo tutti laggiù....
hai fatto ad arrivare fin quassù e a trovare una strada  che  gli Uomini stanno cercando da quando sono scesi sulla
La Luce.... L'AMOR MATERNO Non l'ho mai veduta.... Sapevo  che  vi voleva bene e che era tanto buona.... Ma perchè si
MATERNO Non l'ho mai veduta.... Sapevo che vi voleva bene e  che  era tanto buona.... Ma perchè si nasconde?... Perchè non
non mostra mai il suo volto?.... TYLTYL Sì.... ma teme  che  i Piaceri si spaventino se ci vedono troppo chiaro....
ci vedono troppo chiaro.... L'AMOR MATERNO Ma non sa dunque  che  l'aspettiamo ansiosamente!... (chiamando le altre Grandi
da noi!... (Fremito di commozione fra le Grandi Gioie  che  si avvicinano gridando: «La Luce è venuta?... La Luce !...
Sei la Luce e noi non lo sapevamo!... Sono anni ed anni  che  ti aspettiamo. Mi riconosci?... Sono la Gioia-di-
la Luce) Mi riconosci?... Sono la Gioia-d'esser-giusta,  che  ti aveva tanto pregata di venire..... Siamo felici, sì, ma
E me, mi riconosci?... Sono la Gioia-della- bellezza,  che  ti ha sempre voluto bene.... Siamo felici, sì, ma non
forti, abbastanza pure.... Scosta dunque questi veli  che  ci nascondono ancora le ultime verità e le ultime
Addio, rialzatevi, abbracciamoci ancora come sorelle  che  si ritrovano, in attesa del giorno che spunterà ben
ancora come sorelle che si ritrovano, in attesa del giorno  che  spunterà ben presto.... L'AMOR MATERNO (abbracciando la
poveri piccini.... LA LUCE Sarò sempre buona verso coloro  che  si amano.... LA GIOIA-DI-COMPRENDERE Che il tuo ultimo
buona verso coloro che si amano.... LA GIOIA-DI-COMPRENDERE  Che  il tuo ultimo bacio si posi sulla mia fronte.... (Si
SAGRA DI VILLA CASTELLI  Che  tintinnare di campane a Villa Castelli! Da alcuni giorni il
alcuni giorni il paesello è svegliato da vocette argentine  che  balzano dal campanile e par che giochino a correre per la
da vocette argentine che balzano dal campanile e par  che  giochino a correre per la campagna. Den, den, derenden,
correre per la campagna. Den, den, derenden, derenden! Par  che  dicano alla massaia: - Su, prepara delle buone cose per la
faranno più il giorno festivo. Den, den, derenden! Par  che  dicano al villano nei campi : - Su, lavora di lena; c'è
frutta e i dolciumi, le tante cosette variopinte e saporite  che  comprerete il dì della sagra! E tutti si preparano. La
in quel giorno; il ragazzino cerca di finire il cómpito  che  la maestra gli ha assegnato; gli uomini raccolgono presto i
dei campi per poter godere senza ansie giorno estivo.  Che  bel giorno, quello della sagra! Sul piazzale della chiesa,
hanno disposto sui banchi la loro merce, e le donne  che  escono dalla chiesa si fermano a guardare e a discutere. Un
ha dei fazzoletti da testa, a fiori così variopinti  che  sembran veri. Un altro ha le stoffe per i grembiali: una
tamburi e trombette, rivoltelle e fucili, tutti balocchi  che  fanno rumore. Qual è quel bambino che non si farà comprare
tutti balocchi che fanno rumore. Qual è quel bambino  che  non si farà comprare almeno una trombetta da pochi soldi?
una girandola.... Infine sceglie un gallettino di latta  che  fischia dalla coda.