Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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bene il  mio  cuore, perchè lo studio da molti anni; la prima volta che
in fretta. Questo l'osservai anche su Beno Bizzozero, su  mio  fratello e su altri.
 mio  fratello, nel quale i periodi del respiro sono più
nella pressione del sangue. Queste osservazioni a parer  mio  sono importanti, perchè non sapevasi prima d'ora dai
ora le pagine più tristi del  mio  libro. L'alpinista ha più d'ogni altro il bisogno di
stesso, e deve meditare queste pagine terribili. Il dolore  mio  e degli amici nel ravvivare ricordanze luttuose, trova un
in proposito le esperienze di  mio  fratello. Archives italiennes de Biologie, Tome XXV, pag.
 mio  fratello (tabella IV) e nel caporale Camozzi (tabella VI)
delle inspirazioni. Il numero dei litri d'aria respirati da  mio  fratello a Gressoney, e a 4560 metri, sta nel rapporto di 1
prodotto una depressione così profonda nelle forze del  mio  amico al colle Fenêtre, credo debba ricordarsi l'oscurità
ricordarsi l'oscurità improvvisa prodotta dalla nebbia. Nel  mio  soggiorno sul Monte Rosa ebbi spesso occasione di
più bassa, nella quale mi sia accorto di un mutamento nel  mio  respiro.
già descritto nel  mio  libro sulla fatica come si indebolisca la memoria nelle
la memoria nelle ascensioni, e raccontai l'esempio di un  mio  collega professore di botanica, che nel salire in alto
 Mio  fratello stesso dormiva così profondamente che non si
dei periodi evidentissimi del respiro. Una di queste è  mio  fratello. Riferisco nella figura 19 uno dei tracciati presi
la cucina dall'altra stanza. Io stavo nella prima mentre  mio  fratello dormiva nell'altra.
grande ascensione, perchè come ho già mostrato in un altro  mio  scritto la fisiologia dell'uomo affaticato è diversa dalla
di agosto mentre eravamo alla Capanna Gnifetti (3620 metri)  mio  fratello ed io ci accorgemmo che la nostra respirazione era
della temperatura esterna era piccola ed incapace a  mio  parere di produrre un simile divario. Potrebbe cercarsi la
Contro tale ipotesi stanno però le osservazioni di  mio  fratello, le quali mostrarono che varia poco la quantità di
l'influenza dinamogena dello zucchero nelle ascensioni, e  mio  fratello fece parecchie esperienze che rimasero interrotte
dottor Filippo De Filippi,  mio  discepolo ed assistente della clinica chirurgica di
fatica. Il professor V. Aducco>, il professor Maggiora e  mio  fratello ebbero a loro disposizione intere compagnie di
se in tanti studi sulle marcie qualcuno siasi sentito male.  Mio  fratello e il professor Maggiora fecero delle marcie
fatica produce delle irregolarità nel polso. Durante il  mio  soggiorno sul Monte Rosa vidi che le marcie sul ghiacciaio
altri studi sulla circolazione del sangue nei polmoni. Il  mio  intento fu di illustrare con semplicità e con chiarezza
da seguirsi nelle ascensioni. Sarei lieto se questo  mio  scritto potesse venir consultato con profitto da coloro che
dottor I. Salvioli fece nel  mio  Laboratorio una serie di ricerche intorno all'influenza che
rarefatta compaiono dei disturbi nervosi più gravi. Un  mio  collega dell'Università di Torino non può deglutire bene ad
nelle Memorie dell'Accademia dei Lincei l'anno 1888, e nel  mio  giornaleA. Maggiora, Archives italiennes de Biologie, Tome
nella frequenza del polso erano scomparse, e il  mio  cuore batteva lento e regolare come a Torino. Il dott.
Abelli e Beno Bizzozero meravigliati della lentezza del  mio  polso, lo contarono entrambi ripetutamente mentre stavo
Monte Rosa ho veduto un  mio  collega far delle capriole nella neve, buttarsi supino
di impressioni della natura che forma la parte maggiore del  mio  opuscolo Un'ascensione d'inverno al Monte Rosa. Alcuni
tentativo letterario, invece fu uno studio fisiologico del  mio  occhio per segnare come era la percezione dei colori
come era la percezione dei colori durante la fatica. Il  mio  concetto era che l'occhio eccessivamente stanco dal
speciali su questo argomento che già toccai noi  mio  libro sulla fatica. È uno studio difficile che non può
Colle d'Olen pochi dormono bene le prime notti. Io vidi il  mio  amico Sommier, noto pei suoi studi antropologici e i viaggi
potevano resisterci senza gran molestia, e il meccanico del  mio  Laboratorio provava un senso di vertigine, quando
Polso 130. Temperatura 39° 1. Ero molto stanco. Nel  mio  taccuino scrissi "respiro poco ansante, non in modo
 mio  libro sulla fatica A. Mosso, La Fatica, pag.145. ho già
 mio  desiderio di trovare un uomo con un'apertura nel cranio, il
Capanna Regina Margherita. Nel giorno successivo venne su  mio  fratello con altra parte della carovana, e nel terzo giorno
dimostrato nel  mio  libro sulla Fatica che ogni atto della volontà, anche
ma le esperienze incomplete d'allora fecondarono questo  mio  libro del quale formano come il primo nucleo.
che mi aveva servito per altre ricerche sul Breithorn. Il  mio  intento fu di studiarlo alla fine di settembre, quando era
fermava ad ogni trenta passi. Eravamo tutti sfiniti ed il  mio  intento di provare una grande fatica era completamente
non dipende dall'aria alterata, o dalla sua temperatura.  Mio  fratello che più degli altri soffriva di questo incomodo,
spesso era impossibile), tornava a coricarsi e dormiva.  Mio  fratello durante tutto il soggiorno a 4560 m. provò questo
montagna compare per effetto di una semplice emozione. Un  mio  amico, celebre alpinista, l'avvocato B..., partiva da
 mio  amico ebbe accessi di vomito a stomaco digiuno poco sopra
secondo lo stadio della fatica al quale siamo giunti. Era  mio  intento di tener distinti i fenomeni quali si osservano
il piacere di fare alcune di queste esperienze davanti al  mio  amico il prof. Ch. Richet, quando venne a Torino, ed egli
e vi appoggiavo le spalle contro seduto su di una seggiola.  Mio  fratello scriveva la mia respirazione sul cilindro, e la
il tracciato. Non riferisco per brevità alcun tracciato del  mio  respiro nella pianura, basta che io affermi che esso è
alcuna traccia di fatica muscolare; con mia figlia e un  mio  nipote di 10 anni e mezzo saremmo saliti ancora per sei ore
dell'aria respirata: devo però avvertire che le valvole del  mio  apparecchio in quest'ultimo caso non funzionavano
già studiato questo argomento nel  mio  libro sulla Fatica. Il tema è inesauribile e si presterà
Il dott. Paolo de Vecchi di S. Francisco in California,  mio  compagno di studi, volle gentilmente procurarmi delle
vi fosse una differenza nella attività del cervello. Con  mio  fratello abbiamo fatto la prova di contare in quanti
non in basso. Questo fu lo scopo delle ricerche fatte da  mio  fratello sulla chimica del respiro.
stesso (fig. 52). La prima linea in alto è il tracciato del  mio  respiro a Torino, scritto col pneumografo doppio di Marey,
la parte bibliografica di tale argomento., aiuto nel  mio  laboratorio, di studiare la combustione nell'aria
per studiare la macchina meravigliosa del nostro corpo. Il  mio  talento va dunque più in là che non sia la passione

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