Riconosciuto dunque il grande valore dell’evoluzionismo per l’interpretazione scientifica del mondo, esaminiamo il secondo problema: l’evoluzione
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. Cifre, dunque, ben diverse, e più attendibili di quelle postulate un tempo dai geologi. È legittimo supporre che a partire da un’epoca di
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alternate di serpentino e di calcare, queste ultime considerate (sembra erroneamente) come resti di grossi Foraminiferi. Rimaneva dunque il mistero della
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Il lasso di tempo durante il quale si è svolta l’evoluzione è dunque molto notevole, sebbene possa ancora considerarsi breve di fronte ai tempi di
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Si assiste dunque, nell’evoluzione degli Equidi, alla trasformazione del piede da una forma a quattro dita, attraverso forme a tre, fino alla forma
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soltanto cani, gatti, querce o rose, e via dicendo. Sostanzialmente, dunque, la maggior parte degli antichi scienziati credevano in quella dottrina che
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, danno sempre discendenza di topolini bianchi, come la razza progenitrice, sono dunque di razza pura, od omozigoti. Dei 3/4 grigi, una parte (il 25
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individuo è «pelo grigio» perché l’albinismo è recessivo. L’incrocio può dunque scriversi:
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del fiore nelle piante, attitudini fisiologiche e psicologiche diverse, e via dicendo) dipende dunque da una o più coppie di geni. Questi sono
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attuata in innumerevoli esistenze individuali, in perenne successione. La specie ha dunque una sua esistenza ideale, o «tipologica», com’è stato
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I cromosomi sono dunque i depositari del patrimonio ereditario, rappresentato dai geni, ciascuno dei quali occupa un posto ben preciso lungo un
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Il problema, dunque, è il seguente: come si può spiegare, in base a meccanismi genetici conosciuti e ai loro rapporti con i fattori ambientali, l
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L’amissia, cioè l’isolamento riproduttivo è dunque la caratteristica più notevole, la barriera che impedisce la fusione di quei gruppi d’individui
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Devono dunque esistere cause capaci di far variare le frequenze geniche, cioè di dare origine a razze.
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Si può dunque accettare l’affermazione darwiniana, che le razze siano specie nascenti. Perciò il problema dell’origine delle specie può scindersi in
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incroci. La condizione positiva è dunque l’isolamento, a cui dagli antichi evoluzionisti fu riconosciuta, non erroneamente, tanta importanza. L
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ne sono provvisti, equivale a dire che questi sono più idonei degli altri in un dato ambiente e in date circostanze. La genetica ha dunque trovato
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ammirare e glorificare l’opera di Dio. Il lavoro del naturalista, cioè del classificatore, compendia dunque in sé tutta l’essenza delle scienze della
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autosyndetica, ottenuta incrociando due specie di giaggioli a lor volta già poliploidi, Iris hoogiana e Iris macracantha. I genetisti sono dunque riusciti a
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Dice dunque il Giardina:
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Ricordiamo che, come esposto a pp. 193 e sgg. il gradino elementare del processo evolutivo, l’origine delle specie si può dunque configurare
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. Idee analoghe - non lontane, dunque dalla osservazione già fatta da Aristotele - furono espresse anche dal Robinet (1735- 1820) di Rennes, che le
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L’evoluzione ci appare dunque - come la storia dei popoli umani, come la nostra vita stessa - un processo che è fino ad un certo punto predeterminato
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Che l’uomo abbia il suo posto nella scala zoologica, sia pure come animalium princeps, è dunque indubbio, e tutte le successive ricerche di anatomia
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molto probabilmente è riferibile al Villafranchiano, o Pleistocene inferiore, in una regione dal clima arido, priva di foreste, e non era dunque
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robusti, poco articolati, alluce non opponibile, e piede con struttura adatta alla sua funzione, bacino largo, ecc.). Pongidi e Ominidi sono dunque come due
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Alla fine del Settecento v’erano dunque tutte le principali premesse per una teoria dell’evoluzione. Il Buffon, come abbiamo visto, aveva delineato
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Lamarck si diede dunque a studiare, a comparare, a classificare quegli Invertebrati in cui Linneo aveva riconosciuto due sole classi: gli Insetti e i
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Tutto concorre dunque a provare la mia affermazione, cioè, che non già la forma, sia del corpo, sia delle sue parti, dà luogo alle abitudini e al
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dunque averne quattro. Tuttavia, poiché essi hanno preso l’abitudine di strisciare sulla terra e di nascondersi sotto l’erbe, il loro corpo, per effetto
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I gravi problemi dell’adattamento all’ambiente e dell’evoluzione sono dunque spiegati in modo molto semplice e persuasivo. L’ambiente - che
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allora apparteneva al ducato di Würtemberg: era dunque di venticinque anni più giovane del Lamarck. Di modesta famiglia, di religione protestante
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cave di gesso v’erano altri terreni, con fossili differenti. Si trovò dunque la traccia di una successione regolare di giacimenti aventi caratteri
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Vediamo dunque qual gioco di pensiero dovesse fare il Cuvier per interpretare in senso antievoluzionistico quanto aveva scoperto. Stabilito con tutta
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debbono vivere, ma l’ambiente stesso li plasma, rendendoli adatti alle proprie esigenze. Non sono essi dunque figli del Creatore che dominano la materia
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Vediamo dunque, in quel mirabile fervore di studio e di pensiero che fiorisce a Parigi all’alba del secolo XIX, nel fulgore dell’impero napoleonico
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. Si attenne dunque fermamente alla prima soluzione, a quella, dice Lamarck, ammessa da tutti. E cercò di conciliare i «dati di fatto» con la concezione
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Che cosa dunque affermava questo signor Darwin - prima conosciuto soltanto ad una ristretta cerchia di amici, e il cui nome acquistava ora d’un colpo
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’argomento mi faceva sorgere vari scrupoli circa la dichiarazione di fede in tutti i dogmi della Chiesa anglicana. Lessi dunque con cura il libro di Pearson
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autobiografiche. Leggiamolo, dunque, integralmente:
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di animali e di piante, dunque, non sono fisse, stabili, non si perpetuano sempre eguali a se stesse, ma si modificano lentamente, nel corso dei
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dunque ormai una teoria su cui lavorare, ma ero così preoccupato di evitare ogni pregiudizio, che decisi di non scrivere, per qualche tempo, neanche una
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Dunque, per riassumere i concetti fondamentali della teoria darwiniana dell’evoluzione, possiamo dire che prima nacque in lui, dalle osservazioni
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Vediamo dunque quali sono gli sviluppi del pensiero di Darwin sull’evoluzione. Egli aveva affermato sostanzialmente: primo, che le specie non sono
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È, dunque, il capovolgimento della concezione tradizionale. Gli organismi, uomo compreso, vivono in un ambiente piuttosto ostile: quelli più adatti
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Il Darwin dovette dunque ricorrere ad un principio diverso per spiegare questi fatti. Ammise che entrasse in funzione un particolare tipo di
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riguardo alla facoltà intellettuale, al senso religioso, e alla speciale missione. Egli era dunque convinto della discendenza delle specie animali più alte
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soltanto i principali. Cerchiamo dunque di riassumere il succo di quelle polemiche che appassionarono più d’una generazione di studiosi, e di vedere
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, del Weismann, hanno confermato la non-ereditarietà dei caratteri acquisiti. Le variazioni su cui opera la selezione sono dunque autoctone: sorgono
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. Sprague De Camp, The end of the monkey war, in «Scientific American», febbraio 1969., si racconta questo e altri episodi. Si può dire dunque che in
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