Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: quella

Numero di risultati: 49 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1
Ciò che è moltiplice per modo che non si può pensare uno di  quella  moltiplicità senza pensare insieme con lui qualche altro,
concordi un edifizio per abitarvi insieme è superiore a  quella  che compireste innalzando ciascuno una casupola separata e
mio battello è sì piccolo e il nostro Oceano così grande! E  quella  preghiera riassume la condizione di ciascun di voi, se non
con essa, nella direzione delle Alpi, un semicerchio:  quella  punta che andrà, compito il semicerchio, a cadere sugli
avrà segnato la frontiera che Dio vi dava. Sino a  quella  frontiera si parla, s'intende la vostra lingua: oltre
prova, pianterete la vostra bandiera tricolore su  quella  frontiera, l'Europa intera acclamerà, sorta e accettata nel
voi non siete la classe operaia d'Italia: siete frazione di  quella  classe: impotenti, ineguali al grande intento che vi
i prodotti della nostra attività devono stendersi da  quella  a beneficio di tutta la terra; ma gli istrumenti del lavoro
noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in  quella  e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l'intenzione
di tutti i suoi figli devono associarsi pel compimento di  quella  missione. Una certa somma di doveri e di diritti comuni
regolare la vostra vita siano l'applicazione progressiva di  quella  Legge suprema. E perché lo siano, è necessario che tutti
riflettere che il pensiero, le aspirazioni, i desideri, di  quella  frazione: rappresentano, non la Patria, ma un terzo, un
o indirettamente, legislatrice. Cedendo a pochi uomini  quella  missione, voi sostituite l'egoismo d'una classe alla
vostre facoltà e della missione Italiana - ricordatevi che  quella  missione è l'unità morale d'Europa: ricordatevi gl'immensi
la Teologia è la « Teoria dell' Essere sussistente », e che  quella  è necessaria sia per arrivare a questa, sia per arrivare
servitù o mancanza assoluta d'educazione, allo studio di  quella  Legge, all'esame dell'universo, che bisogna intendere prima
cominciamo appena a balbettare, pochi e non associati,  quella  sacra e feconda parola? Rassegniamoci dunque all'ignoranza
a tutti. Dio non delega la sovranità ad alcun individuo;  quella  parte di sovranità che può essere rappresentata sulla
fidata all'umanità, alle Nazioni, alla Società. Ed anche  quella  cessa e abbandona quelle frazioni collettive dell'Umanità,
tutti. Non v'è dunque né può esservi sovranità permanente.  Quella  istituzione che si chiama Governo non è se non una
raggiungere più sollecitamente lo scopo della Nazione; e se  quella  missione è tradita, il potere di direzione fidato a quei
per l' individuo, progresso per l'Umanità. L'Umanità compie  quella  Legge sulla terra; l'individuo sulla terra ed altrove. Un
sulla terra ed altrove. Un solo Dio; una sola Legge.  Quella  legge s'adempie lentamente, inevitabilmente, nell'Umanità
senso collettivo dell'umanità, ne è l'interprete; accetta  quella  rivelazione di Verità, la trasmette da una generazione
nostre. Son queste alcune delle verità contenute in  quella  parola Progresso, dalla quale escirà la Religione
studi storici e la scienza dell'Umanità, hanno raccolto da  quella  voce alcuni caratteri della nostra Legge di Vita; hanno
per la Patria, i Martiri di una Fede protestano contro  quella  servile dottrina, gridandovi: ?noi amavamo la vita; amavamo
e mantenga un legame tra la vostra vita individuale e  quella  dell'Umanità collettiva. E perché quest'opera educatrice si
ogni grande progresso, ad ogni scoperta di un frammento di  quella  Legge, corrisponde nella Storia un allargamento
che nulla poteva aggiungervisi e che i depositari di  quella  rivelazione erano infallibili. Dimenticavano che il
bisogna conoscere la legge che distingue la natura umana da  quella  dei bruti, delle piante, dei minerali, e conformarvi le
e dichiarato che dove l'umanità concorda in una credenza,  quella  è la vera. Erravano tutti. E la storia del genere umano
e questa percezione della cosa sarebbe pur diversa da  quella  cognizione o idea pura; come è diverso sentirsi ferir gli
in idee particolari, mi gioverò di una similitudine. A  quella  stessa guisa come se sopra una superficie pianissima si
si applica; la quale restrizione e limitazione è appunto  quella  operazione interna che fa la mente nella percezione delle
rivolge interiormente l' attenzione, e così supplisce essa  quella  parte reale che manca nella parola, colla sua interiore
cosa, in tal caso la percezione del reale nulla aggiunge a  quella  idea: ma aggiunge solo nell' uomo un nuovo sentimento e una
cosa reale fuori di noi, che ha esercitato sopra di noi  quella  sensibile azione. Quando noi ci persuadiamo che una cosa
, di cui prédico l' esistenza, anche se io non ho percepita  quella  cosa, anche se quella cosa non ha agito immediatamente
anche se io non ho percepita quella cosa, anche se  quella  cosa non ha agito immediatamente sopra di me e così non mi
e così non mi si è palesata, bastando ch' io però abbia di  quella  cosa un indizio qualunque che mi ecciti a fissarla colla
sopra di noi, un effetto che ci mostra la natura di  quella  causa operante, e che ci fa partecipare di quella sua
natura di quella causa operante, e che ci fa partecipare di  quella  sua attività stessa colla quale sussiste. Ora questo terzo
che possiamo molto affermare del suo modo di esistere , è  quella  insomma che ci produce quella cognizione della cosa che io
del suo modo di esistere , è quella insomma che ci produce  quella  cognizione della cosa che io chiamo positiva . Ma anche
ma pure ella è qualche cosa, e questa cognizione è  quella  appunto che, per distinguerla dall' altra, ci parve poter
un nome della cosa, su cui dirigo io poi il giudizio che  quella  cosa, pensata comechessia in quel mio concetto, esiste
secondo gli indizi che ci sono dati (1), possiamo imaginare  quella  essenza generica o specifica che essa ha comune con altre
distinguere la teoria dalla pratica , e mostrare che  quella  consiste tutta nell' ideale, e questa tutta nel reale; che
nè l' uomo religioso è sempre teologo. La Teologia è  quella  scienza che tratta di Dio. Essa si divide in naturale e
in naturale e soprannaturale . La Teologia naturale è  quella  che tratta di Dio in quanto può essere conosciuto dalle
e questa è una parte della filosofia: la soprannaturale è  quella  che tratta di Dio in quanto è conosciuto
(1). La facoltà integratrice dell' intendimento , cioè  quella  facoltà che ascende dall' effetto alla causa, è il fonte
com' è il concetto naturale di Dio sua base. Ora veniamo a  quella  che si dice Teologia rivelata . Io esporrò, con quella
a quella che si dice Teologia rivelata . Io esporrò, con  quella  chiarezza che mi saprò meglio, le dottrine della tradizione
delle sensazioni, a cui appartengono. Intende ancora che  quella  specie di sensazioni che formano, non ha nulla di simile
colori. Ora dall' esservi in un' idea negativa , quale è  quella  che può avere un cieco de' colori, della oscurità e della
un vero della tradizione più remota, come ce ne fa fede  quella  sentenza che si sta nell' Esodo: « Nessuno vedrà Iddio e
della verità delle cose rivelateci: perocchè è la ragione  quella  che ci mostra la necessità, che a quelli che sono privi di
qui della fede, base della Teologia rivelata, rende chiara  quella  verità che si contiene nel sistema della cristiana
naturale dalla fede soprannaturale. Non è ancora indicata  quella  nota che tocca la sua essenza, cioè che indica che cosa sia
operazioni naturali e soprannaturali, è da vedere qual sia  quella  essenza del giudizio pratico, dell' amore e dell' opera
naturale? che cosa è un' operazione dell' uomo naturale? -  Quella  operazione che l' uomo fa colle forze della sua natura, o
comincia, è l' essenza di essa religione soprannaturale,  quella  essenza che ricercavamo, di cui non v' è nulla di simile
l' esterna rivelazione, non presta però vera credenza a  quella  interna divina operazione, non professa punto il
assenso nostro a quelle verità sia soprannaturale? qual' è  quella  nota, quel carattere pel quale un assenso naturale si
« una fede che opera per la carità (2). » Ed è questa  quella  fede di cui dice che «« vive il suo giusto« (3). » Le opere
autorizzano a nominare in lato senso soprannaturale ancora  quella  fede morta che gli rimane. Riassumendo ciò che abbiamo
è poi assai agevol cosa combatterla, quando si descrive per  quella  che non è, e, creato un ente odioso o frivolo o assurdo, si
dalle altre naturali si divide e distingue: e questa è  quella  azione reale che Dio stesso opera nello spirito dell' uomo.
che col nome di IO si segna; e allora solo si ha concepita  quella  essenza dell' anima, di cui parliamo, e dove in prima si
ragionamento: L' anima umana è di una specie diversa da  quella  de' bruti pel solo intelletto . Ora, secondo l' Angelico,
è intelligente. Questa dottrina poi consuona al tutto con  quella  che io ho esposta nella Ideologia . Tra le essenze delle
in lui discorso da una cosa a un' altra; ma la sua indole è  quella  di avere il guardo fisso e immobile sempre a quel medesimo
(questa è la efficacia dell' amore che si aggiunge sempre a  quella  cognizione, non fredda, ma tutta calda, che si ha per
Per ciò, ove questa visione mancasse, non rimarrebbe più in  quella  natura niente d' intellettivo e di razionale (1). Un'
e di razionale, sarebbe un' anima irragionevole, qual' è  quella  dei bruti. Ciò posto, in Ideologia non vi hanno che due
ma reale . La distinzione dell' azione ideale dalla reale è  quella  stessa che passa tra l' idea e la cosa : l' azione ideale è
stessa che passa tra l' idea e la cosa : l' azione ideale è  quella  che accompagna le idee nella mente, la reale è l' azione
volta mossa, si conserva piegata e inclinata di amore verso  quella  cosa; ella si ricorda di avere amato, di avere goduto;
per darle movimento, ma ricordarle di eccitare in sè stessa  quella  grata percezione, per dirigere e mantenere quel suo
contemporaneamente con esse. Quindi è che si spiega  quella  potenza, che pare sì smisurata, delle idee nell' uomo. La
ideale dall' azione reale, e veduta la inefficacia di  quella  e la viva efficacia di questa, diciamo che la operazione
Questa differenza fra l' azione ideale e l' azione reale, è  quella  stessa che pone la divina Scrittura tra la legge di Mosè e
alle onde immense di un oceano tempestoso. Come mai adunque  quella  forza che può venire all' uomo da quella tenue e
Come mai adunque quella forza che può venire all' uomo da  quella  tenue e sottilissima idea della invisibile e
uomini di tutti i partiti e di tutte le opinioni. Ella è  quella  verità che agli uomini, i quali estinsero la morale nel
un bene assoluto e infinito; e il senso non avesse in sè  quella  inordinazione, ma la sensazione non imbaldanzisse l' uomo a
alle forze naturali dell' uomo è impossibile, almeno per  quella  parte che riguarda Iddio: e come l' universo, privato di
confessione del sentirsi mancar le forze a vincere  quella  potenza che esercita su di essi la continua percezione e
delle cose reali esteriori e che li strappa e travolge da  quella  altezza, a cui la tenue e solo abbozzata idea di Dio, qual
un' arduità insuperabile. Non è già che non sia autorevole  quella  idea del giusto, non è ch' ella non intimi chiaramente all'
insomma potrebbe mutare o la deformità o l' eterno bello di  quella  azione. Ma tutto questo addita una pura idea, sicchè è
la solletichi e impella. E qui è anche la spiegazione di  quella  terribile sentenza che ha pronunciato S. Agostino sulle
di Dio coll' uomo sapiente e soave e tutto conforme a  quella  savissima dispensazione con cui tutto governa, e muove le
, e l' uomo come un oggetto tutto passivo verso di  quella  causa. Non volle: ma preferì di unire all' uomo la sua
nuovo di azione, che vien creato nell' uomo da Dio, con  quella  influenza che egli esercita nell' anima. L' anima, l' IO,
e ho definita l' azione reale che viene esercitata in noi,  quella  che viene operata nella nostra facoltà del senso , a
la nostra attenzione e quasi spettatrice al farsi di  quella  operazione divina, e così procacciarcene la coscienza?
aver la grazia all' averla, dal non aver all' aver in sè  quella  potenza soprannaturale che, col primo operare della grazia
potenza di sentire, ma ben anco di una sua parte: e certo  quella  parte che cessa, in cessando, non si sente, sebbene l'
atto primo sia prodotto, non vi può essere senso alcuno di  quella  specie. Quell' azione adunque della grazia, colla quale si
può l' uomo nell' animo suo erigere veramente un tempio a  quella  divinità, la cui azione sente in sè stesso, e preferire il
Quando questa percezione si fa viva e più sensibile, accade  quella  contentezza, di cui molto parla Santa Teresa, la quale all'
può esistere, gli manca onde essere e onde vivere. Questa è  quella  fede viva dalla quale l' Apostolo fa nascere la
fede) nel NOME SUO« (2): » (ecco la natura della fede che è  quella  di ravvivare e rinforzare la idea negativa di Dio, la
fede, che viene dato da Dio gratuitamente col battesimo,  quella  operazione della grazia, quella potenza di volere, sebbene
col battesimo, quella operazione della grazia,  quella  potenza di volere, sebbene non condotta all' atto; ed è ciò
2. Percezione di Dio (1), o lume efficace, uscente da  quella  cognizione rivelata, massime dalla parte che in essa è
conseguente o dilettazione soave e sublime, uscente da  quella  percezione, che ci persuade la verità delle cose percepite
questa fede, che in un giudizio pratico consiste, da  quella  fede, che non consiste se non in un giudizio speculativo,
delle orazioni e delle contemplazioni per ire innanzi in  quella  notte oscura, dalla quale par loro di essere circondati. La
di suprema legislatrice, ecc. (1). Rispondo esser vero che  quella  idea ha de' caratteri divini e da ciò essere stati indotti
come sarebbe in un corpo, la sua forma sostanziale è  quella  energia onde esso sussiste; come forme accidentali sono
più che una causa efficiente, a vero dire, che ha però con  quella  forma uno strettissimo nesso, e che per ciò vien detto
ne' suoi riti per adombrare l' unione di Dio con noi, è  quella  del vino mescolato coll' acqua; la quale però non deve così
passione e della sua azione è uno e il medesimo. Indi  quella  unione , fra il paziente sensitivo, e l' agente sensibile,
essere così finito, cioè terminato, o è indistinta , ed è  quella  della grazia, come si percepisce Iddio in questa vita; o è
si percepisce Iddio in questa vita; o è distinta , ed è  quella  della gloria, come si percepisce Iddio nell' altra vita.
appartenenze, delle affezioni dell' essere. La mente poi è  quella  che supplisce l' essere da sè nella percezione
vocabolo di gloria viene adoperato talora a significare  quella  manifestazione che fa di sè Iddio in questa vita a' Santi
» E l' Apostolo dice la « gloria futura , » per distinguere  quella  del cielo dalla grazia che si ha in questa terra (6). E
del tatto, non è tanto manifestazione oggettiva, come  quella  che si fa coll' occhio. Poichè l' oggetto non tocca l'
. Nè sembrami che inettamente lo stesso Padre dichiari  quella  qualità della divina natura cui l' uomo riceve dalla
alla divina natura la proprietà di essere capibile , e non  quella  di esser capace , cioè la proprietà di essere ricevuto, ma
esser capace , cioè la proprietà di essere ricevuto, ma non  quella  di ricevere essa in sè cosa alcuna dall' anima ove inabita.
imagine nella cera o in altra materia molle e si unisce con  quella  materia fino al contatto; e tuttavia riman sempre distinto,
che si può chiamar soggettiva. Sicchè il santo Dottore con  quella  espressione «eikon eikonopoios», ottimamente espresse la
cioè che Dio non è alcun' altra forma della mente, ma  quella  che abbiamo chiamata oggettiva . Si può intendere che è
intelletto è tale, che non riceve altra operazione se non  quella  de' suoi oggetti; giacchè cogli oggetti appunto si forma l'
della inabitazione del Verbo nell' uomo, somigliandola a  quella  delle idee nella mente nostra e mostrandone la differenza.
con nulla più che essergli accresciuto il grado di  quella  vista dell' essere che ha per sua natura, cioè col venirgli
che entra a partecipare della grazia divina, non è che  quella  che formava la sua natura, ma completata, elevata, mutata
la stessa percezione. Quanto ho detto ha una riprova in  quella  dottrina comune de' Teologi, i quali insegnano che in Dio
fra la cosa reale e la cosa ideale, o l' idea sua; e  quella  non può star senza questa che intimamente considerata si
che a imaginare una causa, la quale fosse fornita di  quella  specie di trinità, di cui fornito si scorge l' effetto, e
dalla forma intellettuale7morale, di cui è informata  quella  sostanza (1). All' incontro il mistero della santa Trinità,
Non è dunque vero il principio che una unica operazione sia  quella  colla quale Dio opera, creando le cose. Di poi, se l'
per così dire, di tutte le sue relazioni, ma sol di  quella  relazione che consiste in quel modo di comunicazione di sè,
e nè pur possibile che operi la sostanza se non vestita di  quella  relazione che la costituisce generante (della quale
possibile che operi la sostanza divina se non vestita di  quella  relazione che la costituisce spirante (della quale vestita
deiforme, quando non solo Dio è il principio e la causa di  quella  operazione, ma è anche il termine, e, per così dire, l'
interiore, un sentimento della santissima Trinità in noi  quella  che ci fa sperimentare e percepire appunto, sebbene
più profondarsi in quel pensiero, il più e più vagheggiare  quella  notizia, il venirne pienamente in possesso, alla qual solo
felice. Il terzo modo del sentimento del TUTTO è quando da  quella  notizia si diffonde e spande largamente in noi una luce che
tutta la sostanza di casa sua per l' amore, dispregerebbe  quella  sostanza per l' amore: [...OMISSIS...] . Ed è a
»: il che parmi esprimere appunto quel non attendersi più  quella  notizia che prima cagionò l' amore, e il tutto concentrarsi
veramente nell' un modo la persona del Verbo, e nell' altro  quella  dello Spirito Santo. Quindi Gesù Cristo disse così di sè e
della mia cognizione e della mia forza pensante, dicasi di  quella  potenza onde l' uomo percepisce Iddio: e si vedrà che
è che noi possiamo dire di percepire Iddio? di sofferire  quella  operazione deiforme di cui parliamo? Allora quando noi
possiamo dire di percepire le persone divine? Di sofferire  quella  operazione che chiamiamo triniforme ? Allora quando questo
per la sua limitazione e perchè imperfettamente conosce  quella  natura, avvenga altresì nel sentimento nostro appunto per
o conoscibilità sussistente, e un amore o amabilità di  quella  specie prima pure sussistente: nel qual caso solo
la cognizione delle persone, che diviene il compimento di  quella  cognizione; giacchè quella natura altissima non sussiste,
che diviene il compimento di quella cognizione; giacchè  quella  natura altissima non sussiste, se non appunto in tre
di una grazia deitriniforme . In quell' antico tempo, per  quella  grazia sua propria, si manifestava nell' uomo una potenza
della nuova legge sopra l' antica, vantaggiandosi  quella  da questa di tanto, di quanto Gesù Cristo è maggiore degli
al Verbo ogni rivelazione, ed anche l' antica, e ciò per  quella  appropriazione che abbiamo spiegata più sopra (3), cioè
tuttavia nel tempo dell' Evangelio, in cui abbiamo  quella  notizia e quella fede, noi conosciamo manifestamente,
nel tempo dell' Evangelio, in cui abbiamo quella notizia e  quella  fede, noi conosciamo manifestamente, essere stato il Verbo
maggiore e più intima comunicazione di Cristo con noi di  quella  che descrive Cristo stesso, quando prima della sua passione
e gli altri internatisi scambievolmente: e vuol dare loro  quella  chiarezza che il Padre ha dato a lui avanti della
capo e del corpo, e altre tali che si usano per esprimere  quella  ineffabile unione che fa Cristo co' giusti suoi, massime
verissimo contemperamento. Ma non lascierò di rammentare  quella  del tralcio e della vite; e mi si dica se può trovarsi modo
cogli uomini eletti che il seguono: il compimento di  quella  grazia, di cui scrisse S. Giovanni, « che la legge è stata
era implicita, e perciò non avevano nel loro spirito  quella  cognizione del Verbo, nella quale nasce la comunicazione
a chiarezza e gloria, e viene parimente a significare  quella  divinità, della quale Cristo era chiaro, prima che fosse
Cristo vuol far notare la stabilità , da parte sua, di  quella  unione già, per così dire, connaturata fra lui e i suoi
amore dunque onde si amano il Padre e il Figliuolo, di  quella  medesima santità onde il Padre e il Figliuolo sono santi,
necessaria, e con una cognizione riflessa e volontaria: con  quella  siamo passivi, con questa siamo attivi; con quella
con quella siamo passivi, con questa siamo attivi; con  quella  riceviamo l' essere ideale delle cose, ma con questa
delle cose, ma con questa giungiamo alla loro sussistenza;  quella  poco ci affetta e muove, verso di questa che vede i pregi o
che passa fra la semplice conoscenza di una persona, e  quella  conoscenza particolare che ha di lei il suo amatore. Quanti
esistono! E qual prezzo dà alla bellezza e alle grazie di  quella  persona, quanto maggiore di quello che i non innamorati
di attingere, gustare e applicare a sè il più che possa di  quella  amabilità, alla cui esca è stato preso il suo cuore. Ciò
dicasi di [ogni] amore e di ogni odio. La volontà amante è  quella  che penetra molto addentro nell' oggetto amato, e ne
del giudizio pratico, una disposizione al medesimo: e  quella  parola è usata altre volte da Cristo, come quando
attribuire all' una più che all' altra persona, se non per  quella  che si dice appropriazione e che abbiamo più sopra
carità, sarà più facile veder la ragione e il fondamento di  quella  distinzione che or ora abbiamo posta fra il comunicare che
anima personalmente, egli è il santificatore di lei con  quella  santità che gli è proprietà personale. Che la persona del
del Verbo, quasi un calore, un affetto, che esce spirato da  quella  luce, resa oggetto divino del nostro sentimento (2). Non
apparito in carne umana agli uomini, si annunziò loro per  quella  divina persona che è, Figliuolo Unigenito di Dio Padre. A
di sè stesso. E` questa la grazia della nuova legge,  quella  di cui dice S. Giovanni: « la legge fu data per Mosè; la
[...OMISSIS...] . E dice: non credete; per indicare che  quella  visione di cui si parlava, fondavasi nella fede; che era
nella sostanza divina ricevuta dal Padre le cose tutte. Nè  quella  frase di render note le cose , si può spiegare altrimenti
parole ricevute dal Padre, che fanno conoscere che tutta  quella  persona viene generata dal Padre. Ecco il grande scopo di
del Padre. Dice adunque: come un' operazione del Padre è  quella  che dà a me l' essere e la vita, così un' operazione mia
e la vita, così un' operazione mia ne' miei diletti è  quella  che dà loro la vita. - Questa vita è ciò che vi ha di più
è sempre la persona stessa dello Spirito Santo, ma che a  quella  persona divina si attribuiscono gli effetti spirituali che
dicendo S. Giovanni espressamente così: [...OMISSIS...] .  Quella  energia dello Spirito Santo, che illustrava il Verbo nelle
PERMANGA con voi in eterno« (5) ». Dove Cristo usa  quella  parola permanga , per indicare che egli stesso era il loro
di Cristo era certo personale, alla quale si raffronta  quella  de' discepoli che non è ancor personale; manifestamente
che non è ancor personale; manifestamente apparisce, che  quella  dilezione che non è ancor personale, si considera da Cristo
è ancor personale, si considera da Cristo come una via a  quella  che è personale, un iniziamento di questa in che quella
a quella che è personale, un iniziamento di questa in che  quella  termina e si completa. La quale distinzione fra la
« E ora chiarificami, o Padre, appresso te stesso di  quella  chiarezza, che io ebbi prima che fosse il mondo, appresso
surriferita, dove parla non di gloria esteriore, ma di  quella  chiarezza ch' egli ha appo il Padre da tutta la eternità.
amore non costituiscono una percezione da sè diversa da  quella  del Figlio, fino che non diviene una luce e un amore tale,
un amore tale, che lo si senta pieno e sussistente: allora  quella  luce e quell' amore forma da solo una cotale percezione, ed
e quell' amore forma da solo una cotale percezione, ed è  quella  che diciamo la percezione dello Spirito Santo. Tuttavia
la percezione dello Spirito Santo. Tuttavia anche prima che  quella  luce e carità tocchi in tal modo il suo termine, essa allo
. Dalla buona disposizione della volontà dice che procede  quella  della luce volontaria, colla quale si sa conoscere se è
certo fu quello un dar loro lo Spirito Santo; ma il fine di  quella  comunicazione del Santo Spirito fu il darlo come fonte
Padre mio, le feci note a voi« ». E ora è la riflessione  quella  che trae le conseguenze implicitamente contenute in un
le conseguenze implicitamente contenute in un principio,  quella  che analizza le idee e ne osserva, a parte a parte, gli
Verbo, fa che noi ci accorgiamo di saperlo, e ne tiriamo di  quella  nostra cognizione appunto molte conseguenze. Questo è
mostra chiaro, come Tommaso ignorasse di sapere tuttavia  quella  strada e quel luogo, ignorava di conoscere Cristo Via, e il
a pieno la sete dell' uman cuore: [...OMISSIS...] .  Quella  parola, dono , è caratteristica nella Scrittura e propria
e chiedendola: [...OMISSIS...] . Nelle quali parole si noti  quella  del FONTE: altro è l' acqua, altro è il fonte: Cristo dà l'
può attingersi acqua quanta sen vuole: il che esprime  quella  potenziale totalità di notizie e di grazie che nella
alto e in alto ritorna: quell' alto è il Padre stesso onde  quella  fiumana di acqua derivasi; quell' alto è il luogo, di cui
. Ma chi trae al Figliuolo? Chi fa sì che noi percepiamo  quella  verità sussistente nella quale si vede il Padre? Chi ci dà,
che si conosce questa forza, sebbene questa forza sia stata  quella  che ha prodotto la sensazione. La forza dunque, causa delle
come specie, è diversa dalla potenza di agire, sebbene in  quella  si trovi poi anche la forza, e in questa anche la specie.
lui manifestato più volte agli uomini: ma parliamo di  quella  rivelazione interiore che l' augusta Trinità fa di sè nelle
in essa veggiamo anche la relazione della Paternità che è  quella  del generare , cioè del conoscere in modo che l' oggetto
divino dà chiarezza nelle anime al Verbo divino. Indi in  quella  sublime orazione che fece Cristo nel cenacolo prima della
di sè un amore infinito; il quale torna a riflettersi in  quella  sapienza che è lume che mostra l' eterno primordiale
veramente positivo si percepisce, e tosto già comincia  quella  perpetua azione e circolare rivolgimento dei[trini]forme
di Dio (3). Laonde, come dice S. Cirillo di Alessandria,  quella  pienezza che emana dal Padre e dal Figliuolo pel solo
la rivelazione esteriore e la rivelazione interiore ;  quella  comune a tutti gli uomini perchè non richiede ad essere
in uno stato soprannaturale e l' accresce di nuove potenze;  quella  tutta ideale, tutta composta di idee negative , questa
azione sull' uomo, composta di sentimenti, di percezioni;  quella  perciò tale che fa conoscere Iddio per certe relazioni
almeno fino a un certo segno, ciò che avviene in noi in  quella  soprannaturale comunicazione, massime nel tempo delle
teologia mistica o segreta; che sono come le due parti di  quella  cognizione che possono avere gli uomini di Dio in questa
sapere altresì che questa parola fu istituita a significare  quella  idea. Or come abbiamo noi le idee delle cose? Noi non
Dio e delle cose divine se non un' idea negativa: di che è  quella  sentenza dell' Apostolo, che « l' uomo animale non
sa se non quegli che riceve la pietruzza« (1) ». Ora  quella  manna nascosta è appunto il dolce sentimento della grazia,
a tutti quelli che nol provano: e il nome nuovo indica  quella  nuova natura che ha ricevuto l' uomo passando dall' ordine
indi ricevendo la fede, possano avere insieme con lui  quella  segreta e tutta spirituale società e comunicazione che
privo di questa, l' uomo non potrebbe intendere tutta  quella  parte di cui parliamo, di segreta e sublimissima teologia.
altra scienza si potrà sapere senza la bontà della vita;  quella  delle cose soprannaturali e divine, no: perocchè di questa
maniera racchiude in sè più scienza e più sapienza di  quella  che possano raccorre tutti gli uomini che sono vivuti e che
fede, non può che rovesciare negli errori: ella diventa  quella  « scrutatrice della maestà » che, come dicono le Sacre
sanno che esista altra cognizione delle cose divine se non  quella  che consiste nelle idee . Tutta la loro sapienza nelle idee
sapere: [...OMISSIS...] Ecco le due sapienze a confronto:  quella  degli uomini, consistente in suono di parole, in gonfiezza
in gonfiezza di discorso, in lusinghe di persuasione:  quella  di S. Paolo, in fatti, nella virtù di Dio operatrice dentro
la sola comunicazione interiore, che fa Cristo ai suoi, è  quella  che segretamente e senza romore di parole la comunica: come
ordine delle idee, la grazia nell' ordine de' sentimenti;  quella  mostra teoreticamente alla mente ciò che si deve fare,
i loro simili, perchè di questi hanno la percezione: ma  quella  parte della morale che riguarda Iddio resta per essi,
studio di promuovere la morale, almeno come scienza, e in  quella  parte però che riguarda gli uomini; giacchè non più
che hanno abbandonato il principio religioso, promuovano  quella  morale che loro ancor rimane e nella quale, da una cotale
irrepugnabile e non ebbero coraggio di abbracciarla, come  quella  che parve loro un assurdo e un abisso, sono dati addietro,
si è formata da sè stesso nella mente sua e al rigore di  quella  emendata. La qual norma è questa:« che ogni detto, il quale
un tal muro filosofico di separazione? Se la filosofia è  quella  che erige un tal muro, è migliore, a dir vero, la
un rinunziare alla ragione: poichè è sicuramente la ragione  quella  che esamina e giudica del valore di que' segni o prove
di essersi convinti di ciò, di nuovo è la ragione stessa  quella  che ha suggerito di fare questo semplice ragionamento:
il credere alla veracità di Dio? La ragione adunque è  quella  che si prende per guida nel credere a Dio: ma si badi,
o Dio che parla? - Questo ragionamento persuade all' uomo  quella  stessa modestia e ritenutezza verso Dio, che ogni discepolo
due (1), la percezione e la riflessione . La riflessione è  quella  onde nascono i ragionamenti e quindi le scienze
funzioni ragionevoli, giacchè essa ne è anzi la prima e  quella  che somministra la materia a tutte le operazioni della
senza lunghe disamine e prove esteriori, e tuttavia il dar  quella  fede (3) in tal modo è a Dio gradevole e conducente alla
del giudicato? Nessun motivo s' adduce di essa perchè  quella  sentenza è tutta compresa in questo poco:« I
ragione«: la quale viene supposta dal nostro autore, come  quella  che costituisce il sistema soprannaturalistico esposto da
alla sua parola? Sostituisce adunque l' autorità sua a  quella  della chiesa? In tale alternativa io mi attengo alla
pretendono d' usare della ragione e ciascuna vuol essere  quella  che ne usa meglio, quale mai viene a essere l' apparato di
prova del razionalismo. Ecco tutto l' argomento. Ma che è  quella  proposizione? Ella non prova già il razionalismo, è a
che aveasi a provare, facil cosa gli riesce il tirarne  quella  conseguenza, che dunque il suo assunto è certo, ciò che è
tuttavia che veggiamo noi quanto credito possa godere  quella  risoluta asserzione. Ella è tolta di peso dal celebre
di riconoscere se una dottrina religiosa è buona, fuor solo  quella  di confrontarla colla dottrina suggerita dalla retta
un fatto certo; 2. queste dottrine son quelle contenute in  quella  rivelazione. Ciò in un modo inconcusso dimostrato, è la
Ciò in un modo inconcusso dimostrato, è la ragione  quella  che mi spingerà a pigliare come certe e ammettere senz'
perocchè la ragione tua non è che un raggio di  quella  cui tu partecipi; e se tu, ragionando, ti trovi discordare
tu partecipi; e se tu, ragionando, ti trovi discordare da  quella  ragione suprema, quale dubbio che ciò non avvenga dal tuo
è, che n' è divenuto? Si può dare arroganza maggiore di  quella  di colui che si vantasse di ciò? E il professore nostro
fecondare questo germe e trarre da questo principio innato  quella  perfetta religione che gli bisognasse. Così per giudicare
vedere la dignità e santità di una religione, vi abbia  quella  religione stessa bella e formata, o anzi il suo ideale;
non ne viene che noi potremmo mai da noi stessi dedurre da  quella  regola essa dottrina religiosa: ma quella regola, come pura
stessi dedurre da quella regola essa dottrina religiosa: ma  quella  regola, come pura forma, se ne rimarrebbe del tutto inutile
quell' alta e divina religione, alla quale applicandosi  quella  regola, come a sua materia, quella trova in essa il proprio
alla quale applicandosi quella regola, come a sua materia,  quella  trova in essa il proprio soddisfacimento, sviluppo e
può produrre a noi una persuasione tanto certa, come  quella  che nasce dalla ragione, i cui decreti si appalesano all'
non possono produrre una persuasione così certa, come  quella  della ragione. Che prove reca di ciò? La sua parola?
produrre negli uomini una persuasione tanto certa come  quella  della ragione, non si può fare che interrogando il fatto
di Roma? O si può dare persuasione più ferma e certa di  quella  di costoro? O v' ha alcuno il quale dubiti non forse sia
non possa produrre una persuasione altrettanto certa quanto  quella  della ragione. Ma se noi volgiamo il discorso a parlare di
e de' carnefici, e di autenticare e suggellare col sangue  quella  loro invincibile persuasione della verità. Diede mai la
di tutte le cagioni atte a produrre nell' uomo persuasione,  quella  della fede religiosa si trovò, nell' esperienza, essere di
esser la ragione che commenda il signor professore di Hala,  quella  che hanno seguita i filosofi, o dell' antichità, o de'
nostri. Perocchè se ne' filosofi la ragione ha prodotto  quella  fermissima persuasione che il professore le attribuisce
variare e rimutare continuo di opinioni? A che condusse  quella  disperazione che nacque in loro, dopo aver tentato tante
del vero, la ragione individuale e parziale, produsse in  quella  vece un sistema tutto opposto, nel quale si mette per solo
scetticismo si abbandonano, ad un feroce rinnegamento di  quella  stessa ragione che prima essi stessi avevano idolatrato, e
spensierati oggimai di rinchiudersi e riposarsi. A dir vero  quella  spaventevole discordia che ritrae ciascuno dal fidarsi,
uomo nelle necessitudini della vita: ma questa ragione è  quella  che fa un continuo e solo uso delle storiche e pratiche
di tutte le cose della natura. Perocchè in primo luogo  quella  differenza che volgarmente si pone fra le operazioni di Dio
è dire che cada tutto il sistema. E che non abbia peso  quella  ragione, si mostra da ciò che ho detto esser dottrina della
e ciò ogniqualvolta l' avvenimento è direttamente contro  quella  legge, come apparisce nel miracolo del quatriduano, dell'
« Essa ha, » (dice egli parlando della memoria, come  quella  che ritiene le verità sempiterne che tutte si trovano nell'
Dio: e la ragione intrinseca colla quale ciò si prova si è  quella  che abbiamo indicata, cioè che nell' essere da noi
anche contingente? Non altro se non vedere il rapporto di  quella  cosa (cioè dell' azione fatta da essa ne' miei sensi) coll'
suo corrispondente deve sussistere. Col conoscere adunque  quella  cosa contingente io non faccio che ravvisare nella sua
occhi a riconoscere che quelle cose erano anche prima in  quella  nozione, che in me luceva dell' essere, contenute e
loro convenienza e uniformità con esso. Il che avviene in  quella  guisa appunto che negli enimmi, de' quali quando ci è
e vediamo come le circostanze indicate indicavano  quella  soluzione e altra non ne potevano ricevere; e tuttavia noi
puro e semplice essere; sarà facile di vedere la verità di  quella  proposizione da noi più sopra proferita, cioè che l' essere
o piuttosto informa e costituisce di sè una potenza,  quella  dell' intelletto o del sentimento intellettivo, in una
create cose, dice: [...OMISSIS...] . E ciò rende luce su  quella  appellazione che Cristo dà a sè stesso di essere lui il
semplicissimo, quelle non possono avere con questa luce  quella  vera e propria similitudine che ha colla medesima l' essere
cose create. Ora a ciò viene l' uomo tirato e lusingato da  quella  apparenza di esistenza che mostrano le creature stesse; e
sieno i beni che può conoscere: la sfera della volontà è  quella  medesima dell' intendimento. Ora l' intendimento è formato
pienamente una congiunzione solo incoata, quale è  quella  dell' essere ideale (2). Premesse queste notizie sull'
e la volontà, che gli sarebbe mancato il più e il meglio di  quella  felicità e tutta quella dignità morale, di cui la sua
mancato il più e il meglio di quella felicità e tutta  quella  dignità morale, di cui la sua natura è capace, e che però
e aderente come una pura idea. E noi favelliamo di  quella  imagine che sta impressa o può essere impressa nella stessa
non è l' uomo, se non perchè essa imagine è nell' uomo, a  quella  guisa che l' imagine di Cesare sulla moneta è sulla moneta,
anime nostre (1). Apparisce per conseguenza esser la grazia  quella  che nell' uomo mette questa imagine, ad esser quest'
Iddio dare all' uomo luce e vita, gliel' abbia data in  quella  misura che gli bisognava e non già partita, cioè glien'
»; si devono intendere non meno della vita del corpo che di  quella  dell' anima: anzi ogni vita comprendono quelle parole e l'
medesima vita: di che risulta che Dio fece vivo Adamo in  quella  maniera che gli bisognava essere vivo; diede a lui una vita
ma piena, compita in tutte le sue parti; gli diede insomma  quella  pienezza di vita che alla capacità dell' umana natura si
di buone e di assai buone indicano manifestamente  quella  perfezione compiuta di che parliamo: perocchè Iddio non
(3) ». Dove non replica più la parola similitudine come  quella  che era già contenuta nella parola imagine: e questo che il
alla precedente noi preferiamo. E fatta una cosa sola di  quella  imagine e similitudine che accenna la Genesi, torna vero
e lo Spirito Santo è quello che lo usa sigillando in noi  quella  che viene chiamata anco faccia o volto di Dio (3). E di qui
similitudine (5); fosse appunto questo, di aver usurpata  quella  prerogativa che al solo Verbo divino si addice, d' essere
che furono poi della umanità assunta dal Verbo. Tutta  quella  descrizione che fa il Genesi del Creatore che conversa
della prossimità del suo Creatore (1): era un glutine  quella  divina presenza, per così dire, che attaccava e infra sè
all' infinito e divino. A lui era dunque conceduta da prima  quella  felicità, se così vuol chiamarsi, che può dare la pienezza
e di grazia accrescersi continuamente la vita, anche  quella  che consisteva nell' unione dell' anima col corpo, fino che
espressione dell' Apostolo, assorbito dalla vita, cioè da  quella  vita piena di Dio la quale nulla ha in sè di mortale e
e la grazia dell' uomo peccatore, in Cristo, che non fosse  quella  dell' uomo innocente in Adamo! (2). Il perchè dice S.
conversazione dell' uomo cristiano è nei cieli. Non è come  quella  di Adamo sopra la terra. L' uomo cristiano sa che la terra
anche il corpo, fino a partecipargli l' incorruzione e  quella  spiritualità che lo rendesse definitivamente immortale: ciò
precedentemente alla grazia per soggetto. Vero è che anche  quella  natura dell' uomo primo era operazione di Dio e Dio ne
che veniva dalla potenza santificante e rendeva perfetta  quella  natura. Nella seconda istituzione uno solo è il principio,
libertà, possa corrispondere o no all' opera della grazia.  Quella  grazia antica insomma assorbiva bensì colla sua vitale
solo un' azione ideale , e sebbene questa fosse minore di  quella  (2); tuttavia la volontà ragionevole poteva sempre dominare
che è come un renderglisi presenti e l' eccitare in sè  quella  stessa azione reale, che, se presenti fossero, per la via
in una cosa sola« (2) ». Di gran valore e proprietà è  quella  parola, consumati ; poichè esprime una cotale consumazione
Ecco come Agostino dichiara la cosa: [...OMISSIS...] . Con  quella  stessa grazia adunque colla quale alcuni Angeli
Angeli perseverarono, colla stessa altri decaddero: e con  quella  stessa grazia, avendo la quale, Adamo, decadde, con quella
quella stessa grazia, avendo la quale, Adamo, decadde, con  quella  stessa poteva perseverare. E` una medesima grazia, sempre
usare o non usare, che S. Agostino dice, che Iddio in  quella  prima costituzione dell' uomo volle fare sperimento dello
non la faceva operare in sè e fruttare. [...OMISSIS...]  Quella  grazia adunque di Adamo e degli Angeli era una grazia
del Dottore della grazia, se io nulla intendo, che perchè  quella  grazia potenziale operasse, si richiedeva che operasse il
e mediante una volontà tendente alle cose soprannaturali in  quella  maniera che per natura e per grazia fossero conosciute, la
un tale libero arbitrio dipendeva la sorte dell' uomo, come  quella  degli Angeli. E questo soprannaturale abito di grazia
peccatore è essenzialmente disordinato, cioè ha perduto  quella  naturale rettitudine, non è più volto al bene secondo la
il santo Dottore e contraddistingue la grazia di Cristo da  quella  di Adamo innocente, riguarda la natura e condizione propria
a principio, era retta sì nell' ordine naturale, di tutta  quella  rettitudine che può avere la natura umana, e sì nell'
qualche grado di perfezione, si può dire a ragione che  quella  natura si è perfezionata. Ma acciocchè si possa dire
Ma acciocchè si possa dire essersi perfezionata altresì  quella  persona, conviene che il detto perfezionamento sia avvenuto
nel loro posto e senza alcuna discordia fra essi formano  quella  giusta e conveniente armonia, da cui la natura tanto riceve
si vedrà ragione per la quale la morale dignità di Adamo,  quella  cioè in cui fu costituito, dovesse passare a' figliuoli
sua persona, ma ben anco della sua natura (1). Perocchè  quella  dignità morale che risiedeva nella personalità del primo
aiutato dalla grazia, perocchè anche questa procede con  quella  gradazione che la natura (1). Per la stessa ragione è che
Queste ragioni, nascenti dalla natura degli uomini e da  quella  degli Angeli, rendono ragione del mistero espresso dall'
La ragione di tale differenza sta pur sempre in  quella  gran distinzione fra la persona e la natura: la prima
tuttavia ricalcitranti e ribellanti alla signoria di  quella  grazia, che però non sono da lei nella vita presente
e col peccato, giacchè la grazia è una comunicazione di  quella  natura divina abborrente essenzialmente da ogni peccato. E
per la insubordinazione della prima alla seconda. Sicchè  quella  che genera è una natura guasta, e però genera una natura
della natura. Io chiamo perfezione della persona  quella  che consiste e risiede nel principio personale, cioè nel
morale. All' incontro perfezione della natura io dico  quella  che riguarda qualsivoglia principio attivo che forma parte
che devono avere fra loro la perfezione della persona e  quella  che è semplicemente perfezione della natura? Ove si abbia a
la perfezione della persona vale infinitamente di più di  quella  che è semplicemente perfezione di natura, anzi è la sola
perfezione della persona; un' altra parte intesa a cercare  quella  perfezione che è semplicemente della natura. E gli uni e
non altra perfezione conoscono possibile nell' uomo se non  quella  che abbiamo nominata perfezione della natura, e che quindi
perfezione della natura, non dubiterà [di lasciare] che  quella  prima venga soprafatta e distrutta da una cieca avidità che
egli è tanto universale che costituisce anzi egli solo  quella  grande classificazione di tutti gli uomini in buoni e
la limitazione, che abbiamo accennata, dell' essere creato,  quella  perfezione personale che procedeva dall' obbedienza di un
acquistati. Distinta adunque la perfezione della persona da  quella  che non è se non perfezione della natura, e trovato che
abbia ricca la mente di una scienza perfetta e appagata  quella  curiosità che li porta a bramare di conoscere l' indole
è la quantità , e pure a ogni passo si offre loro incontro  quella  terribile idea dell' infinito che li sgomenta e li fa
più proporzionato all' intelligenza di una deità che a  quella  dell' uomo. Quanto poi al perfezionamento personale, si può
così io penso meco medesimo che crescendo nell' uomo  quella  grazia, che mostra Iddio all' intelletto, questa per
divina conoscibilità: e che crescendo nell' uomo  quella  grazia che raccende l' amore della sua volontà, ella
spirito, un travasamento anche nelle inferiori potenze, e  quella  cotale spiritualizzazione, di cui parla l' Apostolo, del
albero della vita, che era anch' esso un sacramento di  quella  età, dando all' uomo non pure un cibo di corporea sostanza,
Il perchè gli uomini innocenti dovevano essere forniti di  quella  perfezione, della quale la mente di Platone trovò convenire
della vita che ciascun mortale ha preso in sè medesimo e  quella  che ha potuto cavare dallo spettacolo de' suoi simili, è
Quando si considera gli ampi voti del cuore umano e  quella  felicità indefinita e immortale a cui aspira continuamente
un sospiro alla vita, una vita incorrotta e immortale.  Quella  natura che ha messo in noi questi indettamenti, or come ci
si vede a un tempo la dottrina de' due principii di Manete,  quella  di Platone sul peccato commesso dagli spiriti prima di
a tanto in giù degradarlo. Il che ove si faccia, ritenendo  quella  sola parte della tradizione che intorno a questa materia si
la quale si confonde coll' origine stessa delle cose, è  quella  che fu rivelata da Brahmƒ, il creatore del mondo, e da esso
involgeva che ributtava la filosofica ragione, voglio dire  quella  ragione che non soffre mai di trovare un mistero superiore
più avervi difficoltà sulla parola di Dio. Così fu la Fede  quella  che soccorse al bisogno degli uomini a cui non poteva
natura umana nè alla natura del male morale; e che tutta  quella  apparente assurdità che parea contenere non aveva altra
il non conoscere noi a fondo la natura intima dell' uomo e  quella  della sua moralità: e in nostra ignoranza a giudicare della
e sotto un altro una potenza . Egli è atto relativamente a  quella  parte di essere che fin da principio è scoperta e presente
e presente allo spirito umano: ed è potenza relativamente a  quella  parte di essere che non è ancora scoperta e presentata da
volente, l' IO, l' uomo stesso. Lasciando qui di parlare di  quella  alterazione che potrebbe sofferire la natura della volontà
abito corrotto, trova che alla potenza della volontà, come  quella  appunto che presiede alle cose morali. Ecco alcuni passi
col quale atto anco la facoltà di eleggere , non solo  quella  di volere, fu storta, e datale mala piega, datole un abito
a ciò che gli offrono innanzi queste sue potenze, sceglie  quella  parte che più egli vuole. L' energia dunque della sua
pesare verso il male; la violenza del senso animale,  quella  aspettazione istintiva , menzognera, di un immenso e
si attribuisce al soggetto, ove egli pure è infetto, per  quella  unità e armonica comunicazione che le potenze hanno col
in una stortura abituale della volontà (6), ma di  quella  volontà primitiva che entra come un elemento essenziale
o di un piede s' imputa all' uomo o all' anima che mosse  quella  mano o quel piede. Si deve intendere che il santo Dottore
. Sicuramente non voleva S. Tommaso con queste parole t“rre  quella  imputabilità del peccato originale che viene alla persona
Alla terza questione finalmente che cerca l' origine di  quella  perpetua lotta e contraddizione che l' uomo prova in sè
che lo caccia al male, la rivelazione risponde esser  quella  legge impressa da Dio e non possibile a cancellarsi, ed
viene da sè come natural conseguenza del fallo commesso, è  quella  che appartiene al peccato originale. E veramente noi
che il principio supremo dell' uomo, la personalità, è  quella  che vien lesa dalla corruzione originale. Egli è appunto
animale nè va appunto a dominare la ragione, separandola da  quella  passione smodata a cui va soggetto l' uomo corrotto, i
i teologi inventarono il nome di propassione e dissero che  quella  di Cristo era una propassione, e una passione quella degli
che quella di Cristo era una propassione, e una passione  quella  degli altri uomini (3). Un' altra prova della debolezza
che impiaga la volontà , dalla debolezza che impiaga  quella  interna forza per cui l' uomo è atto alle cose difficili, e
a quanto è stato definito dalla Chiesa nella condanna di  quella  proposizione: Che tutte le opere degli infedeli sono
crescerebbe tuttavia ove anco la vita sua fosse lunga come  quella  de' Patriarchi e più. Or che è ciò? Ciò nasce da questo che
di amare Iddio con quel cuore, con quell' anima e con  quella  mente che hanno. Perocchè quel precetto non dice amerai
l' amore soprannaturale non è ben descritto ed espresso in  quella  proposizione: conciossiachè la natura dell' amor naturale
ancora per riverenza e amore di Dio; sebbene divina sia  quella  forza che riscuote da noi tanta riverenza e tanto amore.
(2). Ove dunque la causa della virtù sia congiunta con  quella  della felicità ossia de' beni temporali, l' amore della
(1): ai secondi poi viene amministrata nella vita presente  quella  misura di beni e di mali che più conviene, acciocchè
esclusa dalla vita eterna; il che è quanto dire priva di  quella  vita che nasce dalla reale percezione di Dio, la quale è
Ma staccata da essi per la generazione, non muore, anzi  quella  vita, che aveva prima, acquista una virtù e attività
ad amar la creatura in luogo del Creatore, e cercare in  quella  anzichè in questo la propria felicità, è un rendersi
questa volontà sia personale, come dicevamo, acconciamente  quella  cecità si può chiamare peccato. E con quest' avvertenza si
dell' Angelo delle scuole, non è precisamente  quella  di cui trattavasi e questionavasi dai Padri, e che però non
dimostra, che egli non intendeva di dichiarare già eretica  quella  sentenza che da S. Agostino e da' Padri antichi non era
sommamente studioso di conciliare la sua dottrina con  quella  di S. Agostino e dell' antichità cristiana, ne avrebbe
può conservare nello stato suo e non perdere quel tessuto e  quella  organizzazione che è necessaria a conservare l' animalità.
forze, di cui abbiamo ragionato, il qual valga a conservare  quella  massa carnea staccata dalla madre in istato normale, cioè
e dalla femmina, come da una sola carne, si staccherebbe  quella  vivente materia che, appena staccata e unita, sarebbe un
qualsiasi opera materiale e servile, a ricordo appunto di  quella  cessazione dal creare che Iddio aveva fatto, compita ch'
significato alcune singolari espressioni de' Padri: come  quella  di S. Metodio che dice « il seme umano contenere, per così
solo supponendo vera la nostra sentenza, prende sua forza  quella  ragione per la quale S. Tommaso risponde alla difficoltà,
a questo passo del gran Vescovo d' Ippona, dove accenna  quella  congiunzione fisica di cui parliamo: [...OMISSIS...] . Si
. Nelle quali parole il Santo Vescovo confessa che in  quella  esistenza de' figli nei lombi de' Padri, toccata dall'
il mostrare quanto si avvantaggi quest' opinione sopra  quella  degli scolastici: il che farò toccando le difficoltà che
non posso mai a meno di ammirare ove che la consideri, si è  quella  ove trattando della generazione degli animali e facendo
nel feto, la quale si corrompe e perda; e poi v' abbia  quella  che Dio vi crea in suo luogo. Perocchè a qual fine un'
corpo privo di anima non può avere altra disposizione che  quella  che consiste in un cotal ordine delle sue particelle
sensitivo non è mica cosa che si possa staccare da  quella  materia, perchè staccata non ha da sè sussistenza. Essa è
se non dal corpo, giacchè l' azione del corpo è appunto  quella  che le dà la sussistenza. Sarebbe adunque non solo
che una pera, a ragion di esempio, viene spogliata di  quella  forma e qualità di pera bergamotta, poniamo, per darle una
nè pure ricevuto da essi l' animalità nostra, mentre  quella  che avevamo ricevuta da essi, è perita: non abbiamo tratto
e vane distinzioni. Di più, quell' anima sensitiva non è  quella  che resta all' uomo, ma ella va perduta e ne entra un'
unita al corpo, di maniera che, distrutto il corpo, anche  quella  è dissipata e distrutta. Or come passa questa a sussistere
spirito, e questa mia maniera di parlare è conforme a  quella  delle divine Scritture che dicono: « lo spirito di ogni
alla esperienza (3), nè sottosterebbe punto contro a  quella  decisione apostolica con la quale fu condannata questa
di Baio: [...OMISSIS...] . Nel fanciullo la natura è  quella  che infetta la persona . Per natura abbiamo detto intendere
causa prossima del peccato originale; perocchè questa sarà  quella  stessa causa prossima e istrumentale per la quale egli vien
che la concupiscenza deve essere piuttosto un effetto di  quella  morbosa qualità della carne. Perocchè se la carne è fatta
indubitatamente sofferita un' alterazione pari appunto a  quella  che ha sofferita la cute dello scabbioso o di colui che
dire avere in sè un' alterazione fisica indebita? E si noti  quella  frase esser carne , la quale indica che il soggetto, in
purchè s' intenda non qualunque concupiscenza, ma  quella  che in sè racchiude la privazione della debita giustizia
dal peccato perchè non ci intervenne l' uso del seme, e non  quella  concupiscenza che accompagna quest' uso. Quella
seme, e non quella concupiscenza che accompagna quest' uso.  Quella  concupiscenza adunque è propriamente la cagion prossima
che in nessun luogo parli di altra concupiscenza se non di  quella  che accompagna appunto la umana seminagione: il che
trasfusione del peccato originale, noi abbiam parlato sì in  quella  trattazione, che in questa del principio di esso peccato e
Chiesa ripresa e vituperata. Il peccato originale adunque è  quella  gran dottrina la quale mette quella grande separazione che
originale adunque è quella gran dottrina la quale mette  quella  grande separazione che pure è tra l' operare della Chiesa e
peccato originale, e che questo portava la risoluzione di  quella  nel suo seno. Egli è vero che l' acuto teologo che ciò
egli essere inventato da chi non conosceva la soluzione di  quella  prima questione? Ma si consideri la soluzione che noi ne
dello stesso insigne prelato, tolto dalla relazione di  quella  medesima disputa. Questo passo mi varrà a dimostrare due
intorno alla natura dell' anima intelligente, e come  quella  dottrina della Chiesa richiedeva assolutamente che questa
modo in alcuni maestri e scrittori di cattolica teologia,  quella  tendenza razionalistica, che tanto oggidì s' accorda colla
comunicarsi lo Spirito santo a chi rinunzia a  quella  Chiesa che lo Spirito santo stesso già dichiarò la colonna
cattolici dispiacevano le loro novità, e riprendevano  quella  tendenza a sottilizzare col discorso dell' umana ragione
potenza, che era acquisto legittimo de' grandi meriti di  quella  società religiosa a cui essi appartenevano, lasciati da
e in estinzione delle eresie? Ma l' essersi essi dati in  quella  vece a favorire la fazione de' teologi, che, sgraziatamente
calunnie, niuna ve n' ha più strana e più caratteristica di  quella  data dall' Arduino a tanti scrittori cattolici della
i funesti attentati di Pistoia. Perocchè, determinando  quella  Bolla , sempre mai memorabile, in che precisamente
fra i cattolici; nè poteanvi essere più che due sole parti,  quella  de' figliuoli docili alla Chiesa, e quella de' manifesti
due sole parti, quella de' figliuoli docili alla Chiesa, e  quella  de' manifesti refrattari alla sua parola. Che se l'
di colpevole e di demeritoria; alla seconda, soltanto  quella  di bene morale, di perfezione, di difetto e di peccato:
della volontà , e riducono la nozion del peccato stesso a  quella  della colpa. E perciò non posson dirci, se voglion essere
il lassismo, fu cagione, segreta o palese non importa, di  quella  morale che tanto facilmente dispensa gli uomini dall'
da questi due valent' uomini, non sia la mia personale, ma  quella  della verità e della sana dottrina, provalo anche il non
corrispondenza; e il non aver essi temuto d' affrontare  quella  sottilissima maldicenza (parlo di cosa pubblica), che non
mia non avea professato, nè professava altra dottrina da  quella  in fuori della Sede apostolica, quand' anco mi potesse
alcun reo disegno. Ma andò fallita la mia speranza. In  quella  vece ammutolì ben egli, ed una sola scusa non fece o alle
dire di rovesciare il Cristianesimo, la cattolica Chiesa, e  quella  stessa pietra, su cui ella è fondata. Non dirò io esser
« Propagatore religioso », che avean reso al finto Eusebio  quella  giustizia che si meritava. Fu risposto al primo
falsamente la taccia o il sospetto dell' eresia contraria a  quella  a cui essi pendono: un esempio schiarirà meglio quanto vo'
uso delle parole, senza alterazione però della dottrina. Ma  quella  inesattezza di parole fu adoperata altre volte dagli
eretici. Dunque sembra che voi altri vogliate stabilire  quella  inesattezza, acciocchè poi gli eretici se ne prevalgano
, quanto se si prende in senso di volontario libero;  quella  proposizione non può mai applicarsi a condannare la
da noi seguita. Questo non è certamente un insegnare, che  quella  parola si debba prendere in senso di volontario semplice,
in pratica quale sia la morale del razionalismo ,  quella  morale che fu condannata in teoria da Innocenzo XI e da
tanto s' allarmano solo immaginando, che il volontario di  quella  proposizione si voglia intendere per volontario in genere?
hanno preso a loro guida. E veramente se colla condanna di  quella  proposizione è stato solamente deciso, che a costituire un
non può essere certamente il libero. Ma se s' intende in  quella  vece essersi deciso, che a costituire un peccato è
(libero o no); in tal caso non possono più dire che  quella  proposizione non riguarda menomamente il vizio naturale
ed alla Chiesa che i bambini sieno [...OMISSIS...] , e in  quella  vece sostenere che sieno [...OMISSIS...] . Ma or che cosa
un tempo PER VOLONTA` e PER NATURA, poichè, come si diceva,  quella  è parte di questa. Che poi questa disposizione immorale
persona umana , e che la volontà immoralmente disposta è  quella  che costituisce propriamente la persona dell' uomo. »Tutto
essere dalla natura , è ad un tempo la loro natura morale  quella  che, essendo suscettibile di peccato, propriamente ne
quindi escludendo ogni altra specie di moralità, fuor di  quella  che dall' uso della libertà si produce. Il C. prende a far
ha il valore di libero; avvertendo però, che in generale  quella  parola, secondo la mente di Bajo, talora significa un
in essi somma importanza, dipendendo appunto da essi tutta  quella  prosperità e felicità che noi ci possiamo procacciar da noi
il primo e proprio significato della parola volontario sia  quella  di volontario in genere, non essendo la necessità e la
del libero è appunto questa, [...OMISSIS...] , che è  quella  stessa di S. Tommaso, che il nostro C. pretende doversi
usata in senso di libero! Riesce tanto più inconcepibile  quella  sicurezza di affermare che volontario si usi sempre per
volontario . Anzi egli avrebbe dovuto ben imparare da  quella  proposizione, che è insegnamento della Chiesa avervi due
di ragione; egli è facile il rispondere, che, trovata falsa  quella  supposizione, rimane parimente falsa la conseguenza che
l' orribile mostro del Bajanismo, ne parla come se  quella  dottrina fosse la contraddittoria appunto di quest' ultimo
fosse la contraddittoria appunto di quest' ultimo errore,  quella  nè più nè meno a cui Bajo fè guerra. Ma il vero si è, non
asserisce [...OMISSIS...] , volendo così far credere, che  quella  sia un' obbiezione che ponea loro in bocca Bajo, quasi che
dell' eresia pelagiana nell' uso continuo che egli fa di  quella  loro cara obbiezione, siccome fanno altresì i suoi
viene ad insinuare, che la dottrina di Agostino sia appunto  quella  di Bajo, con ingiuria gravissima a questo santo Dottore. La
e riprendendo il Rosmini perchè anch' egli consenta in  quella  medesima dottrina che è di sant' Agostino e di Bajo! Ecco
abstinere; venendo così a dichiarare infetta di Bajanismo  quella  distinzione con cui il campione più grande della cattolica
insinuare destramente che la dottrina di sant' Agostino sia  quella  di Bajo, è quanto un pretendere che la Chiesa romana, cioè
altra dottrina circa il libero arbitrio e la grazia, che  quella  dell' aquila fra i dottori. Lo dichiarò il pontefice
riscontrare la sanità della dottrina moliniana, se non  quella  della dottrina di sant' Agostino, rendendone per ragioni
Bajo, continuò sempre, giusta la tradizione antichissima in  quella  prima cattedra conservata, ad aver Agostino a maestro. Ella
Italia vi approdano portate in solenne trionfo a ribenedire  quella  terra; e la pastorale sua verga inaridita, rigermogliando,
intatta sin alla fine dei secoli. Or questa parola è stata  quella  che ha detto, [...OMISSIS...] , e però il peccato d'
stato seguito nel formale, cioè ne' suoi sentimenti. E in  quella  da voi fu provato, che il Rosmini ammette colla Chiesa, che
e che, come fa il nostro C., condannano, per erronea  quella  dottrina; mirano direttamente a distruggere il peccato
nel mondo, perchè prima v' era entrato il peccato; sicchè  quella  in ciascun uomo è effetto immediato di questo, non del
pena del primo lor padre, la quale affettava giustamente  quella  natura che il primo padre, e poscia i figliuoli di lui di
s' appella dalla Chiesa peccato: colpa poi in quanto  quella  inordinazione si considera come una cotal continuazione ed
riconosciuta da tutti i padri: [...OMISSIS...] . 2 In  quella  definizione non si riscontra la nozione di peccato e di
provare che dee esser vera COLPA; e che tal non sarebbe con  quella  definizione. [...OMISSIS...] 5 E` riprovata da' sommi
l' opinione del Cattarino e del Pighio. Dunque anche  quella  degli anonimi nostri [...OMISSIS...] Con queste ed altre
, dimostra che questo può dominare su di quella, anche se  quella  è naturalmente male atteggiata e disposta «( Antropol. L.
della natura umana, da trovarsi altresì nello stato di  quella  pura natura, in cui Iddio può crear l' uomo. Andiamo
privazione della grazia santificante, qual ella sarebbe  quella  dell' uomo creato da Dio in istato di pura, ma sana ed
la morte importa un male dell' umano individuo, cessandogli  quella  cosa che più di tutti è necessaria alla sua costituzione.
, ma l' anima innocente nell' ordine naturale, come sarebbe  quella  del bambino che nasce, se fosse vero il sistema de' nostri
e S. Tommaso, che ha una testa alquanto più grande di  quella  de' nostri Teologi dà loro piena ragione. Egli prova che
è simultaneo colla natura dell' uomo, come è simultanea con  quella  natura la limitazione (1). Imperocchè l' uomo, in quanto è
obliqua la sua volontà, che non ha altro in somma, che  quella  necessaria limitazione, che esclude l' ordine
di spiegarne la trasfusione: cioè una diversa ragione è  quella  che fa passare il difetto morale della natura , da quella
è quella che fa passare il difetto morale della natura , da  quella  che fa passar la colpabilità di quel difetto. Quando si
generativa. La corruzione della volontà libera d' Adamo è  quella  che spiega la trasfuzione della colpa ne' posteri; la
colpa ne' posteri; la corruzione della facoltà generativa è  quella  che spiega la trasfusione del peccato . Udiamo adunque il
in generatione , che S. Tommaso nomina tante volte, come  quella  che trasmette il peccato, non è già la volontà
volontà prevaricatrice d' Adamo; ma il peccato viene da  quella  forza attiva; benchè essa non sia soggetto di colpa, nè di
de' nostri teologi moderni conviene rinunziare affatto a  quella  ragione, che spiega sì bene perchè il Signor GESU` Cristo,
obice è posto dalla seminale generazione, la quale non fu  quella  di Cristo operata per ispirito Santo. Essendo dunque l'
forza o virtù fosse atta a trasmettere il peccato, ma solo  quella  che opera [...OMISSIS...] . Certo che per trasfondere una
l' uomo creato da Dio nell' ordine naturale potesse avere  quella  stessa terribil lotta che ha di presente, perocchè di
Ma si osservi, che una tale concupiscenza non è meramente  quella  che abbiamo designato come la seconda parte del peccato d'
è uno de' due sensi assegnatile. E questa concupiscenza è  quella  che ha forze sì potenti da captivare l' uomo sotto il
impedisce l' uomo dall' amare Iddio sopra tutte le cose è  quella  che è unita colla parte formale del peccato, consistente
che il preferire qualche creatura al Creatore, l' amar più  quella  che questo, potesse mai non esser peccato; o che la natura
alla sua infinita bontà e santità. La seconda necessità è  quella  che si trova nell' uomo caduto, ma rigenerato, è la madre
grazia dalle sue mani (2). Quanto poi alla prima necessità,  quella  di sentire meramente ciò che è sensibile, senza che la
schiettamente? E che di più facile? O avrebbe detto in  quella  vece che tutte le cose sono ora contaminate, tutte
che s' ha per la volontà ben ordinata; e dice non solo  quella  perita pel peccato, ma ben anco questa: [...OMISSIS...] ,
venire nella mente d' Agostino una tale risposta, e in  quella  vece rispose accordando che [...OMISSIS...] . Ammetteva
della libertà umana, fatto o dall' uomo stesso in cui  quella  trista necessità si ritrova, ovvero dal primo padre; di
produce la deformità della volontà: la legge vieta  quella  mala adesione . L' odio di Dio e del prossimo per sè ed
Essendo mala in se stessa, la legge la proibisce:  quella  malvagità è anteriore alla legge o al precetto, è fondata
o al precetto, è fondata nella natura delle cose. Ella è  quella  che rende possibile il precetto. Questo viene dopo, e non
di fatto non può mancare, benchè senza demerito, e  quella  deordinazione è una immoralità; perchè risiede nella
Egli è vero, che la volontà potrebbe disordinarsi anco in  quella  sola parte che è libera. Questo è il caso del precetto
d' origine sono effetti, non hanno altra colpa diversa che  quella  dello stesso originale peccato. In terzo luogo ancora furon
che gli avvenne dall' atto libero, col quale si pose in  quella  mala necessità. Ad ogni modo nell' una o nell' altra
allo spirito ed al fondo d' una tale condanna, che contro  quella  eresia, ella, al suo solito, rimettesse in vigore una sì
fine, osservando se queste potenze procedono o no secondo  quella  regola , che al suo fine le scorge, [...OMISSIS...] . Ora
gli atti volontarii sono in balía dell' uomo stesso, per  quella  forza che si giace nella sua volontà come volontà, e la
col peccato libero ci sono due inordinazioni, l' una  quella  della volontà , che è disordine dell' uomo, in quanto è
che rispettivamente ad Adamo, causa rimota e libera di  quella  inordinazione necessaria della volontà, acquista il nome di
libera che la produsse; ma solo riferita a questa causa,  quella  dannazione dicesi meritata, e ne viene così giustificato
eudemonologico; ma che, in quanto alla COLPA ed alla LODE,  quella  si rifonde sempre in quegli atti liberi , che quegli abiti
determinare alcuni casi speciali, ne' quali s' avveri o no  quella  necessità. Che dunque sia di fede in generale, che v' abbia
(1), e nè pur muoversi colla sua sola libera volontà verso  quella  giustizia che è tale agli occhi di Dio (2); III Che l'
all' umana superbia, [...OMISSIS...] , e soggiunge con  quella  immobile persuasione, che sola infonde la fede, e sol la
e di pernizioso. Ora fino al diluvio non può essere perita  quella  rivelazione del futuro Messia consegnata a padri così
stirpe umana, e a lui consegnò il prezioso deposito di  quella  promessa, che conteneva la FEDE, mezzo di salute destinato
col libero arbitrio la profferta salvezza, facendo onta a  quella  infinita bontà che pur volea tutti salvi, e alla salvezza
all' altre nazioni, benchè sien meno conosciuti; e dico in  quella  vece, esser certo che VII Iddio, considerata la sua
i quali in tal caso non riceverebbero pena maggiore di  quella  de' bambini, [...OMISSIS...] . Che se anco degli uomini
basti a giustificar l' uomo questo solo, ch' egli creda di  quella  fede che aver si può dal testimonio delle creature, ed alla
di Cristo: [...OMISSIS...] , indicano sufficientemente  quella  giudiciale condanna, che suppone la colpa, la quale aver
la naturale giustizia, sentendosi rispetto a questa in  quella  condizione che descrive l' apostolo, dicendo,
lasciata a se medesima, non si nega, nè si distrugge  quella  potenza superiore ad essa che LIBERTA` si chiama, e che è
può vedere, se la dottrina di S. Tommaso d' accordo con  quella  di S. Agostino, che [...OMISSIS...] sia o non sia uguale a
di S. Agostino, che [...OMISSIS...] sia o non sia uguale a  quella  da noi esposta ne' passi surriferiti, ne' quali si
C. questa volta volle accompagnar della sua, aggiungerò  quella  d' un solo Teologo pregiato da tutti senza eccezione,
muove e conduce il ragionamento; vi dirà ancora che  quella  loro volontà poi che travia in essi il ragionamento è
sia distratta parte o tutta da una sola potenza, poniamo da  quella  del senso e dell' istinto animale, si rimane meno od anche
atto col quale avea determinato quel falso giudizio, e  quella  falsa stima dell' oggetto. Perocchè sebbene la prima
la volontà è sana e retta, e immune dalla violenza di  quella  passione che, come dice l' Angelico, talora trae a sè sola
[...OMISSIS...] . La ragione del qual ultimo fatto è  quella  appunto data da S. Tommaso là dove con tanta sapienza
da me richieste, acciocchè un atto sia necessario, sieno in  quella  vece da me richieste, acciocchè un atto sia libero, e dopo
piega di artificiose parole togliono a far credere, che  quella  differenza che caratterizza la sana dottrina, sia un errore
è la sana dottrina, ed ognuno intende quanto differisca da  quella  di Bajo, il quale attribuisce la nozione di peccato anche a
e spassionato paragone tra la dottrina di tali teologi e  quella  già condannata dalla Chiesa ne' pelagiani, e apparirà
Questi moderni, tementi la condanna stessa, dicono che  quella  privazione de' doni gratuiti è peccato, e in ciò dicono
Chiesa intorno alla naturale possibilità dell' uomo, ed a  quella  possibilità di viver bene che egli acquista coll' infusione
stesso, non solo per le colpe attuali, che gli cagionarono  quella  torbida e violenta passione, non solo per le occasioni, a
indifferente, e degna di trascurarsi a' nostri giorni  quella  de' nostri teologi, che insinuano apertamente che il
Alla quale, nello spirito razionalistico, consuona pur  quella  filosofica, che da' sensi, a' quali s' attribuisce la
la giustizia originale dalla grazia santificante , benchè  quella  in Adamo dipendesse da questa, stantechè la giustizia
gli atti suoi ad un tempo quell' ordine di ragione, come  quella  la cui attività è perduta in parte nell' animalità, il che
alla potenza ed agli spontanei suoi atti e però il male di  quella  e di questi si riduce in fine alla mala disposizione dell'
in sè riesce difficile a intendersi per cagione, che  quella  disposizione immorale sfugge alla coscienza. Ma la fede,
tra il sentimento della carne, di cui si ha coscienza, e  quella  mala qualità e disposizione dell' anima di cui la coscienza
parla, occulta madre di quel sentimento. La concupiscenza,  quella  concupiscenza cioè in cui l' essenza del peccato originale
pure il nome di concupiscenza; ed è in questa, che ha sede  quella  mala qualità , quella macola , quel reato , in che consiste
ed è in questa, che ha sede quella mala qualità ,  quella  macola , quel reato , in che consiste il peccato d'
dell' anima è sostenuta dall' infusion della grazia.  Quella  tendenza dunque che rimane specificamente diversa dalla
stessi ignota fin a tanto che non erompe a' suoi atti. E  quella  disposizione in cui consiste il peccato non è già la
mala qualità , come dicemmo con S. Agostino, che trovasi in  quella  concupiscenza, quale è a noi innata e dura avanti il
il peccato? Consiste in questo, per dirlo di nuovo, che  quella  tendenza al diletto animale e al bene subbiettivo della
Rimane potente all' incontro la volontà della carne , cioè  quella  che segue il bene soggettivo e sensibile, volontà che ha la
. La mala qualità che costituisce il peccato è  quella  « mortalis infirmitas » della facoltà di volere il bene
a volere il bene soggettivo e sensibile, onde ne consegue  quella  che Ugone dice « concupiscendi necessitas ». Questa è la
la facoltà di volere e di fare il bene oggettivo è divenuta  quella  che S. Agostino colla tradizione chiama il libero arbitrio
lasciata andar col suo peso; anzi la miglior parte di lei,  quella  in cui l' uomo personalmente esiste è nella mano di Dio che
che [...OMISSIS...] , di maniera che la ragione de' primi e  quella  de' secondi sia egualmente forte contro le lusinghe de'
è ciò che rende la sua concupiscenza di specie diversa da  quella  dell' uomo non battezzato, e che gli dà forza di resistere
di forza pratica; in questo caso dico, ne' non battezzati  quella  volontà che riman così vinta, suol essere quella stessa
battezzati quella volontà che riman così vinta, suol essere  quella  stessa volontà, che è rea e macchiata; cioè che ha in sè l'
nascono da una concupiscenza, che è diversa di specie da  quella  de' non battezzati; essi sono poi anche minori di numero, e
leggi diverse; e formano due sfere di operare; delle quali  quella  della libertà è superiore a quella della semplice volontà.
di operare; delle quali quella della libertà è superiore a  quella  della semplice volontà. Il moderno teologo precipita nello
ubbidirebbe. Ora quali sono le leggi della volontà , quando  quella  facoltà (diversa dalla libertà) che dicesi, un appetito
si voglia perchè è mobilissima e soprammodo delicata; e per  quella  legge che dicesi anche spontaneità , se due agenti
sua natura (se il libero arbitrio non si oppone) prevale a  quella  della carne: prevale dico per due guise, l' una perchè
sana e santifica il principio personale dell' uomo che in  quella  punta risiede; ed altresì perchè l' operazione divina è più
perchè l' operazione divina è più forte di sua natura di  quella  della carne, ed ella è sì forte che niente può separare
spontaneamente alle dilettazioni che la dileticano, e più a  quella  che la diletica maggiormente; e se un bene l' occupa nella
dal male, bastando che fosse aiutata a fare il bene con  quella  grazia, «SINE QUA », non si può operare il bene perfetto,
all' opera della salvazione; perocchè anzi la volontà è  quella  che viene santificata e informata dalla carità di Cristo, e
che viene santificata e informata dalla carità di Cristo, e  quella  che poi opera coll' aiuto di questa grazia e dell' attuale
e più altamente: tale è la legge della volontà; non  quella  della libertà che domina sopra la volontà. E alla volontà
appetito razionale; »entro la quale sfera, prescindendo da  quella  forza superiore che si definisce coll' Apostolo « « potere
della sfera della volontà sta nell' uomo un' altra sfera,  quella  della libertà , nata ad essere signora della volontà, che è
distinte queste due attività dell' anima razionale, cioè  quella  di volere , e quella di eleggere fra le volizioni , la
attività dell' anima razionale, cioè quella di volere , e  quella  di eleggere fra le volizioni , la volontà e la libertà. Per
. Là dove il nostro teologo viene a sostenere in  quella  vece che la vittoria contro alle illecite concupiscenze può
episcopato quant' era da loro e la gerarchia, o le fecero  quella  guerra lunga or diretta ora indiretta che poteron maggiore
che in occasione de' riti Cinesi gettò fra i missionari  quella  sempre mai lacrimevol discordia, che tanto danno recò alle
con tante bolle de' Sommi Pontefici, e ultimamente con  quella  del dottissimo Benedetto XIV degli 11 Luglio 1742? Lasciamo
Chi ben ha penetrazione, m' intenderà. Dove fu mai educata  quella  gioventù francese, che diede al mondo il più sanguinoso
li desiderino; ma nello stesso tempo non dimenticate, che  quella  bontà è santità essenziale: e che Dio è buono perchè vuol
quasi a modo di gemma sulla prima pianticella; ed è  quella  che prese forma dall' opera presente, che intitolammo: «
dello scrivere. Inoltre, se, nel primo accingermi a  quella  più ristretta esposizione e discussione delle dottrine
che presentare al pubblico una cosa assai più imperfetta di  quella  che potevate fare con nuovo e maggiore studio? Se debbo
d' un primo tentativo, li condurrà più facilmente in  quella  via di solidi studi, a cui abbiamo sempre desiderato di
della Grecia, e il nobile entusiasmo, che la bellezza di  quella  luce suscitava nei loro animi, faceva tacere ogni critica.
questa alternativa? La prima cosa che ricorre alla mente è  quella  di negare l' esistenza del genere e d' ogni altro
Roscellino. Vero è che Boezio stesso si fa a risolvere poi  quella  difficoltà, già da lui proposta con tanta forza, per fare
ha la relazione di similitudine e non viceversa. Che se in  quella  vece si volesse dire che il singolare somiglia all'
contento della soluzione data da Boezio, egli rimanesse in  quella  vece preso nella rete dell' argomentazione stessa, colla
(2); nè questo solo però sarebbe bastato a poter dedurre  quella  conseguenza, se di più non fosse intervenuto nella mente di
delle idee , ma si poteva anche uscirne e trascorrere in  quella  delle sussistenze , senza pure avvedersene, senza avvedersi
a pieno sconfitti nel campo del ragionamento. Ma  quella  confusione che noi accennammo dei due significati del
esempio di realità che attirasse l' attenzione fuor di  quella  dei sussistenti e particolarmente dei corpi: anche ai
di sussistente, poichè non c' era altra esistenza che  quella  dei sussistenti, che per vero sono i singolari. C' erano
conosciuto che il mondo è di un' altra natura diversa da  quella  delle idee ; perchè composto di sussistenti che sono
uniti, e questa distinzione medesima ha per suo fondamento  quella  delle due forme, l' ideale e la reale , dell' essere. Il
di Dio, e quale la cognizione soprannaturale; la prima « è  quella  cognizione di Dio che l' uomo ha mediante le idee », la
di Dio che l' uomo ha mediante le idee », la seconda « è  quella  cognizione di Dio che l' uomo ha per una percezione
non poco contribuì alla produzione degli ultimi sistemi di  quella  per altro dottissima nazione (1). A tutti costoro mancando
crediamo che tanto la denominazione di realisti , quanto  quella  di semirealisti , applicata al sistema di questi
reali le idee, intendono d' una realità attiva , come  quella  delle cose sussistenti nell' universo: questo è quel
dell' idealità fa sì che l' umana mente sdruccioli da  quella  in questa, quasi per un suo proprio peso, confondendo due
di essere tutta loro propria, interamente diversa da  quella  delle cose reali. Non arrivandosi a questo colla mente che
natura Anassagora separò la parte intellettiva e pronunciò  quella  memoranda sentenza, che « la mente non poteva avere mistura
alle idee un' esistenza subiettiva ed attiva , come  quella  delle cose mondiali? Circa la quale questione, per quanto
In realtà nella natura costituiscono insieme colla materia  quella  causa efficiente che Aristotele chiama appunto natura , e
chiama appunto natura , e nel pensiero costituiscono  quella  causa efficiente che Aristotele chiama arte . Le idee
altra colle speculazioni aristoteliche. Di qui ancora venne  quella  sentenza così frequente in Cicerone, che gli antichi
XII e XIII Amaury e David. L' islamismo non trovava in sè  quella  forza logica e morale che ha il cristianesimo, e però non
divisione del genere umano sulla terra, è indubbiamente  quella  delle due società, di cui fa menzione il « Genesi » (3); e
dunque e si riflette nelle filosofie, e principalmente in  quella  che in un dato tempo è più autorevole e più acclamata, la
confermato dalla storia del platonismo non meno che da  quella  dell' aristotelismo. Nelle considerazioni storiche fatte da
schermendosi con ridicole ed insolenti distinzioni, qual fu  quella  celeberrima della doppia verità, la filosofia e la
alla forma, perchè la forma, causa della materia, è  quella  che li fa essere, e dalla forma si denominano. Se questo
sua forma più bassa, materiale e dissoluta, annidatasi in  quella  corte, e ivi protetta da Federico e da Manfredi, corruppe
si intenda la sua dottrina materialmente presa con tutta  quella  indeterminazione nella quale egli la lasciò. Poichè i
e per vero la più elevata parte dell' edifizio filosofico,  quella  in fine che più di tutte le altre esige proprietà nelle
dottrina Aristotelica, che raffrontandola di continuo a  quella  veramente originale del suo maestro, dalla quale la derivò
intendere tanto la quiddità degli individui reali, quanto  quella  degli individui ideali: poichè il tutto e la composizione
avere definizione (2), e per composizione s' intenda  quella  che mette l' ente in atto. Un altro dei quattro significati
nelle cose reali o singolari, [...OMISSIS...] , però  quella  forma e specie che sia un che determinato realmente,
dell' essere , come d' una cosa unica e da sè; ma in  quella  vece vi dirà come l' essere si predica o per accidente, o
un' altra specie di universalità predicabile, oltre  quella  propria dell' essenza sostanziale. Quindi la sola sostanza
essenza. Ne verrà, che l' essenza ( ousia seconda ) sia  quella  che inesistendo in un individuo reale lo costituisce ciò
lo costituisce ciò che è, cioè un' ousia prima . Or se  quella  non fosse sostanza (essenza sostanziale), sarebbe una
un' essenza diversa dall' essenza prima e singolare, e  quella  costituisse questa, ci sarebbe una dualità di sostanze
costituita sia la medesima. Convien dunque conchiudere, che  quella  stessa essenza sostanziale, che in quanto si predica di
predica di molti è universale, cioè l' ousia seconda , sia  quella  stessa essenza sostanziale che costituisce l' individuo
Aristotele credeva di uscire da quell' ambiguità, da  quella  specie d' antinomia, in cui la questione degli universali
Ma questa qualità predicata può essere essenziale, ed è  quella  che si dice « sostanza seconda », e significa un quale
quale circa la sostanza prima, [...OMISSIS...] . Quest' è  quella  qualità sostanziale, quell' universale (la specie e il
che certamente è una e indivisibile (1). Ora, come poi  quella  forma reale , che dice in un modo essere subietto, sarà
singolare dalla specie universale, che le s' attribuisce, e  quella  si conosce dalla mente con questa. Come dunque quella sarà
e quella si conosce dalla mente con questa. Come dunque  quella  sarà prima, se riceve la sua quiddità, l' esser quello che
abbiano un' anteriorità a quelle singolari sostanze, e in  quella  vece pretende che sa il contrario? In un altro luogo,
queste da spiegare, e così le idee ridivengono necessarie.  Quella  conclusione dunque vale a condizione, che sia vero il
scuole, e da Platone stesso, mi pare, usata, od accettata,  quella  cioè che chiamava la materia il tuttinsieme «to synolon», o
come dice, dei principŒ dei sensibili (1); ma venendo a  quella  specie, che è nella mente dell' artefice, confessa
difficoltà rimane involta questa risposta? La prima è  quella  di sapere, se la specie , che è nell' artefice, sia specie
tosto appresso, rinfrancato, ne parli in modo assoluto:  quella  specie dunque, che è l' arte , è fuori della casa reale,
e si corrompono, e però sono in questo agguagliate a  quella  che prima avea chiamata « « l' ultima ( «ta eschata») » »;
e l' ideale, conviene avere presenti all' intelletto sì  quella  che questa: ma se quella si conosce, questa seconda è
avere presenti all' intelletto sì quella che questa: ma se  quella  si conosce, questa seconda è inutile «( Ideol. 107, not.)
forma de' reali , e la specie dell' intelletto , facendosi  quella  in atto, quando questa non è in atto, ma ha bisogno, che l'
di nuovo la specie , che è nell' intelletto, non può esser  quella  stessa che è ne' reali (4). A malgrado di tutto ciò
; e un' altra mente che la fa diventar tutte le forme. Ora  quella  mente che produce le forme non può essere le forme stesse
la mente in potenza a divenire le specie in atto, e però  quella  è diversa dalle specie in atto da essa prodotte, e pure,
è diversa dalle specie in atto da essa prodotte, e pure,  quella  sola è immortale e perpetua: convien dire che c' è qualche
eccellente delle specie stesse in atto, e queste periscono,  quella  poi sopravvive. Ma in tal caso come fa egli che la mente
avanti? e queste stesse specie in atto aveva detto essere  quella  mente possibile che diventa tutte le specie? Poichè torna a
torna a dire, a proposito della mente agente, che « «  quella  scienza, che è in atto, è il medesimo che la cosa (4) » ».
che costituiscono un solo essere chiamato da Aristotele « «  quella  che da prima è sostanza » » [...OMISSIS...] . Questa
una diversa interpretazione, conviene che ci atteniamo a  quella  che meglio e più facilmente concilia Aristotele con se
dottrina dunque propria dell' intendimento è supposta, ed è  quella  che abbiamo prima indicata, e considerando quale sia
qui si dà cura di definire di qual mente parli, e dice di  quella  « « per la quale l' anima conosce ed è prudente »
acciocchè non nasca equivoco, di avvertire che parla di  quella  mente « « colla quale l' anima raziocina e congettura »
dunque, che anche la mente non ha altra natura, che  quella  di potenza , [...OMISSIS...] . Nel capitolo seguente viene
fa l' atto di conoscere, perchè in virtù di quest' atto  quella  che prima era potenza, riceve gl' intelligibili; ma questi
intelligibili » », tutto il nodo della questione sta in  quella  particella «pos», piccolissima di mole a segno che sfugge
attenzione de' lettori, come un nonnulla, ma che pure è  quella  cosa che contiene tutto il sistema, se c' è sistema; e se
c' è sistema; e se non c' è, che fa credere che ci sia. Ora  quella  particella è appunto la più trascurata dal nostro filosofo,
e supponendola chiara da sè, non ci fa commento. Intanto da  quella  proposizione limitata e condizionata, perchè non s' avvera
citato capitolo quarto, intende l' unica mente umana, anche  quella  che opera, conosce, raziocina, congettura, prudenteggia
analogia delle cose esteriori, attribuendosi all' anima  quella  costituzione, che in queste si ravvisava. Ora in tutte le
mettere insieme che egli fa la sanità e la scienza , quando  quella  è una forma subiettiva , e questa è una forma obiettiva . E
C' è però un subietto, che non s' appropria già  quella  forma come un elemento della propria natura, ma un subietto
che reca in esempio, la scienza e la sanità , dicendo, che  quella  è forma dello sciente , questa del sano . Poichè la sanità
l' anima come subietto, ogni qualvolta la descrive come  quella  che contiene e dà l' unità agli elementi corporei,
» l' intuizione dell' essere; il che Aristotele in  quella  vece dice della percezione, nella quale l' intendimento
subietto, sia fornita di un tale universale, il quale le dà  quella  virtù, che la rende mente attiva, «nus poietikos», ossia
l' altre attribuzioni che gli dà Aristotele, tra l' altre  quella  di non essere alcuna delle specie, quand' è in potenza, ed
, onde, conchiude Aristotele, non ha altra natura che  quella  di possibile ; [...OMISSIS...] . 2) Dice poi che questa
nella specie sensibile , ma con ciò stesso distingue  quella  da questa. E tant' è vero che la distingue, che dice che
da questa. E tant' è vero che la distingue, che dice che  quella  si contempla « «insieme col fantasma » [...OMISSIS...] »;
in potenza, prima di fare gl' intelligibili, e in atto. Ma  quella  mente che fa gl' intelligibili, è essa stessa per natura
considera tutte le operazioni, e dice che l' anima è  quella  che le contiene tutte ed unifica e però non ha parti (6).
è in potenza tutte quelle specie determinate, e questa è  quella  che chiama mente, «nus». Stabilito questo, Aristotele
Ma osserva, che è anteriore la ragione d' intelligibile a  quella  di appetibile, perchè si appetisce una cosa per la ragione
e tra le sostanze quella, che semplicemente è, cioè  quella  che è in atto; perchè se fosse in potenza non sarebbe
alla scienza. E veramente la scienza che descrisse, è  quella  che si fa per via di discorso, come egli stesso dichiara,
esser quella, che trae al suo atto la mente potenziale,  quella  perciò che rende l' anima umana atta a trarre dalle
detto la scienza; poichè non ogni anima è atta a ciò, ma  quella  che è tale, cioè a cui è venuta dal di fuori questa mente
nelle cose. Quindi questa mente venuta dal di fuori è  quella  che rende intellettiva l' anima che la riceve, ossia che dà
« mente dell' anima », [...OMISSIS...] », ed è definita « «  quella  con cui l' anima raziocina e percepisce », [...OMISSIS...]
dalla cognizione de' principŒ: ma si sarebbe accorto che  quella  e questa dipendono dallo stesso atto d' intuizione dell'
devono avere i principŒ della dimostrazione; tra le quali  quella  di essere più noti e precogniti, [...OMISSIS...] . Dalle
stessa mente in senso obiettivo. In quest' essere si trova  quella  costanza, che non si trova nel senso, onde come quelli che
e perciò dell' « essere comunissimo », e questa è  quella  che chiama Filosofia prima. La prima dunque di tutte le
non è le cose, essendo queste per loro essenza singolari, e  quella  per sua essenza universale , e per conseguente comune . D'
sieno identiche: onde la sanità nella mente del medico è  quella  stessa che da lui prodotta esiste nell' uomo sano. E così
sostenere, che la specie intellettiva della pietra sia  quella  stessa specie reale , se così si vuol chiamare, che è l'
della divergenza della opinione di Aristotele da  quella  di Platone suo maestro, ripassiamo i novi argomenti che
la dottrina che Aristotele sembra voler contrapporre a  quella  di Platone. Poichè questi per trovare un punto fermo
uomo o che è animale, si dice che la sua essenza o natura è  quella  d' esser uomo o animale. Se dunque quegli universali, che
che di essa si predicano, e che questi sono posteriori a  quella  nell' ordine del pensiero totale, e però quella deve
a quella nell' ordine del pensiero totale, e però  quella  deve preesistere. Si dirà non di meno che un' idea
di non7ente, a tutte affatto le specie, anche alla prima, a  quella  dell' ente, che costituisce il primo de' cinque sommi
generi più universali, e credono che a questo solo conduca  quella  disciplina da lui tanto magnificata come la prima di tutte
secondo Aristotele, l' essenza che si vede nelle idee è  quella  stessa de' singolari, in modo che a questi si deve
riconosce che l' essenza stessa, che è nelle idee, è  quella  che s' attribuisce veramente e si predica delle cose reali
veramente e si predica delle cose reali e singolari, e per  quella  queste si conoscono, perchè quella è la propria natura e
reali e singolari, e per quella queste si conoscono, perchè  quella  è la propria natura e causa formale di queste (3). Rimane
(2). Poichè qual vi può essere sentenza più consentanea a  quella  di Platone quanto il distinguere che fa Aristotele tra la
della mente e nelle orazioni. Se l' essenza dunque è  quella  che si partecipa da' sensibili, e questa è veramente, non
medesime di specie, perchè l' essenza che è nella specie, è  quella  medesima che è ne' corruttibili; mentre altrove pretende
che s' intuiscono nelle idee non abbiano altra natura che  quella  d' essere precisamente « universali o comuni ». Ma Platone
dire, quale sia quest' altra essenza separata diversa da  quella  de' sensibili. Ma se fa un' essenza sola, e dice che questa
che cosa sia quest' altra sostanza o essenza diversa da  quella  de' sensibili, che Aristotele rimprovera di continuo a
inferiori, sono parziali, [...OMISSIS...] , e minori di  quella  prima natura a cui nulla aggiungono, ma da cui rescindono
ma da cui rescindono una parte, [...OMISSIS...] :  quella  natura dunque è più completa d' ogni altra sostanza. Questa
non precisamente nella sua condizione di comune , ma in  quella  d' appartenenza d' un primo ente per sè, cioè di Dio. A
sono enti in potenza (2), e che perciò deve esserci  quella  sostanza singolare che non si predichi d' altro, in cui
coerentissimo a tutta la sua filosofia, ed un risultato di  quella  sua dialettica, con cui egli l' ha lavorata, e che egli
nè sono nè hanno alcuna essenza, ma l' essenza loro è  quella  stessa che sta e si conosce nelle idee di cui partecipano.
il suo principio « che la sostanza reale e singolare, come  quella  che è perfettamente attuata, dee essere anteriore a quelle
delle essenze ». Platone più forse per dimostrare quanto  quella  questione fosse implicata, e più per confonderli che per
di queste ultime scienze se non traendone i primi fili da  quella  che dà il loro naturale iniziamento a tutte le scienze
[...OMISSIS...] , e lo spazio, nell' immensità del quale  quella  materia da' suoi proprŒ pesi disquilibrata era portata a
come contemporanei, e aventi una stessa origine, cioè  quella  che assegna al più eccellente di questi tre elementi nel X
hanno per autore Iddio, come potrà ammettersi per increata  quella  natura, che non ha verità in se stessa, ma è mutabile
ab aeterno (1). Ma la materia definita è reale, e come  quella  si chiama immobile al par delle idee, così questa si move,
cosa che Platone non gli avrebbe negato; mostrandogli in  quella  vece che quelle materie, non differendo nè di specie, nè di
in aria, senza alcuna ragion sufficiente, come ad esempio,  quella  dell' unità del Mondo argomentata dall' esser egli composto
che quest' idea sia per Platone interamente diversa da  quella  dell' ente, che è da lui chiamato « « il massimo e precipuo
come sembra, in che modo tutte le idee si riducano a  quella  prima, che è il lume, e in essa s' acchiudano virtualmente,
dubbio il lume delle menti per Platone è una prima idea,  quella  che egli chiama massima, e precipua, e prima di tutte, l'
è l' essere assoluto, la cui più alta denominazione è  quella  di Bene (3). Questo colla sua propria energia produce in sè
sentimento è suscettivo come di due impronte, l' una è  quella  del Bene stesso, e quest' impronta del Bene è il lume
ossia una specie impressa del Bene. L' altra impronta è  quella  del sensibile corporeo; perocchè i corpi sensibili sono,
le divide, e prima descrive la formazione dell' anima, poi  quella  dei corpi, questo fa per ragione di metodo e per la
altro è l' esistenza, che hanno come idea o essere, altro  quella  che hanno come simulacri o fenomeni, la quale può anche
stessa cosa, cioè il Bene essenziale (1). Onde facilmente  quella  discrepanza d' opinioni così si compone. Vediamo ora qual
Parla Socrate nel Fedone di quelli che nè investigano  quella  potenza per la quale l' Universo è così ottimamente
le idee tra loro per natura aggruppate (e la dialettica è  quella  che cerca di conoscere questi gruppi e li analizza), non è
Laonde io stimo che quest' anima di Dio sia diversa da  quella  creata e partecipata che Platone dà al mondo. Poichè di
anima adunque dell' esemplare non è l' anima del mondo, ma  quella  da cui fu ricopiata. Ma Iddio che fece e l' esemplare e il
e omnimoda sapienza » », [...OMISSIS...] , che è appunto  quella  che contiene l' Esemplare; di che argomenta che la sapienza
sia da dirsi lo stesso dell' altre cause che a  quella  somma s' avvicinano, cioè degli astri (2). Il che, dice,
della Causa di tutte le cose » » (3) e ciò certamente per  quella  ragione appunto, che è nel X della « Repubblica », che
c' è l' anima somministrata dalla Causa, e però diversa da  quella  propria della causa. Questa non può esser causa se non ha
, e sempre impera al tutto, [...OMISSIS...] ed è  quella  che presta l' anima alle cose animate di quaggiù
idee a lui essenziali, sembra un atto d' intelligenza,  quella  «megale dianoia» di cui nel Cratilo dice che Giove sia
questo concetto d' un certo numero d' idee organate, a  quella  prima dell' essere congiunte, benchè Iddio in sè sia
intuizione de' possibili, ma ad un tempo un atto di  quella  immaginazione e affermazione divina con cui Iddio pensando
queste tre cose o piuttosto due (perchè l' anima è  quella  che ha l' intelligenza) congiunte insieme lo formavano « «
creata prima. Essa è una specie di sostanza, media tra  quella  che è sempre la medesima e quella che è sempre un' altra ,
di sostanza, media tra quella che è sempre la medesima e  quella  che è sempre un' altra , e lega in sè stessa queste due
(altro cioè dall' idea), tuttavia non gli può convenire  quella  di diverso , di contrapposto a ciò che è sempre il medesimo
tra la sensazione soggettiva e la percezione intimamente a  quella  unita «( Ideol. 701 7 707; 722 7 747; .7. 7 900; 9.3 segg.)
c' è intelligenza e scienza. 3 E` sempre tutta l' anima  quella  che conosce con un interno movimento, [...OMISSIS...] :
per natura, e l' idea universalissima; rimane a vedere di  quella  terza sostanza che li congiunge quasi nel mezzo di essi,
ad un tempo sentito ed inteso , e questa percezione è  quella  che dà all' anima, per così dire, una figura circolare,
a specificare una tale armonia, si restrinse a considerare  quella  specie particolarissima di legge armonica che governa i
le principali leggi dell' armonia universale e di  quella  dell' anima devono essere le stesse. Se non che piuttosto
del suo sistema filosofico, accettò, come una vaga ipotesi,  quella  dottrina dell' armonia sonora , e ornandola di novi
nello stesso primo sentimento; 4 e tutto questo con  quella  stabilità di fisse leggi colle quali sogliamo avere le
al mondo [...OMISSIS...] contenente il mondo (1),  quella  parte certamente che nel Fedro chiama sopraurania . Così il
hanno la mobilità esemplare della mobilità reale, copia di  quella  (3). Distingue dunque Platone anche qui quelle due specie
questo è subiettivamente mutabile, realizzando in sè  quella  obiettiva mutazione. A Dio dunque, dice Platone, e all'
cominciamento [...OMISSIS...] formando, delle reliquie di  quella  stessa sostanza, di cui aveva elaborata l' anima del mondo,
Ora, come la estensione, che è nell' anima, è  quella  stessa in cui è diffusa la materia e la forza corporea (1)
secondo i suoi proprŒ istinti, le dà, secondo Platone,  quella  configurazione che mostra d' avere, sia come corpo dell'
ma una copia e un' imitazione apparente ai sensi di  quella  forma ideale. E che le forme e la distribuzione dalla
dall' anima, quand' ella è anzi «aei kata tauta hosautos»;  quella  che si modifica è l' anima, ricevendo l' atto del conoscere
ricevendo dalla intima e non più impedita sua unione con  quella  eterna natura, la perenne immortale e stabile vita. E
appunto la causa delle idee che compongono l' esemplare, e  quella  che in sè contemplandole, le contiene e le rende vive ed
e pur incessantemente desiderato. [...OMISSIS...] .  Quella  insufficienza con cui l' uomo conosce il Bene, quell'
due generi è chiamata da Platone cogitazione , «dianoia»,  quella  che corrisponde al secondo è chiamata mente o intelligenza
allora noi abbiamo prima la percezione sensibile di  quella  imagine, poi la percezione intellettiva ; da questa, l'
vuole Platone, che il filosofo dialettizzando pervenga a  quella  qualunque notizia che l' uomo può acquistarsi della
per ultima e suprema essenza, non questa del nudo essere ma  quella  del Bene; poichè quella del puro e indeterminato essere non
non questa del nudo essere ma quella del Bene; poichè  quella  del puro e indeterminato essere non presta che il principio
e la misura della giustizia e dell' altre essenze tutte, di  quella  dell' onesto, del temperato, del sapiente, dell' utile; le
temperato, del sapiente, dell' utile; le quali perciò da  quella  dipendono e ne ricevono la legge e l' ordine, e tutto ciò
del Bene » ». In tal modo ricorrono al Bene per determinare  quella  sapienza nella quale dicevano di riporre il Bene.
e causa di tutte. Ma qual è l' essenza più vicina a lui?  Quella  che Platone chiama il Figliuolo del Bene che è la luce ,
. Come tra tutti gli organi sensori la vista è  quella  che è sommamente partecipe del sole e del lume, così tra
del sole e del lume, così tra tutte le facoltà umane  quella  che riceve più il lume intelligibile è la mente «nus» (4),
[...OMISSIS...] . All' essenza infatti di Dio, che è  quella  della bontà, Platone attribuisce nel Timeo la causa della
la mente dalle une alle altre fino alle somme, fino a  quella  della stessa virtù, cioè a quello che è « « per sua natura
. Distingue dunque la mente divina dalla mente creata ,  quella  perfetta e sufficiente a se stessa, questa imperfetta e
(1) e per natura di entrambi più eccellente. Essendo dunque  quella  che dà l' essere e l' essenza e il bene a tutte le altre
della sapienza e del piacere. Distingue dunque due menti:  quella  partecipata dall' ente creato e quella che è per sè Mente.
dunque due menti: quella partecipata dall' ente creato e  quella  che è per sè Mente. Chiama questa « «vera e divina Mente »,
ciò che è per sè il Bene quaggiù ci manca. Possiamo in  quella  vece esprimerlo con una cotal formola razionale composta e
una tale essenza che dee essere necessariamente compresa in  quella  del Bene nè può essere altrove, benchè non sappiamo come si
possiamo, il Bene stesso. [...OMISSIS...] . Trattasi qui di  quella  mistione da cui risulta il bene dell' animale intelligente
. Quindi la terza idea partecipata dal Bene,  quella  della bellezza. [...OMISSIS...] . Il bene dunque nell' ente
sublimi parole non pronunzia Platone senza dar segno di  quella  sua solita riverenza e modestia, con cui parla delle cose
ordinato, sia nel mondo, sia nell' uomo, cioè in  quella  perfetta composizione tra la sapienza e il piacere, onde
dagli animali divini e dall' animale umano. E questa è  quella  mente che pone terza nell' ordine de' beni, perchè sola non
ordine dalle superiori e finalmente dall' ultima, che è  quella  del bene, ricevono la commisurazione. Conchiude dunque
vede la profonda differenza, che passa da questa dottrina a  quella  di Platone; poichè questi nella natura sensibile non
, come opera appunto l' arte, perchè ha la specie , sebben  quella  congiunta colla materia, e questa da ogni materia
è il principio motore (natura), ossia la causa efficiente ;  quella  a cui arriva, è il fine ossia la causa finale . Aristotele
l' anima » » (2), e risponde, che nella natura la materia è  quella  che acceca, per così dire, la forma, e le toglie l'
forza riceve l' impulso da una mente, che vedendo tutta  quella  serie di cause e di effetti dà quell' impulso col fine d'
in ciascuno di questi ugualmente. Convien dunque fermarsi a  quella  materia e a quella forma che costituisce da prima il
ugualmente. Convien dunque fermarsi a quella materia e a  quella  forma che costituisce da prima il composto, e in quest'
cose sensibili, fosse la stessa identica di numero con  quella  che, ricevuta nella mente, dicesi idea (a differenza di
e corruzioni. Questo è quello che si deve provare. In  quella  vece, Aristotele lo suppone. Supposto questo, è chiaro che
specie, come l' uomo genera l' uomo. Deduce ancora che  quella  specie, che non si trova per anco in ciò che è in via di
per modo che a questa sovrapponga la specie, senza che  quella  non l' abbia in nessun modo? No, perchè se la frizione nel
fare in modo che colla novità della esposizione si schifi  quella  noia che suole bene spesso accompagnare il ripetere delle
al contatto con altre creature? che a lui fu data altresì  quella  perfettibilità progressiva nell' ordine delle cose
intelligente come essere reale, la quale operazione produce  quella  comunicazione d' Iddio che abbiamo nominata soprannaturale
Non si affarebbe nè pure colla bontà di Dio, poichè  quella  troppo grande generosità torrebbe all' uomo molte specie di
attributi divini nella contemplazione dell' universo per  quella  maniera di argomentare che procede dall' effetto alla
l' umano intelletto ascenda per esso al Creatore per  quella  argomentazione onde si contempla nel segno la cosa segnata.
La prima e fondamentale cognizione naturale dell' uomo è  quella  delle sostanze crate. Ma chi considera ben addentro questa
e fondamentale cognizione dell' uomo secondo la natura è  quella  delle cause. Ma queste non sono che sostanze produttrici di
non considerare l' effetto come un segno ed espressione di  quella  sostanza che lo ha prodotto? La quale sostanza serve a noi
Di che ne viene che non era questa analogia l' oggetto di  quella  divina Sapienza per la quale Dio componeva l' universo
parziali, e la scienza salutare dell' uomo doveva essere  quella  che gli rendea manifesto il sistema universale delle cose e
detto, deve essere associata alla serie delle idee, perchè  quella  ci possa servire a rammentarci di questa. Ora che cosa è
si astrae, di maniera che egli coll' aiuto del segno di  quella  parola giunge a dirigere l' attenzione della sua mente, non
mettono sott' occhio quanto si allarghi la rotonda bocca di  quella  scodella o di quell' ordigno qualsivoglia; essi in tal modo
egli è indotto a porre attenzione in conoscere qual sia  quella  qualità comune di tutti quei varii oggetti che vede
è un bene illimitato«, è una espressione rassomigliante a  quella  che rende l' impianto di una formola algebrica di cui non
che esprimono, e nulla più che una nuova analogia sia  quella  che si intromette mediatrice a farci intendere il
cercasse cose ancor maggiori di quelle che contenevano, per  quella  facoltà dell' anima umana che dagli effetti si rileva
sublimità di tali cose sensibili dalla loro materialità; e  quella  grandezza e sublimità astratta gli servisse poscia alla
della lingua primitiva. Conciossiachè simbolica io chiamo  quella  lingua, la quale denomina le cose sussistenti con un
le umane cose. E con queste avvertenze ponendosi a leggere  quella  sacra pagina che ragiona la generazione del cielo e della
creatura e ad essa ineffabilmente si congiunga. Questa è  quella  comunicazione della divina natura che si chiama di grazia e
la persona . In quanto poi questa grazia si considera come  quella  che stende i suoi benefici influssi nelle altre facoltà
di sangue che ella pativa, provenne dall' avere ricevuto  quella  sensazione non da un corpo puramente naturale, ma dal corpo
tutti veggono Iddio che si trastulla colla mente di  quella  sua sposa, che rapisce a tutte le impressioni esteriori, e
cagionati tali effetti dalle notizie che rendono venerabile  quella  persona, ma è egli nè pur a un millesimo pari l' effetto
nel fatto avvenuto più vivamente la bontà. Ed allora  quella  impressione sensibile, che nulla significava, è divenuta
perciocchè la vita più nobile di cui l' uomo goder possa, è  quella  che nasce a lui dalla partecipazione della sapienza , cioè
perchè queste si convertono, e sananano appunto per  quella  grazia che dai santi comuni ed apostolici, o in cielo per
Faraone e si salva il popolo di Dio: e nel deserto in  quella  rupe figurativa di Cristo, secondo l' Apostolo, che
che scaturisce dalla sede di Dio e dell' Agnello, cioè da  quella  sede dell' Agnello che è la stessa sede di Dio, appunto
queste sia contraria alla disposizione e volontà di quella,  quella  procede a ritroso nel suo cammino e con eccedente fatica,
il tocco dell' universo materiale dava al corpo dell' uomo  quella  vita e virtù che egli da Dio partecipava, per la quale
che li distingua, mostrandoli per uomini appartenenti a  quella  religione (2). E 2. che essendo l' uomo fornito di corpo ha
segno esterno col quale si distinguano i professori di  quella  religione; ma non è uopo che questo segno esterno produca
sue forze. In questo abbandono ella fu soggetta a tutta  quella  vicenda di alterazioni e disordinati mutamenti a cui
le rimase se non l' attitudine degli effetti naturali, e  quella  di significare un cotal ordine misterioso, di cui appena
armonia che era fra il Creatore e la creatura, come pur  quella  che subordinava fra di loro le varie potenze e facoltà di
che tutti gli atti di onore non potrebbero levar via  quella  lacuna che lascia il peccato commesso e fare che la
natura furono alterate le singole potenze e dissipata  quella  mirabile armonia che le teneva accordate fra loro, e messa
influsso soprannaturale, alterate e disordinate; e mancò  quella  speciale provvidenza che dirigeva le loro forze e tutti i
avanti il peccato. Avanti il peccato l' uomo era santo e  quella  parte dell' umana natura, ove come in propria sede abita la
di questo; venendo il soggetto a ciò sollevato da  quella  virtù divina che accompagna quelle sensazioni. Giacchè
levare dall' anima, cioè dalla suprema parte della volontà,  quella  tendenza che è un abituale consenso nel male: e l' anima
adunque il santo Dottore non attribuisce all' acqua, come  quella  che è cosa corporea, se non un effetto nel corpo,
materiale (2). Quindi una sola virtù immateriale può esser  quella  che infonda direttamente la grazia: ma come le sensazioni
anche la natura, ma non però ad altra condizione che a  quella  della morte e distruzione di essa natura. Perocchè ogni
che un' altra persona è nata nell' uomo per la grazia da  quella  di prima, sebbene la natura umana non siasi mutata e anche
dottrina che fa intendere tutta la forza e la verità di  quella  parola, già consacrata nell' uso ecclesiastico, di
santità della verità« (3). » Dove la parola uomo nuovo e  quella  creato dimostra il rinnovellamento della persona (4): là
dire che questo corpo pieno di concupiscenza non ha più  quella  forza che aveva di regnare colle sue voglie sottomettendosi
alla persona, per la cognazione e strettezza che ha  quella  con questa, e perchè la persona è nata a reggere la natura
trascegliesse all' ufficio di detti segni, comunicando loro  quella  virtù e quel valore. Questo era quanto dire, che Dio
e però quasi espressioni della passione di Cristo e di  quella  morte altresì degli uomini tutti, la quale unita a quella
quella morte altresì degli uomini tutti, la quale unita a  quella  del Redentore prende anch' essa forma e natura di
così nella comunanza delle nazioni la nazione ebraica era  quella  che Dio deputò a mantenere il magistero delle verità
dal che comincia, a mio parere, l' istituzione piena di  quella  stirpe designata a ricevere e conservare le divine
(2). Quale fu poi il tempo preciso nel quale cessò  quella  serie di segni istruttivi, coi quali Iddio comunicò al seme
generale, e le posteriori meglio particolareggiano; doveva  quella  delle LXX settimane appartenere alle ultime fra tutte le
dell' unità di Dio era la preparazione che doveva precedere  quella  della Trinità. Egli è per questo che tutte le antiche
Ebreo, che nè pure le più atroci persecuzioni come fu  quella  di Antioco Epifane, non poterono più crollare e smovere dal
ch' egli fosse emblema dell' universo spirituale (1). Or  quella  stessa divina Sapienza e Provvidenza ordinò siffattamente
mutazioni dovessero appunto essere un continuato emblema di  quella  dottrina religiosa che veniva così di mano in mano agli
data alla famiglia de' Patriarchi coll' essersi stabilita  quella  porta orientale del tempio di Gerusalemme, che doveva
dall' impeto del carro dei Cherubini trasportato dentro  quella  porta (2). Così Cristo uomo e quelli che sono incorporati
d' esempio, ci dichiara nascondersi una legge simbolica in  quella  nella quale si proibisce di mettersi la musoliera al bue
si dà cura de' buoi?« (1) » trovando chiarissimo che con  quella  legge si voleva provvedere di cibo l' operaio evangelico
bruti, Dio fa un' alleanza sempiterna. Ella era il tipo di  quella  alleanza che doveva farsi fra Dio e il popolo nuovo redento
Iddio apparendogli (6), promette di dare al seme di lui  quella  terra, simbolo della Chiesa di Gesù Cristo e del cielo (7).
anni, solo dopo i quali doveva divenir possessore di  quella  terra. Con questi segni Iddio istruiva Abramo, che pur non
forti parole appalesano, che si intende coprirsi sotto  quella  legge un più grave delitto che non il vestire vestimento di
sesso, a rendere odioso ed abbominato il quale delitto mira  quella  terribile dichiarazione. g ) Colla proibizione di far sì
che nell' Oriente tuttora si conserva; e dall' aver fede in  quella  divina Provvidenza che, regolando le cose tutte con materno
all' ordine delle cose: questa tocca il sentimento,  quella  la sola norma dell' operare: questa seconda è il lume, e
la sola norma dell' operare: questa seconda è il lume, e  quella  è la forza di operare secondo questo lume. Appartengono
consumazione della loro predestinazione in cielo. E però  quella  è detta la terra che scorre latte e miele, con una
giorno la mattina e la sera s' immolava l' agnello. E per  quella  continua festività del perenne sacrificio si rappresentava
simboli nel deserto . - Notissima immagine di Gesù Cristo è  quella  del serpente di bronzo. E così pure il legno che indolcisce
degli uomini e prendono per così dire un corpo. Ma con  quella  congiunzione avvenne, che tutto l' amor degli uomini posto
dover conoscere e introdurre nella maniera del loro vivere  quella  virtù che aveva possa di far stillare il cielo in ubertose
al concetto puro della giustizia. E veramente Iddio con  quella  congiunzione del bene e del male morale al bene e al male
speranza della sua gran discendenza. Il santo uomo messo in  quella  prova, aveva da una parte l' amore del figlio, dall' altra
alle sue creature. La maggiore di queste, la più solenne,  quella  che regola tutte le altre è la divina Incarnazione. Or la
di questo misterioso carro, terribile e trionfale sembra  quella  che ebbe Adamo (4), quando s' avvide dei Cherubini stanti
contro chi si attentasse di inoltrare il passo oltre a  quella  soglia (6). Dice la Scrittura che essi custodivano « il
può passarvi illeso, quando prima non abbia ricevuto da Dio  quella  tempera al tutto divina che resiste a tali fiamme, anzi che
esse vivere la vita immortale. Perocchè queste fiamme sono  quella  potenza misteriosa e irresistibile, colla quale Dio brucia
(2). Un' altra insigne visione di questo carro divino fu  quella  che ebbe il solo Mosè e non il popolo sul Sinai medesimo.
e del Verbo incarnato più manifesta e più compiuta, fu  quella  che ebbe Ezechiello nel quinto anno della trasmigrazione
è manifestamente espressa nella visione di Ezechiello. In  quella  non si figura già Iddio occupato di un atto solo e
zaffiro (altro simbolo d' immobilità e durevolezza) e su  quella  figura di trono era la figura come dell' aspetto di un
Eterno di sollevare sopra tutte le nobilissime creature  quella  che per sè fra le intelligenti occupa il più basso luogo,
della finita intelligenza. Ma la parte inferiore di  quella  grande visione erano le ruote le quali toccavano terra (1),
e esteriori nel quale ciò che è formale è propriamente  quella  parte che costituisce la Chiesa che milita nella presente
nella natura come 2. i fatti che vi succedono. Sotto  quella  di cerimonie tutti i fatti che sono stati posti dall' uomo
ed essendo ordinato solo a porgere un chiaro concetto di  quella  lingua primitiva colla quale Iddio doveva venire istruendo
Finalmente rispetto alle astrazioni generiche è la parola  quella  1. che eccita la veduta dello spirito, 2. che la dirige
possessivo mio , come in Adona7i Signor mio (1); e in  quella  appellazione che gli diede Agar, quando ebbe la visione
non può esser più vago nè accomunarsi ad altro, che a  quella  cosa sussistente che ha la relazione indicata coll'
tutto e fedelmente; questo è un errore comune (1). In  quella  vece noi non abbiamo percepito dell' oggetto se non quel
e tira tutta a sè la nostra attenzione: e suol essere  quella  a cui rivolgiamo il nome che imponiamo all' oggetto. Così a
non sarà la sua grandezza, la sua forma o altra qualità  quella  che più ci muove, ma l' acutezza della sua luce. Indi
de' primi nomi proprii doveva essere una qualità sensibile,  quella  che nei diversi oggetti spiccava fuori dell' altre (2). Ora
oggetti spiccava fuori dell' altre (2). Ora che idea è  quella  di una qualità sensibile? ella è una idea specifica
indole della sua mente di sostantivare la sua percezione:  quella  qualità dunque veniva sostantivata, presa come una
è il complesso armonico di più simboli insieme presi.  Quella  ambiguità e incertezza che avrebbe un simbolo solo preso
di una tale storia dovrebbe essere la simbolica primitiva,  quella  che veramente ebbe in parte una origine divina come abbiamo
reca chiarezza, siccome face luminosa che dee precedere,  quella  parte della filosofia delle lingue che insegna come di mano
circa la differenza della grazia dell' antico Testamento, e  quella  del nuovo (1), la qual differenza noi l' abbiamo ridotta a
natura, e però a tutte e tre indistintamente le persone; ma  quella  maniera di parlare non viene a dire altro se non passare
il lavoro di compir l' opera della salute umana; e questa è  quella  grande opera di cui sì spesso parla Cristo aver ricevuta
dell' interna, cioè la grazia data sempre in misura di  quella  (3). Però l' umanità di Cristo fu il mezzo pel quale venne
sarebbe bisognato l' istituire de' Sacramenti. La vista di  quella  santissima umanità, le sue parole, il contatto delle divine
l' umanità di Cristo unisce a sè sì fattamente quel cibo e  quella  bevanda fino a transustanziarla, quanto più è facile a
e consecrare il pane eucaristico contiene in sè anche  quella  di amministrare i tre Sacramenti sopra toccati, e in
colla natura e come una cosa con questa operare (2). A  quella  similitudine, per giovarmi di un pensiero di S. Tommaso
di spirituale, cioè un' intelligenza, che dirige e cagiona  quella  serie di suoni; sicchè la favella è una sola produzione di
risulta e dall' esterna operazione dell' uomo, e da  quella  interna del Santo Spirito che s' accompagna all' operazione
addimanda se non una virtù visiva: conciassiochè ai ciechi  quella  luce splendente in ogni luogo parrebbe che non fosse. Si
modo a sussister nell' uomo in una maniera molto analoga a  quella  onde comincia in esso l' intelligenza. Questa, che è la
viene prodotta nell' uomo all' atto della generazione in  quella  maniera che abbiamo altrove descritta. Ora a quella foggia
in quella maniera che abbiamo altrove descritta. Ora a  quella  foggia che organizzandosi l' animalità dell' uomo mediante
nei meati sottilissimi del corpo umano, ricevono per  quella  elaborazione e vicinanza di parti vive anch' esse la vita.
a manifestare la volontà di Cristo; dalla qual sola  quella  potestà si trasferisce. Finalmente il Sacramento del
Ma ciò potea fare non solo immediatamente per sè stessa  quella  umanità, ma comunicando altresì la stessa virtù ad ogni
a salvamento? Non la umana, ma la giustizia di Dio, cioè  quella  che infonde Iddio pe' Sacramenti e che ha per base la fede:
e si fidava di Dio e di Cristo, che avrebbe egli operata  quella  giustificazione, che l' uomo non potea dare a sè stesso. E
Sacramenti della vecchia legge erano certe protestazioni di  quella  fede, in quanto significavano la passione di Cristo e i
la giustificazione, finalmente la circoncisione suggello di  quella  giustificazione che aveva ottenuta per la fede. Perciò il
chè non sarebbe stata vera fede alla parola di Dio  quella  che fosse disubbidiente. Perciò, dopo istituiti i
Dio una tale giustificazione: [...OMISSIS...] . E questa è  quella  beatitudine che Davidde commenda in coloro a cui furono
era necessario il principio extra7morale, oltre per  quella  della impotenza dell' uomo ad operare il bene. Quando anco
e perfezionamento; se questo non si può ottenere se non per  quella  via che umilii l' uomo, e Dio solo esalti; qual sarà quella
quella via che umilii l' uomo, e Dio solo esalti; qual sarà  quella  strada legittima che a tanto lieto fine ci scorga? forse
strada legittima che a tanto lieto fine ci scorga? forse  quella  de' fatti nostri? non già, ma quella della fede nella sua
fine ci scorga? forse quella de' fatti nostri? non già, ma  quella  della fede nella sua misericordia: [...OMISSIS...] . A
umana volontà (1), si viene con ciò ad escludere l' uso di  quella  potenza e però l' esercizio delle buone opere? Non già,
è al tutto sproporzionata al prezzo della santità giacchè  quella  è di cosa naturale, questa è soprannaturale. Iddio non di
di meno concedette all' uomo la giustificazione in vista di  quella  sua fede; ma non gliela potea concedere per giustizia, sì
di certe sue macchinette fa comparire su questa tela o su  quella  scena qualsivogliano diverse rappresentazioni di figure che
divinità, sì che non abbiamo dubitato di chiamare anche  quella  grazia dell' Antico Testamento deiforme . Questa
diversa maniera onde Iddio operava nell' uomo in antico, e  quella  onde Iddio opera dopo la unione ipostatica di Dio coll'
natura degli uomini e purificar questa e santificarla a  quella  guisa che abbiamo dichiarato poc' anzi, sottraendola
consistesse se non in una cotale energia divina data a  quella  idea sebbene di forma puramente negativa. Di che apparisce
che apparisce via meglio come si potesse chiamare deiforme  quella  percezione; cioè non punto per ciò che rappresentava
Testamento la parte rappresentativa dall' energia annessa.  Quella  prima parte era veramente nulla, perchè le idee negative
l' aversi di lei una semplice indicazione viene a dire che  quella  cosa la si conosce per mezzo di altre cose da noi percepite
se di Dio7incarnato nell' antico tempo non s' aveva che  quella  idea negativa di cui toccammo, egli è manifesto che questa
si percepisce, e in questo non v' è bisogno di segni per  quella  parte che si percepisce, ma per l' altra che ci rimane
Profeti dell' antico Testamento per via di figure. E poichè  quella  parte che noi quaggiù ignoriamo risguarda la vita futura
di osservanze si rendesse inutile (3), nè più necessaria  quella  servile condizione; bastò che Iddio si comunicasse
proibisse la legge i mali desiderii, tuttavia non valeva  quella  legge [a far] conoscere agli uomini la malizia e reità di
a cui predicava: [...OMISSIS...] . E per mostrare che  quella  perfezione di virtù che Cristo predicava era conseguente al
esteriore e non poteva l' uomo in alcun modo elevarsi a  quella  morale che si vede in Dio, come in un esemplare da imitare,
conduce a Dio. [...OMISSIS...] A questa dottrina risponde  quella  che S. Paolo espone nella lettera a' Romani. Egli
questa del nuovo è tanto eccellente e perfetta che quando  quella  dell' antico Testamento si mette a petto di questa, quella
quella dell' antico Testamento si mette a petto di questa,  quella  perde quasi il nome di giustificazione. Quando S. Giacopo
solo era la loro giustificazione (2). Considerata adunque  quella  legge in sè stessa, nulla aveva che potesse rendere l' uomo
questo aspettare la giustificazione e la salute. Questa è  quella  giustificazione che S. Paolo dice nascere non dalle opere
della Divinità scaturisce la nuova vita, l' uomo nuovo: da  quella  percezione esce la grazia onnipotente contro tutti gli
ad una fermezza di volontà contro il peccato, in virtù di  quella  fede che non dava loro la vita ma la prometteva: questo
Gesù Cristo; di che fare la legge era incapace (5); sicchè  quella  antica era una giustificazione quasi direbbesi in potenza
colui che pagasse per essi, e comunicasse loro quel lume,  quella  vista di sè, che li congiungeva realmente con Dio, e gli
E ancora più manifestamente apparisce, come l' Apostolo per  quella  fede che salva intende quella in Cristo venuto, non essendo
come l' Apostolo per quella fede che salva intende  quella  in Cristo venuto, non essendo l' antica fede che una
sieguono: [...OMISSIS...] . La fede che dovea rivelarsi era  quella  di Gesù Cristo venuto. [...OMISSIS...] Perciò acconciamente
in quei suoi figliuoli ne' quali s' è pienamente avverata  quella  parola (4). Laonde come ne' Sacramenti della nuova legge
giustificazione, la quale era proporzionata alla natura di  quella  fede, che abbiamo descritta (6). Si può dunque dire che nel
innanzi a Dio la sospensione del pagamento; ma la fede era  quella  che dirizzava la volontà, spingendo questa al di là di
era sola la punta dell' anima che a Dio volgevasi per  quella  fede (1). Duplice era dunque la causa operante, duplice l'
non si sarebbe forse avverato, tuttavia non sarebbe mancato  quella  perfetta disposizione di animo per la quale il santo uomo
alleanza espressa che nelle divine Scritture si rammenta è  quella  fatta in occasione del diluvio colla quale Iddio,
dello sviluppamento della umanità, al quale Iddio temperava  quella  sua amorevole provvidenza, onde conduceva l' uomo alla
un nuovo contratto; una peculiare educazione dispose dare a  quella  famiglia, e alla nazione in che si sarebbe sviluppata,
cui si costituirono in nazione (1): di che all' entrare in  quella  terra la circoncisione, intralasciata durante il viaggio
dell' alleanza perchè parti di quel corpo o di  quella  società che insolidariamente era legata con Dio, e perchè
circoncisione, ma della predestinazione di Dio fu scelto; e  quella  scelta si dovette alla fede di Abramo, che occasionò il
e i suoi discendenti promettevano la continuazione di  quella  piena fede che aveva quel patto occasionato. E in segno di
che però è chiamata da S. Paolo « segnacolo di  quella  giustizia che viene dalla fede« (1). » E col rito del
circoncidersi, tutti gli Ebrei protestavano di volere aver  quella  fede stessa del loro padre Abramo (2). Or in tal modo l'
circoncisione era la fede in Cristo, e l' esser fatta in  quella  parte del corpo significava il dovere Cristo discender da
Il che significava la circoncisione pel doloroso taglio in  quella  parte dell' uomo, e il recidersi di quella pelle era rito
taglio in quella parte dell' uomo, e il recidersi di  quella  pelle era rito idoneo a significare come doveva essere
e colla liberazione da questa schiavitù che rappresentava  quella  spirituale del peccato; e acciocchè apparisse la necessità
(5). E il cingolo cingeva il sacerdote in emblema di  quella  discrezione onde le virtù si debbono esercitare (1). I
di que' due gradi di sacerdozio, una consumazione di  quella  prima consecrazione e una caparra che voleva Iddio data a
così l' ultima sua promessa, la massima delle promesse,  quella  promessa a cui le altre tutte erano ordinate come mezzi e
fatte ad Abramo. Col Redentore donato in esecuzione di  quella  promessa il debito dell' uman genere venne realmente
anima vi imprime la sua forma o similitudine, e questa è  quella  luce secondo la quale l' uomo che opera soprannaturalmente
poichè all' esser tale conviene che la volontà umana a  quella  luce ubbidisca, o sia almeno pronta ad ubbidire. Or dunque
sia almeno pronta ad ubbidire. Or dunque essendo la grazia  quella  che produce e forma la santità, alla nozione della grazia
dell' anima; ma conviene che la volontà non ripugni a  quella  luminosa impressione. Sicchè quella luce del Verbo impressa
volontà non ripugni a quella luminosa impressione. Sicchè  quella  luce del Verbo impressa nell' anima acquista nome di grazia
doveri all' uomo e altresì nuovo potere. Egli a cagione di  quella  unione col Verbo che lo possiede è consecrato al Verbo
il Verbo siccome degno di ogni culto e di darglielo. Epperò  quella  impressione che ha in sè del Verbo importa il venir egli
al culto soprannaturale di Dio. E perciocchè se non avesse  quella  luce non conoscerebbe quel suo dovere, nè avrebbe virtù in
e grazia maggiore; però convenientemente si può dire che  quella  impressione, quel segno, quel carattere indelebile di
dell' anima nostra. Questa sentenza si può conciliare con  quella  di S. Tommaso che ripone il carattere nella potenza
agli altri Sacramenti è passiva od attiva . Passiva è  quella  del carattere del Battesimo e della Confermazione; attiva
carattere del Battesimo e della Confermazione; attiva poi  quella  dell' Ordine, onde può l' uomo dare all' altr' uomo con
rimession de' peccati, o il pane e il vino si consacri. A  quella  guisa appunto che chi ha la ragione ha altresì una nuova
nuova sia già in potenza; ma che colla grazia si tragga  quella  potenza all' atto; quasi maritandosi la volontà al
la nozione dunque di carattere, come carattere, precede a  quella  di potenza. Prosegue poi: [...OMISSIS...] . E in queste
da' Concilii del non potersi rinnovare il Battesimo è  quella  dell' impressione del carattere indelebile. Ciò posto odasi
nel carattere una caparra della celeste gloria: egli è  quella  luce del Verbo che rivelatasi interamente forma la celeste
medicina, o simile a quello onde opera il cibo, ovvero a  quella  maniera onde si comunica una potestà, o a quella onde si
ovvero a quella maniera onde si comunica una potestà, o a  quella  onde si pronunzia dal giudice una sentenza, o finalmente a
onde si pronunzia dal giudice una sentenza, o finalmente a  quella  onde si stringe ed effettua un contratto. Per modo di
come s' applica un rimedio alle corporali infermità, e  quella  materia è l' acqua del Battesimo e l' olio della Cresima e
volontà sua piaceva di lasciare uscir libera di suo corpo  quella  virtù, il momento cioè dell' istituzione del Battesimo; e
essendo dato ancora lo Spirito Santo, nè per conseguente  quella  che noi abbiamo chiamata grazia triniforme , pare assai
essa grazia propriamente non può essere effigiata, come  quella  che niente ha che fare colle sensibili cose. Però l'
Cristo commestibile, che è la causa prossima e il fonte di  quella  grazia che nell' augustissimo de' Sacramenti si contiene, e
al Battesimo attribuiti (3). Diciamo grazia sacramentale a  quella  che è proprio e peculiare effetto di un Sacramento. Non è
sono congiunti in una cosa sola, sicchè una stessa vita sia  quella  che a tutti si comunica, come una sola vita è quella di un
sia quella che a tutti si comunica, come una sola vita è  quella  di un solo corpo, una sola vita è quella che ricevono le
una sola vita è quella di un solo corpo, una sola vita è  quella  che ricevono le particelle del cibo cangiato in carne e in
non c' infonde solamente la grazia verbi7forme, cioè  quella  che ci fa conoscer Cristo; ma sì bene la grazia triniforme,
delle molte sue parti che formano la sua natura, una sola è  quella  che costituisce la base della sua personalità (1). L'
e di dedurre in più copia acque salutari di grazia da  quella  prima sorgente che secondo le profezie doveva innondare e
l' anima, e colle sue parole, e così avea dato a' suoi  quella  grazia che chiamasi Verbiforme, colla quale l' anima
di generante che ha col Padre: perocchè questa relazione è  quella  che costituisce la distinzione di una persona dall' altra.
anima; tuttavia gli manca ancora lo Spirito Santo, che  quella  luce del Verbo maggiormente discopra ed imprima nell' anima
legge, a ragion d' esempio, chiamata « perfezionatrice« »  quella  unzione che si usa nel Sacramento della Cresima (2), la si
che si usa nel Sacramento della Cresima (2), la si dice  quella  che congiunge al divino Spirito le cose che debbono esser
sacratissima« (5), » la qual comunione sacratissima è  quella  del Santo Spirito. [...OMISSIS...] ; le quali ultime parole
molto notevole a ben intendere le Scritture e le Tradizioni  quella  distinzione fra il ricevere lo Spirito Santo in qualche suo
vi va ella stessa, altrimenti non sarebbe esatta e chiara  quella  maniera di dire. Tanto più che essendo certo, che nel
E pel contrario affermando che viene nella Cresima, pure in  quella  che si esclude dal Battesimo, si dee intendere che nella
ci fa partecipi della sacratissima comunione, la quale è  quella  dello Spirito Santo, che ci congiunge al divino Spirito,
Ma si dee spiegare in che modo dicasi pienezza di grazia  quella  del Battesimo, e in che modo dicasi pienezza di grazia
del Battesimo, e in che modo dicasi pienezza di grazia  quella  della Confermazione: come l' infanzia spirituale possa
Confermazione: come l' infanzia spirituale possa stare con  quella  prima pienezza e non punto colla seconda. L' ufficio dello
come la grazia del Battesimo sia piena, e sia piena pure  quella  della Confermazione (5). Nel Battesimo si riceve il Verbo,
che si ha ricevuto nel Battesimo. Simile a questa idea è  quella  di alcuni Padri che rassomigliano lo Spirito che ricevesi
e par che l' attribuiscano più alla Confermazione come  quella  che il compisce ed integra. A ragione d' esempio Teodoreto
di segnacolo si congiunge con alcuna delle altre tre. Con  quella  di unzione o di crisma è congiunta per sè, conciossiachè il
segnacolo in queste parole: [...OMISSIS...] . San Leone in  quella  vece fa espressa menzione del segnare e dell' imporre le
si congiunge la cerimonia del« segnare« la fronte con  quella  dell' ungere, o con quella dell' invocare lo Spirito Santo,
del« segnare« la fronte con quella dell' ungere, o con  quella  dell' invocare lo Spirito Santo, o con quella dell' imporre
ungere, o con quella dell' invocare lo Spirito Santo, o con  quella  dell' imporre le mani. Che se si vorrà più diligentemente
. Vuolsi ancora un altro luogo dove al signacolo siano in  quella  vece congiunte le due parti dell' unzione e dell'
della mano necessaria in questo Sacramento«; » ella è  quella  che si fa nell' atto stesso dell' unzione e
l' imposizione delle mani necessaria alla Confermazione è  quella  che fa il Vescovo elevando la mano sulla fronte per ungerla
essenziale al Sacramento un' altra imposizione distinta da  quella  che il Vescovo fa necessariamente ungendo la fronte? Non è
questa non era cerimonia essenziale, come non è essenziale  quella  distinta imposizion delle mani, che si usa ancora nella
invocazione«, od« orazione«, significasse la forma, come  quella  che dee essere fatta di parole consecratorie e non
effetti si distinguono, giacchè la nozione dell' uno non è  quella  dell' altro e la lor natura permetterebbe che stessero fra
Battesimo senza più. Non disse a Zaccheo che « la salute di  quella  casa era in quel giorno avvenuta« (3) » appunto perchè l'
co' suoi discepoli nel cenacolo: [...OMISSIS...] . Dove  quella  maniera« dico io a voi« dico enim vobis , annunzia che egli
questa pasqua?« no, perocchè Cristo poteva mangiare  quella  pasqua avanti patire e dopo aver patito, cioè già risorto.
Però egli mostra l' immenso desiderio che avea di mangiare  quella  pasqua, prima che patisse, quella pasqua nella quale
che avea di mangiare quella pasqua, prima che patisse,  quella  pasqua nella quale sarebbe morto. Or se quelle parole «
di presente; perocchè l' onnipotenza del Verbo, che faceva  quella  trasmutazione vivendo in terra è la medesima anche ora.
tuttavia l' autorità di quel libro parmi vincer non poco  quella  de' due grandi Vescovi allegati, non foss' altro perchè vi
nella consecrazione di una trasformazione somigliante a  quella  che avviene veramente nella natural nutrizione. Giovanni
dottrina che insegna rimanere la materia del pane, ma non  quella  che dice tutta la materia del pane si trasmuta nelle carni
consecrazione una conversione simile (sebben più sublime) a  quella  della nutrizione. Imperocchè supponendo la nutrizione
La prima difficoltà dunque, che ci si affaccia, si è  quella  di non saper comporre la nutrizione collo stato di Cristo
di Cristo glorioso. E certamente, che se noi parlassimo di  quella  stessa maniera di nutrizione che in noi succede, ella non
fanno travedere il contrario. Primieramente si descrive  quella  comestione come ogn' altra. Poi Cristo voleva dar prova a'
era atto anche alle funzioni della vita, fra le quali è  quella  di nutrirsi, o sia di comunicare alla materia della propria
è quel corpo di Cristo che ha patito sulla croce. Ora  quella  carne di Cristo nella quale si converte il pane, posta la
il pane, posta la precedente teoria, non parrebbe esser  quella  stessa che sulla croce ha patito. Dunque una tale teoria
identità della persona costituisce l' identità del corpo da  quella  persona informato. Or poi in Gesù Cristo conviene ancora
il corpo e con esso il sangue di Cristo; e ciò mediante  quella  operazione ineffabile, che è fatta da tutto il corpo
La qual sentenza riceve maggior lume e fermezza da  quella  dottrina teologica la quale insegna che« sotto le specie
parte dell' aria non istà tutta la quantità dell' aria, ma  quella  parte che ci sta è però aria, n' ha la natura e niente
sotto la specie del pane e del vino, cioè sotto  quella  piccola dimensione che da esse specie viene determinata
di esso corpo; nè tuttavia ci manca cosa alcuna; perocchè  quella  quantità la quale non ci sarebbe in virtù del Sacramento,
Come adunque la natura dell' acqua cessò e sopravvenne  quella  del vino, ma non tutto il vino quanto era quello ch' era
il corpo di Cristo; la quale identità è cosa diversa da  quella  prima, come vedemmo. Questa sentenza volendosi rendere con
e se si fosse fatta la consecrazione in altro tempo (come  quella  dell' ultima cena) consterebbe di quelle particelle, che
ne' Padri più antichi e nella stessa Sacra Scrittura. 3.  Quella  sentenza involge delle difficoltà insuperabili ad ogni
a me si presentano come invincibili; e mi fanno abbandonare  quella  sentenza, per seguitar l' altra che ho esposta. E la prima
annichilati, cosa contro la dottrina comune e contro  quella  ammessa dagli avversarii medesimi. Or a veder ciò conviene
ella una vera sottigliezza scolastica il dire, che sebbene  quella  forma sia ridotta al niente, tuttavia non è annichilata,
questa parola si evita però l' inconveniente che con  quella  parola si esprime? No, perocchè quell' inconveniente sta
esprime? No, perocchè quell' inconveniente sta anche senza  quella  parola, e con altre parole può essere significato. E
che pronunci questa dura parola« si annichila«, dirò  quella  che usano essi stessi « si distrugge, si riduce al niente,
una cosa in altra, che « qualche cosa cessi di essere, cioè  quella  cosa che si converte« (3). » Or nel suo sistema si converte
acciocchè l' altra succeda e la successione avvenga per  quella  forza onde la cosa è cessata« (1). » Ma io domando qual
unità della forza, giacchè una forza stessa che annichila è  quella  che fa succedere la cosa nel luogo della annichilata.
è assurdo, perocchè la forza che annichila non sarà mai  quella  che produce: ci vogliono a queste due azioni forze diverse,
l' altra, non fit successio vi desitionis : tanto più che  quella  vis desitionis è una improprietà di parlare, quando non è
è una improprietà di parlare, quando non è una forza  quella  che fa cessare, ma un sottraimento di forza. Non ci può
la sostanza del pane non si annichila, perchè si cangia in  quella  del corpo di Cristo; come non s' annichila l' aere, che
del pane e del vino. E però non è una vana sottigliezza  quella  del Cardinale Gaetano, il quale commentando S. Tommaso (2)
il Bellarmino fra la conversione che chiama adduttiva , e  quella  che chiama conservativa . Il termine, così spiega la cosa
altrimenti sarebbe conversione e transustanziazione anche  quella  del giocoliere, il quale sostituisce con un solo tratto di
mutazione del pane intesa, come fa il Bellarmino, ma a  quella  [che] sussegue senza un vincolo di naturale e necessaria
di Cristo. 3. Finalmente nè nella mutazione del pane nè in  quella  del corpo di Cristo si trova il concetto della
la Bolla Auctorem Fidei condannò nel Sinodo di Pistoia  quella  proposizione, colla quale voleva restringere le istruzioni
all' incarnazione viene a spiegare maggiormente  quella  grand' opera con un' altra similitudine: [...OMISSIS...] .
congiunta ipostaticamente col Verbo, e mossa dal Verbo con  quella  onnipotenza che è comune col Padre da cui procede, toglie
di una conversione sì mirabile, portentosa, ineffabile come  quella  del pane e del vino che si consacra; ma altro è che questa
Ora in questa similitudine niente si distrugge, ma solo  quella  sostanza del corpo della Vergine che era predestinata a
3. Altri alla similitudine dell' incarnazione aggiungono  quella  della formazione del primo uomo. Recherò un testimonio non
e tuttavia non fu ella al soffio divino convertita tutta  quella  materia nelle carni e nell' ossa di Adamo? forse che rimase
dell' opera della conversione del pane e del vino si è  quella  della legna, che s' infiamma e diventa acceso carbone. Così
nè la verga fu mutata in un serpente preesistente: ma solo  quella  prese natura di vino, questa di serpente: non però l'
verga. Però quando quell' acqua fu convertita in vino, e  quella  verga in serpente, si trovò al mondo del vino più di prima,
non però il primo avrebbe subìto altra mutazione che  quella  dell' annichilamento, e il secondo non avrebbe subito
conservativa e l' adduttiva (che così chiama il Bellarmino  quella  che interviene nella consecrazione) non passa alcuna
egli sarebbe impossibile nel sistema del Bellarmino evitare  quella  difficoltà gravissima che si fa egli medesimo, che la
altra cosa, il che implica contraddizione, e però ricorse a  quella  conversione impropria ch' egli denomina adduttiva . 2. Ch'
degli avversari; ed è questa: Il Bellarmino descrivendo  quella  ch' egli chiama conversione conservativa recò in mezzo l'
il venerabile uomo usa di queste parole: [...OMISSIS...] .  Quella  parola naturalmente vien qui introdotta, perchè il
converte non perda la sua identità ma rimanga perfettamente  quella  di prima. 3. Perciò che le due cose, dopo la conversione
fino a lasciare la propria natura e prendere la natura di  quella  in cui entra, conviene che tutte e due le cose, la
Eucaristico. La conversione adunque vera e propria non è  quella  che il Bellarmino chiama conservativa , nè quella che
non è quella che il Bellarmino chiama conservativa , nè  quella  che chiama adduttiva , e nè pure quella che si chiama
conservativa , nè quella che chiama adduttiva , e nè pure  quella  che si chiama produttiva . Perocchè nè conserva
vivente. E simile a questa, noi sosteniamo dover essere  quella  che avviene mediante la consecrazione del pane e del vino.
che o sì, o no. Ora se si risponde, che Gesù Cristo in  quella  dimensione di spazio che dalle specie Eucaristiche è
Perocchè io ho dimostrato che la vera grandezza del corpo è  quella  che viene determinata dal sentimento fondamentale, nè può
spirito (producendovi il sentimento fondamentale) ma in  quella  di agire sugli altri corpi esteriori? Io ho dimostrato che
più tosto l' essenza della sostanza in genere, anzichè  quella  della sostanza corporea. Convien dunque nel descrivere l'
che attribuisce al corpo di Cristo nella Eucarestia è  quella  che noi chiamiamo estensione soggettiva , cioè relativa al
, cioè relativa al soggetto. E certo se così dee intendersi  quella  che il Bellarmino attribuirebbe al corpo di Cristo nell'
All' incontro l' estensione oggettiva [estrasoggettiva] è  quella  che percipiamo quando un corpo esteriore modifica il corpo
all' azione de' corpi esterni sopra il corpo nostro; e  quella  basta a farci concepire un corpo esteso. Dunque alla vera
privo dell' estensione oggettiva [estrasoggettiva] a  quella  posteriore, e da quella essenzialmente distinta. E in vero
oggettiva [estrasoggettiva] a quella posteriore, e da  quella  essenzialmente distinta. E in vero se il corpo nostro
oggettiva [estrasoggettiva] cioè rattenga l' atto di  quella  forza che il fa operare sugli altri corpi; non perde per
qual commensurazione di S. Tommaso viene a corrispondere a  quella  che noi chiamiamo estensione oggettiva [ estrasoggettiva ]
essenziale al corpo, dee esserci in virtù del Sacramento;  quella  non abbisogna che vi sia se non virtualmente , e però in
del pane e del vino stesso? (1) non però che  quella  estensione sia un suo accidente, ma sì il limite del luogo
fuor solo che il pane era il soggetto di  quella  estensione sensibile, quando tale non è il corpo di Cristo.
che la Chiesa definì esplicitamente il vero, e dannò  quella  loro dottrina, la coscienza del delitto che comettevano,
; ed a non pochi Agostiniani o Domenicani s' appose in  quella  voce, ingiuriosamente del pari, la taccia di Bajanisti e di
ed infermità, mantengono anco nelle cose teologiche  quella  legge medesima che costantemente si manifesta nella storia
università degli uomini, noi possiamo agevolmente additare  quella  legge come seguita nelle materie sia sol filosofiche, sia
del Cristianesimo, perocchè l' uomo non si distrugge; e  quella  doppia tendenza è una legge costitutiva della umanità.
suo contemporaneo Carpocrate erano d' Alessandria, cioè di  quella  città dove s' erano unite insieme le tradizioni orientali,
la proposta che la soluzione; come avvien pure di  quella  del male. Perocchè egli è agevol cosa l' accorgersi che la
pratica e bellicosa; sicchè troppo dovea esser difficile in  quella  notte il sollevarsi fino alla specolazione del dottor d'
sostanza dell' eresia pelagiana consisteva nel disconoscere  quella  specie di moralità buona o malvagia che è nell' uomo non
lotta: la ragione dichiarerebbe cosa moralmente buona  quella  che non sarebbe tale, perchè non sarebbe effetto del libero
le forze dell' arbitrio, sola causa di quella; perchè  quella  non sarebbe stata virtù, se non fossero state queste forze
che le anime abbiano esistito prima de' corpi, e in  quella  vita precedente abbiano meritato o demeritato. Onde del
S. Girolamo potè scrivere la stessa cosa dell' eresia a  quella  contraria, cioè del pelagianismo, dicendo di questa,
e la volontà che opera liberamente; sicchè, disconosciuta  quella  e osservata sol questa, parve loro assurdo che dar si
occasione , 31 maggio 1653, di Innocenzo X, e di nuovo con  quella  Vineam Domini Sabaoth , 16 luglio 1705, di Clemente XI, che
perchè invece di ricorrere a una volontà libera, come fu  quella  di Adamo, ricorre alla volontà del bambino stesso, privo
di alcuna volontà nè libera nè necessitata, nè di  quella  di Adamo, nè di quella del bambino. 11. Questa breve
nè libera nè necessitata, nè di quella di Adamo, nè di  quella  del bambino. 11. Questa breve esposizione intanto basta,
del peccato originale nei posteri, si ridusse tutta in  quella  della natura e della definizione del peccato , e dell'
chiarezza possibile una dottrina così difficile com' è  quella  della natura del peccato originale ne' bambini, di cui dice
dicevamo, che il movimento finale della volontà (cioè di  quella  volontà che riposa in un oggetto come in suo fine, e che
esso come in suo fine (1), allora essendo sempre personale  quella  volontà umana che nel fine riposa, come consta dalla
che ella sia una deviazione della volontà superiore, di  quella  volontà che ha per oggetto il fine dell' umana vita.
oggetto il fine dell' umana vita. Infatti la legge eterna è  quella  che stabilisce all' uomo (e lo stesso può dirsi delle altre
. E poichè è la legge eterna, come dicevamo,  quella  che propone all' uomo il suo fine, e subordina a questo l'
di peccati, e che perciò tutti que' mali morali, ai quali  quella  definizione conviene, sono semplicemente peccati in senso
o interpretativo, o come sotto un solo rispetto. Perciò  quella  definizione conviene ugualmente al peccato mortale tanto
consiste la forma del peccato, la morte dell' anima. E così  quella  definizione è conforme al linguaggio delle divine
intendere dell' atto della trasgressione che passa, ma di  quella  detorsione della volontà dal fine che rimane nell' anima. E
, la quale riviene alla definizione da noi posta e a  quella  del Tridentino « quod mors est animae ». 30. Stabilita
vita paenitentiam pro peccato originali », non solo come  quella  che detrae alla satisfazione di Cristo, e all' efficacia
alla propria redenzione e rinnovazione; ma ancora come  quella  che suppone che il peccato originale abbia per sua causa la
volontà (3). La Chiesa dunque riconosce colla condanna di  quella  proposizione bajana e giansenistica che: 1. il peccato
ha prodotto a principo. 3.. Ora questa dottrina è appunto  quella  che somministra le armi per combattere i due errori opposti
di peccato: alla prima sola di queste due specie convenire  quella  definizione, non alla seconda, a cui appartiene il peccato
però che è l' effetto di una prima causa libera, che fu  quella  di Adamo, alla quale si riferisce l' imputazione e la
ciascuno la sua propria corruzione e macchia, che è non è  quella  di un altro. S. Agostino in fatti chiama il peccato
voluntas ut voluntas, e a questa appartenendo la libertà, a  quella  la necessità, egli chiama volontarii gli atti che
fece Innocenzo X della terza proposizione di Giansenio, e  quella  d' altre simili proposizioni dalla Santa Sede
senza che concorra nessun atto della libera volontà di  quella  persona che subisce il peccato medesimo, e poichè questo
materiale non è peccato, mancandogli la forma, che è  quella  che dà la specie e il nome alle cose. Dunque non esiste
si potrà forse congetturare da certi segni, che dimostrano  quella  sua mala disposizione , e quindi si potrà in qualche modo,
che deviarono dalla tradizione scolastica d' accordo con  quella  de' Padri, affine di rendere più facile l' intelligenza
del quale Iddio ripose le volontà de' singoli nascituri in  quella  di Adamo, di maniera che se Adamo conservasse la giustizia
de' suoi discendenti, della cui sorte si tratta, giacchè in  quella  natura non sussisteva che la sola persona di Adamo, e non
natura non sussisteva che la sola persona di Adamo, e non  quella  di coloro che non esistevano ancora. In terzo luogo sarebbe
male, cioè che la conseguenza del patto sarebbe stata  quella  di rendere rei di morte eterna tutti i discendenti del
di giustizia ci aveva di spogliare il bambino innocente di  quella  veste, e torneranno tutte le difficoltà che si volevano
sempre a spiegare come in essi sia il peccato; cioè rimane  quella  difficoltà che si vuole evitare, cangiando quello che è
, dando a questa parola un' estensione maggiore di  quella  che le è propria, per accomodarla al sistema. Ma non si
libera trasgressione di Adamo? E` dunque a considerarsi che  quella  proposizione fu condannata in Baio, perchè questo Dottore
colpa e il demerito senza la libertà. S' aggiunga, che se  quella  proposizione condannata in Baio non s' intenda con
del sistema che esaminiamo, citano tanto più a sproposito  quella  proposizione condannata in Baio, che la vera causa, per la
che viene indeclinabilmente, come abbiam già osservato, che  quella  disposizione divina sia ciò che dà forma o piuttosto il
volontà , senz' avvedersi che tra queste due cose non passa  quella  separazione che s' immaginavano (1). Infatti la volontà è
la volontà semplice dal libero arbitrio, osservando che  quella  corrisponde all' intelletto, e questo alla ragione:
che quell' atto elettivo entri a costituire la sostanza di  quella  moralità; l' altra dipendente dalla sua propria libera
di questa potenza senza presupporre nell' essenza umana  quella  morale natura, onde il Gaetano, dichiarando S. Tommaso,
il peccato originale rimane del tutto annichilita, come  quella  che si fondava sul falso supposto, che tutto l' ordine
personale. - Rispondesi colla dottrina di S. Tommaso, che è  quella  della tradizione, la qual dottrina nel citato Compendio
attività combinata collo stimolo del mondo, si scorge in  quella  un elemento di origine ontologica, un elemento di origine
che Platone stesso si avvicinasse, me lo fa pensare  quella  sentenza, colla quale censura Parmenide di aver diviso il
negazione alla più grande delle affermazioni, perocchè  quella  proposizione equivale a quest' altra di forma positiva: «
disgiunge la rappresentazione dal rappresentato, essendo  quella  che gli fa conoscere questo, e questo svanendogli innanzi,
l' origine del concetto di sostanza , è spiegata altresì  quella  di specie, sia piena , sia astratta . La specie piena è la
un agente solo che produce quei molteplici effetti. Quindi  quella  forza, quell' agente unico diventa la specie astratta; e l'
del principio razionale, perocchè i sensorii non dànno che  quella  forza o agente, vestito ora di certi suoi effetti, ora di
e gli accidenti, giacchè la diversa realità moltiplica sì  quella  che questi. Quando, dunque, noi dicevamo che le specie
- Nelle specie manca la realità dell' ente, e però manca  quella  moltiplicità che nasce dalla diversa realità. Il diverso
potrebbe mai conoscere il numero degli individui reali di  quella  specie (almeno parlando delle specie degli esseri
fra il concetto di natura e il concetto d' individuo :  quella  ha due sensi, indicando tanto l' ente informe, per esempio
l' individuo, e perciò non ha limite (giacchè è la forma  quella  che limita le cose limitabili); e d' altra parte la
colla parola acqua; ma bensì si divide in parti, giacchè  quella  parte d' acqua che è in una goccia, non è nell' altra. Onde
l' individuo nel corpo con una cognizione soggettiva, per  quella  legge ontologica che ci obbliga a dare a tutte le cose che
d' individualità è al tutto simile a ciò che si può dire di  quella  individualità, che essi hanno come termini del nostro
Gli elementi corporei non hanno altra individualità che  quella  che viene loro: 1 dalla continuità dell' esteso che
e medesimo essere. Quindi apparisce che il continuo non ha  quella  qualunque unità, che può avere solo dal principio senziente
del principio razionale l' attribuire agli elementi  quella  individualità, che è propria solo del principio senziente .
conoscere quale sia l' idea specifica, poichè risulta che è  quella  idea, la quale fa conoscere un ente, e un ente individuato.
l' aspetto di una cosa sola tutte le infinite maniere, onde  quella  lettera e quelle lettere possono essere legate seco stesse
di un' assoluta verità (1). Di qui si vede quanto vana sia  quella  filosofia che asserisce (dico asserisce, perchè non adduce
noi conosciuti la cognizione positiva che possiamo avere è  quella  per la quale: 1 conosciamo l' essenza per via di specie; 2
ideale è la similitudine dell' ente realizzato, onde per  quella  e in quella questo si conosce (5). Escluso adunque l'
la similitudine dell' ente realizzato, onde per quella e in  quella  questo si conosce (5). Escluso adunque l' errore che l'
le idee elementari; giacchè tutte affatto le idee, eccetto  quella  dell' essere, si riducono sempre a rapporti che le cose
è che le somme idee ed i sommi principŒ stessi tengono di  quella  limitazione che hanno gli enti reali, onde sono
non intendiamo d' inchiudervi la sussistenza, ma poniamo  quella  senza di questa. Noi non abbiamo altro concetto dell'
è quello che ci avvisa della limitazione e imperfezione di  quella  nostra scienza, e così ci protegge dall' errore; perocchè
e l' ordine del mondo al principio razionale, a due, cioè a  quella  della mozione e a quella dell' armonia, così parimente
principio razionale, a due, cioè a quella della mozione e a  quella  dell' armonia, così parimente possiamo ridurre a due le
e questa nominiamo psichica affine di distinguerla da  quella  quasi materia armonica, che riceve dal diverso da sè. Della
coscienza non appartiene alla scienza d' intuizione , ma a  quella  di predicazione . Che l' attività razionale ha due gradi;
alternativa fra la vita diretta e la riflessa. Di più,  quella  virtù radicale non si esaurisce talora in un atto solo, ma
gli atti in cui si esaurisce, sieno molti o pochi, quando  quella  virtù è esaurita, già più non gliene resta da impiegare in
che, essendo la spontanea azione dell' anima più che altro  quella  che dirige la proporzione fra il dominio della vita diretta
di loro dimostrazione, senza tornare più addietro a  quella  serie di raziocini che gliele ha prodotte; la funzione
come rilevare così prontamente e sicuramente la quantità di  quella  foglia ad occhio, senza bilancia? Certo, se essi
o sacchi, ecc.; onde essi applicano prontamente all' albero  quella  fra tali misure fantastiche che gli conviene, e trovano,
molte di queste regole medie, pronte ai bisogni e sicure,  quella  che fa sì che alcuni uomini si dimostrino più sagaci, ed
prudente va per via più compendiosa al suo intento, per  quella  del raziocinio sintetico; egli non raffronta parte con
e a quel tutto così bene separato e distinto applicare  quella  regola media che ben gli si acconcia, nè più nè meno.
operativa, di cui parliamo, consiste in due abilità: 1 in  quella  di formarsi molte di quelle regole medie, le quali si
applicare alla contingenza della vita e dei governi; 2 in  quella  di rilevare a colpo d' occhio intellettivo il nodo dell'
arsenale, dirò così, della sua mente sperimentata e sagace,  quella  formola appunto, quella regola che le misura
sua mente sperimentata e sagace, quella formola appunto,  quella  regola che le misura immediatamente, e ne somministra il
se per questo principio non esiste altra cognizione che  quella  che gli è occasione di errore, e favorisce il vizio? E qui
Ed ecco passato uno o più giorni, senza avere più dato a  quella  materia deliberata attenzione, la mente si è tutta bene
identici o simili dispongono l' uomo egualmente verso  quella  maniera di pensieri che ne sono le cause. Questo fatto
ma colà ci limitammo a parlare dell' anima sensitiva, come  quella  che riguardata in relazione al principio razionale
in cui l' agente è, secondo natura, costituito. Di che  quella  regolarità apparente, che la mano dispotica del giardiniere
agente prova molestia, perchè gli viene impedita di compire  quella  operazione a cui spontaneamente era già volto. Per la
sieno turbate e rotte a mezzo; giace adunque un piacere in  quella  regolarità di movimento, che stà nella continuazione di lei
salva la libertà dell' arbitrio. E da essa dipende  quella  altresì dell' abitudine, che consiste nella maggior
Eccola: « Nel cervello viene segnato in piccolo il mondo, a  quella  guisa che il mondo viene pure segnato nel sensorio ottico
quantità di forza motrice, e a determinare accuratamente  quella  direzione di moto, che lo porta con celerità sul luogo
allo stato di soddisfazione sentita e pienamente goduta. E  quella  serie di sentimenti attivi e di movimenti conseguenti, essi
che, dopo essere qua e là vagato, finalmente si volge a  quella  direzione dove sente venirgli odore di ovile. Che la serie
si lascia suscitare all' azione dalla concorrenza di  quella  moltitudine di stimoli, e la sua spontaneità si determina a
moltitudine di stimoli, e la sua spontaneità si determina a  quella  maniera di azione complessa, che fra tutte gli è più facile
e contrastare a tutto ciò che è irregolare, cioè opposto a  quella  regolarità, che consegue alla sua natura molteplice nell'
si vede dalla mente quale sia, quale debba essere tutta  quella  disposizione. A ragion d' esempio, poniamo dinanzi allo
se la molteplicità irregolare sia numerosa. Oltracciò  quella  moltiplicità non può essere accresciuta dalla mente se non
disposizioni in formule od equazioni? L' aver conosciuta  quella  formula che esprime quale sia la regolarità delle curve, fu
discoprendo quando si ragiona partendo dalla notizia di  quella  regola che ordina i rapporti di più cose, non sono
inclinazione del principio razionale alla regolarità è  quella  che spiega e compie tutte le precedenti; ella viene dal
risplendono unificate. E il conoscere le cose molteplici in  quella  regola che dà loro una distribuzione regolare, è già
accuratamente quale specie e natura di armonia sia  quella  di che il principio sensitivo è atto a godere, e quale sia
di che il principio sensitivo è atto a godere, e quale sia  quella  di cui gode il solo principio razionale, soffermiamoci a
il godimento oggettivo? Vuol dire che non può godere di  quella  simmetria e di quella proporzione, considerate come qualche
Vuol dire che non può godere di quella simmetria e di  quella  proporzione, considerate come qualche cosa di buono e di
le celerità delle due barche, perocchè il moto apparente di  quella  barchetta è d' una celerità precisamente pari alla somma
che sarà precisamente la differenza fra la celerità di  quella  barca e la celerità della nostra; coglie l' occhio questa
vede appunto il movimento relativo dei due gioghi andare di  quella  celerità, nè più nè meno, che trova il calcolatore; e con
diversi modi? Certamente da questo, che la mente vede che  quella  distribuzione stessa di cose poteva essere così determinata
altro dello scacchiere, percorrendo la fila dei quadrati in  quella  direzione nella quale sono uniti dai loro lati. Ebbene, se
e non ad altri; onde se un' altra serie interrompesse  quella  prima e la perturbasse, riuscirebbe cosa sconveniente alla
e di celerità in una proporzione costante. Se dunque  quella  corda fosse animata, ella stessa fosse un organo sensorio,
dell' organo sensorio, sicchè lo aiutino a percorrere  quella  serie di sensazioni ordinata con fisso metro e a renderle
intera per forma che pare unanime, e senza contrasto verso  quella  trascinata; e molto meno il gusto di tutti si può
precocemente nelle capitali, per fermo non lo giustifica da  quella  leggerezza, che egli accusa nei seguaci di una Dea sì
ecc.; e del perchè piaccia la usanza che succede, e non più  quella  che prima piaceva. Onde il piacere che si ha di una moda od
tutto l' uomo, dell' armonia di successione si aggiunge  quella  della spontaneità della vita diretta, quel fenomeno rimarrà
e l' attiva formata di istinti (1), noi lasciando  quella  da parte, di cui abbiamo sufficientemente ragionato, ci
nel seno di questo si distingue coll' opera della mente  quella  attività che lo pone e mette in essere, dal sentimento
vitale sono necessariamente le seguenti: - I Funzione . -  Quella  di conservare il sentimento fondamentale producendolo di
. - L' animale, mediante questa funzione, che è  quella  per la quale è, resiste alla distruzione, ripugna a
nel sentimento, che si chiama dolore . II Funzione . -  Quella  di attivare il sentimento fondamentale in modo che esso
si manifesta colla nutrizione, ecc.. - III Funzione . -  Quella  di assettare e comporre il sentimento fondamentale in modo
eccitatrice e accumulatrice del sentimento. IV Funzione . -  Quella  che nasce in conseguenza delle tre prime, cioè di agire sul
che consiste nella spontaneità motrice7vitale , cioè in  quella  virtù per la quale il sentimento fondamentale, tendendo a
per breve tempo il sentimento fondamentale; perciò a  quella  funzione, che tende a conservare o riprodurre l'
il nome d' istinto vitale, e si denomina istinto sensuale  quella  funzione, che tende a procacciare al sentimento stabile
si distinguono le seguenti funzioni: I Funzione . -  Quella  della spontaneità sensuale, per la quale ogniqualvolta uno
anima concorrente in tutte le sensazioni). II Funzione . -  Quella  della propensione sensuale, per la quale il principio
da lui quale completamento della prima. III Funzione . -  Quella  dell' avversione sensuale, che è il movimento contrario
presentito della detta propulsione. IV Funzione . -  Quella  della contro7spontaneità sensuale, mediante la quale
si vogliono o dividere da lui o sconcertare. V Funzione . -  Quella  della spontaneità7motrice sensuale, che è conseguenza delle
che si producono nel corpo animale extrasoggettivo da tutta  quella  passione complessiva, che si può unire sotto il nome di
moti, che il corpo extrasoggettivo dell' animale riceve da  quella  passione complessiva che resiste ad un eccitamento
che si producono nel corpo animale extrasoggettivo da  quella  passione complessiva che, presentendo lo spiacevole esito
animale riceve dalla mobilità simpatica, che è  quella  che ubbidisce all' immaginazione ed al pensiero, onde all'
ad un tempo razionale, a fare le operazioni sue proprie in  quella  maniera che altrove abbiamo spiegato (1). Rimane dunque che
è cosa al tutto diversa dalla eccitabilità, poichè  quella  non si riferisce agli stimoli esterni siccome questa, non
fa perdere alle molecole e agli elementi che le compongono,  quella  reciproca coerenza che avrebbero, se le attrazioni fisiche
qui con una limitazione. Questa limitazione è simile a  quella  che testè indicavamo, parlando del secondo effetto della
hanno riconosciuti quando hanno dato il nome di diatesi a  quella  condizione morbosa che non si tiene in proporzione degli
anch' esso. Ora, noi non diamo all' anima altra virtù che  quella  che si spiega entro i limiti del proprio sentimento; la
I - Che la comunicazione meccanica è limitata a comunicare  quella  quantità di moto che già esiste, e non più; laddove l'
leva, un punto di resistenza onde originare meccanicamente  quella  superba potenza che si manifesta nelle gambe e nelle
più resistenti, e il fenomeno da spiegare ci presenta in  quella  vece una quantità di moto ragguardevolissima. Se quella
in quella vece una quantità di moto ragguardevolissima. Se  quella  minima quantità di moto, che si suppone nella sostanza
si suppone nella sostanza tenerissima del cervello, fosse  quella  stessa di cui partecipano i nervi ed i muscoli che
i nervi ed i muscoli che sostengono grandi fatiche,  quella  piccola quantità si sarebbe dovuta accrescere per via; ma
stessa direzione, o in linea retta, ecc.; ma può avere  quella  forma, e per così dire quello stampo che all' anima piace,
ordine extra7soggettivo. La questione adunque si rimarrebbe  quella  di prima, nè riceverebbe soluzione se non ricorrendo alla
somigliante conviene dire della spontaneità sensuale, che è  quella  funzione per la quale il principio senziente seconda colla
queste composizioni e dissoluzioni, conservandosi in  quella  vece e risarcendosi il misto dei tessuti organici. Ora, a
anche qui la verità stia nel mezzo, cioè che una parte di  quella  lotta rimanga inconciliabile, un' altra conciliabile; la
forze meccaniche non ammette la cercata conciliazione,  quella  all' incontro che egli ha colle forze attrattive non punto
1 la classe dei fenomeni puramente materiali e meccanici; 2  quella  dei fenomeni fisici, chimici, e in una parola fenomeni di
fisici, chimici, e in una parola fenomeni di attrazione; 3  quella  dei fenomeni animali. Quindi il comune discorso degli
organo sempre nuova materia atta alla sua operazione, che è  quella  di produrre l' ossigenazione di esso sangue nero.
meccanici del polmone stesso, i quali cessando, cesserebbe  quella  sua operazione chimica che, arrossando il sangue, lo rende
che si atteggia ed assetta spontaneamente in ogni istante a  quella  guisa che gli è meno scomodo e più comodo, è appunto lui
e a tal fine promuove i movimenti che lo sollevano da  quella  molestia, rimettendolo nello stato naturale a lui
semplice a spiegare quanti sono i fenomeni attrattivi, come  quella  sola che porge una causa di moto conosciuta e non
per la quale essa compone dai primi elementi le molecole in  quella  forma, mistura e situazione reciproca, che debbono avere
a considerare la spontaneità motrice vitale, che è  quella  funzione per la quale l' istinto vitale tende a mantenere o
in quelle piccole sfere, appunto perchè il sentimento ama  quella  forma e la aiuta, poichè con essa sola consegue l'
di forza, estraneo al meccanismo, continuamente supplisca a  quella  deficienza (3). Finalmente non si può dissimulare l'
egli come sia un istinto, per una legge di natura, per  quella  legge che presiede al nesso dinamico, che passa fra il
nell' animalità; il principio intellettivo, che accolse  quella  notizia, non vuole punto quegli sconcerti, nè nessun fine
espulsione del corpo estraneo o dello stimolo che cagiona  quella  molestia. Perocchè, si noti bene, ciò a cui tende il
l' eccitamento; 4 diminuire il dolore che viene da  quella  lotta; 5 lottare contro le difficoltà, che a tutti questi
molti confondono la coscienza col sentimento, riguardano  quella  come un elemento di questo. A costoro è necessario usare
si estende a molte altre classi di simpatie, che da  quella  legge ricevono luminosa spiegazione. Primieramente
che si produce in una parte di tale tessuto, modifica  quella  attività unica che dà la vita a tutto intero il tessuto,
del corpo umano o si ripeta in molti. Ed ecco spiegata  quella  legge patologica, che fu reputata una delle più belle
nasce l' unità della funzione; l' unità del sentimento è  quella  che fa giocare più organi armoniosamente, a tal che i loro
e l' istinto vitale, non si potrebbe forse tentare anche  quella  dei due istinti? Se pare strano che nella natura si dia una
medesimo principio semplicissimo? Questa questione riesce a  quella  degli errori della natura , dei quali lo Stahl scrisse una
è perchè l' esperienza ci ha mostrato tante volte  quella  coesistenza. Ammaestrati così, noi giudichiamo dell'
dell' esistenza del fenomeno extra7soggettivo da  quella  del soggettivo con somma prontezza, per l' abitudine di
esperienza totalmente diversa e dissomigliante da  quella  soggettiva del dolore, che egli è consapevole di patire. Ma
fenomeni e riconoscere che il dolore soggettivo cadeva in  quella  località extra7soggettiva; la quale osservazione non
quindi, anche dopo amputata la gamba, riferisce il dolore a  quella  località extrasoggettiva, che rimane nella sua
succedano poi i fenomeni extrasoggettivi corrispondenti a  quella  sua azione, sieno essi utili o sieno dannosi; poichè tali
sensuale, che mette in movimento i muscoli e così produce  quella  espirazione violenta, sonora, frequente, che si chiama
che si porti su lei o sul polmone, o dato che s' infiammi  quella  membrana, la tosse ha luogo egualmente senza la presenza di
dalle materie indigeste e nocive, che l' aggravano. Fu  quella  sapienza che collocò l' organo dell' odorato e del gusto, i
come se questo potesse esserne cacciato colla violenza di  quella  espirazione; poichè in qualsivoglia irritazione,
extrasoggettiva inesistente nel sentimento soggettivo. Ma  quella  forza straniera venuta nel nostro sentimento non è tutto il
dello sfintere. All' incontro, l' irritazione sia  quella  prodotta da un freddo sulla cute. L' istinto sensuale
all' attività dell' istinto sensuale, sia benefica, sia  quella  di dare al corpo animale un modo di respingere da sè gli
nocevole che determini l' istinto sensuale ad occasionare  quella  serie di movimenti, che processo morboso si chiama. Ora,
a tanto che non si è discontinuata e disorganata, si ha  quella  lotta che si chiama dolore (1). Ora, data la sensione
di una serie giovevole allo stato dell' animale si è  quella  per la quale l' animale si sviluppa dal germe e cresce fino
che egli fa insensibilmente fino alla sua distruzione.  Quella  stessa legge di vicissitudine che dal primo germe ha
dal primo germe ha sviluppato l' animale a piena maturità,  quella  stessa da questa maturità lo conduce gradatamente al
medici, che sembrano aver dato un' esclusiva attenzione a  quella  classe di processi morbosi, pei quali la natura riconduce
la cosa in pristino, restituendo all' istinto vitale  quella  materia che gli è opportuna, e che dallo stimolo aveva
una nuova schiera di stimoli irritanti, e succede  quella  condizione morbosa che dai moderni fu denominata diatesi .
saprei considerare altramente che come sommamente inesatta  quella  espressione di eccesso di stimolo, la quale rammenta le
deve essere ampio campo alla medicale sapienza, dipendendo  quella  da innumerevoli cause, dall' atmosfera, dai temperamenti,
più o meno, secondo la sanità e la robustezza del corpo, e  quella  sua speciale condizione che questo riceve in gran parte
leggi; solamente in queste leggi giace la ragione, perchè  quella  vicissitudine in istato normale, benchè eccitata da certi
più intensa. Così di due persone umane e benefiche,  quella  che è giovane prova più vivo il sentimento passivo della
passiva, come lo stesso Tommasini confessa, ed ubbidisce a  quella  dell' abitudine attiva, si scorge in questo stesso la prova
la facilità cioè di nuovamente infiammarsi, dice  quella  essere necessariamente [...OMISSIS...] . Ma sino che si
per termine della sua azione, egli ne rimane eccitato, se  quella  viene stimolata; in virtù del quale eccitamento, secondo la
anima, soggiaccia alla legge dell' abitudine attiva, che è  quella  di eseguire con meno di fatica, e più di facilità e con
meno di fatica, e più di facilità e con maggiore piacere,  quella  specie di operazione che ella ha già eseguita più volte. E
si osservi ancora come la legge dell' abitudine passiva e  quella  dell' abitudine attiva, sebbene opposte, si diano la mano,
loro vivacità colla loro ripetizione e continuazione », è  quella  che spiega perchè un agente, ripetendo le sue azioni,
un grado di fatica e di pena sì grande, che assai minore è  quella  di lasciar libera la spontaneità istintiva, che propaga
una proposizione troppo ardita, e fin' ora non dimostrata,  quella  che [...OMISSIS...] . L' attribuire il grado ed il modo
desse all' anima razionale una grande suscettività, poniamo  quella  suscettività che un uomo potente ed abitualmente superbo
ad ogni aspra parola, ad ogni contraddizione ai suoi cenni,  quella  che acquista un uomo lussurioso alla vista di ogni oggetto
alla vista di ogni oggetto atto a pascere la sua passione,  quella  d' un educato ai timori, avvezzo a temer di tutto, ecc.;
soffre qualche cangiamento, se questa attività agisce con  quella  specie di atti, a cui rispondono dei movimenti intestini
la tessitura delle parti sia in tutto e per tutto eguale a  quella  del momento precedente. Ma l' errore sistematico del grand'
il ragionamento. Il terzo luogo è necessario, ancora, che  quella  materia opportuna dall' istinto vitale, mediante il corpo
persuasero il marito che la moglie infedele aveva simulata  quella  infermità per rapirgli il perdono; ond' egli, partitosi per
vivente che la elabora, e il principio che muove tutta  quella  macchina. Ma qualunque sieno coteste cause, che danno alla
parte non dia che la vita di continuità, ad un' altra anche  quella  di eccitamento, ecc.. Ma il determinare questi vari gradi,
di un sentimento come effetto dell' istinto sensuale,  quella  varierà: 1 di forza, secondo che l' efficacia dell' istinto
corpo, ma nel produrre sul corpo un' azione disarmonica a  quella  delle forze vitali, cioè contraria ad alcuna delle tre
sensitivo e istintivo »(1) »; ora, aggiungendo  quella  differenza che lo separa dai corpi che bruti si dicono, si
che lo separa dai corpi che bruti si dicono, si riduce  quella  definizione così: « un essere individuo materialmente
nelle sensioni; anzi la classificazione delle sensioni e  quella  dei movimenti vanno di pari passo, e l' una può servire
premendo da ogni lato l' attività sensuale, se ne ha  quella  inquietudine, che indica un bisogno di operare senza
le dette molecole abbiano già l' organizzazione simile a  quella  del corpo vivente, a cui s' uniscono. Questo sarebbe il
individuato alle nuove particelle; questa operazione sola è  quella  che appartiene alla classe d' alterazione primitiva del
rimettimento del naso risponda la parte, che si attacca, a  quella  a cui viene attaccata, così appunto da combaciare vaso a
chimiche agiscano sul corpo vivente con potenza maggiore di  quella  del principio vitale, e tendano a disorganizzarlo,
organizzazione, una posizione, un' attitudine diversa da  quella  che esige l' animale, e che si affatica di dar loro l'
portata al sentimento fondamentale di continuità  quella  che lo muta così, ma quei cangiamenti del corso zoetico
fantastico, quasi d' una potenza positiva opposta a  quella  dello stimolo. Anche la perdita di un membro, diminuendo il
stimoli interni, parte divenuti solidi, costituiscono  quella  parte di organismo, su cui opera principalmente lo stimolo.
o minore. Che non è la maggiore o minore eccitazione  quella  che pone l' animale nello stato di salute o di malattia; ma
alterni movimenti, che diviene più rovinoso partecipando di  quella  naturale gagliardia, con cui si compiono i movimenti e le
il nervo olfattorio non dà luogo ad altra sensione che a  quella  degli odori, l' ottico non ad altra che a quella dei
che a quella degli odori, l' ottico non ad altra che a  quella  dei colori, ecc.; quindi se il principio senziente è
così in quelle circostanze. Mancando poi un organo a  quella  guisa costrutto, cessa la forma relativa di sensione (1).
succede gradatamente la quiete. Ma ciò non basta a spiegare  quella  intensità di diletto maggiore, che giace nel primo atto, in
maggiore, non solamente per la maggior sua avidità, ma per  quella  soddisfazione altresì che gli succede, ed è il riposo della
questa resistenza, deve nascerne una sensione maggiore di  quella  prodotta in un corpo di fibra più molle da uno stimolo
l' organizzazione e tendono a distruggerla, allora nasce  quella  lotta, che rende la parte dolente. Il sentimento
l' immenso accrescimento di vista che s' era trovato  quella  mattina; vedeva i più piccoli oggetti a smisurata distanza,
ad una copia maggiore di stimoli interni e continui; a  quella  guisa che un corpo quinci e quindi egualmente premuto si
i fenomeni animali: Perchè una sensazione più forte toglie  quella  che è meno forte, come, a ragion d' esempio, lo splendere
nobil lavoro? Prima e preliminare cura vorremmo che fosse  quella  di togliere l' apparente discordia delle opinioni, levando
anche i gradi di probabilità che stanno contro la verità di  quella  causa. Queste questioni non sono più vaghe; qui si sta
avvenga; e questa noi chiamiamo medicina sintetica, come  quella  che si propone di conoscere l' effetto complessivo dei
sussegue prossimamente un aumento di stimolo, provocato da  quella  stessa diminuzione. Qui è l' istinto sensuale che accresce
infiammazione, benchè dichiari che non si tratti qui di  quella  debolezza, che deve determinare il metodo curativo (1).
minore; chi mai può sostenere esser cosa impossibile che  quella  stessa causa morbosa, qualunque sia, che accresce l' azione
l' azione del cuore e delle arterie, non sia altresì  quella  che produca in sulle vene capillari il contrario effetto,
cagione dello stato morboso, di cui si tratta, precedente a  quella  dell' eccitamento arterioso, sicchè questo diverrebbe
potesse passare per esse una porzione di sangue eguale a  quella  che passa per le vene, condizione necessaria del circolo.
vitale, per la quale questo è obbligato ad entrare in  quella  lotta contro la cagione irritante, che abbiamo descritta.
come i nostri medici vennero a formarsi il concetto di  quella  che chiamiamo debolezza patologica, m' accorgo che la
di guida sicura per la medicina sintetica , cioè per  quella  che si contenta di rilevare l' efficacia utile o dannosa
che paia, al metodo curativo degli illustri fondatori di  quella  che fu denominata, non so se a ragione o a torto, nuova
esito fatale d' una infiammazione, estesa o grave, fuor di  quella  di sottrarre le forze al processo infiammatorio? Sono ben
L' illazione che, dunque, non vi può essere altra via che  quella  di sottrarre ad essa le forze con cui opera, affine di
popolo, unico maestro e legislatore delle lingue. Ma pure  quella  distinzione è reale, fondata in natura, se si attende alla
, che pare dover essere qualche cosa di diverso da  quella  che il volgo intende colle parole appunto di robustezza e
un' altra via conducente a vincere l' infiammazione,  quella  di restituire al viluppo capillare venoso una forza
dote della precisione, quantunque non acquisterebbe ancora  quella  della proprietà , perchè non indicherebbe ciò che suona
a ragion d' esempio, che egli deve al tutto trascurare  quella  che chiamano debolezza o robustezza fisiologica ? Che anzi,
alla malattia, come non meriterà il nome di patologica  quella  debolezza e spossatezza, che accompagna i mali
indica debolezza morbosa , quale debolezza più morbosa di  quella  che giunge a svigorire e sottigliare il corpo fino alla
digressione, che non ci pentiamo d' avere intromessa, come  quella  che ci spiana il resto del cammino nell' argomento che
nuovi movimenti. Le sensioni associate poi si fondono in  quella  che abbiamo chiamata affezione , e che è un sentimento
determina le passioni animali, sempre e poi sempre secondo  quella  legge, che « il sentimento prende l' atteggiamento, che gli
atmosfera, e la fibra nervosa s' è mantenuta lungamente in  quella  tempera e grado e metro d' attività, che ben conveniva alla
porgeva alla cute un dato clima; allora quel dato grado e  quella  data tensione della fibra si conservano, e continuano
che costituiscono il corso zoetico; ma dapprima in  quella  parte, a cui gli stimoli sono applicati, e, parlandosi di
fra l' attività, in cui si mettono certe parti del corpo, e  quella  di certe altre, che non risentono immediatamente l' azione
principio intellettivo. Può benissimo essere indebolito da  quella  influenza, ma l' effetto di tale influenza si manifesta
combatte con esse per rattenerle, mentre esse hanno perduta  quella  conveniente posizione e conformazione, che è necessaria al
della vita; 2 dal perdere che fa l' organizzazione di  quella  perfetta configurazione, che rispondeva all' atteggiamento
Chiameremo, dunque, robustezza o debolezza fisiologica  quella  del principio della vita nell' esercizio della sua
consiste, è per essenza piacevole. Chiameremo patologica  quella  robustezza o debolezza che manifesta il principio vitale,
colla mente distinte. Come dunque definiremo e descriveremo  quella  robustezza e quella debolezza patologica, che diciamo
Come dunque definiremo e descriveremo quella robustezza e  quella  debolezza patologica, che diciamo diatesica? Noi la
e riacquistarne la pienezza. Questa forza bellicosa è  quella  che trasse principalmente l' attenzione delle moderne
ogni materia toccante la parte ammalata, o altra con  quella  legata. Nell' encefalite, nell' idro7encefalite, nelle
probabilmente questo caso che indusse i medici a stabilire  quella  classe di malattie, che essi chiamarono di diatesi stenica
probabilmente questo caso che indusse i medici a stabilire  quella  classe di malattie, che essi chiamarono di diatesi astenica
l' azione bellicosa; non è dimostrato che l' unica via sia  quella  di diminuire o di accrescere la robustezza del principio
nella sfera dell' intelligenza, ma si diffondono a  quella  dell' animalità. Tutte le passioni tristi appariscono
qualche luogo speciale del corpo, la sottrae ad altri, si è  quella  della lotta morbosa. Quindi in tutte le malattie, le quali
di quel piacere. Questa accresciuta attività nervosa in  quella  parte, vi determina poi anche maggior concorso di fluidi.
può venirne gran danno al corpo; e questo è un caso di  quella  disarmonia eccezionale, che noi abbiamo indicata fra i
alla parte dal di fuori, egli stesso vi accumuli in  quella  vece altri stimoli interni. E questi recano sovente più
fantasia, si deve ripetere dall' afflusso degli umori in  quella  direzione. Venendo ferito qualche ramo facciale o frontale
attività del principio della vita. Può essere anche che  quella  ferita, ed altre, che istupidiscono qualche organo
attentamente considerare. E` principio indubitato che « in  quella  località dove l' azione vitale è comparativamente maggiore,
il sudore alla superficie cutanea, sembra dovesse essere  quella  legge di simpatia, di cui abbiamo parlato, per la quale il
coscienza d' alcun sentimento. La seconda questione poi,  quella  della località del sentimento, esige più estesa
luogo, nè parti al corpo nostro; ma solo il percepito, cioè  quella  forza extrasoggettiva, che fa sentire la sua azione nel
del corpo; e la figura di esso e delle sue parti (2) è  quella  che ci costituisce l' immagine del corpo; e l' immagine del
che altro facciamo con ciò, se non collocare il dolore in  quella  parte che si chiama piede , rappresentata a noi dalla
inventata, nè la mia mente avrebbe ancora il concetto che  quella  parola significa, e che le vien dato dalla sensitività
Quante più sensioni interne io intendo possibili prima di  quella  che mi segna l' estremità, tanto più giudico lontana dall'
e che lo rimuove. Ma la causa che l' ha prodotto, come pure  quella  che lo toglie, sono percepite da noi coll' esperienza
in ragione che noi abbiamo una percezione più distinta di  quella  parte del corpo nostro, a cui è applicata la causa della
una percezione extrasoggettiva tanto distinta, quanto  quella  della cute, non potendo noi toccare la retina stessa e
collochiamo la sensione lì appunto, dove abbiamo percepita  quella  causa. Quindi, quando ciò non si avvera, quando non
sorge in molti altri luoghi. - La spiegazione è simile a  quella  del fenomeno precedente. Un' affezione universale produce
un calcolo. Il principio animale operava in entrambi per  quella  legge, secondo la quale nelle parti doppie simmetriche vi è
e fenomeni morbosi ricevono la stessa spiegazione di  quella  delle sensioni, perocchè movimenti precedono e movimenti
cause accennate di sopra, che alle simpatie danno questa o  quella  direzione speciale e locale, principalmente poi dalle
di molte dottrine riguardanti l' animalità, senza le quali  quella  si rimarrebbe imperfetta; più imperfetta ancora si
si rimarrebbe la scienza dell' animalità, segregata da  quella  dello spirito, chè rimarrebbesi materiale, e il guardarla
parlare nel fondo del cuore. Niuna maraviglia che dopo  quella  solenne ed efficace parola i sacerdoti cattolici scrivano
parola i sacerdoti cattolici scrivano anche di medicina;  quella  parola fece fare agli uomini troppe altre cose maggiori, e
non disubbidire a quell' accento divino. Giudicateci tali;  quella  parola ci necessita ad accettare il vostro giudizio in
avessimo potuto riportarci. Ma l' Ontologia è per anco  quella  scienza, che di tutte rimane più imperfetta, come di tutte
sciogliere e sceverare dentro a cotali sistemi erronei  quella  parte che sta in essi di verità? Questo da noi si potrà
nella stirpe jonia; il primo oggetto che s' offerse a  quella  speculazione si fu la natura materiale. E così doveva
sapienza, e massimamente l' ebraica nazione, in cui  quella  si mantenne intemerata, e a cui furono consegnati in
(7). Ora, come dopo la dottrina degli atomi venne  quella  della loro armonia, professata da Dicearco e da
dottrina che poneva l' essenza dell' anima nei sensi, venne  quella  dell' armonia dei sensi. Plutarco dice che il medico
cotal lingua universale. Indi le diverse forme che prese  quella  teoria, quando ella si venne applicando agli enti. Invece
espressamente, o almeno con costanza, che la ragione di  quella  unità si doveva rinvenire nella natura delle idee; poichè
nella quale fioriva lo studio della filosofia, come si fu  quella  di Empedocle, al cui tempo i filosofi ionii, e più ancora
certe per argomentare le incerte. Ora niuna più certa di  quella  che Empedocle professava il pitagoreismo, il perchè egli
altra dottrina da metter fuori intorno all' anima, che  quella  di farla constare di elementi al tutto materiali? Oltracciò
e mostrano siccome la dottrina empedoclea si continuasse a  quella  dei filosofi precedenti. Sesto, mettendo Empedocle coi
intorno alla formazione dell' anima umana essere simile a  quella  di Platone (3); il qual luogo è il seguente:
cose. La sua maniera di esprimersi è certamente diversa da  quella  che noi usammo; ma il fondo del pensiero non cangia. Egli
simulacri dei veri elementi. Ma discendendo col discorso da  quella  specie intelligibile informe, che, come dicevamo, non può
intelligibile e divino, e biasimi la discordia, siccome  quella  che disgrega il divino (3); e trova pure che Aristotele non
e particolare. Qui si scorge ancora quanto sia mal fondata  quella  censura di Aristotele, colla quale pretende di cogliere
si trasporta nel mondo intelligibile, ella diviene  quella  facoltà, per la quale l' intendimento distingue le cose
distingue le cose nell' unità dell' ente (1), e però  quella  che dà l' origine nella mente agli esseri singolari e
Simplicio poi considera l' amicizia piuttosto distinta da  quella  monade, secondo un rispetto diverso da cui si guarda, che
che aveva di vero, ed era quanto dire che « l' unità è  quella  che fa che un essere si dica composto, e l' unità è posta
assai più profondo il pensiero di Empedocle, che è la mente  quella  che fa sì che il composto sia un ente (4). Tutti gli
Nè tuttavia pretendo che egli abbia chiaramente posta  quella  dottrina; mi basta che la ponesse in un modo oscuro, forse
in un modo oscuro, forse senza uscire intieramente da  quella  forma universale, sotto cui l' aveva annunziata Parmenide.
così sottile; era difficile intendere che ricorreva qui  quella  legge di sintesismo, che in tutta la natura si dimostra,
la stessa materia o sostanza opera comecchessia in noi, per  quella  forza con cui immuta il corpo nostro, e si fa termine della
successivamente effigiare, osserva che alla domanda che sia  quella  cosa effigiata, non si risponde che sia una delle figure
la qualità di fuoco. La qual distinzione è manifestamente  quella  che separa l' ideale ed il reale (salvo che invece di
lingua filosofica); distinzione, che egli confonde così con  quella  che separa la sostanza dall' accidente, mentre sì l'
che la sferica era la figura della maggior capacità, e  quella  che conteneva tutte le altre figure, cominciando dalle
a rappresentare l' essere ideale ; perocchè, come  quella  contiene dentro di sè virtualmente tutte le altre figure ed
antichissimo tempo la dottrina platonica delle idee, in  quella  forma esplicita ed analitica in cui la insegnò Platone;
che è sempre la stessa; 2) dell' essenza divisibile, che è  quella  che poi si divide pei corpi, ed è quanto dire della materia
Platone fa che Iddio traesse l' anima in parte anche da  quella  natura che nei corpi si divide, «tes au peri ta somata
il suo solito, Platone soggiunge così: [...OMISSIS...] .  Quella  porzione dell' anima adunque, che non è identica, e nella
inferiore, cioè la sensitiva, voglia egli che sia fatta di  quella  natura divisibile circa i corpi, cioè di spazio. Ma neppure
delle due estreme, dimostrando con ciò che è dessa  quella  che costituisce l' unità dell' anima, e quella sola che,
che è dessa quella che costituisce l' unità dell' anima, e  quella  sola che, unendo nella sua unità l' identico e il diverso,
e il diverso, può conoscere l' uno e l' altro (2). Ora  quella  che conosce l' uno e l' altro è l' anima; dunque, secondo
esse riceve la condizione e l' atto di sua natura. Quindi  quella  che agisce in Platone è continuamente la media; ed io
formale della cognizione dello stesso sensibile, e  quella  che contiene il simile ideale ; mentre il senso non
aletheis». Onde questa eccellente distinzione risponde a  quella  che noi facciamo fra la cognizione relativa o soggettiva e
di questo. Nè solo vi è l' armonia di distribuzione, ma  quella  altresì che nei movimenti ordinati e rispondentisi è
soggetto dimora. E se a Dio piacerà che noi pubblichiamo  quella  parte dell' Agatologia, che intitolammo Callologia, di cui
dai sensori esterni, e che questa si percepisca per  quella  a cui si commisura; poichè anzi questa esiste per quella,
sè stessa, e conseguentemente se ella creda di essere  quella  montagna, quella pianta, quel bruto, ecc., reale o
e conseguentemente se ella creda di essere quella montagna,  quella  pianta, quel bruto, ecc., reale o possibile, che pensa ».
provare l' esistenza di alcuna cosa fuori dell' anima, nè  quella  dei corpi, nè quella di Dio, ecc.: Idealismo razionale . -
di alcuna cosa fuori dell' anima, nè quella dei corpi, nè  quella  di Dio, ecc.: Idealismo razionale . - Gli errori generatori
una guida migliore nella fede di Jacobi, che somiglia a  quella  degli Scozzesi. Gli errori generatori del sistema di
esiste, senza bisogno che egli aggiunga: sono Io . Onde con  quella  proposizione l' Io porrebbe un Io che già è posto; ella
della cosa conosciuta. Eppure questa evidentissima verità è  quella  che sfugge al filosofo pregiudicato; e suppone di nuovo
concederlo. Avverto adunque che il filosofo nostro in  quella  sua proposizione muta il significato del vocabolo Io,
che la distruzione e l' impossibilità del sapere. Ma in  quella  vece s' invocano i principŒ del ragionamento, acciocchè
o sostanza. L' Io è la coscienza, ed è pure la coscienza  quella  che attesta che il Non7Io non è l' Io. La stessa
che il Non7Io non è l' Io. La stessa testimonianza è  quella  che fa conoscere l' Io, e che fa conoscere il Non7Io; se
Io, che è la coscienza stessa? La ragione non è altra che  quella  di Fichte, essere impossibile che l' Io intenda qualche
si fonda sulla contraddizione, che è il principio di  quella  filosofia. Ridurre adunque ciò che è assenzialmente
abbastanza nel discorso dialettico. I filosofi di  quella  nazione mancano in prima di analisi, e perciò confondono
colla sua onnipotenza la essenza dell' individuo, che è in  quella  nozione, e così lo fa esistere, lo crea. Soggiunge queste
la nozione dell' individuo e l' anima è infinita; perocchè  quella  è eterna, e questa è contingente; dunque non si
nozione dell' individuo produttore è il produttore stesso,  quella  nozione non potrà produrre altro se non l' individuo
Un assurdo dunque si raddossa sopra l' altro. E poichè  quella  nozione è l' anima, perciò l' anima non potrà produrre (se
cose le più opposte fra loro, e nello stesso nulla, sicchè  quella  sua Idea in luogo d' essere immutabile non istà mai in
la maggiore attività, a cui possa giungere il pensiero, è  quella  in cui egli acquista la coscienza di sè. Il pensiero
diversa il confondere l' anima colle idee, attribuendo a  quella  la natura di queste, e il confondere le idee coll' anima,
in cui sembrano sedati cotesti sdegni e resa impossibile  quella  autorevole prevenzione, si occupassero finalmente i dotti a
che alla forma; perocchè questa essendo come l' atto,  quella  è come il subbietto di questa (6). Quindi nel sistema
forma negli animali perfetti, di un grado più elevata di  quella  che è l' anima dei bruti, ma dello stesso genere. Che cosa
che il senso non può produrli in ogni anima, ma soltanto in  quella  che è atta a patir ciò, anima vero est talis, ut possit
così disposta, che al ricevimento delle sensazioni ritiene  quella  parte che esse hanno di comune, il che egli chiama memoria
chiama memoria ; paragonando più memorie, ritiene di nuovo  quella  parte che hanno di comune, il che egli chiama esperienza ;
il comune, l' universale, l' uno, l' ente nel sentito? Per  quella  illusione che abbiamo indicata, per la quale egli attribuì
e due le scuole accennate di Realisti, in questa guisa.  Quella  di esse che riponeva l' universale in una collezione,
la cognizione del comune, e si acquista la mente, quando  quella  cognizione si riceve dai dati del senso; ma l' anima stessa
intorno; essa più colta, astenendosi dal cercare  quella  dell' anima, si contentò di descriverne leggermente le
per essere con essa conservata: ed è sola la provvidenza  quella  che la conserva, prima perchè lo stesso ceppo della virtù
il loro cuore; eglino sentono tutta intera la forza di  quella  gravitazione che hanno verso Dio, verso questo centro delle
e mentre questo ha creduto d' occupare il seggio di  quella  nel cuore degli uomini, egli non ha fatto che togliere le
così dire, agli occhi dell' Onnipotente: è l' educazione  quella  che può cogliere i frutti della vittoria e riparare le
della vittoria e riparare le devastazioni della guerra:  quella  che può ridurre di bel nuovo all' aperta luce la timida
del mondo sì visibile che invisibile: è l' educazione  quella  di cui si contesta il bisogno da tutti, e si sente nella
e si sente nella stessa misura che quello della religione:  quella  che si domanda ai pastori de' popoli, e che i sapienti che
l' opera del savio, guidata dalla esperienza de' tempi,  quella  che debbe occuparsi nell' ordinar meglio quelle parti
una e coerente con se medesima. Questa massima sola è  quella  che mette sulla via ad ottenere quella prima, cioè che l'
massima sola è quella che mette sulla via ad ottenere  quella  prima, cioè che l' educazione sia religiosa. Tutti
fa un passo innanzi e ci porta sulla strada per eseguir  quella  prima; conciossiachè questa dimostra il modo onde quello
del bene, la religione non abbandonano giammai: ma in  quella  vece troppo confidenti nei mezzi di conformare ad essa l'
l' unità: il che parrà forse una conseguenza opposta a  quella  che altri s' avvisa di tirare dalle premesse. Ma in vero
ecco ciò che pochi considerano, e che può solo soddisfare  quella  richiesta universale. La religione in fatti è quel solo
i quali accennino in che luogo sia ogni strada e veicolo di  quella  quasi ampia città del sapere. Così egli avviene che le
fra loro, che è quanto dire che acquistino quello spirito e  quella  vita che non risulta giammai da più membri divisi, ma sì da
e positiva, in quel senso che positiva dicesi la materia,  quella  che invanisce l' uomo lasciandolo tuttavia ignorante;
o (mi si conceda dire) una particolare attuazione di  quella  comune e divina Educazione (1). Fissando adunque la luce
intero non forma che una imperfetta espressione; egli è  quella  vita così potente, da cui quanto vive succhia, quasi direi,
che riputassero dover esser tanto più rara macchina  quella  che costruiscono, quanto le ruote, le molle, gli anelli
avere nessun rispetto alla proporzione vicendevole, e a  quella  mutua azione, che comunicata e unita insieme per un certo
ciò che è PARZIALE » » (2). Di questo modo si concilia  quella  contradizione che appare ne' sofisti di questo e di tutti i
ma come abbiamo distinta la scienza di questo mondo e  quella  di Dio da ciò che quella di questo mondo si limita ed
la scienza di questo mondo e quella di Dio da ciò che  quella  di questo mondo si limita ed impicciolisce nei particolari,
mondo si limita ed impicciolisce nei particolari, mentre  quella  di Dio o della Religione mira il complesso delle cose e l'
stesso principio poi non difficilmente apparisce come  quella  Religione che il pose sia divina, perciocchè agli uomini
nel suo amore Dio con quello stesso imperio assoluto e con  quella  piena supremazia onde domina nella natura. Qui è dove la
propria rovina tutta la natura; giacchè debb' essere per  quella  terribil sentenza tolto, distrutto, annullato tutto insieme
ricevere l' Educazione de' palagi e delle reggie, ma  quella  della stalla e del solco, ch' essi hanno ond' essere sì
a cui sono appagate mille curiosità, e data tutta  quella  erudizione che gli uomini ammirano, e mettono in conto di
all' uomo tutte le altre parti della Educazione, oltre  quella  dello spirito, e come necessarie da essa approvate e
E dove finisce il precetto ivi comincia il consiglio di  quella  Religione, che non si riposa se non vede condotti alla
la Religione perfeziona l' uomo coll' empirlo di gioia, di  quella  gioia che ritrae dal sommo principio dell' ordine: e questa
mondo debbe quasi incattivire e tralignare in barbarie, e  quella  radicata nella pietà maturare a più squisito ricolto. E
ai concetti dello spirito: e volle portare anche in esse  quella  divisione del lavoro che frutta mirabilmente in tutte le
e nè pure s' appaga solo di raggiunger ciascuna con  quella  prima scienza della pietà. Ma lo stesso spirito di ordine e
Questo stesso regolamento ed intrecciamento è desiderato in  quella  dirò così minore enciclopedia che formar debbe la scienza
potrà dare quasi altri che ciascun uomo a se medesimo, sia  quella  che renda il maraviglioso lavoro formato sul crescente
io credo esser una trista e irragionevole pretensione  quella  che gli uomini tutti debbano uscire d' una medesima stampa;
bene imbersi dello spirito della educazione pubblica, e  quella  non distruggere, ma sopra quella edificare con metodi però
educazione pubblica, e quella non distruggere, ma sopra  quella  edificare con metodi però che sieno i migliori nella sua
Lo spirito individuale di necessità deforma e costringe  quella  educazione che, dovendo essere pubblica, cioè adattata a
universo morale ha le sue leggi generali quanto il fisico:  quella  dei nostri costumi sarebbe la legge della facilità, per la
non alla foggia che più loro conviene, o per dir meglio a  quella  quasi larga e vantaggiata forma del vero, ma tutti ad un
se non dal concedere troppo agli arbitrii di questa e di  quella  persona, e però dall' esser le cose abbandonate a' modi di
è creata da un atto semplice della mente, non può attingere  quella  perfezione che sta in una unità indivisibile, in una unità
potere de' governanti; conciossiachè la sola Provvidenza è  quella  che spedisce alle nazioni ne' momenti di sua clemenza
degli uomini, egli rimanersi oscuro e disconosciuto; così  quella  li punirebbe colla privazione del gran bene che loro
o regola che questi presentar dovrebbe, sarebbe appunto  quella  che « tutti i testi delle scuole formassero insieme una
dell' opera di cui parliamo potrebb' essere appunto  quella  della triplice unità; cioè dell' unità del fine, a cui
al bene de' più. La prima cosa si ottiene con tutta  quella  educazione che muove dagli studi primi sino alla fine del
anche la Natura. Vale a dire non si debbe trascurare in  quella  prima opera della educazione tutto ciò che di Dio, di se
la cognizione di se stesso, e la cognizione della Natura in  quella  parte che si avvincola a quelle due prime fondamentali,
della primitiva natura umana, non già col ristorar  quella  stessa che volle essere abbandonata alla maledizion
di tutta la storia cogli anni e i luoghi; e questa sarebbe  quella  picciola Storia, Cronologia, e Geografia da usare nelle
di un protettore della Chiesa e di un principe, ma debbe in  quella  vece avere a fine la informazione di un cristiano e di un
patria e di tutta la monarchia, e in modo particolare di  quella  provincia e città a cui appartiene. Questa storia che è
d' un salto; ma l' è necessario a ben conoscerla di fare  quella  scala medesima che suol fare nel rinvenirla: e quando si
si sono osservate le gradazioni che ha prese la luce di  quella  verità nelle menti degli uomini; quando si studiò cioè la
menti degli uomini; quando si studiò cioè la storia di  quella  verità, allora si può fondatamente sperare d' averla
alla medesima come ministra fedele: perciocchè essa è  quella  che fa rivivere gli autori delle grandi verità, che
e che il fa venire alle verità da se stesso, mettendolo su  quella  via che alle stesse conduce, non già trasportandovelo d' un
si danno al tempo della Filosofia si raggiungano meglio a  quella  scienza del calcolo che forma lo studio della Università.
se rapidi furono i loro passi, e grande lo spazio percorso;  quella  rapidità però fu vinta e smarrita nel campo immenso della
che il debbono comporre e adornare. E allora sarà tolta via  quella  scienza di mezzo che ora si chiama Introduzione al calcolo,
tutta d' altra natura ed indole dalla loro. E questo spiega  quella  non so quale incredibile riverenza, anzi pure vera
proferisse, e antichissimo fosse, o paresse: questo spiega  quella  sozza mistura delle autorità profane colle autorità sacre;
vere, ove all' autorità di Mercurio Trismegisto succede  quella  di Paolo e di Pietro; quelle sculture in sulle facciate de'
ed inseguita con eloquenti parole la menzogna che in  quella  si nascondeva, il fermento della vecchia malizia; intanto
greci ed ai romani che ai cristiani scrittori, sia perchè  quella  letteratura pareva più formata ed intera che la cristiana,
della letteratura idolatra, finchè l' uomo soggiaccia a  quella  legge intrinseca a sua natura, per la quale solo mediante i
coll' istruzione del Catechismo; sicchè tutto formi  quella  unità che è la gran regola di tutta l' educazione, che la
scuole dell' Umanità a' giovanetti quasi alcuni sorsi di  quella  bellezza, di che potranno abbeverarsene pienamente venuti
apre innanzi nella Storia della letteratura, intrecciata a  quella  dell' altre scienze e specialmente della Filosofia, tutto
di tutte le umane facoltà in ciascun oggetto, sicchè  quella  cosa che l' intelletto apprende anche il cuore senta, e l'
doti, dalle quali, quasi da quattro corde, svegliare  quella  soave armonia, onde si muove possentemente il giovanil
nuova e profonda. All' incontro ella è nobilissima dote  quella  di potere padroneggiare l' idea, e volgerla a piacimento: e
genere d' altre idee s' accompagni e consocii, nasce  quella  che io chiamo scienza delle convenienze; per cui quasi con
e nè pur trattabile colla stessa giustizia, ma sì con  quella  scienza del convenevole, di cui ragioniamo. Molto intesero
di filosofiche contenzioni. I Latini anch' essi bevvero di  quella  greca vena di dolce Amenità, ma non poterono deporre al
è necessaria la cognizione delle indoli, onde risulta  quella  delle ragioni e dei motivi che hanno maggior forza a
su di questo più oltre ragionare. Ma la cosa principale è  quella  di ridurre la vita del giovane in perfetta concordia cogl'
La vita dunque debbe rendere quell' ordine stesso, e  quella  unità in tutta la sua disposizione che abbiamo veduto esser
la massima consistenza ed utilità. La giustizia infatti è  quella  che solo può procacciare al Governo la pubblica opinione e
ottime. Ora la lingua più popolare di tutte è certamente  quella  della giustizia, e anche per questa cagione crediamo utile
la libertà dell' insegnamento, e lo vedremo, applicandone  quella  definizione. La libertà dell' insegnamento è « l' esercizio
della libertà, sì in generale e sì in particolare di  quella  d' insegnare; e alla libertà vera sostituiscono una libertà
d' una libertà bastarda: non di rado più bastarda ancora di  quella  de' primi; poichè questi non riconoscendo morale di sorta,
mendaci e da frasi sofistiche ed entusiastiche, come  quella  che « tutti i cittadini nascono figli della patria, e però
di comunicare a tutti gli uomini, grandi e piccoli, è  quella  che le ha confidato il Salvatore, e che essa non può nè
d' insegnamento è esclusivo alla Chiesa Cattolica, cioè a  quella  parte della Chiesa Cattolica, a cui fu da Gesù Cristo
le mani fedeli a cui confidarlo, e che ella sola è  quella  che può farlo passare in altre mani perchè ella sola ha in
lungi dall' offendere la libertà dell' insegnamento, fu  quella  che ne assunse, sola al mondo, la tutela, proteggendo tutte
Cattolica, o impedisse loro di tenere o di professare  quella  della Chiesa, esso non solo offenderebbe il libero
da poter insegnare, o se non abbiano ancora acquistata  quella  misura di dottrina che ha tassata il Governo, o piuttosto
insegnare sta in proporzione diretta della dottrina, e in  quella  vece il Governo fa nascere una condizione di cose, nella
mai quello che vuol fare una cosa e non sa farla, e fa in  quella  vece la sua contraria? Dicono, in secondo luogo, che non è
scelta degl' istitutori e maestri; e la miglior scelta è  quella  de' più dotti e idonei. Dunque quest' è un dovere giuridico
nel tempo passato. Conviene dunque per ora privarli di  quella  libertà, fino che sieno formati alle nuove idee della
qualche cosa in natura, ma una cosa che emana da essi, e in  quella  misura che essi a loro beneplacito concedono agli uomini ed
di forza. Voi dunque, lasciando la via del diritto per  quella  dell' opportunità, riducete la cosa a questo termine, che
la cosa a questo termine, che non sia più la ragione  quella  che impera nella società, ma la forza. Volendo dunque
che una libertà di nome, e una licenza di fatto, se sotto  quella  forma non rispettate più i diritti altro che secondo l'
naturale d' insegnare, cioè tra persone dotte e fornite di  quella  moralità che si richiede a insegnare cose oneste, e in un
sieno stati ammaestrati, abbiano le cognizioni richieste a  quella  carriera di pubblici impieghi. Certo, che per fare tutto
dunque che distinguiamo la classe de' benefattori da  quella  degli speculatori colla prova di fatto che ce ne danno; e
la questione, è chiaro, che essa già non appartiene più a  quella  della libertà dell' insegnamento, ma rimane una questione
maligne ed astute, e non trovano punto in sè a gran pezza  quella  attività smaniosa che tutto tenta e tutto sommove per dare
illusoria o effettiva. E` una ricerca di alta politica  quella  del modo, nel quale si possono avere rappresentanze
principio che finora nè l' amministrazione de' Comuni, nè  quella  delle Provincie, nè quella dello Stato è veramente
amministrazione de' Comuni, nè quella delle Provincie, nè  quella  dello Stato è veramente rappresentativa, benchè ne abbia il
quale si possa insegnare una dottrina religiosa contraria a  quella  insegnata da Gesù Cristo e dalla Chiesa, e che questo
dottrina, che mette l' umanità sopra una strada contraria a  quella  mostrata da Gesù Cristo, con questo, si sarebbe salvata l'
che negare il diritto d' insegnare una dottrina contraria a  quella  di Cristo è negare la terra all' albero dell' umanità, e
aveano ammorbata tutta la terra. Ora non è oggimai più  quella  stagione, ma il tempo è venuto in cui si dee sviluppare l'
abbiamo inventato e inventiamo ogni giorno, in virtù di  quella  libertà di pensare, che produce frutti sempre nuovi di
essere un' altra morale, nè una completa morale fuori di  quella  che con autorità sua propria insegna la medesima Chiesa di
che così patentemente vi condanna? Avvertite ancora, che  quella  morale, di cui Alessandro Manzoni, con tutti gli altri
alla sola Chiesa, scrivendo contro i protestanti, è appunto  quella  che voi definite « « la scienza di tutti i diritti e di
e perfetta, ed anzi elevata ad una dignità soprannaturale,  quella  scienza morale, che è all' uomo assolutamente necessaria e
che preparare indubitatamente la rovina dello Stato e di  quella  forma di Costituzione che è incaricato di conservare. Gli
ma al genere umano, se pur si deve chiamare una guarentigia  quella  verità e santità di dottrina che è la stessa salute. E da
riguardo al pubblico insegnamento una guarentigia simile a  quella  che la Chiesa offre a lui nella sua stessa dottrina? Qual è
giudice e maestro, dovete dunque subire il giudizio di  quella  potestà, che ha ricevuto la giurisdizione religiosa da Gesù
la gloria del regnare. La vanità di altri principi e  quella  di altri ministri si è gonfiata, sperando di poter ottenere
un atto di arbitrio e non d' autorità; la sola superbia è  quella  che non soffre siano messi limiti a' suoi arbitrii. Quando
fa rinsavire le menti illuse. L' ultima vicenda si fa di  quella  sofistica che pone in dubbio e nega gli ultimi principii
tempi vengono dalle erronee dottrine filosofiche, cioè da  quella  sofistica che risponde alla filosofia , come contraria a
altre si sostengano reciprocamente e che renda più possente  quella  facoltà della ragion teologica che conduce il fedele a
poter condurre al suo scopo l' insegnamento normale, si è  quella  di « prendere per argomento del medesimo l' esposizione del
vero: noi vogliamo pervenirci per una via irrecusabile,  quella  d' una logica rigorosa. - Di più, ognuno dei più celebri
ne si presentano già qui sul principio due importantissime:  quella  della libertà del pensare , e quella della libertà dell'
due importantissime: quella della libertà del pensare , e  quella  della libertà dell' insegnamento . Della libertà del
chiarezza, si fraintende, non s' intende la condizione per  quella  che è, ma si crede che sia una condizione diversa da quella
quella che è, ma si crede che sia una condizione diversa da  quella  che è. 3 Non aggiungere condizioni che la questione non ha.
nelle menti dei suoi uditori, abbia supposto cioè, che a  quella  parola che esprime la materia del discorso, per esempio
che noi attribuiamo a quel vocabolo, col quale esprimiamo  quella  cosa. Laonde, se colui che ragiona, per esempio della
replicarsi queste di mano in mano: e la prima di tutte,  quella  di cui tutte l' altre hanno bisogno per essere intese, è
vogliono dire che colui si crede ragionare di una cosa e in  quella  vece ragiona di un' altra, e uscendo, come si suol dire,
uomo, il che è quanto dire che potrà, seguendo il filo di  quella  prima definizione imperfetta, moversi, istituire delle
che vengono a costituire la scienza, la scienza di  quella  cosa, e con questa completarne la definizione. E nel vero,
manifesto, che il principio di ogni scienza è l' essenza di  quella  cosa sulla quale la trattazione si volge. In questo modo
in tal caso si dee attribuire ad un' altra potenza e non a  quella  del sentire. Veduto che la sensazione è particolare e non
poichè non si dà cognizione senza cognito, non è cognizione  quella  che non ci fa conoscer nulla. Voi mi direte che i sensisti
che credettero di poter cavare l' idea di necessità da  quella  di contingenza, quando questa suppone quella, e viceversa,
senso d' allorquando s' applica all' uomo; disfacendo così  quella  comunità di sapienza che s' era supposta, e secondo la
usiamo, leggendoli con ispirito, con gusto, insomma con  quella  cristiana carità, che assennatamente riflette, e in tutto
non saprei suggerirvi opera scritta con maggior saggezza di  quella  del signor Albano Butler, che dal francese del signor
Alla quale se ci obblighiamo per voto, entriamo in  quella  che si dice perfezione religiosa. Della ubbidienza di
rinvenir quel consigliere esperto, quell' amico fedele,  quella  guida sicura, che fra le migliaia ci avvisano i Santi di
necessaria a portarlo, e secondo la misura della grazia  quella  della gloria. Perciocchè in Daniele leggiamo:
Fatelo dunque con tutta cura. « Correte in questa e in  quella  parte, affrettatevi, svegliate quelle vostre amiche ».
anche in ciò di non variare sì spesso, ma di dire  quella  che vi suggerisce lo spirito ne' vari momenti, con tutto il
ilare con loro, rigorosa con voi, saggia con tutti; che è  quella  bontà , quella disciplina , quella scienza , che dimandate
rigorosa con voi, saggia con tutti; che è quella bontà ,  quella  disciplina , quella scienza , che dimandate a Dio nella
saggia con tutti; che è quella bontà , quella disciplina ,  quella  scienza , che dimandate a Dio nella giaculatoria
pure senza timore, lamentatevi, e ditegli, che siete  quella  miserabile che sentite d' essere. Egli sì vi risponderà nel
venga, per quanto è possibile, ad apparire e sporgere con  quella  forza, che egli ha, nè più, nè meno: e tenga la sua propria
di trascegliere fra molte risposte, che talora dar potrete,  quella  che maggiormente acquieti ed illumini chi propose la
fine unico debb' essere il vantaggio. Onde si vuol fare in  quella  maniera che giovi: e parimenti cercare i luoghi, i tempi, e
poche cose sull' altra parte del vostro ministero, che è  quella  di sopravvegliare agli uffizi, che non prendete a far voi
regno celeste, se non vorrà farsi il più picciolo, cercando  quella  perfetta semplicità, umiltà ed innocenza, di che la natura
da lei distante. Quanto dunque è per noi da educare  quella  illustre facoltà, e la cultura di lei con ogni amore
presa nella pace del Signore quaggiù rappresentare ancora  quella  quiete dell' anima che in cielo si assaggia nel gaudio
tempi. [...OMISSIS...] Nel capo precedente ho parlato di  quella  dottrina, che può essere argomento alle vostre famigliari
figliuoline vostre in Cristo, l' altissima preziosità di  quella  dottrina, e la bellezza singolarissima, e finalmente la
verità, salvandole dall' avversario di tutte l' anime. Indi  quella  casa ove abitano la farete loro riguardare come casa di
al sapere: [...OMISSIS...] . Di gran senso è l' uso di  quella  voce traslata di sobrietà , virtù che regola l' uomo circa
satollate » (1). Facciano prima ogni cosa per assaporare  quella  sapienza, e nutricarsene; di poi non vogliano sapere altro,
vita li professavano. Vi sia dunque frequente sulle labbra  quella  sublime preghiera del reale Profeta. « Rivolgi gli occhi
la vanità . » Egli non volea nè pure vederla. Questa è  quella  grande virtù della Semplicità , che solo tiene fitti gli
forza di convertirlo in nutrizione. Or che è questa forza?  Quella  carità di cui è detto al fine del capitolo precedente. Ella
solo, ed un medesimo spirito! Oh consensione ammirabile che  quella  era di volontà! oh armonia soave di funzioni! oh carità e
soave di funzioni! oh carità e pace invidiabile di cuori! A  quella  prima immagine perciò della Chiesa di GESU` Cristo noi
vi scongiuro nel Signore, che camminiate degnamente in  quella  vocazione , onde siete stati chiamati ». » Nella parola di
mondo, adoratore degli idoli e schiavo de' demoni, scelse  quella  famiglia a sua Chiesa ed a suo peculiare dominio, e con
le inimicizie e le divisioni fra gli uomini assunte in  quella  sua carne , che diede in preda alla morte. Parole di
con questi sensi soli si può fare acconcia spiegazione di  quella  vocazione , di cui parla Paolo in questo luogo, mostrandola
« di conservar l' unità dello spirito », sorgerà da ciò  quella  beata pace, che come dolce legame vincolerà tutti i cuori,
stessa specie in tutti, cioè in tutti una partecipazione di  quella  di GESU`, che sorpassa ogni senso. Questo vincolo solo
in noi, come dice S. Tommaso, « la vita eterna » (2),  quella  vita eterna, che si termina e perfeziona colla gran
Fede, e termina coll' unione di Dio in cielo. E` sempre  quella  stessa grazia; ma formalmente variata nella misura e
possa liberarsi, ma che nè pure vi potrebbe essere. Così  quella  parola captività indica un valore ed una conquista
particolari è altra opera, che non tocca la infinità di  quella  prima, e rispetto a quella è come un accidente. Condotta
che non tocca la infinità di quella prima, e rispetto a  quella  è come un accidente. Condotta dunque schiava la schiavitù ,
lui non solo la possibilità di ciò fare, ma il fare stesso.  Quella  prima maniera di grazia, che sufficiente si può appellare,
fra' miracoli guidava il popolo, altro suo gregge. Ell' era  quella  stessa verga, di cui qual pastore di vere pecore soleva far
tutto il gregge. Poichè a questo, iterata tre volte  quella  tenera inchiesta: « Se egli lo amava », anche tre volte
adunque erano limitati, se così dir si potesse, da sola  quella  sapienza, che in essi albergava. Ma non è questo accurato
e alle prove della sua verità, col sequestrare dall' altre  quella  generazione di cui voleva discendere. Appresso si provvide
di massa corrotta, e quindi del presente scontentissimo,  quella  curiosità somma delle future cose, per cui alle pagane
oltre ciò gli mandò dei veri profeti; e così a bene rivolse  quella  inclinazione medesima, che da lei era non senza sì grande
questi profeti mandati da Cristo è d' annunziare al mondo  quella  buona novella, che una volta solo si profetava. Come
fredde: e questo modo d' esporla è dannato da Paolo in  quella  a Timoteo (2) come generatore di quistioni e altercazioni
e non spiritualmente, usano ancora la forza meccanica, non  quella  solo di persuasione e di amore. All' incontro l' unica arma
del mondo », non muojo più, non m' è tolta più mai  quella  podestà, che come uomo mi ho guadagnata morendo, perciò nè
suppone la sacerdotale, la podestà sul corpo suppone  quella  sul capo: poichè senza il capo più corpo non vi ha: non si
e la pienezza del corpo di Cristo, come le membra  quella  del capo, o come il vestimento quella del corpo (2): per
come le membra quella del capo, o come il vestimento  quella  del corpo (2): per questo il Vescovo è denominato
e dilata la propria santità, loro comunicandola: è sempre  quella  santità stessa, ma in molti trasfusa in molti risplende.
potere così: [...OMISSIS...] . Adunque lo scopo di  quella  podestà, che il corpo mistico risguarda di Gesù, si è
mondo arriverà a crescere colla carità sino a perfezione?  Quella  perfezione che fa le membra proporzionate al capo consiste
essere fatti membri acconci pel Cielo. Per lo che a  quella  foggia che il corpo reale di Cristo in questa vita (1)
per ispecchio o enimma, ma faccia a faccia. Questa fede è  quella  che ne giova acciocchè « « non più siamo fanciulli
anima con questa mole crassa ed inferma di corpo rende  quella  incapace di perfettissimo contemplare: la carne ne patisce
al mondo senza contemplare in essa la divinità, che in  quella  o colla giustizia o colla misericordia sarà un giorno
nell' invernale stagione qual meditazione più ovvia che  quella  della caducità di tutte le cose umane, della instabilità di
per dire così, di accostarsegli. Non si discorre di lui con  quella  frequenza, non con quell' ardore nelle unioni nostre: si ha
più giovano quanto più giova la preghiera di molti sopra  quella  d' un solo (1). Santa poi oltracciò essendo la Chiesa, chi
che per esse è figurato o dipinto; e nelle reliquie onora  quella  spoglia, che, sebben di carne, fu già il tempio di Dio, e
quello, che a lui conviene: finalmente imparerà sempre più  quella  verità, che la divozion grata a Dio non è posta in
Questa è proprio atto del Sacerdote in persona di Cristo;  quella  di ogni cristiano presente alla Messa. Il che si ricava
il Sacerdote le mani sue sopra il calice e sopra il pane, a  quella  guisa che nell' Antico Testamento esso Sacerdote ponea le
la stessa morte di Cristo, fuori che a condanna, se di  quella  non partecipassimo bevendo lo stesso calice, tenendo i suoi
eccellenza del contraccambio! Il che dee mettere nell' uomo  quella  confusione, che s' esprime dal Sacerdote, quando, ricevuto
si può partecipare in un tempo alla mensa del Signore e a  quella  dei demoni (3). Doppia maniera dunque è di mangiare il
a sè Cristo, e a Cristo s' incorpora. Sebbene niente valga  quella  corporale nutrizione senza questa spirituale; tuttavia a
corporale nutrizione senza questa spirituale; tuttavia a  quella  questa è connessa: essendo stato conforme alla sapienza del
ogni uomo provi prima sè stesso » (1); dopo avere osservata  quella  fervorosa frequenza dell' antica Chiesa al santo Altare, è
in comunicando. Sicchè alli buoni nulla è tolto da  quella  mutazione di disciplina, perchè tengono lo stesso spirito;
monte; e però, quanto alla lettera loro, convenivano solo a  quella  Gerusalemme, che è serva, e madre di servi; non alla
un solo costume con noi. Perchè sempre uno fu lo spirito di  quella  adunanza di giusti, che cominciata in Adamo penitente,
venuto nel Tempio alla pubblica orazione forma parte di  quella  adunanza di Sacerdoti e di popolo fedele che prega ivi
cosa dirò: perchè qui non manchi qualche nozione sopra  quella  triplice lingua, nella quale la Chiesa esprime i suoi alti
e fino povertà di mondane cose; come povera vita fu  quella  di Cristo. In questo avvi ad osservare, che l' ornamento
di Dio venga nella funzione stessa altamente onorato.  Quella  cerimonia però, che più al vivo mostra l' onore, di cui fa
volta caduti, che cosa evvi di meglio che a Dio tornare in  quella  notturna quiete, e pregarlo, come si fa col principio di
l' istituzione in essa fatta della Cena eucaristica, e in  quella  si può ricordare ancora l' istituzione degli altri
una seconda; l' ultima, in cui risorge il corpo, simile a  quella  di Cristo, compirà la vita nostra in Cielo. Dopo Pasqua
nella pace di Dio, occupi il cuore nostro e la nostra mente  quella  Chiesa purgante. Nelle letture poi de' libri di Giobbe, di
tiene alcuna similitudine alla corporea, e ci bisogna in  quella  altrettanto, dirò così, che ci bisogna in questa. Anche in
altrettanto, dirò così, che ci bisogna in questa. Anche in  quella  dobbiamo primieramente nascere, e a questo Cristo ci ha
nostro, la festa della dedicazione della Chiesa; essendo  quella  festa nostra, poichè noi col Battesimo siamo stati fatti le
di croce, come s' ungevano gli antichi atleti, in segno di  quella  pugna, che coll' arma della croce e' vincerà, e per cui
gli avversarŒ santificando e ricevendo gloria noi stessi.  Quella  destinazione, o carattere, che al culto di Dio ci consacra,
a parte nel possesso. Ciò s' esprime dalla Chiesa con  quella  cerimonia del mettere che fa il Sacerdote il lembo della
a principio dalle zanne avversarie, prendiamo occasione di  quella  prima misericordia a chieder l' estrema, per la quale ha
fuori che a Dio, che tiene in sè stessa. Non parlo solo di  quella  Verginità consacrata per voto, ma di quella consacrata per
parlo solo di quella Verginità consacrata per voto, ma di  quella  consacrata per affetto, che a tutte le cristiane donzelle
vergini, cui umile rese non l' ingiustizia ma la carità:  quella  carità, che « non emula, nè si gonfia, nè cerca le cose
ancora la confusione, il vilipendio, l' affliggimento di  quella  carne, che allora comincia ad esser buona quando comincia
per la carità o per la fede: perchè allora luce in lei  quella  Fortezza, che rende la vergine di Cristo inespugnabile a'
sulla somiglianza di Cristo, consociata alla Umiltà, è  quella  di cui, al dire de' Padri, si formavano i martiri, e per
questa carità la PRUDENZA: perchè non sia fatua, ma savia  quella  vergine, che la esercita. Non parlerò pertanto della carità
diminuir l' orazione. Mortificazione più meritoria è  quella  della volontà, che nel vivere comune si fa da colei, che
d' una virtù più forte, più virile, più meritoria quale è  quella  della vita comune, ove la carità de' prossimi è in uso
si può dare di suo contegno nell' umano consorzio fuor di  quella  di Cristo: « Se il tuo occhio ti scandalezza cavalti, e
stessa però di stato migliore non può esser da Dio, se in  quella  o si preterisce qualche dovere della società, o altri debbe
dell' altrui compitezza e buon garbo, o finalmente da  quella  ambizioncella, per cui si desidera altrui piacere con doti
astringe le anime umane di dare a virtù; ma perchè  quella  soave carità è anche tutta umana, e appaga molti naturali
. Questa regola tennero i Santi: e piace leggere come  quella  santa Edwige duchessa di Polonia, che anche a noi
udendo come a una sorella del monastero ove s' era ritirata  quella  spiacea, incontanente rispose: Se quest' abito vi spiace,
di molte parole e lunghe disputazioni a restituirla in  quella  luce, in cui si trova nelle menti del volgo. Ma onde mai
l' opera che prestò la mente ai grandi artisti, e quale fu  quella  che prestò loro la mano? L' opera della mente fu l' ideale
che tendono ad esprimere i lavori dell' arte. Priviamoli in  quella  vece delle mani, lasciando loro la sola mente: essi ci
interior della mente piace la materia esteriore, come  quella  che se ne rende veste e segno sensibile, e alla mente
dalla bellezza della sua donna argomentava all' altezza di  quella  mente divina in cui se ne doveva contener l' idea prima
nel seno del reale; ma se ne mantenga la distinzione, che è  quella  sola che il senso comune proclama, e che d' altra parte si
fu il tipo su cui si eseguirono tanti battelli? Sempre fu  quella  prima, quella originale idea del battello a vapore. L' idea
cui si eseguirono tanti battelli? Sempre fu quella prima,  quella  originale idea del battello a vapore. L' idea dunque d' una
si voglia. L' idea è unica; ma gli esseri reali che a  quella  idea corrispondono sono senza numero; perciò quell' idea si
esempio. Io vedo che la natura dei corpi è distintissima da  quella  degli spiriti; il corpo soggiace alle leggi dello spazio,
dallo spirito reale? E` forse l' idea del corpo corporea, e  quella  dello spirito spirituale? No certamente, sono due idee
elle restano quelle che erano prima nè più nè meno; a  quella  stessa maniera come quando io entrando in una vasta
Filosofi, ci facemmo altresì un dovere di escludere da noi  quella  presunzione che pretende di saper tutto, di trovar tutto,
dei soli nostri sforzi per giungere al vero, e molto più di  quella  porzione di vero che ci frutteranno, se pure a qualche
un' altra, sia pur vicina a questa quanto volete, sia  quella  dell' asino, sia quella del mulo, sia quella della giraffa:
vicina a questa quanto volete, sia quella dell' asino, sia  quella  del mulo, sia quella della giraffa: indarno; tutte queste
volete, sia quella dell' asino, sia quella del mulo, sia  quella  della giraffa: indarno; tutte queste idee non vi faranno
egli mai il suo Teseo? Vide altre forme, altre idee; ma  quella  del Teseo opera originale di lui, non potè vederla
a persona di donna l' aver piccole le mani, e che  quella  piccola mano è sommamente gentile, [...OMISSIS...] come
sono tipi astratti, che guidano la mente dell' artista per  quella  via che le bisogna a giungere finalmente alla
Dunque la differenza tra la mente dell' artista e  quella  di un altro uomo non istà in questo, che la prima sia
che innanzi a tutte le altre idee men generali preesista  quella  che è universalissima, colla quale solo può misurare e
le altre; la quale, come noi abbiam già veduto altrove, è  quella  dell' essere. Ma taluno insisterà tuttavia dicendo, che
perciò? La natura dell' idea non si rimarrebbe per questo  quella  stessa che è, distintissima dalla realtà? Certo che da tale
all' uomo abbisogna, o l' uom cerca e desidera, che  quella  che gli fa vedere il reale nell' ideale, sicchè appartiene
mista, di cui gli uomini continuamente fanno uso,  quella  parte che riguarda il solo reale preciso da tutto il resto,
che riguarda il solo reale preciso da tutto il resto, da  quella  parte che riguarda il reale nell' ideale. Ma per noi, miei
affermarci, e così conoscere la nostra stessa realità con  quella  cognizione colla quale solo ella è conoscibile. Qui voi mi
la natura dell' ideale consiste nell' intelligibilità , e  quella  del reale nel sentimento e in tutto ciò che opera in esso e
egli è tale che suppone esistere l' oggetto da intuirsi a  quella  stessa guisa che l' occhio suppone esistere gli oggetti che
non consista in altro se non nello stimolarlo e ajutarlo a  quella  operazione che gli bisogna affinchè possa vederle, non già
essenza che si vede nell' idea; si predica la realità , ma  quella  realità che nell' idea ha il suo tipo, la sua conoscenza,
a riceverla; il che viene a dire, predichiamo del reale  quella  esistenza che egli ha e non più. In questa operazione
e infinità, non la predichiamo tutta del reale, ma solo  quella  parte che nel reale medesimo è attuata e sussistente, e
dall' essenza stessa dell' esistenza da noi intuita  quella  parte di esistenza che corrisponde al reale, quasi traendo
affermazione, togliendo dall' esistenza ideale senza limiti  quella  porzione limitata che ci bisogna, la quale così diventa
alla mente; ma sapete voi perchè, miei signori? Per  quella  inclinazione che ha il nostro intelletto, e per quella
Per quella inclinazione che ha il nostro intelletto, e per  quella  abitudine di applicare al mondo ideale quei principj,
e morrebbe. Ma no, è vivo e continua a partecipare di  quella  vita che costituisce un' unità semplicissima. Noi
nella sua essenza dall' idea dell' essere universale; è  quella  stessa idea, ma veduta dalla mente con uno sguardo che non
l' abbraccia tutta , ma che si contiene e limita a veder  quella  parte che risponde al reale sensibile; e questa limitazione
reale, ma io ci penso e ne parlo per via d' immagini a  quella  stessa maniera come quando si vede un bel ritratto e si
che finalmente il pensiero ed il discorso nostro termina in  quella  Firenze reale, che noi abbiamo tempo fa percepita - Sì; ma
e di sperimentare tutto ciò che vi ha di sensibile in  quella  vaga città coi nostri cinque sensi esteriori. E che perciò?
col monosillabo: sì . Ora a che si riferisce quest' atto? A  quella  realità che era prima nell' idea; ma che non ci era
nello spiegare come l' animo dica sì, cioè si persuada che  quella  realità è . Ma in quanto al primo punto noi abbiamo veduto
contiene, solamente che l' animo nostro non sa ancora se  quella  realità sia o non sia, cioè sussista o possa solamente
onde in questo trova la mente ciò che prima vedeva in  quella  o esplicitamente o implicitamente. Ed è qui che comincia,
reali assenti. Ma si deve accuratissimamente distinguere  quella  parte che ha nella detta cognizione il sì da noi
che lascia in noi uno stato di persuasione permanente, e  quella  parte che nella detta cognizione hanno le immagini in noi
che io mi dimenticassi intieramente d' aver mai veduto  quella  fisonomia che pure mi sta presentissima all' anima: ho io
in qualche modo la natura di quell' ente, è conoscere  quella  natura che a me è conoscibile; poichè io non posso
Sappiamo che è, non sappiamo come è. Positiva chiamo  quella  cognizione d' un ente, per la quale conosciamo per
positiva che aver noi possiamo della natura di un ente, a  quella  attività che egli può esercitare in quella maniera che
di un ente, a quella attività che egli può esercitare in  quella  maniera che dicevo, nel nostro sentimento. - Avete ragione,
sentimento? No, noi non diciamo questo: s' attenda bene a  quella  restrizione che poniamo alla proposizione « non conosce
e fissarle mediante un nome: una di queste specie si è  quella  che noi distinguiamo col nome di cognizione positiva: la
fatto: « se tra le specie delle cognizioni umane ci ha  quella  che noi chiamiamo positiva; e se questa specie si estenda
tale: pensato che sia da noi immediatamente, noi abbiamo  quella  cognizione del nostro sentimento che si chiama cognizione
essere che in un soggetto esista qualche forza diversa da  quella  del soggetto stesso »non convien dirsi questo per la
diceva irreperibile, e si osava anche dire impossibile, per  quella  certa incredulità filosofica, che legata alle cose più
estrasoggettivo è anch' essa pienamente determinata siccome  quella  del soggetto. Intuizione dunque dell' essere, percezione
colla sua mirabil potenza, cavi infinite cose da  quella  materia che le è data; sia pure che ella sappia farci sopra
di vario sapere: ma infine la materia prima di lei è sempre  quella  stessa; si riduce sempre a intuizione dell' essere, a
sua principale attenzione alla cognizione riflessa, siccome  quella  di cui si fa maggior uso, e su cui cade l' insegnamento
e svolge nell' umana mente, deve esistere in germe in  quella  prima materia che a lei precede e che le viene dalla natura
ragionamenti. Ora io chiamo appunto cognizione positiva «  quella  che riguarda le prime determinazioni degli enti ». Non è
d' elementi percepiti. La cognizione positiva dunque è  quella  che si contiene ultimamente nella percezione, e quindi nel
« cognizione di posizione ». Come si dice legge positiva  quella  che viene posta dal legislatore e non è data dalla natura
ma tutt' al più proveranno forse, che noi non ne abbiamo  quella  cognizione che essi pretendono, non una cognizione
i vocaboli? Quali cose esprimono? Forse gli enti, in  quella  parte nella quale restano a noi pienamente incogniti?
dir altro che l' essere conoscibile, perchè nissun ente in  quella  parte che è del tutto sconosciuto all' uomo, non è da lui
mondo, il quale cade nel mio sentimento, e la relazione è  quella  di causa. Le relazioni dunque con ciò che io conosco
sarà l' idea interamente positiva? diciamolo di nuovo,  quella  che si cava immediatamente dalla percezione,
Noi crediamo, che non possa esser verace e soddisfacente  quella  Filosofia, che non sa spiegare le contradizioni apparenti
crederà d' essere appieno istruito intorno alla natura di  quella  cosa, l' altro non così e crederà tuttavia d' ignorarla.
da lui intuito, e poichè questa è cognizione infinita, e  quella  finita, perciò quella gli sembra nulla, poichè il finito
questa è cognizione infinita, e quella finita, perciò  quella  gli sembra nulla, poichè il finito paragonato all' infinito
e si sforza di trovare una cognizione assoluta anche in  quella  cognizione che è per natura sua relativa. Ma questo è
della virtù e della felicità di qualcheduno, cioè di  quella  dell' uomo, che è il soggetto che dee per essa divenire
manchi della natura della cognizione, che anzi ella è  quella  cognizione umana, che deve servire di guida all' umana
questione unica che si può fare ragionevolmente non è mica  quella  di sapere se la cognizione soggettiva, cioè relativa al
poichè se ella è cognizione, non può mancare certamente di  quella  oggettività che la rende cognizione. A propriamente parlare
umana, tanto l' assoluta quanto la relativa, tanto  quella  che ci fa conoscere l' essere quanto quella che ci fa
relativa, tanto quella che ci fa conoscere l' essere quanto  quella  che ci fa conoscere il sentimento (giacchè l' essere noi lo
per quello che è non si dà errore, ed oltre esser vera  quella  cognizione nostra, ella ci è anche utile e necessaria, e
verità. Infatti che cosa possiamo noi rispondere a  quella  domanda, se non che, se la cognizione soggettiva ha per
cognizion positiva, tutta la realità nostra propria e  quella  qualunque realità che agisce nella realità nostra. Se la
a coglierla colle loro menti; abbiamo dimostrato come  quella  distinzione sia il principio, secondo il quale si devono
ora continuarci a derivare nuovi ed importanti corollarj da  quella  distinzione preziosa che rivendicammo fra l' ideale ed il
quasi dirvi, che non c' è errore in metafisica che con  quella  distinzione non si possa abbattere facilmente. Io vi
dunque diremo, miei signori, osservando così di passaggio  quella  smania di che si mostra agitato alcuno dei presenti
niente egli conosce. Tuttavia ella è una grande questione  quella  che si fa sulla natura del mezzo del conoscere. Noi che
che noi nel nostro interno affermiamo la sussistenza di  quella  cosa. E appunto qui, dicono i nostri avversarj, che essendo
suo pensiero, come la formola più esatta della sapienza,  quella  famosa formola di cui egli parla con tanta compiacenza, e
e definisce Iddio l' idea); come pure l' identificazione di  quella  idealità con tutto ciò che non è la stessa realità
la via per cui egli se ne va a precipitarvi è appunto  quella  che egli ignora, o dichiara ignorare che meni a tal
pretende che non è punto nè poco infetta di panteismo  quella  dottrina ch' egli professa, e colla quale sostiene a rigor
e con che egli viene a riconoscere che al presente almeno  quella  frase nel senso datole è riconosciuta per panteistica.
abbia pronunciata assolutamente, e senza distinzione, come  quella  che esprimeva nel modo più proprio tutta la sua dottrina.
cioè di ritrattare l' uno de' due sensi che può avere  quella  frase, vediamo con quali argomenti dimostri, che nel suo
a questo proposito la maniera di pensare dello Spinosa con  quella  di Vincenzo Gioberti, il che farò colle parole di un
l' emanatista fa, è vero, che la sostanza di Dio sia  quella  stessa delle sue fatture, ma alla fine, lungi dal fare che
distinzione di ragione. Di che conchiude il Gioberti con  quella  frase che adopera spesso anche lo Spinosa, cioè che « «
all' aver dichiarato che le idee astratte, e nominatamente  quella  dell' essere in universale, ch' egli fa venire dall'
come diciam noi, anzi è una natura intieramente diversa da  quella  dell' effetto e non ha niente di comune con esso, ed in tal
visione di Dio, perchè quivi non possono averla, ma per  quella  comunicazione naturale che ancor conservano colle creature
»affettare con profano ardire di sostituire continuamente  quella  d' « idea umanata »; neologismi temerarj e gravidi di
causa del mondo, e Spinosa in particolare si compiaceva di  quella  espressione; e pure essi fecero il mondo della stessa
che panteista il potrebbero dimostrare, come, poniamo,  quella  che « « Iddio è l' oggetto immediato ed universale del
manifeste. Ora vi par egli che sia savia e discreta  quella  smania che ha il signor Gioberti di trovare il panteismo
fa Dio di ogni ente, ossia che fa ogni ente sia Dio. Onde  quella  denominazione che cangia il nome e lascia la cosa,
generica o speciale senza bisogno d' infondergli insieme  quella  dei reali e sussistenti individui che ad essa
Voi volete farci travedere: come può essere di pietra  quella  colonna astratta, dalla quale coll' astrazione abbiam tolta
cade a sapere se il possibile, il comune, l' astratto, ha  quella  entità che hanno gli enti chiamati sussistenti e reali da
tra l' idea di Dio e l' idea dell' essere comunissimo v' ha  quella  analogia e somiglianza rimota che corre tra l' infinito e
Dio e l' idea dell' essere comunissimo non ci può correre  quella  infinita distanza che pretende il signor Gioberti, perchè
ci accorda, che l' ente ideale non è Dio, e questa è  quella  confessione che noi vogliamo raccogliere dalla sua bocca.
fuori dell' uomo; mi duole non potergli neppure attribuire  quella  lode che agli onesti è sì cara. Procede adunque il nostro
tutto sul gratuito e sul falso. Ma non fermiamoci a ciò: in  quella  vece così ragioniamo. Il signor Gioberti dice, che « « un
non è Dio, ma creatura, non conserva rispetto a Dio che « «  quella  analogia e somiglianza rimota e imperfettissima che corre
e somiglianza con Dio rimota ed imperfettissima, come  quella  che corre tra il finito e l' infinito, e che quell' ente
la quale non ha una necessità intrinseca e razionale, come  quella  che dipende dal libero ed ottimo volere di Dio. Di poi che
appartiene la sintesi primitiva che ha per oggetto Iddio, a  quella  appartiene l' analisi che ha per oggetto le creature, cioè
della riflessione. Ora fra l' uno e l' altro « « v' ha  quella  analogia e somiglianza rimota e imperfettissima, che corre
e astrazione dello spirito che li divide; questa è  quella  che fa uscir fuori le esistenze dall' Ente: ecco per dirlo
averci detto, che la sola dovizia reale delle scienze è  quella  che consiste nel concreto, egli ci soggiunge che il
oggetto l' idealità è inseparabile dalla realità; questa è  quella  sintesi la quale precedentemente ha detto, se vi ricorda,
è Dio, perocchè Iddio pel signor Gioberti è una sintesi,  quella  sintesi che si trova nell' intuito dell' uomo. Or che cosa
G. La cognizione che è oggetto dell' intuito, e  quella  che è oggetto della riflessione, è sostanzialmente la
Ma da questo così aperto panteismo sembrerebbe discordare  quella  frase che « « la realtà finita si contiene idealmente nell'
pur sempre domandare, prima di raccoglierne cosa alcuna, se  quella  frase sia veritiera, o per avventura ci mentisca come tutte
»? Qual sarà il valore da attribuirsi, o signori, a  quella  parola idealmente? La differenza che si pone tra l' idea e
pure tra il valore delle parole idealmente e realmente . Ma  quella  differenza è nulla, perchè l' idea e la cosa si
attribuisca la creazione all' idea . E posciachè l' idea è  quella  che giudica, ragiona e in una parola dialettizza, non è
ragiona e in una parola dialettizza, non è maraviglia se  quella  che crea sia la sintesi, onde parla così spesso della
la realtà finita e contingente fosse cosa diversa da  quella  realtà, ella sarebbe mezzo di conoscere, mediatore; ma
ella sarebbe mezzo di conoscere, mediatore; ma poichè  quella  ragione necessaria, che è l' idea divina e Dio stesso è
dalla sua VIRTU` CAUSATRICE, la qual virtù causatrice è  quella  appunto che dà l' essere materiale e sostanziale alle cose.
e la loro intelligibilità è numericamente identica con  quella  di Dio, e con Dio stesso, voi vedete bene qual conseguenza
aver la facoltà di far travedere come indubitatamente hanno  quella  di travedere? Non sapete quante scappatoje si tengano
che di se stessa per esser conosciuta. L' idea dunque è  quella  che crea, ella è altresì quella che intuisce, che giudica
L' idea dunque è quella che crea, ella è altresì  quella  che intuisce, che giudica (1), che astrae (2), che ragiona
giudica (1), che astrae (2), che ragiona (3); ma è altresì  quella  che è creata; onde la creazione di una cosa, per esempio d'
che l' idea e la cosa sieno della stessa sorte, perocchè  quella  altramente non potrebbe dare la realtà a questa se non
altre relazioni che quelle delle persone. L' idea dunque è  quella  che crea ed è ad un tempo quella che è creata; dove per
persone. L' idea dunque è quella che crea ed è ad un tempo  quella  che è creata; dove per creata il signor Gioberti intende,
della riflessione che non sia prima nell' intuito, e che  quella  non faccia che ripetere ciò che vi ha in questo.
sono create, cioè sono sostanze, perchè è l' idea  quella  che le crea. Tuttavia il signor Gioberti di buon animo nega
senza bisogno del mezzo d' alcun' altra idea, riuscì a  quella  solenne sua conclusione, che Iddio è l' universale ed
. Non viene egli la voglia di rivolgere al signor Gioberti  quella  interrogazione, che assai male a proposito egli fa a' suoi
da essi, e di diversa sostanza; poichè questa ricerca è  quella  che può decidere la questione (quantunque sembri decisa
Gioberti, Iddio stesso; la questione del panteismo è sempre  quella  di sapere se la sostanza di Dio e quella delle creature è
panteismo è sempre quella di sapere se la sostanza di Dio e  quella  delle creature è una e la stessa, o diversa e infinitamente
senso comune ed i filosofi passati, altro non vedrebbe in  quella  proposizione che l' affermazione di un corpo. Non lo
che ne dà s. Tommaso, perfettamente conoscere; di guisa che  quella  proposizione suonerebbe così: « Non si è atteso a ricercare
umana »da me pubblicata in Rovereto, vi avrebbe trovato  quella  potenza del soprannaturale, distinta nelle sue varie
a caratterizzare e distinguere nell' intendimento nostro  quella  cosa fuori d' ogni altra. Richiedesi adunque che venga dato
fa una potenza isolata e tutta da sè, contrapponendola a  quella  della ragione e a quella del sentimento . Ora il concepire
e tutta da sè, contrapponendola a quella della ragione e a  quella  del sentimento . Ora il concepire a questo modo la facoltà
non ne vuole le conseguenze, direttamente contrarie a  quella  rettitudine di mente e di animo, e a quell' amore del bene
umana concepisca in lui, per modo che si pretenda, che  quella  cosa così divisa e precisa sia ancora Dio; la divisione non
Dio; la divisione non si può fare. Ma se si dice, che  quella  cosa così precisa non è Dio, ma un essere mentale ed
sa che l' idea del pane non è il pane reale, e che tuttavia  quella  idea non è nulla; e così si dica d' ogni altra cosa. Che se
materno s'associa agli istinti dell'infante, s'insinua fra  quella  confusa agitazione di tutti i sensi, la quale non può
deve a grado a grado farsi chiara e distinta primamente  quella  che più assiduamente ritorna. ra gli insoliti contatti
che indicasse, come fa la bussola, le influenze magnetiche.  Quella  società he ci diede a scorta l'ago calamitato ella vastità
la vera, la grande Rivoluzione che voi ed io invochiamo.  Quella  Rivoluzione, se non è una illusione d'egoisti spronati
di godimenti fisici, proponendogli a scopo della vita  quella  ironia che ha nome felicità. Credo nell'Associazione come
scopo vostro; godere è il vostro diritto, perché io so che  quella  parola non può creare se non egoisti, e fu in Francia, ed
di protestare in ogni modo, in ogni occasione, contro  quella  negazione dell'Unità. L'emancipazione della donna dovrebbe
forze, guidati solo dall' immensa voglia di sapere e di  quella  di contribuire all' altrui sapere, noi ci eravamo accinti
all' altrui sapere, noi ci eravamo accinti animosamente a  quella  impresa e avevamo delineata tutta l' opera con quella
a quella impresa e avevamo delineata tutta l' opera con  quella  distribuzione di parti che apparirà nella Tavola, colla
Collezione a doverlo raccogliere. Ora mi è lieto vedere  quella  mia fiducia nei destini della società umana e quel
società. Dicevo meco stesso che la migliore doveva essere  quella  che fosse più naturale , quella che dato un gran numero di
la migliore doveva essere quella che fosse più naturale ,  quella  che dato un gran numero di famiglie o d' individui
all' uomo l' essere ragionevole: quindi naturale deve dirsi  quella  società di uomini che è costituita secondo ragione. Ma non
costituita secondo la esigenza della pura ragione e secondo  quella  degli umani istinti è fondata nella natura delle cose, e
invadere e peggiorare le altrui. Noi chiameremo regolare  quella  società civile, che abbia distribuito a questa foggia fra
questo diritto, la società civile prima di tutte, come  quella  che è incaricata di difenderlo e non di manometterlo.
che mai orgoglioso e crudele sotto forme novelle. Perocchè  quella  rivoluzione invece di colpire il dispotismo stesso della
dei proprŒ diritti, salva per lei la facoltà di regolarne  quella  modalità, che senza alterarne il valore contribuisce anzi a
istituzione con tutto il buon volere dei savŒ, che dirigono  quella  moltitudine a scegliere la miglior forma sociale, non si
miglior forma sociale, non si raggiunga al primo tentativo  quella  regolarità, e solamente più o meno vi si avvicini, rimane
opposizione che si potrebbe fare a questa dottrina sarebbe  quella  che si volesse dedurre dal diritto signorile. Ma io parlo
l' organizzazione dei Tribunali. 2 Quale debba essere  quella  del potere legislativo. 3 Quale l' organizzazione della
dirò così, mobilissima, opinione che supplisce fin anco a  quella  forza che darebbe ai governanti il vero diritto di
1)) è una assoluta necessità della natura intelligente  quella  di risentirsi qualunque volta ella crede che le sia stata
Il che se l' uomo potesse fare con eguale facilità di  quella  onde porta giudizio degli altri, non ci sarebbe certo quel
alla giustizia politica, e l' altra all' amministrazione, e  quella  rendesse giustizia ai membri della società contro le offese
società l' amministrazione della giustizia ed effettuerebbe  quella  eguaglianza giuridica che hanno tutte le persone fra loro
sembra sottomettere la giustizia all' utilità, e rendere  quella  amabile per amore di questa, è una nuova prova, che l'
una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di  quella  che hanno gli altri uomini: perciò più spera d' acquistare,
ed ella è una speranza ridicola, non mi stancherò di dirlo,  quella  dei politici materiali di poter trovare un ordine politico
o di tutto il corpo sociale. Dunque fra tutte le cose  quella  della massima importanza per la civile associazione si è
Se si va operando soltanto nella classe più elevata, che è  quella  che solitamente arriva la prima ad un grado di istruzione
nella Inghilterra: la prima rivoluzione democratica,  quella  almeno che abbia avuto un grande effetto popolare, fu la
di questa istituzione del Tribunale politico è unicamente  quella  che v' abbia nello Stato un' autorità incaricata di
tutto ciò che vi avesse in queste di contradditorio a  quella  è invalido e di niuna autorità. Ogni Tribunale dee
stati costretti di pensare tantosto alla giustizia , come  quella  che è immediatamente necessaria alla società umana e senza
prima al fine che al mezzo. Anzi egli è pur singolare  quella  spensieratezza che si osserva negli uomini e tardità nel
a considerarlo con un po' più di generalità a vedere che in  quella  disposizione si conteneva uno specifico per tutti i mali
, secondo carattere della società naturale, non è altro che  quella  disposizione della medesima, la quale dia il men possibile
prima che ben insieme convenissero. Per ciò pensarono in  quella  vece di prendere un' altra via, e invece di presentare il
conseguenze più lontane e più funeste, per le quali  quella  instituzione in luogo di unire le famiglie fra di loro, e
dalla sua natura che dai fatti; perocchè proponevano in  quella  sessione che di tutti gli uomini che dovevano formar parte
classe a parte per vedere come i diritti che formavano  quella  classe potessero dare alla medesima un titolo d' entrare in
tal modo nissun diritto veniva obliato, ma ciascuno aveva  quella  forza che gli era necessaria per guarentire la sua
che gli avesse in vista tutti allo stesso modo, e con  quella  chiarezza, con quella estensione e con quell' impegno che
vista tutti allo stesso modo, e con quella chiarezza, con  quella  estensione e con quell' impegno che ci poteva avere il
liberi temette di venir forse confusa nella società con  quella  dei servi; e convenne che la Commissione protestasse di bel
la classe inferiore di eccessive imposizioni, mentre essa è  quella  che sostiene ancora le più gravi fatiche, e la classe dei
abbassa a quello dei debitori, che priva questi di  quella  riconoscenza, venerazione ed amore, che ricevevano da
a fare una società fra di loro, ma a non entrare in  quella  che si chiama società civile , e che si propone di fare
i proprietarŒ ai non proprietarŒ per unirli insieme in  quella  vece con catene di ferro; scioglie i vincoli della natura
mentre si pianta in principio, che la povertà stessa sia  quella  che dà loro questo preteso diritto. Se i proprietarŒ fanno
di appartenere ad una stessa società generale qual' è  quella  in cui sono gli uomini per la comunanza della natura. Ma
la sanziona e dal potere civile che la promulga: ed essa è  quella  che fa quello stato di natura, cui il potere civile non può
tal fine non si doveva aver altra regola nel formarla che  quella  di scegliere fra tutti le persone superiori alle altre per
E di vero se la scienza o anche la stessa probità fosse  quella  che desse agli uomini il diritto di entrare nelle
rapacità degli uomini di merito, e in tal modo formerebbe  quella  associazione che testè fu proposta fra i proprietarŒ e che,
che seco portano le proprietà; la quale classe non è più  quella  di persone di merito, ma quella dei ricchi. Così distrutto
la quale classe non è più quella di persone di merito, ma  quella  dei ricchi. Così distrutto il principio di proprietà, la
debb' essere distribuita secondo il merito: è simile a  quella  che si ritrova in quest' altro: l' uomo debbe mangiare non
mescolamento degli ordini sociale e morale si ravvisa  quella  confusione così nocevole della società civile colla società
della società civile è ristretto nel suo scopo immediato a  quella  parte di moralità che riguarda la giustizia esterna fra gli
ciascuno esercita dei proprŒ beni nello stato naturale, di  quella  parte d' amministrazione che riguarda i diritti e di quella
quella parte d' amministrazione che riguarda i diritti e di  quella  che riguarda il loro modo di essere; l' amministrazione dei
li posseggono. Quando anco adunque gli amministratori di  quella  società civile, nella quale tutti i diritti sono
con ciascuna a parte; e primieramente colla prima, che fu  quella  che occupò la quinta sessione dell' assemblea. La prima
prima classe delle persone componenti la società civile era  quella  delle persone non libere. La Commissione definì le persone
stabilito che ogni diritto trovasse nella detta società  quella  rappresentazione di cui è suscettibile, e che si può
tutti gli altri cittadini? vale forse la loro vita meno che  quella  degli altri uomini? o non sono forse capaci di portare le
non viene lor fatto torto; poichè questo è conseguenza di  quella  solida base che abbiamo posta; e perchè finalmente non si
non abbiano altra rappresentazione nella società che  quella  consistente in una voce di difesa, perchè è persuasa che l'
per ogni nuova forza comparente, per la sola ragione che  quella  ha la possibilità di nuocerci, noi avremmo occasione di
guerra o di altre pubbliche calamità? quale ricchezza, se  quella  è ricchezza, più incerta e su cui meno debba appoggiarsi il
proporzionale ai suoi diritti, o sia proporzionale a  quella  modalità che ei porta in comune. Or dunque l' uomo non
nelle spese amministrative, particolarmente poi in  quella  parte di offese che potessero provenire dall'
I diritti personali danno a tutti gli uomini egualmente, in  quella  parte che li posseggono, una rappresentazione consistente
amministrazione della società una parte proporzionale a  quella  modalità dei diritti che mettono in comune nella medesima.
prima condizione della buona modalità dei diritti, è  quella  che lega tutti gli uomini insieme, non già per un patto
forza in mano dell' uomo lo innalza, lo inorgoglia, acuisce  quella  fierezza omicida, che nel suo cuore giace profonda insieme
la forza e che amate la giustizia, tremate di voi medesimi:  quella  forza minaccia la vostra giustizia, e l' atterrerà senza un
insieme all' amministrazione sociale, che questa, come  quella  che costituisce una grande potenza, debbe riconoscere
d' altrui in fatto di giustizia; rinunciando totalmente a  quella  sognata e crudele infallibilità politica: debbe riconoscere
in propria mano tanto la modalità dei proprŒ diritti quanto  quella  dei diritti dei servi. Quindi sono essi che portano nella
coll' amministrazione della società una relazione simile a  quella  che prima avevano coi loro padroni; che l' amministrazione
che li beneficano, e che perciò non lasciano loro che  quella  libertà che loro piace: mentre questi poveri sono obbligati
i poveri adunque sono essenzialmente persone non libere: e  quella  libertà precaria che godono di fatto non è fondata in alcun
i mercenarŒ non sono al tutto alla condizione dei servi; ma  quella  poca libertà ch' essi godono non l' hanno da sè, ma viene
esiste nel fatto ha un' esistenza assicurata tanto quanto  quella  dei benestanti: che detto corpo se ha qualche dipendenza
uomini: in tal modo acquistava una rappresentazione attiva  quella  persona che aveva dei diritti per se stessi esistenti,
riflessi. Ella è la legge che regola il prezzo delle cose,  quella  che può dileguare la difficoltà proposta. Per conoscere la
altra conseguenza pei fondi industriali e commerciali che  quella  tirata per li mercenarŒ: cioè che dovessero avere una
si provava collo stesso argomento che s' era usato a provar  quella  dei mercenarŒ. Ma la Commissione ne dimostrò la differenza;
stato di natura si raccolgano in una Società civile, come  quella  che è utile a tutti, e che perciò ciascuno ha diritto di
e non si possa senza una convenzione cavare giustamente  quella  utilità che si caverebbe mediante un' equa convenzione. 1)
non si propone a dirittura la legge suprema, e dietro a  quella  non si forma la società? Ma tutta questa obbiezione non è
dovere della Legge naturale recedere dal proprio diritto in  quella  parte nella quale non si può ragionevolmente esigerlo dagli
esattezza possibile non altro debbesi intendere che  quella  che risultar può dai lumi comunicati di tutti i membri, e
che è giusto è altresì possibile: purchè l' equità sia  quella  che s' interponga quasi mediatrice fra esso e gli uomini
le cose dette, la Commissione presentò in un nuovo aspetto  quella  parte di progetto della società civile da istituirsi, che
di diritti che è comune a tutti gli uomini, l' altra a  quella  specie di diritti che è propria dei benestanti, erano d'
presiedeva alla giustizia non poteva avere altra forma che  quella  d' un Tribunale: il potere che presiedeva all' utilità non
presiedeva all' utilità non poteva avere altra forma che  quella  di un' Amministrazione: un Tribunale politico adunque ed
In tal modo l' uomo il più misero poteva essere sollevato a  quella  parte del supremo potere che consisteva in un tal
elettivo, perchè la loro volontà si considera contenuta in  quella  dei mariti e dei padri: i mariti danno, oltre al proprio,
compongono. Perchè adunque gli uomini fossero trattati con  quella  eguaglianza che richiede la natura della istituzione
elettivo, perchè la loro volontà si considera contenuta in  quella  dei mariti e dei genitori. » L' opposizione esagerò il
la volontà dei figliuoli essere al tutto indivisa da  quella  dei padri, e la volontà delle mogli essere al tutto
padri, e la volontà delle mogli essere al tutto indivisa da  quella  dei mariti. E` l' amore che di più volontà ne forma una
che i figliuoli debbono avere del padre è, come dicevamo,  quella  di una superiorità, arbitraria no, ma sì illimitata: cioè
non se ne ottenga nè pur uno, e che lusingato l' autore di  quella  instituzione da questo fine accessorio di evitare tutti i
dell' uomo, nel suo stato naturale, non può esser già  quella  che si usa con un uomo corroso in più parti da fare
che d' altronde far non potrebbe validamente) ma lasciando  quella  sussistere, danno il solo diritto di ovviare gli abusi con
poichè la natura dei figliuoli richiede ca volontà loro sia  quella  del padre, e la congiunzione maritale rende il marito capo
che la volontà del servo ordinariamente fosse inchiusa in  quella  del padrone; anzi piuttosto che fossero due volontà
far passare i servi gradatamente dalla condizione servile a  quella  di mercenari. Prevedendo la Commissione che in quelli,
d' altra natura dalla sua. Il falso principio adunque che  quella  sia la costituzione migliore della società, la quale
Commissione temette con ragione che potesse venir alterata  quella  forma di società ch' essa avea disegnata, come la più equa
essere, non si potrebbe provare: un' asserzione sarebbe  quella  che farebbe passare questo arbitrio per sapiente; una
qual' è l' instituzione della società, non sceglierete voi  quella  che contenga il minor pericolo? E quale conterrà il minor
minor pericolo? E quale conterrà il minor pericolo se non  quella  che esige una mutazione minore, e che ottiene lo scopo con
di diritti ai membri della società, cioè consiste in  quella  massima « che ogni diritto abbia nella società civile una
imprescrittibili. Che forza avrebbe tale dichiarazione?  quella  stessa che avrebbe una carta su cui un uomo qualunque, od
rettitudine, e non possono aver contro di esse se non se  quella  ripugnanza, e quasi incredibilità, che gli uomini portano a
che ivi abbiamo descritto, che è ciò che richiede appunto  quella  equità che si può dire a giusto titolo la perfezionatrice
la proprietà che rimanga senza rappresentazione; ed anche  quella  poca vi rimane, perchè non è veramente capace del diritto
Laonde questi non resta senza rappresentazione se non per  quella  frazione che avesse fra le mille cinquecento e le mille
questi nove milioni non appartengono già a questa o a  quella  famiglia determinata, ma solo a tutta la nazione, e perciò
In tal caso l' Assemblea dei quattrocento, cioè  quella  che amministra realmente la società, verrebbe ad esser
dover incontrare con ragione una prevenzione sfavorevole  quella  istituzione così nuova, di cui nessuna traccia si rinvenga
ed agitazioni della società tendente di conformarsi a  quella  forma regolare. Parmi insomma che tanto la natura delle
d' intorno: queste per formarsene l' idea compiuta,  quella  per trovare in essa la propria naturale posizione e quiete:
coltura. Oltracciò l' ultima riflessione che fa l' uomo è  quella  sopra sè stesso: egli è di prima giunta portato a pensare
l' imbecillità umana come per l' umana malizia: perocchè  quella  è che impedisce agli amministratori della società di
io sono persuaso, al tutto senza ragione. Io credo in  quella  vece, che a questa concentrazione del regio potere abbiano
era la strada più breve che a questo fine si presentasse?  Quella  di far guerra a tutte le amministrazioni collettive, e
cosa necessaria e buona, credendo eseguire la sua missione,  quella  di difendere la società. - Ma si ripete, chi tolse via quei
quanto poco sono in istato da vedere i proprŒ. Per  quella  stessa ragione che dicevo l' uomo non portare lo sguardo
non è disposto a considerarlo sotto questo aspetto, per  quella  stessa ragione, che non è disposto a considerare sè stesso
e il Tribunale politico naturale, per dir così, si è  quella  che passa fra il Tribunale per gli affari privati nello
stato civile: nel primo stato è l' individuo o la famiglia  quella  che giudica in propria causa e che eseguisce la sentenza,
questa Religione per operare un tanto mutamento di cose fu  quella  massima: « « Per me regnano i re: »2) » la massima che fa
imperfezione; la sua natura rimane sempre la medesima cioè  quella  di essere un potere supremo ed universale, e per ciò stesso
a ciò dalla sua stessa natura, mentre la sua natura è certo  quella  di esser il centro regolatore della forza morale; nè certo
da lui intraveduta, che spiega l' occasione di  quella  calunniosa imputazione che a lei danno i suoi nemici, ch'
giustizia nella propria condotta politica; 2 di realizzare  quella  condotta politica che le sembrava migliore, ossia di
Cessa allora tutto ciò che v' ha di oscuro e di dubbioso in  quella  questione. Ed in fatti: Per chi è fatto quel Tribunale
stata giammai distrutta; poichè ciò sarebbe impossibile per  quella  legge che l' umanità rifugge dalla propria distruzione. Ma
allora non è sicura la proprietà, e nasce di frequente, che  quella  proprietà che realmente non ha l' Amministratore, gliela si
i Romani, com' essa era la più fondamentale di tutte, e  quella  che diede a Roma una costituzione tanto ammirata pei suoi
presto i conquistatori si dividono a sorte 1) i terreni, e  quella  parte di popolazione indigena che è sfuggita alla
terza razza. Ed ecco in che modo. La proprietà dei Nobili è  quella  che mette talora in pericolo la corona la quale ha bisogno
e il 27 di Giugno il Re stesso intimidito, avendo scritto a  quella  parte del clero e della nobiltà, che non s' era ancor
l' arbitrio dei possessori delle terre voglia distruggere  quella  ricchezza, che anzi questo arbitrio stesso è quello che la
delle coste del Regno di Napoli, fra le quali è celebre  quella  d' Amalfi [...OMISSIS...] Le città marittime dell' Istria e
avere l' Amministrazione i soli mercanti: i membri di  quella  magistratura avevano il titolo di priori delle arti » » per
[...OMISSIS...] Da ciò che abbiamo detto si può vedere, che  quella  stessa ragione per cui la ricchezza terriera viene ad
assicurarsi anche per il futuro? E qual miglior garanzia di  quella  di essere essi stessi quelli che dispongono delle cose
metter le mani nel potere civile? Ella è una contraddizione  quella  di voler che il popolo metta le mani nel governo, e che
delle famiglie, e che forma la classe dei poveri, è  quella  che ricade sulla società civile, come abbiamo veduto nel
dalle mani. In tal caso la povertà guidata dai facinorosi è  quella  che spesso altera la Legge della Società civile cioè l'
delle grandi e delle piccole fortune, tuttavia non v' è  quella  sproporzione che, come dicevamo, è la più pericolosa, cioè
sproporzione che, come dicevamo, è la più pericolosa, cioè  quella  che consiste nell' esservi accanto dei proprietarŒ un gran
se egli sia un potere assoluto o delegato. Col proporsi  quella  dimanda già l' errore è commesso; poichè essa suppone che
cosa sola. Non si questioni adunque sulla definizione di  quella  parola equivoca, ma si cominci a stabilire, che in una
sue ricchezze, o finalmente coll' attribuirgli per finzione  quella  proprietà, che di fatto non possiede, e che gli è
aveva su loro gran forza, e non era entrata nelle corti  quella  politica che tutto corrompe, e che ha finito col
render ragione dei mali che avvengono al mondo ricorrere a  quella  causa generale: bisogna ancora indicare le occasioni per le
generale: bisogna ancora indicare le occasioni per le quali  quella  causa ora fa più male ed ora ne fa meno. E medesimamente
l' abbandonino. Egli è dunque una cattiva costituzione  quella  nella quale nessuno ha bastevole forza da difendere i
di timore d' essere soverchiata. Ella dunque è priva di  quella  tentazione d' assalire l' altrui che nasce dal bisogno di
consideravano come la più bella loro prerogativa  quella  di donar a tutti largamente. S' ingannavano nell'
al governo i condottieri ed i giudici dei popoli, con  quella  facilità con cui si prende posto in un luogo vacante, o si
per sè, e di doverle distribuire con giustizia, rendeva  quella  proprietà che gli si attribuiva una proprietà di nome e non
di nome e non di fatto: ed è ciò che faceva nascere  quella  finzione di proprietà di cui parliamo. Ma ben presto si si
proprietà di cui parliamo. Ma ben presto si si accorse che  quella  finzione di proprietà, che quel diritto di distribuire in
cominciava a considerare l' autorità principesca come  quella  che portava delle conseguenze dannose sulle proprietà
subitamente se ne risentivano. Non restava però che  quella  falsa espressione non producesse dei gran disordini: il
del trono; giacchè la loro potenza è appunto in ragione di  quella  debilezza. Il primo caso succede nelle nazioni che hanno a
voce del vostro condottiere, giacchè questa fedeltà è stata  quella  che vi ha resi vittoriosi: io propongo che come dal vostro
e si restringe secondo le circostanze, perciò è difettosa  quella  costituzione che vuol dare a tale modalità una misura
tempo in cui quel governo non abbia bisogno di usare tutta  quella  misura di modalità per il ben pubblico, se la vorrà usar
fissata dalla costituzione, egli non potendo trapassare  quella  misura, sarà troppo debile per salvare la nazione. Di che
liberalmente conceduto, e con ciò viene a distruggere  quella  costituzione ch' ella stessa prima aveva imprudentemente
in genere, poichè non si aveva idea d' altra guerra che di  quella  che riguardava la difesa del paese conquistato, era troppo
eserciti. » « La morte di centomila francesi fece pensare a  quella  nobiltà, che ancora restava, che per le private risse de'
del principe di togliere e di donare le terre; doveva  quella  finzione di proprietà che la legge dava al principe sempre
pretesto di fare quanti arbitrii a lui piacesse, e di usare  quella  potenza ch' egli avea di fatto per alterare la costituzione
fatto cadere la pura costituzione feudale, e nascer da  quella  una costituzione più vera e più moderata. Dopo avere
schiavi di un sistema, ed avrebbero con ciò abbandonata  quella  piena e molteplice sapienza che suggerisce la maggior
pratica: la teoria che non differisce dalla pratica sarà  quella  che insegna a far che coesistano queste due
in mano alla minorità, cioè alla plebe od ai commercianti;  quella  forza non era reale e naturale, ma artatamente prodotta od
che il Tribunale non viene diviso dall' Amministrazione  quella  costituzione media è la più saggia, come quella che viene
quella costituzione media è la più saggia, come  quella  che viene suggerita dalla natura. Non essendo però giunto a
Società, nè si voleva accordare la nobiltà come prezzo di  quella  gara che è tra gli uomini grandissima delle ricchezze; nè
sembra sottomettere la giustizia all' utilità, e rendere  quella  amabile per amore di questa, è una nuova prova che l'
una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di  quella  che hanno gli altri uomini: perciò più spera di acquistare,
ed ella è una speranza ridicola, non mi stancherò di dirlo,  quella  dei politici materiali, di poter trovare un ordine politico
i popoli delle loro rette e pure intenzioni, se non  quella  di mostrarsi essi stessi sottomessi all' imperio della
potere ma solo legittimandolo? di sottomettersi, dico, a  quella  somma ed irrefragabile legge sotto cui l' umiliarsi rende
di assicurare i popoli e rendersi loro rispettabili se non  quella  di ispiegare una morale grandezza sollevandosi sopra i
sua prevalenza sugli altri uomini: la giustizia adunque è  quella  che tutela a tutti il suo, quella che ne rende costante il
la giustizia adunque è quella che tutela a tutti il suo,  quella  che ne rende costante il possesso; e che mediante questa
perchè non si fa buona risposta alla parte citata  quella  ch' essa ha operato con consiglio che ha fatto giudicar la
Tribunale, sempre crescente, quando diventerà estrema, è  quella  che non solo lo dimostrerà possibile, ma che
della società riconosciuto come la più solida base di  quella  felicità che si può godere sopra la terra. Allora, quando
altra maniera di difendere i pubblici istituti che  quella  della forza fisica, ci facessero l' obbiezione, che tale
darà la prova della sua forza morale: e la forza morale è  quella  che lo debbe fortificare di quella opinione non pubblica ma
e la forza morale è quella che lo debbe fortificare di  quella  opinione non pubblica ma universale, contro cui tutto perde
ma universale, contro cui tutto perde sua forza: di  quella  opinione dico dalla quale sola nasce la forza fisica e
toccare né offendere senza farne una inevitabil vendetta,  quella  che verrebbe tocca ed offesa da chi attentasse al detto
difenderlo. E quando dico la pubblica opinione, non intendo  quella  dei più miserabili della società, ma intendo quella di
intendo quella dei più miserabili della società, ma intendo  quella  di tutti, e più di quelli che più posseggono, e che perciò
irregolarità colpita di riprovazione, e riguardata o con  quella  compassione onde riguardasi la ignoranza e la stessa
di natura sua è temibile perchè è forte, sarà ella stessa  quella  che rivolgerà la propria fortezza, per dir così, a
e la più durevole di tutte le instituzioni, é appunto  quella  che si é francata, dirò così, di più dal bisogno della
lo nasconda, dovranno confessare che è pure una gran forza  quella  dell' opinione, e che su di essa si può fabbricare con
l' affetto e l' approvazione universale degli uomini  quella  che si sforza di tenersi ai più di loro sconosciuta e che
non era alla fine, come suona il nome d' Imperatori, che  quella  di condottieri d' esercito. Il soldato giudice di sua
è pericolosa, ed ha con sè un' imperfezione, che è appunto  quella  che noi proponiamo di togliere col detto Tribunale:
delle due parti fra cui verte il giudicio lo rapiscono a  quella  nelle cui mani i secoli lo hanno consecrato per darlo alla
cioè mediante i Parlamenti, perchè è parte, e  quella  parte che di sua essenza è soggetta, quella che debbe
è parte, e quella parte che di sua essenza è soggetta,  quella  che debbe essere giudicata per la stessa ragione che debb'
che veruna s' abbia diritto al medesimo, vuolsi eleggere  quella  che è all' officio più idonea, che conosce il modo di
a renderli inetti al medesimo: conciossiachè tolgon loro  quella  nudità d' animo, quella tranquilla imparzialità, quella
medesimo: conciossiachè tolgon loro quella nudità d' animo,  quella  tranquilla imparzialità, quella mente pura e ferma nè
quella nudità d' animo, quella tranquilla imparzialità,  quella  mente pura e ferma nè ammollita dalle delizie, nè invanita
estesa ma ben anche la prima e direi quasi elementare;  quella  della famiglia. Per dare un solo esempio del nostro poco
il colpo il più mortale; e che dimostra l' indebolimento di  quella  facoltà di pensare che consocia gli uomini, e l' aumento di
un numero maggiore di uomini sullo stesso terreno, essendo  quella  che rende possibile la coltivazione dei terreni. Or questa
di temere, che quelle sommosse gittassero lo stato in  quella  specie di estremo torpore che l' Hume ha indicato colla
e insieme con ciò abbiamo insegnato il modo di far uso di  quella  regola senza pericolo d' errore. Applicandola al caso
attentamente il suo spirito, che non è altro che  quella  stessa un poco più generalizzata. Si conservi l' equilibrio
e lo stesso dice dei Gallas: la donna sposata la prima è  quella  che fa la corte a qualche altra femmina a nome del marito
o vero abbiano da prevedere altrettanti loro discendenti in  quella  stessa mendicità dalla quale sottraggono gli stranieri. La
dell' equilibrio fra la moltiplicazione e la ricchezza è  quella  che conserva la tranquillità e sicurezza nella società
forze, guidati solo dall' immensa voglia di sapere e di  quella  di contribuire all' altrui sapere, noi ci eravamo accinti
all' altrui sapere, noi ci eravamo accinti animosamente a  quella  impresa e avevamo delineata tutta l' opera con quella
a quella impresa e avevamo delineata tutta l' opera con  quella  distribuzione di parti che apparirà nella Tavola, colla
Collezione a doverlo raccogliere. Ora mi è lieto vedere  quella  mia fiducia nei destini della società umana e quel
società. Dicevo meco stesso che la migliore doveva essere  quella  che fosse più naturale , quella che dato un gran numero di
la migliore doveva essere quella che fosse più naturale ,  quella  che dato un gran numero di famiglie o d' individui
all' uomo l' essere ragionevole: quindi naturale deve dirsi  quella  società di uomini che è costituita secondo ragione. Ma non
costituita secondo la esigenza della pura ragione e secondo  quella  degli umani istinti è fondata nella natura delle cose, e
invadere e peggiorare le altrui. Noi chiameremo regolare  quella  società civile, che abbia distribuito a questa foggia fra
questo diritto, la società civile prima di tutte, come  quella  che è incaricata di difenderlo e non di manometterlo.
che mai orgoglioso e crudele sotto forme novelle. Perocchè  quella  rivoluzione invece di colpire il dispotismo stesso della
dei proprŒ diritti, salva per lei la facoltà di regolarne  quella  modalità, che senza alterarne il valore contribuisce anzi a
istituzione con tutto il buon volere dei savŒ, che dirigono  quella  moltitudine a scegliere la miglior forma sociale, non si
miglior forma sociale, non si raggiunga al primo tentativo  quella  regolarità, e solamente più o meno vi si avvicini, rimane
opposizione che si potrebbe fare a questa dottrina sarebbe  quella  che si volesse dedurre dal diritto signorile. Ma io parlo
l' organizzazione dei Tribunali. 2 Quale debba essere  quella  del potere legislativo. 3 Quale l' organizzazione della
dirò così, mobilissima, opinione che supplisce fin anco a  quella  forza che darebbe ai governanti il vero diritto di
1)) è una assoluta necessità della natura intelligente  quella  di risentirsi qualunque volta ella crede che le sia stata
Il che se l' uomo potesse fare con eguale facilità di  quella  onde porta giudizio degli altri, non ci sarebbe certo quel
alla giustizia politica, e l' altra all' amministrazione, e  quella  rendesse giustizia ai membri della società contro le offese
società l' amministrazione della giustizia ed effettuerebbe  quella  eguaglianza giuridica che hanno tutte le persone fra loro
sembra sottomettere la giustizia all' utilità, e rendere  quella  amabile per amore di questa, è una nuova prova, che l'
una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di  quella  che hanno gli altri uomini: perciò più spera d' acquistare,
ed ella è una speranza ridicola, non mi stancherò di dirlo,  quella  dei politici materiali di poter trovare un ordine politico
o di tutto il corpo sociale. Dunque fra tutte le cose  quella  della massima importanza per la civile associazione si è
Se si va operando soltanto nella classe più elevata, che è  quella  che solitamente arriva la prima ad un grado di istruzione
nella Inghilterra: la prima rivoluzione democratica,  quella  almeno che abbia avuto un grande effetto popolare, fu la
di questa istituzione del Tribunale politico è unicamente  quella  che v' abbia nello Stato un' autorità incaricata di
tutto ciò che vi avesse in queste di contradditorio a  quella  è invalido e di niuna autorità. Ogni Tribunale dee
stati costretti di pensare tantosto alla giustizia , come  quella  che è immediatamente necessaria alla società umana e senza
prima al fine che al mezzo. Anzi egli è pur singolare  quella  spensieratezza che si osserva negli uomini e tardità nel
a considerarlo con un po' più di generalità a vedere che in  quella  disposizione si conteneva uno specifico per tutti i mali
, secondo carattere della società naturale, non è altro che  quella  disposizione della medesima, la quale dia il men possibile
prima che ben insieme convenissero. Per ciò pensarono in  quella  vece di prendere un' altra via, e invece di presentare il
conseguenze più lontane e più funeste, per le quali  quella  instituzione in luogo di unire le famiglie fra di loro, e
dalla sua natura che dai fatti; perocchè proponevano in  quella  sessione che di tutti gli uomini che dovevano formar parte
classe a parte per vedere come i diritti che formavano  quella  classe potessero dare alla medesima un titolo d' entrare in
tal modo nissun diritto veniva obliato, ma ciascuno aveva  quella  forza che gli era necessaria per guarentire la sua
che gli avesse in vista tutti allo stesso modo, e con  quella  chiarezza, con quella estensione e con quell' impegno che
vista tutti allo stesso modo, e con quella chiarezza, con  quella  estensione e con quell' impegno che ci poteva avere il
liberi temette di venir forse confusa nella società con  quella  dei servi; e convenne che la Commissione protestasse di bel
la classe inferiore di eccessive imposizioni, mentre essa è  quella  che sostiene ancora le più gravi fatiche, e la classe dei
abbassa a quello dei debitori, che priva questi di  quella  riconoscenza, venerazione ed amore, che ricevevano da
a fare una società fra di loro, ma a non entrare in  quella  che si chiama società civile , e che si propone di fare
i proprietarŒ ai non proprietarŒ per unirli insieme in  quella  vece con catene di ferro; scioglie i vincoli della natura
mentre si pianta in principio, che la povertà stessa sia  quella  che dà loro questo preteso diritto. Se i proprietarŒ fanno
di appartenere ad una stessa società generale qual' è  quella  in cui sono gli uomini per la comunanza della natura. Ma
la sanziona e dal potere civile che la promulga: ed essa è  quella  che fa quello stato di natura, cui il potere civile non può
tal fine non si doveva aver altra regola nel formarla che  quella  di scegliere fra tutti le persone superiori alle altre per
E di vero se la scienza o anche la stessa probità fosse  quella  che desse agli uomini il diritto di entrare nelle
rapacità degli uomini di merito, e in tal modo formerebbe  quella  associazione che testè fu proposta fra i proprietarŒ e che,
che seco portano le proprietà; la quale classe non è più  quella  di persone di merito, ma quella dei ricchi. Così distrutto
la quale classe non è più quella di persone di merito, ma  quella  dei ricchi. Così distrutto il principio di proprietà, la
debb' essere distribuita secondo il merito: è simile a  quella  che si ritrova in quest' altro: l' uomo debbe mangiare non
mescolamento degli ordini sociale e morale si ravvisa  quella  confusione così nocevole della società civile colla società
della società civile è ristretto nel suo scopo immediato a  quella  parte di moralità che riguarda la giustizia esterna fra gli
ciascuno esercita dei proprŒ beni nello stato naturale, di  quella  parte d' amministrazione che riguarda i diritti e di quella
quella parte d' amministrazione che riguarda i diritti e di  quella  che riguarda il loro modo di essere; l' amministrazione dei
li posseggono. Quando anco adunque gli amministratori di  quella  società civile, nella quale tutti i diritti sono
con ciascuna a parte; e primieramente colla prima, che fu  quella  che occupò la quinta sessione dell' assemblea. La prima
prima classe delle persone componenti la società civile era  quella  delle persone non libere. La Commissione definì le persone
stabilito che ogni diritto trovasse nella detta società  quella  rappresentazione di cui è suscettibile, e che si può
tutti gli altri cittadini? vale forse la loro vita meno che  quella  degli altri uomini? o non sono forse capaci di portare le
non viene lor fatto torto; poichè questo è conseguenza di  quella  solida base che abbiamo posta; e perchè finalmente non si
non abbiano altra rappresentazione nella società che  quella  consistente in una voce di difesa, perchè è persuasa che l'
per ogni nuova forza comparente, per la sola ragione che  quella  ha la possibilità di nuocerci, noi avremmo occasione di
guerra o di altre pubbliche calamità? quale ricchezza, se  quella  è ricchezza, più incerta e su cui meno debba appoggiarsi il
proporzionale ai suoi diritti, o sia proporzionale a  quella  modalità che ei porta in comune. Or dunque l' uomo non
nelle spese amministrative, particolarmente poi in  quella  parte di offese che potessero provenire dall'
I diritti personali danno a tutti gli uomini egualmente, in  quella  parte che li posseggono, una rappresentazione consistente
amministrazione della società una parte proporzionale a  quella  modalità dei diritti che mettono in comune nella medesima.
prima condizione della buona modalità dei diritti, è  quella  che lega tutti gli uomini insieme, non già per un patto
forza in mano dell' uomo lo innalza, lo inorgoglia, acuisce  quella  fierezza omicida, che nel suo cuore giace profonda insieme
la forza e che amate la giustizia, tremate di voi medesimi:  quella  forza minaccia la vostra giustizia, e l' atterrerà senza un
insieme all' amministrazione sociale, che questa, come  quella  che costituisce una grande potenza, debbe riconoscere
d' altrui in fatto di giustizia; rinunciando totalmente a  quella  sognata e crudele infallibilità politica: debbe riconoscere
in propria mano tanto la modalità dei proprŒ diritti quanto  quella  dei diritti dei servi. Quindi sono essi che portano nella
coll' amministrazione della società una relazione simile a  quella  che prima avevano coi loro padroni; che l' amministrazione
che li beneficano, e che perciò non lasciano loro che  quella  libertà che loro piace: mentre questi poveri sono obbligati
i poveri adunque sono essenzialmente persone non libere: e  quella  libertà precaria che godono di fatto non è fondata in alcun
i mercenarŒ non sono al tutto alla condizione dei servi; ma  quella  poca libertà ch' essi godono non l' hanno da sè, ma viene
esiste nel fatto ha un' esistenza assicurata tanto quanto  quella  dei benestanti: che detto corpo se ha qualche dipendenza
uomini: in tal modo acquistava una rappresentazione attiva  quella  persona che aveva dei diritti per se stessi esistenti,
riflessi. Ella è la legge che regola il prezzo delle cose,  quella  che può dileguare la difficoltà proposta. Per conoscere la
altra conseguenza pei fondi industriali e commerciali che  quella  tirata per li mercenarŒ: cioè che dovessero avere una
si provava collo stesso argomento che s' era usato a provar  quella  dei mercenarŒ. Ma la Commissione ne dimostrò la differenza;
stato di natura si raccolgano in una Società civile, come  quella  che è utile a tutti, e che perciò ciascuno ha diritto di
e non si possa senza una convenzione cavare giustamente  quella  utilità che si caverebbe mediante un' equa convenzione. 1)
non si propone a dirittura la legge suprema, e dietro a  quella  non si forma la società? Ma tutta questa obbiezione non è
dovere della Legge naturale recedere dal proprio diritto in  quella  parte nella quale non si può ragionevolmente esigerlo dagli
esattezza possibile non altro debbesi intendere che  quella  che risultar può dai lumi comunicati di tutti i membri, e
che è giusto è altresì possibile: purchè l' equità sia  quella  che s' interponga quasi mediatrice fra esso e gli uomini
le cose dette, la Commissione presentò in un nuovo aspetto  quella  parte di progetto della società civile da istituirsi, che
di diritti che è comune a tutti gli uomini, l' altra a  quella  specie di diritti che è propria dei benestanti, erano d'
presiedeva alla giustizia non poteva avere altra forma che  quella  d' un Tribunale: il potere che presiedeva all' utilità non
presiedeva all' utilità non poteva avere altra forma che  quella  di un' Amministrazione: un Tribunale politico adunque ed
In tal modo l' uomo il più misero poteva essere sollevato a  quella  parte del supremo potere che consisteva in un tal
elettivo, perchè la loro volontà si considera contenuta in  quella  dei mariti e dei padri: i mariti danno, oltre al proprio,
compongono. Perchè adunque gli uomini fossero trattati con  quella  eguaglianza che richiede la natura della istituzione
elettivo, perchè la loro volontà si considera contenuta in  quella  dei mariti e dei genitori. » L' opposizione esagerò il
la volontà dei figliuoli essere al tutto indivisa da  quella  dei padri, e la volontà delle mogli essere al tutto
padri, e la volontà delle mogli essere al tutto indivisa da  quella  dei mariti. E` l' amore che di più volontà ne forma una
che i figliuoli debbono avere del padre è, come dicevamo,  quella  di una superiorità, arbitraria no, ma sì illimitata: cioè
non se ne ottenga nè pur uno, e che lusingato l' autore di  quella  instituzione da questo fine accessorio di evitare tutti i
dell' uomo, nel suo stato naturale, non può esser già  quella  che si usa con un uomo corroso in più parti da fare
che d' altronde far non potrebbe validamente) ma lasciando  quella  sussistere, danno il solo diritto di ovviare gli abusi con
la natura dei figliuoli richiede che la volontà loro sia  quella  del padre, e la congiunzione maritale rende il marito capo
che la volontà del servo ordinariamente fosse inchiusa in  quella  del padrone; anzi piuttosto che fossero due volontà
far passare i servi gradatamente dalla condizione servile a  quella  di mercenari. Prevedendo la Commissione che in quelli,
d' altra natura dalla sua. Il falso principio adunque che  quella  sia la costituzione migliore della società, la quale
Commissione temette con ragione che potesse venir alterata  quella  forma di società ch' essa avea disegnata, come la più equa
essere, non si potrebbe provare: un' asserzione sarebbe  quella  che farebbe passare questo arbitrio per sapiente; una
qual' è l' instituzione della società, non sceglierete voi  quella  che contenga il minor pericolo? E quale conterrà il minor
minor pericolo? E quale conterrà il minor pericolo se non  quella  che esige una mutazione minore, e che ottiene lo scopo con
di diritti ai membri della società, cioè consiste in  quella  massima « che ogni diritto abbia nella società civile una
imprescrittibili. Che forza avrebbe tale dichiarazione?  quella  stessa che avrebbe una carta su cui un uomo qualunque, od
rettitudine, e non possono aver contro di esse se non se  quella  ripugnanza, e quasi incredibilità, che gli uomini portano a
che ivi abbiamo descritto, che è ciò che richiede appunto  quella  equità che si può dire a giusto titolo la perfezionatrice
la proprietà che rimanga senza rappresentazione; ed anche  quella  poca vi rimane, perchè non è veramente capace del diritto
Laonde questi non resta senza rappresentazione se non per  quella  frazione che avesse fra le mille cinquecento e le mille
questi nove milioni non appartengono già a questa o a  quella  famiglia determinata, ma solo a tutta la nazione, e perciò
In tal caso l' Assemblea dei quattrocento, cioè  quella  che amministra realmente la società, verrebbe ad esser
dover incontrare con ragione una prevenzione sfavorevole  quella  istituzione così nuova, di cui nessuna traccia si rinvenga
ed agitazioni della società tendente di conformarsi a  quella  forma regolare. Parmi insomma che tanto la natura delle
d' intorno: queste per formarsene l' idea compiuta,  quella  per trovare in essa la propria naturale posizione e quiete:
coltura. Oltracciò l' ultima riflessione che fa l' uomo è  quella  sopra sè stesso: egli è di prima giunta portato a pensare
l' imbecillità umana come per l' umana malizia: perocchè  quella  è che impedisce agli amministratori della società di
io sono persuaso, al tutto senza ragione. Io credo in  quella  vece, che a questa concentrazione del regio potere abbiano
era la strada più breve che a questo fine si presentasse?  Quella  di far guerra a tutte le amministrazioni collettive, e
cosa necessaria e buona, credendo eseguire la sua missione,  quella  di difendere la società. - Ma si ripete, chi tolse via quei
quanto poco sono in istato da vedere i proprŒ. Per  quella  stessa ragione che dicevo l' uomo non portare lo sguardo
non è disposto a considerarlo sotto questo aspetto, per  quella  stessa ragione, che non è disposto a considerare sè stesso
e il Tribunale politico naturale, per dir così, si è  quella  che passa fra il Tribunale per gli affari privati nello
stato civile: nel primo stato è l' individuo o la famiglia  quella  che giudica in propria causa e che eseguisce la sentenza,
questa Religione per operare un tanto mutamento di cose fu  quella  massima: « « Per me regnano i re: »2) » la massima che fa
imperfezione; la sua natura rimane sempre la medesima cioè  quella  di essere un potere supremo ed universale, e per ciò stesso
a ciò dalla sua stessa natura, mentre la sua natura è certo  quella  di esser il centro regolatore della forza morale; nè certo
da lui intraveduta, che spiega l' occasione di  quella  calunniosa imputazione che a lei danno i suoi nemici, ch'
giustizia nella propria condotta politica; 2 di realizzare  quella  condotta politica che le sembrava migliore, ossia di
Cessa allora tutto ciò che v' ha di oscuro e di dubbioso in  quella  questione. Ed in fatti: Per chi è fatto quel Tribunale
stata giammai distrutta; poichè ciò sarebbe impossibile per  quella  legge che l' umanità rifugge dalla propria distruzione. Ma
allora non è sicura la proprietà, e nasce di frequente, che  quella  proprietà che realmente non ha l' Amministratore, gliela si
i Romani, com' essa era la più fondamentale di tutte, e  quella  che diede a Roma una costituzione tanto ammirata pei suoi
presto i conquistatori si dividono a sorte 1) i terreni, e  quella  parte di popolazione indigena che è sfuggita alla
terza razza. Ed ecco in che modo. La proprietà dei Nobili è  quella  che mette talora in pericolo la corona la quale ha bisogno
e il 27 di Giugno il Re stesso intimidito, avendo scritto a  quella  parte del clero e della nobiltà, che non s' era ancor
l' arbitrio dei possessori delle terre voglia distruggere  quella  ricchezza, che anzi questo arbitrio stesso è quello che la
delle coste del Regno di Napoli, fra le quali è celebre  quella  d' Amalfi [...OMISSIS...] Le città marittime dell' Istria e
avere l' Amministrazione i soli mercanti: i membri di  quella  magistratura avevano il titolo di priori delle arti » » per
[...OMISSIS...] Da ciò che abbiamo detto si può vedere, che  quella  stessa ragione per cui la ricchezza terriera viene ad
assicurarsi anche per il futuro? E qual miglior garanzia di  quella  di essere essi stessi quelli che dispongono delle cose
metter le mani nel potere civile? Ella è una contraddizione  quella  di voler che il popolo metta le mani nel governo, e che
delle famiglie, e che forma la classe dei poveri, è  quella  che ricade sulla società civile, come abbiamo veduto nel
dalle mani. In tal caso la povertà guidata dai facinorosi è  quella  che spesso altera la Legge della Società civile cioè l'
delle grandi e delle piccole fortune, tuttavia non v' è  quella  sproporzione che, come dicevamo, è la più pericolosa, cioè
sproporzione che, come dicevamo, è la più pericolosa, cioè  quella  che consiste nell' esservi accanto dei proprietarŒ un gran
se egli sia un potere assoluto o delegato. Col proporsi  quella  dimanda già l' errore è commesso; poichè essa suppone che
cosa sola. Non si questioni adunque sulla definizione di  quella  parola equivoca, ma si cominci a stabilire, che in una
sue ricchezze, o finalmente coll' attribuirgli per finzione  quella  proprietà, che di fatto non possiede, e che gli è
aveva su loro gran forza, e non era entrata nelle corti  quella  politica che tutto corrompe, e che ha finito col
render ragione dei mali che avvengono al mondo ricorrere a  quella  causa generale: bisogna ancora indicare le occasioni per le
generale: bisogna ancora indicare le occasioni per le quali  quella  causa ora fa più male ed ora ne fa meno. E medesimamente
l' abbandonino. Egli è dunque una cattiva costituzione  quella  nella quale nessuno ha bastevole forza da difendere i
di timore d' essere soverchiata. Ella dunque è priva di  quella  tentazione d' assalire l' altrui che nasce dal bisogno di
consideravano come la più bella loro prerogativa  quella  di donar a tutti largamente. S' ingannavano nell'
al governo i condottieri ed i giudici dei popoli, con  quella  facilità con cui si prende posto in un luogo vacante, o si
per sè, e di doverle distribuire con giustizia, rendeva  quella  proprietà che gli si attribuiva una proprietà di nome e non
di nome e non di fatto: ed è ciò che faceva nascere  quella  finzione di proprietà di cui parliamo. Ma ben presto ci si
proprietà di cui parliamo. Ma ben presto ci si accorse che  quella  finzione di proprietà, che quel diritto di distribuire in
cominciava a considerare l' autorità principesca come  quella  che portava delle conseguenze dannose sulle proprietà
subitamente se ne risentivano. Non restava però che  quella  falsa espressione non producesse dei gran disordini: il
del trono; giacchè la loro potenza è appunto in ragione di  quella  debilezza. Il primo caso succede nelle nazioni che hanno a
voce del vostro condottiere, giacchè questa fedeltà è stata  quella  che vi ha resi vittoriosi: io propongo che come dal vostro
e si restringe secondo le circostanze, perciò è difettosa  quella  costituzione che vuol dare a tale modalità una misura
tempo in cui quel governo non abbia bisogno di usare tutta  quella  misura di modalità per il ben pubblico, se la vorrà usar
fissata dalla costituzione, egli non potendo trapassare  quella  misura, sarà troppo debile per salvare la nazione. Di che
liberalmente conceduto, e con ciò viene a distruggere  quella  costituzione ch' ella stessa prima aveva imprudentemente
in genere, poichè non si aveva idea d' altra guerra che di  quella  che riguardava la difesa del paese conquistato, era troppo
del principe di togliere e di donare le terre; doveva  quella  finzione di proprietà che la legge dava al principe sempre
pretesto di fare quanti arbitrii a lui piacesse, e di usare  quella  potenza ch' egli avea di fatto per alterare la costituzione
fatto cadere la pura costituzione feudale, e nascer da  quella  una costituzione più vera e più moderata. Dopo avere
schiavi di un sistema, ed avrebbero con ciò abbandonata  quella  piena e molteplice sapienza che suggerisce la maggior
pratica: la teoria che non differisce dalla pratica sarà  quella  che insegna a far che coesistano queste due
in mano alla minorità, cioè alla plebe od ai commercianti;  quella  forza non era reale e naturale, ma artatamente prodotta od
che il Tribunale non viene diviso dall' Amministrazione  quella  costituzione media è la più saggia, come quella che viene
quella costituzione media è la più saggia, come  quella  che viene suggerita dalla natura. Non essendo però giunto a
Società, nè si voleva accordare la nobiltà come prezzo di  quella  gara che è tra gli uomini grandissima delle ricchezze; nè
sembra sottomettere la giustizia all' utilità, e rendere  quella  amabile per amore di questa, è una nuova prova che l'
una forza che gli dà la sua stessa immoralità maggiore di  quella  che hanno gli altri uomini: perciò più spera di acquistare,
ed ella è una speranza ridicola, non mi stancherò di dirlo,  quella  dei politici materiali, di poter trovare un ordine politico
i popoli delle loro rette e pure intenzioni, se non  quella  di mostrarsi essi stessi sottomessi all' imperio della
potere ma solo legittimandolo? di sottomettersi, dico, a  quella  somma ed irrefragabile legge sotto cui l' umiliarsi rende
di assicurare i popoli e rendersi loro rispettabili se non  quella  di ispiegare una morale grandezza sollevandosi sopra i
sua prevalenza sugli altri uomini: la giustizia adunque è  quella  che tutela a tutti il suo, quella che ne rende costante il
la giustizia adunque è quella che tutela a tutti il suo,  quella  che ne rende costante il possesso; e che mediante questa
perchè non si fa buona risposta alla parte citata  quella  ch' essa ha operato con consiglio che ha fatto giudicar la
Tribunale, sempre crescente, quando diventerà estrema, è  quella  che non solo lo dimostrerà possibile, ma che
della società riconosciuto come la più solida base di  quella  felicità che si può godere sopra la terra. Allora, quando
altra maniera di difendere i pubblici istituti che  quella  della forza fisica, ci facessero l' obbiezione, che tale
darà la prova della sua forza morale: e la forza morale è  quella  che lo debbe fortificare di quella opinione non pubblica ma
e la forza morale è quella che lo debbe fortificare di  quella  opinione non pubblica ma universale, contro cui tutto perde
ma universale, contro cui tutto perde sua forza: di  quella  opinione dico dalla quale sola nasce la forza fisica e
toccare né offendere senza farne una inevitabil vendetta,  quella  che verrebbe tocca ed offesa da chi attentasse al detto
difenderlo. E quando dico la pubblica opinione, non intendo  quella  dei più miserabili della società, ma intendo quella di
intendo quella dei più miserabili della società, ma intendo  quella  di tutti, e più di quelli che più posseggono, e che perciò
irregolarità colpita di riprovazione, e riguardata o con  quella  compassione onde riguardasi la ignoranza e la stessa
di natura sua è temibile perchè è forte, sarà ella stessa  quella  che rivolgerà la propria fortezza, per dir così, a
e la più durevole di tutte le instituzioni, è appunto  quella  che si è francata, dirò così, di più dal bisogno della
lo nasconda, dovranno confessare che è pure una gran forza  quella  dell' opinione, e che su di essa si può fabbricare con
l' affetto e l' approvazione universale degli uomini  quella  che si sforza di tenersi ai più di loro sconosciuta e che
non era alla fine, come suona il nome d' Imperatori, che  quella  di condottieri d' esercito. Il soldato giudice di sua
è pericolosa, ed ha con sè un' imperfezione, che è appunto  quella  che noi proponiamo di togliere col detto Tribunale:
delle due parti fra cui verte il giudicio lo rapiscono a  quella  nelle cui mani i secoli lo hanno consecrato per darlo alla
cioè mediante i Parlamenti, perchè è parte, e  quella  parte che di sua essenza è soggetta, quella che debbe
è parte, e quella parte che di sua essenza è soggetta,  quella  che debbe essere giudicata per la stessa ragione che debb'
che veruna s' abbia diritto al medesimo, vuolsi eleggere  quella  che è all' officio più idonea, che conosce il modo di
a renderli inetti al medesimo: conciossiachè tolgon loro  quella  nudità d' animo, quella tranquilla imparzialità, quella
medesimo: conciossiachè tolgon loro quella nudità d' animo,  quella  tranquilla imparzialità, quella mente pura e ferma nè
quella nudità d' animo, quella tranquilla imparzialità,  quella  mente pura e ferma nè ammollita dalle delizie, nè invanita
estesa ma ben anche la prima e direi quasi elementare;  quella  della famiglia. Per dare un solo esempio del nostro poco
il colpo il più mortale; e che dimostra l' indebolimento di  quella  facoltà di pensare che consocia gli uomini, e l' aumento di
un numero maggiore di uomini sullo stesso terreno, essendo  quella  che rende possibile la coltivazione dei terreni. Or questa
di temere, che quelle sommosse gittassero lo stato in  quella  specie di estremo torpore che l' Hume ha indicato colla
e insieme con ciò abbiamo insegnato il modo di far uso di  quella  regola senza pericolo d' errore. Applicandola al caso
attentamente il suo spirito, che non è altro che  quella  stessa un poco più generalizzata. Si conservi l' equilibrio
e lo stesso dice dei Gallas: la donna sposata la prima è  quella  che fa la corte a qualche altra femmina a nome del marito
o vero abbiano da prevedere altrettanti loro discendenti in  quella  stessa mendicità dalla quale sottraggono gli stranieri. La
dell' equilibrio fra la moltiplicazione e la ricchezza è  quella  che conserva la tranquillità e sicurezza nella società
da cui noi siamo obbligati d' attingere la sua dottrina, o  quella  che per sua ci è presentata, questo è impossibile a dirsi,
che c' è in ontologia di dare o di cercare almeno  quella  ragione che basti alla spiegazione de' fenomeni mondiali,
e gli astri, e tutte le trasmutazioni dell' universo senza  quella  prima Causa si fermerebbero (2). Spaventato dunque, per
a questa, e tra le sostanze la prima è di necessità  quella  che è semplicemente, e tutta in atto, poichè quello che ha
l' ultima parola che potea dire la filosofia, ma insieme  quella  in cui la filosofia stessa veniva meno. Poichè in quella
quella in cui la filosofia stessa veniva meno. Poichè in  quella  parola compariscono non una sola intellezione, ma due; 1 l'
la necessità d' un primo Creatore, e l' altro solo  quella  d' un primo Motore (3). Come poi a malgrado di questo in
quest' anima con una sua facoltà che è la mente, separa  quella  forma dalla materia. Allora quella forma nell' anima è una
che è la mente, separa quella forma dalla materia. Allora  quella  forma nell' anima è una cosa coll' intellezione. Questa
molte difficoltà suggerisce al pensiero. Primieramente ,  quella  che abbiamo accennata, che « una pura intellezione di sè
ha di più attuale è l' intellezione , e tra le intellezioni  quella  che non ha bisogno d' altro che di sè stessa per esser
(o universale) non può stare senza la sussistente: ma  quella  c' è, dunque anche questa ». Un secondo argomento poi con
de' « Metafisici » dopo aver detto che la sostanza prima è  quella  che non si predica d' altro, trova insufficiente questa
sostanza poi tutte l' altre cose » », [...OMISSIS...] .  Quella  sostanza dunque che prima non si predicava di nulla, ora si
può attribuire poi indifferentemente la qualità di vino e  quella  di aceto . Aceto e vino sono due universali che s'
materia esiste realmente prima nella forma di vino e ora in  quella  di aceto: e il predicarsi « l' esistenza in forma di vino e
[...OMISSIS...] ; 2 della privazione , ossia mancanza di  quella  forma ultima o perfezione a cui tende (1). Tende dunque a
la prima, [...OMISSIS...] (1), e che delle sostanze è prima  quella  che « « è semplicemente e secondo l' atto » »,
dall' intrinseca sua natura, ma da ragioni esterne, com' è  quella  dell' unicità dell' effetto, cioè dell' unico movimento del
alla divinità la forma d' uomini e di bestie, e attribuita  quella  di astri! Dall' esserci dunque più movimenti ne' cieli,
individua , e che tutto si riferisca a questa, come  quella  natura che ha più atto, a cui tutte l' altre devono
chiamasi generazione (e il suo contrario corruzione ); se  quella  specie è qualitativa , il movimento dicesi alterazione ; se
; se è quantitativa , il movimento dicesi aumento ; se  quella  specie è di relazione e riguarda lo spazio, il movimento
e di atto , gli parve sempre possibile il passaggio da  quella  a questo, salvo dove l' esperienza gli mostrava apertamente
caso ricorreva alla ragione generale, che « « la natura di  quella  potenzialità non consentiva quel passaggio »(1) ». Quindi
si mettono in movimento e arrivano a quell' atto e a  quella  specie che hanno già in potenza, allora mettono in essere
In certi corpi dunque naturali e organati c' è in potenza  quella  forma o specie che dicesi anima nutritiva o vegetale , in
che dicesi anima nutritiva o vegetale , in altri di più  quella  che dicesi anima sensitiva , in altri anche quella che
di più quella che dicesi anima sensitiva , in altri anche  quella  che dicesi anima intellettiva , che si sviluppa per
lo stesso essere in universale da una parte costituisce  quella  mente (2) che è fatta tutte le cose, cioè tutte le specie,
le cose, cioè tutte le specie, dall' altra costituisce  quella  mente che le fa tutte. Come questi caratteri non possono
parlare, che dimostra non essere la sua mente in potenza,  quella  che propriamente intende, raziocina e giudica, ma l' anima
tutti gli intelligibili. Se dunque la mente in potenza è  quella  che diventa tutti gl' intelligibili, e l' intelligibile è
tutti gl' intelligibili, e l' intelligibile è l' essere,  quella  mente non può esser altro che lo stesso essere in potenza.
»; dove manifestamente chiama scienza di Dio o teologia  quella  che tratta delle pure forme . Ma nasce il dubbio se
? Anzi non resta altra conclusione possibile, se non  quella  che sagacissimamente ne cavò Platone, quando disse che le
d' un sensibile e dall' altra il sensibile , e vede che  quella  ha caratteri opposti a questo, essendo quella permanente,
, e vede che quella ha caratteri opposti a questo, essendo  quella  permanente, immutabile, eterna, questo sfuggevole di
con quella, nè di anteporre questo a quella, nè di dire che  quella  copii questo, perchè come può quello che è eterno, copiare
che i molti sensibili imitino e simulino per un istante  quella  unica specie che mai non passa: ed è manifestamente
nella materia, [...OMISSIS...] (2). Poichè se ci fosse  quella  terza specie (3), per la stessa ragione ce ne dovrebbe
ma come appartenenze della mente: la mente poi è  quella  specie che sussiste in sè da ogni altra cosa separata,
prime e singolari, ma non alle nove categorie che seguono a  quella  della sostanza, delle quali l' ente si dice «omonymos,» e
nella mente. Ma rispetto alla suprema sostanza, cioè a  quella  dell' essere, pare che ammetta tre modi: 1 l' essere che
appartiene allo stesso genere, secondo Aristotele; e però  quella  scienza prima che tratta dell' essere come essere, tratta
fa questo passaggio? Risponde: è sempre una cosa in atto,  quella  che opera e trae un' altra cosa, che è in potenza, al
mancando mai questi gradi, che traggono e sollevano a sè  quella  porzione di natura rimasta indietro in uno stadio inferiore
attuale di tutte. Ma questo non basta ancora per arrivare a  quella  specie che sussiste da sè, secondo Aristotele, cioè alla
si voglion chiamare, appartengono ad un' altra natura, a  quella  del corpo animato, termine dell' anima sensitiva. Pure il
crediamo che quest' ultima più ragionevole sia veramente  quella  sola d' Aristotele, benchè le sue maniere ambigue lascino
delle intelligibili. E queste cause occasionali sono di  quella  classe, che noi chiamiamo materiali o terminative , perchè
sia la forma o atto sostanziale della pietra materiale;  quella  che contiene forma e materia ideale, fa conoscer la pietra
la specie , poichè colui che genera è tale » » (2), cioè ha  quella  specie, è in quell' atto. Ma nell' arte la specie operante
cui Aristotele considera la cosa stessa, mi pare che derivi  quella  duplicità di dottrina, che fu già osservata da molti
non così quando la specie stessa si divide dalla materia:  quella  allora è indeterminata perchè, sufficiente a determinare
non dovendosi più unire colla materia. Ora la mente spinge  quella  natura intellettiva, che è nella specie, a un atto
il singolare, il senso non dà l' universale: ma è l' anima  quella  che in occasione del senso, con un' altra sua facoltà
occasione del senso, con un' altra sua facoltà diversa da  quella  del senso, apprende l' universale, e riferisce la
della luce si manifestano in atto: e tuttavia è la luce  quella  che mette i colori in atto ricevutane l' occasione da'
dell' arte e della scienza, che tutti si formano per  quella  induzione che descrive sulla fine degli « Analitici ». Ma
che descrive sulla fine degli « Analitici ». Ma qual è  quella  natura che è causa di tutto ciò? Dev' essere certamente «
nei principŒ , poichè questi sono l' oggetto della mente, e  quella  si chiama anche da lui come vedemmo « il principio de'
devono conoscere anteriormente alla proposizione (2). Ora  quella  che conosce i termini estremi è la mente, come abbiamo
è essa stessa gl' intelligibili in potenza, ed essa è pure  quella  che li trae in atto, poichè collo stesso atto dell'
in cui non c' è nulla di scritto in atto, ma ella stessa è  quella  che poi scrive su questa stessa tavoletta, cioè in sè,
parte in atto: in potenza è la tavoletta vuota, in atto è  quella  che scrive su questa tavoletta. Errarono dunque grandemente
nella mente, quando chiaramente dice che è la sola mente  quella  che operando scrive in sè stessa gl' intelligibili. 4 E
è la specie per sè intelligibile, la mente in atto, e  quella  che è in potenza tutti gli altri intelligibili: perchè la
in quanto ella si divide, o pretende dividersi da  quella  di Platone. Aristotele dunque parte da questo principio: «
ma la mente in potenza d' Aristotele è appunto  quella  che non è nessuno degl' intelligibili, ma diventa tutti: la
che viene alle cose dalla loro esistenza individuale, e  quella  che loro viene dalle specie e da' generi: e questa è quella
quella che loro viene dalle specie e da' generi: e questa è  quella  che importa al nostro discorso, che dagli universali (i
» ». [...OMISSIS...] . Se dunque c' è un' unità superiore a  quella  de' generi, questo è un universale più ampio de' generi; ma
che sia nell' anima, di modo che, a ragion d' esempio, di  quella  parte dell' anima con cui sente il dolce, e di quella con
di quella parte dell' anima con cui sente il dolce, e di  quella  con cui sente il bianco, risulti nell' anima un uno con cui
facile ad intendersi della mente che del senso, perchè in  quella  l' universale si distingue dal singolare, laddove in questo
che tutto rende indivisibile, non può essere altra che  quella  dell' essere. Dunque la potenza che ha l' anima di unire e
del pari sono contenute e unificate dalla prima, cioè da  quella  che ha per termine il primo intelligibile. Siccome poi, a
aristotelici, la mente che esiste nel generatore, sia  quella  specie, quell' atto sostanziale, che nella generazione
Spiega dunque Aristotele la generazione come un effetto di  quella  tendenza al Bene, al maggior bene possibile, che egli, come
cioè mediante quell' appetito universale verso il Bene,  quella  tendenza d' uscire all' atto, che Aristotele pone in tutti,
se così si vuol parlare, una mente uguale di specie a  quella  del suo generatore che è la sua causa motrice. Ma, come
nè pure in potenza, perchè è propria natura ed essenza di  quella  non aver nè potere ricevere in sè potenza di sorta alcuna,
o d' un suo discepolo, dimostra uno sforzo di riparare a  quella  lacuna immensa che lascia la dottrina aristotelica. Avendo
ma da una causa anteriore, che determina nell' uomo  quella  serie di pensieri e di consigli, dietro a' quali vennero i
Aristotele, che anzi separa la natura del sensibile e  quella  dell' intelligibile d' uno spazio infinito, onde l' una non
la natura del sensibile nella sfera delle cose naturali,  quella  poi dell' intelligibile nella sfera delle divine ed
nobilissima scienza, a cui l' altre tutte devon servire, è  quella  del fine e del bene [...OMISSIS...] , poichè tutte le cose
vi s' aggiunge un' essenza sostanziale o forma, per esempio  quella  della casa, o d' un letto, e allora quella è questo qualche
per esempio quella della casa, o d' un letto, e allora  quella  è questo qualche cosa speciale. Così l' essenza sostanziale
al quanto, e che l' essere uno è il medesimo che l' essere  quella  cosa che si nomina, senza che col dirla una, le si aggiunga
sono separabili, altre non sono (2), e sembra che parli di  quella  stessa separazione assoluta. D' altra parte dice che tutti
la sola cognizione di se stesso, e sembra che gli tolga  quella  del mondo. Parmi dunque che il nostro filosofo faccia che
perfezione, rimane scevra da ogni altra notizia, eccetto  quella  dell' ottimo, che, come si diceva, è l' essere puro, ossia
si diceva, è l' essere puro, ossia di se stessa (3). Laonde  quella  mente che s' è fatta tutte le cose [...OMISSIS...] perisce,
o prodotto è generato o prodotto da un altro che ha già  quella  specie finita che comunica; 2 ma che l' ente generante o
tutta la materia tende per l' innato appetito e ne prende  quella  parte che può, e questa parte è il suo atto, la sua essenza
nell' unione della materia colla forma, ma, poichè questa è  quella  che determina la cosa, è pur questa che la fa sussistere
che determina la cosa, è pur questa che la fa sussistere  quella  che è, e perciò, dice Aristotele, la forma o essenza è la
fattore, [...OMISSIS...] (1), e che questa mente sia  quella  che dà a tutte le cose della natura le loro forme. Che
e così il bene. Onde venendo alla prima categoria,  quella  della sostanza, dice che il bene sostanza « « è la Mente e
si curò di distinguere in tali generi con diligenza  quella  parte che è produzione dello spirito stesso, a ragion d'
stesso, a ragion d' esempio, i sensibili come sensibili, da  quella  che ha un' esistenza propria, indipendente dallo spirito
virtù dell' anima, di cui è propria la ragione, distinse  quella  facoltà, che può errare, in due: estimazione ed opinione
in due: estimazione ed opinione [...OMISSIS...] (2); e  quella  facoltà, che non può errare, in cinque: arte, scienza,
partono da essi dimostrando: rimane dunque che la mente sia  quella  sola che contiene i principŒ (3). La mente dunque in senso
uomo da principio non ci sia inserito dalla natura se non  quella  «dynamin kritiken» (5), che Aristotele dà a tutti gli
che Aristotele ammetta due specie d' induzione: l' una è  quella  che riguarda una collezione d' individui di cui dice «he
dall' intuizione del Primo motore (3) appartiene a  quella  che Aristotele chiama mente contemplativa. Ma il pensiero
ora anche Dio la mente nell' uomo, la faccia eterna, e  quella  che contiene il tempo e tutta la vita temporanea, e la
vita temporanea, e la chiami il fine di questa, come pure  quella  che contiene lo spazio , e come, con una maniera figurata
alla divinità. [...OMISSIS...] : il che è, secondo lui,  quella  parte di verità, che ci rimase dalle antiche memorie perite
Iddio, cioè il Dio supremo, abbia una natura identica a  quella  della mente umana, e di tutte le forme degli enti mondiali;
di questo, che avendo sostituito la parola partecipazione a  quella  d' imitazione usata da' Pitagorici, nè questi nè quegli
così ponendo tra essa e l' idea una distinzione simile a  quella  di Platone. - Ancora : come la forma nella mente dell'
compariscono? come comparisce una nuova natura diversa da  quella  del Primo motore, che non può dividersi in parti nè
come col solo appetirsi una cosa, s' acquista in parte  quella  cosa? E` per una virtù imitativa o appetitiva? Questo non
colle cose reali, a intendere che queste senza di  quella  non sono quali a noi appariscono. Se appariscono c' è
tre sole sostanze: due sensibili, delle quali l' una,  quella  de' cieli, incorruttibile, l' altra, la terrestre,
mente. Non è dunque distinta di natura la mente suprema, e  quella  dell' altre intelligenze: egualmente si contano come la
alle umane, riguardi la mente in senso obiettivo. Poichè a  quella  scienza che tratta della sostanza immobile, cioè della
all' anima che è la specie del corpo, anzi solo rispetto a  quella  parte dell' anima che è del tutto pura da ogni contagione
mente obiettiva, e però questa le viene dal di fuori, come  quella  che essendo eternamente scevra di materia, non può venire
, che la rende capace di ricevere tali specie. Questa è  quella  mente, con cui l' anima pensa e percepisce, [...OMISSIS...]
il medesimo, [...OMISSIS...] . E` dunque la stessa mente  quella  che è in atto e quella che è in potenza: poichè è in atto
. E` dunque la stessa mente quella che è in atto e  quella  che è in potenza: poichè è in atto rispetto a se stessa ed
cosa di comune, ma c' è identità, che è l' identica mente  quella  che è in potenza, e quella che poi è in atto. Non patisce
che è l' identica mente quella che è in potenza, e  quella  che poi è in atto. Non patisce dunque dalle cose esterne,
in atto, la qual conservazione dicesi memoria: e questa è  quella  che perisce, rimanendo la mente teoretica, e anche la
da prima colla mente passiva e riflessa, e quindi  quella  cognizione immediata, priva di coscienza, non ci soddisfa,
o quando le ha già ottenute in atto, acquista finalmente  quella  di mente passiva o patetica. Tutto il sapere dell' uomo,
della mente acquisita o patetica (1): onde conviene che  quella  si distingua da questa: della prima dice che è de' soli
sono la scienza e la mente . Questa somministra a  quella  i principŒ; quella movendo da questi principŒ ragiona, cioè
e la mente . Questa somministra a quella i principŒ;  quella  movendo da questi principŒ ragiona, cioè deduce le
è Dio, e non può avere altra natura ed essenza che  quella  dell' essere puro , poichè se qualche altra cosa gli s'
ad essa (4). Di questa dunque dee propriamente trattare  quella  scienza che ha per oggetto l' essere come essere, e anche
posteriore degli accidenti, non è dunque un genere comune a  quella  e a questi. Ma non si predicherà dunque in comune di tutte
chiara e diretta soluzione: convien raccogliere a fatica  quella  sentenza ch' egli avrà probabilmente insegnata apertamente
apertamente nella scuola. Noi non dubitiamo, che sia  quella  che abbiamo già data, e che ripeteremo in altre parole. Ci
esse formano come una serie, e non hanno altra unità se non  quella  del numero (2). Ora, come ciascun numero ha unità, perchè
la ragione detta. [...OMISSIS...] . Ma tra le cause eterne  quella  che è separata e di tutte le altre più divina è la finale
quanto è universale. Laonde riferendo le opinioni intorno a  quella  scienza a cui s' appartiene il nome di sapienza, le assegna
come incomposta. Ma gli nega, che questa sia ù una, ed è  quella  che dà l' unità alla materia; considerata poi nelle cose in
eterna, l' altra sensibile che esiste per partecipazione di  quella  prima, poichè « « un' essenza non può comporsi di più
cui il principio è principio, al principio, e la scienza di  quella  deve essere anteriore alla scienza di quest' altre (2). Ma
che si predica di tutte le cose, si è primieramente  quella  di Platone, che l' universale non può essere ne' singolari,
diverse questioni intorno ai primi , alle quali si riduce  quella  che Aristotele chiama prima filosofia. Ripassiamole
la soluzione da darsi: due erano le sentenze principali,  quella  d' Anassagora e quella di Platone: e tra queste prendeva il
due erano le sentenze principali, quella d' Anassagora e  quella  di Platone: e tra queste prendeva il suo posto Aristotele.
di cui abbiamo fatto menzione. Riconosce però che  quella  essenza, sebbene esistente in più subietti, deve esistere
Ma l' opera presente non considera il metodo in tutta  quella  estensione di significato, di cui può essere suscettibile
e incespare e marcire; rimanendosi tuttavia l' umanità  quella  di prima, se non peggiore. Vero è, che nel secolo nostro
detto da molti, e per condurre i ragionamenti a  quella  unità dove sempre risiede la evidenza, e si trova la prima
più speciali sotto le più generali, e le generali sotto  quella  generalissima che di tutte è capo e madre feconda. In
e tra loro paragonarle. Il perchè senza più poniam mano a  quella  principale ricerca, da cui tutte le cose, che in appresso
lezioni de' precettori, perchè ognun contento di sapere  quella  bella regola del metodo che accennammo, e di approvarla
ma or dirò meglio, nè pur una parola, nè pur un apice da  quella  legge di metodo si discosti. Ed è in questa
è il principio supremo della Metodica: »ovvero: « Qual è  quella  norma sicura, osservando la quale, l' istitutore della
quale sia la legge invariabile del suo andamento, qual sia  quella  scala naturale di pensieri pei quali ella ascende. Questa
trasporta dal fiore alla sua specie o classe, pensando che  quella  è una rosa centofoglie, ovvero una rosa del Bengala, o di
che quel fiore appartiene ad una specie o classe più ampia,  quella  delle rose, o alla famiglia più ampia ancora de' rosacei.
si trova, che io non posso affermare meco stesso, che  quella  sia una rosa del Bengala se non fo una distinzione di più,
riconoscere che la rosa, che io vedo, sia tra le bengalesi  quella  che chiamasi da' giardinieri Adelaide di Como, se non fo
dei rosacei, e propriamente una rosa bengalese, e di più  quella  tra queste rose, che così capricciosamente fu nominata da'
distinzioni. 1 Posso cominciare a dirgli il nome di  quella  rosa che vede, e poi farlo salire dall' individuo alla
a una minore, fino a fargli osservare l' individualità di  quella  pianta. 3 Posso finalmente, senza tenere alcuna
la differenza che costituisce la classe dei rosacei, poi  quella  che costituisce tra rosacei la classe minore delle rose,
serie di operazioni che deve fare il fanciullo, qual sarà  quella  ch' egli farà più agiatamente? E` a lui più facile trovare
e più strette classi delle rose. Pel fanciullo adunque  quella  denominazione non suona che un nome proprio arbitrariamente
entro l' animo suo il significato, che attribuì da prima a  quella  voce, di cassare l' atto della sua mente, col quale egli
le applicò lo stesso nome di Adelaide. Udendo poi, che  quella  Saffo, e non Adelaide, si chiama, vide d' aver preso errore
classe ancora più estesa di que' vaghi oggetti, che non sia  quella  delle rose7bengalesi: voglio cioè condurlo a conoscere la
Saffo, due altre varietà delle rose Damaschine, per esempio  quella  che i giardinieri chiamano l' Ammirabile colle foglie
l' Ammirabile colle foglie bianche orlate di rosso, e  quella  che chiamano la Graziosa di color rosa. Da queste due
dello Spinalba da lui veduto, e fargli intendere che  quella  denominazione non segna solo l' individuo che egli osserva,
distinta da un' altra gran classe da lui prima conosciuta,  quella  de' fiori; io potrò innalzarlo al concetto delle piante in
a formarsi qualche chiaro concetto della parola pianta e di  quella  di vegetabile , che ad essa risponde. E` egli questo il
e la classe (se così si potesse chiamare) universalissima,  quella  di cose (di enti ); dalla classe universalissima poi di
condur questo per la scala delle somiglianze, anzi che per  quella  delle differenze, cioè il cominciare a sottoporre all'
fino che si giunge alla specie minore di tutte, che è  quella  che io ho chiamata Specie piena (2). Noi abbiam trovato fin
lui appresa? - A condizione che egli avesse prima appresa  quella  classificazione; come quella classificazione stessa non
che egli avesse prima appresa quella classificazione; come  quella  classificazione stessa non poteva apprendersi dal
dal fanciullo, se non ad un' altra condizione, cioè  quella  di conoscere prima gl' individui da classificarsi. Qui si
distribuzione delle piante nel suo giardinetto non è  quella  che gli si rappresentava così facile e semplice in sul
da sè giungerebbe, quantunque per via più lunga, qual è  quella  dell' esperienza, a conoscere il vero? Vediamo ancora un
essere intese se prima non sono scritte tutte, perocchè  quella  che è la chiave dell' altra, ed è chiave per sè, si è
prima assicurati che la sua mente fece le intellezioni, a  quella  rispettive, del primo ordine, e il medesimo si osservi
prima quelle. L' osservazione dell' abate Rosi è simile a  quella  fatta prima dall' abate Taverna. Questi aveva osservato che
La nozione comune di tutti gli oggetti della mente si è  quella  di essere enti ; nè oggetto vuol dire altro che ente . Col
fu la seguente. L' attenzione , come abbiam veduto, è  quella  forza dello spirito, che dirige l' intendimento a questi
così anche l' attività intellettiva deve essere mossa a  quella  stessa volta, e perciò le prime intellezioni, che fa l'
dice interiormente il fanciullo e la più imperfetta, si è  quella  che formolata da noi in parole, che egli non conosce,
oggetto del mio pensiero non è semplicemente l' imagine di  quella  melagrana considerata come un tipo, una possibilità di
melagrana di ieri, è l' imagine propria di essa; io con  quella  memoria non penso solo all' imagine, ma penso alla cosa
la melagrana perfettissima, ma una melagrana, qual era  quella  che io ho percepita con tutti i suoi difetti o
figliuoli. Ah! voi sole siete le interpreti veritiere di  quella  prima parola infantile, che in forma di riso si espande
altra anima pure sensitiva ed affezionarvisi, nell' uomo  quella  naturale affezione è tosto ritrovata dalla volontà, la
oltre la potestà di amministrare questi Sacramenti, ha  quella  altresì di benedire cose e persone, aggiungendo Dio alle
e leggeri, non permette loro una durata consistente, come  quella  che è labile e volubile. Se dunque il sentimento e la
in modo che l' animo del bambino si empisca per tempo di  quella  benevolenza, alla quale è sì felicemente formato da natura.
« Antropologia ». Una delle proprietà di questa forza si è  quella  di far giocare contemporaneamente più potenze nell'
intellettive sieno unificate: l' unità che si domanda è  quella  de' loro oggetti; e questi nella seconda età del fanciullo
se stesse si sviluppano. Intendo solo di stabilire qual sia  quella  istruzione che si può dare sicuramente in ogni tempo della
la gran piramide dell' umano sapere, dev' essere anche  quella  che costituisce il fondamento di tutta l' umana educazione.
lodato, quando alla severità de' savi umani sembra pure  quella  prima età piena di leggerezza, e vuota di serie
seconda età. Come l' opera della prima età del bambino era  quella  di svegliarsi alla vita e di trarre in comunicazione i
in movimento nell' infanzia, la più attiva di tutte è  quella  dell' imaginazione. Se vi potesse esser dunque potenza, a
mai; e pure l' attenzione intellettiva non si porta su  quella  materia, quando anzi la meditazione, che l' uomo fa sopra
e sopra i suoi atti conoscitivi. La ragione di ciò è  quella  che dicevamo: a lui si presentano più presto e più efficaci
alle età diverse del fanciullo per cagione, che in  quella  età sola esse hanno la materia e lo stimolo necessario a
parimenti competano alle età diverse, per ragione che in  quella  sola età esse hanno lo stimolo necessario a produrle,
della forza unitiva (1), ond' avviene che al prodursi di  quella  sensazione del suono si risveglino nel bambino le imagini a
da diverse sensazioni. Qui gioca l' intelligenza, ma ancor  quella  di primo ordine; il vocabolo non è percepito egli stesso se
pane, quando aveva la coda e gli orecchi, e or che ha mozza  quella  e questi, e sente chiamar cani tutta la canatteria della
da dare al fanciullo; la quale non può far uso che di  quella  parte di attività che in esso è già desta e messa in
Indi è che altrove mostrai, la facoltà di astrarre essere  quella  che somministra all' uomo le regole, colle quali egli
un' intellezione di prim' ordine, perciò più elementare di  quella  che si ha dell' anima considerata come causa di movimento
da una all' altra cosa senza essersi prima certificati, se  quella  prima cosa sia stata capita, se la intelligenza del
perdere un tempo prezioso per disimparare nelle scuole  quella  lingua, che abbiamo appresa nelle nostre case; dopo ciò
disposti, più sviluppati degli altri, e già in possesso di  quella  lingua che gli altri debbono faticare ad apprendere. Quanto
oggetti co' vocaboli i più comuni, dicendo questa cosa ,  quella  cosa ecc. per dire: questo balocco, quel carruccio, quel
co' nomi più e meno comuni, risguarda, la maggior parte,  quella  classificazione che dall' idea specifica astratta discende
egli ammira . L' ammira e perciò l' ama: l' ammirazione è  quella  prima stima, nella quale ha sua culla l' amore. Accordo
da lui nè più nè meno, ch' egli sia virtuoso secondo  quella  regola di virtù, che in lui si trova formata dalla natura e
sensibili, che al soggetto propriamente appartengono,  quella  piccola intelligenza non le vede come tali, ma come
preceduta dalla stima dell' oggetto da lui amato: insomma è  quella  benevolenza stessa, a cui si riduce finalmente la virtù
si scorge che la differenza della virtù del bambino e di  quella  dell' adulto (prescidendo dal merito) non istà nell' essere
egli dovrebbe giudicare praticamente, che è male ciò che  quella  regola gli mostra esser bene, il che suppone una nuova
solamente colla funzione della percezione, ma ancora con  quella  della fede . Le persone dunque che educano o che
l' una e l' altra di queste due cagioni entrino a formare  quella  mirabile simpatia , che si osserva ne' fanciulli. Ma nella
talora affetto alla nutrice più che alla madre ove con  quella  abbia più di consuetudine che con questa, e da quella, non
una data periferia d' oggetti, a tutti gli altri fuori di  quella  rimangono nulle; perocchè la quantità disponibile per così
di benevolenza. S' aggiunga un' altra legge psicologica,  quella  per la quale « è sempre molesto all' uomo il tornare
assolutamente la stessa scena. E perchè? perchè avendo  quella  scena viva nelle loro menti, essi ripugnano a guastare o a
indietro dell' amore già distribuito, e darne una parte a  quella  persona. Or questo invito è loro molestissimo per due
di vedere; da prima si crede che sieno così proprie di  quella  persona o cosa che non possano esistere altrove, ma in essa
di poi si amano le belle qualità ancor più perchè sono in  quella  persona o cosa amata che se fossero tutt' altrove: e
il quale nell' istesso tempo che darà a' loro nati  quella  dignità morale che è l' altissimo bene dell' uomo, darà ad
per chi non vuol esser ateo o inconseguente dev' esser pur  quella  che domina, che ordina, che dirige tutte le altre? Chi non
suo principio, ogni sua luce l' educazione umana, e non men  quella  de' fanciulli che degli adulti, degl' individui che delle
non hanno ne' lor sentimenti tanta elevatezza, quanta è  quella  che nelle madri e ne' padri veramente cristiani non infonde
si trova in opposizione continua colla natura, essendo  quella  più ampia di questa nelle sue vedute e ne' suoi affetti, e
e ne' suoi affetti, e contornandosi questa di limiti, cui  quella  rompe e trasporta. La natura dunque inclina l' uomo ad
ancora cosa difficile, e noi non possiamo tentarla che su  quella  poca esperienza che abbiam presa de' giovani. Speriamo
stato prima scomposto. Avvi certamente rispetto ai pensieri  quella  stessa divisibilità all' infinito, che si ravvisa nella
neghiamo al tutto che la diversità consista nell' essere  quella  un' impressione rispondente ad un' idea collettiva, e
quando egli non avesse altra via di concepirli se non  quella  che abbiamo accennata, di analizzare cioè la percezione,
de' rapporti de' numeri è l' aritmetica, ed essa perciò è  quella  che spiana la via per la quale il fanciullo possa più
ho riscontrato nell' oggetto veduto ciò che contemplavo in  quella  idea ». L' idea dunque della pianta è la regola che seguo
egli non può farli che dietro l' unica idea che ha,  quella  di esistenza, ondechè prima di giudicare qualsiasi altra
a tutte le realtà sensibili; e questa sua indefinitezza è  quella  che la distingue da' principŒ definiti che, secondo me, non
sua natura intelligente e morale, di ammirare e di amare  quella  cosa bella, animata e intelligente, che per le sue
all' uomo il più fiero assalto. Ma la felice influenza di  quella  primissima educazione morale si manifesta già tosto nell'
esse sono i soli fanali che mandano nell' animo suo  quella  luce fallace, alla quale camminando gli è forza aberrare.
2 suscitata poi, il produrre ella un' azione maggiore di  quella  che sarebbe proporzionata allo stimolo stesso (1). Questa
e delle sue azioni esterne che vengono in conseguenza di  quella  (1). Quando sia ammesso il principio che ogni attività
attività volitiva seguita le concezioni dell' intelletto,  quella  sconnessione di movimenti ed azioni esterne è spiegata
sempre più all' unità. Intanto all' adulto riesce molesta  quella  versatilità fanciullesca, non l' intende, e vuole imporre
a questa età si spiega principalmente sotto le due forme,  quella  di diritto di proprietà e quella di ubbidienza . L' una e
sotto le due forme, quella di diritto di proprietà e  quella  di ubbidienza . L' una e l' altra di queste due forme sono
abbraccia tre parti bene distinte, le quali sono: 1  Quella  istruzione che serve per accrescere alla mente del
la perfezione delle intellezioni degli ordini precedenti. 2  Quella  istruzione che serve per far passare la mente del discepolo
cui si trova, a quello che gli è prossimamente superiore. 3  Quella  istruzione che serve a esercitare e perfezionare il
ciascuna specie, in modo che in ciascuna attività si trovi  quella  uniformità, costanza, regolarità, e, per dire ancor meglio
hanno imparato qualcosa a parlare, la prima operazione è  quella  di rettificar bene i suoni che pronunciano, giacchè essi
un suono solo; come risponderà da sè sicuramente, perchè  quella  sillaba è un suono solo. Bensì che, avutane questa
è una coscienza. Or, come dunque e quando si forma l' uomo  quella  coscienza di sè stesso che egli poi esprime col monosillabo
la quale potrebbe far credere l' uomo si dovesse far tosto  quella  coscienza, anzi non potesse andarne senza. Da prima egli è
antichi si trova una gradazione d' intelligenza simile a  quella  che si osserva ne' bambini e che le lingue antiche ne
quali forze egli spiegherà, quali effetti si produrranno da  quella  cagione. Per tal modo egli vien ponendo un confine alla
adequatamente alla prima di queste due domande, eccetto  quella  che pone l' essere ideale indeterminato innato nell' uomo;
che il bambino non ha altra regola de' suoi giudizŒ, se non  quella  che porta innata della mera e nuda possibilità, egli
più quindi innanzi stampato e ristampato presso di noi, che  quella  teoria non è sorretta da prove d' esperienza, e si sostien
parte negativa delle opinioni sull' operare degli enti è  quella  che chiude e ferma l' opinione. Perocchè, fino a tanto che
in generale che quanto un uomo cresce in età, tanto più  quella  sua opinione si rinforza, e dura più fatica a risolversi di
la malevolenza piega l' adulto all' incredulità. Ma come  quella  non sarebbe possibile, se la possibilità non avesse un
del rozzo è sotto un aspetto maggiore assai che non sia  quella  dello scienziato. Comincia dunque l' uomo con una credulità
poi dimentichi pure tranquillamente quant' è passato. Ma se  quella  volontà gli sta presente ed egli sceglie di mancarle, non
Si dee preferire l' accordo della propria volontà con  quella  degli altri esseri intelligenti a tutte l' altre
di una cosa incognita con cose cognite, senza che di  quella  cosa incognita io abbia percepito o sentito di più di
rende già accorto non solo dell' esistenza sua distinta da  quella  della natura, ma in Dio stesso pone l' intelligenza e la
lo inclina ad accordare e piegare la volontà propria a  quella  della madre, così lo inclina pure ad accordare e piegare la
lo inclina pure ad accordare e piegare la volontà propria a  quella  di Dio. [...OMISSIS...] Al quarto ordine d' intellezioni
l' idea di Dio può essere divenuta nella mente del bambino  quella  di una volontà suprema, ottima, a cui egli dee pienamente
e dall' attribuir loro una dignità maggiore ancora di  quella  che esse realmente abbiano, a cui egli è spinto dall'
non solo cavar profitto dalla grazia de' sacramenti, ma da  quella  che possono ottenere al figliuolo offerendolo all'
e non può vivere senza tornare in pace e in concordia con  quella  volontà. La mancanza di questa osservazione della natura
dentro di lui il più angoscioso e desolante contrasto.  Quella  volontà esterna che gli apparì come cosa divina, d'
quale porrà più nelle sue parole, narrazioni e comandi di  quella  verità, che possa essere conosciuta per tale dal fanciullo,
fanciullo, e donde possa trarre delle conseguenze; e più di  quella  utilità, ch' egli possa in se stesso osservare e
età e non prima che comincia a manifestarsi nei bambini  quella  mirabile voglia, che hanno d' influire sulle volontà
nostra; e tuttavia non fu ancora ridotto alla pratica con  quella  diligenza e costanza ch' egli si merita. Uno di quelli che
la grande proprietà , perocchè vi ha una piccola proprietà,  quella  dei dialetti o quella di un breve tempo piuttosto che di un
perocchè vi ha una piccola proprietà, quella dei dialetti o  quella  di un breve tempo piuttosto che di un lungo. La proprietà
più che la moralità proporzionata al bambino nostro, cioè  quella  che non esprima mai formole morali superiori all' ordine d'
quanto basta, perchè appuntandosi, per così dire, in  quella  possa slanciarsi al suo termine, che è il suono della
porta la sua luce lasciando nelle tenebre il resto, a  quella  guisa che un fanale non illumina i luoghi, ne' quali egli
purchè egli badi anche qui a mantenere fedelmente  quella  gran regola dell' educare che noi continuamente
analogia affatto accidentale e minuta tra idee disparate è  quella  appunto, che forma il carattere leggero, mutabile,
di un' idea elementare in un' altra più sintetica o  quella  di una conseguenza nel suo principio. Questa congiunzione e
ragione d' associazione. All' incontro, al rivedere di  quella  persona ciò che subitamente mi si affaccia alla mente si è
ecc. e delle intellezioni, quali sono le idee che formano  quella  dimostrazione: l' unione dei due ordini animale e
del soggetto uomo. Lo stesso sarebbe se dal rammentarmi  quella  verità matematica mi si affacciasse all' anima il volto o
di pensieri, perocchè tra il pensiero dell' uomo e  quella  delle sue parti passa una relazione intrinseca e
l' ordine delle idee rende tosto assai più facile  quella  operazione stessa sebben fantastica. Viceversa poi l'
animale aiuta la reminiscenza delle idee, e per ciò anche  quella  del loro ordine, perocchè l' ordine delle idee è formato da
divina; la subordinazione dovuta di tutte le volontà a  quella  sola; è un principio che di nuovo unifica nell' idea di Dio
e necessario alla solida educazione. Venendo ora a  quella  ordinazione che derivar si dee alle cognizioni del
rattaccare all' idea dell' universo, e ultimamente a  quella  di Dio come essenzial sussistenza. Quanto poi all' operare
allo stesso sviluppo morale, come, a ragione d' esempio,  quella  per la quale il fanciullo giunge a conoscere che tutti gli
ciò che una sola famiglia. Veniamo alla terza categoria,  quella  della moralità . Noi siamo venuti sponendo i principŒ
viene dal soggetto appercepito. Ora, gli unici dati che  quella  tenera età somministra, non risultano che da quella
che quella tenera età somministra, non risultano che da  quella  immediata comunicazione delle anime, di cui abbiamo
della madre diventi la sua regola costante, e non così  quella  di altri. Questo fatto viene rilevato appunto da una madre
data e mantenuta al fanciullo: perocchè egli secondo  quella  pacificamente dirige e contiene i suoi affetti e le sue
di qualche soddisfazione sensibile: quel tanto, del quale  quella  vince questa, è la misura della sua forza morale di cui si
in tutto, foss' anco con patire ogni cosa e con posporre a  quella  ogni altra volontà. Non si dee già pretendere ch' egli
E la via di comunicare al fanciullo così grandi pensieri è  quella  prima di tutto del linguaggio naturale ed efficacissimo che
linguaggio naturale ed efficacissimo che viene inteso da  quella  mirabile facoltà di partecipare dell' altrui sentire e
della volontà di Dio . Questa diventa la regola suprema , e  quella  la regola subordinata : ecco ciò che massimamente importa,
non consiste attualmente in un espresso paragone di  quella  con questo; ma bensì implicitamente s' accorge, che la
cui si scompone e distingue sostanza ed accidente, ma da  quella  operazione è supposto ed implicito in essa. E qui deesi
A ragione d' esempio, il predicare una cosa d' un' altra è  quella  operazione sintetica, che appartiene al terz' ordine,
il concetto della cosa che predica; 2 e il concetto di  quella  di cui la predica. Laonde questa operazione non può aver
La necessità dell' alternativa libero7fisica è  quella  che più facilmente egli intende in un modo esplicito, e poi
incomincia e la legge secondo la quale procede. In  quella  vece vogliam qui notare un' operazione nuova e importante,
loro in generale, ma convien riflettere di più, che  quella  differenza fa sì che l' una debba essere preferita all'
però la moralità: la qual tutta pende, come dicevamo, da  quella  luce intellettiva che gli dimostra qual cosa dignitosa e
dal rimorso che si manifesta negli ordini successivi, che  quella  prima apparizione di rimorso non esige nè pure una chiara
a tutte le altre la più bona, la più benefica, come  quella  che è più degna. La bontà e dignità intrinseca dell'
i mezzi a disposizione del fanciullo, coi quali egli misura  quella  bontà e i suoi gradi. Il fanciullo è soggetto ad ingannarsi
non tutta la bontà delle volontà intelligenti, ma tutta  quella  porzione di questa bontà, che a lui si comunica e
verso qualsiasi altra intelligenza, che in luogo di  quella  gli fosse apparita. Ma ben tosto si affeziona a quelle
affezione fisica non è certamente per sè rea; ma da  quella  può esser mosso l' intendimento ad un falso giudizio; ed in
e ristrettiva fin da principio, se i ristringimenti di  quella  naturale benevolenza sono degenerati in gelosia, invidia,
morale dell' appreziazione. E tuttavia riman fermo, che  quella  quantità di bontà, che si esperimenta, è anch' ella un
un concetto distinto e molto meno la formula in parole: no,  quella  esigenza è qualche cosa di reale7ideale, che fa sentire in
fra loro, deve scegliere la più degna fra di esse e a  quella  tenersi. Questa scelta può certamente esser fatta dalla
astratta di bontà, o sia di dignità, che misura i gradi di  quella  esigenza morale. La prima dunque era una norma, che potea
delle norme astratte , è ella egualmente facile, come  quella  che gli era destinata in quell' età, in cui le sue norme di
secondo stadio della sua vita morale, di quanto è maggiore  quella  bontà, che a lui si richiede, acciocchè egli sia buono e
passioni invigorite, che vogliono farlo giudicare per esse;  quella  gli mostra la via, ma nol move; queste il movono, ma gli
la bocca a parlare con questo solo si obbliga a stare a  quella  convenzione, ed usare le parole per esprimere il vero. Ma
due norme morali in collisione tra loro, l' una concreta,  quella  della benevolenza; l' altra astratta, quella della
una concreta, quella della benevolenza; l' altra astratta,  quella  della veracità. La prima prevale alla seconda, benchè la
nel principio della benevolenza già noto al fanciullo; ma  quella  utilità egli non sa calcolarla: e dove anco la sapesse in
in collisione con una utilità presente e sensibile,  quella  forse, generale e ideale come sarebbe nella sua mente,
un gran numero, e d' una grande serie di mezzi al fine di  quella  generale utilità. Il concepire immediatamente la necessità
e volontariamente dimentica, per dir meglio non considera  quella  necessità della veracità, che pure gli sta immobilmente
di alcun uso della sua libertà, nè ha imparato a maneggiare  quella  potenza che ha d' imaginare; nè conosce alcun bisogno,
fedelmente le sensioni avute e non più. Di che manca tutta  quella  immensa ricchezza, che l' imaginativa acquista dalla
questo lo sanno da sè, glielo dice la natura: la natura è  quella  che li avvia a considerare tutte le esterne cose, e non
d' inganno, noi sofferiamo una commozione tutta simile a  quella  della realità. [...OMISSIS...] In questi fatti non ha luogo
errori nella mente infantile, tuttavia essi non sono ancora  quella  classe di errori che noi vogliamo qui designare come
quello che non fa la violenza della passione, il fa in  quella  vece l' egoismo dell' ignoranza. Nei fanciulli si manifesta
identità. Vi ha un tempo, nel quale egli conosce già  quella  degli altri, senza conoscere ancora l' identità di sè
monti. Ma nella perenne continuazione dell'analisi sociale,  quella  volta azzurra diviene uno spazio senza limite: quelle
e molte generazioni. Né considera come e d'onde, in seno a  quella  istintiva e spontanea associazione delle menti, possa
dell'udito. Lo stesso avviene quando l'analisi ha  quella  veste astratta e universale che le danno le formule
e universale che le danno le formule algebriche. Poiché  quella  veste commune rende comparabili fra loro e commutabili
o fenomeni e a tutte le loro parti, qualità relazioni, ntro  quella  misura e secondo quel fine che l'osservatore si prefigge.
del pensiero la coscienza dell'essere, gli volle con  quella  affermazione dell'io, disciogliersi dalla natura dalla
ma la società gli aveva dato la tradizione scientifica.  Quella  voce che gli pareva surgere solitaria dalla sua coscienza,
sin dall'infanzia a percorrere l'assiduo andirivieni in  quella  trafila analitica che modula nella prescritta forma sociale
concetto, non può cancellar poi del tutto le vestigia di  quella  perenne disciplina, sicché non sopravivano indelebili, nei
cloruro d'argento. Quando interviene l'azione individuale o  quella  del caso fortuito, facilmente si spiega come le nazioni
nelle sue applicazioni alla scoperta d'altre idee-madri.  Quella  nuova fonte di calore e di luce fu anche in età successive
studiato è d'uopo che venga proposto. Ricorrendo tutta  quella  serie d'idee che fin qui abbiamo percorso, non si offerse
stesso come quell'ansietà perpetua del vivere sia causa di  quella  perpetua puerizia della mente. i parrà forse, Signori,
in greco si dice scholê, d è una delle voci più sapienti di  quella  lingua sapiente. La scola ssia l'ozio d'Atene è il portico,
natura dell'intelletto, esta facilmente spiegato come  quella  gente non sia mai giunta ad afferrare l'idea madre né
esperienza della sua tribù fosse giunto a discernere in  quella  pianta il seme, che caduto nel fango risurgeva in novella
fosse intesa ad un insegnamento speciale, proprio di  quella  sola università. Una delle dieci facultà d'ingegneri
il germe della verità. Perocchè elleno si persuadono, che  quella  espressione vuol certo significare un' idea vera, venendo
sue forme e leggi è il tempo, creato perciò col mondo a  quella  guisa che le limitazioni sono fatte insieme con le cose,
e specificazione del mondo. Nel che si badi, che a  quella  guisa che l' identico atto divino, che fa esser le cose, è
si dice che quello era prima del mondo si esprime solamente  quella  relazione che ha l' Esemplare con la copia. Ora nelle opere
Nel principio era il Verbo » » si vogliono spiegare anco da  quella  parte, in cui nel Verbo si considera l' Esemplare del
creava; ed essendo le cose distribuite pei tempi, dice che  quella  divina Sapienza si sollazzava al cospetto di Dio in ogni
artefice riferisce al proprio concetto l' opera sua, è poi  quella  di cui fa parte anche agli uomini, onde dice che « « sue
uomini abbiano nominata la parola esterna e sonante come  quella  che cade sotto i sensi. Più tardi si sono fermati a
parola esteriore dalla sua parola interiore significata da  quella  prima. Poi mostra che questa parola interiore precede nell'
conosce dagli uomini mediante l' effettuazione esterna di  quella  parola, di quel consiglio; chiama i suoi uditori a
è sempre necessaria, necessaria convien che sia anche  quella  sussistenza che ha in sè la propria essenza, e forma con
non si apprende neppure per un' affermazione simile a  quella  che l' uomo fa nella percezione dei contingenti. L' atto
intellettuale, appellazione che consuona in qualche modo a  quella  che usano i teologi quando chiamano la percezione di Dio
divina adunque, per sè intesa, ha una doppia relazione,  quella  di soggetto intelligente, e quella di oggetto inteso; ma la
ha una doppia relazione, quella di soggetto intelligente, e  quella  di oggetto inteso; ma la sussistenza è identica ed una
divino è la stessa sussistenza divina in quanto è intesa,  quella  stessa sussistenza che è ad un tempo intelligente per sè,
o sussistenza limitata. Non è dunque una distinzione reale  quella  che si pone nel Verbo, considerandolo ora come immagine
indicata da S. Agostino, da S. Anselmo e da altri), come  quella  che è condizione indispensabile dello stesso concetto dell'
della divina sussistenza, e però dell' intera Trinità, fu  quella  che determinò quali speciali limitazioni dovesse avere l'
Iddio trovare il canone della sapienza che prescrivesse  quella  concatenazione delle creature e delle cause seconde, e
concatenazione delle creature e delle cause seconde, e  quella  stabilità delle leggi? Si risponde, che questo canone si
quali benchè limitati può sussistere l' essere imitando in  quella  guisa che può l' assoluto, faceva anche sussistere l'
si potessero verificare in un modo più grandioso che con  quella  mole di creato, che Iddio ha condotto alla sussistenza, e
ciò, e forse l' espressione che meno gli disconviene è  quella  che abbiamo detto di sentimento intellettuale . Oltre di
amasse l' ente finito che la imita, essendo sua proprietà  quella  d' essere imitabile; onde segue che pronuncia liberamente,
del platonismo circa la dottrina del Verbo, che venne da  quella  scuola assai sovente confuso colle idee. Il Verbo non si
e armonica coll' intelligenza; ma che all' opposto tutta  quella  parte che riguardava il Verbo esterno di Dio, cioè le
percepisce che la parte materiale, e non la parte divina in  quella  investita. Non crede adunque a questa perchè non la sente.
ad annunziare il Verbo salendo al principio di tutta  quella  sapienza che fu data agli uomini da Gesù Cristo, e così
e personale del Verbo, la quale non s' ha se non per  quella  percezione che fu data agli uomini quando il Verbo
di Dio ed i suoi attributi, conveniva che quest' oggetto di  quella  antica rivelazione fosse avvivato dalla percezione
Fra le limitazioni delle sostanze create la più notabile è  quella  per la quale la loro sussistenza non è contenuta nella loro
che è incontanente lo stesso Santo Spirito quando in  quella  grazia egli ci si rivela come persona. Tutte le verità
interna di questa personalità, bastando la fede in  quella  misteriosa promessa. Onde la persona del Verbo promesso era
riducevano in teoria scientifica le credenze; onde nacque  quella  Teologia Ebraica, ond' io credo non poco deducesse il
soggetto e persona, nella cognizione del quale tutta  quella  dottrina abbondantemente si comprende; onde quella dottrina
tutta quella dottrina abbondantemente si comprende; onde  quella  dottrina stessa oggettiva diventa ai Cristiani un soggetto
si vede quanto differiva la dottrina dell' antica Chiesa da  quella  della nuova, la quale è acconciamente ricapitolata da S.
assoluto senza determinare in esso di più. Onde conviene a  quella  persona che è prima di tutto la sussistenza e non l' ha
grandezza di questo sacerdozio e di questo reame nasca da  quella  dignità infinita che acquistò la sacratissima umanità dalla
Dio che lo pronuncia non si dee mettere una unione simile a  quella  dell' accidente colla sostanza quale viene espressa dalla
adunque l' unità di sostanza, che viene significata in  quella  congiunzione che si esprime colla particella in , e
la moltiplicità delle persone che viene espressa in  quella  congiunzione che si addita colla particella appo , noi,
nell' altra che non sia la particella appo, tuttavia  quella  prima non fa conoscere la qualità di congiunzione che hanno
apud nelle cose divine non può significare altro che  quella  relazione, per la quale il Padre genera il Figlio, ossia la
che non ebbe conosciuto il personaggio che gli parlava in  quella  notturna visione: « Stetit quidam cujus non agnoscebam
che ha una priorità causale ossia d' origine, in quanto è  quella  che pronuncia il Verbo eternamente eguale a se stesso.
persona del Verbo aveva la stessa natura divina che aveva  quella  che lo pronunciava. Questo basta a rifiutare le
che la parola Dio non basta a definire il Verbo: perocchè  quella  parola, eziandio che esprima la natura divina sussistente,
ebbe data la dottrina del Verbo eterno: qui comincia  quella  delle opere sue. Ma prima riepiloga la dottrina data del
che egli doveva avere un' operazione creativa identica a  quella  del Padre. Con che son rase le cavillazioni degli Ariani e
d' un fine può variare di natura e di modo, quindi  quella  particella riceve più significati. Il primo mezzo, affinchè
efficiente della medesima, e questa talora si esprime con  quella  particella. Ma in tal caso, la causa efficiente essendo
particella. Ma in tal caso, la causa efficiente essendo  quella  che opera, quella particella non si costruisce con un verbo
in tal caso, la causa efficiente essendo quella che opera,  quella  particella non si costruisce con un verbo attivo, perchè in
essenza, ma non contiene errore quando si intenda dire con  quella  maniera che Iddio « opera per se stesso ». E quando si dice
umana. Perocchè la distinzione che questa mente pone fra  quella  parte di sapienza e di virtù divina che il Creatore adoperò
cioè di «logos» ragione, e «uios» figliuolo: giacchè  quella  esprime l' oggettività, questa la personalità del Verbo, e
crea per lo Spirito Santo? Per una ragione analoga a  quella  per la quale si dice che lo statuario fa la statua pel suo
un concetto sussistente della sussistenza divina identica a  quella  del Padre; onde la sussistenza divina creante crea le cose
divina comune a tutte e tre le divine persone sia  quella  che crea pel Verbo, che è ella stessa per sè nota. Una
sua essenza ed immaginato (l' immaginazione intellettiva è  quella  potenza che si sforza di vedere un' essenza nella sua
diviso siamo nel Verbo. E quindi in questo senso il Verbo è  quella  materia invisa da cui dice il libro della Sapienza che
soggettività, perciò nella loro esistenza propria, che è  quella  di esistere come soggetti, o nei soggetti, esse stanno
sussistenza7oggetto. La sentenza del Genesi consuona con  quella  del Salmo: « Tu in principio Domine, terram fundasti (3) »,
si dee distinguere la scienza dell' antico testamento da  quella  del nuovo: ed è da dire che rispetto alla scienza dell'
cielo e la terra » », dove non si fa altra distinzione che  quella  delle sostanze puramente spirituali, e delle sostanze
colla natura e colla virtù ricevuta dal Padre, e identica a  quella  del Padre. Onde, secondo alcuni scrittori (1), si può
il nostro parlare umano, da cui viene il significato di  quella  parola, di maniera che la parola vita non indica per sè
nel primo luogo si parla d' una vita determinata, cioè di  quella  degli uomini, laddove in questo si dice semplicemente che
vegetazione, e per questo si suol dire che vivano, benchè  quella  vegetazione, nella opinione comune, non produca nelle
diverso dalla parola vita applicata agli animali;  quella  della pura vegetazione, che non va a finire in alcun
che alla persona del Verbo la vita è essenziale, come a  quella  del Padre e dello Spirito Santo. Di che si scorge che una
sottratto l' essere ideale, suo oggetto informante, da  quella  stessa potenza che glielo dà, e così verrebbe annichilata,
la vita che è nel Figliuolo non possa essere altra se non  quella  stessa numericamente che è nel Padre, la quale è la stessa
gradi di essere che si ravvisano nelle creature effetto di  quella  causa. I Manichei leggendo questo luogo con un' altra
suppongono gli atomi materiali animati, come abbiam detto,  quella  statua poteva essere un essere sensibile, e, dividendosi l'
perchè concupisce contro lo spirito, l' altra spirito; ella  quella  statua poteva essere la carne vivente); ma trattasi di
una mera idea. Non è dunque la nuda idea dell' essere  quella  vita, di cui parla S. Giovanni, che è la luce degli uomini.
cui parla S. Giovanni, che è la luce degli uomini. Che anzi  quella  vita, che è luce nel Verbo, non è solamente vita,
reale, ma una pura intuizione. Qui non vi ha dunque  quella  « vita che è luce degli uomini ». Di che si deduce che,
(1) » », conviene intendere per questo spiracolo della vita  quella  vita che è la luce e che è nel Verbo. E però è da dire, che
chiamasi « luce eterna », e la comunicazione « candore di  quella  »; la sapienza « maestà di Dio », la stessa maestà in
imagine di Dio, cioè colla percezione del divin Verbo, in  quella  maniera che spiegheremo in appresso, e quindi fu collocato
ma altresì una incipiente visione del Verbo, nel quale è  quella  vita che è luce degli uomini. Ma qui si offerisce alla
questo appunto l' Apostolo chiami rinnovazione dell' uomo  quella  fatta da Cristo, il quale venne a togliere il peccato
della vita, non solo animale e intellettiva, ma di  quella  vera vita che era nel Verbo. Ma se quel primo uomo era
che la sostiene (5). Questi diversi paragoni spiegano  quella  intima segreta unione che congiunge Cristo qual nuovo Adamo
al grado di volontà che gli è data, perchè tutta  quella  volontà che egli ha soprannaturalmente viene a pieno
la grazia in lui era d' altra natura lungamente diversa da  quella  che ha il carattere e la grazia di Cristo. Era l' uomo che
felicità soprannaturale, che sarebbe stato un compimento di  quella  prima, e ciò di mano in mano ch' egli si fosse avanzato
di forma, e la moralità d' oggetto. La moralità di forma è  quella  che rende l' azione buona ed ordinata, quantunque l' azione
per fine. Ora questa seconda specie di moralità era  quella  a cui Adamo doveva innalzarsi in appresso col suo libero
innalzarsi in appresso col suo libero arbitrio, ma non era  quella  in cui venne da Dio costituito. Perocchè Iddio nell'
e felice in tutto il suo vigore, accompagnata però da  quella  grazia, colla quale, se avesse l' uomo voluto, poteva e non
a nulla se non alla distruzione ed alla morte; ma in  quella  vece chi opera in lui è la natura umana di Cristo, natura
umana che dovea poscia rifondersi in altri individui. Onde  quella  che peccò fu la natura umana in Adamo; per la qual cosa il
ma ella è altresì essenzialmente morale, come  quella  che è fornita di volontà; e la volontà come natura morale
l' ha ogni creatura, anche il più sublime degli angeli: ma  quella  era un' umiltà lungamente diversa dalla cristiana,
soprannaturalmente una nuova vita morale, questa è  quella  che risuscita, riconquista e restituisce all' uomo le due
Onde, non desiderandoli, nè volendoli, nè pure può aver  quella  fede di ottenerli che li produce. Quindi i miracoli
sorta. Questa volontà santa, semplice ed assoluta di volere  quella  cosa miracolosa e di dimandarla conseguentemente senza
quando la volontà di Dio si manifesta, quando si presenta  quella  necessità morale, di cui diceva S. Paolo: [...OMISSIS...]
umiltà, ed ha luogo la ricognizione de' doni di Cristo, e  quella  cotal maniera di gloria di cui l' Apostolo dice: « Qui
la sua mente avesse la percezione del Verbo, e secondo  quella  vita umana e limitata operava, e poteva, se avesse voluto,
in bocca de' primitivi cristiani. Una di queste formole è  quella  « in Cristo »: [...OMISSIS...] Essere in Cristo Gesù è
è l' opera di Dio solo, è il fondamento della seconda;  quella  che si chiama anche la generazione spirituale, la nascita
se egli o avesse intenzione semplicemente di subire  quella  funzione materialmente o la subisse con animo del tutto
la vita novella, la vita di Cristo comunicata all' uomo era  quella  in cui doveva porsi ogni speranza, contenendo il seme dell'
facilita oltremodo all' uomo l' innalzarsi alle speranze di  quella  grazia gloriosa che è offerta all' uomo, quando Gesù Cristo
che quasi lorica cuopra tutto il corpo dell' uomo,  quella  rettitudine d' animo che è sempre disposto a dare a tutti
(7) ». Questa è la lotta fra l' uomo vecchio e il nuovo:  quella  lotta medesima che si manifesta nell' uomo rigenerato fra
sarebbe stato una ragione del suo operare anteriore a  quella  della volontà del Padre, giacchè l' esser bene sarebbe
una volontà senza ragione? e una volontà crudele, come  quella  che sommetteva il Figliuolo a tanto patimento senza una
ma, lungi da essere irragionevole ed arbitraria, è anzi  quella  che costituisce ogni ragione morale, ed è necessaria, come
non prezzò punto la temporale sua vita, e si soppose a  quella  passione che doveva essere l' estremo della morale
abbandonato sino alla fine nelle mani del Padre suo; e per  quella  illimitata confidenza non aveva sottratto se stesso, come
sensitiva dell' uomo, cioè da parte della fantasia e da  quella  dell' esterno sensorio. Tutto questo senza che lo
fossero appieno appagati, e posciachè fra questi ci aveva  quella  di dominare i suoi nemici, di esser fatta signora del
l' Uomo7Dio si prevale di tanta potenza accordatagli, di  quella  potestà di cui Cristo stesso aveva detto « dedisti ei
Cristo ai suoi seguaci che si uniscono in matrimonio di  quella  grazia e santità spirituale che annoda lui ineffabilmente
ebbe la dignità di mediatore e di sacerdote, non solo  quella  di Re, come soggiunge il Salmo sopra citato: « Juravit
se non fosse risorto Cristo, egli non poteva comunicarci di  quella  sua vita gloriosa, e quindi noi non saremmo risorti, ma
[...OMISSIS...] La qual dottrina consuona mirabilmente con  quella  di S. Paolo, che a' Colossesi scriveva: [...OMISSIS...]
che come vita. La qual dottrina consuona a capello con  quella  che è costante in tutti i libri dell' Antico Testamento,
può raccogliere due cose: la prima, che la resurrezione è  quella  che dà ai giusti l' immortalità; la seconda è, che per la
santi della nuova legge, è anche la loro risurrezione.  Quella  vita non può venir meno giammai, perchè « Christus
la persona di Cristo non fu soggetta alla morte, perchè  quella  persona era il Verbo. Cristo dunque, sebben morto come
anche quando il mondo è morto della sua vita naturale, di  quella  vita che gli venia dalla terra e non dal cielo, che gli
salva l' uomo, dandogli il diritto di ricevere dopo morte  quella  vita da Cristo, che in terra non ha potuto ricevere da'
suo nutrimento, per guisa che egli vivrà della mia vita, di  quella  vita che io ho sotto forma di pane; e chi già crede in me,
me stesso a sua bevanda per guisa ch' egli pure vivrà di  quella  vita che io ho sotto la forma di vino e di acqua col vino
della resurrezione futura colla quale ricuperano  quella  vita che consiste nell' unione delle loro anime col loro
qui non viderunt et crediderunt (1), » e l' uomo s' abbia  quella  beatitudine che altramente non avrebbe. Tutto in beneficio
videt filium, e poscia dice et credit in eum, perocchè a  quella  visione del Figlio soprastà la fede . Non è una visione che
descrive tutto il progresso pel quale l' uomo perviene a  quella  fede in lui, onde ha la vita eterna. Prima l' accenna in
a Cristo, cioè nasce in lui il desiderio che sia completata  quella  scienza che gli ha insegnato il Padre, ed opera in
allora egli crede in Cristo, ed opera in conformità di  quella  fede. Giunto a questo punto la sua salute eterna è
per la vita del mondo » », [...OMISSIS...] quasi dicendo:  quella  stessa carne, che io darò a morte acciocchè il mondo viva,
naturale, sicchè le anime nostre anche separate vivano di  quella  vita che dà la carne di Cristo sotto forma di pane della
è certo che acquista la vita eterna, convien dire che  quella  comestione della carne e del sangue di Cristo, che non fece
tantosto liberate dalla loro oscura prigione, ottenendo  quella  vita di Cristo colla quale nell' altra vita si è atti a
di questa natura tanto vessata dal suo perpetuo inimico, e  quella  cotal riverenza verso essa, di cui favella il Libro della
vita, e come uomo partecipa, per l' unione ipostatica, di  quella  vita. Questa non è la vita naturale, ma la vita divina
di Gesù Cristo. E questa vita, misteriosa ed occulta, è  quella  vita colla quale il Padre provvide al Verbo incarnato,
alla vita naturale, nelle mani de' suoi crocifissori;  quella  colla quale il Padre esaudì il Figlio secondo le parole
quali lagrime non potevano non essere pienamente esaudite;  quella  vita di cui rese grazie Cristo quando istituì il Santissimo
col peccato nell' anima, non ricevono, non possono ricevere  quella  vita. Laonde S. Agostino, spiegando le parole di Cristo,
conserva la vita in chi già l' ha: il che viene espresso da  quella  parola di Cristo manet ( in me manet et ego in illo ), che
e misterioso del corpo di Cristo, che comunica all' acqua  quella  virtù vivificatrice onde l' uomo vive di Cristo; ma l' uomo
è un' opera del principio vitale, com' è la nutrizione, ma  quella  viene all' animale e all' uomo dal di fuori per una
separata dall' uomo che muore riceve dalla vita eucaristica  quella  unione perenne con Cristo glorioso di cui disse Cristo: «
a due resurrezioni come effetto del cibo eucaristico: a  quella  che avverrà all' uomo fedele, tosto che sarà spirato e avrà
spirato e avrà deposto il peso della sua carne mortale; e a  quella  che avverrà nella fine dei secoli quando gli sarà
il possano, ne tiene obbligati, acciocchè morendo abbiano  quella  vita eterna in se stessi, che è il germe della subitanea
vergini prudenti (1), facendogli avere continuamente in sè  quella  vita che si manifesta nell' ora della loro morte. Il
cibo, da uno stato nascosto ad uno stato palese risponde  quella  risurrezione dell' anima di cui dice Cristo che passa dalla
Cristo? Questo vien dato dopo la morte a tutti i giusti, in  quella  maniera misteriosa ed ineffabile che l' umana lingua non
l' uomo non ha altra fortezza nè altra vera vita che  quella  che gli viene da Cristo, dall' essere incorporato a Cristo,
al potere delle Chiavi, ne vada ancor debitore; perchè  quella  vita repelle e caccia da sè ogni impedimento, a meno che
vita non del corpo, ma dell' anima; avendo anche l' anima  quella  specie di morte naturale di cui abbiamo parlato, oltre la
seco il diritto di entrare in possesso pienissimo di  quella  vita. Laonde, deposto che abbiano il corpo, essi non
anima, ma passano per quello stato di vita iniziale qual è  quella  che hanno ricevuto nel battesimo e che portano seco, dal
la morte del corpo, e nell' altra vita si trovano già con  quella  pienezza di vita che altro non esige se non d' illuminarsi
del corpo, quando avviene la prima resurrezione, che è  quella  dell' anima; poscia alla ricuperazione del corpo nostro
vedere Iddio in cui è Cristo, nè è degna o atta di vederlo  quella  vita, quell' anima che dee presiedere a tali sensi: quindi
non abbiate la consapevolezza di tutti i tesori che in  quella  vita, quasi involuti a forma di germe, sono nascosti e che
eccellenza, questa maggior luce della fede cristiana, sopra  quella  di coloro che erano avanti Cristo, consiste principalmente
benchè invisibile ed ineffabile, di lui a noi, parte di  quella  vita di cui gode egli stesso, e così ravvivare la nostra
notabilissima differenza fra la grazia di Adamo innocente e  quella  del Cristiano, cioè dell' uomo rinato in Cristo. E di
altrettanti Cristi viventi in lui, tale essendo la forza di  quella  parola imagine , come abbiamo notato più sopra, ponendosi
di Cristo sopra la fede degli antichi, e risponde a  quella  di S. Paolo: « in eamdem imaginem transformamur a claritate
non si sarebbe potuta dire soprannaturale, benchè  quella  rivelazione fosse scaturita da una fonte soprannaturale; ma
gli Ebrei vivessero per questa loro fede, tuttavia  quella  fede non dava loro la vita soggettiva, non li trasformava,
conveniva prima, che risorgessero e fossero edotti da  quella  cotal prigione, e perciò, che venisse Cristo e pregasse per
si poteva salvare per l' adempimento perfetto di  quella  legge, ma per la fede in Colui che toglieva e cancellava i
interna, che ha il giusto cristiano in questa vita, a  quella  chiarezza e gloria sfolgorante e completa che avrà nell'
della vita cristiana è nondimeno velata in paragone di  quella  che rifulgerà alle anime nostre, quando sarà squarciato il
la rivelazione di Cristo alla fine dei secoli, anzichè  quella  che avviene alla morte di ciascun fedele, mi sembra poter
alla morte di ciascun fedele, mi sembra poter essere che  quella  è più solenne e compiuta per la risurrezione dei corpi, e
più inculcata come più maravigliosa: oltre di che, se  quella  gloria privata, dirò così, che ciascuno de' giusti
nostra, che sarà quando risorgeremo gloriosi, e non di  quella  gloria, quasi direi provvisoria, sebbene beatificante, che
dal corpo. Ed è da osservarsi che si chiama libertà, tanto  quella  che ora godiamo in Cristo: [...OMISSIS...] quanto quella
quella che ora godiamo in Cristo: [...OMISSIS...] quanto  quella  che acquisteremo colla gloria finale: [...OMISSIS...]
cui esistenza propria è soltanto soggettiva, di maniera che  quella  potrebbe essere nel Verbo (ed è il Verbo stesso) senza che
sè; ma è necessario ch' egli si congiunga soggettivamente a  quella  creatura, o per dir meglio congiunga quella creatura
a quella creatura, o per dir meglio congiunga  quella  creatura soggettivamente a sè. Così fece incarnandosi, cioè
dell' umanità di Cristo è sempre procedente dal Verbo, sia  quella  che si concepisce logicamente preambola all' incarnazione
logicamente preambola all' incarnazione medesima, sia  quella  che si concepisce logicamente posteriore a questa, venendo
il corpo di lui che si battezza pella fede sua propria o in  quella  della Chiesa, comunichi la predetta virtù di Cristo, la
si comunica della vita di Cristo alla nostra vita, in  quella  misura ch' egli vuole e secondo le disposizioni che in noi
sola col nostro proprio corpo, si può intendere che sia  quella  che diventa termine comune al principio senziente di quell'
diviene termine del suo principio senziente, ma unicamente  quella  parte che risponde a quel tanto che v' aveva di sostanza di
animatore di Cristo tutto il corpo di Cristo, ma solo  quella  parte che risponde alla sostanza del pane e del vino
e del vino che passano nella nutrizione del fedele, e non a  quella  parte di essi che corrompendosi, senza passare in
materiale passa questa dal corpo del fedele per altra via.  Quella  parte di carne e di sangue di Cristo, che rispondeva prima
propriamente, se vere sono le conghietture sopra esposte,  quella  vita eucaristica, che non cessò mai in Cristo neppure nel
la risurrezione, tuttavia più pienamente luce la verità di  quella  parola, interpretandola dell' insolubilità della vita
tutto Cristo nella Santissima Eucaristia riceva per termine  quella  porzione del corpo e del sangue di Cristo che risponde alla
per il quale gli amanti s' uniscono sostanzialmente in  quella  più stretta guisa che la natura loro concede, e godono l'
che ciascheduno converte in termine della propria vita  quella  quantità della carne e del sangue di Cristo che risponde
dello Spirito e de' suoi doni che fa Cristo al fedele in  quella  misura che Cristo vuole e in proporzione della disposizione
dal divenire propria carne e proprio sangue del fedele  quella  porzione della carne e del sangue di Cristo che risponde
rimane velato tutto il corpo reale di Cristo indiviso da  quella  piccola parte. Sicchè il corpo di Cristo rispetto al fedele
strettamente si lega col corpo di un fedele, sia diversa da  quella  parte con cui più strettamente si lega il corpo di un altro
dall' intero corpo di Cristo, sieno corrispondenti a  quella  quantità della sostanza del pane che vi avea in ciascuna
Cristo troverebbe altresì un fondamento nella diversità di  quella  porzione eucaristica che ricevono, e che in ciascuno frutta
di Cristo in se medesimi, il quale non può separarsi da  quella  parte che ciascuno in modo più speciale si appropria. Ma
Ma soltanto l' unione che nasce dallo Spirito Santo è  quella  che unisce non la sola natura dell' uomo con Cristo, la
corporale, come lo Spirito di Cristo procede da Cristo, fu  quella  che Gesù Cristo domandò al Padre nella sublime orazione che
ed identico bene infinito, tutti una sola vita immortale,  quella  che partecipano da questo bene che possedono cioè da
si rimane distinto dal soggetto uomo in cui dimora per  quella  differenza che v' ha fra l' oggetto e il soggetto, la quale
di ciò fare ad una o più persone, e così si istituisce  quella  podestà che si chiama governo civile. In queste parole
dello Stato; abbiamo la sua origine prossima, e con essa  quella  delle diverse forme del suo governo; abbiamo altresì un
rimane sempre la medesima, consistente nella volontà di  quella  prima massa di uomini che hanno sentita la necessità e l'
del governo civile non può essere certamente se non di  quella  natura, e al più di quella estensione, che si trova
può essere certamente se non di quella natura, e al più di  quella  estensione, che si trova esistere nella moltitudine
morale, in tutta l' estensione di quest' ordine, sia per  quella  parte che riguarda i doveri che hanno per oggetto immediato
i doveri che hanno per oggetto immediato Iddio, e sia per  quella  parte che riguarda gli altri, che hanno per oggetto il
sotto questo rispetto, non è assoluta, né suprema, ma a  quella  istituita da Gesù Cristo nella Chiesa pienamente
che non ci sono che due vie per le quali mettersi, o  quella  di rinunziare alla Religione Cattolica, senza ambagi, né
alla Religione Cattolica, senza ambagi, né cavilli; o  quella  di riconoscere che il governo civile, in quel che riguarda
Un' altra delle questioni più clamorose de' nostri tempi è  quella  della separazione dello Stato dalla Chiesa. Che cosa s'
del lecito e dell' illecito. Nel resto, come ci risultò da  quella  discussione, lo Stato è indipendente; ed è indipendente
stesso. E` dunque contraria alla religione e al buon senso  quella  separazione assoluta dello Stato dalla Chiesa, che è
di asserire appunto non esservi altra divinità fuori di  quella  dell' uomo o dell' umanità, e così venne al mondo la
asseriscono, cioè che di tutte le tirannie la peggiore è  quella  della maggioranza. Le minoranze non possono essere protette
morale e la religiosa; che conciliazione si può concepire?  Quella  sola tutt' al più per la quale colui che ha in mano il
è uno de' partiti estremi. Allora questo è la nazione, cioè  quella  nazione che si dice rappresentata da' Parlamenti. La verità
confini, che lo innalzò sopra tutte le cose, e lo dichiarò  quella  sublime ed altissima potenza, da cui dipende tutta l'
l' universo, si avrà bene spesso una risposta diversa da  quella  che si otterrebbe risolvendo la domanda secondo altri
insegnamento scritto o tradizionale, sia dalla viva voce di  quella  autorità che ha istituito Gesù Cristo nel mezzo del genere
col male, l' onesto con l' utile, e noi vogliamo stabilire  quella  separazione che queste due cose hanno in natura: voi volete
può avere per giudice altro che un' autorità divina, qual è  quella  istituita da Gesù Cristo nella sua Chiesa; l' utile poi,
può essere benissimo oggetto di un' autorità umana, qual è  quella  del governo civile; vogliamo quindi lasciare alla Chiesa il
altra legge anteriore alla sua e un' altra autorità, che è  quella  di Cristo e della sua Chiesa. Se voi dite che questa
anche allora si professò la Religione Cristiana, ed essa fu  quella  che nel medio evo concepì, e più tardi partorì la civiltà
luminosa questo fatto, che ella resse al terribile urto di  quella  rivoluzione che scosse l' Europa negli ultimi anni del
chiamando progresso della civiltà uno sforzo, com' era  quella  rivoluzione, di farla retrocedere; e prendete alcune
l' Autonomia nella sfera dell' utile, sfera subordinata a  quella  dell' onesto. E` dunque anche per noi, ed anzi per noi
il sistema che abbiamo chiamato di alleanza, inteso in  quella  maniera nella quale noi l' abbiamo definito. Rimane il
specie di consacrazione, e partecipano in qualche modo di  quella  dignità che viene alla Chiesa dalla sua divina origine. Che
da ciò che dicevamo, ha due facce, l' una onesta, ed è  quella  dalla quale si presenta quando coloro che lo insegnano lo
lasciando alle convinzioni particolari di praticare  quella  che ciascuno scieglie liberamente, o nessuna ». Udendo
faccia fraudolenta è la vera e propria faccia del sistema,  quella  che lo fa conoscere, noi avremo il sistema medesimo
lasci, come si dice, alle convinzioni private il praticare  quella  religione che a ciascuno più piace, e però che questo sia
far leggi contrarie alla medesima; di distruggerla tutta, o  quella  parte che voi crederete; di vessarci o di molestarci in
che gli sono proprii il matrimonio, questo, relativamente a  quella  religione, sarà sacro, e niuno lo potrà rendere o
è sacro, niuno può dire il contrario relativamente a  quella  Religione. Ora tra gli oggetti sacri della Religione
abbiamo detto, che non c' è altra via per saperlo se non  quella  d' interrogare la Religione, e nel caso nostro la Religione
nostro la Religione Cattolica. Poiché se la Religione è  quella  sola che può dire se un dato oggetto sia sacro, ella sola
e astioso alla Religione Cattolica, essa è indubitatamente  quella  del matrimonio civile. Basta considerare in qual tempo e da
sua faccia: seguitiamolo ne' suoi passi a quel tempo e in  quella  nazione in cui egli, rompendo violentemente ogni tradizione
il matrimonio non fu mai e non è un contratto civile. A  quella  Costituzione tenne dietro ben presto il decreto dello stato
del suo antico errore: già anche gli scrittori laici di  quella  nazione apertamente lo impugnano (5), e di questi giorni
il principio della libertà di coscienza: s' intende  quella  porzione che non viene loro tolta dalla legge civile. All'
fede religiosa! Che se non avevano altra fede religiosa che  quella  i cui atti erano proibiti dalle leggi civili, quei
scegliere, i legisti (già s' intende, non tutti, ma  quella  specie di cui parliamo) scelgono che il principio della
di più, che una legge di tal sorta è solo favorevole a  quella  classe di cittadini che non professa credenza alcuna, o che
Poiché tra tutte le gradazioni di credenza c' è anche  quella  in cui ogni credenza svanisce, e perciò la legge si dovrà
e così dovrà essere essa stessa atea. Se nella gravità di  quella  discussione intorno al divorzio avesse trovato grazia la
la libertà religiosa dei cattolici, è facile di vederlo:  Quella  legge agli occhi della Religione Cattolica contiene un'
della religione che professano, sono distrutti da  quella  legge civile del divorzio, ed il loro esercizio aggravato
la fazione incredula riesce infine facilmente ad essere  quella  che più di tutti influisce nella formazione delle leggi e
utilitari, o è una promessa che non viene mantenuta, come  quella  de' due sistemi precedenti, o è una libertà effimera e
del princìpio della libertà di coscienza: 1)  Quella  de' legali che definiscono la libertà di coscienza, la
religiosi, che non sono proibiti dalla legge civile; 2)  Quella  de' così detti filosofi, che definiscono la libertà di
detti filosofi, che definiscono la libertà di coscienza,  quella  che consiste nell' ateismo della legge; 3) Quella degli
quella che consiste nell' ateismo della legge; 3)  Quella  degli utilitari, che non amano definizioni, e che perciò
La legge civile considera la differenza delle fortune,  quella  della nobiltà di stirpe o personale, e innumerevoli altre
maggiore dee produre, che ce ne sieno degli altri che con  quella  confusione tanto volgare e tanto immorale credano di
che esiste una morale che non è l' utilità, e che  quella  è d' un valore assoluto, a cui niun vantaggio temporale è
soluzione della questione nel sistema utilitario? parlo di  quella  che logicamente deriva da questo sistema. Sarà forse
nostro Istituto si rechino in Inghilterra per esercitare in  quella  contrada la cristiana carità. Questi segni furono, in
di Dio, fu deliberato di mandare voi, Fratello carissimo, a  quella  missione, dandovi a compagni i diletti fratelli nostri,
accingervi di fortezza e implorare dallo Spirito Santo  quella  prudenza che vi è sommamente necessaria, acciocchè possiate
Tuttavia, perchè non manchi mai un segno di riverenza e di  quella  piena e abituale sommissione al vostro Superiore immediato,
naturale, questa coi suoi sofismi non finirà di combattere  quella  fino che l' avrà distrutta. Ma Iddio infuse nei Santi tutti
di tutto quel bene che fosse stato impedito, e di tutta  quella  porzione di divina gloria che fosse venuta meno. All'
ommettere, perchè di nessuna necessità attuale, e tale è  quella  che mi accennate nella vostra lettera. Convien lasciarle
si possa. Niuna cosa poi si fa con perfezione se l' uomo a  quella  non si prepara innanzi, e non vi si rende dentro usato e
Rev.ma per la veneratissima sua dei 26 corrente scritta con  quella  chiarezza che io sola desidero. E sebbene mi par di poter
dall' altra l' esperienza aveva fatto conoscere che senza  quella  immunità i Corpi religiosi non potevano conservarsi. I
intatto, e però adoperi i soggetti nelle opere esterne con  quella  circospezione stessa, onde li adoprerebbe un Superiore
ciò contrario alla natura dell' Istituto di S. Filippo,  quella  Casa ha cessato di esser Casa di Filippini, conservandone
che dirigono i Filippini in Verona e in Vicenza, e  quella  di S. Bernardo alle Terme diretta dai Cistercensi in Roma.
volessi mettere a confronto due parti della vostra lettera,  quella  nella quale vi scusate, e quella nella quale vi accusate,
della vostra lettera, quella nella quale vi scusate, e  quella  nella quale vi accusate, risulterebbe una singolare
il bene, consistente nella verità e nella grazia . Or  quella  maniera d' educazione, che mette ogni sua confidenza ne'
di operare il male all' esterno. In quanto poi  quella  educazione adopera de' mezzi positivi sì, ma puramente
e 4 coll' ottenere che operi in conformità alla bellezza di  quella  verità di cui si è innamorato . A conseguire tutto ciò una
è opera della sola grazia, convien crederlo fermamente; di  quella  grazia che è la verità stessa sussistente , la quale per
per tutta l' eternità, vi allontanate adesso da  quella  Chiesa cattolica, madre vostra, onde avete ricevuto la
ricevuto la generazione spirituale, una dignità maggiore di  quella  degli Angeli, e il marchio indelebile della padronanza che
e sincera alle parole del Vicario di Gesù Cristo; perocchè  quella  perturbazione, annebbiandovi la mente, v' impedisce d'
i loro sovrani ». Voi parimenti vi siete persuaso, che in  quella  lettera si condanni sempre e in ogni caso « la libertà dei
lontano dai redattori di quel giornale ». Di più si dice in  quella  lettera espressamente, che « in certe circostanze la
scherzando colla parola di Dio, senza sentire spavento di  quella  sentenza che caratterizza i falsi profeti: « non mittebam
di Dio. La legge, che io vorrei che consultaste, si è  quella  dell' amore: io v' ho scritto persuaso, che voi siate un
E chi considera bene questo stesso ch' io dico risponde a  quella  difficoltà che Ella vien toccando intorno all' altezza
impotente alla perfezione, sa insieme che Iddio, che a  quella  lo chiama, a quella altresì gratuitamente lo porta; l' uomo
perfezione, sa insieme che Iddio, che a quella lo chiama, a  quella  altresì gratuitamente lo porta; l' uomo che non vede in sè
fino alla morte, non con sola l' unione dei corpi, ma con  quella  degli spiriti, affine di non ingannare voi stessi, perdendo
e non in ragionare e disputare fra noi stessi, se questa o  quella  sia cosa buona o migliore secondo il proprio vedere
cioè a dire se la legge di Dio ci obbliga ad una cosa, a  quella  dobbiamo attenerci; ma se non ci obbliga, dobbiamo
ci fa in certa misura; e però si contenta che l' amiamo con  quella  misura colla quale possiamo amarlo, e non pretende di più.
quale l' uomo spirituale è sempre pronto anco a morire, è  quella  della fede fermissima e viva nel magistero della Santa
fermissima e viva nel magistero della Santa Chiesa, come  quella  che è colonna e firmamento di verità, e nell' esempio dei
contro ragione. Perocchè era bensì vero che l' inaffiare  quella  pianta, come gli veniva comandato, era inutile e
miracoli; come accadde nel fatto che vi accenno; perocchè  quella  pianta disseccata, narrano le storie, che a quell' atto di
Deh! qual ragione di operare vi può essere più grande di  quella  di ottenere il fine, per cui siamo creati, e di ottenerlo
religione, che come la più importante di tutte, così è  quella  di cui men parlano i letterati. Tutta da capo a fondo è
universale, dacchè proclamando l' unità di Dio proclamò  quella  del genere umano, e insegnandoci ad invocare il Padre
pronunziare senza la dottrina della Trinità, perocchè  quella  parola tutto racchiude in sè questo mistero, non potendo
ciecamente all' autorità ed ubbidienza, fermo in  quella  parola della Scrittura: « Vir obediens loquetur victorias
nostro compagno che non può fare la mortificazione, riceve  quella  specie di umiliazione, che gliene viene, da Dio e nel suo
grande stima della penitenza e antepongano all' altre  quella  della comunità; perchè questo è lo spirito della Chiesa, e
l' Istituto dà piena libertà a' suoi membri, secondo  quella  regola bellissima di sant' Agostino, « in necessariis
alcune idee importanti, che hanno uno stretto rapporto con  quella  questione. Ma questa lettera è già lunga, e il tempo
La nostra povertà deve essere piena, assoluta, simile a  quella  di Gesù Cristo sulla croce. Io non potrei mai permettere
e spero che nella prossima vostra lettera mi restituerete  quella  consolazione che mi ha fatto perdere la precedente, per la
gli occhi dell' anima nostra, fatti pure per ricevere  quella  luce e vivificarsene, e ostruire gli orecchi acciocchè non
perfezione religiosa che si possa concepire: e questa è  quella  a cui siete chiamata nell' Istituto della Provvidenza.
mezzo della S. Chiesa. Su quest' autorità la mia fede, come  quella  di ogni altro semplice fedele, è basata: ella è dunque
Da questo Ella conoscerà, che io non posso valutar molto  quella  qualsiasi riputazione di letterato che Ella mi dice avermi
nè alcuna difficoltà sentii mai a correggerlo per amore di  quella  verità che sola voglio ed amo in tutte le cose mie; e se
la verità sono molti, giacchè noi dobbiamo non solo amarne  quella  bellezza che dimostra al nostro intelletto ( « agnoscere
veritatem »), ma ben anco realizzarne colla condotta nostra  quella  bontà che propone alla nostra volontà ( « facere veritatem
cara lettera di ier l' altro mi è un nuovo caro pegno di  quella  vera cristiana amicizia che mi professate. Vi assicuro per
che Iddio me ne guardi! ma della verità si deve dire  quella  parte che sembra necessaria ad ottenerlo in maggior
non ve n' ho potuto parlare nel mio passaggio da Milano con  quella  comodità che sarebbe stata necessaria, e se nulla affatto
poco la verità, e perciò poco si ama Iddio; e si crede in  quella  vece di onorarlo, formando dei partiti, e mettendo le
nell' ordine de' vostri affetti: nel primo luogo dee stare  quella  virtù che abbraccia tutte le altre, e perciò tutto il bene
con mio sommo dispiacere che in cotesta Casa non ci sia  quella  perfettissima unione, che è il segnale dei veri discepoli
la stima e la carità verso gli altri, e rende impossibile  quella  cieca obbedienza che è un tesoro inapprezzabile, e che voi
sente la ripugnanza che la natura nostra ha al patire, come  quella  che sarebbe fatta da Dio per godere, non essendo lo stato
la natura non è male, ed esige solo di esser sottomesso a  quella  più alta considerazione dello spirito, che fermamente crede
[...OMISSIS...] . Io non cesso d' innalzare al nostro Padre  quella  stessa preghiera che gl' innalzate voi: « da quod iubes, et
umili che non hanno volontà propria, ma la cui volontà è  quella  di Dio. In questa nostra nullità possiamo bene sperare
e mi trovai sì fattamente legato di stima ad essa per  quella  sua religiosa cordialità, per quel suo candore, per quell'
e mi fa troppo partecipare all' angoscia di lei, ed a  quella  della duchessa di Tonner e di tutta cotesta famiglia, di
donde io credo che potremo, mia cara signora, attingere  quella  consolazione vera che Ella mi domanda nella sua lettera.
uno stato migliore di prima! Noi non la troviamo ora più in  quella  sua stanza, in quel suo letticciuolo, accanto al quale
ma invece abbiamo motivo di contemplarla in Cielo. Sì,  quella  virtuosa ha già superato il gran passo, ha già compita
in noi questa cieca nostra natura, per contemplare in  quella  vece silenziosi al lume di santa fede, quale di presente
a' suoi amplessi. Entriamo adunque nei sentimenti di  quella  che noi amiamo e che a torto piangiamo; e ci si cangierà la
ed a queste ci prepariamo; oh quanto renderemo contenta  quella  che ci ha preceduti nel gran viaggio! Ella altro non vuole
che ci mette lì come ancora esistente e parlante  quella  con cui eravamo soliti di passare tante ore, per dissiparci
persone afflitte: egli ha un cuore dolcissimo ed è pieno di  quella  carità, che val meglio di ogni balsamo in tali occasioni.
regole. Nessun' opera di carità è aliena dal loro Istituto:  quella  poi a cui attendono con più cura presentemente, si è l'
la Patria. Come io v'ho detto che la parte della Patria è  quella  d'educare gli uomini , cosìla parte della Famiglia è quella
quella d'educare gli uomini , cosìla parte della Famiglia è  quella  di educare i cittadini: Famiglia e Patria sono i due punti
simile verso la donna. Allontanate da voi fin l'ombra di  quella  colpa; però che non è colpa più grave davanti a Dio, di
colpa; però che non è colpa più grave davanti a Dio, di  quella  che divide in due classi l'umana famiglia e impone o
come dicevamo, col quale la speculazione tenta d' uscire da  quella  specie di caos, che alle prime si vede davanti nel mondo
in questa parte dell' Ontologia non si fa uso per anco di  quella  maniera d' argomentare che abbiamo chiamato circolo solido;
separarli; a questi poi separati non si poteva applicare  quella  lingua se non pigliandola come simbolica (1). Platone
i numeri per fondamento, di maniera che ciascuna cosa fosse  quella  che è per avere in sè quel numero, e che non ci fossero
consideravano i numeri come cause delle cose, cadendo in  quella  contraddizione che osserva lo stesso Aristotele, allora era
che osserva lo stesso Aristotele, allora era la mente  quella  che nel suo segreto e istintivo progresso protestava contro
contraddizione de' precedenti, riformarono gradatamente  quella  dottrina; e fu Platone, che, come abbiamo detto, finì di
nell' uno la proprietà di dar finimento alle cose; nel due  quella  della loro moltiplicazione indefinita; nel tre quella di
due quella della loro moltiplicazione indefinita; nel tre  quella  di rappresentare l' ente completo, in cui essendoci
infinito binario col suo finimento dell' unità; nel quattro  quella  di contenere il tre con un' altra unità, e perciò d' essere
è in lui, venir coll' analisi a determinare più che si può  quella  indeterminazione trovandosi il numero determinato, per es.
numero, ma non isfuggì a Platone che in tal modo perfezionò  quella  teoria. Laonde il numero determinato è medio, secondo
diadi per intendere sanamente Platone e gli antichi (3):  quella  che avendo la forma dell' uno è un numero determinato, il
che sostengono Platone aver posta la materia eterna, e  quella  di coloro che il negano. Dal veder dunque che alla mente
che cosa sia la materia ideale secondo Platone. Ora essendo  quella  in cui si trovano poi i numeri, cioè le specie distinte, ma
senza determinazioni di sorte, e questa risponde appunto a  quella  che noi chiamiamo « idea dell' essere indeterminato »,
dell' essere, e da queste prescindendosi necessariamente,  quella  dottrina astratta conveniva ugualmente all' essere nella
informe al tutto non potesse essere; ma andava priva di  quella  forma e determinazione che doveva avere (1). Nella quinta
gli stessi concetti alla luce e alla tenebra, presa  quella  e questa in senso latissimo, e però altresì come indicanti
deve confondere la questione degli elementi degli enti con  quella  delle classi degli enti . L' espressione « elementi degli
elementi, seguendo l' avviamento degli Ionici, che non a  quella  della classificazione degli enti. Ed era facile il
classificazione degli enti. Ed era facile il confonder  quella  con questa, come le confuse Aristotele stesso, che nelle
parlare, due sono le supreme classi o categorie platoniche:  quella  dell' ente finito , che consta de' due accennati elementi;
ente finito , che consta de' due accennati elementi; e  quella  dell' ente infinito che è uno perfettamente. Ma si possono
[...OMISSIS...] raccoglie in sè e unifica più o meno di  quella  pluralità indefinita e confusa che è nella materia ideale,
che quell' altra; onde dall' applicazione varia dell' uno a  quella  pluralità indefinita, che è nella materia ideale, s' hanno
aver trovate pure le differenze, generi, specie, fino a  quella  che noi chiamiamo specie piena e che non ammette altre
ma questi per l' uomo rimangono nascosti a principio, cioè  quella  presentasi all' uomo come indefinita. Quindi c' è bisogno
di materia (essenza indefinita); 2 d' unità che costringeva  quella  e l' informava. Ma le ultime unità non potendo più produrre
dialettica. Vediamo ora dove cominciava l' ontologia, e da  quella  c' era il passaggio a questa. Quando il filosofo, in vece
condizione di tutte l' altre, chè da tutte insieme risulta  quella  costituzione necessaria dell' ente. Ora la prima proprietà
sfuggito a molti eruditi, che hanno cercato la ragione di  quella  denominazione (1). Poichè l' essenza, come in appresso
senza il grande e il piccolo. Ed essendo ella stessa  quella  che mette nell' uno la pluralità, consegue che da lei si
che fosse con una logica esatta, riusciva la medesima con  quella  da lui professata, e che non si poteva intendere
Passa a dimostrare un' altra proprietà dell' uno essente,  quella  ch' egli è in sè, ed è in altro; ed è una quarta Antinomìa
essente ha due altre proprietà apparentemente opposte, cioè  quella  di stare , e quella di moversi (quinta Antinomìa speciale),
proprietà apparentemente opposte, cioè quella di stare , e  quella  di moversi (quinta Antinomìa speciale), che risponde alla
nella mente divina, è diverso dall' uno stesso emanato da  quella  mente, e imposto come forma alle cose, ha un altro modo di
se l' uno non ha la relazione di diversità dal non uno, nè  quella  di parte, nè quella di tutto, per modo che il non uno,
relazione di diversità dal non uno, nè quella di parte, nè  quella  di tutto, per modo che il non uno, restando non uno, sia
tutto il tempo non ha una durata, nè maggiore, nè minore di  quella  dell' uno, si vede che l' uno non si fa, e non è, nè più
giovane di se stesso, perchè ha tant' età appunto, quant' è  quella  di tutto il tempo, nè più, nè meno. Quest' Antinomìa ha per
mente divina, in cui solo può consistere simultaneamente in  quella  grande unità che gli è necessaria. In quarto luogo
Esclude ancora la mente ( «nus») da' generi, come  quella  che è lo stesso ente da tutti i generi composta
oggetti per la virtù che ha insita del movimento. Quindi  quella  è la causa di queste. Le difficoltà di questo sistema sono
difficoltà di questo sistema sono manifestamente due: 1 Che  quella  che si chiama la gran mente e si fa causa dell' altre,
dall' altra: quest' è dunque una seconda mente, diversa da  quella  prima che con un' azione permanente, e senza discorso, ogni
sommi ad essa essenziali in generi minori e in ispecie.  Quella  stessa successione dunque, che hanno dialetticamente i
contempla questi generi minori e queste specie non è più  quella  di prima, ma un' altra attività che alla prima si continua.
e s' individua, e la più eccellente di queste generazioni è  quella  dell' uomo, in cui è l' Anima umana. Di qui il principio
contemplando la materia (1). Ma questo le accade non per  quella  contemplazione di sè, per la quale la materia si produce,
venga, secondo Plotino, come ultimo e necessario effetto di  quella  serie di cause, che incominciano dal Bene, onde non si può
e non ci facciano mai sopra difficoltà, è la stessa che  quella  che si vede nell' Hegel, e in tutti i filosofi entusiasti e
si può dividere certamente in più sˆtte, delle quali una fu  quella  de' Gnostici. Come furono divisi i Gnostici in due grandi
« Causa di tutta questa piramide o piuttosto cono di enti è  quella  somma natura, che ne tiene la cima, dalla quale come da
nell' umile e terrena feccia quasi sommerse. « Ora  quella  natura suprema, fonte dell' altre, contiene nel suo seno
appartenere ad un' altra categoria, per esempio, a  quella  de' molti: nè si vede qual vincolo possa avervi tra l' uno
e non molti, appartiene alla categoria dell' uno, e non a  quella  di molti: o i molti s' intendono complessivamente, e in tal
che il formano; allora la parola molti non significa che  quella  relazione di somiglianza che hanno più singoli individui,
fondamento di tutte le classi. Se poi per molti s' intende  quella  moltiplicità che si trova nel medesimo ente; neppur questa
andare immune da una censura, se non uguale, simile a  quella  che egli fa al suo maestro? Certo, egli pose molta
dunque delle prime regole logiche ed ontologiche deve esser  quella  di ridurre, prima di tutto, il discorso al suo vero
classificazione dei nomi equivoci. La primitiva origine di  quella  parola ha un significato più ampio della latina parola
Traslati, aequivoci a consilio . Ora quest' ultima classe è  quella  che importa diligentemente suddividere; e noi crediamo di
ad una simile qualità che è nell' intendimento; perchè  quella  qualità, essendo più nota e viva perchè sensibile, aiuta a
sono suggerite all' uomo dalla facoltà d' imaginare, e da  quella  legge del pensare umano, per la quale l' uomo vuole rendere
all' uomo dalle facoltà dell' associazione delle idee, e da  quella  legge per la quale colui che parla è mosso a dire il menomo
riesce un favellare inesatto. Perocchè non è mica vero che  quella  proporzione che ha la scienza dell' uomo all' uomo, l'
uomo sano », e si dice pure una « cera sana », per dire che  quella  cera è tale, che apparisce come effetto, e quindi indizio,
tra due soli termini: la seconda specie degli analoghi è  quella  che abbraccia più analogati, escluso l' analogante; e
La scienza, a cui Aristotele pose più attenzione, è  quella  di predicazione; trascurò alquanto quella d' intuizione ,
più attenzione, è quella di predicazione; trascurò alquanto  quella  d' intuizione , di cui s' occupò cotanto Platone. Si può
la cognizione intuitiva dell' essere, e tutto deriva da  quella  di predicazione . Ora l' essere è prima della predicazione,
la mente, ma questa esigenza della mente si riduce a  quella  che ha l' essere ideale di trovarsi in una mente, e il
- La ragione avendo facoltà di asserire e di predicare, ha  quella  altresì di negare ciò che ha asserito e predicato, o che
Aristotele, il substrato ( «hypokeimenon») di tutti, e  quella  che sostiene tutti i modi. Io non intendo qui ricercare, se
estesa de' suoi dieci generi, e avrebbe ridotto questi a  quella  come a loro sommo ed unico genere, se così si vuol
le « Categorie » sono i sommi predicabili (1). Appresso, di  quella  sostanza che appartiene alle Categorie, e che è l' idea o
o il proprio , cioè una tale qualità che sia propria di  quella  sola cosa di cui si parla, come dell' uomo aver la facoltà
partizioni dialettiche, e se alcuno tentò di uscire da  quella  cerchia, e spaziare negli ordini degli enti, non gli riuscì
così pure fece il Kant; ma con questa differenza, che  quella  parte, che gli enti aristotelici aveano d' attorno pel
ha termini, ma non oggetti: 2 Che è solo l' intelligenza  quella  che vede i fenomeni e le entità sensibili nel vero oggetto
dell' umana intelligenza dagli oggetti dell' intelligenza:  quella  è contingente e particolare, questi sono necessarii ed
concetto, altro mai non dà che una rappresentazione sola,  quella  di corpo; e se voglio conoscere il metallo o altra specie
queste realità, in quanto realizzano quest' essenza, con  quella  sola e semplice essenza possono essere conosciute. 5
« ogni retta classificazione deve avere una base sola »; e  quella  di Kant varia di base. Perocchè la divisione de' giudizŒ in
Kant, ma per istudio di brevità lasciandole, coglieremo in  quella  vece l' occasione di porgere qui un' altra tavola della
manchevoli. Riporteremo adunque soltanto l' avvertenza che  quella  divisione di forme, secondo lo stesso scopo dell' autore,
una sostanza reale, e di più una sostanza determinata, cioè  quella  che riceve il più e il meno. S' aggiunge che le forme di
tre maniere di relazioni. Or quanto alla prima, che è  quella  d' inerenza e di soggetto, la ragione perviene all' unità
la virtù di provare l' esistenza degli oggetti, ma non  quella  di essere; onde noi abbiamo stabilito nel « Nuovo Saggio »
produsse il cominciamento delle cose che sono l' effetto di  quella  azione. Un secondo errore contiene il ragionamento con cui
luogo nel tempo; perchè il tempo stesso è l' effetto di  quella  causa; e però ella è affatto immune dal tempo ch' ella
d' ottimista, potete voi dedurla da altro fonte che da  quella  ragione stessa, che non ha alcun valore di provare
qui Kant i sofisti, i quali danno biasimo e mala voce a  quella  ragione, a cui come ad ammirabile sofisticatrice e lor
in conservare appunto al mondo i sofisti, e dar loro  quella  cultura per la quale conoscendo di essere da essa
Kant può servire di regola alla ragione per riuscire a  quella  unità. Ma se Iddio è quello che dà unità alle condizioni di
[...OMISSIS...] Per tal modo da prima era la ragione pura  quella  che esigeva un' unità assoluta di tutte le condizioni degli
parole sparse innanzi per dimostrare che la ragione pura ha  quella  esigenza? Per eludere questa esigenza prima confessata e
la partizione dell' ente tentata da Kant è dialettica come  quella  di Aristotile, e non ontologica: ella è di più soggettiva,
coscienza empirica, è certamente specioso. Ma in prima  quella  parola empirica , che vi aggiunsero i tedeschi, è superflua
cavallo, o dell' astro, o di Dio, è un' essenza diversa di  quella  del me, affermante tali cose, e che perciò, se voglio
se non che io ho con tutte la relazione di conoscenza. Ma  quella  coscienza che mi dice ciò, mi dice del pari che questa
consiste in una identità di natura, ma bensì mi dice che  quella  relazione non potrebbe essere senza che la natura e gli
consapevole. Con eguale improprietà egli dà il nome di IO a  quella  inconsapevole coscienza, cioè non coscienza, ch' egli
ero prima che acquistassi alcuna coscienza, e dicessi Io.  Quella  proposizione adunque non prova, che l' uomo ponga sè
spirito pone l' Io presso quest' Io come significativo di  quella  coscienza, che non è l' essere dello spirito, come vuol
cosa sussiste; prima che l' affermi, egli è per lui come se  quella  cosa non sussistesse. Ma che cosa è questo affermare? Agli
Intanto però non si considerava, che è la coscienza stessa  quella  che ci dice che ella non crea le cose, ma non fa che
concetto dell' esistenza; non potendosi affermare  quella  che già non esiste. Considerare adunque l' affermazione
noi abbiam detto che l' affermazione nostra non può esser  quella  che fa sussistere l' ente, perchè noi affermiamo un ente
mondo, e avvicinarsi allo stato assoluto. L' Io assoluto è  quella  idea che serve di base alle esigenze pratiche dell' Io « di
che si vuole spiegare, perchè questo nesso è palese; e  quella  produzione perciò è esclusa dal nesso, e a lui anteriore.
dal nesso, e a lui anteriore. Se dunque Fichte immaginò  quella  produzione occulta come un' ipotesi atta a spiegare un tal
a spiegare un tal nesso, dall' istante che è provato che  quella  ipotesi (d' altra parte mostruosa) non vale a spiegarlo,
cosa intuìta, onde ella è per sè stessa oggetto, ed è  quella  che unendosi al reale lo rende conoscibile. Il vero oggetto
Io « non era già l' Io individuale proprio di questa o di  quella  persona, ma un Io elevato sopra ogni individualità, sopra
comincia a volgersi verso la verità, egli va innanzi per  quella  via e non è più pago se non la fornisce. Ammise adunque il
perchè si possano credere una ragione sufficiente, ed in  quella  vece son tali che al tutto la escludono, son tali che
il lavoro di Schelling come una continuazione logica (1) di  quella  de' suoi predecessori (Kant e Fichte), si trova che egli
ricevuta (e per avventura senza benefizio d' inventario)  quella  parte che denominò « Filosofia della natura ». Ma egli
altra realità è a noi immediatamente conosciuta fuor di  quella  che nel sentimento abbiamo, o che mediatamente da questo
non s' è accontato, che, se l' essenza della cosa reale è  quella  appunto che trovasi nella sua idea, l' essenza ideale non
fondamento razionale. Questa via positiva ed empirica è  quella  che ora preferisce e a cui più si applica. Noi non ci
risulta da tutto ciò che abbiamo scritto di filosofia. In  quella  vece noteremo l' abuso d' astrazione come il fonte
ma è l' abuso dell' astrazione, cioè l' immaginazione,  quella  che non già trova analizzando, ma finge ed inventa così una
con altra simmetria. La critica che Hegel fa a Kant è  quella  che gli avea fatto Fichte: l' essersi quel filosofo
nulla di diverso da sè. Questa critica in sostanza era  quella  stessa che aveva fatta Schelling al suo maestro, quando
e di quanti hanno prima di lui filosofato. Il perchè, a  quella  maniera che Schelling alla « Filosofia trascendentale » di
intelligenze e logomachie del sig. abate Gioberti vi ha  quella  che egli confonde l' attualità colla realità . Egli
si chiama verbo della mente. Il verbo della mente è dunque  quella  parola interiore che dice la mente in conseguenza dell'
è possibile confondere l' intuizione col verbo della mente:  quella  essendo semplicissima ed una, questo esigendo pluralità
e di lunghi cavillosi e stentati periodi, pronunciati con  quella  sicurezza con cui sogliono insegnare i professori di quella
quella sicurezza con cui sogliono insegnare i professori di  quella  nazione) attribuito all' idea le proprietà del soggetto
sue determinazioni . Ma convien porre ogni attenzione a  quella  che egli dice la terza determinazione dell' essere. Ella
si sostituisce all' entità la vista logica dello spirito, e  quella  falsa maniera con cui egli classifica ciò che pensa secondo
che si può applicare a più subietti . Ora avendo presa  quella  qualità, cioè l' indeterminazione e l' immediatezza (che
questo moltiplice; ne venne ch' egli potè attribuire a  quella  qualità tutto ciò che si può attribuire ai diversi
[...OMISSIS...] . Così giudicano tutti i cervelli sani di  quella  nazione; e se non giudicassero così, povera quella nazione!
sani di quella nazione; e se non giudicassero così, povera  quella  nazione! La sarebbe divenuta un manicomio. Il filosofo
della cosa ci dimostra che nè l' idea di spazio, nè  quella  di tempo, si può ridurre menomamente a idee di sostanza e
di Kant, cioè all' idea di sostanza ch' egli identifica con  quella  di causa: il che non è veramente uno sciogliere il problema
altra: perocchè, se queste cose non differiscono in nulla,  quella  proposizione non avrebbe alcun senso. 2 Se l' idea dell'
senso. 2 Se l' idea dell' infinito, e l' idea del finito, e  quella  della relazione sono tre idee diverse in Dio, dunque vi
molte altre idee e percezioni a quelle precedenti, di cui  quella  è un astratto molto elevato. Primieramente l' idea di
molto elevato. Primieramente l' idea di varietà suppone  quella  di numero egualmente astratta, ma che contiene meno dell'
v' abbiano de' vestigi di trinità, è per intero diversa da  quella  delle categorie; e l' avervi de' vestigi, non è l' avervi
interna pace e consolazione in coloro in cui abita: felice  quella  famiglia che è composta di persone sagge e virtuose! E
molteplice, perchè insieme Iddio mi istilla l' umiltà,  quella  virtù che forma lo spirito del nostro maestro Gesù Cristo e
più sicura della virtù e che Iddio da molti richiede, è  quella  dell' ubbidienza al proprio Direttore. [...OMISSIS...]
[...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.21 Eccomi ad usare di  quella  libertà che con dolcissimo suo comando m' impone. Lasciamo
che queste persone si propongono di professare, che è  quella  appunto di Gesù Cristo che arriva fino al sangue, e per cui
è verissimo, non v' ha più dolce nè più solida amicizia, di  quella  che nasce, si nudrisce, si perfeziona e si santifica dalla
ho osato pel consiglio del De Apollonia, di scriverle  quella  prima mia lettera. Ella mi espone i suoi pensieri intorno
salutarmente la moderna incredulità. A me stesso, per  quella  poca conoscenza che ho del mondo, pare avere trovati degli
certa carità, una certa civiltà all' accortezza congiunta,  quella  che ci è suggerita dallo stesso spirito del cristianesimo?
e dei più grandi e dei più opportuni pei tempi nostri. In  quella  vedrà assai bene usate tutte le sue sagge avvertenze
piaccia, ed io credo che gli piaccia. Prosegua adunque con  quella  sua costanza che nè pure ha bisogno di conforti. In quanto
le cose stesse. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.24 Circa  quella  espressione, o piuttosto quel pensiero che ho posto nell'
che dilettevole. Infatti presso di Lei fu che ho conosciuto  quella  rara società di personaggi e dotti e pii e gentili e
composta la prima e la più antica parte del Breviario, cioè  quella  che serve per le ferie. Dopo di ciò essendo instituite
una all' altra se non in questo che la quarta parte, cioè  quella  che si trova ultima ne' Breviarii, come noi gli abbiamo
che recitando degnamente questa forma di prego, che fu  quella  di tutti i Santi, e che è quella di tutta la Chiesa, l'
forma di prego, che fu quella di tutti i Santi, e che è  quella  di tutta la Chiesa, l' anima nostra si può al tutto
essendovi tante eccellenti instituzioni, l' ottima sarebbe  quella  che fosse fabbricata su quel fondamento: sul fondamento
non si potesse soddisfare. La principale di queste regole è  quella  di accettare, avanti tutti gli altri uffici quelli del
specie di virtù, sebbene meno appariscente e pomposa di  quella  che si spoglia di tutto l' esterno splendore: consideri
fece essere caratteristico non d' altra professione, ma di  quella  del Pastore, quando disse « il buon Pastore pone la vita
di maggiori aiuti e precauzioni. Quale carità è maggiore,  quella  che si studia di assistere quegli stati dell' umana vita
che sono, per così dire, privi di pericoli, o più tosto  quella  che sottopone degli amminicoli e dei puntelli ai più
di tutte, le persone che debbono sostenerle, educandole con  quella  lunga preparazione che a ciò dovrebbesi stabilire, e non
che si riversa però ne' membri; e scema in essi tanto di  quella  carità che vorrebbe stretti tutti gli uomini in un solo
d' una fuga esteriore. Ben intendo che la vita più dolce è  quella  di segregarsi intieramente da questo misero e pericoloso
d' uscirne col corpo, quando la voce de' superiori, che è  quella  di Dio stesso, ce ne chiami. Perchè quegli che manda,
sarebbe necessario al principio di attenersi strettamente a  quella  regola, che pongo per la cosa quando sarà già avviata,
acconciarsi vicino a qualche chiesa, e assumere in  quella  l' ufficiatura festiva, la confessione, e fors' anche
alcune regole fisse. La principale di tutte queste regole è  quella  di anteporre a tutti gli altri uffizi della carità gli
in alcuna parrocchia, egli è parroco insieme e superiore di  quella  Congregazione o che già esiste in quella parrocchia, ovvero
e superiore di quella Congregazione o che già esiste in  quella  parrocchia, ovvero che in quella si viene erigendo
o che già esiste in quella parrocchia, ovvero che in  quella  si viene erigendo distinguendosi sempre i diritti delle due
entrare nella società cristiana, nel far sì che prendano in  quella  il loro posto, secondo il bell' ordine che va a compire l'
stabilimento dei vincoli spirituali, germe e radice di  quella  pianta che si debbe estendere e dilatare in tutti i suoi
Gesù Cristo ai membri della società da lui istituita, fu  quella  di amarsi scambievolmente. Le istituzioni umane, crede lo
riguardo fu detto che la principale regola che ne risulta è  quella  di « anteporre a tutti gli altri uffizi della carità gli
a me », e dà un luogo distinto fra le opere caritative a  quella  di attendere alla costoro educazione. Nel dar cominciamento
virtuosa di animo, rispetto al primo punto, debbe esser  quella  di una cieca ed assoluta ubbidienza, alla quale
opera di carità, amando a preferenza di tutte le altre  quella  che loro viene indicata da superiori, godendo solo di
nulla far potranno; perchè non esiste nella religione  quella  forza convertitrice che penetra e che muta il cuore dell'
uomo. Ma l' esterno della nostra religione partecipa di  quella  forza divina di cui la nostra religione è fornita. Per
noi dobbiamo prezzare tutte le cose terrene; l' eternità è  quella  che ci rimprovera e sgrida per gli affetti che abbiamo
l' uomo ben presto lascierà per sempre, entrando nudo in  quella  terra da cui è uscito e senza avere fatto nulla per l'
la cara vostra senza data, ed oggi rispondo. Mi dite in  quella  d' avermi scritto da Caldas; ma nulla io ne vidi. Della
1.27 Voi vorreste sapere ciò che io senta di  quella  questione; « se sia peggio avere un ottimo ingegno
E` adunque più pregevole la dote del cuore, perchè è  quella  che dispone a fare bene le operazioni che sono nostre; la
L' intenzione immediata dell' Instituto ideato non è tanto  quella  di spingere i fedeli che n' entrassero a parte a fare cose
servigio caritatevole: e in questo caso lo assumono con  quella  prudenza che è necessaria, dovendo già dalle loro
di più; se ne avrà pochi, farà poco; e la sua legge sarà  quella  del buon Tobia; « quomodo potueris, ita esto misericors ».
primo, la potestà del quale non riuscirebbe più estesa di  quella  del Generale de' Gesuiti, e finirebbe poi tutto nel Romano
collocandoli in un posto esterno, nel quale non si esigesse  quella  grande perfezione che essa ardentemente desidera in tutti i
Finalmente riguardo all' ultima difficoltà che è  quella  di educare bene i membri della Congregazione in tanti rami
Quindi una delle sue principali regole debb' essere  quella  di stare costante in quel primo ramo che intraprende, e di
l' altre volte, allora che ci ha insegnato di pregare con  quella  petizione: « Et ne nos inducas in tentationem ». Iddio solo
indifferenza raccomandata tanto da' Santi! Questa è  quella  virtù che rimuove gli impedimenti a tutti i lumi divini.
cioè in quei casi, ne' quali la società abbia veramente  quella  persona da fidarsi, a cui commettere senza pericolo, e con
la quale distinzione presta luogo a non ammettere in  quella  prima classe che persone eccellenti, e quindi a stabilire
et damnis moerent ». La Chiesa di Gesù Cristo sola è  quella  che non si può amare mai troppo, nè relativamente, nè
opportune a sì difficili incombenze, si verrà effettuando  quella  ristorazione nella Chiesa che pare a desiderarsi e si può
succedere che una delle principali sue occupazioni sia  quella  di dare gli esercizi al clero secolare, che è quanto dire
consultato il Signore: vedete se questi argomenti fanno  quella  impressione su di voi che fecero su di me. Comprenderete,
un po' troppo ardente, temo che vi faccia osservare poco  quella  prudenza che vi ho tanto raccomandato, e di cui abbiamo
nescimus ». Quale debbe essere la nostra confidenza?  Quella  che segue: « Sed ipse spiritus postulat pro nobis gemitibus
ubbidiscono le cose tutte. Impariamo da queste a conoscere  quella  voce, a non resistere. Oh beata passività dell' uomo che
di pregarla e di scongiurarla, per quell' alta stima e per  quella  sincera affezione che nutro per lei, di tenersi lontano
uomini e tutti i loro consigli fallaci: voi deporrete tutta  quella  confidenza menzognera, che la corrotta nostra natura è
santa, nella quale dovremo stabilire i regolamenti di  quella  Società che il Signore potrebbe volere per noi formare. Io
una vita propria, ma avere per vita nostra la vita di Gesù!  quella  sempiterna incorruzione! quella luce pura! quel gaudio
nostra la vita di Gesù! quella sempiterna incorruzione!  quella  luce pura! quel gaudio pieno! Mio caro! Io le descrivo con
il Re, quel regno preordinato dalla costituzione del mondo,  quella  Chiesa che deve distendersi in tutte le genti, farsi serve
uomini ancora terreni, perchè in questi altresì si compia  quella  salute di cui Iddio si compiace. Godo moltissimo che si sia
siamo intesi: perseveriamo questa quaresima in memoria di  quella  fatta dal Signore, aspettando la sua parola e la sua
la carità non solo, ma la carità nella volontà divina, è  quella  che io sommamente desidero, acciocchè non faccia il mio
la carità che esercitano gli uomini laici è meno estesa di  quella  che possono esercitare i sacerdoti. Gesù Cristo dimostra a
sorge nel seno della umiltà è di un vigore infinito, ed è  quella  onde le cose più spregevoli della terra sono diventate le
più spregevoli della terra sono diventate le più possenti,  quella  onde gli umili sono esaltati al di sopra degli orgogliosi.
un' insidia dell' inimico di gran conseguenza, qual' è  quella  di farla operare inconsideratamente e con precipizio, come
ma adorare costantemente, contenti di conoscerne solo  quella  parte che Iddio ci viene successivamente manifestando, e
giacchè in tutto c' è Gesù Cristo. E` la superbia umana  quella  che oscura il nostro vedere, e lo rende inetto a percepire
la mia non è una vocazione straordinaria, come sarebbe  quella  di S. Ignazio, ma ordinaria; l' unica ragione, per la quale
indicataci da Dio stesso per mezzo del suo Vicario, si è  quella  che ci eravamo proposti, di mettere cioè sotto ai piedi
che in essa riponiamo ogni nostro desiderio, e che con  quella  sieno appagati tutti i nostri voti. E` la via questa della
Spero che riceverete la mia confidenza come un tratto di  quella  amicizia che vi debbe il vostro affezionatissimo ROSMINI.
tutti avere il diritto di chiamare mamma, la Mamma di Dio!  quella  che ce lo diede Redentore, che ne ebbe cura, che lo seguì
una di queste massime nel trattare cogli uomini dee essere  quella  di usare loro un sommo rispetto ed una somma delicatezza, e
è molto. Vedo che fu assolutamente la divina Provvidenza  quella  che mi trattenne, e mi tratterrà qualche poco di tempo
Ma tutta la debolezza che noi veniamo sperimentando, tutta  quella  infermità della carne che proviamo anche quando lo spirito
nè concepirlo appieno; ed è la pura misericordia di Dio  quella  che gratuitamente ci ha infusa la grazia nel Battesimo ed
si manca non turbarsene, o discoraggiarsene punto: ma in  quella  vece fare un atto di sincera umiltà dicendo a noi stessi: «
provo continuamente. Tuttavia è l' intenzione dello spirito  quella  che si dee tener desta e diretta continuamente a Dio, e
chiamate Padre, e non sono che un figlio discolo: ommettete  quella  espressione che mi fa tanto arrossire e vergognare di me
religiosa; giacchè la vera natura di questa società è  quella  di essere una società umile e privata, e l' unione consiste
è ordinata e lascia loro tempo di pervenire a tutta  quella  pienezza e perfezione nella risoluzione delle questioni,
perciocchè troppe cause mettono fin' ora impedimento a  quella  unione che sola ingigantisce gli ingegni individuali, i
seme di grandi beni, e un principio della realizzazione di  quella  speranza che porto nel mio seno, e ivi la alimento siccome
ed esemplari; questi solo potrà difendersi e munirsi contro  quella  mortifera indifferenza, freddezza e spensieratezza, colla
[...OMISSIS...] 1.31 Permettetemi, in primo luogo, per  quella  carità di Gesù Cristo che ci lega insieme, e che, ho grande
vana che vuole sempre correre al futuro, e seguire in  quella  vece la maturità del giudizio, col quale solo cammineremo
che la volontà di Dio non si manifesti da se stessa. Per  quella  di costì, giacchè il passo è fatto, lo considero anch' esso
dunque ora a queste due case che sono qui cominciate, e a  quella  di costì che dee cominciare, colle loro opere caritatevoli
e in privato. Io dico sempre Messa per l' anima mia e per  quella  di coloro che il Signore sembra associarmi. E` l' orazione
rimuovere questi ostacoli e a conservare la pace. Certo, è  quella  sapienza che descrive S. Giacomo, e che accennate nella
che descrive S. Giacomo, e che accennate nella vostra cara,  quella  che ci conviene: « fructus autem iustitiae in pace
per se stessa, cioè non per la volontà dell' uomo, ma per  quella  di Dio che influisce nella natura stessa di tutte le cose,
dignità sacerdotale, e il bisogno di corrispondere a  quella  dignità con altrettanta bontà di vita; e, se questo non può
io voglio che esaminiamo meglio la volontà di Dio, che è  quella  sola che noi desideriamo di fare. A tal fine adunque io li
a memoria la lettera di S. Ignazio sull' ubbidienza;  quella  lettera dobbiamo imaginare che sia scritta a noi stessi. Se
che durasse un' ora. Questa pratica è fondamentale, ed è  quella  che col suo peso tiene, per così dire, in equilibrio tutta
di somma consolazione il sentire, che vi sia penetrata bene  quella  nostra massima fondamentale, di non occuparci che dei
Ma sia Maria Santissima il nostro modello, e la maestra di  quella  vita occulta, che era meglio che la conversione del mondo
pensando all' edificio interiore; e sia la nostra divisa  quella  dell' Ecclesiastico: « Humiliare Deo et expecta ». Godo che
Tuttavia l' intima persuasione è sempre rispettabile, e  quella  che produce nell' uomo la verità è tanto forte, che non l'
l' agguaglia giammai la persuasione dell' errore: e tale è  quella  persuasione che si è creata in me, dopo lunga e paziente
che si è creata in me, dopo lunga e paziente meditazione di  quella  Teoria filosofica , di cui non ho finora messo in pubblico
dell' antica e onnipotente pianta! Si fa contumelia a  quella  radice stessa divina; si fa onta a quel tesoro, dal quale
giacchè fino che siamo superbi, egli non può esercitare  quella  misericordia che pure vuole con noi esercitare. Perciò non
l' approvazione degli uomini, e non ci contentiamo di  quella  di Dio; se lodiamo direttamente o indirettamente noi stessi
parlare, il ridere e la disoccupazione, e custodendo in  quella  vece più che si possa il silenzio, un' amabile serietà, e
in un istante nelle fortune, e la famiglia propria o  quella  d' un caro amico! Ma via, anche in tanta desolazione la
che determinino il cibo e le altre cose occorrenti, se non  quella  dei primitivi cristiani, che avendo messo tutto in comune,
necessario per vincere la miseria umana, e conseguire  quella  perfezione a cui vi sentite chiamato. Ah! mio caro sig.
è Pastore, ed i Sacerdoti non hanno alcuna missione, se non  quella  di pregare e di sacrificare per sè e per il popolo, quando
di cose sì, e in un' altra specie no? Se fu la Provvidenza,  quella  che m' impegnò in qualche opera, certo sono dispensato di
elogio de' religiosi Istituti. E non dubito punto che  quella  santa dama, la Marchesa Canossa, non abbia una ispirazione
nè pure starebbe in piedi. La condizione dunque nostra, e  quella  dei laici e dei preti secolari, è la medesima; e la
carissima oltre modo, e vorrei da tutti i nostri praticata  quella  virtù che si chiama della longanimità , tanto nelle divine
fatti, se voi leggerete tranquillamente i rimproveri che in  quella  lettera vi faccio, troverete sempre usati i verbi e le
perdono, ma anche mi sottometto ben di cuore a riceverne  quella  penitenza che voi stesso m' imporrete, e a darvi quella
quella penitenza che voi stesso m' imporrete, e a darvi  quella  soddisfazione che più vi piacerà. Ciò premesso, vi prego di
possano a suo tempo essere incorporati nella Società in  quella  classe di persone che meglio a ciascuno di loro si
altrui santificazione. L' indole propria dell' Istituto è  quella  di venire in aiuto de' Vescovi principalmente, in tutti i
dell' Istituto stesso. L' Istituto quindi ha per fondamento  quella  massima di San Francesco di Sales « nulla cercare e nulla
Istituto sono: 1 un Superiore Generale, che risiede in  quella  casa dell' Istituto ch' egli medesimo si sceglie e che
nel loro libriccino se n' aggiunga una terza cioè appunto  quella  degli Esercizi annuali da farsi al sacro Monte, di che ho
presunzione, in una parola per nostra colpa. Gli piace in  quella  vece che la nostra piccola unione prenda radice e s'
sia conseguita; oltracciò nello stesso tempo che si propone  quella  meta così alta, si prescrive ai Superiori ogni dolcezza,
non sia se non puramente spirituale e persuasiva come  quella  di un padre spirituale e d' un maestro di spirito. Forse in
Sì, la cara e benignissima nostra Madre Maria sarà  quella  che Le darà ogni consolazione al cuore, e quella
Maria sarà quella che Le darà ogni consolazione al cuore, e  quella  tranquillità e pace di animo che è tanto necessaria, e che,
ideale, se non abbiamo delle verità la prova reale!  Quella  scienza non penetra fin dentro al cuore, il quale
chiama peregrinare dal Signore , e ci nascerà in cuore  quella  parola non intesa, se se non da chi gli è dato da Dio, «
et ipsi currebant ». Non ha l' uomo altra incombenza, che  quella  de' propri doveri morali, conformandosi a colui che disse:
felicità che la nostra cupidigia desidera o s' immagina, ma  quella  felicità temperata che sa Dio più convenire a' suoi disegni
che non sembra avere altra cura che delle cose del Cielo, è  quella  che produce anche il bene di questa terra! »Sì, « pietas,
della Chiesa, e farne bottino; riducendola in tal modo a  quella  sua originaria semplicità che, amabile sopra ogni bellezza
stolti quelli che gliela danno. La vita futura risponde a  quella  dimanda: da mihi punctum . E` il punto fuori del mondo, sul
tanto. [...OMISSIS...] 1.33 Ho ricevuto la lettera vostra e  quella  del conte Salvadori, colle quali mi parlate del tentativo
io non mi ricuso; e scrivo al conte Salvadori di dar per me  quella  somma maggiore ch' io posso. Dopo di ciò però permettetemi,
delle carezze senza ragione. Vi raccomando adunque  quella  dolcezza non ricercata, che nasce spontanea da un operare
mansueto! e se ucciderete in voi ogni iracondia, anche  quella  che vi si presenta sotto l' abito di zelo, ma di zelo amaro
l' umiltà, la rassegnazione e la pazienza, come pure  quella  che S. Filippo Neri chiamava la mortificazione razionale ,
ogni croce è la croce di Cristo; la croce di Cristo non è  quella  che diamo noi a noi stessi; ma quella che ci è data dall'
croce di Cristo non è quella che diamo noi a noi stessi; ma  quella  che ci è data dall' ubbidienza, con negazione della nostra
Io non posso assolutamente concedervi nè pure ad tempus  quella  indipendenza che mi dimandate, perchè distruttiva dell'
in materia di attacchi è sconveniente al tutto purgarsi con  quella  sicurezza che fate voi; perchè gli attacchi acciecano; ed
in qualche cosa sia certo segno di non avere attacchi a  quella  cosa; perocchè qui si tratta principalmente di attacchi
di Dio? che altro se non la sua misericordia, cioè  quella  giustizia che egli dona all' uomo unicamente per sua
che egli dona all' uomo unicamente per sua misericordia,  quella  giustizia che S. Paolo chiama anco iustitia fidei , cioè la
libertà di spirito, e imparerete come si dee portare  quella  tristezza involontaria che non si può scacciare, ma su cui
fosse posta a ragionare coll' astuto serpente, ma avesse in  quella  vece creduto alle parole di Dio, ell' avrebbe salvata se
alla verità della Religione cattolica, in cui pro milita  quella  sola prova di cui s' è convinta. Ma ella non s' è potuta
è attenuta alla verità che aveva già conosciuta, mediante  quella  prova di cui non può dubitare. Ma questa persona non può
divine, contenta di credere tutto ciò che si contiene in  quella  Fede di cui ha conosciuto in generale la verità. Così noi
è provata, tutta la Fede è vera, tutta è provata, anche  quella  che non intendiamo. Prendiamo invece della prova del
non intendiamo. Prendiamo invece della prova del miracolo,  quella  prova morale, che ella stessa, Madamigella, mi diceva
da essa sola i lumi e le forze colle quali giunsero a  quella  innocenza di vita e generosità d' amor divino, pel quale
libro secondo il desiderio da Lei manifestatomi, e in  quella  vece Le ho scritto già una lunga lettera, e poichè è
7 2.. Dopo questa lettura, potrà, piacendole, aggiungere  quella  di un qualche apologista che dimostri la verità della
cercare il fondamento della speranza in noi stessi, ma in  quella  bontà illimitata, la speranza nostra dee essere senza
A tutta ragione Ella dà il primo luogo tra le sue cure a  quella  del Seminario e della formazione del suo clero: da questo,
finisca questa lunghissima lettera. [...OMISSIS...] 1.44  Quella  persona di cui ella mi scrive dee ben mettersi in guardia
dalle diaboliche illusioni. Di poi, io vorrei consigliare  quella  persona ad acquistare un gran dolore ed orrore de' proprii
occhi di Dio. Alla umiltà giova immensamente la pratica di  quella  carità che brama di fare tutto il bene possibile al
perchè rimane convinto che la sua missione non è simile a  quella  di Cristo, il quale non venne se non mandato. Anzi l' uomo
all' undecima. Quale presunzione mostruosissima non sarebbe  quella  di un uomo che, nella sua totale ignoranza pretendendo
che l' opera del soccorrere i bisogni temporali, e  quella  di predicare il Vangelo e convertire le nazioni, sono fra
di apologia, condotta bene, può essere utilissima, come  quella  che non ammette risposta, trattandosi di verificare
il fatto, se la Chiesa cattolica e la sua dottrina sia  quella  che dicono gli eretici e gli empi, e su cui fondano le loro
umana non sia che una deploranda illusione, e però non  quella  a cui il vero virtuoso, il vero grande debba rivolgere i
et conceptus tuos », e che perciò è legata, quasi direi, a  quella  cagione impura che fa moltiplicare alle altre donne le
si sarebbe mosso a soccorrerla? Ma che? Non vedete voi in  quella  vece il buon Giuseppe, che in un angolo della grotticella
dell' uomo si riscatti a prezzo. Or bene che ne dite di  quella  frase: « sanctifica mihi omne primogenitum quod aperit
della divina rivelazione, io non mi trattengo dal dire, che  quella  frase orientale ed ebraica fu eletta non a caso da Dio,
ciò appunto che Dio voleva, fu eletta cioè a limitare  quella  legge per modo, che ella avesse sì vigore per tutte le
XII), le cui espressioni tutte sono tali, che dichiarano  quella  legge non essere fatta se non per le femmine ordinarie, non
ineffabili fu accompagnato il parto della Vergine, di  quella  che fu sempre « hortus conclusus, fons signatus »: parole
della celeste Gerusalemme, a cui le applica la Chiesa, di  quella  per la quale passò il Verbo incarnato siccome raggio solare
dove erano raccolti gli Apostoli « ianuis clausis »; di  quella  finalmente che ad altro dolore forse non fu soggetta mai,
mie osservazioni, nè il desiderio che vi manifesto che  quella  frase sia emendata. Il suo scritto, tacendo del merito
cosa, da lui forse non saputa, che tanto torna ad onore di  quella  Eroina che egli descrive e quasi dipinge con sì bei colori
Cristo, de' suoi discepoli, della Chiesa, e perciò è anche  quella  dell' Istituto della Carità. Le nostre Costituzioni
riconoscere anche in questo, che altro non mi muove che  quella  carità del Signor nostro in cui ritrovo contenuto ogni
Vangelo. Ma dopo di ciò, sarebbe un' altra ricerca da farsi  quella  « se si potesse fare una vera società di tali vittime ».
io provo di continuo, direi quasi, di sdegno, Le dirò in  quella  vece qualche parola almeno in generale, che risponda alla
della dogmatica, senza dare pur loro altra morale, che  quella  de' soliti trattatisti, tutti volti a decidere ciò che è o
e di sacra eloquenza; ma queste scienze, e specialmente  quella  che insegna a praticare il pastoral ministero, dovrebbe
Le apra tutto intero il sentimento, che provò in leggendo  quella  sua lettera. Soprattutto il consolò l' intendere ch' Ella
diocesi, provincie ecc., divisione rispondente a  quella  dell' Ordine gerarchico a cui deve servire. Venendo ora al
siamo pur troppo divisi, diverranno un solo tutto; o almeno  quella  che è degna di vincere, vincerà e dominerà l' altra, che n'
sbagliare nel comandare, non ha più forza alcuna contro  quella  grande ragione, perchè l' uno o l' altro sbaglio del
più: del resto Iddio illumina i superiori, dando loro tutta  quella  sapienza appunto, che è necessaria a conseguire il sommo
noi meno longanimità, meno fede nella Provvidenza divina di  quella  che s' abbia il bifolco, o qualunque altro uomo industrioso
stesso essere più cara al cuore del pastore partecipe di  quella  carità, di cui ardea colui che è il buon Pastore, e che
s' inferisce che pel contrario riesce alla fine benedetta  quella  eredità che s' acquista con lunga aspettazione di stenti e
che rispetto a cotesta fondazione di Verona si mantenga  quella  massima delle nostre Costituzioni, che prescrive la
è la gloria riserbata al pastore fedele! quanto diversa da  quella  dei cristiani comuni! quanto più splendida e più magnifica!
abbiamo posto in voi, e non mancherete, se vivrete di  quella  fede di cui vive il giusto, e che tanto ingrandisce i
da inculcarsi a tutti i cristiani che sanno leggere si è  quella  di andar sempre in Chiesa con un libro di divozione, col
avrete adempita la volontà del vostro Superiore, e in essa  quella  di Dio, da cui imploro sopra di voi ogni celeste
forse il solo che ancor resta: giacchè come la santità è  quella  da cui vengono alla Chiesa i beni temporali ch' ella
e massime de' poveri e de' sofferenti, così l' improbità è  quella  che spoglia la Chiesa di tali beni; e l' improbità se
dichiarazioni tutte le opere mie e tutte le mie opinioni a  quella  infallibile maestra e madre, nel grembo della quale per
medesimo sentimenti sinceri di ringraziamento e di lode a  quella  Provvidenza divina, che disponendo ogni cosa coll' amore,
privato, di cui mi sarebbe comunicato il risultato. In  quella  vece non si esaminavano, ma il decreto era già fatto, e
infedeli faccia bisogno una grande scienza analitica, su  quella  forma nella quale s' instituiscono i Sacerdoti in Europa.
io credo che noi dovremmo tentare una strada diversa da  quella  che s' è fatta finora, prefiggendoci d' andare ad assalire
occuparsi: conviene che ognuno prenda regola in questo da  quella  misura di cognizione e di facilità che sa di avere. Credo
le difficoltà, e quindi sceglie la strada di mezzo che è  quella  che incontra difficoltà minori e minori pericoli: quegli
al nostro fine, ci pasciamo di vento, non possiamo avere  quella  carità a cui ci obbligammo, a cui, in cui, e per cui
usque ad animam meam », procuro di tender l' udito a  quella  parola di vita che rianima i morti stessi: [...OMISSIS...]
farete progressi grandi nella via dello spirito, verso a  quella  perfezione, a cui voi dovete con animo generoso, ma umile
nostre angustie, ed ebbe anch' egli a desiderare la morte,  quella  morte però nella quale stava il volere del Padre, e potè
orazione, una tenera e perseverante orazione, ci arrecherà  quella  luce di cui abbisognamo per intendere praticamente tutto
e l' amabilità di modi, e le dimostrazioni d' affetto; ma  quella  dolcezza deve cadere sul modo e non sulla cosa : deve
Ma quando fosse necessario, avrà poi un' altra arma,  quella  di ricorrere ai Superiori maggiori, dando loro imparziali e
sarebbe, che io scrivessi un' operetta in opposizione a  quella  intitolata « Delle Cinque Piaghe » »: e di più mi aggiunge
andava purtroppo corrodendole e rubacchiando una parte di  quella  mercede, che ad esse è promessa. Ora, per grazia di Dio, è
vanità dal saper voi molte altre cose, che non vi tolgono  quella  ignoranza grandissima del vostro bene, ne sapeste anche
in croce, perocchè niuna via più spedita di conoscerlo che  quella  di esercitare la sua carità: « Dio è carità, e chi rimane
sempre abbinate e possedute solo dall' uomo perfetto, è  quella  appunto a cui si deve applicare chi allo studio della
la voce del contralto, poniamo, paia oppostissima a  quella  del baritono e del basso, tuttavia il perito compositore di
alta e la più universale di tutte le ragioni d' operare è  quella  di far sempre in ogni cosa la volontà di Dio; su di che
sfera che gli determina il comando del Superiore, e dentro  quella  sfera egli è obbligato dalla stessa ubbidienza ad operare
ancora molta intelligenza da esercitare nello studiare  quella  lettera con senno e con intelligenza? L' ubbidienza adunque
la stessa sua ragione ad una ragione superiore, che è  quella  di Dio onde viene il comando, questi ha dato un gran passo
nè sulle nostre opere (nel qual caso quell' affetto o  quella  sensazione sarebbe interamente opposta alla nostra volontà)
due cose: la prima e principale è, che la carità sia sempre  quella  che ci diriga, e poi che domandiamo a Gesù Cristo il lume
orazione si può stabilire l' animo e fargli acquistare  quella  condizione permanente di quiete in Dio, la quale, se la
si perde più per nessuna azione esterna. Convien sapere che  quella  potenza, la quale propriamente comunica con Dio e con Dio
quello che facevano al di fuori non le frastornava da  quella  interna affettuosa comunicazione. Un così desiderabile
minimo Istituto della Carità. Avendo io conservato copia di  quella  mia risposta, mi permetta che gliela trascriva. Non m' era
insidia dell' inimico, il fare che l' uomo vacilli in  quella  deliberazione, fosse anche sotto pretesto e colore di far
manca nelle Congregazioni particolari e diocesane, ma in  quella  vece l' esperienza dimostra che queste sono deboli, poco
applicati ad un' opera di carità non si rimuovano da  quella  leggermente, cioè senza che lo richieda il bene spirituale
volesse affidare all' Istituto: questo non userebbe, se non  quella  parte di libertà che il Vescovo stesso gli accordasse;
parte dell' Istituto la più umile e perfetta sommissione, e  quella  servitù di Cristo, che non è disgiunta dalla libertà pure
Signore; poichè non gli si può dare più bella gloria, che  quella  di esaltare la sua bontà. Gusta ancora che noi ci
d' indirizzarmi, mi fece gustare, in leggendola, di  quella  dolcezza e giocondità di cui parla il Profeta Reale in
dolore? Laonde come le Vostre Reverenze, animate da  quella  carità che arde così bella nel serafico Ordine, quasi
corpi che celebrava il Salmista nelle citate parole, quanto  quella  degli spiriti: per questa è che noi siamo fratelli e che
quali armi? Le armi della fede. E a qual fucina temprate? A  quella  del divino amore. Non meritiamo dunque il rimprovero: «
cooperare al bene morale e spirituale; è sempre la carità  quella  che vi si nasconde, come preziosa margarita: questa sola è
. Una delle più potenti maniere di prendere coraggio è  quella  di persuadersi che la buona riuscita delle opere nostre non
carità, così conviene evitare la falsa mansuetudine , che è  quella  che non vuol mai venire a battaglia con nessuno, e vuole
adoperare, e nello stesso tempo par che si creda che  quella  perfezione si consegua colle forze umane, delle quali,
possibile. Evitare ogni parola oziosa coi compagni, e in  quella  vece servirsi della lingua per edificarli e santificarli,
inimico che è sottilissimo, prendereste il male per bene, e  quella  che è vostra propria, per cosa di Dio. Quando amaste
e di domandare a sè stessi che sarebbe di noi in questa o  quella  ipotesi; chè non ci sono pensieri più vani di questi, nè
qualche similitudine. Questa differenza è dunque simile a  quella  di chi conosce che c' è un cibo squisito, ma avendo fame,
in sè, ma più ancora perchè comunica a lui la sua vita,  quella  che poi Cristo comunica a noi, onde dice S. Paolo, che lo
di farlo. La prima delle quattro che mi proponete, ed è  quella  del metodo che vi pare di non sapere, non è sentita
sarà facile di rassegnarvi alla condizione in cui siete, ma  quella  vi riuscirà cara, da non volere cangiarla con alcun' altra;
ed ogni passione. Se farete così, conoscerete allora  quella  felicità di cui potreste godere, e non volete, per rendervi
falsa e funestissima, è una perfezione ipocrita e diabolica  quella  che si fa scrupolo di armarsi preventivamente contro le
che di ciò lo rimprovera », non sente la voce di Dio, ma  quella  del demonio che lo illude per tirarlo alla dannazione. E`
la tristezza all' occasione d' essere tolta alla natura  quella  qualunque soddisfazione, ch' essa si prendeva in cose
che infonde l' ipocrisia, perchè è una perfezione ipocrita  quella  che con tali ragionamenti arriva a farsi scrupolo di
di disubbidire all' interna voce di Dio, accettando  quella  mortificazione ed esercitandola. Sebbene si possa e si deva
questa volontà di Dio? Una via sicura per conoscerla è  quella  dell' ubbidienza religiosa. Essendo questo indubitato, è
che si appella dal precetto del Signore . Confido in  quella  bontà infinita che vi ha segregati dal mondo, che vi farà
vostri sentimenti, le vostre azioni, le vostre abitudini a  quella  perfezione che il medesimo Istituto propone ai suoi
sull' atto buono, in occasione del quale quel piacere o  quella  compiacenza vi nasce. Egli è certo che un uomo non può
eo qui fecit eum, et filii Sion exultent in rege suo »: è  quella  gloria di cui scriveva S. Paolo: « qui gloriatur, in Domino
combattere questo arrogante sentimento a costo che ne vada  quella  vita che lo produce? Di qui anche il gran bene delle
di fare nella virtù. Ma infine del conto come il rimedio di  quella  prima specie di superbia, che viene eccitata dal sentimento
noi sappiamo è ignoranza e tenebra. Il rimedio poi verso  quella  terza specie di superbia, la più maligna di tutte le altre,
per innalzare se medesimo; la superbia lo spingeva a  quella  temerità di giudizio. Il che o simile è più facile ad
e non si occupano che di se stessi: tale è propriamente  quella  superbia, che si chiama egoismo , alla quale procede
che era la sua; ma volontariamente rivolgendo gli occhi da  quella  verità lampantissima, affissò e concentrò il proprio
sola espressione voi mi accennaste come notata da taluno,  quella  dell' essere in universale. Ma questa espressione è così
umana potesse perpetuamente acquietarsi. Ma pur troppo  quella  quiete, anche trasferita a qualsiasi più lontano termine,
tutte le sue idee, allora tende a fermarsi e riposarsi in  quella  pace mentale. E può rimanervi inoperosa per molte
In tale torpore sono caduti li Asiatici per effetto di  quella  stessa precoce sapienza che si ammira nei loro antichi
umano. Operai Italiani! noi siamo in un epoca simile a  quella  di Cristo. Viviamo in mezzo a una Società incadaverita,
Viviamo in mezzo a una Società incadaverita, come era  quella  dell'Impero Romano, col bisogno nell'animo di ravvivarla,
essere di diversa natura. E bastava al Cristianesimo  quella  missione. La comunione era il simbolo dell'eguaglianza e
la più grande, la più bella rivoluzione che possa idearsi,  quella  che, dando come base economica al consorzio umano il
ognuno la propria via, non badando se camminando su  quella  non calpestassero le teste dei loro fratelli, fratelli di