Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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spirito contaminatorio, si ritrovano nella parte superstite  del  De lingua latina di M. Terenzio Varrone, principale
la lessicografia e la glossografia, e così doveva essere  del  De significatione verborum di Verrio Flacco (età di
eolica dei Latini, e più dal sentimento di un influsso  del  greco sul latino, nella tradizione romana si sviluppa
in Gellio, si temperasse la teoria con una salda coscienza  del  sistema linguistico latino.
si applicava, come accadde per le origini dell'italiano o  del  francese, per le quali lingue, accanto alla derivazione dal
grammaticale, pervade le opere linguistico-etnografiche  del  sec. XVIII sino al Mithridates, ideato e iniziato (1806) da
C. Adelung. Né la speculazione sulla natura e sull'origine  del  linguaggio mancò in questi secoli di ricorrere
interessano perché ebbero notevole influsso sulla scienza  del  sec. XIX: quello del De Brosses (Traité de la formation
ebbero notevole influsso sulla scienza del sec. XIX: quello  del  De Brosses (Traité de la formation méchanique des langues
linguae latinae, 1664) e dalla scuola olandese  del  sec. XVIII (J. D. van Lennep, Etymologicum l. Graecae,
un'altra nella pienezza della sua forma e nella concretezza  del  suo significato. A questa rinunzia non persuadevano
difficoltà empiriche di dimostrazione, ma una svalutazione  del  concetto di radice, che nel Pott era ancora romanticamente
due radici omofone bisogna tenere stretto conto  del  loro significato, perché l'omofonia primitiva può essere
etimologica di questa unità è tentata nell'opera  del  Fick; qui, p. es., in base alla corrispondenza: lat. ager,
manca qui ogni occasione a rinnovare gli ampî aggruppamenti  del  Pott; di conseguenza alla forma di discussione succede una
una formula, in quanto tendeva alla ricostruzione globale  del  lessico indoeuropeo, esso ebbe il merito di dare occasione
come risulta dal piano stesso delle ultime edizioni  del  Fick, che fa gran parte ai sottogruppi, o da quello del
del Fick, che fa gran parte ai sottogruppi, o da quello  del  Trautmann che lo rinnova per il Balto-Slavo e del Muller
da quello del Trautmann che lo rinnova per il Balto-Slavo e  del  Muller Izn per l'unità italica (Altitalisches Wörterbuch,
alle favelle celtiche siano state pessime pronunziatrici  del  latino. Ma lasciando anche stare tutta la vita preistorica,
Bonvisin da la Riva ai nostri giorni. Nella vita letteraria  del  milanese distinguerei due periodi, che rispondono a due
ecco togliere ogni ragion d'essere la prevalenza letteraria  del  toscano. A poco a poco chi scrive prende a servirsi di quel
basta anche solo l'intenzione. Ed ecco che già al declinare  del  secolo XIV la catastrofe di Bernabò Visconti sarà narrata,
giorno. O perchè se ne sarebbe vergognata? Coll'andar  del  tempo anche la gente colta guardò a cotesta plebea, che
patetica; convien scendere fino alla Fuggitiva  del  Grossi. Della letteratura in cui il linguaggio parlato si
un sentimento popolare, e lo si è espresso nel linguaggio  del  popolo. Colle parodie sono da mettere certi prodotti
sono da mettere certi prodotti drammatici della prima metà  del  cinquecento. Nella seconda metà la poesia milanese trova la
della Val di Bregno, poi quella della Badia dei Facchini  del  Lago Maggiore. Erano rivali tuttavia con cui viveva in
con cui viveva in ottimo accordo. Col Maggi, sul cadere  del  seicento, ebbe principio il periodo classico; ma fu nel
settecentisti son come il piedestallo su cui posa la statua  del  poeta milanese per eccellenza: di quel vero miracolo che fu
quanto forestiero. E già, dugent'anni addietro il Meneghino  del  Maggi, che sapeva l'una e l'altra lingua e qualche altra
sono da considerarsi al grosso come confini naturali  del  parlare milanese propriamente detto. » Il Biondelli poi,
sarà il milanese di Milano, e non uno qualsiasi tra quelli  del  contado, ancorchè il primo abbia fatto gitto di una parte
contado, ancorchè il primo abbia fatto gitto di una parte  del  vecchio patrimonio, che gli altri invece hanno saputo
è abbastanza antica. Già il Tanzi, nel piangere la morte  del  Larghi, dice che …………se el scriveva in Milanes L'era propi
Borgh di Occh No l'è todesch forlocch, Ma l'è bon milanes  del  Borgh di Occh. Ma più solida era la fama di due località
di nuovo genere, merita d'esser detto, lui, un venezian  del  Bottonuu e il suo parlare un venezian del Poslaghett E il
lui, un venezian del Bottonuu e il suo parlare un venezian  del  Poslaghett E il Tanzi medesimo, poetando Sora i Zerimoni
si parli al Verziere, non a Porta Ticinese, non al Teatro  del  Corso Vittorio Emanuele, bensì alla Corte d'assisie e alla
utile per chi si propone di rilevare le peculiarità  del  dialetto, e particolarmente della pronunzia. Sul fondo
ch'io voglia metter qui lo schema fonetico e grammaticale  del  dialetto milanese; appena incominciassi a parlare di sorde
che n'abbia uno. Mi limiterò dunque a indicare, servendomi  del  linguaggio comune, le caratteristiche più persistenti e
di correggerla; e c'è chi va tant'oltre nel santo zelo  del  bene, da pronunziare Pruzzia e da meravigliarsi che non
modo che tutti ancora pronunziano varì. Ma se l'r perde  del  terreno conquistato, lo perde pollice per pollice,
si poteva già dire un posto abbandonato fin dai primi  del  seicento; chè il Prissian Milanes osserva: « Quaichun
dalla quale dipende in molta parte l'intonazione  del  dialetto, è il suono della n scempia in certe posizioni. e
bellezza, fregg, oreggia, todesch, cresta. L' e è largo  del  pari nelle terminazioni degl'infiniti della seconda
altri dialetti lombardi. Oltre alla larghezza e strettezza  del  suono, è da considerar bene nelle vocali accentate la
distingue un suono vibrato, uno rimesso ed uno stemperato.  Del  fatto avevano peraltro mostrato d' accorgersi anche prima
tanto più, quanto maggiore la lunghezza. Nelle scritture  del  secolo passato a quest' a corrisponde il segno ae. Ora,
da altri che gli scrittori della città affettassero l'uso  del  contado. Mi permetto di dissentire da entrambe le opinioni.
della letteratura fu universalmente quello della città;  del  Bottonuto e del Poslaghetto in particolare, come s' è
fu universalmente quello della città; del Bottonuto e  del  Poslaghetto in particolare, come s' è visto. E del resto
e del Poslaghetto in particolare, come s' è visto. E  del  resto l'affettazione contadinesca non era per nulla
dell'Accademia di Val di Bregno e della Badia dei Facchini  del  Lago Maggiore. Fatto sta che già il Prissian primo varo
Fatto sta che già il Prissian primo varo trattatista  del  nostro dialetto, vuol propriamente seguire e insegnare
linguistiche e storiche. Ravvolgo le prime nella maestà  del  silenzio; e mi contento di notare rispetto alle altre, che
cotesto ae è rappresentato da un semplice a nella scrittura  del  seicento e del cinquecento. Gli è ben vero che il Prissian
da un semplice a nella scrittura del seicento e  del  cinquecento. Gli è ben vero che il Prissian distingue per
appunto dall'uso antico latino, o piuttosto dal passo  del  Prissian Certo peraltro il bisogno di una mutazione c'era;
al dominio dei nomi. Va notata anzitutto la formazione  del  plurale dei femminili in a non accentato, che sia preceduto
sicchè, per esempio, mammin da mammina — non ispento,  del  resto, neppur esso — fa mamminn. Tosa è anomalo : fa
che era un tempo in vigore in gran parte della valle  del  Po. Per essa l'e accentata dei nomi maschili, al plurale
ostrogota; inoltre rammento la flessione, spesso violata,  del  condizionale: ev, isset, av; issem, esser, issen E alla
allora correva in dileggio di questi dialetti: Intel' ora  del  vesper, Ziò fu del mes d' ociover .... E allo stesso modo
dileggio di questi dialetti: Intel' ora del vesper, Ziò fu  del  mes d' ociover .... E allo stesso modo non si vergognò di
si vergognò di pensare Luigi Pulci, che il 22 di settembre  del  l473 ebbe la sfacciataggine di mandare da Milano a Lorenzo
straziati a pag. 86- 87 delle edizioni dei sonetti  del  Pulci e del Franco. Io li ho trascritti direttamente
a pag. 86- 87 delle edizioni dei sonetti del Pulci e  del  Franco. Io li ho trascritti direttamente dall'autografo,
di cui non si laverebbe la colpa con tutta l'acqua  del  Seveso, del Lambro, dell'Olona. Nell'uno sono gli abitanti
cui non si laverebbe la colpa con tutta l'acqua del Seveso,  del  Lambro, dell'Olona. Nell'uno sono gli abitanti che più
io serbo all'ultimo il sonetto, Ch' io mangerei forse io  del  pan buffetto. In fondo al sonetto il Pulci mette questa
insolenze di messer Luigi, il quale poi, per giusto castigo  del  cielo, volendo dileggiare il dialetto nostro, è riuscito a
» E anche poco prima aveva detto: « Parlo dela parnonzia  del  parlà Milanes, ch' alè el più bel che sia al mond ; e si
più tardi ritornava di Toscana così innamorato o infatuato  del  parlare di colà, da gettar fango in viso al linguaggio
se non la guerra, un duello, quando un articolo  del  Giordani nella Biblioteca italiana faceva montare al Porta
particolarmente al volgo, paiono brutti tutti, a eccezione  del  loro. Quindi il continuo darsi la baia da paese a paese per
il continuo darsi la baia da paese a paese per ragion  del  parlare. Da ciò alcuni spassionati conchiudono, che dunque
amante della buona tavola e in generale di tutti i piaceri  del  senso, lieto, proclive alla sguaiataggine più che alla vera
le prime - si permetta di dirlo ad uno non nato all'ombra  del  Duomo - che le seconde. Questi caratteri interni si
passato remoto, cominciato a cadere in disuso verso la metà  del  secolo scorso, rappresentato da pochi superstiti al
scorso, rappresentato da pochi superstiti al principio  del  nostro, e quindi sceso nella tomba fino all'ultimo suo
questa sparizione come un sintomo pericoloso per la vita  del  dialetto; lo stesso fenomeno sta succedendo, mentre
Per esempio la z, che aveva preso molte volte il posto  del  c e del g dinanzi ad e e ad i, è ricacciata di nuovo dal
esempio la z, che aveva preso molte volte il posto del c e  del  g dinanzi ad e e ad i, è ricacciata di nuovo dal ritorno
lingua letteraria non si contenta di pervertire la fonetica  del  dialetto; ne perverte ancor peggio il vocabolario. Essa v'
milanesemente! È inutile: se s'ha a cuore la salvezza  del  dialetto bisogna, mentre non è ancor troppo tardi, pensare
giacche, incamminatici per provvedere all'incolumità  del  dialetto, ci si vedrebbe arrivati inaspettatamente alla
poveri, e i poveri ricchi ; che è l'unica soluzione  del  gran problema atta a contentare davvero, non dico chi
rappresentati particolarmente dalle grandi raccolte  del  sec. XII e XIII: cioè dal Glossarium di Papia, dalla Magnae
lessicografia fioriti fra Arabi ed Ebrei, che, tenuto conto  del  peculiare carattere delle lingue semitiche, potevano
alle loro speculazioni sull'origine e sulla natura  del  linguaggio. L'esempio più antico della speculazione
opposte teorie che la ispiravano, certamente le etimologie  del  Cratilo ci rappresentano, in parte almeno, una tradizione
per composizione da un altro vocabolo che spiega l'essenza  del  suo significato: gli dei (theoi) furono denominati da theo
la realtà: da questo punto di vista la prima parte  del  Cratilo prende l'aspetto di una rassegna etimologica di
della parola, in cui si cela un barlume di concezione  del  linguaggio come storia; di qui ancora una consapevolezza
il Gudianum (sec. XI), l'Etymologicum magnum (principio  del  sec. XII), che è il più noto di tutti, e l'Etymologicum
e, riguardino una sola lingua come quello  del  Walde per il latino (1ª ed. Heidelberg 1907, 3ª ed.,
(1ª ed. Heidelberg 1907, 3ª ed., postuma, 1930 segg.), o  del  Boisacq per il greco (Heidelberg 1916), o un gruppo di
di lessici storici, come nel Dictionnaire étym. latin  del  Bréal e Bally (Parigi 1886, più volte rist.), o nell'Etym.
indoeuropea, che muovono direttamente dalla tradizione  del  Grimm e del Pictet. Infine il semplice intento di rendersi
che muovono direttamente dalla tradizione del Grimm e  del  Pictet. Infine il semplice intento di rendersi conto di
sempre più l'attenzione sulle "creazioni" recenti  del  parlar popolare. Questi progressi, che condussero
se nell'identificazione etimologica conti più l'esattezza  del  criterio fonologico o quello semantico, lo Schuchardt
più distinta da un inesistente mantenimento puro e semplice  del  lessico ereditario, diviene il fulcro dell'indagine
Forschungen  del  Pott hanno per fine principale di dare l'elenco delle
ragguagli fonetici l'identificazione, p. es., di thugàter e  del  sanscr. duhitár "figlia", ma si discute se la base di
poteva anche essere applicata a ricostruire per mezzo  del  loro lessico, la cultura e la preistoria indoeuropea,
l'acume critico, fanno intravvedere al Pictet nuovi aspetti  del  problema etimologico, lo portano a un certo scetticismo
piuttosto che nei lontani, e il fatto che tutte le risorse  del  nuovo metodo risultarono molto più proficue quando furono
Poco importano gli errori particolari: la giustezza  del  metodo si intuì subito là dove i ragguagli fonetici furono
esplosive nel gruppo germanico (per cui, p. es., l'iniziale  del  ted. ziehen, zwei corrisponde a un d di qualsiasi altra
romantica, il concetto di una evoluzione storica  del  linguaggio, viene a concepire l'etimologia come una
impensatamente con la maggior conoscenza dell'indiano e  del  persiano, questo, e qualsiasi altro allargamento di
intanto era venuta trasformando il problema dell'origine  del  linguaggio in quello della natura sua. E le osservazioni
parei ("grande parete") che qualche ignoto cartografo  del  secolo scorso tradusse, cioè spiegò e collegò, con Gran

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