Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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farebbe col suo pensier tanti calcoli, non commetterebbe se  stesso  ben anche e le cose sue alle procelle del mare; ma
più eccellente, più grande, più consistente, più vera dello  stesso  essere reale. Ed anche qui prendiamo a nostri maestri non
così atteggiata, tutti gli altri uomini vedessero quello  stesso  che egli vide prima ancora di così atteggiarla. Il che è
anco forniti di caratteri opposti. Ora si applichi questo  stesso  discorso alla mente che è un reale. Abbiamo veduto che ella
e lo individualizzano, rendendolo sussistente. Lo  stesso  spirito, almeno lo spirito contingente e finito, benchè
Non è egli anzi veramente assai più concepibile dello  stesso  reale? E se dei due si dovesse negare l' uno, non è egli
comune come gli eretici dalla Chiesa, e ragionano allo  stesso  modo. Infatti quando i protestanti si abbattevano in
le buone opere che quell' Apostolo commendava. Allo  stesso  modo i nostri Filosofi. L' ideale contradice al loro
noi forse? Niuno, io credo, dirà che il conoscere sia lo  stesso  che il produrre, che il creare. Anzi ciascuno che non si
suo carattere? Quello dell' oscurità, cioè d' essere per se  stesso  incognito. Se esso ha bisogno d' un' entità diversa da lui
sua conoscibilità, la sua idea, sarebbe forse per questo lo  stesso  che la sua realità? Non ancora; chè il reale rimarrebbe
e l' idealità due attribuzioni che converrebbero ad uno  stesso  oggetto; non mai un' attribuzione sola; e infatti qualche
per se stesso, l' essere reale finito è per se  stesso  oscuro ed inintelligibile, e viene solamente illuminato
reale? Egli è chiaro, che non possiamo conoscerlo allo  stesso  modo come l' essere ideale, appunto perchè questo è
qui che l' idea intuita dallo spirito produce nello spirito  stesso  qualche sentimento di sè; poichè sia questo anche vero,
dell' ideale, poichè se fosse simile, già il reale  stesso  ci si presenterebbe come l' ente ideale. Se dunque l'
con cui lo spirito giunge al reale. Dunque il reale sarà lo  stesso  sentimento del soggetto che percepisce, le modificazioni di
un principio unico, o piuttosto questo principio unico è lo  stesso  noi . Se il noi non fosse sensibile potremmo favellarne?
l' idea, noi già lo vedemmo, non racchiude il sentimento  stesso  del noi; nè ha alcun rapporto sensibile col noi; e
come già vedemmo, del reale, non è ancora il reale  stesso  percepito. D' altra parte questo reale fino che non eccede
reale di cui si conosce l' essenza nell' idea, e il reale  stesso  fuori dell' idea? In quanto all' essenza conoscibile non ve
non varia, anzi è del tutto il medesimo, io predico dello  stesso  subjetto ora la potenza ed or l' atto. Se non fosse così,
e non potrebbero essere relativi se non riferendosi allo  stesso  subjetto; non si sarebbe potuto giammai distinguere la
è in atto è in potenza; e nella potenza vi si comprende lo  stesso  atto; ma si noti bene lo stesso atto in potenza , l' atto
potenza vi si comprende lo stesso atto; ma si noti bene lo  stesso  atto in potenza , l' atto possibile , il che basta affinchè
idea. Che cosa è dunque? - E` un' attuazione di quello  stesso  oggetto che nell' idea s' intuiva; è l' atto di ciò che
cosa che è fuori affatto dell' ideale; anzi io con tutto me  stesso  sono fuori dell' ideale, perchè io sono un sentimento
questo qualche cosa che è fuori dell' ideale, nell' ideale  stesso  c' è il tipo, che è quanto dire l' essenza visibile e
è quanto dire l' essenza visibile e manifestativa: l' atto  stesso  del mio sentire, che è fuori dell' ideale è manifestato
ed affermarla in me stesso. Vero è, che affermarla in me  stesso  è lo stesso che dire che ella è in modo diverso da quello
in me stesso. Vero è, che affermarla in me stesso è lo  stesso  che dire che ella è in modo diverso da quello che è nell'
giacchè conoscendo io nell' idea questo sentimento, ed io  stesso  esperimentandolo, mi accorgo che quel sentimento, quell'
riscontrarlo nella sua essenza, ed intendere che è l' ente  stesso  di prima che noi idealmente conoscevamo, il quale è passato
percepisce il reale, noi dicevamo, lo si afferma, ma nello  stesso  tempo che lo si afferma, se ne intuisce l' essenza; giacchè
il suo atto dell' affermazione, allora è lo spirito  stesso  che dichiara, che quell' entità non è più solo possibile,
come pur noi facciamo, non potendosi predicare di uno  stesso  reale due essenze diverse. Qual' è dunque la relazione
ma che non ve l' applichiamo se non tanto quanto il reale  stesso  è atto a riceverla; il che viene a dire, predichiamo del
si tirano altrettante linee dalla superficie al centro, lo  stesso  punto è il termine di tutte queste linee, e la mente quando
come termine di un' altra linea. Prendiamo ad esempio lo  stesso  monte d' oro e i due soldi di cui abbiamo fatto menzione.
applicato al gran triangolo determina nel triangolo  stesso  una piccola figura quadrata. Ora questa determinazione non
non ha difficoltà di sorte per chi considera che allo  stesso  modo le conseguenze si identificano co' principj. Notate
se pure non si vuol negare, che la conseguenza è lo  stesso  identico principio applicato al caso. Volete rivestito il
altra affermazione precedente che applicò altre volte allo  stesso  essere reale l' idea universalissima, che prima di tutte
massime se ci riuscirà poscia di cavarci felicemente dallo  stesso  imbarazzo. Che cosa è dunque la conoscenza del reale, che
un assurdo patentissimo dire il contrario; giacchè il reale  stesso  non avendolo più presente, non potete più vederlo nè
il reale voi credete di pensare e ragionare sul reale  stesso  - Questa mia credenza è dunque un' illusione che m' inganna
o l' immagine di quell' oggetto. Applichiamo dunque lo  stesso  discorso alle immagini fantastiche. Come possiamo noi
nel nostro cervello colla loro realità? Non siamo noi nello  stesso  imbroglio quantunque abbiamo i reali presenti? Che altro
può essere, può sussistere e non sussistere (il che è lo  stesso  che conoscere la possibilità della sussistenza della cosa)
assenso dell' animo, è un assenso per cui l' animo pone se  stesso  in uno stato diverso dal primo; si rende affermante, mentre
limite il sentimento, e poscia dimostrando pure, che questo  stesso  è un allargarla soverchio. Ma noi non vogliamo nè dobbiamo,
esista qualche forza diversa da quella del soggetto  stesso  »non convien dirsi questo per la semplicissima ragione che
esser perfetto; e in somma produce in mille maniere a se  stesso  altre cognizioni senza limite, e lo scibile umano non trova
cessa di esser uomo e non diviene qualche cosa di più. Lo  stesso  Aristotele, miei signori, che avea data la sua principale
e che non sono necessarj, nell' ente finito, perchè lo  stesso  ente finito non è necessario, ma contingente. Le
conosce. Dunque il negare la cognizione delle essenze è lo  stesso  che negare il linguaggio, o anzi renderlo impossibile. Sia
per noi d' incognito; e che egli non manifesti a noi di se  stesso  niente affatto; poichè quelli che negano la cognizione
dagli altri enti, nè determinarlo per conseguente a me  stesso  in modo veruno; in tal caso non penserei un ente
ciò che v' ha di positivo nello scibile umano. Ma nello  stesso  tempo, e perciò appunto, esso è la causa della limitazione
signori, che la stessa cosa conosciuta da due uomini collo  stesso  grado di cognizione, produce talora in essi due effetti
sè stesso, primo ed assoluto soggetto, ovvero conosce sè  stesso  e gli altri soggetti con cognizione falsa, che meglio si
positiva dell' uomo, tostochè si conoscono sono per ciò  stesso  oggettivati; poichè se non fossero oggettivati non
organi sensorj, si conoscono per gli effetti prodotti nello  stesso  sentimento soggettivo, i quali effetti sono relativi alla
alla natura del sentimento, perchè sono modificazioni dello  stesso  sentimento; e perchè ogni essere suscettivo di passione,
acquisita, con quell' atto col quale lo spirito  stesso  la rende a sè conoscibile. Possiamo ora portare giudizio di
umano, e il reale è il fonte della limitazione di questo  stesso  scibile . Di qual reale parliamo noi? Di quello che è l'
due qualità contrarie contemporaneamente e sotto lo  stesso  aspetto del subietto medesimo. Dunque se l' ideale e il
necessaria dell' affermare le sussistenze; non è egli  stesso  l' affermazione delle sussistenze, e molto meno le
» e che tutte le scienze hanno per « termine immediato Dio  stesso  », e che sono (il che è conseguente) una religione . Certo
un ferro, una serpe, uno scarafaggio, un uomo, il diavolo  stesso  finalmente (scusate se faccio entrare questo personaggio)
l' oggetto del nostro conoscere è sempre Dio; Dio  stesso  è il termine immediato della nostra conoscenza, nè più nè
eziandiochè professassero l' ateismo, avevano però Dio  stesso  per termine immediato de' loro studj, quel Dio che è sempre
questo, che se rimane provato, che dichiarando esser Iddio  stesso  il mezzo unico e necessario con cui si possono conoscere
con cui si possono conoscere tutte le cose reali, è lo  stesso  che fare Iddio l' essere reale e la sostanza di tutte le
piglieremo a nostro pro un avvertimento che ci dà lo  stesso  Gioberti, ed è [...OMISSIS...] Non applichiamo no, miei
da lui le altre cose distinte, ma le fanno assorbire in lui  stesso  e così indiarsi; la seconda è propria di coloro che più
vie più col dichiarare che l' essere suo è quell' essere  stesso  che l' intendimento conosce in tutte le cose reali, e che
ideale, quanto l' elemento reale de' contingenti in Dio  stesso  percepito da noi, com' egli pretende, per un naturale
ispiegare la loro cognizione. Ma poichè il signor Gioberti  stesso  pur sente d' aver bisogno d' una apologia e d' una difesa
una parola sua, assai mingherlini. In secondo luogo egli  stesso  ci avverte di non lasciarci illudere, come avete udito, «
è purgato intieramente dal sospetto di panteismo ch' egli  stesso  teme d' incorrere; benchè predica che verrà un tempo in cui
in termini espressi, ha pronunciato solennemente che Iddio  stesso  è il termine immediato di tutte le scienze di cui si
l' Enciclopedia, e che questa è una religione, e che Iddio  stesso  è l' oggetto universale del sapere, e lo provò di qui che
Gioberti vuole tutt' altro: vuole anzi la confusione in uno  stesso  concetto della materia colla forma del sapere: ed è
cade nel panteismo, il che fa il Gioberti. Ma il Gioberti  stesso  insegna che se non si distingue la materia dalla forma del
intuito, il panteismo è irreparabile. Dunque il Gioberti  stesso  si fa la sentenza, e noi siamo costretti a dichiararlo
reali contingenti coll' idea e col sentimento, ovvero collo  stesso  Dio7Idea, di modo che quando conosciamo un reale
reale contingente, l' oggetto del nostro conoscere sia Dio  stesso  ». Ora è questa seconda questione che noi al presente
contingenti, allora l' oggetto del nostro conoscere è lo  stesso  Dio, altro non è che un manifestissimo panteismo; quindi il
perciò nel suo supposto chi conosce un corpo dee collo  stesso  atto conoscere l' infinita differenza che corre tra il
due oggetti ne fa un solo oggetto, il che, a detta dello  stesso  Gioberti, è quello che di nuovo i panteisti fanno,
tratta di conoscere oggetti finiti, è composto, secondo lo  stesso  Gioberti, di materia e di forma; e che la forma è l' idea
che l' ordine che hanno le cose nella mente è quello  stesso  nè più nè meno che esse hanno al di fuori della mente; e al
principio che l' ordine delle cose nella mente sia quello  stesso  dell' ordine delle cose fuori della mente, fu sempre
dal fare che Dio emanante e le sue fatture emanate sieno lo  stesso  oggetto, ne fa due oggetti distinti; quando all' incontro
questa, che « « le idee delle cose finite sieno Dio  stesso  » »? Io non so, a dir vero, se si possa asserire ch' essa
a concedere, che quando conosciamo un corpo materiale, lo  stesso  Iddio sia l' oggetto scientifico anche rispetto alla
anche rispetto alla materia l' oggetto scientifico è Iddio  stesso  » ». La conclusione non è bisogno che la tiriamo noi, miei
ed il necessario come aspetti diversi, sotto cui lo  stesso  essere si considera; e quello a ragion di esempio che
considerato come oggetto dell' intuito chiamasi Dio, quello  stesso  diviso poi dalla riflessione e dall' astrazione diviene
un' altra via per vedere se gli riesce di conciliarsi seco  stesso  con più onestà. Egli immagina dunque due enti possibili
dalla medesima idea, la quale avrebbe perciò ad un tempo  stesso  dell' umano e del divino. Laonde egli sembra che la
rispetto alla materia, quando pure Iddio sarebbe non lo  stesso  oggetto, ma un oggetto diverso? Di più, se « « l' idealità
», non potendosi vedere l' atto creativo senza vedere lo  stesso  Dio. Non sono questi ed altrettali gli errori che noi
sarebbe un negare il fatto più manifesto, ed il Gioberti  stesso  nol nega parlando anch' egli di sostanza contingente e di
. Qui già Iddio è convertito nel fato, al quale lo  stesso  filosofo poco prima aveva attribuito la necessità
purgato il suo sistema dal panteismo, di cui teme egli  stesso  possa venire accusato, conveniva che oltre quelle
sì grave sentenza sulla natura del suo sistema nel tempo  stesso  che rispettiamo senza limite le sue intenzioni. Nell' opera
via di astrazione il possibile dal reale, voglia poi allo  stesso  possibile astratto dare la realtà, benchè coll' astrazione
di negativo, perciò senza che in Dio si distingua dal suo  stesso  Verbo (1), distinguendosi solo rispetto all' uomo a cui è
giustamente sul Rosmini, o ricade piuttosto in capo allo  stesso  Gioberti. In quanto al Rosmini, voi sapete che egli insegna
trova per essenza e illimitato da tutti i lati, e che è Dio  stesso  non punto nè poco diviso dalla divina natura. Ma dice di
poi per via d' analisi, in Dio, anzi egli dice che Dio  stesso  è l' ente astratto, è il possibile considerato sotto un
in sè l' idea del possibile. Ma avvertite, che egli  stesso  altresì è quegli che dice parimente, che l' ente astratto e
parmi assai chiara; il finito, il soggettivo, il soggetto  stesso  umano col quale s' immedesima l' essere astratto è in Dio
filosofico (il che è andare certamente al di là dello  stesso  dogma), purgato interamente e pienamente il suo sistema da
Quest' avvertenza ce la insinua egli stesso, poichè egli  stesso  ci ammonisce [...OMISSIS...] . E veramente se gli stoici
nuova ed importante ricerca. E prima osserviamo come lo  stesso  signor Gioberti confessi di non avere altro rifugio che il
ci narra la storia dei suoi pensieri, parlando di se  stesso  in terza persona così: [...OMISSIS...] . Dal qual passo
di sant' Agostino e di s. Bonaventura, la quale nello  stesso  tempo che li concilia con s. Tommaso, li salva ancora da
Convien dunque dire, stando alle confessioni dello  stesso  signor Gioberti, ch' egli si vanti di seguire dei
Il primo di tutti gli assiomi, sul quale si fonda lo  stesso  principio di contraddizione, e da cui procede la forza d'
è nuovo il modo col quale la riflessione umana considera lo  stesso  oggetto dell' intuito. A questo appartiene la sintesi
[...OMISSIS...] . Ma consideriamo un altro luogo dello  stesso  Autore, acciocchè, quanto si rende più chiaro il suo
dalla diversa maniera colla quale lo spirito nostro vede lo  stesso  oggetto. Se dunque l' oggetto è lo stesso, benchè le
oggetto è lo stesso, benchè le potenze sieno diverse; se lo  stesso  oggetto rispetto ad una potenza è Dio, rispetto all' altra
a rigor di termini, non già il centro universale, ma lo  stesso  circolo; giova che noi vediamo d' intendere a fondo quale
[...OMISSIS...] . Udiamo su di ciò nuovamente spiegarsi lo  stesso  Gioberti: [...OMISSIS...] . Dalle quali parole, unendole
perchè in quell' ordine delle cose contingenti vi è lo  stesso  che nel primo, oggetto dell' intuito, lo stesso che in Dio,
vi è lo stesso che nel primo, oggetto dell' intuito, lo  stesso  che in Dio, ma con questo divario che l' oggetto dell'
massime del nostro tempo, fanno uso, come c' insegna lo  stesso  Gioberti. Alle quali frasi magnifiche si potrà dunque senza
fantasmi e dai sogni, se non vedessimo quelli nell' oggetto  stesso  dell' intuito (1), secondo il Gioberti; e però conviene che
confusamente nell' oggetto intuíto. [...OMISSIS...] . Allo  stesso  genere di frasi non si può a meno di ascrivere quell' altra
attesa la sintesi dell' atto creativo che risponde nello  stesso  tempo all' uno ed all' altro oggetto. Poichè
spirito umano, comune a Dio ed alle creature, non sia nello  stesso  tempo l' idea posseduta da Dio stesso. Questa impressione
rende simili fra di loro Iddio e le cose create, è nello  stesso  tempo [...OMISSIS...] . Voi vedete dunque, miei signori,
è una modificazione dello spirito umano; e che nello  stesso  tempo è l' idea divina, che è quanto dire Dio stesso (2).
nello stesso tempo è l' idea divina, che è quanto dire Dio  stesso  (2). [...OMISSIS...] . Certo in qual modo la stessa idea
possibile comune a Dio ed alle creature, dichiarando nello  stesso  tempo che questa comunità, questa similitudine di Dio e
ad un tempo cose ed idee, acquistano ad un tempo e collo  stesso  atto creativo l' esser cose e l' essere idee, trapassando
quella ragione necessaria, che è l' idea divina e Dio  stesso  è passata nelle cose create coll' atto creativo, e passando
riserbata alle create esistenze, e d' intromettere nello  stesso  tempo il panteismo a man salva nelle menti de' suoi
si fa col movimento e trapassamento dell' idea di Dio e Dio  stesso  nella creatura (rimanendo quell' idea e sostanza divina
l' intelligibilità divina, secondo il signor Gioberti, è lo  stesso  che la mente divina, onde dice che [...OMISSIS...] . Non è
nella loro intelligibilità, ed elle sono idee (ciò che è lo  stesso  pel signor Gioberti che dire cose reali); e però sono
si creano anche le idee. Ma no che in un altro momento lo  stesso  signor Gioberti scrive all' opposto: [...OMISSIS...] . II A
» », giusta un' altra dichiarazione non meno espressa dello  stesso  Filosofo, vi ha un gran numero d' idee, ossia d'
posson creare (onde la creazione rimane abolita); come lo  stesso  signor Gioberti ha poi continuamente in bocca la parola
Filosofo. Da tutti i lati spiccia la stessa conseguenza, lo  stesso  puro e putido panteismo; sicchè si può dire a ragione che
com' è data nell' intuito, è Dio stesso. Ma nello  stesso  tempo egli ci dice, che l' oggetto dell' intuito è quello
vengon questi creati; e poichè in ogni particolare v' ha lo  stesso  universale individuato, perciò gl' individui identici nell'
che così la pensi il signor Vincenzo Gioberti, perchè egli  stesso  ce ne assicura. Con queste spiegazioni che egli medesimo ci
albero diviso in due tronchi, e quell' oggetto è l' oggetto  stesso  della riflessione nella sostanza, non differendo che nella
e il concreto sensibile è il contingente, cioè Iddio  stesso  che concentra la sua realtà in un punto individuandosi.
senza intuire le esistenze che sono il creato, di cui Iddio  stesso  è assai meglio l' attuazione? « Quindi (soggiunge di nuovo
cioè Dio, l' individuarsi del quale è l' atto creativo. Lo  stesso  egli ci ripete in altro luogo: udite attentamente:
individuale è Iddio partecipato in un modo finito, il corpo  stesso  nella sua realità e individualità ha la natura di Dio,
di soprannaturale, e di poter dire in qualche modo a se  stesso  che cosa il soprannaturale si sia. Nulladimeno non parmi
che trattino di Filosofia o di Religione, come egli  stesso  giustamente osserva), tuttavia non trovo da lui dichiarata
». Ma non mi posso tenere dal dire a Lei nello  stesso  tempo in tutta confidenza, che parmi di ravvisare anco
nella realtà del fatto, egli è uopo rispettarlo, allo  stesso  modo come è uopo rispettare l' altrui campo, l' altrui
per es. che nell' idea dell' albero ci fosse l' albero  stesso  reale; giacchè in tal caso un' idea sarebbe un albero, o un
che sta presente alla mente umana per natura, sia egli  stesso  un tutto, non è però questo tutto che si cerca, chè non ci
procedere la mente umana: e però dicevano, come Aristotele  stesso  attesta, che « « gli enti erano imitazione ( «mimesis») de'
e non d' un singolare doppio reale. All' incontro quando lo  stesso  Aristotele dice, che i Pitagorici dicevano i numeri essere
coll' altra. Incontrandosi poi in cose che avevano lo  stesso  numero di elementi distinti col pensiero, era naturale che
delle cose, cadendo in quella contraddizione che osserva lo  stesso  Aristotele, allora era la mente quella che nel suo segreto
stessa degli enti, ossia l' ente definito, che era lo  stesso  per essi che il numero determinato, come continua
niun progresso di scienza si farebbe mai, rimanendosi nello  stesso  circolo e nulla di più sapendosi di ciò che si sapeva a
la dualità » » [...OMISSIS...] . Aveva detto chiaramente lo  stesso  Aristotele che il pari ( «to artion») (3), era l'
secondo la testimonianza d' Aristotele? come può esser lo  stesso  l' uno e la diade? A sciogliere questa questione parmi
« esser similissimo all' uno e ordinato prossimamente allo  stesso  uno e all' uno cognatissimo »(3) ». Ma come dunque
« essenza », che è l' uno secondo Platone, come Aristotele  stesso  attesta quasi nello stesso luogo dicendo: [...OMISSIS...] .
secondo Platone, come Aristotele stesso attesta quasi nello  stesso  luogo dicendo: [...OMISSIS...] . Così il puro indefinito è
da Platone al procedere dialettico della mente. Ma allo  stesso  modo si concepiva il processo ontologico delle cose dall'
in seno di quello essenzialmente contenuto. E vedesi qui  stesso  l' origine della doppia materia platonica, l' una reale, l'
cosa che all' ente appartiene (1). E però Aristotele  stesso  non ricusa assolutamente di chiamare elemento « « quello
all' essere delle cose; onde, quando applicano al primo lo  stesso  linguaggio, e poi l' applicano al secondo, esso cangia di
a considerare, ei dovea esercitare la dialettica allo  stesso  modo, colle stesse operazioni. Potea dunque il filosofo
non si potrebbero concepire, risulta che col ripetere lo  stesso  discorso si potrebbero distinguere elementi all' infinito.
essere ciascuna parte se non sia una, conchiude che « « lo  stesso  uno, distribuito dall' essenza, sia molti e un' indefinita
» (2) »; e non solo l' ente uno ( «to on hen»), « « ma lo  stesso  uno ( «auto to hen») sia molti » », poichè « « nè l' ente
la decima coppia pitagorica [...OMISSIS...] , e nello  stesso  tempo la forma sferica data all' ente da Parmenide; Platone
non è nè un medesimo nè un diverso dalla parte. Ora lo  stesso  uno non è nè parte di se stesso, nè tutto di se stesso,
l' uno è altro dall' uno. Dunque egli è il medesimo con se  stesso  . Ma sotto un altro aspetto è anche diverso da se stesso,
cose, come essente nella mente divina, è diverso dall' uno  stesso  emanato da quella mente, e imposto come forma alle cose, ha
è diverso dall' uno, non si rassomigliano punto (2); e lo  stesso  si conchiude, se si considera il non uno in quant' è
se non la prossimità e l' aderenza d' un uno essente a se  stesso  e a ciò che non è uno. E dice, che sotto un aspetto e preso
l' uno dunque tocca l' uno, è aderente a se stesso; e lo  stesso  dicasi se per uno si prenda ciascuna parte, che, come
dell' uno. Ma se l' uno in tal modo considerato è in se  stesso  e tocca se stesso, egli non tocca l' altre cose, appunto
altre cose, appunto perchè si considera come essente in se  stesso  e non nell' altre cose. Ma abbiamo anche veduto che l' uno
sotto diversi aspetti, è maggiore, minore ed uguale a se  stesso  e all' altre cose. La chiave di questa nona Antinomìa si è,
grandezza assoluta, in tanto l' uno può dirsi uguale a se  stesso  e all' altre cose, cioè nè piccolo, nè grande, non
egli, secondo diversi aspetti, sia maggiore e minore di se  stesso  e dell' altro, e sia anche uguale a se stesso ed all'
minore di se stesso e dell' altro, e sia anche uguale a se  stesso  ed all' altro. Veduto questo circa la relazione di quantità
e dice, che se l' uno è uguale, e maggiore, e minore di se  stesso  e dell' altre cose; dunque deve essere anche più e meno di
dell' essenza col tempo presente (1), come pure lo  stesso  era ( «to en»), e lo stesso sarà ( «to estai») è
presente (1), come pure lo stesso era ( «to en»), e lo  stesso  sarà ( «to estai») è partecipazione dell' essenza. Ma il
è anteriore o posteriore, più vecchio o più giovane di se  stesso  identico, ma con un' altra modificazione. Per ciò che
sono reciprocamente più vecchi, ed anche più giovani, lo  stesso  discorso vale in entrambi i casi. Ma in quanto sono uguali
perciò l' uno è e diviene più vecchio e più giovane di se  stesso  e dell' altre cose, conchiude che l' uno, se è, cioè se ha
a sè e rispetto all' altre cose. . Simile Dissimile, a se  stesso  e all' altre cose. 9 Toccante Non toccante, se stesso e l'
a se stesso e all' altre cose. 9 Toccante Non toccante, se  stesso  e l' altre cose. 10 Maggiore Minore ed Uguale, a se stesso
stesso e l' altre cose. 10 Maggiore Minore ed Uguale, a se  stesso  e all' altre cose: a ) di grandezza, b ) di numero, c ) di
insieme. Se non comunicano, l' uno è identico a se  stesso  e diverso dall' altro; e se convengono entrambi all' ente,
operazione della mente, i suoi elementi, giacchè questo  stesso  d' aver la potenza di distinguersi colla mente dall' ente
sia. E poichè ciascuna dell' altre cose è non ente, l' ente  stesso  è uno [...OMISSIS...] , e non è l' altre cose numero
quiete nel termine dell' atto, nè si può paragonare con se  stesso  e dirsi identico, nè paragonare co' suoi predicati e dirsi
si concepisce senz' essere unificato, cioè senza che di lui  stesso  si predichi l' uno, di maniera che l' uno e l' esistenza
Ma, mentre in quello introducendo a parlare Parmenide  stesso  vuol dimostrare che dagli stessi principii conceduti dall'
non ente », non è nulla, ma tutto ciò che non è il concetto  stesso  dell' ente: e però che anche il non ente, è in qualche
anche il non ente, è in qualche modo, ed è l' essenza dello  stesso  ente [...OMISSIS...] , ed ha una sua ferma natura
il ragionamento che vi ci ha condotti, trova nell' essere  stesso  per sè considerato la sua fermezza e immobile consistenza:
seconda ipotesi del Parmenide. Ora questo già non è più lo  stesso  uno logicamente primo [...OMISSIS...] . Di poi l' uno, sia
intrinseco di lui [...OMISSIS...] . Poichè il moto è lo  stesso  atto dell' ente, e lo stato non è già una sua passione, e
la prima bellezza [...OMISSIS...] , e in tal caso è lo  stesso  uno e lo stesso bene. O s' intende quel bello che rifulge
[...OMISSIS...] , e in tal caso è lo stesso uno e lo  stesso  bene. O s' intende quel bello che rifulge nelle idee, e
ancora la mente ( «nus») da' generi, come quella che è lo  stesso  ente da tutti i generi composta [...OMISSIS...] . E qui si
altre da quella. Così il primo ente è uno e molti: e allo  stesso  modo ciascuno dei secondi enti e delle seconde menti (chè
produzione de' diversi ordini di intelligenze. Questo  stesso  è il principio da cui si trassero le genealogie degli Eoni
sia essenzialmente diversa dalla prima Mente. E lo  stesso  si può argomentare circa le altre emanazioni. Non crediamo
concetto che può avere la frase « esser sufficiente a sè  stesso  »: perchè questa può intendersi d' una sufficienza reale e
reale e piena, e in tal caso non è sufficiente a sè  stesso  se non quello che è tutto sentimento, tutto intelligenza,
può contenersi in essa che una cognizione generica, per ciò  stesso  imperfetta. Ma come fa tutte le cose la Mente? Allo stesso
stesso imperfetta. Ma come fa tutte le cose la Mente? Allo  stesso  modo come l' Uno fa la Mente. Quando la mente è perfetta,
debba considerare come un' altra sostanza o ipostasi. E lo  stesso  dice dell' Anima rispetto alla Mente (2). Il qual pensiero
costituire un altro subietto diverso dal primo. Ma per ciò  stesso  rimane l' imperfezione nel primo, che essendo diverso non
cade in un errore affine, quando ripone nella materia lo  stesso  male per sè «tuto to ontos kakon» (1). Errore veniente dal
Egli concepisce le categorie come sommi generi, e nello  stesso  tempo come principii elementari dell' ente. Al di sopra e
cinque menti, cinque ipostasi, e non una sola. E lo  stesso  è da dire dell' Anima, che egli fa constare di generi
più subietti, nè risultare da più subietti, benchè nello  stesso  subietto più cose si possano distinguere col pensiero, ma
vincolo possa avervi tra l' uno e i molti: che non sia egli  stesso  o uno o molti. D' altra parte i Platonici identificano l'
moltiplicità: e, come la fede pone tre persone nello  stesso  Dio, così la ragione non può dimostrare in ciò alcun
osserva, che essi [...OMISSIS...] . Ma seppe poi Aristotele  stesso  andare immune da una censura, se non uguale, simile a
che non separavano le idee da' reali, come dice egli  stesso  (1), e in questi soli vedevano le sostanze. Ma rivolgendosi
e all' uso che se ne fa. Di che avviene, che lo  stesso  nome si adoperi ora univocamente , ed ora equivocamente
nome hanno sempre tra loro qualche ordine o rispetto; e lo  stesso  esempio che arreca Aristotele de' nomi equivoci, cioè della
comune esprime varie loro relazioni di dipendenza con uno  stesso  oggetto a cui primieramente spetta il nome [...OMISSIS...]
del pensare umano, per la quale l' uomo vuole rendere a se  stesso  sensibili e vestire d' imagini le idee. I detti nomi
albero, o del monte, o del letto; noi abbiamo usato lo  stesso  nome a indicare più cose aventi la stessa proporzione ai
la quale non appartiene all' essenza dell' essere  stesso  assoluto: per es., il colore od altra cosa materiale per
tali vocaboli esprimano doti e pregi dell' essere  stesso  assoluto, tuttavia non ce ne formiamo il concetto positivo,
è quanto è (3). Che dunque i predicabili significhino lo  stesso  essere in dieci modi diversi, questo s' intende. Ma anche
Il riconoscere nondimeno che sono « essere per sè », è lo  stesso  che confessare che non ricevono l' essere dall' atto della
E questa disposizione e atteggiamento è appunto lo  stesso  atto dell' affermazione. Di che anche questo è una prova,
Onde, sopravvenendo la riflessione, questa contempla lo  stesso  oggetto vestito della negazione o dell' affermazione dello
operazioni dello spirito, parte è lavorato dallo spirito  stesso  affermante o negante. Così la cecità è l' oggetto, cioè il
delle sue proprie disposizioni, e di convertire poscia a sè  stesso  queste disposizioni soggettive in enti, significandoli con
essendo suscettibile di sentimenti, ed essendo egli  stesso  un sentimento primo e sostanziale, vede il reale, cioè il
da vestigŒ o immagini del reale; e però si deve dire quello  stesso  che si disse della percezione. Tuttavia nella percezione e
di un ente . - In un ente semplice ed indivisibile per sè  stesso  la mente distingue più cose, le quali non si trovano
se l' uomo conosce la loro falsità, o ipoteticità, con ciò  stesso  sfugge all' errore, riconoscendolo. VII Suppositare - Enti
fosse per Aristotele il medesimo: certo è, che Platone  stesso  prende l' «usia», ovvero l' «on», come l' indeterminato, l'
alla specie , e subietto delle differenze . Ma il subietto  stesso  e la materia prendono significati diversi tanto presso
può costituire la materia reale? Se al genere, secondo lo  stesso  Aristotele, sono necessarie le differenze [...OMISSIS...] ,
non isvilupparono mai il concetto di persona; e questo  stesso  vocabolo, nel senso filosofico, è dovuto ai dottori
concetto, potendo il ricevente ricevere senz' esserne egli  stesso  modificato. Che se di più si considera la spiegazione che
Che se di più si considera la spiegazione che il nostro  stesso  filosofo dà delle Categorie, vedesi che egli riduce alla
comprende la differenza specifica e la specie, che è lo  stesso  genere coll' aggiunta della differenza. Dice adunque, che
Questo argomento si potrebbe rovesciare, e riterrebbe lo  stesso  valore del precedente, dicendo: « Il necessario e l'
dal Verbo, non è però vero che vediamo per natura lo  stesso  Verbo, o il modo col quale le idee si unificano nel Verbo.
il tempo come termine di confronto, tuttavia non è lo  stesso  tempo. Laonde quel tempo puro di cui parla Kant come
l' hanno tutti i corpi, ciò è indubitato; ma che lo spazio  stesso  sia un concetto, questo è falso. 5 Kant dice che
l' avvertenza che quella divisione di forme, secondo lo  stesso  scopo dell' autore, non è ontologica , ma puramente
credere ch' ella è verace, ovvero intende di mentire egli  stesso  (e, s' egli mente, la ragione è giustificata); ovvero egli
, e per coglierla con sicurezza, che cosa fa? Le mette egli  stesso  in bocca le parole che ella deve dire per contraddirsi: la
contraddizioni. L' alta persuasione che dimostra Kant di sè  stesso  arriva a tutto ciò, ed ecco adunque, come la ragione umana
l' antitesi, in tal caso non è più la ragione, ma è egli  stesso  che si contraddice; almeno il certo ed evidente risultato
ella, qual causa, abbia luogo nel tempo; perchè il tempo  stesso  è l' effetto di quella causa; e però ella è affatto immune
Egli dunque ha due tendenze: 1 La prima è di sollevar sè  stesso  sopra la ragione, giudicandola dall' alto del suo
ma è la sapienza in generale. Della quale difficoltà lo  stesso  Kant ebbe sentore; e fu costretto a confessare che la
pura non è coscienza, se teniamo fermo quello che lo  stesso  Fichte ci ha accordato, cioè che la coscienza esiga un
quale non ha coscienza di sè che per riflessione, come lo  stesso  Fichte ci accorda, e però ha bisogno di essere oggettivato
distinta dalla natura dell' IO. Così, quando io affermo me  stesso  da una parte, e dall' altra affermo un cavallo, una stella,
Io, ed alla coscienza, e fin qui l' argomento corre. Lo  stesso  Fichte dice, che prima che noi venissimo al pensiero della
Solo ritornando lo spirito in sè, egli PONE SE`  STESSO  come un essere riflettente e pensante, ed allor solo ci
all' Io, onde cadde nell' assurdo d' ammettere due Io nello  stesso  soggetto? (1). Da quel principio male applicato che « tutto
il principio intelligente, il quale è sempre identico a sè  stesso  in tutte le sue operazioni, e vi è il termine, ossia l'
valore, se non tradotte in quest' altre: La coscienza di me  stesso  comincia in me con un atto mio proprio di riflessione, e
questa parola in senso generalissimo, perchè l' essere  stesso  è un atto; e quest' atto in qualche modo pone l' essere,
non è mica l' atto del mio pensiero, o la riflessione sullo  stesso  (la coscienza). Ma, che cosa fanno i sensisti? Dopo aver
esser falso il principio, « che l' azione di porre sè  stesso  supponga un Io puro ed assoluto »; quest' azione altro non
ponente non è un altro spirito, un' altra sostanza; ma lo  stesso  spirito di prima, identico. Onde, come le riflessioni sono
dice Io. E` falso parimente, che si abbiano due Io nello  stesso  uomo, l' uno ponente e puro, l' altro posto ed empirico. Ed
dal trovar strano che un ente che ancor non è dia a sè  stesso  l' esistenza, o, come essi dicono, si ponga, vanno avanti,
di essere, è NULLA. 2 Ma la coscienza è un atto dell' uomo  stesso  riflettente sul proprio essere dunque il NULLA, cioè quell'
la ragione sufficiente di tutto l' ente; perocchè lo  stesso  principio dell' atto ha bisogno d' un' altra ragione che ne
atto di cui l' Io posto è il termine. Così lo descrive lo  stesso  Fichte, quando dice, che l' Io puro è superiore all' Io
perocchè l' uomo non è mica attivo sul mondo collo  stesso  atto con cui è passivo. Non si possono negare all' Io
Non già; ma, credendo di spiegarla, egli vuole che l' Io  stesso  produca a sè la resistenza e l' opposizione. Con questo
la difficoltà molto maggiore come sia possibile che l' Io  stesso  sia l' autore d' un ente che gli resiste e lo limita.
altra parte Fichte dice: « « Tostochè l' Io comparve a sè  stesso  nel mondo, egli dovette per legge della sua coscienza
ma si nega che quest' essere ideale senza limiti sia lo  stesso  Io; perchè l' oggetto intuìto, non è il soggetto intuente.
e l' altro; e che perciò conviene supporre, che il soggetto  stesso  si trasformi in oggetto, e rappresenti come due personaggi.
Or non vale il dire, che, producendo il soggetto a sè  stesso  l' oggetto, produce anche il nesso che lega seco quell'
e della certezza, e di questo ci congratuliamo; ma, nello  stesso  tempo che in questo vero egli conviene meco, stimò bene di
oggettivare ), ma non è già vero, che sia conosciuto per sè  stesso  senza l' idea. Onde non essendo conosciuto per sè stesso,
a conoscere la perfezione degli esseri, ed a produrre a sè  stesso  gl' ideali delle loro perfezioni; certo, dee suscitarsi in
uomo, l' uomo perfettissimo, è l' uomo che riconosce sè  stesso  nulla dinanzi al tutto che è Dio, onde sente d' avere ogni
isolandosi da ogni oggetto lo spirito non trova più che sè  stesso  »: ma essi non riflettono che cosa si esige acciocchè lo
non analizzano questa operazione. Lo spirito non trova sè  stesso  se non percipendosi. Ma non si può percepire, se non si
sa che cosa sia ente . Ora sapere che cosa sia ente, è lo  stesso  che avere l' idea dell' ente. Lo spirito adunque non può
lo spirito è nelle tenebre; non conosce più nulla, nè sè  stesso  nè l' altre cose. Anzi lo spirito così accecato cessa d'
gli antichi intendevano, che quello che non ha già in sè  stesso  l' atto dell' esistere, dee riceverlo da altro; e però
poter creatore, è impotente , perchè si sforza di porre sè  stesso  in un modo incondizionato, e non vi perviene giammai. Ma l'
della Schellinghiana filosofia (a cui però l' autore  stesso  più tardi dovea aver rinunziato). Questo è il seguente:
del perchè Iddio abbia bisogno o voglia di porre a sè  stesso  delle limitazioni apparenti; b ) Se le limitazioni di Dio
il principio di assolutità . Se dunque il sentimento  stesso  si pone essere un' illusione, manca la base di un tale
non può essere in alcun modo l' idea. XII A cagione dello  stesso  errore fondamentale egli disse che lo sviluppo delle
avere un concetto verace se in pari tempo non neghi a sè  stesso  che i colori sieno i suoni. La necessità dunque d' una
assoluta . Ma tutto questo sistema diverrebbe con ciò  stesso  sterile, perchè si acchiuderebbe nel mondo ideale, senza
non solo fossero spiegati tutti i misteri, ma ben anco lo  stesso  universo che doveva uscire dal pensare come i miti dell'
due concetti opposti, e direbbe un manifesto assurdo allo  stesso  modo di colui che dicesse che il nero è bianco, o che l'
l' idea col verbo, il concetto col giudizio, è lo  stesso  adunque, che: 1 Confondere quello che è oggetto dell'
reale. Quindi per Hegel la dialettica è il movimento dello  stesso  concetto; è lo stesso concetto quel che dialetticizza , non
la dialettica è il movimento dello stesso concetto; è lo  stesso  concetto quel che dialetticizza , non è più lo spirito
così staccati ne deturbò la logica coerenza), nello  stesso  tempo che molto declama contro questo filosofo. Egli non
che è cosa soggettiva , col concetto che è l' oggetto  stesso  intuìto. Ora il perdere di vista la differenza essenziale
egli classifica ciò che pensa secondo forme vuote che egli  stesso  impone alle cose in virtù dei segni verbali, rispetto a'
in una) pel primo logico , e avendola fatta passare per lo  stesso  subietto, a cui ella appartiene, ed essendo questo
ai diversi soggetti. Quello che è singolare si è, ch' egli  stesso  confessa di dover trattare del suo essere (l'
ne pubblicò più recentemente una confutazione. Lo  stesso  Calybaeus nella sua « Critica di Hegel » dice:
formare una classe a parte, come dicevamo. E veramente lo  stesso  Cousin viene poi a classificare i modi delle sostanze, dove
significate dalle parole, nè l' idea di uno può essere lo  stesso  che la cognizione che Iddio ha di sè come conoscente,
varietà s' applica egualmente a qualsivoglia pluralità. Lo  stesso  dicasi dell' idea di relazione. Queste idee adunque non
che Iddio percepisse sè stesso; poi, che rifletta su di sè  stesso  e si percepisca di nuovo in due modi, come percipiente e
di modi: cose tutte ripugnanti e distruggenti il sistema  stesso  di Cousin che pretende trovare in Dio tre modi, ossia tre
ma sussistente in un modo al tutto diverso dall' idea. Lo  stesso  si dica delle altre due idee, che non sono certamente il
riferendo il mondo a tale idea, il conosce, nol crea. Lo  stesso  dicasi della relazione come tale, cioè come astratto della
mano di Dio, ossia che sono in Dio. Ma osservate nello  stesso  tempo che non tutte le cose conoscono questa presenza
che guidato da una volontà depravata non pensasse che a sè  stesso  e alle cose basse, terrene e viziose. Onde benchè a Dio
dà solo quello che dà a tutti gli altri uomini, ma dà sè  stesso  per modo che quell' anima ha non solo presente, ma unito
abbraccia intimamente a sè; e questo suo bene diffonde sè  stesso  in lei, la giustifica, la purifica ogni dì più colla sua
non posso e non devo reputarli tali, perchè ingannerei me  stesso  e loro altresì; e farei loro del danno se li lodassi o
Santo il credere che in questa vita possa ad un tempo  stesso  esser felice lo spirito e la carne, [...OMISSIS...] . E` un
tutti i santi! E` un grave errore poi il dirigersi da sè  stesso  nelle vie dello spirito; ma conviene ricevere la direzione
specialmente da un giovane, che osa farsi maestro a sè  stesso  di perfezione. E` un atto di superbia, d' immortificazione,
è poi un atto di presunzione e di superbia, rassomigliar se  stesso  ad una lampada accesa che arde dì e notte al cospetto di
di cui tante poche azioni si conoscono, che non facesse lo  stesso  san Paolo con tante fatiche e predicazioni. Questo solido
vuole altro da essi, anche questo il fa conoscere per lo  stesso  mezzo. Così l' uomo è sempre guidato da Dio, ed è sicuro di
e pregare senza intermissione per arrivare a conoscere sè  stesso  e quello che di giorno in giorno si va operando e formando
ed anche di mortale egritudine, senza saper dire a sè  stesso  come sia arrivato ad un termine così funesto. Quanti per
persona morale che bene ordinata e concorde lavora per lo  stesso  fine, Iddio; che ha per mano la medesima impresa e i
gustato io nel ricevere la notizia colla cara vostra del dì  stesso  della Natività di Maria, che avrà presentata la vostra
« Hoc est praeceptum meum, ut diligatis invicem », che è lo  stesso  scopo, e la tessera, e il tesoro del minimo Istituto; l'
tanto più facile, quanto più rimetterete nelle mani di Dio  stesso  l' esito de' vostri esami, vincendo l' amor proprio, e
movimento d' amor proprio; 2 Se sia un effetto dell' atto  stesso  buono, o piuttosto l' effetto d' un atto di riflessione
di che natura sia quel movimento che sentite nascere in voi  stesso  quando fate qualche buona azione, se non forse per via di
c' è peccato, ma non c' è neppur merito, non eccede, in se  stesso  considerato, la linea del lecito; poichè questo non è che
dal peccato d' origine, il diletto soggettivo che per se  stesso  e per sè solo non è morale, ma piuttosto fisico, e però nè
trasmoda, e si rende sproporzionato, e per ciò  stesso  disordinato. Se noi vogliamo fare l' analisi di questo
ed i pericoli per la cristiana umiltà; e poi faremo lo  stesso  del diletto riflesso. Questo primo diletto nasce, come
di trattenere l' attenzione; così giudica ad un tempo se  stesso  con troppo favore, e con troppo sfavore degli altri:
se in pari tempo non trova la maniera di fare nascere in se  stesso  un altro sentimento più potente (sebbene talora profondo e
minore, tanto più arrecano un sentimento vivo, e perciò  stesso  pericoloso ». Con questo si spiega perchè chi è più
volta col suo giudizio preferisce in un modo universale se  stesso  agli altri, come il Fariseo, che diceva, « non sum sicut
giudica di quello che non sa, ogni qual volta antepone se  stesso  a qualche altro individuo, per rispetto alla virtù
affissò e concentrò il proprio sguardo in se stesso, e a se  stesso  solamente applaudì con applauso assoluto, dimenticando
conoscendo intimamente il fondo dell' animo mio, potete voi  stesso  attestare, e quello che tante volte ho già espresso in
tutte le vostre pene e i vostri combattimenti, e nello  stesso  tempo che ve ne sento tutta la compassione, porto fiducia
indulgenza dei miei lettori sui difetti del lavoro; e nello  stesso  tempo giustificare in qualche modo l' ordine seguito in
cieco ossequio con cui da prima aveva scemato e legato a se  stesso  il libero esercizio del proprio pensiero. E siccome i primi
che è singolare nei reali, è poi universale nella mente? Lo  stesso  Boezio con molta giustezza osservava che il genere
nulla di lui da darsi ad un altro singolare. Oltre a ciò lo  stesso  Boezio spinge rigorosamente avanti la difficoltà. Dimostra
ed eccoci nel nominalismo di Roscellino. Vero è che Boezio  stesso  si fa a risolvere poi quella difficoltà, già da lui
penna degli scrittori. Abbiamo veduto che il nominalismo  stesso  si trova nel germe in Boezio (1), e se ne trovano altre
a precisione di contorni, ma tracciati alla grossa: e lo  stesso  realismo si divise in più scuole, nessuna delle quali
si distinguevano per l' essenza , essi, con questo  stesso  prendevano la parola essenza in significato di essenza
sottigliezze per dimostrare che l' individuo reale era egli  stesso  universale , sia per la moltitudine , sia per la
Dio che l' uomo ha per una percezione intellettiva di Dio  stesso  »: in questa s' apprende la realità divina, non già colla
in Cristo. Nondimeno l' uomo, impotente a percepire da se  stesso  la realità di Dio, capace soltanto di conoscerlo idealmente
quest' ammanco della sua cognizione, raggiungendo Dio  stesso  nella sua reale sostanza. E a tal fine, non soccorrendolo
realissimo, che immediatamente e graziosamente presenta se  stesso  alla sua creatura senza confondersi con essa. Laonde quand'
produzioni di Dio e non qualche cosa d' essenziale a Dio  stesso  (2): siano cioè la prima produzione, il disegno, l'
e il concettualismo delle scuole ebbero il loro germe nello  stesso  realismo aristotelico . La prima proposizione del realismo
filosofo di queste scuole si dava cura di rendere a se  stesso  o agli altri un conto accurato delle proprie idee: anzi
cercava e credeva di trovarla nelle realità sensibili dello  stesso  universo, e se n' aveva il naturalismo , il razionalismo ,
nel tempo nostro, altro non facciamo che combattere lo  stesso  nemico sullo stesso campo? L' averroismo , figliuolo, per
altro non facciamo che combattere lo stesso nemico sullo  stesso  campo? L' averroismo , figliuolo, per generazione logica,
ch' ella fece nel secolo XVIII, indica troppo bene lo  stesso  fuoco vulcanico che coperto in parte da ceneri e da rovine,
deplorabili calamità a cui questa nazione soggiacque. Lo  stesso  studio incessante d' interpretare benignamente Aristotele
il diritto politico ecclesiastico ; e sotto il regno dello  stesso  sistema filosofico, esso degenera in una guerra
si riducono in Dio che n' è principio, causa formale egli  stesso  del mondo (4). Le conseguenze si possono negare,
da quegli stessi germi di corruzione che portava in se  stesso  (1): si tentò dunque per un poco di far senza della
ed Edoardo Brown fecero l' apologia di Ockam, e nello  stesso  secolo il nominalismo fu rivestito a nuova foggia dall'
detto innanzi, il realismo e il nominalismo nascono dallo  stesso  errore aristotelico, cioè che « l' universale sia nelle
dottrina e non due sistemi, sono due conseguenze dello  stesso  principio. Questa dunque del nominalismo fu la faccia
nel suo spegnersi: in Germania scoperse di nuovo, nello  stesso  periodo, anche l' altra cioè la mistica . E questo accadde
a noi pervenuti; 2 nella maniera colla quale Aristotele  stesso  scrisse quasi a brandelli molte sue cose, senza forma
della dottrina d' Aristotele, il non averla egli  stesso  voluta esprimere chiaramente, ancor che non si voglia
tuttavia si potrebbe dubitare, senza temerità, s' egli  stesso  si sia costruito in mente un sistema filosofico unico,
classi ciascuno dei libri si debba riferire, e forse uno  stesso  libro ora è composto di brandelli d' altri da distribuirsi
posti a ciascuna non sono ancora tutti quelli ch' egli  stesso  attribuisce nell' uso che ne fa. Finalmente talora adopera
senza però trovar mai la via della concordia. Da questo  stesso  provennero poi altre conseguenze. I principŒ di Aristotele,
vero, in parte i luoghi diversi che si riferiscono a uno  stesso  punto di dottrina, ma non interamente però. Ora, questa
Amicla ed altri. Ma molti luoghi delle sue opere e il fondo  stesso  della sua dottrina ci persuade del contrario. Sappiamo che
dottrina ci persuade del contrario. Sappiamo che Platone  stesso  si lamentava di lui dicendo: « « Aristotele ricalcitrò
nella dottrina di questi filosofi, che ad un tempo  stesso  facevano le idee: 1 essenze universali; 2 essenze separate
[...OMISSIS...] quasi facessero le idee ad un tempo  stesso  universali e singolari, e affermassero e negassero, che
stessa della scienza nasce dall' universalità (1), e nello  stesso  tempo affermare, che gli universali sono nei singolari, è
e del tutto formale (2), avviene ch' egli riponga sotto uno  stesso  vocabolo, e tratti ad un tempo cose le più disparate,
Infatti la parola specie s' applica da Aristotele al genere  stesso  e a tutte le idee. Quando dunque Aristotele dice, che la
introduca qui l' universale come nuova parola, che dice lo  stesso  con una relazione logica diversa. Pure quando prende l'
tra la prima e la seconda. Vero è che il subietto  stesso  può essere ideale o reale (le due modalità perpetuamente
categoria (1): onde la prima, realizzata che sia, è lo  stesso  individuo reale, non così l' altre, che si predicano della
prima, e si possono predicare e negare molte volte dello  stesso  individuo, come se un uomo cangiasse più volte di colore.
rispetto. [...OMISSIS...] . Vien dunque a dire, che quello  stesso  universale, se trattasi di quiddità o d' essenza
(l' essenza umana), a ragion d' esempio, è universale in se  stesso  considerato, ma in quell' uomo reale nel quale inesiste è
questa, ci sarebbe una dualità di sostanze nello  stesso  individuo, per esempio, in Socrate; [...OMISSIS...] .
è singolare, e questa essenza singolare sia perciò lo  stesso  termine della predicazione; affermandosi col predicare
si dice universale? Perchè lo spirito può replicare lo  stesso  atto di predicazione rispetto ad altri individui. Questa
dire, che l' universale è il medesimo per la specie, è lo  stesso  che dire, che « « l' universale è il medesimo per l'
e la semplicità. Ma il guaio sta nell' applicare questo  stesso  principio alle cose finite e mondiali, alle quali pure l'
danno loro la quiddità. Come dunque non deduce, secondo lo  stesso  principio, che le specie abbiano un' anteriorità a quelle
sensibile, ossia la specie , la quale non è certamente lo  stesso  sensibile reale, nè con lui si può confondere, ma è appunto
è maggiore l' acutezza della sua mente: ei si dibatte seco  stesso  tra le contraddizioni. Comincia dal dirvi, che
dunque essa da sè non è attiva. [...OMISSIS...] (1). Allo  stesso  modo dunque, che altrove fa risultare l' individuo dalla
a questo principio movente l' Arte, e che l' Arte è lo  stesso  che la specie, secondo cui opera l' artefice: quasi dica,
significano nulla, l' intendimento all' incontro rende lo  stesso  fantasma significativo degli enti . Come avvien dunque ai
» [...OMISSIS...] . Quello che si separa, secondo lo  stesso  Aristotele, è l' essere della cosa dalla cosa , come l'
qualora queste non fossero nelle cose »verremo contro lui  stesso  ad argomentar così: « le specie che sono universali non
Non dimandiamo, se si chiamino equivocamente con uno  stesso  nome, perocchè gli equivoci non sciolgono le questioni, ma
sono simili alle specie o forme delle cose reali: poichè lo  stesso  può dir Platone; e poi, come sa egli che siano simili se
questa non è in atto, ma ha bisogno, che l' intelletto  stesso  la renda in atto; 3 Aristotele dice, che la forma, che è l'
in atto; 3 Aristotele dice, che la forma, che è l' essere  stesso  delle cose, è separabile dalla materia per opera dell'
può essere, alla maniera di concepire aristotelica, nello  stesso  tempo, separata ed unita colla materia: dunque di nuovo la
Aristotele, un' anima intelligente possibile, che è lo  stesso  che le forme possibili. Ora come è tratta poi quest' anima
Ora come è tratta poi quest' anima all' atto? Sente egli  stesso  che non può bastare il definire l' intelligenza un che
risolvere. Poichè se gl' intelligibili si fanno per l' atto  stesso  dell' intendere, e sono la stessa mente in atto, chiaro è
e volle, che questo « che intelligente »dovesse essere lo  stesso  che « un che inteso », partendo dal principio « « che in
. Pare però rispetto a quest' ultimo, che dubiti egli  stesso  di ciò che afferma, perchè dopo aver detto francamente che
del corpo, restringendoci all' anima intellettiva, ha egli  stesso  tre gradi successivi; il primo fa l' uomo sciente in
accidentali è la forma, ossia è la sostanza, secondo lo  stesso  Aristotele, come vedemmo. Non può dunque dirsi materia , se
qualche cosa di determinato, [...OMISSIS...] (4), e quivi  stesso  dice, che è una forma come la scienza , [...OMISSIS...]
delle specie »come lo chiama appunto Aristotele. Al modo  stesso  i generi , che sono ciò che c' è in più specie di comune,
materia rispetto alle specie , benchè ne siano allo  stesso  tempo la forma. Ed è coerente, che Aristotele non solo
a nostro parere, di sì, solamente che chiama questo  stesso  oggetto o istrumento, la mente, «nus», e l' uomo per lui è
il subietto o la facoltà subiettiva che è il subietto  stesso  considerato in relazione con una classe de' suoi atti, ma
suoi atti, ma intende un obietto , appunto un lume. Allo  stesso  modo avea detto che l' uomo conosce prima « per l' anima
non si può conoscere con ciò che non si conosce. Aristotele  stesso  l' insegna con queste parole: [...OMISSIS...] . E così
, e un chè scibile [...OMISSIS...] , questo scibile è lo  stesso  che prima aveva chiamato « un chè sciente, [...OMISSIS...]
è il saputo [...OMISSIS...] , pure in potenza (4). Non è lo  stesso  di quello, che noi abbiamo detto in altre parole, esser
veduta dal contemplante nella specie sensibile , ma con ciò  stesso  distingue quella da questa. E tant' è vero che la
essenza, di che s' era per un momento accorto Aristotele  stesso  quando scrisse che «en hois eidesin hai protos usiai
ne li deve indubitatamente, se si considera, che Aristotele  stesso  insegna che la mente opera senza organo corporale (4),
mente e l' inteso » [...OMISSIS...] (1). Poichè è l' atto  stesso  della mente, che fa gl' intelligibili in atto, e questi li
delle specie, e privo d' ogni corpo e d' ogni fantasma. Lo  stesso  si deduce anche dall' altro principio aristotelico, che « «
aristotelico, che « « ciò che è immateriale è per se  stesso  intelligente ed intelligibile » » (6). Ora la mente agente
esti» (7) « ciò che è », e quell' altre parole pure dello  stesso  filosofo: [...OMISSIS...] , perchè quello stesso
pure dello stesso filosofo: [...OMISSIS...] , perchè quello  stesso  intelligibile che in sè è in atto, in potenza è tutti gli
contemplato, uno e continuo (5), che dice esser lo  stesso  dell' atto essenziale della mente, col quale questa mente
disciolto il corpo, ed uscita da esso, come s' esprime lo  stesso  Aristotele (7), ma senza quelle operazioni, che essa fa pel
de' sensibili e de' reali, e Aristotele lo nega. Ma nello  stesso  tempo ammette una specie prima pura da ogni materia e da
che non c' è nulla che possa movere restando egli  stesso  immoto, se non l' appetibile [...OMISSIS...] e l'
uomo, cioè all' anima intellettiva, e che pure nell' uomo  stesso  non fa uso d' alcun organo corporale? Anche su questa
è quella che si fa per via di discorso, come egli  stesso  dichiara, [...OMISSIS...] , e gli abiti determinati,
enti necessari, pei primi de' quali rimane valevole lo  stesso  principio di contraddizione che pone l' alternativa, per
che, secondo Aristotele, il vero è nei giudizŒ ed è lo  stesso  ente affermato (1) detto da lui, « « ente nel senso più
dalla mente, o non si tocchino ». E rispondendo a se  stesso  s' accorge, che questo avviene necessariamente per la
esse; 3 Che queste essenze o specie si riducono all' essere  stesso  [...OMISSIS...] , dal quale ricevono l' ingenerabilità e l'
, i quali, come noi abbiamo mostrato, non sono altro che lo  stesso  universale applicato a giudicare del meno universale «(
del ragionamento, principio più o meno esteso, a quello  stesso  modo che è più o meno esteso l' universale. Se questo
ma si sarebbe accorto che quella e questa dipendono dallo  stesso  atto d' intuizione dell' essere, benchè quella, posteriore
la cognizione di tutte l' altre cose, come Aristotele  stesso  segue a mostrare: poichè dice: [...OMISSIS...] . Insegna
. Insegna dunque chiaramente Aristotele, che a quello  stesso  uomo [...OMISSIS...] che è atto ad imparare per
i diversi luoghi d' Aristotele, si trova ch' egli  stesso  riduce la moltiplicità de' principŒ ad un solo, che
che contiene nel suo seno tutti gli altri principŒ, sia lo  stesso  che la mente obiettiva ed in atto d' Aristotele,
« « la natura degli enti » » quantunque parlasse dello  stesso  sensibile, perchè « « asserire qualche cosa del sensibile »
e di universale in universale perviene all' essere  stesso  che intuiva per natura, e che ora conosce coll' atto
che è l' ente comunissimo. E questo ente, che dice esser lo  stesso  che l' uno, lo chiama primo, [...OMISSIS...] a cui tutte le
nella mente, benchè, considerato come predicato, esso  stesso  si diversifichi, e non sia più il medesimo. Dove si parla
notizie non si potrebbero a lui riferire, nè predicare egli  stesso  in un modo molteplice, onde [...OMISSIS...] . Se noi ora
pensiero si replichi indefinitamente, è un carattere dello  stesso  pensiero, e non delle cose reali e singolari. Entrò
contemplarla. Ma il soccorso era debole a segno, ch' egli  stesso  dovette confessare che l' identità di tali specie non era
chiama Aristotele quelle cose che si chiamano collo  stesso  nome, e la ragione della loro essenza è la stessa,
equivoche ossia omonime quelle che si chiamano solo collo  stesso  nome, ma hanno un' altra ragione d' essenza,
che le idee e le cose sensibili si chiamassero collo  stesso  nome, ma avessero un' altra ragione d' essenza, laddove i
reale tra l' uomo particolare e la natura umana, ma è egli  stesso  questa natura umana. Ora, Aristotele dice, che le «
col pensiero e però c' è delle entità molteplici, ma nello  stesso  tempo si può negare di ciascuna tutte le altre cose, che
il che è osservabilissimo. Poichè l' ente puro è lo  stesso  che l' idea dell' essere , astrazion fatta da ogni altra
e distinguerci nuove specie (2). Univa dunque Platone  stesso  tutte le cose in un grande organismo, nel quale si
di questa cosa per sè esistente. E non dice Aristotele lo  stesso  in altre parole? [...OMISSIS...] . Non dice che il nome e
Che se non c' è nulla di comune, il chiamare collo  stesso  nome la sostanza idea non partecipata, e la sostanza
perchè quell' idea è una e la stessa in ciascuno, onde lo  stesso  Aristotele la chiama «autoekaston» od «auto en ekaston», od
significa la denominazione d' «autoekaston» che gli dà lo  stesso  Aristotele «( Ideol. 1020 not.) » (2). Con questa sola
una, sia ne' molti, [...OMISSIS...] . Se dunque Aristotele  stesso  riconosce che Platone non fa delle idee de' meri
una e causa d' unità all' altre cose; il che Aristotele  stesso  confessa senz' accorgersi della contraddizione ogni
uno essenzialmente e semplice (1). Se dunque, come dice lo  stesso  Aristotele, la sostanza esiste in se stessa, e in ciò di
Egli viene a dire così: [...OMISSIS...] . Ma quello  stesso  che con queste parole si rimprovera a Platone, è quello
che con queste parole si rimprovera a Platone, è quello  stesso  che lo giustifica. Poichè qual è il rimprovero? Che Platone
contro cui sembra combattere), si riconosce dallo  stesso  discorso d' Aristotele. Poichè non è egli stesso che dice,
dallo stesso discorso d' Aristotele. Poichè non è egli  stesso  che dice, che fanno identiche e non già diverse le essenze
e de' sensibili? [...OMISSIS...] . E non è egli  stesso  che riprende Platone, perchè faccia le stesse essenze
a chiarirla. Consideriamo l' esempio con cui Aristotele  stesso  illustra questa distinzione (1). Un corpo si può dividere
ricevono l' immediato impulso dalla prima causa. Ma questo  stesso  oggetto poi si dice « «genere onorabilissimo »,
separate, [...OMISSIS...] . E` dunque obbligato Aristotele  stesso  ad ammettere le prime nozioni separate, non separate dall'
per sè, cioè di Dio. A questo dunque ricadeva Aristotele  stesso  argomentando da quel principio ontologico, che abbiamo
delle sue idee era Dio stesso, al che vedemmo riuscire lo  stesso  Aristotele. L' argomento dunque d' Aristotele che le idee,
[...OMISSIS...] . Fra il contemplare adunque le cose nello  stesso  ente cioè nel sole, e il considerarle ne' sensibili, ripone
che i sensibili fanno delle idee, tuttavia egli  stesso  attesta, che secondo Platone « « i sensibili sono enti per
di queste dalle cose reali, singolari e sensibili. Nello  stesso  tempo Aristotele insegna, che l' essere sta in queste cause
E questo è quello che fa Platone per confessione dello  stesso  Aristotele, dicendo che quelli che introdussero le specie,
posteriori unicamente rispetto alla mente umana. Ma nello  stesso  tempo riman fermo il suo principio « che la sostanza reale
moto, astraendo dalla partecipazione dell' essere. Allo  stesso  modo dicesi che « l' essere si move », e che « l' essere
questo non provando menomamente, che le essenze sieno lo  stesso  che i sensibili, o da questi indivisibili, ma solo che la
metechein», e simili, colle quali significa in più modi lo  stesso  concetto. La vera discrepanza dunque tra Platone ed
separate dalle cose corporee (benchè poi ammettesse egli  stesso  le prime idee, [...OMISSIS...] , nella mente separate dai
l' intuizione delle specie, un ricevere, ma un fare collo  stesso  esser suo. Ora a quest' altezza non giunge Aristotele.
egli che l' essere possibile, o potenziale, come Platone  stesso  lo definisce (4), e si può prendere nel suo atto da ogni
del Bene, cioè di Dio, e dice, che è generato analogo a Dio  stesso  [...OMISSIS...] , cioè simile per via di proporzione, e
è nell' idea, acquisti una relazione a sè stesso, sia a sè  stesso  (4). Ora l' anima è vita, sentimento. Questo sentimento è
dice che sono «homonyma» (2) alle idee, cioè riceventi lo  stesso  nome, ma differenti di natura, di che Aristotele lo
in due classi. Alcune non sono altro che l' essere  stesso  [...OMISSIS...] ; altre sono un' immagine o simulacro dell'
belle si fanno tali pel bello, il risponder questo e a me  stesso  e agli altri, mi sembra sicurissimo, e, fermo su di questo
gli altri generi privi di lui non sarebbero: l' essere  stesso  dunque è per sè essere, perchè questa è la sua essenza, ma
ma l' altre cose hanno l' esistenza da lui (2). Ma egli  stesso  l' Essere per sè non potrebbe concepirsi se non avesse in
veduto, sotto il nome d' idee Platone intende l' essere  stesso  delle cose, non le loro similitudini, imagini ed ombre. Il
perchè è colle idee » » (1). Infatti contenendo le idee lo  stesso  essere obbiettivo, Iddio non sarebbe Dio, se non avesse, in
a Dio, è l' idea dell' anima, ossia l' essenza, l' essere  stesso  dell' anima, non una sua partecipazione o similitudine.
cose, non già le loro immagini o le loro ombre, ma lo  stesso  loro essere, lo stesso moto, vita, anima, prudenza
loro immagini o le loro ombre, ma lo stesso loro essere, lo  stesso  moto, vita, anima, prudenza essenziale. Onde in appresso
essere stesso, senza la qual ricchezza interiore l' essere  stesso  non potrebbe essere. Questa dottrina è costante in Platone.
l' anima » » (2). E quindi trae che « « nella natura dello  stesso  Giove alberga un' anima regia ed una regia mente, a cagione
intendere che quest' anima sia un' anima partecipata, ma lo  stesso  essere dell' anima, il genere sussistente, non già il
dell' anima, il genere sussistente, non già il genere in sè  stesso  indeterminato, come quello che noi concepiamo
: quello è formato dalle idee che Iddio produsse in se  stesso  organate a maravigliosa unità come richiedeva la bontà del
esemplare dal mondo ricopiato su di esso; questo esemplare  stesso  si vede tuttavia nel mondo, poichè la mente dai vestigŒ o
e una mente regale e che proporzionatamente sia da dirsi lo  stesso  dell' altre cause che a quella somma s' avvicinano, cioè
e nel « Filebo » dice la Mente cognata colla Causa e dello  stesso  genere (7), e nel « Sofista » che al compiuto ente,
che costituiscono l' Esemplare del mondo, da Dio in se  stesso  col suo pensiero prodotto, quando volle creare il Mondo, ma
creare il Mondo, ma non quelle che contengono l' essere  stesso  di Dio, il quale perciò è chiamato da Platone « « l' ottimo
divino diverso da quello con cui creò il Mondo, ma con lo  stesso  atto fece essere l' uno in sè e creò l' altro fuori di sè,
stessa del mondo. Il mondo reale poi è quest' animale  stesso  nella sua copia od effigie [...OMISSIS...] . Dal che si
distinti dall' eterno divino esemplare, e molto più da Dio  stesso  che lo vide. Secondo l' ordine logico, l' ordine di
su cui tanto fu disputato, altro non è che il subietto  stesso  dell' anima, cioè quell' ente principio , chiamato anima,
soggettivo, finiente nell' immensurato spazio, questo  stesso  spazio viene in certo modo ad essere tutto animato, e nella
spazio in cui finiva, e con questi disegnare nello spazio  stesso  de' luoghi diversi, con proporzioni tra loro di numeri e di
ne nascano di conseguenza modificazioni o sensazioni nello  stesso  primo sentimento; 4 e tutto questo con quella stabilità di
permanenza è dotato anche l' esemplare del mondo in se  stesso  considerato. Ma poichè questo esemplare era da Dio pensato,
appartiene all' esemplare [...OMISSIS...] ma dicesi nello  stesso  tempo mobile, [...OMISSIS...] , e progrediente secondo il
comune cogli immortali l' appellazione di divino (4), Iddio  stesso  somministrò il seme ed il cominciamento [...OMISSIS...]
discorso basta d' indicare che il nostro filosofo seco  stesso  faceva ragione, che Iddio, creato il mondo, avesse in esso
l' equità con cui furono a principio create tutte allo  stesso  modo, rimanendo a ciascuna affidata la futura sua sorte, e
principio ed evidente della cognizione; 2 il principio  stesso  conosciuto mediante un raziocinio che movendo da
esterno, come, per servirci dell' esempio che usa Platone  stesso  nel X della « Politeia », d' una dipintura, allora noi
benchè ad esse non dirigano il pensiero, ma al triangolo  stesso  e all' altre figure ideali, delle quali le sensibili sono
il Bene, cosa più augusta di quelle singole idee e del lume  stesso  che all' uomo le dimostra. Descrive dunque il filosofo come
quale l' uomo aderisce col suo principio, e con tutto se  stesso  alla verità delle cose, e che abbiamo chiamato ricognizione
principio della filosofia, ma l' essenza del Bene ne è lo  stesso  termine e finimento. Onde s' affatica Platone a rimovere la
e l' ordine, e tutto ciò che hanno di bene. Dimostra lo  stesso  contro coloro che riponendo il Bene nella sapienza
che illumina la mente umana; la verità [...OMISSIS...] è lo  stesso  ente, in quanto è esemplare delle cose reali e definite e
colla sua causa, il Bene essenziale, Iddio; e nell' uomo  stesso  che le partecipa colla mente e che, conformandosi ad esse
(perchè da Dio, sebben ab aeterno , fu formato), e perciò  stesso  più potente [...OMISSIS...] . All' essenza infatti di Dio,
appresso chiama la mente cognata alla Causa e quasi dello  stesso  genere: [...OMISSIS...] . Ma quanto la mente e la sapienza
Bene primo che sia perfetto (4), quindi sufficiente a se  stesso  , [...OMISSIS...] . E questa sua piena perfezione e
mente dell' uomo, la quale essendo insufficiente non è lo  stesso  Bene. [...OMISSIS...] . Distingue dunque la mente divina
bene a tutte le altre cose, conviene che ella sia il Bene  stesso  ed assoluto (1). Così dal bene imperfetto e partecipato,
ragionando, per una certa scala d' idee, ascenda al Bene  stesso  impercettibile e al di là di questo universo. Il primo
sè alcuna cosa che sia di natura sua indefinita, per questo  stesso  è immutabile . Poichè l' indefinito è quello che riceve il
divinissima, [...OMISSIS...] . Ma quantunque il Bene perciò  stesso  sia al tutto semplice, tuttavia noi dovendone raccogliere
riferisce all' anima pura. Ora dice Platone che in questo  stesso  bene misto si scorge la partecipazione di quelle tre
sì fatto modo che, tolte via queste, non resta più nello  stesso  animale, ossia nel creato, nulla che abbia ragione di Bene.
rispondono: [...OMISSIS...] . Dimostra poi, e da questo  stesso  deduce, che al bene creato è necessaria in secondo luogo la
idea che si scorge nel bene finito: il commisurato è lui  stesso  il bene finito ricevuto che abbia la misura, e la misura ,
Bene puro ed essenziale, misura di tutti i beni, e perciò  stesso  da sè essenzialmente misurato, [...OMISSIS...] chè, come
a comporre l' unica e semplicissima idea del Bene  stesso  assoluto. A queste tre idee si riducono quelle tre altre di
come apparisce dall' ultimo luogo citato, riduce allo  stesso  il bello e la virtù [...OMISSIS...] , e perciò la giustizia
che dicevamo. Tutto questo lume riflesso poi non è lo  stesso  Bene, ma il figliuolo del Bene, [...OMISSIS...] , nel quale
e finalmente dall' ultima che è misura suprema il finimento  stesso  è misurato (5), poichè le idee inferiori cioè più prossime
nella natura unita colla materia, ma tuttavia dello  stesso  genere l' una e l' altra, conviene che tanto la natura
s' incapperebbe nel sofisma del terzo uomo , di cui lo  stesso  Aristotele accusa ingiustamente Platone (2). Poichè se ci
la similitudine loro: e potendosi su questa fare lo  stesso  ragionamento che sulle due prime, si va all' infinito, nè
il fine: questo fine s' ottiene dunque egualmente e nello  stesso  modo. Non è dunque necessario ricorrere ad una mente e ad
tutta questa dottrina ontologica giace sempre nel fondo lo  stesso  vizio di circolo. Si suppone cioè quello che si vuol
G. C. nel cuore dell' amato discepolo, cuore formato da Dio  stesso  acciocchè fosse idoneo e congruo alla scuola del Maestro
Spirito Santo, che manderà il Padre in mio nome, egli  stesso  v' insegnerà tutte le cose, e vi suggerirà alla mente tutte
t. XXXVI, in Joann.; Orig. in Joann.) »: onde si dà allo  stesso  Evangelista l' aquila per simbolo. Questo fine del suo
per simbolo. Questo fine del suo Vangelo lo espresse egli  stesso  in quelle parole: « « E queste cose sono state scritte,
pure adoperata dalle Sacre Scritture, come là dove Cristo  stesso  disse: « « Acciocchè (gli uomini) veggano la chiarezza mia
istante del tempo, neppure nel primo; che anzi il primo  stesso  degl' istanti, con tutti quelli che venivano appresso,
non abbia alcun termine distinto da sè, ma sia egli  stesso  il proprio termine. Per la stessa ragione poi, per la quale
Verbo ed il mondo si distinguono, perchè il Verbo è l' atto  stesso  divino ultimato che non esce dall' essenza divina, là dove
ad essere divise dall' astrazione, in due rispetti: o in se  stesso  in quanto è l' Essere manifesto a se stesso , il Verbo; o
o in se stesso in quanto è l' Essere manifesto a se  stesso  , il Verbo; o in quanto è l' Esemplare del Mondo, benchè
è una, la quale è Verità per sua essenza, cioè è lo  stesso  Essere divino; per la quale Verità tutti i verbi sono
questa sopraeminenza del Verbo divino, ci propose lo  stesso  Verbo senza quell' aggiunta »(1) ». Di che vedesi anche la
invece d' imporle un nome proprio, vi adattarono lo  stesso  vocabolo che significava la parola esterna, lasciando che
manifestamente una leggiera tinta di platonismo, da lui  stesso  purificata in altri luoghi, e specialmente nella grand'
umana mente; la mente la riceve, non la crea. L' idea è lo  stesso  essere contemplato nella sua essenza, la quale è eterna e
un' astrazione nostra imperfetta, una considerazione dello  stesso  Verbo sotto due rispetti: vale a dire, con un rispetto alla
da quella; tuttavia queste due possibilità non tengono lo  stesso  ordine nella mente umana, ma vi ha prima la conoscenza
altri), come quella che è condizione indispensabile dello  stesso  concetto dell' essere. E per seconda conseguenza troviamo
tuttavia rileviamo colla riflessione che il concetto  stesso  dell' essere suppone dinanzi a sè l' essere da cui proceda,
per la quale il concetto dell' essere procede dall' essere  stesso  sussistente per sè noto. Nel concetto dell' essere,
rispondiamo che l' essere è amabile a Dio: amando Iddio se  stesso  per essenza, egli ama l' essere in tutti i modi; quindi non
Se dunque ama che sussista, egli ha una ragione in se  stesso  di farlo sussistere ossia di crearlo: il che gli antichi
che dall' amore necessario ed essenziale di Dio per se  stesso  rampolla l' atto libero della creazione, perchè è pur
che l' atto eterno della creazione del mondo sia l' atto  stesso  della Sapienza che vede il mondo sussistente; onde è un
alcuno; atto immanente e semplice; atto primo, cioè l' atto  stesso  con cui è Dio; atto per conseguente che è Dio stesso.
Verbo divino non è una mera affermazione, perchè nel tempo  stesso  ha anche ciò che v' ha di positivo nella nostra intuizione
e lo genera, e così il verbo con cui l' uomo pronuncia se  stesso  è quello che rende l' uomo conoscibile a se stesso. 4 Il
alla sua propria sussistenza, onde egli pronuncia se  stesso  con se stesso, si pronuncia continuamente, o piuttosto la
e che perciò abbia per essenza amore al mondo. Onde l' atto  stesso  essenziale alla divina sussistenza (a cui è pure essenziale
dell' atto del Verbo divino; 3 finalmente l' atto  stesso  soggettivo dell' affermazione e del giudizio è posto in
col Verbo divino. Perocchè, come Iddio è manifesto a se  stesso  e in se stesso conosce tutte le cose; così noi conosciamo
Perocchè, come Iddio è manifesto a se stesso e in se  stesso  conosce tutte le cose; così noi conosciamo tutte le
e la comunicazione reale che il Verbo divino fa di se  stesso  agli uomini: e la fece compiuta nell' incarnazione; a
virtus Altissimi obumbrabit tibi (1) ». Per opera di questo  stesso  Spirito si fece l' antica rivelazione per man de' Profeti,
ciò che esternamente suonavano le parole, onde lo  stesso  S. Pietro insegna: « omnis prophetia propria
interno celeste, tuttavia non conteneva propriamente lo  stesso  Verbo divino, che doveva esser dato personalmente agli
stesso, ma non la percezione compiuta o personale dello  stesso  Verbo. Onde S. Pietro distingue questi due gradi, o
di lui come pietre vive formanti il tempio di Dio, e nello  stesso  tempo è inciampo e morte a coloro che danno in esso di
coloro che danno in esso di cozzo: similitudine che Cristo  stesso  dichiarò a sè appartenere: « Nunquam legistis in
il dito che in noi l' imprime; e lo Spirito Santo, che è lo  stesso  spirito di Cristo, essendo l' essere nella sua forma
probabile che la scuola Italica e Platonica avessero dallo  stesso  fonte tratte le loro dottrine filosofiche intorno al Verbo,
quindi questa si dee chiamare un' appartenenza reale dello  stesso  Verbo . Rimane a spiegare come le speciali verità rivelate
la loro essenza. Ed è oltracciò da osservare, che lo  stesso  spirito intelligente dell' uomo è anch' egli una sostanza
sola, appartenenza del Santo Spirito, che è incontanente lo  stesso  Santo Spirito quando in quella grazia egli ci si rivela
divina, perocchè Iddio non agisce se non con quell' atto  stesso  con cui esiste, e propriamente si riducono alla cognizione
costituisce il Verbo divino. E a questa unità ridusse lo  stesso  Gesù tutto il suo Vangelo quando disse: « Haec est autem
verità di cui parliamo sono contenute nel Verbo, e nello  stesso  tempo si percepisce il Verbo personalmente nell' atto di
considerata, per questi, cioè per noi, significa lo  stesso  Cristo rivelante soggetto e persona, nella cognizione del
la dottrina, ossia il sermone parlato, ma è di più e nello  stesso  tempo il dottore parlante. E come tale ci venne dato in
interpretazione, l' interpretazione accennata da Cristo  stesso  quando disse ai peregrini di Emmaus: « O stulti et tardi
Santo Spirito, ma, come dicevamo, questo non manifesta se  stesso  quando infonde i doni (1), e nè pure quando imprime il
per esso si sente, non solo l' ispirazione al bene, ma lo  stesso  ispirante; sicchè non si dubita che l' ispirazione venga
gradi ascendesse l' umana mente a contemplare in Cristo lo  stesso  Verbo del Padre, il quale annunzio fu riserbato
del Verbo potente a operare sull' anime nel tempo  stesso  che la parola esterna de' suoi predicatori ferisce i sensi.
del Padre. La filosofia naturale è obbligata a seguire lo  stesso  metodo. Ella muove dall' idea dell' essere, come dalla
contesto, giacchè non può significare il Figliuolo che è lo  stesso  Verbo, nè tampoco lo Spirito Santo che procede dal Padre e
sacratissima umanità dalla sua congiunzione personale collo  stesso  Verbo. Rimane dunque a cercare il valore delle altre tre
in senso proprio, perocchè il Padre non ha seno; ma nello  stesso  tempo rappresenta più acconciamente delle due prime l'
parole dell' Evangelista, non dubita di intendere nello  stesso  modo quelle parole di Elifaz nel libro di Giobbe: « Ad me
fra loro: quindi sono due persone essenti nello  stesso  ente, nella stessa natura. Ma il Verbo è appresso a chi lo
volevano inferire che il Verbo non era detto Dio nello  stesso  senso di Dio Padre (1). Si potrebbe forse aggiungere che l'
da questa principio e fosse eterno, ma diceva che fosse lo  stesso  il Padre ed il Figliuolo, e che non era altra la persona
nel principio, ed un altro quello che era Dio; ma questo  stesso  Verbo che era Dio, era nel principio appo Dio »(2) ».
che tutte le cose furono fatte pel Verbo, eccetto il Verbo  stesso  che fu fatto dal Padre. Poichè, se si ripone il Verbo fra
esprime usando la particella per co' verbi intransitivi. Lo  stesso  convien dirsi della causa materiale che si divide colla
si intenda dire con quella maniera che Iddio « opera per se  stesso  ». E quando si dice che Dio opera per la sua sapienza o per
gloriae , perchè Iddio è tutto glorioso e magnifico a se  stesso  ed a quelli che lo conoscono, onde basta che sia conosciuto
nella mente, tuttavia non si può già dire che il concetto  stesso  sia artefice e facitore della statua; conciossiachè il
sussistenza del pari ama in sè, e vuole le cose collo  stesso  amore e volontà del Padre. E poichè lo Spirito Santo ha del
a Dio che lo immagina, ma ben anco relativamente a se  stesso  e ad altri esseri, e così sia creato. In fatto, se l'
reale, acciocchè sia veramente tale, dee sussistere a se  stesso  e agli altri enti a cui ha per sua natura rapporto. Ma in
vero oggetto reale e sussistente, se non sussistesse a se  stesso  e agli altri enti a' quali per sua essenza è legato. Dunque
si rappresenta un oggetto, questo veramente sussista a se  stesso  e agli altri; e questo è creare. Creare dunque è far sì che
e talora si prendono in un senso oggettivo per l' oggetto  stesso  della scienza, per la notizia posseduta. Ora se si prende
potrebbe amarsi se non fosse a sè cognito, ama dunque se  stesso  cognito. Se stesso cognito ha un' anteriorità logica a se
se non fosse a sè cognito, ama dunque se stesso cognito. Se  stesso  cognito ha un' anteriorità logica a se stesso amato: quindi
cognito. Se stesso cognito ha un' anteriorità logica a se  stesso  amato: quindi il Verbo ha un' anteriorità di origine (non
è per sè noto anch' egli; non poteva essere che per ciò  stesso  non avesse il suo realizzamento. Così la facoltà di creare
piena alla quale il soggetto unisce e quasi porta se  stesso  nell' oggetto conosciuto per realizzarlo. E` un atto
è fatto. Laonde è vero ciò che dice S. Anselmo, che con uno  stesso  pronunciamento Iddio dice se stesso e le cose esteriori. Ma
S. Anselmo, che con uno stesso pronunciamento Iddio dice se  stesso  e le cose esteriori. Ma conviene però intendersi, che
l' esistenza a noi relativa e dirò così esterna, ma nello  stesso  tempo dice che viviamo, ci moviamo e siamo in Dio, perchè
et terram fecit (4) ». S. Basilio pure interpreta allo  stesso  modo la parola del Genesi, e chiama il Verbo « artifex (5)
virtute tua, in sapientia tua, in veritate tua (7) ». E lo  stesso  S. Girolamo, nel libro delle tradizioni ebraiche sul
al Figliuolo ed allo Spirito Santo pel Figliuolo, ed ama se  stesso  nelle altre persone. Ora il riconoscere d' avere ogni cosa
scambievoli fra le divine persone si contengono nello  stesso  Spirito Santo, che è la sussistenza divina per sè amata; e
Verbo con egual virtù creano, ma non in egual modo (e lo  stesso  diremo in appresso del Santo Spirito): perocchè essendo
e il Padre crea, guardando in questo esemplare. Nello  stesso  tempo è da dire, che inabitando e circuminsedendo il Verbo
e tre le persone concorrono con una identica virtù e nello  stesso  modo: perchè questa creazione è dovuta alla sussistenza o
concorrono con una uguale virtù a realizzarla, ma non nello  stesso  modo a determinarla, perchè è il Verbo quello che ne
le persone concorrono con una eguale virtù, ma non nello  stesso  modo, perocchè lo Spirito Santo, che è l' essere per sè
atto creativo sia eterno e ab eterno fecondo, e come nello  stesso  tempo le cose esistano nel tempo. Le cose create esistono
non cade che come oggetto, non come al tempo soggiacesse lo  stesso  soggetto Verbo. Dell' eternità dell' atto creativo S.
è oggetto, termine dell' intelletto vivente. Ma, nello  stesso  tempo che S. Giovanni accenna questi due aspetti del Verbo
a Dio, divenne persona, la persona del Verbo. Quindi egli  stesso  dichiarò il modo della propria generazione eterna quando
se stesso, così diede anche al Figliuolo avere vita in se  stesso  »(1) ». E dice « in se stesso »pronome personale, quasi
al Figliuolo avere vita in se stesso »(1) ». E dice « in se  stesso  »pronome personale, quasi venga a dire nella propria
nel Verbo era vita » », e non dice piuttosto, che il Verbo  stesso  era vita? Conviene ben considerare, che la parola vita
un atto, un accidente dell' uomo stesso; ma che il Verbo  stesso  aveva in sè vita, ossia viva sussistenza. Di che poi
medesimo è vita » ». Poichè « « siccome il Padre ha in se  stesso  vita, così egli diede anche al Figliuolo avere vita in se
vita, così egli diede anche al Figliuolo avere vita in se  stesso  » ». Nella persona del Verbo dunque è vita, è sentimento:
al principio vivente; ma la vita, il sentimento è nello  stesso  principio vivente. Consegue da questo che alla persona del
che questo appunto accade del Verbo, dicendoci che in esso  stesso  è vita, e che perciò non ha una vita mutuale, o dipendente
vita, l' essenza della vita realizzata ed ultimata. Lo  stesso  si raccoglie quando si considera quello che di sopra ha
se stesso, così diede anche al Figliuolo avere vita in se  stesso  » ». Parlasi dunque d' una vita comune al Padre ed al
sentimento intellettuale divino non è puro oggetto, è nello  stesso  tempo personal sussistenza. Quindi in Dio non si può dare
amata è costituita persona che come tale ama dello  stesso  amore, perchè gli è comunicata la sussistenza divina
suo vivere, e non partecipa già della vita, ma è vita egli  stesso  essenzialmente senza specie, gradi e confini: è la vita
e resa più grave. Perocchè quel Verbo creatore, che in se  stesso  ha vita, creando le cose avrebbe come ritratto da sè il
appartenenza del Verbo divino, benchè non si possa dire lo  stesso  Verbo a cagione che l' essere a noi si manifesta come puro
adunque Origene esponendo dice, che, quantunque in se  stesso  sia vita, tuttavia è stato fatto a noi vita, perchè egli ci
E però dice, che il Verbo che è fatto a noi vita, in se  stesso  era vita, acciocchè un tempo divenisse a noi vita, il
sebbene nel Verbo considerate e quindi rifuse nel Verbo  stesso  senza distinzione, non sieno fatte, nè create, nè
la vita nel Verbo abbia forma di oggetto, giacchè il Verbo  stesso  è l' essere assoluto nella forma di oggetto7persona. Dalla
uomini e che a questi si è manifestato nel tempo, quello  stesso  che stava prima del tempo appresso Dio; ed anche allora era
e di favellare, noi concepiamo che Iddio dev' essere in se  stesso  essenzialmente vita, anche prescindendo dalla
peccato che lo impedisca, i doni dello Spirito Santo e lo  stesso  Spirito Santo che dal Padre e dal Figliuolo procede: con
onde al primo uomo fu fatta una cotale comunicazione dello  stesso  Verbo di Dio. E questo dichiara meglio in che modo l' uomo
Verbo divino; il quale non solo ha la vita, ma è vita egli  stesso  (1), e quindi la può dare, ed è quello che la dà agli
perderla, com' è avvenuto ad Adamo: e perciò non era per se  stesso  incorruttibile ed immortale, come non era impeccabile. Era
non però senza la grazia: e la grazia di Cristo è Cristo  stesso  (7) che opera nel cristiano tutto il bene soprannaturale
il N. S. Gesù Cristo; connessione insegnata da Cristo  stesso  quando disse che egli era la vite e i suoi discepoli erano
ma questa senza l' uomo nulla farebbe, auxilium quo . Lo  stesso  insegna l' Apostolo quando paragona la Chiesa di Gesù
è capo, il fedele sente profondamente la verità che Cristo  stesso  gl' insegnò dicendo: « Sine me nihil potestis facere (2) »,
« Sine me nihil potestis facere (2) », e sente nello  stesso  tempo che tenendosi in Cristo egli può tutto: « omnia
vogliono le stesse cose, e quindi non tutti acquistano lo  stesso  grado di santità, perocchè non a tutti è dato di ugualmente
tutto diverso, il vero discepolo si sta annullato in se  stesso  e quasi tremante pel sentimento di Cristo, di quel Leone di
anche benefica; ma bensì è unita con gran timor di se  stesso  di non istaccarsi forse dalla sua vita, cioè dallo stesso
stesso di non istaccarsi forse dalla sua vita, cioè dallo  stesso  Signor nostro Gesù Cristo coll' arbitrio che gli rimane di
rettitudine ne' rapporti con Dio: ma in quanto all' oggetto  stesso  diretto de' suoi affetti, rimaneva in suo arbitrio lo
secondo l' economia della divina sapienza, che l' uomo  stesso  divenisse l' autore della sua perfezione morale, e quindi
che s' aggiunge all' uomo, e questo principio è Cristo  stesso  che diviene così primo operatore delle azioni dell' uomo
ingenerato alla vita, senza che sia in potestà dell' uomo  stesso  l' evitarlo. Non è già che l' Apostolo non conceda al
un nuovo principio di vita spirituale, il quale è lo  stesso  Signor nostro Gesù Cristo con esso lui meravigliosamente
umiltà, pel quale sa di essere un nulla e di nulla per se  stesso  capace. Di poi perchè non ignora che Gesù Cristo, che è in
(3) ». E l' uomo incorporato a Cristo ripone veramente se  stesso  fra le cose che non sono, [...OMISSIS...] perchè egli non
già glorificato dal suo Padre celeste comunichi a noi egli  stesso  della sua gloria, senza che ce la prendiamo noi stessi, che
per Evangelium ego vos genui (2) ». Generare in Cristo è lo  stesso  che incorporare, inserire in Cristo. E si dice generare,
perchè vi abbia questa vita nell' uomo, che Cristo  stesso  sia in noi spiritualmente, cioè che egli diffonda lo
agunt, regnum Dei non consequentur ». All' incontro lo  stesso  Apostolo enumera i frutti dello spirito di Cristo in questo
decidit. Verbum autem Domini manet in aeternum (4) ». Lo  stesso  S. Pietro poi raccomanda a' primi cristiani di osservare la
consenta ai desiderii ed istinti della carne. E Cristo  stesso  insegna che il diavolo porta via il buon grano seminato dal
la parola del regno e non la intende (1), e che lo  stesso  inimico dell' uman genere soprasemina le zizzanie nello
inimico dell' uman genere soprasemina le zizzanie nello  stesso  campo dove il padrone aveva seminato il buon grano (2). E
dove il padrone aveva seminato il buon grano (2). E lo  stesso  Cristo disse agli Ebrei: « Vos ex parte diabolo estis (3) »
grado di malizia del discepolo traditore, gli dà il titolo  stesso  di diavolo: « ex vobis unus diabolus est (4) », quasi
nel quale e col quale operava, quasi direi a quel modo  stesso  come Cristo fa nell' uomo santo già in lui innestato.
più o meno dell' uomo adamitico, e solo Gesù Cristo per se  stesso  è inaccessibile al demonio, onde potè dire: « Venit enim
parola fondata nell' infallibile e fedele autorità di Dio  stesso  trova tali ammaestramenti e tali sentenze con cui repellere
a ricevere le divine comunicazioni ed attento sopra se  stesso  e su tutte le sue operazioni per evitare ogni offesa di
opera secondo gli istinti di questa vita, non ha più in se  stesso  per avversario un altro uomo, ma solamente delle forze
lotta fra Cristo e il mondo, cioè gli uomini malvagi, e lo  stesso  si dica della lotta fra i cristiani che sono in Cristo e i
deve essere una cotale appendice e finimento, e non da se  stesso  senza la sua connessione naturale del bene morale: era
Padre, in luogo di dire esser venuto a fare ciò che in se  stesso  era il bene perfetto, giacchè in tal caso l' esser bene ciò
Padre, giacchè l' esser bene sarebbe stato la ragione dello  stesso  volere del Padre? Se poi la volontà del Padre era
onde l' essere oggetto persona, amato ossia voluto per se  stesso  dalla sussistenza, cioè dal Padre, è lo Spirito Santo dove
la volontà di colui che lo ha mandato, di colui da cui egli  stesso  generato ab eterno aveva ricevuto di spirare, con una sola
voluta nel suo Figliuolo umanato, perciò era ad un tempo  stesso  un mandato o precetto del Padre suo. Le quali due qualità,
cioè l' essere essa effetto di spontaneo amore e nello  stesso  tempo mandato del Padre che voleva questo amore nel
atto di massimo amore del Padre verso il Figlio, è l' amore  stesso  del Padre e del Figliuolo formante la norma che doveva
dir veramente, per la comunicazione degli idiomi, che Dio  stesso  aveva patito ed era morto. Conveniva dunque, ad aggiustare
e senza un legittimo titolo, come avviene; ma in se  stesso  è fondato nella natura, e però non punto nè poco
tanta potenza accordatagli, di quella potestà di cui Cristo  stesso  aveva detto « dedisti ei potestatem omnis carnis (1), » e
questo fu il lasciargli podestà non solo di risorgere egli  stesso  impassibile ed immortale, ma di poter anco venire in ajuto
stessi da lui liberati per giusta conquista. Laonde Cristo  stesso  avea detto agli Apostoli che tornava loro conto ch' egli se
uomo incorporato a Cristo, e divenuto un membro di quello  stesso  corpo di cui Cristo è il capo, dovea partecipare di tutte
tutto avvivato della stessa vita, o tutto giacere nello  stesso  stato di morte: onde, posta la risurrezione del capo, è
nel senso che noi crediamo proprio di questa parola. Nello  stesso  errore era caduta, presso gli Ebrei, la setta dei Sadducei.
grazia. Rispetto a questa maniera di vita, Cristo dice se  stesso  di esser la vita; rispetto alla prima, dice di esser la
rispetto alla prima, dice di esser la risurrezione . Quegli  stesso  che è la vita permanente negli uomini santi della nuova
la quale è la prima causa della risurrezione che Cristo  stesso  attribuiva alla virtù di Dio, quando a' Sadducei diceva «
più fame, perchè io lo accoglierò e gli darò finalmente me  stesso  a suo nutrimento, per guisa che egli vivrà della mia vita,
già crede in me, non avrà più sete, perchè io gli darò me  stesso  a sua bevanda per guisa ch' egli pure vivrà di quella vita
d' alcun' altra bevanda; ma non avrà tuttavia sazietà dello  stesso  cibo, come si rileva dalle parole della stessa Sapienza che
satollati della sapienza e della vita di Cristo. E Cristo  stesso  dichiarò la cosa: quando, dopo aver detto alla Samaritana
chè l' acqua, cioè la fede, che io gli darò, diverrà in lui  stesso  una fonte copiosa e perenne di acqua viva, a cui
seguono [...OMISSIS...] della universale resurrezione, allo  stesso  modo come abbiamo spiegato l' altre parole precedenti « ut
che genera il Verbo e lo manda al mondo produceva con ciò  stesso  tuttociò che al Verbo appartenesse: onde Cristo non si
crede in lui ha la vita eterna, e poi dice di essere egli  stesso  pane di vita, di cui quegli che avrà mangiato, vivrà in
se è la carne di Cristo, come espressamente spiega lo  stesso  Cristo, « et panis quem ego dabo caro mea est; » sarà egli
del mondo. Io darò dunque a morte la mia carne, ma nello  stesso  tempo darò un' altra vita, perocchè questa mia carne
ha degli effetti anche al di là di questa vita, e Cristo  stesso  disse che entrato nel suo regno glorioso egli l' avrebbe
quando Cristo discese al limbo, potè Cristo comunicare se  stesso  sotto la forma di pane e di vino, e così ravvivarli da
peccato mortale, o pentiti n' ottennero il perdono. Lo  stesso  di que' Cristiani che muojono, benchè battezzati e mondi
viatore su questa terra, vivendo e l' una e l' altra dello  stesso  cibo, fruendo della medesima vita di Gesù Cristo. Qual
Cristo, benchè in gradi e modi diversi, e che abbiano uno  stesso  mezzo con cui partecipare di questa vita. Conviene
il fuoco dal cielo ad assumere la vittima quasi egli  stesso  se ne nutrisse. [...OMISSIS...] si legge ne' libri de'
Quando parla Gesù Cristo del cibo eucaristico chiama se  stesso  « Figliuolo dell' uomo »: [...OMISSIS...] Abbiamo detto che
tempo Dio) per rinnovare e rialzare dal suo avvilimento lo  stesso  figliuolo dell' uomo, il quale in lui sussisteva perfetto e
judicantes duodecim tribus Israel (2). » Ora, nello  stesso  modo parlando del cibo eucaristico, invece di dire: « Se
al corpo vivente di Cristo, ma non pone nell' uomo tutto lo  stesso  Cristo. In secondo luogo non è da credere che senza la
onde l' uomo vive di Cristo; ma l' uomo riceve in se  stesso  tutto l' Autor della grazia, il suo corpo e il suo sangue,
riceve bensì il corpo e il sangue reale di Cristo dentro se  stesso  sotto il velame delle specie; il pane ed il vino consecrato
non si nutre, non si alimenta, non s' impingua dello  stesso  corpo e dello stesso sangue di Cristo, e però propriamente
non si alimenta, non s' impingua dello stesso corpo e dello  stesso  sangue di Cristo, e però propriamente il suo non è un
è autore e consumatore (4), non a qualunque fede, quello  stesso  che attribuisce altrove alla manducazione ed alla bibita
macchia o purificate nel fuoco, saranno ammesse a cibare lo  stesso  pane degli angeli, che relativamente mangiano i viatori in
siccome pane, cioè al modo del cibo, e che sarà lo  stesso  pane eucaristico che ora mangiamo in terra, [...OMISSIS...]
mensa, come fece in terra co' suoi discepoli, ed è il cibo  stesso  ch' egli amministra. Ma perchè dice ministrerà il Signore a
delle loro abitazioni col sangue dell' agnello. Allo  stesso  modo, essendo tutti gli uomini condannati alla morte, l'
occulto e velato, i comprensori celesti si nutrano dello  stesso  divino alimento senza che alcun velo ne contenda loro la
veritatis, quae secundum pietatem est (2). » Per il che lo  stesso  S. Paolo distingue quasi più maniere di fede là dove dice:
la vita soggettiva a quelli che sono amati dal Padre dello  stesso  amore del quale ama il suo Figliuolo diletto in cui si
conclusi in eam fidem quae revelanda erat (4). » E nello  stesso  senso lo stesso Apostolo dice, che si rivelò in lui Cristo:
fidem quae revelanda erat (4). » E nello stesso senso lo  stesso  Apostolo dice, che si rivelò in lui Cristo: [...OMISSIS...]
dipendono unicamente dalla volontà e podestà dello  stesso  nostro Signor Gesù Cristo, secondo quelle leggi che
effetto (se non gli effetti fisici degli accidenti); e lo  stesso  si dica di quelli che assumono il Santissimo Sacramento
e l' esistenza oggettiva e soggettiva sieno due modi dello  stesso  ente. Acciocchè dunque il Verbo assuma a sè e si congiunga
a dire santificò l' umanità di Cristo in modo che nello  stesso  tempo mandò in essa il Verbo, il quale a sè ipostaticamente
[...OMISSIS...] Di poi viene la fede, di cui così lo  stesso  ecumenico e sacrosanto Concilio: [...OMISSIS...] Queste
alla giustificazione; di maniera che nello  stesso  istante che riceve questa pel battesimo riceve quelle
fu da noi detto che se due principii senzienti avessero lo  stesso  termine, essi s' immedesimerebbero e ne diverrebbe un solo.
ed il fedele sentono come porzione del proprio corpo lo  stesso  corpo eucaristico. Questo sentimento non accade in quelli
modo detto della vita sensitiva di Cristo, partecipa nello  stesso  tempo della virtù e della divinità di tutto Cristo, il
Cristo mediante l' Eucaristia, fino ad avere in parte uno  stesso  termine della vita, che è la massima unione che si possa
uomo la stessa umanità di Cristo, la stessa carne, o lo  stesso  sangue vivente, ma solo la virtù che esce dal corpo del
comunicano pure del Santo Spirito alle stesse carni ed allo  stesso  sangue dell' uomo, e rendono l' uomo casto, sicchè tutte le
e la spirituale è questa: che nella prima Cristo  stesso  opera ne' giusti che l' hanno ricevuto l' emissione dei
ma specialmente dal sacramento eucaristico nel quale lo  stesso  corpo glorioso del Signore s' inserisce in parte nel corpo
dalla dimora in essi di Cristo: [...OMISSIS...] Dallo  stesso  principio deduce l' amore e il rispetto che i mariti
è fondata in due ragioni. La prima, che tutti ricevono lo  stesso  Cristo tutto intero. La seconda, che ciascheduno converte
proporzione della disposizione e della cooperazione dello  stesso  fedele. Queste due maniere d' unione che si formano o si
tutti come cibo e nutrizione di una parte appartenente allo  stesso  corpo, e dal ricevere colla detta parte l' intero e
s' unisce per la sopradescritta unione corporale, ma lo  stesso  uomo, la stessa persona dell' uomo: e che unisce in un solo
anche realmente: perocchè, in quanto hanno per termine lo  stesso  Verbo, il principio intelligente che le costituisce
soggettivamente viene determinato ed attuato nello  stesso  modo, e s' identifica non totalmente, ma in quanto ha
uomo, e dimanda quel che deve dimandare, quando l' uomo  stesso  non sa che cosa debba dimandare siccome si conviene (1). Lo
Qui autem adhaeret Domino, unus spiritus est (3). » Onde lo  stesso  Apostolo dice, che lo Spirito in noi prega quando noi
un sistema, che suppone la materia e il mondo eterno: è lo  stesso  che ammetterlo senza ragione e senza causa. Perchè la
ad un Ente assoluto, diverso dal mondo che non ha in se  stesso  nessuna ragione d' esistere; non condizionato, quest' Ente
il composto tutt' intero, materia e forma, si muta nello  stesso  tempo. Il dire, che si muta anche la materia , è un errore
ultimato il cangiamento, è quello che è. Ora Aristotele  stesso  concede che questa prima causa è la forma: è dunque d'
assurde. Ma è degno che, di più, s' osservi come lo  stesso  Aristotele che riconosce assurda una catena di cause
parte applichi questo principio con esagerazione, e nello  stesso  tempo da un' altra lo dimentichi. L' esagerazione è questa.
intorno a questa prima causa dell' accidentale da questo  stesso  libro dei « Metafisici ». In realtà Aristotele riconosce
prossimo tanto più col pensiero, che sul principio dello  stesso  libro avea riconosciuto dover esserci una sostanza
dir causa dell' accidentale . Che più, se egli  stesso  in alcun luogo esce in questa sentenza: [...OMISSIS...] .
concepita come possibile, è anch' essa universale, non allo  stesso  modo della forma, ma come una possibilità indeterminata a
predicarsi « l' esistenza in forma di vino e d' aceto »è lo  stesso  che predicarsi « l' idea della sostanza determinata », del
costantemente l' essere, [...OMISSIS...] , di quelli. Lo  stesso  adunque egli fa anche della prima e divina sostanza, e con
questo suo Dio una natura comune, distrugge con ciò quello  stesso  Dio, che aveva prima costituito, e rende il sistema
Aristotele torna al comune, e così manca di nuovo al suo  stesso  sistema; chè il comune , egli osserva (1) con molta
per la quale debba essere una di numero. Laonde Aristotele  stesso  vedesi obbligato di dedurre la prova della unicità del
pluralità d' altri primi motori. E veramente Aristotele  stesso  non trova assurdo, anzi necessario d' ammettere altri
quale e quanto eccellente ella debba essere. E per ciò  stesso  non si può dedurre l' unicità del Motore immobile, come
vittoria, diventi poi negligente e troppo sicuro di sè  stesso  nel governare il soggiogato paese. D' altra parte questi
sono necessariamente indipendenti. E non accade così quello  stesso  ch' egli rimprovera ad alcuni filosofi che lo precedettero,
Egli è vero che Aristotele dà a queste sostanze l' ordine  stesso  che hanno i movimenti degli astri da esse prodotti.
l' ottimo dall' universo, ma voglia che sia dall' universo  stesso  avuto. [...OMISSIS...] . Ammette dunque che il Bene e l'
soggiunge subito, riferendola alle parti, che non però allo  stesso  modo sono coordinati i pesci, gli uccelli e le piante
individuali, e però non l' atto finale delle cose; e lo  stesso  si può dire del concetto dell' ordine che non è certamente
eternamente ed indipendentemente esistenti, onde qui  stesso  dà questa cagione, dell' esserci alcune entità che operano
del primo cielo, che viene dal supremo Motore, e nello  stesso  tempo ha i motori suoi propri. Ma lasciando da parte questo
due elementi che chiama forma e materia), benchè dica egli  stesso  che i diversi atti e le diverse potenze, sieno così
intellezioni pure: anzi ammettendone molte Aristotele  stesso  nel c. ., benchè le consideri come inferiori alla prima,
secondo Platone è l' essere in universale. Ma questo essere  stesso  si può considerare sotto due aspetti: 1 o come il subietto
egli produce tutte le specie o forme delle cose. Così lo  stesso  essere in universale da una parte costituisce quella mente
per Aristotele è sempre il subietto dell' atto. Quivi  stesso  però egli adopera una maniera di parlare, che dimostra non
il proprio oggetto del pensiero? Secondo Aristotele è lo  stesso  essere della cosa, l' essere determinato ch' egli chiama
è l' essere, quella mente non può esser altro che lo  stesso  essere in potenza. Il che Aristotele sembra dire in
E nel vero, le essenze non sono date dal senso; Aristotele  stesso  ne conviene in tutti quei luoghi, dove distingue le cose
essere , e quelle concede al senso, ma riserva l' essere  stesso  delle cose alla ragione (1). Che cosa dunque ci dà il
ragione (1). Che cosa dunque ci dà il senso, secondo lo  stesso  Aristotele? Delle apparenze che sono vere solamente come
al senso, apparendo esse a vari individui o anche allo  stesso  individuo in diversi tempi diverse, la stessa cosa sarebbe
falso, che è sempre nella mente e non nel senso, come lo  stesso  Aristotele insegna (1). Oltracciò il carattere della verità
rimutabili, e se non esistessero che queste, concede lo  stesso  Aristotele, che non ci potrebbe essere nè scienza nè
che avrebbero ragione Democrito e Protagora (2). Ma quello  stesso  che si muta si può considerare con una specie e con un
anche la sua ipotesi erronea della materia eterna, egli  stesso  insegna che la materia non è il fondamento della cognizione
mente, che lo giudica tale, nella qual mente, a detta dello  stesso  Aristotele, sta il vero ed il falso: e che cosa è questo se
egli trova assurdo che si consideri la cosa in sè, e nello  stesso  tempo si consideri come inesistente nel subietto; in sè è
come sono le specie in relazione al subietto, perchè lo  stesso  subietto può avere specie contrarie. [...OMISSIS...] .
» ». « « C' è egli o non c' è qualche altra cosa oltre lo  stesso  tutt' insiemeDico la materia e ciò che è con essa? » » (la
come separato e da sè sussistente sia Dio, e che l' essere  stesso  sotto un altro concetto logico sia in tutte le cose: e qui
e sostanza compiuta [...OMISSIS...] (2). Ma qui si fa egli  stesso  l' obbiezione: se, dice, supponiamo che l' ente e l' uno
le quali è la Mente; e questa in senso obiettivo è l' ente  stesso  primitivo e divino. L' ente dunque predicato e partecipato
certamente una qualità dell' essere , ma l' essere  stesso  . L' argomento dunque d' Aristotele contro le idee
contro le idee platoniche qui si frangeva: ed egli  stesso  dovette convenire, che l' essere si potea porre a parte dal
sostanza, come pur deve (4). Ma per l' opposto Aristotele  stesso  insegna espressamente che la prima scienza tratta dell'
mente e col senso. Ma poichè l' essere come essere è egli  stesso  ad un tempo e specie universale e singolare sussistente,
però che sia intelligibile anche come singolare, chè quello  stesso  essere che è sussistente come singolare è anche universale,
può fare che in quel grado e modo che è determinato dallo  stesso  sentito ed inteso, il quale fa il personaggio di subietto,
l' essere si predica d' una sostanza reale e compiuta, egli  stesso  dopo la predicazione è sostanza reale e compiuta. Ma se si
ciò che è in potenza e ciò che è in atto appartiene allo  stesso  genere, secondo Aristotele; e però quella scienza prima che
per sè d' unità, non può mai essere un subietto com' egli  stesso  riconosce (3), appunto perchè non può esser una: quindi
specie, ed anzi di genere da tutto ciò che non sente, e lo  stesso  Aristotele confessa, senz' accorgersi che così atterra sè
che le idee nascano da atti della divina mente. Che anzi lo  stesso  Platone non ci sembra andare del tutto immune dalla stessa
sotto le specie. Ma ben presto n' ha bisogno egli  stesso  e li rialza. Infatti, Aristotele s' accorge che tutta la
prima intanto sembra cozzare con certe verità da Aristotele  stesso  insegnate. Questo filosofo accorda veramente ai corpi la
la condizione di sostanza realmente individua (1), ma nello  stesso  tempo sente la difficoltà d' una tale concessione. - La
essere che passioni del senziente, come le chiama lo  stesso  Aristotele (2): le forme sensibili son dunque nel senziente
sensibili, nè pure in potenza; queste sono in potenza nello  stesso  subietto senziente prima che ci sieno eccitate; eccitate
dice: « « La natura si fa nel medesimo, poichè nello  stesso  genere della potenza » », e poco appresso: « « poichè
ente in atto da un atto esistente (1) » », e un atto dello  stesso  genere e specie (2). Ora, il corpo materiale non avendo
avendo una potenza che sia nella stessa specie, nè nello  stesso  genere della sensazione. E veramente un corpo esterno
di molecole, e questo movimento locale è in effetto nello  stesso  genere e specie della potenza che egli ha di moversi
ma del principio sensitivo che in potenza trovasi nello  stesso  genere e specie dell' atto della sensazione particolare,
dottrina s' appoggia sopra un falso supposto. E Aristotele  stesso  pare in qualche luogo ammetterla, in altri pari
e nella pietra anche la sua forma reale. Ma Aristotele  stesso  sembra che rimanga preso nell' equivoco della parola
in cui Aristotele cade e contraddice alle verità da lui  stesso  vedute. « « Laonde l' anima, prosegue, è come la mano: chè
fantasmi » » (2). Ora questo «to noetikon» è quel principio  stesso  nell' anima che chiama anche «to epistemonikon,» quel primo
l' essere delle cose, ma il loro modo di essere; l' essere  stesso  della cosa è l' essenza sostanziale di questa (1). Ma
materia: [...OMISSIS...] . E prosegue a dire che per ciò  stesso  non si dà definizione nè dimostrazione delle singolari
de' sempiterni e questi immobili, giacchè lo  stesso  movimento locale, sebbene non importi corruzione, importa
cognizione ottenuta per mezzo dell' induzione, e per ciò  stesso  la cognizione de' generi che Aristotele suol chiamare
« a quel modo che ciascuna cosa ha dell' essere, in quello  stesso  ha della verità » » (3). Dall' essere dunque, che è la
quanto ciascuno è questo quale, [...OMISSIS...] il che è lo  stesso  che dire in quanto sono una determinata natura non in
agirà nella mente? Questa è la difficoltà che si fa lo  stesso  Aristotele: [...OMISSIS...] . Poichè se essa è
ed essa è pure quella che li trae in atto, poichè collo  stesso  atto dell' intendere sono gl' intelligibili posti in atto
l' uno sotto due aspetti, in quant' è nelle cose e in sè  stesso  (2). Rispetto alle cose, queste o sono uno per accidente, o
di prima radicale cessi [...OMISSIS...] . Ora a questo modo  stesso  Aristotele concepisce la mente. Essa è una e indivisibile,
in questo non c' è che il singolare. E perciò Aristotele  stesso  è obbligato di ricorrere all' universale natura, alla
si può aggiungere questo: [...OMISSIS...] ; il che è lo  stesso  di quello che dice in appresso dell' intelligibile e dell'
delle cose. Ma uno e il medesimo essere, come insegna lo  stesso  Aristotele, è potenza ed è atto, e ciò tanto nell' ordine
come rami d' uno stess' albero, o raggi che emanano da uno  stesso  punto luminoso. Sono anche uno obiettivamente, perchè l'
uno obiettivamente, perchè l' essere in potenza essendo lo  stesso  che l' essere in atto, la mente in potenza che è, come
(essere indeterminato). Così ricapitola Aristotele  stesso  la sua teoria: [...OMISSIS...] . Che cosa dunque è la mente
in potenza d' Aristotele in senso obiettivo (4). Per ciò  stesso  questa mente è dal nostro filosofo chiamata « « lo
ideale indeterminato ; 2 Che la mente obiettiva è questo  stesso  essere o intelligibile primo, e però è ella stessa in
elemento straniero, cioè col sentimento. Ora il sentimento  stesso  è uno; ma si moltiplica anch' esso per un elemento
gli uomini, i generanti ed i generati. E infatti Aristotele  stesso  distingue queste due questioni, trattando nel primo libro «
sensibile e generabile, e proporzionatamente si può dire lo  stesso  del vegetabile e del minerale. Ma riconosce nulladimeno che
atto reale sia la stessa specie: suppone dunque quello  stesso  che si domanda. Quindi le stesse contraddizioni, che
cose reali, se non equivocamente (3), dovendo Aristotele  stesso  ritornare per un' altra via e senz' accorgersi a questo
Ma, come abbiamo detto, Aristotele s' accorge che questo  stesso  non basta, e riconosce il bisogno che lo stesso generatore
che questo stesso non basta, e riconosce il bisogno che lo  stesso  generatore e tutta la catena infinita de' generanti e de'
semplicemente e massimamente è: quest' è intelligente se  stesso  ed è Dio; e mediante la partecipazione o intuizione d' un
tempo, ma nel primo intelligibile sempre e immutabile: lo  stesso  atto è anche attuale diletto, e anche questo a noi è solo
una delle due: o l' atto nostro della contemplazione è lo  stesso  atto divino identico di numero, o è almeno uguale di
[...OMISSIS...] . Ora questo non può essere, che l' Essere  stesso  necessario considerato subiettivamente. E in fatto dice,
o prima essenza, [...OMISSIS...] . Ma è sempre lo  stesso  Essere, e come mente « «opera avendo », [...OMISSIS...] »,
uscire di sè per cercare il suo termine, poichè egli  stesso  è il termine del suo atto. La quale triplice relazione
il sempre continuo ed eterno in Dio inesiste. Poichè questo  stesso  è Dio »(5) ». Sono queste le più magnifiche parole, o certo
e che noi qui riferiremo, perchè, sia d' Aristotele  stesso  o d' un suo discepolo, dimostra uno sforzo di riparare a
ricorse dunque al caso e alla fortuna, cioè, come egli  stesso  confessa, non a cause, ma a privazioni di cause. Nel luogo
fuori dell' aspettazione e senz' averci pensato. Di più lo  stesso  pensare e lo stesso volere dipende come da un primo
e senz' averci pensato. Di più lo stesso pensare e lo  stesso  volere dipende come da un primo principio, che non è nè il
del suo intrinseco difetto. Poichè in esse si abbandona lo  stesso  sistema, e si ricorre al divino entusiasmo di Platone come
intelligibile ed appetibile (2), ma qui move e determina lo  stesso  pensiero verso l' intelligibile, e però sembra un principio
sia qui presa in senso subiettivo, e che nomini Dio lo  stesso  oggetto intelligibile. Così si può rendere coerente, in
non solo nell' universo ma anche nell' uomo, e il fine  stesso  dell' uomo e della virtù. E l' uomo più che s' allontana
umana da questa, Aristotele parla oscuramente, e da sè  stesso  s' ingombra il cammino nel quale incèspica. Poichè volendo
ad ammettere il divino ultimato, la specie ultimata, Dio  stesso  nella natura, il che conduce ad una sorte di panteismo (1);
senza farla derivare da una qualunque comunicazione di Dio  stesso  (3). Come abbiamo già osservato, fortissimo è il raziocinio
universo materiale ed esteso, e così par che lo prenda lo  stesso  Aristotele quando ci fa sopra una teoria filosofica; e così
quello che è, è atto, [...OMISSIS...] (3). Il che è lo  stesso  che ammettere una specie di creazione eterna e continua.
di tutte le cose [...OMISSIS...] (1). Ancora, se l' essere  stesso  è necessario ed eterno, dunque è atto purissimo, poichè
predicabile. Aristotele lo considera anche come atto in se  stesso  determinato, ossia come specie. E quantunque dica che il
fossero tutti questa mente medesima. Anzi domandando a se  stesso  quali intelligibili convenissero meglio alla mente suprema,
che chiamò «prota te physei» (3) e i principŒ , che sono lo  stesso  essere ed uno nelle loro applicazioni, ond' anco disse, che
arte formate dalla specie nella mente dell' artista allo  stesso  modo come le opere della natura dalla specie che è nel loro
non si suppone sottostare una durata eterna, e il concetto  stesso  di successione perisce senza quello di durata (4). Per
degli enti naturali pende da tali cose eterne (5). Allo  stesso  modo quello che può essere e non essere pende da ciò che
, causa efficiente di tutte le trasmutazioni che è lo  stesso  appetito, il quale ora è annesso alla forma, come nelle
si raccoglie che cosa sia questo Dio. Poichè Aristotele  stesso  continuamente insegna che, rimosse le specie, quello che
(4). L' essere è la forma delle forme. Ma l' essere (lo  stesso  dicasi dell' uno in quanto si converte coll' ente) si può
genere (5), e allora è indeterminato, e non essendo egli  stesso  finito e ultimato, non ha virtù di esistere separato e da
è propriamente l' essere determinato, com' anco l' uno  stesso  (4). Se poi si fa che l' essenza sostanziale sia l' atto
chè essendo principio non può esser principio di se  stesso  ma di questi, [...OMISSIS...] . Poichè dell' essere si
essendo semplice, non si può più cercare la causa allo  stesso  modo, cioè come si cerca la causa della materia, ma in
(2); e considerando queste tre maniere di cose sotto lo  stesso  aspetto, come derivate cioè dall' essere attualissimo
forma, cioè cercare la causa del suo essere (reale), è lo  stesso  che cercare ciò in cui è contenuta la sua materia: onde in
contenuto. Di che viene che l' essere universalissimo (e lo  stesso  si dica dell' uno) contenga tutte le cose e sia la causa
specifica: e gli elementi hanno ragione di materia. Questo  stesso  si rinnova co' nuovi enti, che pure, ogni qualvolta si
un significato più esteso della parola «entelecheia». Nello  stesso  tempo la parola «energeia» esprimendo puramente l' atto,
primi termini che sono l' essere, l' uno, il bene, tutti lo  stesso  sotto altri aspetti, [...OMISSIS...] ? Essa è una facoltà
in tutti gli altri? - Confesso che se ne può dubitare ed io  stesso  sono stato su di ciò lungamente dubbioso; ma mi sono in
di materia, è assolutamente universale, chiamata dallo  stesso  Aristotele «proton en te psyche katholu» (3). Oltre di che
intelligibili in potenza e non in atto. Onde Aristotele  stesso  pone questo principio assoluto, che la ragione deve
Ma quello che toglie ogni dubbio è l' avere lo  stesso  Aristotele applicato questo principio ontologico della
in potenza, cioè le specie sparse nella natura, s' egli  stesso  non avesse una mente in atto, e poichè la mente è de'
resi più noti dall' induzione (5): sono quelli che, nello  stesso  tempo, rendono possibile l' induzione stessa. Aristotele
in senso subiettivo, in quanto che il subietto è l' atto  stesso  d' ogni anima intuente la forma dell' Essere. Così si
vedemmo, sono essere, e però eterne e divine; ma non allo  stesso  modo dell' essere primo , perchè sono l' essere limitato,
Aristotele dice, che quest' è l' Ente, e l' Uno (4), e lo  stesso  dicasi del Bene che coll' ente si converte. Qui c' è dunque
anche nella mente dell' artefice per essere coerente a se  stesso  nel porre le forme attive); e fuori de' sensibili non pone
determinato, onde lo dice anche « « causa (formale) di se  stesso  » », [...OMISSIS...] (1). Ma quante difficoltà non involge
sieno per se intelligibili. Su di che già vedemmo che lo  stesso  Aristotele vacilla, e talora chiama la forma reale « « lo
sia la sanità nell' ammalato (2), tanto più che Aristotele  stesso  è obbligato a confessare che la specie nella mente dell'
nè manco aver nulla di comune nè specie nè genere. Nello  stesso  tempo apparisce come questa comunità o identità di
questo anteriore alle menti, secondo il principio dello  stesso  Aristotele che [...OMISSIS...] ? (1). Aristotele dirà
cosa di comune. Se hanno qualche cosa di comune, ritorna lo  stesso  ragionamento, che ci conduce ad una serie d' idee all'
obiettiva. Questo mi sembra essere dichiarato da Aristotele  stesso  nel libro XII, 9 de' « Metafisici ». Lo scopo di questo
dell' uomo è attiva alla foggia degli abiti. 2 L' essere  stesso  intuito, è quello che può essere variamente determinato e
[...OMISSIS...] . Cercare come si produca il conoscere è lo  stesso  che cercare come si produca la mente passiva . Ma per
della prima dice che è de' soli principŒ, che riduce egli  stesso  a un primo intelligibile, della seconda dice che è di tutti
. Il qual luogo, non dee già intendersi che la mente sia lo  stesso  senso de' singolari, ma che sia un senso che raccoglie le
è limitato sia unito colla materia e sia natura (1), allo  stesso  modo come suppone che la specie nella materia e la specie
far di meno dell' universale, e la filosofia prima ha lo  stesso  oggetto della dialettica (1). Come dunque sembra negare che
dopo di ciò torna la perplessità, [...OMISSIS...] . Ma egli  stesso  s' accorge che questo è un tornare agli universali; laonde
devono avere un subietto di cui si predicano, e che egli  stesso  non si predica. Il subietto e il predicato sono relativi, e
la continuità e l' unità delle cose e de' tempi, ora lo  stesso  dice della mente nell' uomo (3). E quest' è la ragione, per
numero è uno ed è insieme molte unità, [...OMISSIS...] e lo  stesso  che dell' intellezione, che è l' atto, è a dir della mente
di più essenze » » (2). Riconosce non di meno con Platone  stesso  la necessità, che indipendentemente da ogni materia, e
prese gli enti della natura, e aggiungendovi il vocabolo  stesso  , per esempio dicendo: « « l' uomo stesso, il cavallo
, per esempio dicendo: « « l' uomo stesso, il cavallo  stesso  » » [...OMISSIS...] , pretese così d' aver trovato l'
intelligibile, da cui i principŒ del ragionamento, e quindi  stesso  il principio dell' Arte: dall' essere poi intelligibile
semplicemente è, [...OMISSIS...] (3). Ma questo che in sè  stesso  è attualissimo e non ha modi nè possibilità di contrari; se
separato come comune (2), ma soltanto come singolare. Lo  stesso  essere dunque, uno di specie (3) perchè specie, è
e ciò che è in potenza, dice Aristotele, appartiene allo  stesso  genere. Ogni scienza ha per suo oggetto un genere. La
differiscano tra loro. Le differenze si riscontrano nello  stesso  sapere umano: gli universali, altri sono specie, altri
trovare cosa molto difficile il definire, che cosa sia lo  stesso  sapere: gli universali sembrano non bastare perchè si
ricerca delle cause non si può andare all' infinito: lo  stesso  sensibile e lo stesso intelligibile è come un principio: l'
non si può andare all' infinito: lo stesso sensibile e lo  stesso  intelligibile è come un principio: l' uno principio nostro,
tra loro, assegni loro due principŒ irreducibili. Nello  stesso  tempo però riconosce che non possiamo partire da' sensibili
invece traditrice la loro dottrina? Viveva e scriveva nello  stesso  tempo in Francia un uomo che non dovete dimenticare, più
e la cui assunzione gli dispiacesse. Ma al tempo  stesso  per compiacere al medesimo, se accadesse il caso, non
di una religione; non sarebbe egli meglio, che un religioso  stesso  fosse quegli, che calcolasse dinanzi a Dio se coll'
educazione, hanno tutti bevuto sino dalla loro gioventù lo  stesso  spirito, spirito che viene tramandato quasi per eredità
modo che tanto i Parrochi quanto i Coadiutori sieno dello  stesso  Istituto, e anche ciò solamente allorquando, premessa
opportuni per implorare una tal deroga, recandomi anche io  stesso  a' piedi del trono, quando potessi contare anche sull'
beneplacito che l' Istituto abbia luogo in Trento, il cuore  stesso  del Sovrano sarà piegato ad acconsentirlo, giacchè « cor
che gli altri la facciano per voi. L' accusa fatta da voi  stesso  non è così umiliante, come il godersi dell' accusa che
chiarezza, sincerità, tranquillità e buon fine. Egli è Dio  stesso  che ci difende quando siamo innocenti, e a lui dobbiamo
mi annuncia la malattia del Giacomino Somaglia. Collo  stesso  spaccio di posta il conte Cesare Castelbarco me ne fa
vita. Vi dee essere pure coerenza fra i vari detti dello  stesso  maestro, o di più maestri; perocchè non conviene alle
mali, vi insegnerò un rimedio. Cercate di accrescere in voi  stesso  la carità, l' umiltà, la mortificazione e l' annegazione:
tutto il vostro pensiero nell' abbassamento di voi  stesso  sotto di tutti, nella sommessione e nell' ubbidienza; voi
nei vostri scritti espresso il medesimo sentimento, e nello  stesso  vostro lagrimevole libro ultimamente stampato col titolo: «
ultimamente stampato col titolo: « Affaires de Rome », voi  stesso  dite aver desiderato che la Chiesa stabilisse « la libertè
divina? L' eresia, lo scisma, l' apostasia, l' inferno  stesso  non travaglia che per la gloria del Redentore e della sua
dei mezzi permessi dalla legge? Voi adunque esagerate a voi  stesso  le decisioni della Sede Apostolica, cioè ci aggiungete
tale risoluzione sia stato spirito di Dio, o spirito di voi  stesso  »; in tal caso la cosa sarebbe certa, e non dubbiosa. Ma
di stare e di uscire, mi pare che dobbiate fare a voi  stesso  una simile questione: appunto perchè siete libero potrebbe
perfezione e che bramiate di spogliarvi intieramente di voi  stesso  per vestirvi di Gesù Cristo, e della sua umiltà, e della
bonum, ipse et perficiet ». E chi considera bene questo  stesso  ch' io dico risponde a quella difficoltà che Ella vien
della bontà divina, per la quale l' uomo, che sente sè  stesso  nulla, spera tutto; l' uomo che sente d' esser impotente
porta; l' uomo che non vede in sè che peccato, vede nello  stesso  peccato l' occasione della massima gloria divina, che sta
ricordiamoci di preferire fra i due quel partito che in sè  stesso  è più favorevole alla nostra santità, quello che più
via di quell' amore che dilata il cuore; ma perchè questo  stesso  potrebbe affannare l' animo, pensando che è troppo scarso
lato riflettere che questo amore soprannaturale è esso  stesso  un dono di Dio, dono che egli ci fa in certa misura; e però
e se insorgeranno a costui dubbii nella mente, chiamerà sè  stesso  scioccherello e pazzo, e si atterrà immobilmente al lume
e a tutti i suoi speciali ragionamenti, ma nello  stesso  tempo, in un altro senso, si ubbidisce alla stessa propria
nostra sta in quell' annientamento che l' uomo fa di se  stesso  per amor suo, ed a sua imitazione, chi non vede che vi è
vostra fantasia, ecco i vostri principali nemici, che voi  stesso  conoscete. Cercate di vincerli coll' orazione e con atti
come posso (ma senza ansietà e turbazione), a vincere me  stesso  e far le cose perfette; e mi riesca o no di farlo debbo
mai quieto fino a tanto che il sacrificio che fate di voi  stesso  a Dio non sia intero e perfetto ; e non sarà mai intero e
non la rompete generosamente con tutti gli attacchi a voi  stesso  e alle cose di questo mondo, e non vi stringete a Dio solo.
impedisse all' Istituto il disporne, giacchè peccherei io  stesso  mortalmente contro il voto e farei peccare i miei compagni
e la guerra che gli faccio, inorridisco; e se egli  stesso  non mi aiutasse ancora, chi mi terrebbe dal non avvilirmi e
talmente sulla tenerezza del nostro Padre Iddio, che da lui  stesso  possiamo aspettare fin anco che ci muti il cuore, fin anco
nostra alla grazia sua, fin anco che ci comunichi egli  stesso  il coraggio e la fortezza che ci manca per fare quelle
voler fare con noi de' prodigi di misericordia; perocchè lo  stesso  desiderio del bene è suo dono. Dietro a questo desiderio
Coraggio adunque, fiducia illimitata, tranquillità nello  stesso  dolore, nella stessa umiliazione! Mio caro, quanto bramerei
anche in ciò l' amabile volontà di Dio, riconosca che Iddio  stesso  La dispensa per ora da tali penitenze, che si contenta del
interiore, quelle che s' incontrano nello studio  stesso  di piacere a Dio solo, nella meditazione delle cose eterne,
ciò che volle dire l' autore; ed ognuno sa che collo stile  stesso  e colle frasi del Vangelo si può benissimo scriver la vita
della religione, della giustizia e dell' umanità. Questo  stesso  riflesso gioverà assai a farle considerare come mere vanità
circostanze obbligato a fare fronte, anche pel loro  stesso  bene. So che non farò nulla, e che le persecuzioni subdole
Signore? Ma non si può egli benedire chi maledice, e nello  stesso  tempo parlargli forte e con epiteti umilianti? La civiltà
il cangiamento non fosse stato accordato prima col rettore  stesso  o con un superiore maggiore? E poi tocca forse al suddito
e come indicatore dolcissimo della volontà divina. Lo  stesso  vi debbo dire su tutto ciò che mi venite esponendo nella
scrivervele nel cuore, di domandare a GESU` Cristo che egli  stesso  ve le scolpisca. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.42 Sento
sollecito della loro e della vostra perfezione. Ma nello  stesso  tempo mi dite che A. vi fugge da un mese e mezzo, e dite
vi mostrate offeso; e Dio non voglia che abbiate voi  stesso  forse dato, se non in tutto, almeno in parte cagione al
giudice in causa propria », voi distinguete: chi giudica sè  stesso  per passione, non è buon giudice; ma giudicando senza
pur certo che l' occuparsi a giudicare ed a giustificare sè  stesso  è cosa che impedisce il profitto nella vita spirituale,
cieca obbedienza che è un tesoro inapprezzabile, e che voi  stesso  desiderate tanto di conseguire. Oh bella diffidenza di sè
della vita. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.42 Nel tempo  stesso  che ho inteso con vero piacere che Ella sia pienamente
al Signore da delle anime buone, come Ella desidera, ed io  stesso  indegnamente presenterò le mie povere preghiere al trono
amorosissima bontà di Dio, e la ravvisa questa bontà nello  stesso  dolore e nella stessa tribolazione temporale, che da essa
propria, perchè non saprebbero più cosa volere, se non lo  stesso  voler di Dio. Io certo quando mi sento più infermo nel
La parte dell' uomo consiste nello studio di emendare sè  stesso  e di ottenere la giustizia e la santità: Iddio dopo di ciò
in ogni cosa è buono egualmente, e che tutto dispone collo  stesso  amore infinito per noi. Che se noi oltracciò piglieremo
a questo proposito le Costituzioni, e che citano pure allo  stesso  proposito le più celebri regole de' santi Fondatori. E`
provandolo, non deve sempre temere di essersi da sè  stesso  privato di un membro che Iddio gli volea forse dare, ma
i talenti che ci dà Iddio; non ne vogliamo di più, ma nello  stesso  tempo non ne rifiutiamo nessuno; e dopo raccolti questi
che non avrete più bisogno della mia mediazione: egli da se  stesso  vi condurrà a me, ed io vi riceverò fra le povere serve e
psicologica e quale parte sia d' altra origine è perciò  stesso  difficile, perchè non si dà azione razionale che non tenga
il mondo esterno; è il soggetto che rappresenta a sè  stesso  tutto ciò che vi è di extra7soggettivo in nesso reale con
di tutti gli enti; e a questo pensiero che Platone  stesso  si avvicinasse, me lo fa pensare quella sentenza, colla
essere positiva o negativa, com' ella era al principio. Lo  stesso  accade nel linguaggio. Se io dico: « a Dio non manca cosa
confini dello spazio di un sensorio non sono sensibili allo  stesso  sensorio; onde il principio razionale non riceve da un
e più generalmente nel nostro sentimento. Ora il sentimento  stesso  somministra talora un fondamento, pel quale il principio
esperimentiamo un altro gruppo di effetti che non hanno lo  stesso  legame, la cui unità non è data nel sentimento, come,
coll' esempio dei corpi, se non si riferiscono allo  stesso  identico spazio, noi formiamo tosto di cotesto secondo
od effetti sensibili, benchè successivi, appartengono allo  stesso  gruppo; e così dicasi delle varietà, che si trovano nelle
così aggruppati che si dimostrano tutti effetti di uno  stesso  agente, la quale unità rispetto al corpo trovasi nell'
che tutti gli effetti sensibili, che si attribuiscono allo  stesso  fondamento, non possono essere contemporanei, l' uno
ed è perciò che le specie piene si moltiplicano, perchè lo  stesso  fondamento sensibile si veste di vari effetti sensibili.
principio superiore se non dall' ordine intrinseco dello  stesso  essere. Noi abbiamo posto a principio della moltiplicazione
di tali fondamenti anche quando non sono, e così crea a sè  stesso  gli esseri mentali, le diverse maniere dei quali appartiene
specie degli esseri contingenti a noi conosciuti), ma nello  stesso  tempo diciamo che nella specie si contiene l' individuo
dalla mente umana, cioè che cosa vi ponga il soggetto  stesso  razionale quando ne acquista i concetti, e che cosa vi sia
di quello spazio diventano a noi rappresentatrici dello  stesso  corpo, dello stesso spazio. Dicemmo ancora che i fondamenti
diventano a noi rappresentatrici dello stesso corpo, dello  stesso  spazio. Dicemmo ancora che i fondamenti sensibili vestiti
estensione figurata, 3 sensazioni di diverso tocco o dello  stesso  tocco, ma di diversa qualità. Noi possiamo dividere, colla
bensì dividere in parti, rimanendo sotto tutte le forme lo  stesso  concetto di materia, perocchè se si moltiplicasse, non
quelle sensazioni rappresentative, che si riferiscono allo  stesso  fondamento sensibile, e però allo stesso ente; e questa
riferiscono allo stesso fondamento sensibile, e però allo  stesso  ente; e questa forma individua il corpo. Ma questa
rappresentare molte e varie cose, secondo ciò che l' uomo  stesso  ha stabilito e seco medesimo convenuto. Quindi le idee
ricevono l' indole e il carattere loro dalla natura dello  stesso  recipiente, cioè dall' anima, che ne è la vera causa
dà ancora delle cognizioni analogiche di Dio; ma nel tempo  stesso  che ci dimostra che tali cognizioni sono meramente
perfezioni che sono separate fuori di Dio, in Dio sono lo  stesso  Dio (1); 2 che la deità, che noi concepiamo come una forma
che noi concepiamo come una forma astratta, in Dio è lo  stesso  Dio sussistente (2); 3 che finalmente Dio, che suol
che appetisce il passaggio dalla veglia al sonno e lo stato  stesso  di sonno? è quell' uomo che consiste attualmente nel
del suo pensiero riflesso, alla cessazione di quello  stesso  pensiero con cui sta osservando con quali passi il sonno s'
l' attenzione riflessa; e così rimangono occulti all' uomo  stesso  che li fa, e per rendersene conto gli è mestieri di
che loro abbisogna, così determinandone la quantità. Lo  stesso  accade ad ognuno che faccia professione di misurare coll'
cliente, trattata con tutto lo sfoggio della scienza; lo  stesso  teologo, che consumò la sua vita nell' insegnamento della
anzi ne sono il primo. Quindi l' uomo per conoscere sè  stesso  ha bisogno di ritornare liberamente sopra di sè, ed
onde il gran pregio della sentenza antica: « « conosci te  stesso  » ». I primi principŒ dell' umano operare sono l' istinto
lo percepisce, l' accompagna in tutto il suo sviluppo. Lo  stesso  principio però con un altro suo atto, riferendo ogni cosa
il vizio (2). Poichè quel fatto dimostra che dipende da lui  stesso  il dare interesse ed attenzione a certe cognizioni, e
e di quelle grandi persuasioni, che ognuno aveva in sè  stesso  senza saperlo, senza averne mai trovata l' espressione,
ritratto del suo diletto e gli imprime mille baci, abbia lo  stesso  ritratto per oggetto dell' amor suo, e non piuttosto che
due parti della stessa legge, due relazioni reali in cui lo  stesso  oggetto si considera (2). E fu per questa connessione
». A dir vero non avviene a lui questo propriamente allo  stesso  modo come accade al pianista che suona, toccando i soli
dalla sensazione esterna e dall' immagine, due modi dello  stesso  sentire. I movimenti dunque del dimenar delle gambe che
annesso agli elementi di cui il feto si compone, e al feto  stesso  già composto; 2 che l' immaginazione, essendo una parte del
opera stupenda della natura, perocchè il sensorio per sè  stesso  è atto a rendere non solo quelle immagini intere, ma le
concorrere più cause eccitanti), il quale è presente nello  stesso  tempo a tutta la sensazione primitiva, cui l' immagine
sensitivo semplice ed uno si muove a produrre in sè  stesso  delle immagini, a questo è mosso da una moltitudine di
non indottovi dall' urgenza di uno stimolo maggiore. Nello  stesso  tempo la sua unicità e semplicità, aiutata anche dall'
e con notizie cotanto semplici egli può descrivere da sè  stesso  quelle serie, quantunque lunghe si vogliano. Nella regola
di una cosa, altro è la cosa di cui si gode, altro è lo  stesso  godimento. Dire che il godimento gode di sè stesso non è
è lo stesso godimento. Dire che il godimento gode di sè  stesso  non è che una logomachia, un rendere doppio quello che è
sè, ma l' uomo per esso semplicemente gode. Se dunque nello  stesso  godimento, contemplato dalla mente, si rileva qualche
sensitiva; qual meraviglia che il principio sensitivo  stesso  tenda ad avere nei suoi organi sensori certi movimenti
comunicazione del moto ubbidisce alla legge del tempo; e lo  stesso  movimento impresso a due corpi, l' uno dei quali è doppio
di freddo, e in generale dove vi è maggior passaggio nello  stesso  tempuscolo fra uno stato ad un altro di eccitamento, si ha
altro disegno da quello che mi pareva prima. Ecco come lo  stesso  scacchiere reale, secondo le relazioni diverse delle sue
che la regolarità contemplata dalla mente è posta dallo  stesso  vedere della mente, benchè la mente non potrebbe porla, se
nel sensorio ottico ed acustico; consideriamola ora nello  stesso  principio razionale, che è tutto l' uomo. Al principio
è il sentimento piacevole . In questo caso il piacere  stesso  è la regola per conoscere se il sentimento è bene ordinato;
la forma dell' ente compiutamente, non può venire dallo  stesso  atto col quale sussiste, ma unicamente da qualche causa
all' osservazione extra7soggettiva, e che si rivela per sè  stesso  immediatamente ponendo la coscienza. Quanto agli affetti,
costituisce il termine necessario del sentimento, è egli  stesso  una sostanza, la quale non ha soltanto la condizione di
le dette particelle si disgregherebbero disciogliendosi lo  stesso  sentimento. Quindi l' apparente lotta tra la forza d'
attività vitale tengono una via di moto diversa, e il moto  stesso  si continua. Nell' ordine fisico e chimico il contrasto
e del pensiero. Altri tentarono altre vie per arrivare allo  stesso  intento, ma sempre in sulle ali dell' immaginazione. Laonde
colle forze attrattive è apparente, cioè sono effetti dello  stesso  principio reciprocamente contrari a cagione delle diverse
non in una macchina così artificiosamente congegnata che lo  stesso  movimento riproduca sempre nuovi stimoli, cagione di nuovo
istinto sensuale, che « il sentimento si assetta da sè  stesso  nel meno disaggradevole o più gradevol modo che egli possa
fra i detti interstizi, li sforzino e li rallarghino nello  stesso  tempo che molte di esse, trattenute negli spazi maggiori,
sì quel sentimento precedente, che si modifica ad un tempo  stesso  che il suo corpo extra7soggettivo è mosso, perchè a questo
e, per meglio dire, perchè il corpo continuo nel sentimento  stesso  sussiste. Un' altra cagione dell' illusione, a cui
che lo contiene, che chiamiamo esterno; tuttavia dello  stesso  corpo contenuto altra nozione non possiamo avere che di un
diverso affatto dall' esteso corporeo. Di più, nello  stesso  ordine dei movimenti la sola comunicazione materiale degli
un moto, che spontaneamente si continua e si complica. Lo  stesso  si può dire del titillamento delle nari, a cui sussegue lo
sussegue lo starnuto, movimento ancora più complicato; lo  stesso  del sentimento della nausea, pel quale gli emetici mettono
mettono in movimento i nervi e i muscoli dello stomaco; lo  stesso  delle fecce e dei drastici, che irritano gli intestini e
e gli intestini (mobilità simpatica ritrosa). Ma lo  stesso  principio, lo stesso istinto sensuale, principalmente per
(mobilità simpatica ritrosa). Ma lo stesso principio, lo  stesso  istinto sensuale, principalmente per la mobilità
mezzi (mobilità concupiscibile), sia che, trovato il fonte  stesso  del piacere, colla sua attività lo perfezioni e vi s'
gusto, ma più ancora soddisfa al senso alimentare (1). Lo  stesso  si dirà della funzione generativa e di ogni altra del corpo
nell' animale, cospiranti ad un effetto utile allo  stesso  animale, sieno sufficientemente spiegate pur coll'
A cui noi facciamo due risposte. La prima, che in uno  stesso  corpo animale possono esservi più sentimenti sensitivi
perchè mosso dalla nostra interrogazione diede all' istante  stesso  la sua attenzione all' animaluccio, che gli correva sulla
più sensitivi, e meno negli apatici. E` chiaro per questo  stesso  che le persone dotate di grande sensitività soggiacciono
che s' intende maggiormente, ove si rifletta che l' abito  stesso  non agisce se non avverate certe condizioni, date certe
strano ancora nel concetto di due istinti esistenti nello  stesso  animale, che combattono insieme, di due istinti che non son
fra tutte che gli sono possibili, cioè che il sentimento  stesso  può avere (1). Ma egli non può impedire che ne succedano
istinto. Certi odori disgustosi producono il vomito (1); lo  stesso  può fare un sapore; lo stesso il titillamento dell' ugola.
producono il vomito (1); lo stesso può fare un sapore; lo  stesso  il titillamento dell' ugola. Distinguasi anche qui l' opera
dei movimenti opportuni fu osservato in tutti i tempi, e lo  stesso  Ippocrate scriveva: [...OMISSIS...] ; e Galeno con una
mali che l' azione del principio sensuale, benchè in sè  stesso  tendente sempre al bene e obbediente alle sue leggi, trae
dalle feccie irritanti, e a tal uopo chiama in aiuto lo  stesso  diaframma, muscolo grande e forte, i cui movimenti sono
irritazione, ma anche i movimenti minimi tendono al fine  stesso  col promuovere le escrezioni. Nel qual fatto è pure
rallentare ove si dilata, acciocchè per ogni sezione nello  stesso  tempo passi la stessa quantità di fluido; e per le stesse
alle sentite, egli fa forza per invaderle e rapirle nello  stesso  sentimento; e questi e simiglianti sono diversi atti e
animale, non meno relative all' istinto vitale che allo  stesso  istinto sensuale, perocchè: Quanto all' istinto vitale, i
generano nuovi stimoli ed impulsi all' attività dello  stesso  istinto sensuale, il quale così moltiplica le sue azioni e
malattie che conseguono allo stimolo, per confessione dello  stesso  Tommasini, non sono proporzionate alla grandezza ed
del globo, e adattarsi alle diverse temperature; e nello  stesso  clima variare grandemente la docilità e sofferenza agli
quando è incominciato, non cessa mai subito all' istante  stesso  della sottrazione degli stimoli, che vi hanno dato
e non produrre la flogosi, e uno stimolo minore sullo  stesso  individuo produrla. A questo punto l' uomo illustre,
non soggiacere alla legge dell' abitudine passiva, come lo  stesso  Tommasini confessa, ed ubbidisce a quella dell' abitudine
a quella dell' abitudine attiva, si scorge in questo  stesso  la prova che ella non è determinata dalla quantità dello
ella dimostra; ma piuttosto dalla diversa condizione dello  stesso  principio attivo animale, che, indipendentemente dalla
dalla fibra, si modifica, e che muove e modifica poi egli  stesso  la fibra, che rispetto a lui è passiva. Infatti, quanto non
nei quali quel corso proceda uniforme, anzi neppure nello  stesso  individuo è uniforme mai a sè stesso nei varii istanti
anzi neppure nello stesso individuo è uniforme mai a sè  stesso  nei varii istanti della vita. Le varietà del detto corso
animale, insinuandosi in esso anche attraverso la cute. Lo  stesso  Magendie, avendo rivestito tutto il corpo di alcuni conigli
chè il conservarlo è un continuare a produrlo; coll' atto  stesso  con cui si produce, ei si conserva. D' altra parte, se l'
è unificato in un sentimento individuo, che conserva lo  stesso  tipo, il quale tipo è il fondamento della specie dell'
classi. I Classe. - Le sostanze materiali componenti lo  stesso  corpo vivente. II Classe. - Le sostanze materiali non
potranno agire in modo chimico, fisico e meccanico. Uno  stesso  agente può operare nella macchina umana in tutti e tre
può considerare sotto l' aspetto di agente, che stimola lo  stesso  corpo vivo, o ridotta a stato di fluido, o smossa dal suo
in essa il sentimento; così può diventare nutrimento dello  stesso  corpo. Ma fra l' essere una tale materia del tutto estranea
altresì dalla natura esteriore, riescano sempre dello  stesso  genere e d' una attività costante, od ordinata a
dai zoofiti infino all' uomo. Nell' animale dello  stesso  tipo, anche supponendolo in istato di piena salute, il
dell' istinto vitale; e queste varietà accidentali dello  stesso  tipo costituiscono le varie indoli , che in una stessa
riceve e non produce a sè stesso, da quelli che egli  stesso  si produce internamente colla propria azione. I primi sono
quantità, cioè si riapplicasse al corpo la stessa aria, lo  stesso  calore, la stessa luce, lo stesso nutrimento, ecc.. In
corpo la stessa aria, lo stesso calore, la stessa luce, lo  stesso  nutrimento, ecc.. In questo caso il corso zoetico
ed effetto inevitabile dei movimenti appartenenti allo  stesso  corso zoetico, nè sono sensioni dolorose, scemano solamente
di affetti razionali, che possono aver luogo circa lo  stesso  oggetto categorico, e trovare quale maniera d' eccitamento
Se si considera che quando il ventricolo è irritato, lo  stesso  rimedio produce effetti contrari, accelera il polso,
può essere normale e piacevole, anormale e doloroso. Che lo  stesso  sentimento, normale ovvero anormale, può essere maggiore o
dalla sua forma normale, il corso zoetico, che ritiene lo  stesso  impeto, precipita a maggiore rovina. Quindi la robustezza e
tal caso non avrebbe una facoltà anteriore a lui, ma in lui  stesso  si considererebbe la forza che lo costituisce, la sostanza
chè modificazioni di un soggetto vuol dire il soggetto  stesso  esistente in altri modi, e conservante in tutti la propria
anche dalla meditazione dei fatti. Poichè è un fatto che lo  stesso  identico sentimento ha più modi di essere; è un altro fatto
pure un elemento di attività, di cui il soggetto è pure lo  stesso  principio sensitivo. Dunque le varie forme di sentire
una maggior forza sull' uomo che il piacere reale. Dallo  stesso  principio si trae la spiegazione di molti fenomeni edonici.
debbono essere da ogni parte impulsi ed irritati; il sangue  stesso  accalorito dall' orgasmo delle arterie, e quasi stagnante,
dei rimedi; benchè, partendo da questa cognizione, lo  stesso  medico possa in appresso analizzare il detto effetto
copia maggiore d' aria è accrescimento di stimolo. Lo  stesso  dicasi di tutte quelle cagioni, che rendono l' anelito più
soverchiamente, sia per un poco. Ma rimarrà vero che uno  stesso  agente, il sangue, opera nella stessa parte in due modi,
spingere la descrizione dei fenomeni di debolezza nello  stesso  stato d' infiammazione. Perocchè, se ciò che abbiamo detto
derivare dallo stato di eccesso di stimolo; chè questo  stesso  eccesso di stimolo parziale cesserebbe, tostochè il
falso anche nel sistema moderno, di cui parliamo, che nello  stesso  tempo che si fa uso d' un metodo antiflogistico, non si
nè il Tommasini spingono le cose a tanto eccesso. Nello  stesso  tempo che essi predicano il metodo antiflogistico,
attività (1) del paziente. Quindi il vero effetto d' uno  stesso  agente varia e talora riesce opposto, qualora lo stato del
stimolo e difetto di stimolo? Chi diede più importanza allo  stesso  principio di Hahnemann, che si consigliò di voler conoscere
solo la differenza fra due effetti opposti, prodotti dallo  stesso  agente. Il fuoco dilata; e perchè dunque restringe una
tutto ad un tratto si dilata nell' atto del congelarsi. Lo  stesso  accade al zolfo, al ferro, ad altri metalli, che si
meccaniche e chimiche, colle quali agisce; 2 molto più lo  stesso  corpo umano vivente, che è quello che deve reagire, è
primitivi dati dalla natura e non prodotti dall' istinto  stesso  animale, furono da noi dette primitive ; quelle poi che
soggiace il corpo per le mutazioni atmosferiche anche nello  stesso  clima, ecc.. E quindi converrebbe classificare
perciò appartengono al terzo degli annoverati accidenti. Lo  stesso  dicasi della robustezza universale dell' azione bellicosa.
tende a individualizzarsi, che è la via d' innalzare sè  stesso  alla maggior possibile potenza, e d' avere eccitamenti più
nuovi sconcerti nell' extrasoggettivo, e si crea così da sè  stesso  un nemico, che diviene più forte di lui, una nuova malattia
diminuirsi in conseguenza d' una debolezza precedente dello  stesso  istinto, chè indebolito questo, si rallentano tutti i
fluidi o stimoli interni, sicchè avviene che talora nello  stesso  tempo che l' istinto s' adopera a cacciare il soverchio e
che è stato applicato alla parte dal di fuori, egli  stesso  vi accumuli in quella vece altri stimoli interni. E questi
che sente al polmone, nei bronchi, o alla trachea, egli  stesso  accumula in queste parti tanto di sangue che vi determina,
e l' unità con tutto intero il sentimento animale, allo  stesso  modo come se si dividesse il braccio dal corpo; e noi
e avendo così concepito questo solido, se nel solido  stesso  concepisco più sensioni, non è meraviglia ch' io possa
corpo, come di un solido perfettamente figurato. Nel tempo  stesso  che l' uomo fa questa operazione, colla quale produce a sè
che l' uomo fa questa operazione, colla quale produce a sè  stesso  la percezione solida e figurata del proprio corpo, egli va
avendo località, aggiunge la località della medesima allo  stesso  dolore. Non è dunque, propriamente parlando, il dolore che
si compongono con quelli della susseguente, che pure allo  stesso  modo si scompone; e così le scomposizioni e le composizioni
parti del corpo, se anche queste non le percepiamo allo  stesso  modo, e paragoniamo l' ivi di quelle coll' ivi di queste.
tutte le sensioni accidentali, in modo che sia sempre lo  stesso  sentimento nei suoi diversi modi. Ora a questo fenomeno
individuazione di lui in questo, che le sensioni abbiano lo  stesso  principio senziente; ossia l' attività, che in ogni
al corpo divenuto un' estensione solida; 2) che al tempo  stesso  quell' estensione solida acquisti una località rispetto a
violente dei movimenti elementari, che si descrivono nello  stesso  sentimento; a tener viva la quale oscillazione deve
in essere l' uomo. Questo principio razionale percepisce sè  stesso  nell' essere ideale, e così acquista la coscienza, e, reso
interiore di ciò che si contiene, permane, e cangia nello  stesso  IO , e dell' ordine in cui stanno fra di loro gli elementi
creato, ne trovano il Creatore, il quale come dello  stesso  universo è il principio e la causa, così ne è anche il
di mezzo universale a conoscere; il quinto è Dio, che è lo  stesso  essere assoluto, prima e suprema origine di tutte le cose
discepolo stato fino allora, tolse a divenire maestro di sè  stesso  (1). L' Oriente, vicino al fonte della primitiva sapienza,
le generazioni cominciano dal liquido, e che il nutrimento  stesso  deve rendersi liquido, acciocchè sia rifuso nel corpo
di applicare un predicato ad un soggetto, se egli  stesso  non sia prima percepito dall' intelletto; e quindi il
il concetto di questi filosofi), che possa ad un tempo  stesso  abbracciare tutto il continuo con un atto solo, e non per
in cui è, no; perchè in tal caso sarebbe e non sarebbe allo  stesso  tempo, ossia l' istante, in cui fu messa in essere, sarebbe
materiali è così fluente che non ha durata alcuna, nello  stesso  tempo che qualche durata è pur necessaria alla sua
fu anche discepolo, come da Alcimada si riferisce, dello  stesso  Parmenide (3). E qui udiamo come Siriano, commentatore di
si può dir comune agli antichi filosofi e inserita nello  stesso  « Timeo » di Platone, fu esposta da Lucrezio in questi
il mondo intelligibile: [...OMISSIS...] . Ed è dello  stesso  sentimento il Karsten. La quale interpretazione tuttavia mi
sostanza di una cosa all' idea, senza avvedersi che lo  stesso  passaggio si potrebbe fare egualmente movendo dall'
come dice Teofrasto (2), e come si raccoglie dallo  stesso  Aristotele, appresso il quale esso fa tutto, ed è chiamato
è dichiarato più eccellente del mondo sensibile; e lo  stesso  Sturzio, che rigetta l' interpretazione che noi diamo al
idee, come pure i sentimenti, le virtù, i vizi. Di che lo  stesso  Sturzio (1) paragona ai Sefiri cabalistici i Demoni di
e punita secondo le sue colpe nel fuoco (2). Dove lo  stesso  Bruckero (3) riconosce che queste dottrine empedoclee, le
apparteneva. Platone nel Menone ci attesta che lo  stesso  Empedocle faceva che dai corpi esteriori si movessero certe
cioè come un corpo muove un altro corpo, gli aggiunge nello  stesso  errore Platone per le cose che questi dice nel « Timeo »;
ossia il mezzo, con cui egli ragionava, e non è lo  stesso  Socrate, ossia la stessa anima di Socrate ragionante. Al
sì distinte una cosa medesima, cioè l' anima; e di ciò  stesso  potrebbe forse purgarsi, come diremo appresso, ma non dell'
reale corporeo e dell' ideale. Ma facendo che l' identico  stesso  (l' essere ideale) fosse parte dell' anima, era un
che cosa è dunque? Lo spazio, noi dicevamo. Anzi è Platone  stesso  che lo dice espressamente nel periodo che seguita:
Oltre al luogo citato del « Primo Alcibiade », il « Timeo »  stesso  ce ne somministra alcuni, dove la perspicacia del grand'
ragione, che è il principio formale della cognizione dello  stesso  sensibile, e quella che contiene il simile ideale ; mentre
di cosa obbrobriosa; e si dice che egli è più debole di sè  stesso  » ». Nel qual luogo scompaiono, come dicevo, i due termini
avviva il corpo, avendo certo in sè l' estensione dello  stesso  corpo, ma in un modo semplice, com' è detto; giacchè il
sentendo o percependo altro che il proprio termine, e sè  stesso  nel termine formante un unico sentimento; all' incontro l'
sè. Che se voi, a malgrado di ciò, volete persuadere a voi  stesso  che quando pensate veramente il diavolo come cosa da voi
fate altro se non limarvi il cervello per persuadere a voi  stesso  che voi siete il diavolo, o secondo un' altra delle vostre
il perpetuo labirinto della filosofia; e mi fa uscire di me  stesso  dallo stupore, pensando che io non conosco scrittore
ragionò press' a poco così: « Il subbietto rappresenta a sè  stesso  gli oggetti. Ora data questa innegabile facoltà della
chiama, dello spirito; colle quali lo spirito compone a sè  stesso  le proprie cognizioni, i propri oggetti. Non restava che a
e anatomizzò la potenza, che ha lo spirito di produrre a sè  stesso  gli oggetti; Fichte considerò l' atto di questa potenza, e
e dell' universo. Egli cominciò dal dire che l' Io pone sè  stesso  ; questo è il primo atto. Se questa proposizione l' Io pone
è il primo atto. Se questa proposizione l' Io pone sè  stesso  fosse usata a significare unicamente il primo atto
spiega Fichte il suo detto, ma vuole che l' Io ponga sè  stesso  pronunciando questa proposizione: « Io sono Io ». La qual
l' esistenza anteriore dell' Io. L' Io dunque non pone sè  stesso  nel senso di Fichte. La ragione, per la quale questo
Fichte, l' Io ha posto il primo dei suoi oggetti, cioè sè  stesso  . Il vero però si è che l' Io con questo atto non ha posto
cui dice: Io non sono il Non7Io . Ottimamente: distingue sè  stesso  da tutto ciò che non è lui. Ma questo atto non è ancora che
Io. Ma se è vero che niuno può conoscere e pronunciare sè  stesso  esistente, se prima non esiste indipendentemente da tale
non si può conoscere o pronunciare esistente, se allo  stesso  modo prima non esiste; è altresì evidentemente vero che l'
di contraddizione e d' identità, su cui si fonda lo  stesso  sistema di Fichte, o confessare che al conoscere dell' uomo
egualmente produzioni, e però si radicano e immergono nello  stesso  atto primitivo dell' Io. Così gli oggetti supremi dello
quale l' Io e il Non7Io fanno equazione, non può essere lo  stesso  Io che costituisce un termine dell' equazione, perocchè ciò
ito a terra, rimanendo conceduto che l' Io può uscire da sè  stesso  cogli atti suoi, può creare qualche cosa di diverso da sè e
altro, non possono fare mai equazione fra loro, presi nello  stesso  senso. Potrà esservi paragone, non equazione. Quindi Fichte
Io pone il Non7Io come limitato dall' Io; 2) L' Io pone sè  stesso  come limitato dal Non7Io . Ma in queste proposizioni niuna
equazione. Oltre di che, l' Io limitante non è preso nello  stesso  senso dell' Io limitato, l' Io divisibile non è preso nello
senso dell' Io limitato, l' Io divisibile non è preso nello  stesso  senso dell' Io indiviso. Si gioca adunque colle diverse
riflessioni, che il principio intelligente fa sopra sè  stesso  e sopra le cose diverse da sè, e invece di considerare ogni
dall' errore che l' ente intelligente risulti dall' atto  stesso  con cui egli acquista coscienza di sè; la quale coscienza
un altro? Qual ragione vi è perchè l' Io voglia limitare sè  stesso  producendo il Non7Io? Qual ragione assegnate voi perchè l'
Qual ragione assegnate voi perchè l' Io voglia dividere sè  stesso  in due, nell' Io e nel Non7Io, come voi dite? Nel sistema
quanti sono gli Io esistenti, perocchè ciascun Io pone sè  stesso  e pone tutti gli altri, compresi nel Non7Io. Ora, o colle
discioglie e svanisce, perchè suppone avanti del conoscere  stesso  l' oggetto; o si vuol dire fare esistere , e in tal caso
bruti; e tuttavia gli resterebbe a render ragione a sè  stesso  del perchè il suo Io non potrebbe porre alcun altro Io,
simile! E quanta ragione poi non avrebbe di conservare sè  stesso  acciocchè non perisca con esso tutto il mondo! In secondo
ente reale, ma produrre delle illusioni, e in tal caso lui  stesso  sarebbe un' illusione perchè posto da sè stesso. Ma se
nel Non7Io, quanto è vero lui medesimo che si pone allo  stesso  modo. Il principio di sostanza è tolto via, giacchè
riflesso, che è un accidente dell' intelletto umano, sia lo  stesso  che l' essere, è tolta affatto la distinzione della
alcun essere. L' unica cosa che esiste sono le immagini; io  stesso  sono una di queste immagini, anzi io non sono questo, ma
loro proprio intendimento. Tutto ciò che è nei mondi è lo  stesso  intendimento di Fo, cioè non vi è altra cosa che Fo (la
parlato, che « lo spirito nulla può conoscere fuori di sè  stesso  »; del qual pregiudizio la filosofia tedesca dopo che le
assurda e contradittoria sentenza, che « l' Io pone sè  stesso  ». Ma poichè lo spirito, oltre conoscere sè stesso, conosce
Io; e però il Non7Io, qualunque cosa sia, non sarà mai lo  stesso  Io. Ma non sarà neppure una modificazione dell' Io,
principio, che « l' Io nulla possa conoscere fuori di sè  stesso  »; perocchè ogni principio, che conduce all' assurdo, è
Non7Io altro non è che un' apparenza, ma che in verità è lo  stesso  Io. Perocchè in prima ciò si dovrebbe provare con qualche
apparenza dalla sostanza, in tal caso si domanda se l' Io  stesso  è apparenza o sostanza. L' Io è la coscienza, ed è pure la
meno che il Non7Io, ed è quello che in ultimo confessa lo  stesso  Fichte. Nè poteva altro, giacchè lo stesso Io è quello che
confessa lo stesso Fichte. Nè poteva altro, giacchè lo  stesso  Io è quello che pone sè stesso, e che pone il Non7Io. Se
caso il Non7Io è opposto, e non mai identificabile collo  stesso  Io. Ebbene, il Non7Io ha egli coscienza di sè? Non può
all' Io, e l' Io è la coscienza. Il dire dunque Non7Io è lo  stesso  che dire Non7Coscienza. Dunque va a terra il principio di
che lo spirito, essenzialmente coscienza, cioè Io, sia lo  stesso  Non7Io; dunque vi è qualche cosa che non è la coscienza. Ma
di sè. Ciò che intende adunque deve essere prodotto da lui  stesso  »; quasichè fosse lo stesso l' intendere una cosa in sè e
deve essere prodotto da lui stesso »; quasichè fosse lo  stesso  l' intendere una cosa in sè e il produrre una cosa diversa
dimostrato che la nozione dell' individuo sia il produttore  stesso  delle opere estetiche. Venuto a questo, soggiunge che la
che la nozione dell' individuo è eterna, e che è lo  stesso  eterno; di che ne trae che lo stesso eterno è il produttore
è eterna, e che è lo stesso eterno; di che ne trae che lo  stesso  eterno è il produttore di quelle opere. Ma questa eterna
all' individuo produttore. Ma se il produttore è lo  stesso  eterno, come ora viene in campo un individuo produttore
che s' identifica pure coll' eterno, è il produttore  stesso  dell' opera, che rappresenta la più alta bellezza. Dopo
intelligente fa sopra di sè, onde anche pronuncia sè  stesso  dicendo Io . L' Io dunque involge l' opera della
uomo, ma il mero tipo dell' uomo, l' uomo possibile. Lo  stesso  si dica di ogni altra idea. Ora se noi diamo all' Idea un'
idea in tutte le cose le più opposte fra loro, e nello  stesso  nulla, sicchè quella sua Idea in luogo d' essere immutabile
realità a produzione della mente, e, come confessava lo  stesso  Fichte, ad apparenze ed a sogni, e sogni di sogni (quasichè
l' ente indeterminato. Il togliere poi via l' ente  stesso  indeterminato non è un atto di astrazione, ma è una
operazioni di astrarre e di negare l' ente, il pensiero  stesso  e le sue operazioni si scorgono diverse dall' pensato.
assegnare qualche ragione che li determini. Che più? Lo  stesso  diventare di Hegel è un manifesto assurdo, giacchè suppone
principio dell' Ontologia, ma la causa prima che spiega lo  stesso  diventare, e lo rende concepibile all' intelletto; e di
la coscienza, e quindi può annullarsi (2). Il pensiero  stesso  adunque (che abbraccia il tutto nel suo seno) ora è l'
di questi sistemi indiani è al tutto psicologico, quello  stesso  che forma la prima proposizione delle dieci da noi
corpo viene definita « l' atto e la perfezione del corpo  stesso  ». Tuttavia tosto appresso Aristotele dice che l' anima,
più elevata di quella che è l' anima dei bruti, ma dello  stesso  genere. Che cosa dunque Aristotele intende per ciò che è
[...OMISSIS...] . Fa venir fuori l' anima intellettiva allo  stesso  modo come fa venir fuori la sensitiva, e prima la vegetale
come fa venir fuori la sensitiva, e prima la vegetale dallo  stesso  corpo seminale, in cui il calore vitale s' acchiude (1),
del cavallo o di ogni altro animale, è trattata ad uno  stesso  modo; il che mostra abbastanza che Aristotele non conobbe
tre le sue anime, o le parti e funzioni dell' anima, dallo  stesso  corpo che le ha in potenza, la vita del quale si attua
l' uno secundum rationem speciei, non sono due uni, ma è lo  stesso  uno, espresso con due frasi che significano in fondo lo
i primi commentatori ripeterono press' a poco quello  stesso  che disse Aristotele, ed ora riposero il comune nel reale
non sono chiare e nette, non tutti possono intenderle allo  stesso  modo, questa seconda fazione si spartiva nuovamente in due
uomini, non sono tutti oro schietto - e il saggio, a cui io  stesso  di mano in mano li posi, chiaramente lo dimostra - tu
Aristotele pose mano a spiegare l' intelletto, cadde egli  stesso  in un sistema di soggettivismo contrario ai quattro primi,
ossia l' ideale, non è più che un' appartenenza dello  stesso  soggettivo, ossia reale; poichè ogni reale, volendo
il qual vestigio, o conservato o riprodotto, fa lo  stesso  ufficio della sensazione attuale e dà la materia alla
a cui io applico l' essere ideale , è un complesso  stesso  d' idee, non è una percezione, una visione della cosa
insieme la necessità della sua sussistenza, non sono già lo  stesso  essere divino, esse non ne contengono se non la prova:
nome intellettuale, di cui parliamo, e non ancora Dio  stesso  (1). Adunque nel concetto che noi aver possiamo di Dio, in
concepito da noi e determinato tutto idealmente. Allo  stesso  modo, se persona degna di fede afferma che dietro una tela
nozioni che entrano in quel concetto non sono che l' essere  stesso  analizzato e distinto, senza uscire mai da esso essere
della cosa, e non alcuna concezione intellettiva. Allo  stesso  modo conviene distinguere la teoria dalla pratica , e
o hanno distrutto l' uno o l' altro dei due (1). Lo  stesso  è seguito della teoria e della pratica. Tutta la scienza
savio sorto nel mezzo di loro, o da un angelo, o da Dio  stesso  (restando questi nascosto), si restano le medesime e non
e gli parlano de' loro apparimenti e movimenti. Ora lo  stesso  avviene circa la teologia rivelata, relativamente alla
quel dogma fondamentale su cui il Cristianesimo  stesso  si erige come sopra sua base, è quel dogma col quale la
sono piene di questa grande verità, e lo stabilirla è lo  stesso  scopo delle Scritture, perchè è il medesimo che lo
amore, che come è effetto del meditarla, così è anco dello  stesso  meditarla insaziabilmente cagione: perchè noi non possiamo
è al di dentro dell' uomo, ma anche in generale il concetto  stesso  di religione sparisce e si annulla, ove si tolgano via gli
divide e distingue: e questa è quella azione reale che Dio  stesso  opera nello spirito dell' uomo. Il perchè questa religione
(1). Il perchè la grazia deve informare e perfezionare lo  stesso  principio delle potenze, cioè l' essenza dell' anima,
alcun modo rimuoversi o veder altra cosa, consistendo esso  stesso  in questa immobilità, per legge di sua natura (2). L'
S. Agostino non trovava nulla di più elevato, fuori che lo  stesso  Dio, e che riconosceva come un raggio della stessa divinità
il possa muovere o suscitare, ma si suscita e nasce da sè  stesso  improvviso, o più tosto da quell' Agente divino che ne è l'
quelle forze che non aveva, il trasse di sè, il rese di sè  stesso  maggiore. Anche uomini i più inerti, i più dappoco, si
lo mostra allo spirito e glielo fa conoscere; e quell' atto  stesso  che lo illustra e lo rende noto allo spirito nostro ha pur
che in noi suscita l' azione divina, deve essere per sè  stesso  privo di consapevolezza in quel primo istante, nel quale
nasce. Ma rimane un' altra questione a farsi. Se per sè  stesso  è privo di consapevolezza, non potrà egli essere percepito
Quando poi si fa negli adulti, è da distinguersi l' atto  stesso  della mutazione che nasce nell' uomo al primo cominciare ad
non è, e egli ha bisogno di essere già per sentire. Allo  stesso  modo non può esser sensibile l' atto del morire, perchè
perchè non abbiamo di lui alcun sentimento (1). Lo  stesso  si può provare considerando la natura di ogni potenza. Io
e l' intellettivo; i quali piuttosto sono due parti di uno  stesso  sentimento fondamentale che si esprime col monosillabo IO.
sia reale, tuttavia ella non è tale che comunichi Dio sè  stesso  all' uomo del tutto svelatamente ; ma è un' azione
essere data all' uomo il rende intellettivo; l' Essere  stesso  (Iddio), agente nell' uomo, solleva quest' essere
ciò non si avvera trattandosi di Dio che è l' Essere  stesso  , del quale la cognizione e percezione non differiscono, se
, e per ciò con ragione la percezione dell' essere  stesso  può dirsi cognizione . Per questo Cristo in S. Giovanni,
e soprannaturale, in questa vita. Hanno tutte e due lo  stesso  fondamento, cioè i lineamenti fondamentali sono i medesimi:
e non conosce la stessa cosa che conosce quello, cioè ha lo  stesso  oggetto nella mente, ma non gli è rivelato allo stesso modo
lo stesso oggetto nella mente, ma non gli è rivelato allo  stesso  modo . Con questa osservazione si spiegano quelle parole di
essere assolutamente altro che Dio stesso. Chi sente in sè  stesso  una operazione tanto grande, che non è comparabile a cosa
(e niente può contro lei o fuori di lei); questi ha in sè  stesso  una cotal percezione del sommo Essere , una comunicazione
filosofia, non si può acquetare se non percepisce L' ESSERE  stesso  dove è tutta la essenza e quindi tutta la pienezza dell'
Indi è che con ragione si può conchiudere, percepirsi Dio  stesso  nella operazione della grazia; e ciò per due vie,
tale che Cristo dicendo ego , quest' ego suonava il Verbo  stesso  così parlante. In tale congiunzione il Verbo si poteva dire
percepito, ha per termine della sua operazione l' oggetto  stesso  e non una qualche sua similitudine o idea. Quando io dico:
altre cose anche reali, ossia sensibili. Che se l' essere  stesso  viene percepito non solo inizialmente , ma finitamente ,
questa percezione è la percezione di Dio; e in tal caso Dio  stesso  è la forma dell' intendimento. Questa percezione dell'
2. Che se questo oggetto è necessario, cioè l' essere  stesso  , allora questo opera nella mente, ed è per sè termine e
altra vita la forma , colla quale i beati intendono, è Dio  stesso  (1). E poichè lo stesso Santo dice, che la vita eterna
quale i beati intendono, è Dio stesso (1). E poichè lo  stesso  Santo dice, che la vita eterna comincia col battesimo (2),
tutto contrario che anco in questa vita per la grazia Iddio  stesso  divenisse forma dell' anima: e pare, cercando il fondo del
al lume della gloria, come al lume della grazia: anzi lo  stesso  vocabolo di gloria viene adoperato talora a significare
di Dio ridonda in noi: ossia, secondo il sentimento dello  stesso  Apostolo, l' uomo in questa vita ha bensì la gloria di Dio
parole: [...OMISSIS...] . Nè sembrami che inettamente lo  stesso  Padre dichiari quella qualità della divina natura cui l'
a una statua dorata (1); poichè nella indoratura ci ha lo  stesso  oro, e non già qualche altra cosa, solamente prodotta dall'
a guisa di suggello, nella operazione della grazia, è Dio  stesso  immediatamente operante; odasi ancora S. Cirillo in uno de'
a noi a modo di forma oggettiva dello spirito nostro. Lo  stesso  prova la similitudine del suggello adoperata a spiegare l'
suo modo ideale, come sono le altre cose, ma si bene con sè  stesso  immediatamente, colla sua propria sostanza. S' intenderà
di questa dottrina, considerando che Dio è l' essere  stesso  sussistente ; che perciò è per necessità, è per essenza, è
Dio è immediata , che hanno la percezione di Dio , che Dio  stesso  colla sua propria sostanza si rende forma oggettiva di
non per mezzo della idea pura si conosce Dio, ma per Dio  stesso  sussistente; perocchè l' idea pura che noi aver possiamo di
le creature altresì, e così pensandole, con quell' atto  stesso  della eterna generazione le ha create (5); così dicono
le ha create (5); così dicono parimente che, collo  stesso  atto della eterna spirazione, non solo il Padre e il
proprietà di Dio solo, di essere conoscibile per sè  stesso  e non per nessun altro mezzo, sparge una luce viva, a mio
in quanto è sussistente ; che l' essere ideale è l' essere  stesso  in quanto è conoscibile ; che l' essere morale è il
possibilità di che viene conceduta da S. Agostino e dallo  stesso  Aquinate); e il poterne dedurre il mistero delle tre divine
che una sostanza in tre persone fosse possibile. A quello  stesso  modo come il cieco nato non può pensare la possibilità dei
della chiesa, dietro le divine Scritture, ci dicono lo  stesso  della operazione triniforme. E` una manifestazione
voi rimovete un solo di questi tre elementi, il sentimento  stesso  svanisce. All' incontro nel sentimento soprannaturale l'
altresì nelle Scritture che Dio è VERITA`; se ha detto lo  stesso  Verbo divino: [...OMISSIS...] . La sapienza e la cognizione
questo che l' uomo ami senza cognizione, perchè l' amore  stesso  gli è cognizione, anzi cognizione vivissima e sperimentale
la stessa cosa in due modi, in due forme; vi si sente lo  stesso  Dio, ma per guisa che il primo affacciarsi di questo
[...OMISSIS...] . Dello Spirito Santo parimente dice nello  stesso  capo di S. Giovanni: [...OMISSIS...] . Egli è anzi
teologico che « sola Trinitas menti illabitur ». Dello  stesso  sentimento è tutta la cristiana tradizione. Recherò solo
il cielo, e per gradi tutto si illumina fino che il sole  stesso  sorge e giunge rapidamente al meriggio: similitudine
fortezza superiore a tutte le cose della natura e a quello  stesso  della vita, e pienamente li soddisfaceva. Il quale effetto
come il principio della divina rivelazione, chiamando sè  stesso  appunto: il principio parlante ; quasi direbbesi il
Verbo, nella quale nasce la comunicazione appunto del Verbo  stesso  agli uomini. Non vedevano il sole di giustizia, perchè non
e saldata per legge ferma. E prosegue ancora ripetendo lo  stesso  vocabolo più e più volte: [...OMISSIS...] . E` dunque
dalla verità e rifiuta di accoglierne il lume, e quindi  stesso  di amarlo e seguirlo nelle opere della vita. Or dunque se
talvolta è prodotto da una causa in modo, che nell' effetto  stesso  può vedersi l' impressione, l' imagine della causa: sicchè
operazione non è lo Spirito stesso, perchè non è lo Spirito  stesso  che personalmente e immediatamente sia congiunto coll'
veramente alla Santissima Trinità. Ove dunque lo Spirito  stesso  non si faccia forma dell' anima, la santità dell' anima non
della cattolica tradizione. Quanto al Verbo divino, il modo  stesso  di parlare di S. Paolo convalida questa distinzione. Egli
doni sono molti e varii. Ma che è di questo donatore? Egli  stesso  è stato a noi donato, ed è per lui che abbiamo le altre
insegnano che non solo i doni dello spirito, ma lo spirito  stesso  viene dato alle anime: [...OMISSIS...] dice S. Basilio
dire, riceversi dall' anima i doni , e quando riceversi lo  stesso  Spirito ? L' anima, come abbiamo veduto, è essenzialmente
essa, abbia prodotto in essa un sentimento, del quale egli  stesso  sia la forma , un sentimento, per cui l' anima senta l'
ond' è posta questa dottrina nel passo seguente dello  stesso  grande Vescovo di Alessandria, mi trae a riferirlo, e spero
comunicata dalla virtù delle sue divine parole e dello  stesso  suo umano sembiante, a quell' anime che prestavano fede a
vero che avea loro comunicate tutte le verità, perchè esso  stesso  il Verbo era tutte insieme le verità. Perciò in altro
questa verità, come in quelli dove Cristo paragona sè  stesso  al cibo, o anche parla del cibo eucaristico. Un cibo che
comparazione non si oserebbe pur a pensare, se Gesù Cristo  stesso  non avesse detto: [...OMISSIS...] . L' esser mandato dal
degli uomini una persona sussistente: e ciò a quello  stesso  modo, come abbiamo detto, che i doni del Verbo si
Cristo usa quella parola permanga , per indicare che egli  stesso  era il loro consolatore, fino che stava con essi visibile
verità, ve le ho date a sentire, vi ho dato a sentire me  stesso  che sono verità. E perchè? Per comunicarvi il mio gaudio.
nuovo nelle anime: è indivisa una tal luce dal Verbo  stesso  percepito. Quanto il Verbo è più sentito dalle anime
luce infinita: « E ora chiarificami, o Padre, appresso te  stesso  di quella chiarezza, che io ebbi prima che fosse il mondo,
incarnatosi, i doni dello Spirito Santo si riferiscono allo  stesso  Verbo, o anche al Padre. Or qui è da osservare la
appartengono, come la dilezione (1); tuttavia lo Spirito  stesso  fu promesso da Cristo e mandato, come dicevamo, solo il
». Ma in che modo? Suggerendo tutte quelle cose che io  stesso  vi avrò dette: « Suggeret vobis omnia quaecumque dixero
che vi ho detto? Non già: « conciossiachè non parlerà da sè  stesso  (cioè cose nuove), ma parlerà tutto quello che udirà »
cose avvenire annunzierà a voi« ». E sèguita ancora nello  stesso  sentimento: « Egli illustrerà me, perchè riceverà del mio,
che lo percepiamo è necessaria una riflessione . Lo  stesso  sentimento espresse Cristo quando, parlando del giorno in
acqua dall' alto e in alto ritorna: quell' alto è il Padre  stesso  onde quella fiumana di acqua derivasi; quell' alto è il
personalità, sicchè gli effetti che in noi cagiona, a lui  stesso  si attribuiscono, appunto per essere fatti noi con lui una
Dio medesimo, così nel commenta: [...OMISSIS...] . E nello  stesso  capitolo dice l' Evangelista che, sapendo Cristo che alcuni
del Padre la fede (6): ch' egli non faceva niente da sè  stesso  (7); che egli parlava le cose che udiva dal Padre (.); che
nel suo Figliuolo. Quindi poco innanzi aveva manifestato lo  stesso  sentimento in altre parole, dicendo: « Chi ama me, è amato
sentimento, che chiameremo il sentimento del TUTTO, dallo  stesso  TUTTO che in ciascun modo egualmente si sente. Questi modi
della luce della verità; e questo amoroso sentimento egli  stesso  è pieno di verità, e solo esso sazia e empisce il bisogno
descrive con quelle parole: [...OMISSIS...] . Ecco qua, lo  stesso  vincolo onde gli uomini si associano col Padre e col Verbo
sperimento che l' uomo ha di Dio, il quale non comunica sè  stesso  a cui non fa degno (2). La Teologia è dunque dottrina
parlare nulla direbbe a proposito, o certo nulla che egli  stesso  intendesse del proprio discorso. Con ragione adunque dice
fermo assenso e molto meno a farla intendere. Se il Verbo  stesso  colla sua azione reale non operasse nelle anime, le sole
cose, e non le parole. Egli viene appunto a essere quello  stesso  che dice il libro Dell' Imitazione le cui parole abbiamo
cercava colle parole. Indi nell' uomo di Dio, che ha in sè  stesso  una tale misura a cui confrontarla, nasce una cotal
spezial parte, vuota e ineseguibile. Faceva uopo che Iddio  stesso  si comunicasse agli uomini, acciocchè infondesse in essi il
loro simili. E contro costoro si sdegnò e tuonò sì alto lo  stesso  Uomo7Dio. Questi sono i veri distruggitori della morale; e
religiose, che cosa potevasi farsi dei misteri? Quello  stesso  che abbiam detto avvenire alla filosofia naturale. Il
essere giudicata dalla legge che l' uomo si è formata da sè  stesso  nella mente sua e al rigore di quella emendata. La qual
di tutto. Ma stia avvertito l' uomo di non attribuire a sè  stesso  questa infallibilità, questa supremazia che è solo propria
già non sarebbe più vero che avesse condannato sè  stesso  ad ammettere per un istinto cieco e senza visione una causa
tale principio, che non è altro se non l' assunto  stesso  che aveasi a provare, facil cosa gli riesce il tirarne
considera come autorità , ella è già decaduta: in Germania  stesso  ha dato luogo ad altri e altri sistemi di filosofia; e in
soggettive del suo intendimento, mentre l' intendimento  stesso  è essenzialmente oggettivo , cioè è tale facoltà che ci
La qual regola finalmente non è poi altro che il lume  stesso  della ragione, e come ho dimostrato, l' idea dell' essere ,
ove non vi sono due capi che convengono in pensare allo  stesso  modo e in affermare certe le istesse medesime [cose]?
ragione, ma che è l' uomo che fa la ragione, che mente a sè  stesso  e ad altrui e s' imbriaca del proprio mentire. Non è
si dice acconciamente operar Dio senza mezzo, perchè egli  stesso  è divenuto forma dello spirito umano. E le divine Scritture
la verità divina e salutare delle sue voci, quello  stesso  che diceva il suo Fondatore a quegli increduli che non
uomo, noi abbiamo veduto che il soggetto uomo nomina sè  stesso  col monosillabo IO. E come i vocaboli son quelli che
ancora potrebbe sussistere, sebbene non potrebbe pensare se  stesso  perchè il pensiero non è altro che la vista dell' essere
egualmente le due cose e si paragonano insieme: che perciò  stesso  l' idea si può dire la similitudine della cosa conosciuta,
che noi conosciamo non solo le creature, ma Dio  stesso  colla vista dell' essere: per ciò questo essere di cui ci
di Dio consiste nell' essere . Questa grande verità Dio  stesso  l' ebbe comunicata a Mosè nell' antico Testamento,
primo posarsi, intende l' essere e pensa innanzi a tutto lo  stesso  essere e di poi considera essere in un cotal modo queste
desse a Dio ciò che prima cade nella nostra mente e per sè  stesso  s' intende; conciossiachè la natura divina deve certamente
riconoscere adunque in atto, e in un atto particolare, ciò  stesso  che io prima conoscevo in potenza e in un modo universale,
E ciò rende luce su quella appellazione che Cristo dà a sè  stesso  di essere lui il principio, EGO PRINCIPIUM, che è quanto
assai più certo, evidente e necessariamente esistente dello  stesso  universo o spirituale o materiale, che pur nessuno revoca
di Plutarco, diceva non poter noi entrar due volte nello  stesso  fiume; e simigliantemente nessuno poter toccare due volte
essere, e se all' incontro la luce della mente è l' essere  stesso  semplicissimo, quelle non possono avere con questa luce
se il nostro spirito non lo richiamasse all' essere  stesso  e non lo considerasse come un' azione sua, come un suo
o un altro animale (4). Non può poi essere simile a Dio  stesso  in quanto alla specie, perchè la specie di Dio non è che la
Chi potrà avere qualche cosa di simile col sussistere  stesso  di Dio? Certamente perchè una cosa sia vera imagine dell'
una vera imagine di Dio se questa imagine non sia Dio  stesso  avendo in sè tutta intera la divinità: perchè rispetto a
apparisce, che Dio solo può essere vera imagine di sè  stesso  e che a nessuna creatura compete un titolo tanto
uomo (5) e quindi diventar lui un vero tempio di Dio. Lo  stesso  vero apparirà fornito di maggior luce ove si consideri
come dice la Scrittura. Finalmente si può comprovare lo  stesso  vero da quel principio che pone l' angelico Dottore, fedele
di essere riempito. L' uomo non trovava dunque in sè  stesso  se non un vuoto: ma poteva egli forse meglio trovare il
il mondo con un bisogno essenziale del suo Creatore, ma Dio  stesso  non poteva anzi far altro, se pur voleva che nel mondo
attuale, più immediata: anzi doveva venir componendosi lo  stesso  concetto del bene in modo via più concreto, per un'
cioè nell' anima, Iddio che vuole pur salvo quell' uomo  stesso  che deve perire, con ammirando consiglio nasconde un germe
della grazia gittato nelle anime, la qual grazia è il Verbo  stesso  cui noi portiamo nell' essenza dell' anima, ma ancora
antica, che di grazia è ricolma e trabocca sicchè il corpo  stesso  n' acquista e partecipa le doti degli spiriti, le quali
così dire, di trovare nell' intimo dell' universo e di sè  stesso  un sostegno e fondamento delle cose tutte, e non
è offerto a sostenere. Così le Scritture dicono che Cristo  stesso  per sostenere la croce si propose innanzi a contemplare il
perfettamente incognito, da lui sperato, pare che per sè  stesso  non sarebbe stato sufficiente da contrappesare l'
la grazia opera nell' essenza dell' anima, ed è Dio  stesso  che all' anima formalmente si congiunge. Ora per una cotale
come è Dio in essi il termine della deiforme operazione. Lo  stesso  dicasi del desiderio della felicità. Non è più un desiderio
prima costituzione dell' uomo volle fare sperimento dello  stesso  arbitrio dell' uomo e vedere che cosa l' uomo gli avrebbe
grazia era una forza, una potenza che non operava se lo  stesso  arbitrio, facendone uso, non la faceva operare in sè e
rinforzato però dalla grazia abituale e con questo consenso  stesso  si attuava la grazia e rendevasi operatrice. Insomma il
E viceversa se un uomo si rendesse più virtuoso nel tempo  stesso  che incontrasse una malattia, egli avrebbe, assolutamente
parlando, perfezionata la sua persona nel tempo  stesso  che la sua natura avrebbe sofferto. Sebbene adunque non
Adamo innocente conveniva che portassero in nascendo quello  stesso  bene morale che era connaturale in Adamo, cioè che era in
e la spiritualità (3). Ora la grazia non è che l' essere  stesso  mostrato all' uomo nella sua reale sussistenza , cioè con
quanta è la grandezza e maestà del supremo Essere in sè  stesso  considerato; ma sì quanta è la grandezza e maestà di quest'
come animale, ancora disordinato e guasto, sebbene egli  stesso  come umana persona abbia ricevuta la grazia e la
alcun disordine fisico. Ma appunto col ricevere a un tempo  stesso  l' animalità e l' intelligenza, sorge in lui un disordine
ed essenziale limitazione, la quale per ciò nè pur Dio  stesso  avrebbe potuto fare che non ci fosse. E una tale intrinseca
in lui quell' arbitrio, di cui parlammo, di dedicare sè  stesso  o più direttamente al lavoro del perfezionamento della
e alla sua contemplazione, a cui la cognizione di sè  stesso  sarebbe succeduta poscia quasi come una scoperta; per ciò è
fa un penoso sacrifizio, credendolo a Dio gradito e in sè  stesso  virtuoso, non perde il suo merito, eziandio che quell'
a questi per rimuovere da sè ogni dubitazione. Nello  stesso  tempo però che si dà questa specie di merito da desumersi e
sì chiaramente Iddio fino a che l' uomo vedesse di Dio lo  stesso  Verbo, che è quanto dire la stessa sussistente divina
pervenire a segno sì che l' uomo vedesse in questo amore lo  stesso  Spirito Santo, ossia la sussistente divina amabilità. E di
spiritualizzazione, di cui parla l' Apostolo, del corpo  stesso  (3). Il che tutto però doveva avvenire, secondo che a me
doni di grazia, più e più manifestato e rivelato sè  stesso  agli uomini, fino a tale che questi avrebbero percepito
. Tale è il fatto dello stato dell' uomo: l' uomo ha in sè  stesso  e nelle cose che lo circondano una fonte inesausta di mali
nel sudore della sua fronte; senonchè questo tempo  stesso  viene sovente rapito da tante specie d' infermità che in
pace e di beatitudine; e colei che ha poi formato l' uomo  stesso  pieno di abbiezione, di inquietezza e di miseria? O pure
per la virtù, un seme che frutta la immoralità e che egli  stesso  è immorale? Queste dimande l' uomo le ha sempre fatte a sè
il che rendeva incredibile e inverosimile il fondo  stesso  del fatto, reso antichissimo e narrato in modi sì varii e
cioè nello stato d' INDETERMINAZIONE; e da questo oggetto  stesso  sia determinato l' atto della potenza di volere. L'
sopraggiunse un atto di libero arbitrio, col quale l' uomo  stesso  stolse la volontà dall' oggetto infinito resosi a lei
e trarlo in istato via migliore ancora che non sia quello  stesso  della grazia di Dio. Sicchè liberamente l' uomo volse la
principalmente e direttamente il guasto del soggetto  stesso  a cui la facoltà di eleggere appartiene (1). Per
viceversa il guasto di queste potenze reagì sul soggetto  stesso  e rese la sua forza volitiva debole e tarda e comecchessia
e guasta la natura umana; or diciamo ch' egli corrompe lo  stesso  soggetto umano che lo riceve: ella è una conseguenza delle
egli è unico, della volontà. Egli riman dunque il soggetto  stesso  infetto e peccante. Si consideri la conseguenza che deve
oggetto di sentire. E finalmente, in terzo luogo, anche lo  stesso  guasto delle potenze si attribuisce al soggetto, ove egli
uomo, ciò che costituisce una tale essenza è quel principio  stesso  che noi abbiamo chiamato il soggetto, l' Io. Ora il
altresì del soggetto umano. Or egli è manifesto da sè  stesso  che il peccato originale si fa peccato anche della persona,
natura animale, conciossiachè l' animalità non ha per sè  stesso  niente che sia bene o male morale. Che tuttavia il
originale e che è essenzial cosa in ogni peccato. Lo  stesso  si dica delle due specie di demeriti che corrispondono alle
della ragione, o vien tratto a usarne in servigio dello  stesso  appetito e, per affetto dato a questo, anche a traviare il
dà o promette l' istinto animale, non abbasserebbe mai sè  stesso  mendicando la sua felicità da questo istinto e nell'
alla sua natura gratuitamente da Dio (4). Nello  stesso  ordine di cose soprannaturali si devono principalmente
pensi. Ora un atto umano contrario alla retta ragione è lo  stesso  che un atto contro alla giustizia: dunque chi pecca contro
Iddio senza più; la deformità dell' atto va a offendere Dio  stesso  appunto perchè Dio è la giustizia. Se dunque ciò è vero,
che il suo atto terminando nella giustizia, termina in Dio  stesso  e che perciò non può essere disaggradevole a Dio. Egli è
in uno stato di grazia, si trovò obbligato con ciò  stesso  a praticare la virtù anche nell' ordine soprannaturale. Or
può venire dall' unione con l' essere indeterminato, è egli  stesso  al sommo confuso e indefinito. In secondo luogo, l' anima
condizione di fine insieme con quegli che era fine per sè  stesso  e che chiamava altri in parte di questa sua dignità. Ma
anime ragionevoli si seminino per l' unione de' corpi. Lo  stesso  e nulla più è riprovato dall' Angelico Dottore in quell'
loro il successivo e convenevole crescimento. Quasi nello  stesso  pensiero caddero molti altri filosofi contemporanei di
perciò a tutti i discendenti del primo uomo con quell' atto  stesso  con cui fu data al primo uomo. In tal modo non è che l'
l' anima « Reginae mentis particula (1) ». Taziano allo  stesso  modo dice dell' uomo che è una porzione di Dio (2). Delle
che noi siamo figliuoli d' ira per natura, cioè per lo  stesso  nostro nascimento (3), per le leggi che presiedono al
a comunicare nel peccato: perocchè se bastasse, Cristo  stesso  che comunica nella specie, doveva esser soggetto al
la origine generativa del figlio al padre, è chiamata dallo  stesso  santo Dottore seminale . [...OMISSIS...] E chi considererà
sempiterno« » dice Dio a Davvidde (2). Nei figli è il padre  stesso  il quale si moltiplica. « Io farò crescere te oltre modo,
delle statue di creta e di loto, come aveva fatto egli  stesso  con Adamo, e che poi infondesse Iddio le anime in queste
della materia bruta, da essere animata da un' anima che Dio  stesso  crea e v' infonde; perchè Iddio dar pure all' uomo una tale
censura, quanto che tutte le Scritture son piene di questo  stesso  sentimento, fino a chiamare carne lo stesso peccato
piene di questo stesso sentimento, fino a chiamare carne lo  stesso  peccato originale, sicchè essere nella carne, nello stile
uomo peccatore e tenerlo come sua conquista e passare egli  stesso  per il mezzo della generazione in tutti i figliuoli di
della concupiscenza come di cosa costitutiva del peccato  stesso  originale. Ma ella si deve intendere esser tale solo
, egli deve in producendosi nell' infante tenere lo  stesso  ordine e processo che tiene l' infante stesso in
tenere lo stesso ordine e processo che tiene l' infante  stesso  in generandosi e formandosi. Quindi è che egli deve
della quale Iddio commise alla umana ragione da lui  stesso  sovvenuta e aiutata, acciocchè col trovare i principii e le
natura delle cose ben conosciuta, di modo che l' ordine  stesso  delle cose naturali diverrebbe un assurdo, non che un
dei secoli moderni: e quando è venuto a questo punto lo  stesso  Bossuet, ha dovuto conchiudere con queste parole: « Egli è
non sarà inutile che io arrechi ancora un passo dello  stesso  insigne prelato, tolto dalla relazione di quella medesima
o istitutore qualsiasi è obbligato di applicarlo egli  stesso  alla scuola che fa; e quest' applicazione, questo uso delle
si congiunga a lui, e a qual altro gradino superiore egli  stesso  si congiunga. Qualunque sia il pensiero della nostra mente,
unica, quindi al primo vedere delle Saffo, le applicò lo  stesso  nome di Adelaide. Udendo poi, che quella Saffo, e non
intrapresa, io devo ricominciare a fargli conoscere allo  stesso  modo, com' ho fatto delle due varietà delle rose7bengalesi,
questo lavoro dovrà prima prendere, e poi correggere in se  stesso  quattro errori, com' è avvenuto, quando il condussi al
mente intorno al significato della parola. Poi devo far lo  stesso  col fiore dell' Azzeruolo facendo cadere e poi cavando il
le altre, e comincia quindi ad intendere, perchè da se  stesso  le ordina come la lor natura richiede. Egli fa ciò cogli
da pensieri del 3 ordine. 5 Ordine di pensieri ecc.. - Allo  stesso  modo si enumerino successivamente gli altri ordini,
Con questa operazione lo spirito, il soggetto, oppone a se  stesso  degli oggetti. Ma questi oggetti cosa sono? Sono anch' essi
o meno perfetto, più o meno determinato; 2 Perchè il senso  stesso  allo spirito non le presenta (1) d' un tratto con tutte le
che il senso gli presenta; 2 In ragione che il senso  stesso  gli presenta successivamente più facce, o sia più proprietà
la sensazione, tuttavia nol percepisce agente allo  stesso  modo nè allo stesso grado, nol percepisce producente la
tuttavia nol percepisce agente allo stesso modo nè allo  stesso  grado, nol percepisce producente la sola prima sensazione,
umana intelligenza. In quarto luogo appartengono a questo  stesso  stadio ancora le idee specifiche piene, ma imperfette (1).
domestichezza e fedele servitù molti animali. Al principio  stesso  di un' azione secreta, scambievole delle anime convien
. La natura fisica è piena di ordine, ma quest' ordine  stesso  subisce alcune modificazioni in conseguenza delle
forti, o siano essi dolorosi, ovvero aggradevoli. Lo  stesso  carattere di volizioni decise e calde si manifesta ne'
egli è chiamato a fare in appresso? Senonchè il suo animo  stesso  ne risentirebbe uno squisito vantaggio morale,
Ora sebbene questa materia sia data al nostro spirito nello  stesso  tempo, tuttavia le riflessioni, che fa lo spirito sopra gli
piuttosto sulle proprie cognizioni, che non sopra se  stesso  conoscente, e sopra i suoi atti conoscitivi. La ragione di
siano gli stimoli che rivolgano la sua attenzione sopra se  stesso  e i suoi atti. Ora non può toccare la sua perfezione il
quella di primo ordine; il vocabolo non è percepito egli  stesso  se non come un elemento sensibile che entra nella
di continuo ». Poniamo un cavallo: egli è diverso da sè  stesso  ogni po' di tempo che trascorra: egli porge dunque una
non può essere che prenda l' uno per l' altro. Se dà lo  stesso  nome anco a cose successivamente a lui presenti, ma
in qualche cosa di essi, che lo persuade a dar loro lo  stesso  nome. Medesimamente, i nomi plurali delle cose mostrano che
diviso dall' oggetto, è divenuto un oggetto mentale egli  stesso  direttamente espresso nella parola: quando si dice bianco,
cani . Ora il riconoscere in tutti quegli oggetti uno  stesso  elemento è già un cotale classificarli, il che finisce di
difficile ad osservarsi, sulla mente e sull' animo  stesso  del fanciullo. Nell' uomo vi ha un' unità soggettiva , cioè
onde acquisterà grande ricchezza di favella e perciò  stesso  grande facilità e proprietà di parlare, che è quanto dire
Manuale di scuola preparatoria » ed altri libri fatti sullo  stesso  pensiero. Quest' è dunque il tempo nel quale si può
». L' astratto specifico all' incontro del vegetabile  stesso  per la mente del filosofo sarà « un corpo organizzato privo
si è « che cosa in ciascuna età il fanciullo faccia da se  stesso  e che cosa deva fare l' educatore intorno a lui ». Egli è
di non sapere), porremo innanzi un principio evidente da se  stesso  e su questo poi condurremo il ragionamento. Adunque,
prima ammira, che nella lingua infantile bello significa lo  stesso  che amabile; e brutto significa lo stesso che disamabile.
significa lo stesso che amabile; e brutto significa lo  stesso  che disamabile. Queste due parole hanno un' estesissima
un' estesissima significazione presso i fanciullini. Lo  stesso  rimane provato dall' osservazione già fatta prima d' ora,
ebbe sempre a suo scopo l' oggetto stesso. Ora questo  stesso  oggetto, questo buono e questo bello, che forma l' oggetto
nel bambino. Non avendo adunque il bambino ancora di se  stesso  notizia, egli non può attribuire a sè l' elemento
uomo in qualsiasi altra età, perocchè esser buono è lo  stesso  che amare (1). Di qui si scorge che la differenza della
fatte. Supponendo che il fanciullo operasse da se  stesso  senza l' influenza d' altre persone, egli non potrebbe
agli elementi del bene de' quali egli ha sperienza): e lo  stesso  dicasi del vocabolo male . Ora non può egli cominciare qui
mesti. Non avviene mai che il bambino si componga da se  stesso  delle imaginazioni cupe, tristi, dolorose: ma sì egli va
riceva i materni servigi. Nè il neonato sceglie da se  stesso  la nutrice, ma egli l' ama quale gli venga data: e in capo
persone e alle cose tra cui si trova, ha tracciato in ciò  stesso  la sfera della sua felicità. Quivi ritrova tutti i suoi
persona cui consecraronsi, e vogliono essere amati nello  stesso  modo: indi la gelosia, cioè il timore che l' amor
non li toglie alle altre cose, perocchè queste in Dio  stesso  si riscontrano. Non fa altro che santificarli, impedire che
genitori la parola che dirò è inintelligibile e per ciò  stesso  insopportabile: chiudano dunque qui gli orecchi quanti non
di quell' amore: di che gravità, di che efficacia. Al modo  stesso  l' onore verso Dio vien migliorato e determinato dal
vien dopo: è un sentimento e un concetto più complesso: lo  stesso  dicasi dell' ossequio e del rendimento di grazie: essi
il passaggio d' un ordine all' altro d' intellezioni nello  stesso  momento, noi abbiamo preso a determinare questo passaggio,
i giudizi sintetici a priori di Kant (2); ma nello  stesso  tempo ho ammesso anch' io un giudizio sintetico a priori ,
e poi lo congiunga al soggetto, cioè a dire vegga lo  stesso  predicato in un soggetto. Appartiene adunque al terzo
del terzo, e innanzi questo non si potrebbero avere, e lo  stesso  può ripetersi d' ogni altro ordine d' intellezioni
2 che sappia che più unità sono insieme adunate nello  stesso  spazio; per restringerci ora a questa specie di collezioni,
tempo ad accorgersi, che i due oggetti sono l' oggetto  stesso  ripetuto. Il fare coll' intendimento il giudizio seguente:
l' abbia nella sua mente legata a quel nome, e perciò  stesso  astratta dagl' individui. Nè si può dire, che perciò l'
il numero stesso. Mi spiego. Se io non conosco per se  stesso  il numero mille, ma so però ch' egli è dieci volte il
servire di principio per la loro particolarità, e lo  stesso  dicasi delle memorie di esse. Le idee imaginali potrebbero,
maggiore di quella che sarebbe proporzionata allo stimolo  stesso  (1). Questa soprabbondanza d' azione, parte è messa dall'
lui una nova cagione di diletto. Ride di ciò che fa egli  stesso  e che vede fare agli altri fanciulli: tuttavia egli non
se ne risente, come se gli si dividesse una parte di se  stesso  (1). Percepisce ancora le cose delle persone a lui care
pe' loro usi, o almeno a ciò si va disponendo. Dallo  stesso  fonte dell' ammirazione e della benevolenza nasce come
non è in lui che il desiderio, la volontà di uniformare se  stesso  agli enti intellettivi divenuti oggetti de' suoi affetti.
e volontà: trova con ciò nuovi lati, da cui poter se  stesso  a loro uniformare e acconciare. Queste scoperte egli le fa
aderire all' altrui volontà gl' incolga alcun male. Lo  stesso  concetto dell' errore o del male è posteriore a tutto ciò
tra noi adulti ed essi sarà trovata, sarà apertissima. Lo  stesso  dicasi dello stile , lo stesso pure de' concetti che si
sarà apertissima. Lo stesso dicasi dello stile , lo  stesso  pure de' concetti che si esprimono nel discorso: conviene
deve pronunciare prima i e poi bi, e domandargli se sono lo  stesso  suono. Egli risponderà che bi è un suono diverso da i .
nella fine del suono. - Nel principio. - E il suono ib è lo  stesso  suono di i, e di bi? - Anzi diverso. - Ma in che è diverso
appariscono pieni d' egoismo? Primieramente, nel tempo  stesso  che opera l' attività intellettiva nel bambino, opera in
nell' oggetto, da' piaceri e da' dolori riferiti allo  stesso  soggetto. L' operare in quant' è morale, prende forma dalla
di attendere a tutte le altre parti delle medesime, e lo  stesso  loro numero; perocchè in questa operazione non si fa se non
non bisognevole di dimostrazione, che l' uomo percepisca se  stesso  fino da' primi istanti di sua esistenza, e che non potrebbe
L' IO esprime l' ente umano che parla (3) e che nomina se  stesso  come esistente, come operante. Ora, l' ente umano è
e perciò l' uomo non manca mai di sentimento: egli  stesso  è un sentimento intellettivo7volitivo che dispone di un
dunque e quando si forma l' uomo quella coscienza di sè  stesso  che egli poi esprime col monosillabo IO? Esporrò prima una
sentimento sostanziale. Laonde accordo che il sentimento  stesso  essendo ciò in cui si veggono le cose che si veggono dall'
si veggono le cose che si veggono dall' intendimento, egli  stesso  può essere veduto senza bisogno che un altro sentimento ce
l' uomo più non esiste; l' uomo non ha la coscienza di se  stesso  fino che non ha la coscienza di essere intelligente.
sostanziale non vegga semplicemente l' essere, ma vegga se  stesso  veggente l' essere (1). Ora, a tal fatto non basta che egli
nuovo che cava da sè, egli applichi l' essere che vede a se  stesso  veggente l' essere, e che mediante questa applicazione
questa applicazione dell' essere, illumini e vegga se  stesso  nell' essere. Convien dunque che cavi da sè un atto nuovo,
è in luogo da poter essere da lui veduto, e il sentimento  stesso  veggente l' essere (se stesso) gode di questo vantaggio; si
lo spirito (il sentimento sostanziale) guarda se  stesso  veggente l' essere, unitamente all' essere veduto e in
cui abbisogna; ora egli non abbisogna punto di conoscere se  stesso  per operare, abbisogna di conoscere altre cose le quali
avere ed operare per averle, e per operare conoscerle; se  stesso  non cerca, perchè si ha, ma cerca quelle cose le quali
può essere richiamato a ritorcere la sua attenzione a se  stesso  che dal linguaggio. Ma il linguaggio stesso non viene
attenzione a se stesso che dal linguaggio. Ma il linguaggio  stesso  non viene appreso dal bambino tutto ad un tratto; egli deve
cadono sotto i suoi sensi, come le azioni degli altri; se  stesso  all' incontro è interiore, è un principio invisibile che
di sapere che sono sue proprie, prima di riferirle a se  stesso  col suo intendimento; perocchè se stesso nel suo
di riferirle a se stesso col suo intendimento; perocchè se  stesso  nel suo intendimento ancora non esiste. Giunge bensì nella
prima certamente, ma forse di poi, egli può percepire se  stesso  come principio operante, mediante il linguaggio; egli cioè
prodotte. La prima adunque ed elementare cognizione di se  stesso  che abbia l' uomo, consiste nella percezione di « SE
SE pel sentimento sostanziale, che forma l' uomo dallo  stesso  uomo percepito. Questo sentimento operante può essere
IO « il sentimento sostanziale operante che percepisce se  stesso  e che si esprime ». Ma con una riflessione maggiore, che l'
(il sentimento sostanziale operante) che percepisce se  stesso  come operante, che come tale si esprime, e che sa che egli,
infinito , e ben tardi esprime con esso i diversi tempi. Lo  stesso  si trova in alcune lingue di popoli assai addietro nella
di non poter nè sapere ne comunicare altrui le cose. A me  stesso  sono rimaste più memorie della mia infanzia che provano
operare delle cose ». Veggendo avvenir gli effetti allo  stesso  modo sempre, certi eventi manifestarsi sempre dati certi
singoli individui, nè i singoli popoli vanno innanzi collo  stesso  passo; e però le operazioni proprie della natura umana,
le circostanze e cagioni per le quali in un individuo (lo  stesso  dicasi di un popolo) cada in un certo tempo e proprio in
e l' errore ogni qual volta l' uomo viene seco  stesso  ad affermare che ciò che è fisicamente impossibile, sia
esistenza sua distinta da quella della natura, ma in Dio  stesso  pone l' intelligenza e la bontà che ha cominciato a
finirebbe con una morale disperazione e depravazione dello  stesso  suo cuore. Ma non permette la provvidenza, che gli uomini,
conseguenze; e più di quella utilità, ch' egli possa in se  stesso  osservare e sperimentare. Nel vero, quando il fanciullo si
che di fanciullesche parole? Chi m' assicura che questo  stesso  mio avviso non si fraintenda? e che volendolo seguire non
non solo da' pensieri, ma anco dalla lingua; perocchè uno  stesso  pensiero può essere espresso variamente e in un modo sempre
e però al terzo. Ma noi abbiamo osservato che il linguaggio  stesso  abbraccia più ordini nelle varie sue parti, e che i verbi,
che due studi. L' uno e l' altro infatti appartiene allo  stesso  ordine d' intellezioni, perocchè chi scrive non fa che
capriccioso, del tutto anti7logico delle menti: il delirio  stesso  si alimenta di una rapida e strana associazione d' idee: la
ha qui il suo fondamento nella unità del soggetto uomo. Lo  stesso  sarebbe se dal rammentarmi quella verità matematica mi si
aiutano moltissimo anche la reminiscenza fantastica, nello  stesso  tempo che la regola e la fa utile a se stesso. E perchè mai
risvegliar nella mente l' ordine che si desidera. Ma questo  stesso  effetto non si ottiene meramente dalla natura abbandonata a
così ordinati giovan benissimo o a comunicare altrui lo  stesso  ordine d' idee, o a richiamare in mente a se medesimo le
essersi distinto Dio dalle creature, si distingue in Dio  stesso  l' ottima volontà dalla sua natura7intellettiva. La
potenza. Molte di queste unioni diventano assai utili allo  stesso  sviluppo morale, come, a ragione d' esempio, quella per la
dirigere le azioni del fanciullo secondo la ragione del suo  stesso  profitto, nasce facilmente il guasto della coscienza del
al fanciullo stesso, ond' egli possa proporsela da se  stesso  a regola di sua condotta. Abbiam già detto che il
anche aver presente ciò che già dicevamo, che nel tempo  stesso  che la mente lavora intorno ad un dato ordine d'
o non sia, è un' alternativa di necessità metafisica, e lo  stesso  dicasi delle proposizioni, nelle quali le due parti sono
coll' avvenimento che dee avvenire; e così concepire lo  stesso  avvenimento vestito delle tre forme del tempo. A questa età
ad un agente; ma egli non saprà ancora di essere egli  stesso  questo agente, perocchè tra gli agenti egli non ha ancora
e da una naturale tendenza a conoscere) tra gli agenti se  stesso  dagli altri: il che è quanto dire sarà condotto a percepire
delle azioni, ed avendo altresì col quart' ordine  stesso  concepite le azioni in due tempi, nel passato e nel
quando negli ordini che vengono appresso il rimorso  stesso  è un effetto dell' imputazione che il fanciullo già fa
l' imputante è appunto quel sentimento che imputa a se  stesso  quelle azioni male. Di più, la relazione fra le azioni
rimorso? Merita egli questo nome? E lo si merita nello  stesso  senso nel quale si dà al rimorso già pienamente formato? L'
principio di sentimento morale, che in lui si suscita allo  stesso  modo, come in lui nasce il sentimento dell' esigenza degli
giudizio d' imputazione col quale giudichi e condanni se  stesso  qual reo. Fra l' azione ch' egli pone e concepisce, e le
sfrenata del giovane, i delitti dell' adulto a se  stesso  e alla società spietato e nemico. L' altrui bontà adunque
questa affezione è nata, inchini e si pieghi a uniformar se  stesso  ai sentimenti, ai pensieri, ed alle volontà di un altro
Si paragonino ora le due norme. - La prima crea l' ente  stesso  intellettivo, che comunicava sè stesso e la sua esigenza
prima crea l' ente stesso intellettivo, che comunicava sè  stesso  e la sua esigenza morale al fanciullo; la seconda è un'
ai quali amerebbe sempre chiamare a' suoi servigi lo  stesso  intendimento, voglio dire il giudizio dell' intendimento?
non si fa scrupolo d' ingannare altrui. Laonde il fanciullo  stesso  si adonta contro colui che l' inganna mentendogli, con che
ed interne. Egli viene apprendendo l' arte di muovere egli  stesso  internamente i nervicciuoli destinati al sentire interno
che dal reale. [...OMISSIS...] Le quali parole nel tempo  stesso  che descrivono con evidenza il giuoco dell' imaginazione
individui diversi è finalmente in tutti il medesimo. Allo  stesso  modo gli uomini guardano il figurino, affine di conoscere
essenza, anzichè nell' accidentale loro realità, è lo  stesso  che il desiderio del sapere; perocchè il sapere tutto a
e sopratutto segno convenzionale d' un' altra, è in sè  stesso  così difficile a snodarsi, così gratuito a stabilirsi, dirò
integrazione, ma unicamente spinto dal desiderio, che egli  stesso  ha, che quegli oggetti fantastici sieno reali, quatunque
nol siano. Non è, che il fanciullo tessa tutto da se  stesso  a se questo inganno, egli propriamente non imagina nulla nè
o fra selvaggi; ma non fu detto a torto che nel mezzo  stesso  dei popoli cristiani e civili avvi una cotale idolatria;
non percepisse intellettualmente se stesso, non può fare se  stesso  oggetto e fine del suo operare volontario. Perocchè la
Io; egli opera bensì soggettivamente ma non rende mai se  stesso  soggetto termine fisso delle sue operazioni. Ma tosto, che
la quale in ogni caso mi nasce, o mi si forma nell' atto  stesso  dell' elezione. Così avviene, che per la coscienza di se
dell' elezione. Così avviene, che per la coscienza di se  stesso  l' uomo possa introdurre nella sua perversione l' elemento
l' uomo mette per fine dell' operare se stesso, e a se  stesso  sacrifica tutto il resto. L' egoismo , che consiste a porre
L' egoismo fa sì che l' uomo giudichi con misura diversa sè  stesso  e le cose proprie, e gli altri e le cose altrui. Questa è
un carattere più grave e maligno. Ma se l' aver trovato se  stesso  col proprio intendimento, il che è quanto dire l' essersi
l' uomo possa giudicare se medesimo, possa imputare a se  stesso  le azioni, intendere l' imputazione, che gli vien fatta
cose passate e del calcolo delle future. La coscienza di se  stesso  importa la coscienza della propria identità ne' vari tempi;
cognizione della varietà de' tempi e dell' identità di se  stesso  sono relative, e vanno perciò innanzi di pari passo.
quando di sè non l' ha ancor percepita: non ha percepito sè  stesso  in un tempo solo alla volta; e però in un tempo giudicò di
ha ancora posto mente sulla medesimezza o identità di se  stesso  in più tempi, ma giudica solo le proprie azioni presenti, e
acquista dalle creature colle loro forze, ma sì perchè Dio  stesso  spontaneamente si abbassa e si avvicina ad esse creature e
o imperfezione se non due cause, Iddio e l' attività dello  stesso  spirito. Tutte le creature hanno bensì un' azione sulle
l' universo. Iddio doveva in secondo luogo comunicar sè  stesso  essere reale infinito allo spirito umano e comunicarsi in
questa nascesse con proporzione e corrispondenza al suo  stesso  naturale sviluppo. La legge fondamentale, secondo la quale
- Iddio creò e ordinò l' universo per forma che nel tempo  stesso  che porgeva all' umana natura ciò ond' ella aveva bisogno
tutte fra loro è una proprietà necessaria, e quindi Iddio  stesso  creandole non poteva a meno dal farle analoghe fra loro e
poteva a meno dal farle analoghe fra loro e coll' essere  stesso  e col sistema universale di tutte le cose (1). Di che ne
parte del tutto, cioè la parte materiale, rappresentasse lo  stesso  tutto, risultante dal visibile e dall' invisibile, e così
e ripetendosi la parola ogni qualvolta si ripete lo  stesso  pensiero: sicchè l' andamento dell' una serie e dell' altra
che lo eccitassero a formare questi astratti, nel tempo  stesso  che gli esprimevano gli oggetti divini. Sicchè supponendo
uscito dalle sue mani, sotto una forma sensibile, nello  stesso  tempo che pronunciava la parola che doveva significare l'
de' cieli che tu contempli. Suppongo adunque che uno  stesso  vocabolo fosse adoperato e a significare il cielo e a
sublimi dottrine, ci abbatteremo a quel racconto ove Dio  stesso  si fa a imporre i nomi alle maggiori parti dell' universo e
E l' uomo che impose il nome alle parti minori dello  stesso  universo, serbò il metodo imparato da Dio di denominare le
possiamo conchiudere che e la natura umana e l' ordine  stesso  della divina Provvidenza vollero, che l' uomo sviluppasse
la creatura col Creatore, ma è necessario che il Creatore  stesso  si avvicini e riveli alla sua creatura e ad essa
Iddio congiunto all' anima di un uomo può produrre nello  stesso  corpo tali effetti della sua presenza, i quali
vita« (2). » Conciossiacchè è il Verbo che, comunicando sè  stesso  agli uomini, dà loro la vera e sostanziale sapienza, la
cui si comunica in cielo, che nello stato onde comunica sè  stesso  agli uomini per la grazia: e singolarmente poi sotto la
simbolo del lavacro di rigenerazione. Torna nel deserto lo  stesso  simbolo nel mar rosso dove perisce Faraone e si salva il
anima e in lui dall' anima discendeva a santificare lo  stesso  corpo. Or ad intender bene questa ragione convien sapere,
come un tutto complesso, la cui parte più sublime era Dio  stesso  e la più materiale i corpi. Or questo secondo tutto operava
che potesse dare a Dio faceva sì che il solo dare tutto sè  stesso  non fosse imputato ad ingiustizia. Col peccato all'
Col peccato all' incontro aveva pure una volta sottratto sè  stesso  a Dio: e però, checchè si facesse, non si poteva più
sè stesso, perocchè non è più un onorarlo con tutto sè  stesso  quando anche un momento solo dell' esistenza venne furato
uomo, e anche soprabbondantemente. Conciossiacchè egli  stesso  era Dio, e gli atti suoi di culto erano per questo adeguati
a dire il debito dell' uomo, cui Cristo col prezzo di sè  stesso  largamente pagò. Ora potendo Cristo fare questa
assai meno traslato che non paresse. E consuonano a questo  stesso  modo di dire quelle altre maniere che occorrono assai
l' uomo si fa a imagine di Dio per la grazia, cioè per Dio  stesso  che abita nell' uomo: e convenevolmente si dice, che Dio è
quella. E perchè non nascesse equivoco S. Paolo diede egli  stesso  l' interpretazione di questo ME usato per natura, dicendo:
disse: « Il regno de' cieli non cerca altro prezzo che TE  stesso  » (cioè la tua persona e non il resto della tua natura).
quello« (3). » E nei pii libri viene inculcato di dare SE  stesso  a Dio. Si possono vedere le belle cose che ha il celebre
così la persona, senza però rinnovellare al tempo  stesso  il corpo che a essa è congiunto«. Da ciò che abbiamo detto
l' alleanza antica già pervenuta al suo termine. Lo  stesso  veniva significato dal nuovo fuoco sacro riacceso
della verità, cioè fedele: [...OMISSIS...] . E nel tempo  stesso  che queste cose annunzia Geremia nella Giudea, le medesime
poco prima che fosse distrutto da Nabucodonosor, e vide lo  stesso  Signore sui Cherubini rientrare nel tempio di nuovo
non avesse mai avuto sensazione di sorta alcuna e per ciò  stesso  non idee fattizie; quest' uomo nè intenderebbe cosa alcuna
tipo antico. Al tempo poi del popolo eletto fu rinnovato lo  stesso  tipo colla separazione di questo popolo dalle altre
bestie qualche parte d' intelligenza (2). Per altro lo  stesso  permesso, che Dio dà alla famiglia di Noè dopo il diluvio
si può ravvisare un tipo della Chiesa dei Gentili (3). Lo  stesso  tipo trovano i Padri nelle due mogli di Giacobbe Lia e
i Padri nelle due mogli di Giacobbe Lia e Rachele (4). Lo  stesso  di nuovo nel nascimento di Fares e di Zara, figliuoli
quelli altresì di cui par che dica l' Apostolo che allora  stesso  furono intesi e conosciuti per tipi quando furono dati.
monde. Or poi il primogenito dell' uomo riscattavasi collo  stesso  prezzo onde si riscattava l' asino, animale immondo, che
Sacerdote in cielo vivente in perpetuo. E si osservi che lo  stesso  sacrificio eucaristico è più veramente celeste che terreno,
del paradiso. Entro il tabernacolo e il tempio avevaci lo  stesso  emblema, e questo era ripetuto nel sancta e nel sancta
era avvenuto sotto il velo delle imagini. Ragione che dà lo  stesso  sacro Testo, del non essersi Iddio mostrato figurato sul
uomini in istato di via, toglie punto, nè impedisce che lo  stesso  Dio operi anche immediatamente nella Chiesa militante collo
simboli (2). Quando la lingua esprime un oggetto che egli  stesso  è preso per segno di qualche altro oggetto, ella si chiama
mai avviene, e le più volte, per non dir sempre, un oggetto  stesso  può usarsi a segnare più e più oggetti, cioè tutti quelli
saperlo? E come indovinare quali Re fossero? Il profeta  stesso  spiega il suo simbolo dicendo, che per quelle due aquile
prestargli allo spirito se non avesse ammesso in sè  stesso  i simboli, e così non si fosse reso simbolico. Ecco adunque
qualunque oggetto composto di terra. Tanto è vero che lo  stesso  nome, che fu preso a dover significare il primo uomo che fu
mia (2). Il nome ISA7I, vuol dire mio uomo (3). A Dio  stesso  per dargli un nome proprio e contraddistinguerlo dagli dei
comune di Dio. B. La seconda maniera, onde un nome per sè  stesso  comune si fa correre per proprio, è una tacita disposizione
prima quelli che queste. E la ragione di ciò si è che lo  stesso  spirito umano è un complesso di facoltà, non una sola
idee; come pure a ciò si presta la natura di un simbolo  stesso  che può passare dal significare uno al significare un altro
dire principio della scienza del discepolo anche il maestro  stesso  che ha virtù di comunicare quelle verità. E però nell'
che mi ha generato e mandato altresì nelle menti coll' atto  stesso  che mi ha generato; esprimendo in tali parole acconciamente
sopra la terra in occulto la sua sacratissima umanità nello  stesso  tempo che è palese in cielo in istato glorioso: e questa
da parte di Dio, che non sia l' intendere come Dio  stesso  potesse essere comunicato pel veicolo dei sensi. Questa
e dice che di questa fede era « autore« » Gesù, quegli  stesso  che ne fu anche il « consumatore« (4) »: autore della fede
egli deve svilupparsi e crescere, ed è più vigoroso dello  stesso  germe del male. Esso per ciò dà origine ad una« nuova legge
. Tutte le opere dell' uomo non arrivano a tanto, se Iddio  stesso  non solleva l' uomo a quest' ordine di perfezione. Perciò
abbiamo distinta la reale comunicazione che fa Iddio di sè  stesso  all' uomo, dagli effetti o doni ch' egli produce nell' uomo
altra cosa è che un agente produca un effetto restando egli  stesso  nascosto, e altro è che l' agente stesso si mostri
restando egli stesso nascosto, e altro è che l' agente  stesso  si mostri operante. Colui che, stando dietro ad una tela o
produce e dà vedere al di fuori i suoi effetti, ma sè  stesso  ancora non appalesa. Vero è che da questi effetti si può
anime degli uomini, degli effetti e doni di Dio, ma Dio  stesso  non era ancora sostanzialmente e pienamente comunicato all'
si tenessero per oltraggiati, prova la loro ignoranza collo  stesso  Mosè. [...OMISSIS...] , cioè anteporrò i Gentili a
uomini che non percepiscono vivamente quest' essere in sè  stesso  come invisibile e santo; non possono in alcun modo
quali risanava i sordi ed i ciechi. Egli mostrò Dio in sè  stesso  e così dice che egli solo è la porta che conduce a Dio.
ferma di quel Cristo che giustifica comunicando sè  stesso  agli uomini; egli è manifesto che ella era piuttosto una
sè un amore e una confidenza di figliuolo. E` Gesù Cristo  stesso  che distingue la condizione servile degli Ebrei, e la
congiungeva realmente con Dio, e gli ammetteva ad un tempo  stesso  alla grazia del Redentore e alla gloria. Tale era l'
è creatore dell' uomo, e non poteva avere altro fine che sè  stesso  nella creazione: « tutte cose, dice la Scrittura, il
di carità ella comprende ogni servigio e ogni amore. E lo  stesso  amore del prossimo il fa venire come un ramo dal pedale del
indi il sacrificio accettevole, onde Cristo immolò sè  stesso  all' eterno Padre. Ogni cristiano è chiamato dietro a
avrebbe disposto l' uomo a sacrificare effettivamente sè  stesso  per la causa dell' onore e del culto di Dio, ove ne fosse
mostravagli dover essere Iddio irato a lui peccatore, e Dio  stesso  gliel fece conoscere da principio con positive rivelazioni.
Come poteva questi riavvicinarsi al Creatore, se Dio  stesso  non gli faceva conoscere di voler deporre lo sdegno,
riti fosser venuti da Dio, mi conferma il vedere come Dio  stesso  riconosce i sacerdoti precedenti all' instituzione del
gli uomini fino da principio; ma il riconoscere nello  stesso  culto ed onore di Dio la propria felicità, questo era
dalla redenzione dovea credere nel Redentore, umiliando sè  stesso  incapace di venire a salute e sperando la salute sua da
a questa famiglia una special protezione, e di essere egli  stesso  la sua porzione e la sua eredità (1). Della quale eredità
peculiarmente dedicati al suo culto: il quale cibo è Dio  stesso  che però si chiama porzione de' sacerdoti. Come adunque l'
parte soprannaturale o divina esigeva che il patto con Dio  stesso  fosse esterno e che vi avessero molti esterni segni che di
dei giusti che speravano nel Salvatore. Di più il Verbo  stesso  comunicavasi allo spirito umano, e non era più sola
(1) che glielo ricordasse; egli era per così dire nel culto  stesso  costituito, perchè il culto era in lui già in atto, perchè
cose distinte, come abbiam detto, tuttavia procedono dallo  stesso  principio, dallo Spirito Santo (.). II. Il carattere è l'
Per la medesima ragione avviene che i Teologi dànno allo  stesso  carattere il nome di Sacramento, appunto perchè è segno di
fa che avvalorare e confermare, come mostra il suo nome, lo  stesso  carattere nel Battesimo ricevuto (2). Col carattere del
della ragione, ci fa capaci di riflettere poi sopra lo  stesso  lume e per essa riflessione renderlo a noi più luminoso.
l' uomo che già pel Battesimo ha il Verbo in sè  stesso  acquisti una nuova potenza; cioè che il Verbo già impresso
sola è vera consacrazione: perocchè interiore. Il Verbo  stesso  prende il possesso dell' anima, e mette in essa la sua
unisce il carattere e la grazia come venienti dallo  stesso  fonte dello Spirito Santo, e come effetti di una sola
riproduce nell' anima la grazia battesimale. Ora perchè lo  stesso  ragionamento non si può applicare al Sacramento della
effetto del Sacramento, cioè la grazia battesimale (1). Lo  stesso  si dica della grazia del Sacramento della Confermazione e
di non più peccare; così dalla Risurrezione l' Apostolo  stesso  deduce l' effetto di una luce maggiore data all' anima, la
Cristo tende mai sempre a render simili i suoi redenti a sè  stesso  causa esemplare; e però non è credibile cosa che
ritrarre le copie. Ciò dunque che Cristo esprime in sè  stesso  quale esemplare, è ciò che produce volontariamente ne' suoi
la venuta dello Spirito Santo sopra gli Apostoli questo  stesso  s' infonde nel santo Battesimo. Già abbiamo veduto che cosa
di grazia, che nel Battesimo vengono conferiti: e nello  stesso  tempo rappresentano la grazia medesima per mezzo degli
e finalmente 3 lo Spirito Santo che al tempo  stesso  che l' acqua monda il corpo viene infuso nell' anima di chi
desse nessuna testimonianza a Cristo, quando anzi Cristo  stesso  adduce, parlando agli Ebrei, la testimonianza che gli rende
nella sua instituzione: limite che è determinato dallo  stesso  suo fine. Il fine di lui è l' incorporazione dell' uomo con
sono quelli che santificano le altri parti dell' uomo  stesso  costituenti la sua natura. Mediante questi effetti
coll' uomo mediante il Battesimo, l' uomo possiede in sè  stesso  un tesoro di cui può più o meno usare e cavar profitto
una vista soprannaturale. Ora il Verbo aveva impresso sè  stesso  nell' anime de' suoi discepoli col suo aspetto sensibile,
di Cristo e delle sue parole sono indicati da Cristo  stesso  nel colloquio ch' egli tenne con Filippo. Alla chiara
i Sacramenti. In questi modi adunque il Verbo imprime sè  stesso  nell' anime, dando loro a vedere la propria luce divina
Spirito implicitamente cioè in causa, perchè ha l' autore  stesso  dei doni; nè si può dare la pienezza dei doni se non colla
e consecrare la casa, ma nella seconda si riceve lo  stesso  ospite divino: il che è quanto dire che nella prima non si
che alcuni doni del Santo Spirito; ma nella seconda lo  stesso  Spirito Santo colla pienezza de' suoi doni. Gioverà che qui
(1). E S. Cirillo d' Alessandria dice: [...OMISSIS...] . Lo  stesso  apparisce da un' altra maniera di parlare de' Padri
come di due Sacramenti che si amministravano nel tempo  stesso  l' un dopo l' altro, non distinguono però due caratteri, ma
e di« imposizione delle mani« si usurpano ad indicare lo  stesso  Sacramento, che si denomina ugualmente dall' una o dall'
in questo Sacramento«; » ella è quella che si fa nell' atto  stesso  dell' unzione e indivisibilmente da quest' atto: perocchè i
ma l' intese dell' unzione esterna della carne; e lo  stesso  dicasi del segno di croce, che nomina l' Apostolo; il che
soggiungendo così: [...OMISSIS...] . Cercando poi lo  stesso  santo Dottore, se gli Apostoli abbiano ricevuto questo
nutrimento; e finalmente rispetto all' ordine  stesso  della santificazione umana. Il divino Autore di tanto
vita e pienezza di vita, a cui se ne ciba vivendo. E nello  stesso  significato soggiunse del calice del suo sangue: « prendete
capaci di alcun' altra interpretazione. Perocchè Cristo  stesso  lo espone dell' Eucaristia. « Di gran desiderio ho
CONNUTRIZII (1) una divina conformità di costumi - e che lo  stesso  autore de' simboli, a meritissimo diritto esclude (dal
in tal modo concepita viene espressa appunto allo  stesso  modo, ma senza l' uso di alcuna similitudine, da Elia
di Creta scrittore dell' ottavo secolo, a quel modo  stesso  come vedemmo espressa da Cirillo Alessandrino, dicendo
quale greco scrittore s' accorda un altro che fiorì nello  stesso  secolo nella Chiesa latina, voglio dire Alcuino, il quale
2. e nel comunicare la vita a questa materia nell' atto  stesso  che si assimila e inorganizza nel corpo, sicchè con esso
corpo nostro imperfetto com' è ha pur tanto di vita in sè  stesso  da poterla comunicare a delle particelle di materia
nutrizione collo stato di un corpo glorioso. Per questo lo  stesso  Aquinate conghiettura, che il cibo preso da Cristo siasi
morte, ascese al cielo e sussiste nell' Eucaristia, è uno  stesso  e identico corpo, e non più corpi: il dire il contrario
è incomunicabile per la sua diffinizione (1): ella allo  stesso  modo è immutabile almeno nella sua radice. E qui si attenda
rimangono sempre gli stessi, cioè egli è sempre uno  stesso  principio vitale quello che inanima il corpo; ora egli è
ma della stessa natura e forma, e componenti in tutto lo  stesso  organismo: anzi quel principio vitale non potrebbe in alcun
altrimenti che il corpo permanente di lui, perocchè è dallo  stesso  Verbo assunta, informata e d' una sola vita accesa e una
sostanza della carne e del sangue di Cristo: il soggetto  stesso  adunque si cangia e si trasmuta. La qual dottrina riceve
quello che non era prima, essendo divenuto il soggetto  stesso  in una materia viva diverso da quello di una materia
Dio non può cadere che un atto solo e purissimo. Con quello  stesso  atto adunque egli creerebbe il mondo, collo stesso identico
quello stesso atto adunque egli creerebbe il mondo, collo  stesso  identico atto lo conserverebbe e governerebbe, e coll' atto
conciossiachè senza forma non può stare la materia. Allo  stesso  modo adunque che si dice l' una distruggersi, l' altra può
avversarii, che il corpo di Cristo vien prodotto nello  stesso  modo e nello stesso senso in cui si dice che il pane ed il
il corpo di Cristo vien prodotto nello stesso modo e nello  stesso  senso in cui si dice che il pane ed il vino viene
tutto al più che un cotal modo di essere, se pur questo  stesso  modo nuovo di essere si potesse (in detto sistema)
del pane e del vino, e sotto le specie del pane e del vino  stesso  si colloca il corpo di Cristo. Ma in tutto questo io non
è fortissima; perocchè avea concesso il Bellarmino  stesso  che « la conversione in quanto distrugge il pane non è
l' azione avvenga in Dio, ma come si faccia nel soggetto  stesso  in cui viene l' azione. Il Bellarmino costituisce veramente
converte« (3). » Or nel suo sistema si converte l' essere  stesso  che è nel pane, e però cessa interamente l' essere stesso,
due azioni forze diverse, o più tosto, come osserva lo  stesso  Bellarmino, una cessazione dell' azione di Dio che conserva
E` cosa certa presso i cattolici, ed ammesso dallo  stesso  Bellarmino, che la transustanziazione non avviene già
nel presente fatto Iddio cesserebbe interamente, secondo lo  stesso  Bellarmino, dal conservare una sua creatura, e cessando dal
bisogno del mondo. Perocchè quando avesse voluto darci sè  stesso  in cibo, che uopo ci poteva egli avere di distruggere un
s' intende la totale distruzione del pane quanto allo  stesso  esser comune, questa mutazione non è più tale, che in essa
nella mutazione del corpo di Cristo, perocchè il Bellarmino  stesso  confessa, che una mutazione sì fatta vien ricevuta nel
in un sistema che non può stare col principio che egli  stesso  accorda e fermamente crede, cioè « l' avvenire di que'
« Quegli che SANTIFICA e trasmuta questi doni è egli  stesso  il Cristo« (6). » Ora io intendo sì bene come questi doni
nel luogo del pane dopo che questo ha cessato di essere. Lo  stesso  dimostrano certi nomi dati dal pane Eucaristico tolti dalla
che involge le particelle del cibo, comunicando loro sè  stesso  e rendendole suo proprio corpo. Ora essendo Cristo persona
[...OMISSIS...] . Eutimio più tardi (sec. XI) ripeteva lo  stesso  concetto: [...OMISSIS...] . E qui voglio fare una
[...OMISSIS...] . Ma udiamo più ampiamente, ma sempre nello  stesso  concetto, descrivere il gran mistero della consecrazione
Cristo come Dio ma come Figliuol dell' uomo altresì dà sè  stesso  in cibo, e all' uomo sommamente conviene e la preghiera e
indivisa, e il Verbo informa l' anima e il corpo nello  stesso  punto della verginal concezione. Qual similitudine più
quali sostengono che il pane ed il vino quanto all' essere  stesso  si distrugga, negando però a questa distruzione con una
la transustanziazione, due cose si raccolgono: 1. Ch' egli  stesso  conobbe che l' individualità d' una cosa non può passare
uno nell' altro fin a tanto che i corpi sussistessero nello  stesso  luogo: ma perchè veramente si potesse dire essere avvenuta
nè un individuo maggiore di prima, ma quell' individuo  stesso  nello stato di prima; cosa assurda come è assurdo che due e
l' estensione variare, non variando la sostanza: quindi lo  stesso  corpo può avere contemporaneamente più dimensioni, ovvero
più dimensioni, ovvero la stessa dimensione, lo  stesso  accidente reale può appartenere a diverse sostanze
sistema Leibniziano potrebbe dirsi) e ricevuta nel luogo  stesso  della sostanza propria l' estensione del corpo di Cristo.
come la stessa identica sostanza di Cristo possa nello  stesso  tempo essere coll' estensione, e senza l' estensione. Nè
ponendo una giunta al corpo di Cristo, e negando nello  stesso  tempo la giunta stessa che noi poniamo. Conviene tutte
essere il luogo del Sacramento assai minore del corpo  stesso  di Cristo (3), una tal ragione vale per escludere la
confessare la propria ignoranza, e piuttosto di dire a sè  stesso  di non vedere, imagina de' vani fantasmi e dice di vedere.
fino a distruggerlo interamente co' concetti, nel tempo  stesso  che lo si confessava colle parole . Le varie difficoltà,
Iddio. All' incontro quello sforzo di arrivare allo  stesso  fine per varie strade, giova non poco alla scienza; che di
con tanto dolor de' fedeli, e troppo n' ho provato io  stesso  l' aculeo; ma dico essere questi peccati degli uomini e non
Agli occhi miei questa sentenza contiene il concetto  stesso  dell' eresia pelagiana; salvochè i difensori moderni di
capace di tutto, di poter saper tutto, e di rendersi da sè  stesso  indipendente da chichessia, o perverso o virtuoso. Il mondo
costitutiva della umanità. Nella Chiesa adunque videsi lo  stesso  alterno movimento delle menti: una tendenza al fatalismo
in quelle forme, delle quali vestiti essi sursero nel seno  stesso  della Cattolica Chiesa. All' epoca in cui nacque il
dal filosofo greco ritolto, per così dire, quello che egli  stesso  avea tolto all' oriente, assai più che quello ch' egli avea
del male, chiaramente espressi: il principio del male è lo  stesso  angelo creatore de' precedenti eresiarchi, da lui
grandemente diffusi nel secondo secolo della Chiesa. Nello  stesso  secolo Sciziano (1), il suo discepolo Terebinto (2),
onde riman sottomesso, come osserva S. Agostino, Iddio  stesso  alla necessità del peccato: [...OMISSIS...] . Dalla qual
la libertà all' uomo nella stato d' innocenza, tuttavia lo  stesso  peccato originale, e per esso la perdita della libertà,
la libera volontà dell' uomo stesso, altro non è che Iddio  stesso  che comunica la sua grazia anco a quelli che non sono
nell' uomo non è la libertà dell' uomo; ma lo Spirito Santo  stesso  è anch' egli causa, e prima, della giustizia perfetta e
non siavi altra causa che il libero arbitrio dello  stesso  individuo«; » ma se ne traggono altresì le conseguenze con
da sè medesimo. - Tuttavia Origene, d' alta mente e seco  stesso  coerente, dava all' umana libertà tutte le forze necessarie
uno o nell' altro de' due opposti assurdi, o di far che lo  stesso  Creatore Iddio sia la causa del peccato (3), o di ammettere
propaggine, insieme colle penalità del corpo, trapassò lo  stesso  peccato, che è morte dell' anima. Laonde questo peccato,
e da altre bolle e decreti comunemente noti; e lo  stesso  pravo sistema era stato già anche anteriormente riprovato e
un tale principio a quel solo peccato che era nel tempo  stesso  e peccato e pena d' altro peccato liberamente commesso,
e la dottrina, o una grazia data secondo i meriti: come lo  stesso  Celestio sorprese del pari il Santo Pontefice Zosimo, con
in questo senso dicesi personale. Il qual abito, se è in sè  stesso  malvagio, macchia di conseguente la persona: ma qualora il
persona se non costituisce fisicamente qualche cosa dello  stesso  suo essere. 24. Pure oltre questo carattere generale di ciò
sia propria di lei come passione o abito personale, e nello  stesso  tempo si potrà dire che ella non sia propria d' una persona
la legge eterna è quella che stabilisce all' uomo (e lo  stesso  può dirsi delle altre creature intelligenti), il suo fine e
del peccato, perchè non priva l' uomo del suo fine. Lo  stesso  dicasi dei moti involontarii della concupiscenza, a cui la
della concupiscenza, a cui la volontà suprema ripugna. Lo  stesso  dell' uso della parola peccato che si fa nelle divine
la dottrina de' Maestri in Divinità: e questo è quello  stesso  che abbiamo dimostrato più a lungo nell' opuscolo intorno
difesa della definizione del peccato che S. Agostino  stesso  avea dato: « voluntas retinendi vel consequendi quod
il peccato originale è vero peccato, benchè sia anche nello  stesso  tempo pena del peccato precedente commesso da Adamo,
da quel di Adamo: [...OMISSIS...] . Con che nello  stesso  tempo che stabilisce, che la macchia originale ne' bambini
la macchia originale ne' bambini è un vero peccato in sè  stesso  considerato, riconosce però che è l' effetto di una prima
ricorrere ad un modo non proprio, ma traslato, come fa lo  stesso  santo Dottore, dicendo che il peccato originale s' imputa
ciò che l' agente gli fa fare, o piuttosto di ciò che egli  stesso  fa per mezzo suo. E` dunque più chiaro del sole, che
voluntatis invenitur , » è vero tanto se si intende nello  stesso  senso, in cui S. Agostino aveva detto: « nisi voluntas
questo, non solo mette S. Tommaso in contraddizione seco  stesso  e coi principii più inconcussi della sua dottrina, ma lo fa
Il dotto e per altro accurato teologo Domenico Viva (e lo  stesso  professano altri teologi) scrive così dei dannati:
di perfettissimo nel suo genere, e male a proposito lo  stesso  Viva (2) paragona a quest' odio gli atti necessari della
ciò che appartiene all' interiore moralità del pupillo  stesso  di maniera che il pupillo sia reo o sia buono in sè stesso
stesso di maniera che il pupillo sia reo o sia buono in sè  stesso  solo perchè il suo tutore è reo o è buono: cosa assurda. La
intende se non che viene loro tolto quello che non è per sè  stesso  dovuto alla loro natura: la natura l' hanno tutta senza
già conservata la giustizia ma avrebbe peccato, e questo  stesso  peccato era contenuto nel decreto totale di Dio, perchè
Adamo è pena conseguente al suo peccato, e non è il peccato  stesso  commesso da Adamo. Ma riguardo ai bambini, che non hanno
pena del peccato in peccato: e così distruggendo il peccato  stesso  ne' bambini, ai quali si lascia solo la pena, senza che ne
bensì in una mente che col pensiero abbraccia nello  stesso  tempo e il bambino, che ha la natura umana senza difetto nè
mali, costituisca la stessa materia dell' imputazione, lo  stesso  peccato imputabile? Non vince questo nuovo sistema, almeno
Non vince questo nuovo sistema, almeno in assurdità, lo  stesso  pelagianismo? Non così certamente S. Tommaso, il quale
quali colla loro fede accettano le promesse di Cristo, e lo  stesso  conferimento del battesimo, secondo l' ecclesiastica
in sè stesso, è egli conforme al dogma cattolico? Non è lo  stesso  che negare il peccato originale, riducendolo a una sola
cattivo, come abbiamo detto dell' odio di Dio, e lo  stesso  si può dire dell' odio del prossimo e d' un essere
caso, quando il fatto sia un intrinseco male, e però in sè  stesso  un peccato. - Poichè chi vuole ciò che è un male intrinseco
(5), perchè s' espone con ciò al pericolo di dare a sè  stesso  di fatto la forma dell' immoralità. d ) Infatti l' oggetto
così essenziale che lo costituisca quello che è, il termine  stesso  è un elemento che costituisce il principio nel suo essere
sempre necessariamente nel suo pieno atto, ed ha sempre lo  stesso  oggetto, e quest' oggetto è l' identica essenza che è la
in causa, il peccato della medesima. - Si risponde allo  stesso  modo, che Iddio fu l' autore della natura umana, buona e
quanto è moltiplicabile, non sia Iddio creatore, ma l' uomo  stesso  che ha per legge naturale di generare il simile a sè:
di generare il simile a sè: niente più ripugna, che lo  stesso  guasto e disordine che l' uomo ha prodotto nella propria
di praticarla? Diverrete mai vero membro, membro utile a sè  stesso  e che dà gloria a Dio, di questo Istituto, se non divenite
allegrezza? »Egli è un puro sofisma del diavolo: è quello  stesso  sofisma con cui ha ingannato o tentato d' ingannare Don
e in radice quanto ad ogni maniera di peccati. E nello  stesso  tempo vuole che ci crediamo giusti in Cristo , cioè nella
che essi scioglieranno in terra: un Dio7Uomo, che ci dà se  stesso  in cibo, e che ci promette di darci se stesso in un modo
che ci dà se stesso in cibo, e che ci promette di darci se  stesso  in un modo aperto e svelato in cielo, qual premio della
ricreazione e sollievo anche di corpo, abbandono di se  stesso  pienissimo nelle braccia della divina clemenza, e
da Lei. Ma Ella lo volle, e però quello che sarebbe in se  stesso  temerità, me lo cangia in obbedienza. Le bacio la mano e La
e niun luogo dove vivere uniti è più acconcio dello  stesso  Seminario. Tutto ciò che tende a congiungere il clero col
possibile al prossimo, e onde l' uomo dimentica affatto sè  stesso  per cercare i vantaggi degli altri. I ministeri di carità
considerate chi le diceva. Non poteva Gesù Cristo da se  stesso  mandare quanti operai avesse voluto nel campo evangelico?
della missione divina per le imprese evangeliche! Egli  stesso  dichiarò replicatamente di non essere venuto
temerità, arroganza, inganno deplorabile che farei a me  stesso  ed a voi. Che se il Padre celeste, esaudendo le vostre e le
oppresso e schiacciato colui, che osa mettervi sotto da se  stesso  l' omero mortale? Iddio non permetta che nessuno de' nostri
Signore: tagliate i pensieri del futuro: occupate tutto voi  stesso  nei santi ministeri che la Provvidenza vi ha messo in mano,
avesse sì vigore per tutte le madri, venendone nel tempo  stesso  eccettuata la Madre di Dio, MARIA. E quale espressione
è pieno di affetto per MARIA, ed io credo che a lui  stesso  gradir dovrebbe l' udire cosa, da lui forse non saputa, che
cioè che i diversi Superiori maggiori o minori abbiano lo  stesso  spirito ed unità di governo, e l' uno sostenga l' autorità
varierebbero in ogni chiesa di una nazione stessa e dello  stesso  tempo. Volendo seguire questo sistema, si finirebbe con
per amor di Dio, va bene che se ne rallegri, pensando nello  stesso  tempo a tanti che sofferiranno più di lei. M' è parso
l' anima nostra. Il nostro bene è fuori di noi, è Dio in sè  stesso  e nel prossimo. Giova dunque pensare a Dio e non a noi
d' affetto e cognizione di ciò che importa l' offerire sè  stesso  al Signore. Che se si volessero aggiungere delle piccole
Che cosa adunque sarebbe possibile di fare? Quello  stesso  che hanno sempre fatto i santi fondatori delle religioni;
rincontro a un secolo che tanto esige da lui: da sè  stesso  si è ridotto così malamente; ed una delle più grandi e
religiose di questa chiesa, per condurle soavemente allo  stesso  termine, cioè nell' unico ovile dell' unico Pastore? Che se
de' quali pensa naturalmente pel suo gregge, e non allo  stesso  grado pel bene generale della Chiesa, che più importa, e
potrebbero reggere un Istituto colle stesse massime, collo  stesso  spirito, con perfetta concordia d' azione, e quel che è
per poter esistere in un corpo ben unito, e perciò  stesso  forte, ordinato al di dentro e animato da un solo spirito,
dell' Oriente, quando si pretendesse di farle nello  stesso  tempo cangiar di rito, inducendole al rito latino od altro;
meno, ed anzi si farebbero ammazzare con poco frutto. Lo  stesso  è a dirsi dell' esercito del Signore. E` impossibile che
ricevuto i Sacramenti colla stessa divozione e collo  stesso  fervore, lusingandosi di campare, e, se avesse avuto da
ma mancava in ragione di applicazione, volendo Gesù Cristo  stesso  in via ordinaria, per la sua infinita bontà e sapienza, che
sembravi fare tra questa popolazione, dovendo anzi per ciò  stesso  essere più cara al cuore del pastore partecipe di quella
Verona, le quali non mancano, e non mancherò di mandarvi io  stesso  delle commendatizie. Quindi potrete avere soccorsi a pro di
cosa riesca, gioverà che tutti i missionari suggeriscano lo  stesso  libro, il quale potrebbe essere l' Eucologio stampato in
divina Provvidenza. Il sommo Pontefice non considera mai sè  stesso  come possessore, ma semplicemente come amministratore e
del Signore. Di poi è necessario che produciate in voi  stesso  una vera compunzione dei falli passati e risoluzioni più
Non si può avere se non si dà tutta la colpa a se  stesso  de' proprii peccati e della propria fragilità. Chi invece
di aprir tutto voi stesso, e di ricorrere come allo  stesso  Dio, che prego di benedirvi, illuminarvi, santificarvi.
essere incorso contro alle infallibili sue decisioni. Nello  stesso  tempo io desidero ardentemente, e, se oso supplicare Vostra
il bene della Chiesa e la salute delle anime; e questo  stesso  sentimento me l' ha infuso Egli per pura sua bontà.
buon amico il Cardinale Castracane, raccomandandovi nello  stesso  tempo di usare il più gran secreto e una somma prudenza nel
saggia esattezza alla mente del Sommo Pontefice, pregai lo  stesso  Mons. Corboli di estenderne la precisa minuta, e quindi
sottoscrissi e la presentai al Santo Padre. Quando poi lo  stesso  Santo Padre mi disse che la facessi esprimendo più
fece più alcun cenno. Avendomi in appresso il Santo Padre  stesso  scritto di aver deputato ad esaminare le mie opere il
della Carità, e pel dolore che ne proveranno? Ma in questo  stesso  mi confortano assai due pensieri: l' uno che so di certo
e questa confidenza e santo coraggio domandiamolo a lui  stesso  caldamente, perocchè egli ce lo darà. [...OMISSIS...] Io mi
quell' esempio, senza intendere con ciò di paragonare me  stesso  con uomini così santi e dottissimi; e senza nè pure volere
d' insegnare il metodo alle Monache della diocesi, e che lo  stesso  abbiate fatto colle nostre Suore: l' opera che avete alle
egli siasi degnato di illuminarvi nella cognizione di voi  stesso  con aumento di umiltà (la più preziosa di tutte le virtù,
degli uomini può insegnare, e che Iddio ha riserbato a se  stesso  per insegnarle egli solo ai suoi servi. Ed egli le insegna
opposte o contrarie, cioè le difficoltà che nascono dallo  stesso  studio di evitare le difficoltà, e quindi sceglie la strada
sempre, come quello che sa derivare un cotal gaudio dallo  stesso  dolore: « Ut gaudium vestrum sit plenum . » Ma più
in una casa a lui consecrata, e quasi direbbesi nel suo  stesso  palagio, cioè nella religione. Ora se Iddio è liberale,
tiepidità in cui pare siate caduto, e staccandovi da voi  stesso  e da ogni pigrizia, siccome buon soldato, senza temere
compir la quale Iddio ci ha posti quaggiù, quello che in sè  stesso  è molesto e alla nostra infermità pesante, ci parrà cosa
astro del cielo eterno che è GESU` Cristo. - E GESU` Cristo  stesso  volle passare più di trent' anni in queste nostre angustie,
che il Superiore parli aperto e senza riguardi, ma nello  stesso  tempo con mente fredda , protestando di non voler altro che
parole, ch' egli riuscirà in un tale e tanto ufficio. Nello  stesso  tempo questa prova gli riuscirà infinitamente utile per
più ancora che di goder Cristo, dicendo anche voi collo  stesso  Apostolo: « Io desidero di essere separato (dal godimento
è comandato. Terza maniera . Accade spesso che il comando  stesso  sia più o meno generale, e lasci molte cose al buon
una mortificazione delle più grate a Dio. Chi mortifica sè  stesso  per ubbidire, sia perchè nega la propria volontà, sia
misericordia lo ha redento, lo salva, e lo riveste di se  stesso  per siffatto modo che il cristiano ha intorno gli ornamenti
giudicare a torto sinistramente de' proprii fratelli, è lo  stesso  che far loro un' ingiuria: onde per non esporci a
avrete fatta a questi miei minimi, l' avrete fatta a me  stesso  ». » Quali parole per chi ha viva fede! quale
« ut fructum plurimum afferatis »; così si propongano lo  stesso  i Vescovi secondo lo spirito dell' episcopato: e in tal
base è, come dicevo, che i Vescovi investendosi del governo  stesso  dell' Istituto, come ne fossero Superiori, e bene
piace a lui, e in questo gli sono pienamente soggetti. Lo  stesso  si dica delle altre opere che il Prelato della Diocesi
non userebbe, se non quella parte di libertà che il Vescovo  stesso  gli accordasse; neppure in questo io vedo come
Istituto si è proposto di praticare; senza inclinare egli  stesso  a quei sentimenti che fossero meno perfetti in alcuni
alcuni sacerdoti secolari. [...OMISSIS...] 1.51 Ho letto io  stesso  con tenerezza la sua lettera. Ella si conforti pure nella
ciò che mi scrive nella sua lettera, e prego Gesù Cristo  stesso  a ricompensarla. Colla sua saviezza, colla rettitudine
ubbidienza ai membri dell' Istituto della Carità hanno lo  stesso  merito, perchè hanno lo stesso fine, e però si può dire che
della Carità hanno lo stesso merito, perchè hanno lo  stesso  fine, e però si può dire che tutti esercitino la cura delle
rivolgere soverchiamente la propria riflessione sopra sè  stesso  quando si delibera o si opera, ma porre la semplice
, certo colla buona volontà e coll' orazione. Nello  stesso  tempo ci ha confortati e assicurati, se noi così facciamo,
umiltà e dell' orazione; e quando lo fa, è beato , come Dio  stesso  ha detto per la bocca di san Giacomo, perchè diventa un
che si crede poco all' efficacia degli aiuti che ci dà lo  stesso  GESU` Cristo che ci ha data la legge di perfezione, e si ha
la stoltezza riprovevole di non volerli adoperare, e nello  stesso  tempo par che si creda che quella perfezione si consegua
spirito allo spettacolo delle cose di questo mondo: nello  stesso  tempo conosco quanto sia immobile, inalterabile, infinito
nel suo seno egli alimenta. E come adunque uno spettacolo  stesso  può eccitare sentimenti e destare affetti così contrari in
così contrari in uomini che sono pure animati da uno  stesso  spirito, che ravvolgono gli stessi pensieri e partecipano
ha lo sguardo più perfetto percepisce con più vivezza lo  stesso  colore, anche l' altro lo percepisce, e senza differire
sola la provvidenza quella che la conserva, prima perchè lo  stesso  ceppo della virtù non si schianti, e poi perchè la virtù
hanno giammai estinto il germe della giustizia che è quello  stesso  della religione: e la maggior parte di essi resi poscia
per i giardini vastissimi della verità, nel tempo  stesso  che s' umiliano sotto la immensa luce di lei che li vince e
degli uomini: unità nel suo fine , che è il principio  stesso  di ogni unità, ed il carattere essenziale dell' educazione
è così grande che è infinito, e perciò rinchiude in se  stesso  tutte le cose; egli è quell' idea così generale di che l'
cose e l' affetto del tutto; così parimenti tengono lo  stesso  modo gli affetti di que' falsi sapienti e dei veraci. Que'
e delle cognizioni: e quelli e queste sono soggetti allo  stesso  ordine, e partecipano delle stesse imperfezioni. Laonde non
procede con quello a sì bella concordia, che l' affetto  stesso  al vero intendimento delle cose quasi li manuduce. Ecco
sappia il porto a cui gli bisogna approdare. Di questo  stesso  principio poi non difficilmente apparisce come quella
domini nel suo intelletto e nel suo amore Dio con quello  stesso  imperio assoluto e con quella piena supremazia onde domina
carne e dal sangue, ma tutta spirituale, opera di quello  stesso  spirito, che formando il suo corpo nel seno di una
solo fine di tutte le cose, per quell' unico mezzo. E lo  stesso  disporle sotto di lui e per lui, c' insegna che è un
pregio che abbia in sè la vita, ma da pregio di quel fine  stesso  a cui la vita è volta. In quello che non è necessario la
posto di vita e di energia (2). Il perchè se l' uomo da se  stesso  è così scarso di naturale vigore che espandendolo dirò così
ciascuna con quella prima scienza della pietà. Ma lo  stesso  spirito di ordine e di deduzione dallo spirito della nostra
esse, secondo i loro naturali e legittimi vincoli. Questo  stesso  regolamento ed intrecciamento è desiderato in quella dirò
col popolo dov' egli vive, e di dovere alcuna cosa a se  stesso  o anzi in se stesso alla umana dignità. E questa mancanza
egli vive, e di dovere alcuna cosa a se stesso o anzi in se  stesso  alla umana dignità. E questa mancanza cominciò ad apparire
genitore, da cui ebbe attinto la cara esistenza. Ed allo  stesso  balzo rovina ognuno che pose la perfezione dell' umana vita
a tutta l' umana natura, perchè venuta dall' autore  stesso  della natura, non dimette nessuna di quelle quattro quasi
quello del padre di famiglia, e santificando l' amore di se  stesso  nol lascia solo e tirannico, ma il conduce a bella
quale se tu fai pigliare un metodo non suo, ancorchè in se  stesso  migliore, non trovi più il metodo ottimo, cessando d'
ed uniforme nel compimento privato di quel disegno: allo  stesso  modo come più quadri disegnati dalla medesima mano, se
di molto filosofare, ed abbia di molto osservato sopra se  stesso  e altrui, e colla perspicacità della mente rilevate le
generale. Ed allorchè qualunque membro, ancorchè per se  stesso  picciolo, si considera in questo raggiungimento col suo
perchè possa essere bastevolmente formato. E per ciò  stesso  non si vogliono trascurati gli aiuti a queste cognizioni.
bellezze, de' suoi precetti, e de' suoi dogmi, e dicasi lo  stesso  dell' altre sue parti. Lo studio dell' uomo si dovrà dare
essere formati i Testi di storia, che vorranno nello  stesso  tempo concatenarsi con gli altri oggetti. Essi sieno
date nelle scuole antecedenti e composte non senza questo  stesso  intendimento, e della Archeologia, di cui in questa
specie intelligente, e i molti individui disputantisi lo  stesso  scettro imaginario, alla distruzione fra loro: e le nazioni
converrà dopo ciò porre all' opera la mano con quel metodo  stesso  ch' è già in principio di questa scrittura toccato. Cioè il
tu gliela presenti in altro modo, e ti spregiano quello  stesso  concetto, che collocato per filo e per segno dentro a certo
giammai la carne e la vita. Ed è lontano di ciò il secolo  stesso  tutto frettoloso e impaziente e accidioso, perchè crede
perchè riesca a farle eseguire debbe tenerne egli  stesso  la pratica, e precedere coll' esempio. Ma quanto è più
che ne castighi severamente se stesso, e che educhi se  stesso  insieme col giovane: il che dimanda in lui e tale fortezza
diviene concreto . La rivoluzione francese nello  stesso  tempo che distrusse molti abusi, ebbe per effetto di recare
davanti al quale tutti i re e tutti i Governi civili e lo  stesso  mondo, dice la Bibbia, sono un momento della bilancia, o
generale che ella ha, il quale, come dicemmo, è nello  stesso  tempo un dovere d' ammaestrare tutte le genti nella
morale, che s' innesta sulla facoltà fisica. Perciò lo  stesso  diritto che abbiamo attribuito alla Chiesa Cattolica, l'
insegnare, non fa bisogno d' altra prova, essendo questo lo  stesso  diritto universale di cui abbiamo di sopra dimostrato la
venerazione, sembrano al tutto persuasi che uno  stesso  metodo possa essere buono ugualmente per tutti gl'
come gente meccanica e dispregevole, dopo aver egli  stesso  contribuito a renderla tale. Cotesti Governi dunque alla
l' esercizio del diritto d' insegnare, e tenesse nello  stesso  tempo un occhio imparziale ed amorevole sopra tante scuole
essere poi eletti od onorificamente invitati dal Governo  stesso  a prendervi parte. L' Inghilterra (di cui non lodiamo ogni
le elezioni degli istitutori ufficiali (e si può dire lo  stesso  degli impiegati d' ogni dicastero) la giustizia
di invidie e di partiti accaniti, che rendono il Governo  stesso  sempre più debole e sempre più odioso. Ma quest' è un
despoti fino nei più intimi visceri? Non è egli questo  stesso  un atto di orribile dispotismo il disporre dei diritti
ai padri di famiglia, la negate al popolo: dite quello  stesso  che possono dire, e che dicono effettivamente i più
liberalismo. Duole solamente di dover osservare che questo  stesso  ragionamento in bocca d' un Governo assoluto potrebbe
a condizione che lo stabilimento non abbia mai per capo lo  stesso  imprenditore economico, ma un' altra persona nominata
dell' amministrazione governativa, così la provincia ha lo  stesso  diritto verso l' amministrazione provinciale, e il Comune
di tutti i Governi di questa classe. Non si può dire lo  stesso  della Provincia. Che tutti i Comuni d' una nazione abbiano
circa l' insegnamento e l' educazione, deve come lo  stesso  Governo generale rispettare e lasciar intatti: 1 Il diritto
deve considerarli tutti come preziosa ricchezza del Comune  stesso  a cui presiede. A malgrado però che i diritti di quelle
avvenire che non sia ancora supplito ai bisogni del Comune  stesso  circa l' istruzione e l' educazione. L' autorità comunale
tutti gl' interessi del Comune? In tal caso sarebbe lo  stesso  come se gli stessi proprietari tutti insieme lo
umani sono tutti piuttosto discepoli che maestri: nello  stesso  tempo che insegnano qualche cosa che credono essere verità,
con evidenza di ragione, e questi fu un laico, che lo  stesso  articolista nomina bensì con onore, ma di cui non segue i
tutte queste parole, che sono sue, e vedete che cosa egli  stesso  vi risponda: vedete a quali condizioni egli conceda ai
e nega un' altra parte, cade in contraddizione con se  stesso  e in aperta lotta colla costituzione dello Stato. E qui non
insegnamento. Il difendere questo diritto della Chiesa è lo  stesso  che ritenere per funesta e maledetta l' umana libertà.
medesimo. Poichè se il Governo è saggio temerà assai più se  stesso  che non la Chiesa inerme, la quale gli oppone una forza
si saprà forse qual dottrina farà insegnare domani? Lo  stesso  Governo è il primo ad ignorarlo. Mutabile come è il
egli forse semplicemente: « Fidatevi di me? »Sarebbe lo  stesso  che ricusarsi di dargli guarentigia alcuna, lo stesso che
lo stesso che ricusarsi di dargli guarentigia alcuna, lo  stesso  che rinnegare il sistema costituzionale, e rimettersi di
di rispetto verso le cose sacre, senza il quale lo  stesso  ordine pubblico si sovverte, e a conservarlo è poi uopo
voi, quando fate le viste di confondere due cose, che voi  stesso  sapete che sono distinte ed immensamente separate l' una
meno aperto alla natura spirituale. In Bacone vi ha lo  stesso  intento che in Galileo, ma Bacone è legato dagl' idoli
e i loro grandi errori al non essersi applicato ad esse lo  stesso  metodo. - Scorsa sui sistemi più celebrati. Cagioni perchè
vera tra essa e la Ragione - collisioni apparenti. - E` lo  stesso  diritto che ha la verità sull' uomo, venga ella da
provare una contraddizione nell' essere, per es., che lo  stesso  corpo nelle stesse circostanze riscalda e raffredda, deve
nel linguaggio filosofico. - Talora i sinonimi esprimono lo  stesso  concetto principale coll' aiuto di una nuova relazione. -
denominazioni per non intendere che tutte esprimono lo  stesso  concetto principale. 2 Delle definizioni o proposizioni
- Le qualità occulte dei peripatetici peccavano dello  stesso  vizio. LEZIONE XXI. - In esempio della regola decimaquarta
del ragionamento, e l' altra, che si va col ragionamento  stesso  lavorando sempre più e perfezionando sino alla fine. Si
in quello della « Coscienza » dove si torna sullo  stesso  argomento. Si può cominciare dallo stabilire che il
prima di pronunciare deve rendere un conto esatto a se  stesso  dei propri ragionamenti per assicurarsi ch' egli sa ciò che
intendere e dell' operare di quell' essere che pronuncia se  stesso  col monosillabo Io ». 7 Applicazione del quarto principio
Questo accade principalmente ogni qual volta si applica lo  stesso  vocabolo a cose intieramente diverse, unendole in una sola
a libro; poichè nè a tutti, nè a tutte le età conviene lo  stesso  cibo. Così i Cristiani antichi, e gli Ebrei stessi
i « Proverbi » sono di somme istruzioni fecondissimi; e lo  stesso  santo dottore Basilio disse una volta agli abitanti di
è formata la vita di GESU` Cristo. Poichè egli umiliò se  stesso  fatto ubbidiente sino alla morte, e morte di croce (2). E
che disse GESU` Cristo di se medesimo: « Io santifico me  stesso  per essi » (1). GESU` Cristo era santissimo, e non bastò.
alla prima santificazione voi siete aiutata dall' offizio  stesso  che avete preso. Fatelo dunque con tutta cura. « Correte in
Agostino fece versare lagrime, sommamente scontento di se  stesso  quando ordinato prete se ne provò, per le difficoltà che
ma della disposizione dell' animo a cui si fa: a quello  stesso  modo che non si vuole già mangiare a ragione della bontà
è che illustrati sieno cogli esempi della Scrittura, cui lo  stesso  Santo ivi appresso somministra. Dopo ciò si possono
udire e custodire la divina parola è più beata cosa che lo  stesso  esser madre di Dio », come insegnò Gesù (2), e se esse
ed apparecchiarlo non ogni genere di animali si nutre dello  stesso  cibo, nè ogni animale lo vuole per egual modo disposto.
battendoli, lapidandoli, ed uccidendoli; e finalmente lo  stesso  figliuolo dell' eterno padre, il Redentore del mondo, lo
e dei Profeti, pietra maestra e angolare essendo lo  stesso  Gesù Cristo » (1), la nostra vocazione è questa, d'
abbisognano tre cose. Primieramente, che egli abbia uno  stesso  capo; appresso che le membra sieno tutte al capo
un solo Signore . E questo nostro Signore, come spiega egli  stesso  nella prima a' Corinti, è GESU` - « E il solo Signor nostro
che acquieta i desiderŒ nostri col beato godere, è quegli  stesso  che ci ama con paterno affetto, e a sè ci scorge; anzi dice
alle parti infime della terra? Colui che discese è quegli  stesso  che ascese sopra di tutti i cieli per empiere tutte le cose
dice la captività , non i captivi . Cattività vale lo  stesso  che esser gli uomini nelle mani del demonio, in modo che
il profitto a poterla sostenere » (2). Ma il fatto  stesso  dell' opera è tal grazia, che non a tutti è conceduta.
Paolo tocca i principali gradi dicendo: « Ed egli  stesso  altri diede apostoli, altri profeti, altri evangelisti,
Sacerdote dei Sacerdoti , di Legislatore e di Pastore . Lo  stesso  è in Cristo, ma in grado eminente, e in fonte, da cui tali
Mosè come profeta e bocca del Verbo. Nel nuovo, dal Verbo  stesso  incarnato come Profeta e Sapienza d' Iddio. Mosè avea
loro Iddio (1). Ma quando nel capo XVIII di questo libro  stesso  prenunzia il grande Profeta simile a lui, e dice espresso:
Dio; ma solo la verificazione delle profezie, di cui egli  stesso  è autore (2). Cristo era adunque il gran Profeta e
Paolo nella « Epistola a' Galati » volendo dimostrar se  stesso  Apostolo egualmente ai dodici (2), comincia dicendo, non
futuro prenunziavano. Sostanzialmente sono persone dallo  stesso  spirito inviate a ben degli uomini. Che poi non sia delle
di lei. Egli è quegli, in bocca di cui disse appresso lo  stesso  Profeta: « Il Signore mi ha mandato ad evangelizzare a'
è quegli, di cui in un capitolo antecedente avea detto lo  stesso  Profeta: [...OMISSIS...] . Dall' altezza dunque di Sion
Cristo evangelizza Sionne e Gerusalemme, e mostrando se  stesso  alle città di Giuda, dice altamente: « Ecco il Dio vostro
sacri o ecclesiastici si nomano), forse derivano da Mosè  stesso  nella prima loro origine, come vogliono alcuni (1), e da
nessuna cosa può darla così a noi che la tolga a sè, ma se  stesso  dà a noi, e così ci dà tutto, perchè tutto in sè possede.
dà tutto, perchè tutto in sè possede. Cristo veramente è lo  stesso  « splendore della gloria e la figura della divina sostanza
errore, il rende adulto, e dopo morte gli mostra svelato lo  stesso  Dio? « Dal quale capo , prosegue Paolo, tutto il corpo
edificazione del corpo mistico di Gesù Cristo: per questo  stesso  il Vescovo deve necessariamente essere Sacerdote,
le cose; non però perdendo il tempo a questionar con se  stesso  sopra minuzie, quale sia migliore; perchè tal modo molti
presente qual uomo, qual uno di noi, uno vestito dello  stesso  corpo: uomo suggetto veramente alle umane infermità, fuor
è lontano da me (1). Riprova molte invenzioni di pietà lo  stesso  Agostino, [...OMISSIS...] . E chi non sa quanto il
sulla vittima: volendo con tale rito indicare, come egli  stesso  ad essa si congiungeva e con essa a Dio dedicavasi ed
che a condanna, se di quella non partecipassimo bevendo lo  stesso  calice, tenendo i suoi vestigi, e colla croce in ispalla
giusta l' ordine di Melchisedecco, e solamente immolando sè  stesso  abbia reso all' Altissimo gradevole Sacrifizio: tuttavia ed
del sacerdozio suo, in quanto può offerire ed immolar sè  stesso  colla contrizione, col distaccamento di sè e coll' umiltà.
che può offerire ed immolare, non che sè stesso, lo  stesso  Cristo; il Laico all' incontro solamente in tal modo, che
[...OMISSIS...] Laonde offerisce il discepolo di Cristo sè  stesso  in tutto a lui conformato « osservando i precetti suoi,
altro tutte sue), esso Iddio tutte ce le restituisce, e sè  stesso  a noi si dona in tutto nostro potere e in nostra natura:
all' orazione, e alla comunione, vengano divisi: e lo  stesso  si trova in altri documenti dell' antica disciplina. Allo
toccammo le specie di Cristo, che è dono temporale: Cristo  stesso  coll' animo si riceve, e colla mente pura e divota.
divina mensa; dicendo Paolo, che « ogni uomo provi prima sè  stesso  » (1); dopo avere osservata quella fervorosa frequenza
tolto da quella mutazione di disciplina, perchè tengono lo  stesso  spirito; ma per li cattivi oggidì è rimosso uno scandalo, o
inni e salmi, dice Agostino (1), abbiamo del Signore  stesso  o degli Apostoli i documenti, gli esempŒ, i precetti.
gli alti sensi di essa Chiesa verso a Dio, ed eccita in sè  stesso  que' sincerissimi e perfetti atti di culto. Vede ancora in
Onde quale umiltà e dolcezza non dimostra il Pontefice  stesso  in tutta sua pompa in onor degli astanti? Viene alla
il quale non pure al celebrante e al clero, ma al popolo  stesso  viene dato, perchè si tengono tutti pieni di Dio, templi
la differenza di tutti gli altri battesimi, e di quello  stesso  di Giovanni da quello di Cristo. Finalmente fermandovi in
di Cristo, gli Apostoli attesero di ricevere lo Spirito  stesso  prima d' andare battezzando nell' acqua e nello Spirito
eredità di Cristo. Gesù Cristo, assunto sacerdote, fece sè  stesso  vittima. Frutto del suo sacrifizio fu la corona di re sopra
che li dona, quanto i doni sono più rari; così del dono  stesso  della purità ha la vergine donde abbassarsi davanti al Dio
inebriatevi. Avete Giovanni a maestro, avete Paolo. Il loro  stesso  modo di scrivere è eccitamento di amore. Io vi farò
questa magnanima virtù a lato io vi conduco fuori da quello  stesso  stanzino, dove nel capo anteriore condotta v' avea all'
quaggiù da amore poco puro, non ha cangiate in sè  stesso  le inclinazioni naturali con quelle di Cristo. Che se io
amica e cara la santità di quel Cristiano, che, con sè  stesso  rigido, pensa con ogni dolcezza e benignità degli altri!
campo da seminare grandi azioni e c“rre grandi frutti. Lo  stesso  disegno era venuto anche in capo a me, per l' esperienza
sua amicizia. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.21 Io  stesso  voglio procacciarmi il piacere di scriverle alcuna cosa
l' epoca in cui non solo al fervente cattolico, ma a quello  stesso  che solo ritiene qualche naturale amore di probità, debba
all' accortezza congiunta, quella che ci è suggerita dallo  stesso  spirito del cristianesimo? Io dunque la conforto, quanto so
unione che nasce nella Chiesa, quando il popolo prega allo  stesso  modo, cogli stessi sensi, e colle parole stesse de'
Sapete perciò come nessuno di noi può assumere da se  stesso  questo onore, ma solamente colui che è chiamato come
e la consacri a Dio. Molto più poi per carità di voi  stesso  non v' ingannate, operando così forse per qualche fine
che ne è geloso e ne vendica il disprezzo. Non io, ma voi  stesso  dovete manifestare, se veramente l' avete fatta questa
del sole che è di 30, nasce che quel giorno che è sempre lo  stesso  nell' anno lunare non sia il medesimo sempre nell' anno
giova che sia congregazione di sacerdoti. Ma nello  stesso  tempo è venuto nel mio cuore un desiderio, che forse non
adunque, come ama meglio di chiamarlo, racchiude già in se  stesso  il germe, dirò così, di tutti gl' istituti tendenti alla
e le vedute ordinarie dell' umana prudenza. Io ho in me  stesso  una ferma credenza, che tutti i santi Institutori degli
ovile, e non per la finestra, come il ladro, nel ministero  stesso  si trovano abbondanti grazie divine per sostenere il gran
avrebbe posto al mondo un baratro dell' anime. Nel tempo  stesso  che dobbiamo temere il pericolo della vanità o, in ogni
un vero giovamento, bisogna, a mio credere, opporgli lo  stesso  ministero di Gesù Cristo, perchè egli solo è veramente
d' altra parte, consiste nell' elevarsi colla stima di se  stesso  sopra il proprio grado, assai più pericoloso a me pare che
Chiesa, o per meglio dire, una dignità che congiunge nello  stesso  soggetto il sacerdote e la vittima accetta al Padre,
ma tutto a tenore della conosciuta volontà divina. Per ciò  stesso  poi il sistema, con cui l' unione dei Sacerdoti della
cristiani che cooperano a questa unione, vengano nello  stesso  tempo a dar mano alla stessa opera avuta in mira da Gesù
divina; dall' altra vi è il sacrificio del pastore  stesso  per la salute delle sue pecore, poichè il buon pastore pone
un figlio devoto. Così al giovanetto sarete utile; ma a voi  stesso  poi sicuramente. Quando avrete passato qualche anno, se
l' uso del talento è un fatto nostro. Ora il talento per se  stesso  non ci aiuta ad adoperarlo bene, anzi ci può tentare d'
negativo: cioè a dire consiste nel non mettersi da sè  stesso  verun limite ad operare quanto è di gloria di Dio e di
non è. E se la potestà de' superiori è estesa a quel modo  stesso  che è esteso l' Instituto, perchè non ammette esclusione di
sarò anch' io, lo spero, e perciò saremo al servizio dello  stesso  Capitano, e ci ameremo in lui, come commilitoni, sotto alle
altre virtù, anche eroiche, se non sapesse comandare a se  stesso  in questo punto; e sacrificare i propri pensieri all'
1 Se nella opinione da me abbracciata, dopo spogliato me  stesso  dell' amor proprio, trovo che c' è l' evidenza , come
ma più assai nel mondo. Per questo abbiamo letto dello  stesso  Gesù Cristo « Angelis suis mandavit de te, ut custodiant te
introdursi, e s' introduce nel religioso, senza che egli  stesso  se ne accorga; perchè è un vizio che viene sempre coperto
disordinatamente la propria società religiosa, amando se  stesso  nella congregazione a cui appartiene; non si dividerà dalla
un mandato e un pastore? Non esprimerà più al vivo in se  stesso  Gesù Cristo? Non potrà la società confidare in una più
della divina chiamata. L' uomo cristiano nel tempo  stesso  che sa di essere un nulla ed impotente affatto per tali
di lui, e in tal caso, confondendosi sempre più in se  stesso  per la grandezza della divina misericordia, si porgerà
dati, nella via della santificazione, fino che il Signore  stesso  coroni l' opera sua, il quale non abbandona giammai nessuno
che non pensiamo che a noi stessi. Povero l' uomo se a se  stesso  viene abbandonato! Ma rendiamo grazie al Signore, perchè
altro, ed ambidue grandi immensamente. La cognizione di se  stesso  gli apporta un estremo timore, un estremo scoraggiamento;
tutto; giacchè nulla ora sento onde confidi in me  stesso  ». La stessa trepidazione, la stessa mancanza di coraggio
la data de' trenta gennaio, e non tardo maggiormente a me  stesso  il piacere di rispondere, e rispondendo d' essere con lei.
vi dissi. Io non posso chiamarvi, perchè ho bisogno io  stesso  di essere chiamato. Non sono chi chiama, ma chi è chiamato.
mi tiene accompagnato e svegliato, e rivela in parte me  stesso  a me stesso. La rivelazione compiuta non vi sarà che colla
alla medesima, quell' averne una ardenza in voi  stesso  che va crescendo, anzichè sminuirsi, mi fa credere che il
principio buono o cattivo; allora riconosca di nuovo in se  stesso  un difetto e se ne umilii. Nello stesso tempo diffidi ancor
di nuovo in se stesso un difetto e se ne umilii. Nello  stesso  tempo diffidi ancor più di tutto, e rigetti tutto fuorchè
nostra imperfezione e mancanza di fede, e ricorreremo a Dio  stesso  per vincerla, e per ottener la grazia che egli illumini gli
come certamente farete, le più fervorose orazioni per lo  stesso  fine; e massimamente perchè io non metta ostacolo alle
parte mia dunque vi dirò « perseverate e non uscite da voi  stesso  dal noviziato, ma sia Gesù colla divina Provvidenza che vi
2 Che la nostra principale regola, indicataci da Dio  stesso  per mezzo del suo Vicario, si è quella che ci eravamo
l' approvazione del Capo visibile della Chiesa; e nello  stesso  tempo sodezza e gravità, giacchè lo stesso rappresentante
Chiesa; e nello stesso tempo sodezza e gravità, giacchè lo  stesso  rappresentante di Dio sopra la terra ci ha avvertiti del
al Signore, perchè sono un miserabile in questo  stesso  che predico agli altri. Ma il Signore che mi ha dato il
ragione, condizione richiesta da La Mennais? Il La Mennais  stesso  sentì questa difficoltà. Ma come vi rispose egli? Nella
bisogno, perchè credo che così sia la volontà divina: e voi  stesso  me n' avete consigliato saviamente. Lo stesso mi
divina: e voi stesso me n' avete consigliato saviamente. Lo  stesso  mi consigliano quelle persone che proteggono il nostro
di dir queste cose, me la date ancora di considerare in me  stesso  e l' infermità della carne e il debito della umiliazione;
di ottenere per puro sforzo di virtù. Conviene però nello  stesso  tempo suscitare in noi la fede, credendo fermamente che
si debba toccar l' aria del cielo sereno, ed in refettorio  stesso  colloco una buona stufa che può stare in prova colle
In quanto all' altro impedimento che trovate in voi  stesso  nel peso del vostro corpo che desidera una nutrizione
spirituale. Anche il carissimo nostro Don Giovanni è dello  stesso  avviso; e parmi che così ci uniformiamo meglio alla mente
professo, La scongiuro a non fare a Dio il sacrificio di se  stesso  dimezzato, ma intero intero. E quindi di rimanersi in una
noi. Io ho raccomandato tosto a Dio il caro infermo e voi  stesso  che, a ragione, siete immerso nel dolore, pregando per l'
sono tutte in sue mani. Con quanta soavità non operava lo  stesso  nostro Signor Gesù Cristo! niente di violento o di troppo
soavità: « et disponit omnia fortiter et suaviter ». Per lo  stesso  principio andiamo pur lenti ad ammettere compagni; siamo
sola persona a cui li prego di comunicare tutto è il nostro  stesso  Monsignor Scavini; giacchè vogliamo pendere intieramente
di noi, e senza l' opera nostra. Eh! chi conoscerà Dio e se  stesso  si riputerà inutile, e starà basso e tutto occupato di se
l' umiltà e l' orazione, colla quale si consulta il Padre  stesso  della verità e della vita. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...]
Santissima che tutto ci otterrà dal suo divin Figliuolo. Lo  stesso  facciamo anche nella meditazione, giacchè la guerra contro
di chi percuote voi sapete derivare consolazione e per voi  stesso  abbondante e per altrui. Ah mio caro è pure una grande
di questa. E voglio unirvi alla presente una lettera dello  stesso  Gentili, acciocchè sentiate anche i suoi sentimenti, e
voi, mio caro Phillipps, siete ricordato, e il sacrificio  stesso  nol celebro, se non per questo, insieme cogli altri affari
ma nel Samaritano trovato sulla strada. E Gesù Cristo  stesso  menò vita occulta per trent' anni, per darci una lezione
le opere di carità non sono determinate, si viene con ciò  stesso  ad assumerle tutte. Ma io rifletto che nessuno può mettere
in altra, dove non giungessero le mie forze; ma farmi da me  stesso  una legge di non estendermi fuori di certe opere
ben di cuore a riceverne quella penitenza che voi  stesso  m' imporrete, e a darvi quella soddisfazione che più vi
e proporsele, secondo le loro circostanze): e nello  stesso  tempo l' uno assumesse incarico verso l' altro di non
mia della loro generosa disposizione. Qui siamo tutti dello  stesso  cuore, e ci siamo offerti al Vescovo, prima d' ora. Anzi
l' esigere che questa meta sia conseguita; oltracciò nello  stesso  tempo che si propone quella meta così alta, si prescrive ai
che a ciascun che soffre e che ama lui, dice: « Sono io  stesso  con lui nella tribolazione, e nel trarrò io fuori, e lo
e nel trarrò io fuori, e lo glorificherò », patisce egli  stesso  con noi, e quasi non fosse ciò abbastanza a renderci dolce
nè vuole aspettarne la relazione altrui, ma rilevarlo da se  stesso  e certificarsene cogli occhi propri: giacchè egli vuol
ai discepoli del Cristo, e non mancherà loro: nel tempo  stesso  che la loro carità universale è portentosa, non penserà che
scritto sopra di essi, e più di tutto dopo aver meditato io  stesso  sull' intrinseca natura della cosa. Egli è bensì vero che
parole: « « Se alcuno vuole venire dietro a me, neghi se  stesso  » »: e ciò perchè nulla sarebbe il portare la croce, se
l' esservi negate, o comandate, o permesse. Tutto sia lo  stesso  per voi. Nulla desiderate altro che la dolcezza, la pace,
lettera mi fu carissima, per le notizie genuine che di voi  stesso  mi date. La ripugnanza e la noia che voi accusate, è il
delle quali la minima di tutte sarebbe, che il mondo  stesso  scandalizzato vi abbandonerebbe, e voi vi trovereste alla
alla lettera che mi consoli, mettetevi in viaggio voi  stesso  per venire a Rovereto, dove vi fermerete in casa mia, ed io
vostre occupazioni che vi tolgono il tempo di pensare a voi  stesso  e d' istruirvi. Ma, mio caro, portate ancora voi un po' di
alla guisa appunto che s' ammettono i pregiudizi. Poichè lo  stesso  natural lume, che si vuol guida dell' uomo, lungi d'
soprannaturali e divine; perocchè queste sono già dallo  stesso  principio messe da parte. E così accade, che non da un
santo a chi rinunzia a quella Chiesa che lo Spirito santo  stesso  già dichiarò la colonna e il firmamento della verità.
vadano ora approssimandosi a gran passi a quello  stesso  risultamento a cui le eresie stesse pervennero, e si
di Luigi XIV, e non sano in tutte le sue opinioni egli  stesso  (2), fece proibire in tutta la Francia lo spaccio e la
di fatto della volontà , e riducono la nozion del peccato  stesso  a quella della colpa. E perciò non posson dirci, se voglion
di quelle dannate con suo decreto del 2 marzo 1679. Lo  stesso  si sostenne dell' uso del matrimonio, in cui non si volle
rivolto; sentenza condannata nella proposizione 9 dallo  stesso  Pontefice, [...OMISSIS...] . Era conseguente ad una tale
nelle due seguenti orrende proposizioni condannate collo  stesso  decreto: [...OMISSIS...] . Chi non sa che ad eguali cause
Pelagio, quanto i moderni teologi di cui parliamo, dallo  stesso  principio, che la concupiscenza con cui or nasce l' uomo
[...OMISSIS...] (1). Si osservi dopo di ciò che lo  stesso  riprovevole artifizio che movea gli eretici ad opporre a'
ciò accatolici quanti rifiutano d' opinare con lui. Collo  stesso  tuono insolente e temerario vanno scritti i libricciattoli
don Gio. Battista Pagani (4), i quali, animati dallo  stesso  zelo purissimo per la sana dottrina, negli opuscoli coi
suoi seguaci e discepoli non per tanto vanno innanzi dello  stesso  tenore, facendo così conoscere se sia la Chiesa che stia
lamento in bocca di persone occulte? Chè, appunto da ciò  stesso  che stanno celati, ogni discreto può ben convincersi, che a
mai coll' insinuare il più cavilloso razionalismo nel seno  stesso  della Chiesa. Chi avrà letto la « Dottrina del peccato
Chiesa, e i Concilii ecumenici, che han fatto sempre lo  stesso  uso della parola contrario . S. Tommaso in un luogo de'
fa sapere, che quand' anco noi avessimo parlato, com' egli  stesso  c' indetta, e la santa Chiesa avesse usato il suo barbaro
per volontario semplice, cozza con quello ch' egli  stesso  poche faccie innanzi avea confessato, scrivendo,
impugnava, andò senza effetto; perocchè ne fu gabbato lo  stesso  Fozio quattro secoli dopo, che veramente si persuase,
dicendo di sant' Agostino, che [...OMISSIS...] . Lo  stesso  attesta il venerabile cardinal Baronio circa il professare
dalla dottrina di sant' Agostino: [...OMISSIS...] . Lo  stesso  della santa Sede attesta il Petavio, [...OMISSIS...] . Lo
e l' imputazione ammessa da Bajo come aderente allo  stesso  peccato e non proveniente dalla libertà d' Adamo che lo
ma la Chiesa. [...OMISSIS...] le parole son dette allo  stesso  proposito da S. Agostino, [...OMISSIS...] . Prosegue quindi
da S. Agostino, [...OMISSIS...] . Prosegue quindi collo  stesso  argomento ad investire non noi, ma la Chiesa, perchè
del peccato e la morte eterna, e però nel corpo  stesso  del D. Canonico trovasi registrato questo luogo di S.
che [...OMISSIS...] . A cui la Chiesa risponde: Siete voi  stesso  in errore, e in error gravissimo Signor C. così ragionando.
non entrarono solo le penalità del peccato; ma il peccato  stesso  fondamento di quelle (1); perchè quantunque il peccato
in essere nel fanciullo coll' atto della generazione. Lo  stesso  si argomenta dal chiamarsi minima dai Dottori e non già
e tien luogo di conversione alla creatura; ma questo  stesso  vizio in quanto è avversione da Dio, cioè in quanto è
avanti. Questo affetto pravo, che suscitò Adamo in se  stesso  e che rimase in lui fino alla sua conversione, spogliò l'
. La grazia è la vita soprannaturale dell' anima, allo  stesso  modo, dice S. Agostino, come l' anima è la vita del corpo.
del corpo, è necessario riporre la vita in un atto dello  stesso  corpo, onde S. Tommaso sull' orme d' Aristotele definì
individui immuni da ogni difetto, e da ogni peccato. Lo  stesso  si può argomentare dall' altra dottrina di S. Tommaso
difetto naturale [...OMISSIS...] . E` dunque in se  stesso  una semplice limitazione della natura, non un peccato.
alla sua condizione naturale; egli parla al modo  stesso  come parlò l' Apostolo, quando disse che [...OMISSIS...] .
allora si verifica, che la concupiscenza è il peccato  stesso  originale, allora è una concupiscenza « cum privatione
opposte all' ordine morale, o a prevenire l' atto  stesso  del senso. Aggiungerò due osservazioni: 1 Alcuni teologi
lungo tempo sopra ogni cosa, questi teologi, dico, nello  stesso  tempo che dichiarano possibile questo stato dell' uomo, non
nozione di colpa. Prima però ancora di S. Ambrogio, lo  stesso  Origene, quando parlò guidato dalle parole della scrittura,
avversione a Dio? quest' abito può egli esser creato da Dio  stesso  colla natura? o l' abito non è sempre cosa distinta dalla
in esempio della quale bastino recare queste parole dello  stesso  Teodoreto, [...OMISSIS...] ; che ripetono quello che avea
l' influenza del nemico sull' uomo peccatore, che allo  stesso  peccato che porta in se si diede nome di serpente (3). 14
un abuso precedente della libertà umana, fatto o dall' uomo  stesso  in cui quella trista necessità si ritrova, ovvero dal primo
libera in causa, ma all' istante necessitata, o avendo allo  stesso  una suprema propensione, ella contragga od abbia in sè
effetti, non hanno altra colpa diversa che quella dello  stesso  originale peccato. In terzo luogo ancora furon dannati
inferire, che vi ha un male morale disordinante per se  stesso  la volontà, quando vi aderisce necessariamente o no. Essa
dal peccato. Poichè l' uman genere avrebbe potuto da se  stesso  esser giusto sol che adoperasse quelle forze, che restavano
non adempire ciò che fosse superiore alle sue forze, nè lo  stesso  peccato originale gli avrebbe nociuto, il quale già non
regola o difforme da essa, ordinato o disordinato; allo  stesso  modo come l' atto della natura e dell' arte, dove non ci
è morale , intesa questa parola per idonea a dare a se  stesso  de' buoni o mali costumi . [...OMISSIS...] (poichè all'
il qual disordine deforma e guasta la volontà umana, allo  stesso  modo come qualsivoglia altra potenza fisica e non libera
comune della vita umana, perchè [...OMISSIS...] dice lo  stesso  S. Dottore, [...OMISSIS...] ; 3 Che se la volontà guasta è
Da questo poi avviene, che tutto il genere umano per se  stesso  considerato, quale è costituito dalla generazione, dicesi
morale s' aggiunge. E tuttavia non è da credere che questo  stesso  male permetta la divina bontà, se non per cavarne un ben
egli non sappia, o non abbia imparato dalla lettura dello  stesso  libro che censura, che le leggi fisiche a cui obbedisce la
volontà spontanea. E fa meraviglia ancor maggiore, che lo  stesso  nostro censore confessi poco appresso in altre parole, quel
Primieramente è da ricordare, che già prima lo  stesso  nostro autore avea riconosciuto darsi un volontario
; espressione ripetuta poi da' teologi? Nel brano  stesso  del « Trattato della Coscienza » citato dal Signor C. se ne
si faceva impunemente ogni strazio, ed ogni abuso: e lo  stesso  press' a poco è a dirsi degli ubbriachi. Non v' era nè pure
la natura umana all' ordine soprannaturale, non è lo  stesso  che assolverla dal peccato; e dicevano bene. Furono adunque
che innalzare la natura all' ordine soprannaturale, è lo  stesso  che rimetterle il peccato originale; e dicono male. Ora di
a' suoi assalti si associa ogni dì più con esso allo  stesso  intento, e rifondendosi in una pretesa religion naturale va
libri e d' opuscoli diffondono per ogni canto d' Europa lo  stesso  spirito freddo, falso, per essenza miscredente, lusingatore
agli originali proscritti dalla Chiesa, le copie. Lo  stesso  esaltamento della forza della natura, la stessa depressione
riduce in fine alla mala disposizione dell' anima che è lo  stesso  peccato originale. Ma che l' anima stessa, l' essenza dell'
illudere gli uomini grossi e carnali, ma tanto più in ciò  stesso  offensivo della cattolica fede; [...OMISSIS...] . Ed
prossima del peccato d' origine [...OMISSIS...] e non lo  stesso  peccato d' origine (3); 2 L' animalità così prevalendo trae
le passioni, ed evitare le azioni peccaminose, quello  stesso  che S. Agostino rispondeva a quegli eretici che del pari
al non battezzato, che non dia la Chiesa cattolica allo  stesso  battezzato. Certo, se io scrivessi pe' soli teologi tali
e cangiar anco di specie; in una parola dee mitigarsi lo  stesso  fomite della concupiscenza; benchè la coscienza nol dica
l' azione personale o la libera, ma si esige che l' oggetto  stesso  dell' azione sia personale , e però che abbia ragione di
della semplice volontà. Il moderno teologo precipita nello  stesso  sbaglio, quando vuol confuso il mero volontario col libero;
giustificazione la disponessero; perciò conveniva, che Dio  stesso  operasse quasi una creazione novella e colla sua
il campo del Signore ingombro di triboli e di spine da lui  stesso  seminate. Coloro i quali conoscono la storia delle missioni
andò rimettendo di tempo in tempo novelle teste. E allo  stesso  errore vestito di forme novelle, che non pareva il
che non li desiderano, facendo che li desiderino; ma nello  stesso  tempo non dimenticate, che quella bontà è santità
ma ci arriverò con l' osservare come sia fatto l' albero  stesso  nelle sue diverse parti e negli effetti della vita
nel rispondere alla proposta questione, se non abbiamo uno  stesso  concetto, non solo dello Stato, ma ancora della Chiesa.
che una congregazione di uomini. Ma abbiamo veduto nello  stesso  tempo, che questa dipendenza dello Stato dalla Chiesa è
riconosciuta, ha da ciascun altro, sia nel dare a se  stesso  le proprie leggi, sia nella direzione del proprio governo,
dallo stabilire, che « l' uomo è il legislatore di sé  stesso  ». Il Kant, che ripose in questa sentenza il principio
utile ad accrescere o a conservare lungamente questo  stesso  potere, questo potere, dico, del tutto arbitrario. Ma la
ai princìpii della cristiana dottrina; ma, anche in sé  stesso  considerato, è razionale, vantaggioso, necessario all'
bensì i due poteri determinare qualche cosa intorno ad uno  stesso  oggetto, ma sempre sotto un rispetto diverso; ed essendo
la necessità de' Concordati (1). Ma da questo  stesso  apparisce, che il sistema d' immistione non è punto
dell' uman genere. Ma l' uomo non poteva formare da se  stesso  la prima, la formò dunque il Padre del genere umano, Iddio:
negli uomini, il savio legislatore dee avere ad esse quello  stesso  riguardo ch' egli ha alle altre condizioni di fatto in cui
movere e determinare alle loro operazioni ». L' ateismo  stesso  dunque, puro e solo, non avrebbe potuto inventare il
L' odio dunque della religione, che contiene in se  stesso  quello degli uomini, è lo spirito da cui uscì una tale
agli oggetti non religiosi, ma di stare avvertiti nello  stesso  tempo che le disposizioni della legge intorno ad oggetti di
al fine della sua istituzione, se interdicesse a se  stesso  la facoltà di fare qualunque legge, e di prendere qualunque
né quel che deva fare il governo né quel che sia utile a se  stesso  o alla nazione, non calcola e non cerca altro, che di
dunque forma al loro concetto di una teoria politica. Nello  stesso  tempo che diffusero le massime di cui questa teoria si
all' istituzione ed alla natura del governo civile; per ciò  stesso  è contrario alla stabilità dei governi. Infatti ricorriamo
punto al matrimonio la qualità di sacro, ma che esso nello  stesso  tempo è anche profano: è un oggetto che ha le due qualità
Il matrimonio dunque di costoro è sacro e non sacro nello  stesso  tempo! Or qui, per evitare questa troppo aperta
dicono, che il matrimonio sia sacro e non sacro sotto lo  stesso  aspetto: è sacro come Sacramento, ma non è sacro come
oggetto sia sacro. Ora la Religione Cattolica ci dice nello  stesso  tempo e che il matrimonio è sacro, e che è sacro come
i quali abbandonano la pluralità dei contratti per uno  stesso  matrimonio. De' quali alcuni vi dicono, che non c' è altro
e l' interpretazione non si fa aspettare, perché lo  stesso  ministro ce la dà non meno esplicita in queste parole:
Ricorriamo dunque a Nerone. Quando questo Imperatore (e lo  stesso  si dica degli altri governi, non pochi di simil tempra, che
d' Enrico V e di Federico Barbarossa partivano dallo  stesso  principio da cui partono oggidì gli avvocati degli Stati
credenza alcuna, o che è indifferente a tutte; e allo  stesso  tempo che offende da molte parti la coscienza di tutte le
quelle libertà di coscienza illusorie, facilmente può da se  stesso  arrivare a trovare in qualche modo la libertà vera che
alle moltitudini sin qui corbellate. Quando il popolo  stesso  intenderà il significato legittimo di quei solenni
si vogliono fare materialmente uniformi, e per ciò  stesso  riguardare come non esistenti le differenze religiose, si
o di proibire e condannare la Cattolica Religione (e lo  stesso  dicasi d' un' altra qualunque) o, ammettendole, di
loro con ciò di fare una bravata, e d' ostentare nello  stesso  tempo la potenza e l' autorità dello Stato, mettendola al
solo si discreditano nell' opinione de' savi, ma il popolo  stesso  più si corrompe, e dispregia quel governo che gli fornisce
delle idee nel mondo è pervenuta a tal segno, che su questo  stesso  è difficile ad intendersi « se esista della licenza », se
l' operare il male sia proibito dalla legge morale; con ciò  stesso  si riconosce che non può essere. O dunque non ammettono l'
che possa avere l' uomo a peccare impunemente, ma dallo  stesso  fine del governo, che ne determina le incombenze e i
la costituzione migliore di una tale società. Dicevo meco  stesso  che la migliore doveva essere quella che fosse più naturale
riuscire così fattamente ordinata e disposta che nel tempo  stesso  ch' ella aiuta alla soddisfazione degli umani istinti coll'
Perocchè quella rivoluzione invece di colpire il dispotismo  stesso  della società civile, diresse i suoi colpi disavvedutamente
ho svolto i principŒ nella Filosofia del Diritto. Ma nello  stesso  tempo sono persuaso che il diritto signorile non può aver
del Diritto. Altre sono quelle che va poi facendo lo  stesso  potere legislativo, e neppure di queste noi dobbiamo
avere un dovere morale d' obbedire ad alcuno, pel bisogno  stesso  ch' ella sente d' esser guidata, non si cura molto di
suoi capi non vedesse un' autorità, perocchè l' obbedire  stesso  è un riconoscere tale autorità. L' idea dunque di dovere,
acquistare e rapace; perocchè questi sente d' avere in sè  stesso  una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di
nè pure è possibile che si concepisca, ancora saremmo nello  stesso  caso, potrebbe sempre la maggiorità dei cittadini
riceve quel capo o quel governo che s' impone a lei da sè  stesso  o con violenza, o con astuzia o con bontà e virtù. In
cioè non prendendosi già a sciogliere il problema in se  stesso  sommettendo al calcolo gl' intrinsici suoi dati e facendosi
si conteneva uno specifico per tutti i mali dello  stesso  genere, e che quel malore era prodotto da una stessa causa
aveva tolto via il malore particolare, rimoveva il germe  stesso  cagione di tutti gli altri malori. Quindi si può dire che i
società civili delle irregolarità innumerevoli, nel tempo  stesso  che vi lasciavano qualche traccia di regolarità; e tale si
far nulla, non solo verso i suoi figli, ma nè verso se  stesso  di ciò che offenda la dignità umana? L' autorità dei mariti
essa esser ragionevole? non ha un limite messo dal suo  stesso  fine? non dovrà aver un freno contro alle passioni? Se la
(e questo al tutto non può sostenersi) che si possa fare lo  stesso  discorso della moglie e del servo: non ne verrebbe per
dovevano entrare le diverse maniere di persone a quello  stesso  modo onde partecipavano dei diritti, essendo questa la
nel Potere Civile, che si trattava d' istituire, a quello  stesso  modo onde partecipavano dei diritti: »proposizione identica
influendo nella bilancia amministrativa con quel peso  stesso  che il diritto aveva rispetto agli altri diritti; ciò che
era però impossibile che gli avesse in vista tutti allo  stesso  modo, e con quella chiarezza, con quella estensione e con
ed in fatti l' infallibilità del popolo fu proclamata nello  stesso  tempo che si vide disporre col maggior arbitrio, anzi col
già negare loro quello sulla proprietà stessa ed allo  stesso  modo si potrebbe dire: Che indegnità è questa che l'
sì perchè quelli che debbono giudicarlo sarebbero nello  stesso  tempo anch' essi parti nella causa che giudicano; il
umanità, della virtù e dei lumi prenderanno il discorso  stesso  che voi fate presentemente e fulmineranno invettive contro
contro alle fallacie degli astuti e dei semidotti. Nello  stesso  tempo era quello che rendeva meno imbarazzante l'
con sicurezza che sarebbe loro fatta giustizia, allo  stesso  modo come si disse delle persone non libere. Conchiuse che
diritti vengano violati, ma solo si trasporta a quel modo  stesso  che si trasporta la forza; sicchè quegli che prima imponeva
propone, ottener potrebbono? nessuno: a quel modo  stesso  che i proprietarŒ non avrebbono diritto, pel semplice
che convengono tutti nell' essere amministrati da uno  stesso  potere e che hanno un eguale diritto di non essere dallo
potere e che hanno un eguale diritto di non essere dallo  stesso  offesi, sebbene membri che non hanno eguale diritto di
mezzo dell' amministrazione, tuttavia soggiacerebbero allo  stesso  discorso fatto pei non liberi; poichè non potendo essi
medesima. Ma la Commissione all' incontro non giudica allo  stesso  modo di tutto il corpo dei mercenari, ed anzi sostiene: 1
uomini. La Commissione oppose alla prima difficoltà quello  stesso  ragionamento, col quale aveva dimostrato che i mercenarŒ
vennero ad esistere mediante una loro speculazione: allo  stesso  modo come il frutto della terra venne a prodursi mediante
dipende dalla terra per cavare della ricchezza, allo  stesso  modo dipende dalle arti e dal commercio per cavare dell'
industriali, e commerciali come parti cointeressate nello  stesso  negozio, come socŒ tendenti allo stesso scopo, dei quali
cointeressate nello stesso negozio, come socŒ tendenti allo  stesso  scopo, dei quali gli uni si aiutano cogli altri
tuttavia cavarne conseguenza in loro favore; giacchè lo  stesso  si può dire della valutazione dei fondi terrieri e del
la loro esistenza indipendente si provava collo  stesso  argomento che s' era usato a provar quella dei mercenarŒ.
ricchezza? In tal caso la Commissione devierebbe da quello  stesso  rigore di giustizia che essa vanta fino alla noia. Ma poi,
ciascuno ha diritto di domandarla agli altri; a quello  stesso  modo che ciascun uomo ha diritto di domandare agli altri
irregolarità, si trasporterebbe e pianterebbe nello  stesso  corso regolare alterando in tal modo l' ordine legittimo e
suo andamento produrre, perda interamente di vista lo scopo  stesso  della instituzione. Le instituzioni civili di questo
corruzione. In tal caso la corruzione sociale strascina lo  stesso  legislatore, per quanto avveduto egli sia, a delle
questo male se ordinerete che ciascuno debba imparare da se  stesso  senza maestro; ma nello stesso tempo renderete ignoranti
debba imparare da se stesso senza maestro; ma nello  stesso  tempo renderete ignoranti tutti gli uomini. Vi dà soverchio
costruirla a norma della sua naturale perfezione: a quello  stesso  modo che la regola di vita migliore per la salute dell'
rappresentazione politica, il quale dipartirsi è per se  stesso  un aprire il varco agli abusi, mentre si spoglia una
che si volesse la società, e che si riconoscesse nel tempo  stesso  potervi aver un caso in cui un diritto dei suoi membri
equivalgono appunto ad un voto della terza Assemblea. Allo  stesso  modo ogni dieci voti della terza Assemblea essa ha diritto
la seconda Assemblea manda alla terza non rappresenta allo  stesso  modo che fortune eguali, cioè dieci stati tutti di mille
quale, cioè il diritto di elettore al Tribunale, era nello  stesso  tempo un dovere a cui si obbligavano i padri di famiglia.
delegati poteva sceglierli a suo piacimento, a quel modo  stesso  che un padrone può scegliere i suoi servi. 2 Di fare il
ciò è contro le leggi della umana natura. Egli è da ciò  stesso  che si spiega il seguente fatto. Il soggetto si lamenta
quella stessa ragione, che non è disposto a considerare sè  stesso  come un uomo fallibile, essendo per accidente
suo occhio in direzione naturale. Mentre a considerare sè  stesso  come uomo amministrante ha bisogno di ritorcere lo sguardo
assoluta, senza accorgersi nè sospettare de' mali ch' egli  stesso  per ignoranza o per passione, e quelli che a lui
umano, per cui l' uomo assai prima di giudicare di sè  stesso  giudica degli altri, e trovando sempre i difetti in quelli
amministrano la società non sa neppure dubitare ch' egli  stesso  trovandosi nel loro posto potrebbe cader negli stessi
ma non trovando alcun Tribunale che gliela renda fa al modo  stesso  che fanno gli individui fra loro fino che si trovano nello
per gli affari privati nello stato di natura, e lo  stesso  Tribunale nello stato civile: nel primo stato è l'
quella di essere un potere supremo ed universale, e per ciò  stesso  illimitato fino che non esce dal suo oggetto, ed i
comune: giacchè l' uomo talora per troppo amore di sè  stesso  cerca il proprio bene senza ricercare quello degli altri
nella ricchezza rappresentata dal danaro. Ora si veda lo  stesso  progresso nello spirito dell' uomo. Quali sono i primi
più quanto più si considerano nei loro esordŒ. Rousseau  stesso  ciò travide. Dopo d' aver detto che la sovranità fondata
città di tali provincie e così le francò, e sul fine dello  stesso  secolo XIII Filippo il Bello con ordinanza fatta al
il Grosso: egli vide la corona in pericolo, e lo stato  stesso  straziato dai disordini dei nobili: e cercò di porvi
in assemblea nazionale; e il 27 di Giugno il Re  stesso  intimidito, avendo scritto a quella parte del clero e della
in salvo colla fuga le loro persone, eccitando con ciò  stesso  la commiserazione ed invocando l' aiuto di potenti
il luogo del potere militare e distribuirsi a quel modo  stesso  che si distribuisce la proprietà, prima in due stati, e poi
questa dipendenza di fatto viene esclusa dall' interesse  stesso  dei possessori dei terreni. Come a questi non è utile
distruggere quella ricchezza, che anzi questo arbitrio  stesso  è quello che la incoraggia e sostiene, mentre per la stessa
gentiluomini ben presto andò più avanti. [...OMISSIS...] Lo  stesso  caso veggiamo avvenire in Siena. [...OMISSIS...] Qual fu l'
e senza dar bada ai privilegŒ della Gran Carta, impose egli  stesso  dei sussidŒ straordinarŒ, chiama questo partito, preso dal
rivoluzione francese, vide il frutto dei principii ch' egli  stesso  avea pubblicati, e ne fu inorridito, manifestando il suo
le confische e mostra come il toccare la proprietà è lo  stesso  che il sovvertire la società intera: vede come un fatto
e la Legge della società civile; e a sciogliere nello  stesso  tempo l' obiezione che si suol fare contro di questa coll'
gravose. Essi ricevono queste condizioni per quel fatto  stesso  di tutta la parte colta dell' umano genere che dicevamo,
il governo alla gente povera? non già: poichè per quello  stesso  fatto ne verrà che questa gente povera userà del governo
e la ereditarietà ecc. sebbene più remotamente dimostra lo  stesso  fatto che il principato assoluto. Questa fu la prima cosa
ma perchè maneggia un' alleanza colle forze altrui; e nello  stesso  tempo teme di essere soverchiato; poichè non avendo forze
questa causa della sua debilezza: [...OMISSIS...] Anche lo  stesso  presidente Montesquieu osserva l' analogia che passa fra il
ancora il governo che come un beneficio: lo considera in se  stesso  e non nelle sue conseguenze. Così ascesero al governo i
bensì quelli coll' attribuir loro i terreni, ma nello  stesso  tempo a conservar la nazione forte come quando guerreggiava
osi di passare fuori del circolo della modalità, ma nello  stesso  tempo non debbe stabilire la misura della modalità perchè
qualsivoglia guerra: non si ammettevano scuse, ed il conte  stesso  che n' avesse esentato alcuno sarebbe stato punito. Ma il
di cortesia e di generosità, rendendosi in sostanza con ciò  stesso  sempre più debile, i Signori all' incontro praticavano l'
civile si troverebbe ben presto diviso fra gli uomini allo  stesso  modo come si trovassero fra essi divise le proprietà e le
posso credere che voglia intendere ciò; poichè sarebbe lo  stesso  che abbandonare le cose pubbliche al caso, o negare che
acquistare e rapace; perocchè questi sente d' avere in sè  stesso  una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di
nè pure è possibile che si concepisca, ancor sarebbe lo  stesso  caso, potrebbe sempre la maggiorità dei cittadini
conseguenza, come si mostrerà in appresso descrivendo lo  stesso  Tribunale. 2 Di poi, perchè se questa ragione valesse ogni
de' sciocchi. Perocchè non può il popolo giudicare da sè  stesso  e non può insieme deporre il sospetto dell' ingiustizia
costituito un Tribunale che quasi voce e mente del popolo  stesso  giudica a nome della verità che il fatto governativo non
debbe essere scelto causa per causa, ma debb' essere quello  stesso  per tutte le cause; non debbe dare il giudizio solo all'
l' unico mezzo di rendersi forte e temibile; mentre questo  stesso  non può essere lo scopo ed il voto della sana politica.
dice Rousseau « sarebbe insensato colui che tormentasse sè  stesso  colla coltura di un campo, quando vedesse che un altro che
luogo a poter sussistere un numero maggiore di uomini sullo  stesso  terreno, essendo quella che rende possibile la coltivazione
con un buon numero di figliuoli le loro famiglie: e lo  stesso  dice dei Gallas: la donna sposata la prima è quella che fa
alle proprietà dei ricchi, vogliono a loro invadere questo  stesso  diritto della moltiplicazione, sono quelle veramente che
la costituzione migliore di una tale società. Dicevo meco  stesso  che la migliore doveva essere quella che fosse più naturale
riuscire così fattamente ordinata e disposta che nel tempo  stesso  ch' ella aiuta alla soddisfazione degli umani istinti coll'
Perocchè quella rivoluzione invece di colpire il dispotismo  stesso  della società civile, diresse i suoi colpi disavvedutamente
ho svolto i principŒ nella Filosofia del Diritto. Ma nello  stesso  tempo sono persuaso che il diritto signorile non può aver
del Diritto. Altre sono quelle che va poi facendo lo  stesso  potere legislativo, e neppure di queste noi dobbiamo
avere un dovere morale d' obbedire ad alcuno, pel bisogno  stesso  ch' ella sente d' esser guidata, non si cura molto di
suoi capi non vedesse un' autorità, perocchè l' obbedire  stesso  è un riconoscere tale autorità. L' idea dunque di dovere,
acquistare e rapace; perocchè questi sente d' avere in sè  stesso  una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di
nè pure è possibile che si concepisca, ancora saremmo nello  stesso  caso, potrebbe sempre la maggiorità dei cittadini
riceve quel capo o quel governo che s' impone a lei da sè  stesso  o con violenza, o con astuzia o con bontà e virtù. In
cioè non prendendosi già a sciogliere il problema in se  stesso  sommettendo al calcolo gl' intrinsici suoi dati e facendosi
si conteneva uno specifico per tutti i mali dello  stesso  genere, e che quel malore era prodotto da una stessa causa
aveva tolto via il malore particolare, rimoveva il germe  stesso  cagione di tutti gli altri malori. Quindi si può dire che i
società civili delle irregolarità innumerevoli, nel tempo  stesso  che vi lasciavano qualche traccia di regolarità; e tale si
far nulla, non solo verso i suoi figli, ma nè verso se  stesso  di ciò che offenda la dignità umana? L' autorità dei mariti
essa esser ragionevole? non ha un limite messo dal suo  stesso  fine? non dovrà aver un freno contro alle passioni? Se la
(e questo al tutto non può sostenersi) che si possa fare lo  stesso  discorso della moglie e del servo: non ne verrebbe per
dovevano entrare le diverse maniere di persone a quello  stesso  modo onde partecipavano dei diritti, essendo questa la
nel Potere Civile, che si trattava d' istituire, a quello  stesso  modo onde partecipavano dei diritti »proposizione identica
influendo nella bilancia amministrativa con quel peso  stesso  che il diritto aveva rispetto agli altri diritti; ciò che
era però impossibile che gli avesse in vista tutti allo  stesso  modo, e con quella chiarezza, con quella estensione e con
ed in fatti l' infallibilità del popolo fu proclamata nello  stesso  tempo che si vide disporre col maggior arbitrio, anzi col
già negare loro quello sulla proprietà stessa ed allo  stesso  modo si potrebbe dire: Che indegnità è questa che l'
sì perchè quelli che debbono giudicarlo sarebbero nello  stesso  tempo anch' essi parti nella causa che giudicano; il
umanità, della virtù e dei lumi prenderanno il discorso  stesso  che voi fate presentemente e fulmineranno invettive contro
contro alle fallacie degli astuti e dei semidotti. Nello  stesso  tempo era quello che rendeva meno imbarazzante l'
con sicurezza che sarebbe loro fatta giustizia, allo  stesso  modo come si disse delle persone non libere. Conchiuse che
diritti vengano violati, ma solo si trasporta a quel modo  stesso  che si trasporta la forza; sicchè quegli che prima imponeva
propone, ottener potrebbono? nessuno: a quel modo  stesso  che i proprietarŒ non avrebbono diritto, pel semplice
che convengono tutti nell' essere amministrati da uno  stesso  potere e che hanno un eguale diritto di non essere dallo
potere e che hanno un eguale diritto di non essere dallo  stesso  offesi, sebbene membri che non hanno eguale diritto di
mezzo dell' amministrazione, tuttavia soggiacerebbero allo  stesso  discorso fatto pei non liberi; poichè non potendo essi
medesima. Ma la Commissione all' incontro non giudica allo  stesso  modo di tutto il corpo dei mercenari, ed anzi sostiene: 1
uomini. La Commissione oppose alla prima difficoltà quello  stesso  ragionamento, col quale aveva dimostrato che i mercenarŒ
vennero ad esistere mediante una loro speculazione: allo  stesso  modo come il frutto della terra venne a prodursi mediante
dipende dalla terra per cavare della ricchezza, allo  stesso  modo dipende dalle arti e dal commercio per cavare dell'
industriali, e commerciali come parti cointeressate nello  stesso  negozio, come socŒ tendenti allo stesso scopo, dei quali
cointeressate nello stesso negozio, come socŒ tendenti allo  stesso  scopo, dei quali gli uni si aiutano cogli altri
tuttavia cavarne conseguenza in loro favore; giacchè lo  stesso  si può dire della valutazione dei fondi terrieri e del
la loro esistenza indipendente si provava collo  stesso  argomento che s' era usato a provar quella dei mercenarŒ.
ricchezza? In tal caso la Commissione devierebbe da quello  stesso  rigore di giustizia che essa vanta fino alla noia. Ma poi,
ciascuno ha diritto di domandarla agli altri; a quello  stesso  modo che ciascun uomo ha diritto di domandare agli altri
irregolarità, si trasporterebbe e pianterebbe nello  stesso  corso regolare alterando in tal modo l' ordine legittimo e
suo andamento produrre, perda interamente di vista lo scopo  stesso  della instituzione. Le instituzioni civili di questo
corruzione. In tal caso la corruzione sociale strascina lo  stesso  legislatore, per quanto avveduto egli sia, a delle
questo male se ordinerete che ciascuno debba imparare da se  stesso  senza maestro; ma nello stesso tempo renderete ignoranti
debba imparare da se stesso senza maestro; ma nello  stesso  tempo renderete ignoranti tutti gli uomini. Vi dà soverchio
costruirla a norma della sua naturale perfezione: a quello  stesso  modo che la regola di vita migliore per la salute dell'
rappresentazione politica, il quale dipartirsi è per se  stesso  un aprire il varco agli abusi, mentre si spoglia una
che si volesse la società, e che si riconoscesse nel tempo  stesso  potervi aver un caso in cui un diritto dei suoi membri
equivalgono appunto ad un voto della terza Assemblea. Allo  stesso  modo ogni dieci voti della terza Assemblea essa ha diritto
la seconda Assemblea manda alla terza non rappresenta allo  stesso  modo che fortune eguali, cioè dieci stati tutti di mille
quale, cioè il diritto di elettore al Tribunale, era nello  stesso  tempo un dovere a cui si obbligavano i padri di famiglia.
delegati poteva sceglierli a suo piacimento, a quel modo  stesso  che un padrone può scegliere i suoi servi. 2 Di fare il
ciò è contro le leggi della umana natura. Egli è da ciò  stesso  che si spiega il seguente fatto. Il soggetto si lamenta
quella stessa ragione, che non è disposto a considerare sè  stesso  come un uomo fallibile, essendo per accidente
suo occhio in direzione naturale. Mentre a considerare sè  stesso  come uomo amministrante ha bisogno di ritorcere lo sguardo
assoluta, senza accorgersi nè sospettare de' mali ch' egli  stesso  per ignoranza o per passione, e quelli che a lui
umano, per cui l' uomo assai prima di giudicare di sè  stesso  giudica degli altri, e trovando sempre i difetti in quelli
amministrano la società non sa neppure dubitare ch' egli  stesso  trovandosi nel loro posto potrebbe cader negli stessi
ma non trovando alcun Tribunale che gliela renda fa al modo  stesso  che fanno gli individui fra loro fino che si trovano nello
per gli affari privati nello stato di natura, e lo  stesso  Tribunale nello stato civile: nel primo stato è l'
quella di essere un potere supremo ed universale, e per ciò  stesso  illimitato fino che non esce dal suo oggetto, ed i
comune: giacchè l' uomo talora per troppo amore di sè  stesso  cerca il proprio bene senza ricercare quello degli altri
nella ricchezza rappresentata dal danaro. Ora si veda lo  stesso  progresso nello spirito dell' uomo. Quali sono i primi
più quanto più si considerano nei loro esordŒ. Rousseau  stesso  ciò travide. Dopo d' aver detto che la sovranità fondata
città di tali provincie e così le francò, e sul fine dello  stesso  secolo XIII Filippo il Bello con ordinanza fatta al
il Grosso: egli vide la corona in pericolo, e lo stato  stesso  straziato dai disordini dei nobili: e cercò di porvi
in assemblea nazionale; e il 27 di Giugno il Re  stesso  intimidito, avendo scritto a quella parte del clero e della
in salvo colla fuga le loro persone, eccitando con ciò  stesso  la commiserazione ed invocando l' aiuto di potenti
il luogo del potere militare e distribuirsi a quel modo  stesso  che si distribuisce la proprietà, prima in due stati, e poi
questa dipendenza di fatto viene esclusa dall' interesse  stesso  dei possessori dei terreni. Come a questi non è utile
distruggere quella ricchezza, che anzi questo arbitrio  stesso  è quello che la incoraggia e sostiene, mentre per la stessa
gentiluomini ben presto andò più avanti. [...OMISSIS...] Lo  stesso  caso veggiamo avvenire in Siena. [...OMISSIS...] Qual fu l'
e senza dar bada ai privilegŒ della Gran Carta, impose egli  stesso  dei sussidŒ straordinarŒ, chiama questo partito, preso dal
rivoluzione francese, vide il frutto dei principii ch' egli  stesso  avea pubblicati, e ne fu inorridito, manifestando il suo
le confische e mostra come il toccare la proprietà è lo  stesso  che il sovvertire la società intera: vede come un fatto
e la Legge della società civile; e a sciogliere nello  stesso  tempo l' obiezione che si suol fare contro di questa coll'
gravose. Essi ricevono queste condizioni per quel fatto  stesso  di tutta la parte colta dell' umano genere che dicevamo,
il governo alla gente povera? non già: poichè per quello  stesso  fatto ne verrà che questa gente povera userà del governo
e la ereditarietà ecc. sebbene più remotamente dimostra lo  stesso  fatto che il principato assoluto. Questa fu la prima cosa
ma perchè maneggia un' alleanza colle forze altrui; e nello  stesso  tempo teme di essere soverchiato; poichè non avendo forze
questa causa della sua debilezza: [...OMISSIS...] Anche lo  stesso  presidente Montesquieu osserva l' analogia che passa fra il
ancora il governo che come un beneficio: lo considera in se  stesso  e non nelle sue conseguenze. Così ascesero al governo i
bensì quelli coll' attribuir loro i terreni, ma nello  stesso  tempo a conservar la nazione forte come quando guerreggiava
osi di passare fuori del circolo della modalità, ma nello  stesso  tempo non debbe stabilire la misura della modalità perchè
di cortesia e di generosità, rendendosi in sostanza con ciò  stesso  sempre più debile, i Signori all' incontro praticavano l'
civile si troverebbe ben presto diviso fra gli uomini allo  stesso  modo come si trovassero fra essi divise le proprietà e le
posso credere che voglia intendere ciò; poichè sarebbe lo  stesso  che abbandonare le cose pubbliche al caso, o negare che
acquistare e rapace; perocchè questi sente d' avere in sè  stesso  una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di
nè pure è possibile che si concepisca, ancor sarebbe lo  stesso  caso, potrebbe sempre la maggiorità dei cittadini
conseguenza, come si mostrerà in appresso descrivendo lo  stesso  Tribunale. 2 Di poi, perchè se questa ragione valesse ogni
de' sciocchi. Perocchè non può il popolo giudicare da sè  stesso  e non può insieme deporre il sospetto dell' ingiustizia
costituito un Tribunale che quasi voce e mente del popolo  stesso  giudica a nome della verità che il fatto governativo non
debbe essere scelto causa per causa, ma debb' essere quello  stesso  per tutte le cause; non debbe dare il giudizio solo all'
l' unico mezzo di rendersi forte e temibile; mentre questo  stesso  non può essere lo scopo ed il voto della sana politica.
dice Rousseau « sarebbe insensato colui che tormentasse sè  stesso  colla coltura di un campo, quando vedesse che un altro che
luogo a poter sussistere un numero maggiore di uomini sullo  stesso  terreno, essendo quella che rende possibile la coltivazione
con un buon numero di figliuoli le loro famiglie: e lo  stesso  dice dei Gallas: la donna sposata la prima è quella che fa
alle proprietà dei ricchi, vogliono a loro invadere questo  stesso  diritto della moltiplicazione, sono quelle veramente che
lavorare al fine comune, al perfezionamento morale di se  stesso  e d'altrui, o meglio di se stesso attraverso gli altri e
morale di se stesso e d'altrui, o meglio di se  stesso  attraverso gli altri e per gli altri: essa mi dice che la
di covile che non quello di stanza, per ridestarsi allo  stesso  esercizio delle forze fisiche. È tristissima condizione e
progressivo della cifra dei consumatori, il capitale  stesso  si svia dal suo vero scopo economico, s'immobilizza in
quanto l'edifizio sociale - così gli uomini, servendo allo  stesso  errore, hanno ordinato la società politica, gli uni sul
diritti e doveri. Come due rami che muovono distinti da uno  stesso  tronco, l'uomo e la donna muovono varii da una base comune,
Ambi quei Popoli sono apostoli, consapevoli o no, dello  stesso  concetto divino, eguali e fratelli in esso. L'uomo e la
in una rivelazione immediata, unica, scesa ad un tempo  stesso  determinato, e per favore speciale di Dio. Videro il legame
la volontà esercita maggior dominio che non lo  stesso  intelletto. Il modo d'operare dell'analisi, negletto e
aperta, aumenti senza saperlo l'efficacia dell'udito. Lo  stesso  avviene quando l'analisi ha quella veste astratta e
E l'analisi può tornare all'opera; può raccogliere nello  stesso  campo altra serie di percezioni. Essa non ha limiti
dirsi puer famelicus; erché s'indicherebbe nel tempo  stesso  come quell'ansietà perpetua del vivere sia causa di quella