Condotta allora, per O la retta, del secondo e quarto quadrante degli assi, che forma coll’asse x l’angolo avremo che, in una qualsiasi sua
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sempre ridursi (con sole operazioni elementari) a due vettori, uno dei quali coll’origine in un punte P, comunque prefissato. Si prendano all’uopo due
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dapprima un solo vettore applicato AB,coll’origine A non situata sul piano P 1, P 2, P 3. Dal n. 14 sappiamo che il vettore AB può allora decomporsi in tre
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In ultima analisi basterà ritenere le formule (6) e (7) coll’ovvia avvertenza che, se μ seguita a designare una funzione (integrabile) dei punti del
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trascurabili) AB. La sezione normale in A di questo cilindretto si può identificare (al solito a meno di infinitesimi) coll’elemento dϖ che il cono
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(a cerniera) coll’altro ramo; una trazione orizzontale esercitata in C, dalla catenella; per AB 2: il peso p 1; una forza R 1 applicata in B 2; le
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In accordo coll’osservazione fatta nel caso della gravità considereremo una siffatta sollecitazione come dovuta all’azione simultanea di infinite
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tensioni T A e T B, agli estremi o, ciò che è lo stesso, la differenza compatibile coll’equilibrio fra le intensità F A ed F B delle forze terminali.
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, giace nel piano osculatore. Ne deriva che la sua proiezione sul piano perpendicolare (b , t), si confonde coll’intersezione dei due piani, cioè
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, m. ivi nel 1705, fu per molti anni professore di matematica in quella università. Devoto seguace del Leibnitz, contribuì coll’insegnamento e cogli
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Accademia della crusca
