Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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portò più tardi tra i Padri della Chiesa ad accentuare,  da  un punto di vista essenzialmente filologico, l'esame dei
con la teoria della derivazione e delle forme, tratta  da  Prisciano, è la principale fonte degli etimologisti
Glossarium di Papia, dalla Magnae Derivationes di Uguccione  da  Pisa (morto verso il 1210), dalla Panormia di Osberno da
da Pisa (morto verso il 1210), dalla Panormia di Osberno  da  Glocester, dal Graecismus di Everardo da Bethune e infine
di Osberno da Glocester, dal Graecismus di Everardo  da  Bethune e infine dal Catholicon di Giovanni da Genova
di Everardo da Bethune e infine dal Catholicon di Giovanni  da  Genova (terminato nel 1286). Intento filologico di
"l'origine di una parola, o la derivazione di una parola  da  un'altra", significa inoltre la scienza che ricerca
di sicuro; se più dell'uno o dell'altro, giudichi ciascuno  da  sè; non voglio cominciare a esprimere un giudizio, che,
dischiuse. A seconda delle condizioni, qui prima, là poi,  da  pure varietà di pronunzia diventarono qualcosa di
nell'ampio territorio dominato per un lungo periodo  da  popolazioni celtiche, e propriamente galliche. Ora non par
cinque secoli; chè tanti ne abbraccia la sua letteratura,  da  Pietro de Bescapè e fra Bonvisin da la Riva ai nostri
la sua letteratura, da Pietro de Bescapè e fra Bonvisin  da  la Riva ai nostri giorni. Nella vita letteraria del
accanto alla letteratura scritta, ce n'era di sicuro già  da  tempo una semplicemente recitata, popolare, non solo perchè
cotesta plebea, che parlava pure il linguaggio usato anche  da  lei abitualmente; se la condusse in casa, e la diede per
rimase, nonostante qualche velleità passeggiera di far  da  padrona. Là, dentro imparò a servirsi delle forme ritmiche
a volte ebbe pure a versare, erano per solito accompagnate  da  modacci grotteschi. Bisogna venire fino al nostro secolo
quelli che possediamo, il primo a me noto, se si lascian  da  parte certe parodie forestiere, è il sonetto di Lancino
si è espresso nel linguaggio del popolo. Colle parodie sono  da  mettere certi prodotti drammatici della prima metà del
il Grossi; al Grossi non molti il Raiberti. Degli epigoni è  da  ricordare il Picozzi. Non bisogna dissimularsi che la
vera ed efficace della vita popolare. A lei sono  da  augurare lunghi anni di prosperità, augurandole peraltro
nonostante il paese dove ci occorre, è piuttosto  da  classificare col persiano, o collo zulù, che coi dialetti
nessun rischio di perdere - che la distinzione datava  da  secoli e secoli, sicchè, mutati i nomi, Dante avrebbe
Strate Majoris » ( De vulg. El. I. 9). Anzi, in generale,  da  un certo tempo almeno, le differenze, invece di
e le altre ha ridotto a sfumature, non avvertibili più che  da  un orecchio ben esercitato. Usciamo dai bastioni, diamo le
dei confini miei, mi contenterò di riferir quelli segnati  da  due autorità. Il Cherubini, principe dei milanesologi, cui
e l'Adda fin presso Lodi per una linea quasi perpendicolare  da  tramontana a mezzodì; la Valle Assina fin presso Como, il
e il Ticino fin presso Pavia per una curva declinante  da  tramontana a ponente e da ponente a mezzodì, sono da
Pavia per una curva declinante da tramontana a ponente e  da  ponente a mezzodì, sono da considerarsi al grosso come
da tramontana a ponente e da ponente a mezzodì, sono  da  considerarsi al grosso come confini naturali del parlare
a dire tra il popolo. E appunto perchè regioni più abitate  da  popolani, il Cherubini ci designerà come una specie di
sacro, vestale assidua se forse non sempre incontaminata,  da  un certo tempo s'è fatto altresì missionario, e porta il
Emanuele, bensì alla Corte d'assisie e alla Pretüra  da  certuni di loro che il volgo di corta intelligenza crede
e c'è chi va tant'oltre nel santo zelo del bene,  da  pronunziare Pruzzia e da meravigliarsi che non tutti
nel santo zelo del bene, da pronunziare Pruzzia e  da  meravigliarsi che non tutti sappiano evitare quel
conquistato, lo perde pollice per pollice, difendendolo  da  valoroso. La lotta dura da secoli colla peggio dell'r,
per pollice, difendendolo da valoroso. La lotta dura  da  secoli colla peggio dell'r, senza che questa abbia mai dato
Milanes osserva: « Quaichun dìsenn Miran, se ben el è più  da  massè; che nun disem Milan » Una caratteristica assai più
e specialmente della n in fine di parola e preceduta  da  vocale accentata. L' n si fonde allora colle vocali
ancora alla vocale accentata; ma sia poi anche seguita  da  un' altra vocale : essa suonerà allora in modo, che
a molti (si può dire a tutti, fino a pochi decennii fa)  da  non volersene staccare, qualunque linguaggio essi parlino.
nel milanese. Sono aperti ordinariamente gli o seguiti  da  n vibrata, da gn, da m, da tt: Marchionn, personna; besogn,
Sono aperti ordinariamente gli o seguiti da n vibrata,  da  gn, da m, da tt: Marchionn, personna; besogn, vergogna;
aperti ordinariamente gli o seguiti da n vibrata, da gn,  da  m, da tt: Marchionn, personna; besogn, vergogna; nomm,
ordinariamente gli o seguiti da n vibrata, da gn, da m,  da  tt: Marchionn, personna; besogn, vergogna; nomm, Romma;
per la sua peculiarità si ha in giò, giù. Viceversa, sono  da  avvertire, sebbene non punto peculiari a Milano, gli o
molte altre ancora. È largo in generale, ancorchè provenga  da  un e lungo o da un i, quand' è seguito da consonante più o
È largo in generale, ancorchè provenga da un e lungo o  da  un i, quand' è seguito da consonante più o meno doppia, da
ancorchè provenga da un e lungo o da un i, quand' è seguito  da  consonante più o meno doppia, da gn, e da gruppi di
da un i, quand' è seguito da consonante più o meno doppia,  da  gn, e da gruppi di consonanti di cui la prima sia s :
quand' è seguito da consonante più o meno doppia, da gn, e  da  gruppi di consonanti di cui la prima sia s : scenna, menta,
lombardi. Oltre alla larghezza e strettezza del suono, è  da  considerar bene nelle vocali accentate la quantità. Sicuro:
si può dire che, di norma, sono brevi le vocali seguite  da  una doppia o da certi gruppi di consonanti, lunghe quelle
che, di norma, sono brevi le vocali seguite da una doppia o  da  certi gruppi di consonanti, lunghe quelle seguite da una
o da certi gruppi di consonanti, lunghe quelle seguite  da  una consonante semplice o da certi altri gruppi. Si noti,
lunghe quelle seguite da una consonante semplice o  da  certi altri gruppi. Si noti, per esempio, la lunga di
dialetti rustici, se ne argomenta con apparenza di verità,  da  alcuni, per esempio, dal Cherubini, che nel secolo passato
secolo passato la medesima pronunzia fosse pure in città;  da  altri che gli scrittori della città affettassero l'uso del
affettassero l'uso del contado. Mi permetto di dissentire  da  entrambe le opinioni. La seconda conterrebbe forse molto di
avvenuto nella pronunzia un cambiamento radicale, la credo  da  rifiutare assolutamente per ragioni linguistiche e
notare rispetto alle altre, che cotesto ae è rappresentato  da  un semplice a nella scrittura del seicento e del
vorrei dire .... se non ci avessi condotto i lettori già  da  troppo tempo! Vediamo almeno di essere spicci di qui
plurale dei femminili in a non accentato, che sia preceduto  da  consonante o da consonanti. Si perde la vocale che c'era in
in a non accentato, che sia preceduto da consonante o  da  consonanti. Si perde la vocale che c'era in origine
ha perduto in molti diminutivi; sicchè, per esempio, mammin  da  mammina — non ispento, del resto, neppur esso — fa mamminn.
un singolare in ett, perdutosi per istrada, e non perduto  da  tutti. Così omitt conserva il suo bravo omett e cereghitt
legge a poco a poco ha perduto la sua forza, non altrimenti  da  ciò che accade a quelle dei codici; e anche coloro che le
22 di settembre del l473 ebbe la sfacciataggine di mandare  da  Milano a Lorenzo de' Medici due sonetti obbrobriosi (1. S'
i gniffi, i gnarri, Et l' uve spicciolate pinceruoli,  Da  far, non che arrabiare (1. Prima il Pulci aveva scritto, se
: le ferruche son succiole. Ma tu se' milanese vecchio. »  Da  queste ultime parole risulta che Lorenzo de' Medici sapeva
di Toscana così innamorato o infatuato del parlare di colà,  da  gettar fango in viso al linguaggio materno in un certo
e ben cinquanta opuscoli a stampa, vomitati dalle bocche  da  fuoco delle due fazioni, rimasero sul campo, a testimonio
dividono mai in maniera così netta, che tutto il torto sia  da  una parte, tutta la ragione dall'altra, dice il Manzoni. E
e affezionatissimo al milanese, così dotto nel suo dialetto  da  aver pochi pari, assegnava di sicuro una parte di ragione,
a eccezione del loro. Quindi il continuo darsi la baia  da  paese a paese per ragion del parlare. Da ciò alcuni
darsi la baia da paese a paese per ragion del parlare.  Da  ciò alcuni spassionati conchiudono, che dunque tutti i
sta a poterlo determinare. Non pretenderò già io di esser  da  tanto; a ogni modo alcune cose le devo dire. Per quel cche
adesso d'impaccio l'accumularsi dei pronomi, promosso  da  cause per così dire rettoriche, più che da una vera
promosso da cause per così dire rettoriche, più che  da  una vera necessità e dal logorio delle forme; chè, quanto a
in disuso verso la metà del secolo scorso, rappresentato  da  pochi superstiti al principio del nostro, e quindi sceso
inquietudine per la sua preziosa salute. Piuttosto danno  da  pensare i mutamenti non pochi che si producono nei suoni.
alla lingua letteraria o al toscano. Non ci sarebbe  da  dolersene, se il ravvicinamento potesse metter capo
potrebbe servire a ristorare le finanze municipali; qui  da  noi invece, dove, grazie a Dio e ai nostri amministratori
sua piena autonomia, contengono tanta materia grammaticale  da  costituire un complemento della contemporanea grammatica di
e quali ragguagli fonetici siano sicuri, cioè comprovati  da  un maggior numero di esempî analoghi. Poco importano gli
comune, l'etimologia storica viene a prescindere  da  esso e anzi ad esso si oppone.
dal più diretto precursore della nuova linguistica,  da  F. Schlegel (Über die Sprache und Weissheit der Indier,
perché possono essere frutto di più tardi prestiti  da  lingua a lingua, non solo veniva a ridurre singolarmente
e l'esatta conoscenza dei mutamenti di suono subiti  da  ciascuna delle lingue parenti, dando un valore di realtà
(in seguito a cui, p. es., contro il Pott, stacca pur  da  poiné), o i varî dialetti greci corrispondono tra di loro,
di loro, distinguendo le corrispondenze ricche di esempî  da  quelle invece che ne contano pochi, e quindi etimologie
invece che ne contano pochi, e quindi etimologie facili  da  etimologie difficili. Per lui l'etimologia è essenzialmente
è l'arma dell'etimologo, e il metodo gli pare tanto sicuro  da  augurarsi il momento in cui la conoscenza della
ciò che poteva essere attribuito all'unità primitiva  da  ciò che va ascritto a questa o a quella lingua, o a gruppi
edizioni del Fick, che fa gran parte ai sottogruppi, o  da  quello del Trautmann che lo rinnova per il Balto-Slavo e
presso i neogrammatici: dato che il problema metodico  da  essi sollevato era quello dell'ineccepibilità delle leggi
tra voce ereditaria e voce presa a prestito seriormente  da  altre lingue portò a larghi studî sugl'influssi culturali
altre lingue portò a larghi studî sugl'influssi culturali  da  lingua a lingua, e analogamente sui continui scambî fra
dei casi cioè in cui una parola eredita il significato  da  una voce straniera di cui è traduzione (ficatum iecur
che tanto più fruttuosamente corregge le "etimologie  da  tavolino", quanto più si esercita su ambienti culturalmente
un'altra e si trova così ad avere come due etimi (fragellum  da  flagellum incrociato con frangere), e si venne pertanto a
di cui è materiata la sua storia. La semasiologia in lui,  da  descrittiva, diviene storica, e insieme alla semantica,
chiamata "creazione linguistica", non più distinta  da  un inesistente mantenimento puro e semplice del lessico
"figlia", ma si discute se la base di questa voce sia  da  identificarsi con la radice verbale duh "mungere", in
la cultura e la preistoria indoeuropea, inferendo anzi  da  particolari distribuzioni di parole (p. es. got. fiur, gr.
abbozzata dal Grimm, fu tentata poi sistematicamente  da  G. Pictet (Les indo-européens,... essai de paleontologie
storia; il freno dei ragguagli fonetici, assai più facili  da  stabilire, è più forte che nel Pott, più esatte le
dove, accanto alle voci ereditate dal latino o prese  da  altra lingua, mise in rilievo il modo in cui le lingue
indipendentemente dai fini particolarissimi propostisi  da  Platone in questo dialogo, dal minore o maggior valore che
in generale discende per derivazione o per composizione  da  un altro vocabolo che spiega l'essenza del suo significato:
del suo significato: gli dei (theoi) furono denominati  da  theo ("corro") perché dapprima si adorarono gli astri; si
l'illusione che le parole aiutino a conoscere la realtà:  da  questo punto di vista la prima parte del Cratilo prende
sec. XVIII sino al Mithridates, ideato e iniziato (1806)  da  J. C. Adelung. Né la speculazione sulla natura e
classica l'etimologia fu particolarmente coltivata  da  G. J. Voss (Etymologicon linguae latinae, 1664) e dalla
di chou e di croûte; it. battisuocera "fiordaliso",  da  battisegola, ecc.).

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