Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: percipiente

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sia sè stesso, cioè come conosca l' identità del sè  percipiente  e del sè percepito. Certo che, se a conoscere questa
questa identità, facesse bisogno un confronto fra il sè  percipiente  e il sè percepito, come suppone l' obbiezione che ci vien
uomo conosca quell' identità per via di confronto fra il sè  percipiente  e il sè percepito. - Di nuovo adunque: come la conoscerà?
percepisce sè stessa, può ella conoscere l' identità di sè  percipiente  e di sè percepita, come voi avete pur detto ch' ella deve
della suità si comprende già quella dell' identità fra il  percipiente  ed il percepito. Il termine della percezione intellettiva è
ultimata e perfetta (1). Laonde l' identità dell' anima  percipiente  sè stessa e dell' anima percepita da sè stessa, è data all'
avete voi detto che, a fin di conoscere l' identità fra il  percipiente  e il percepito, fa bisogno una seconda riflessione,
seconda riflessione, mediante la quale l' uomo paragoni sè  percipiente  a sè percepito, e si ritrovi identico? - Dovete avvertire
sviluppato. Ora è certo che il filosofo che dice: « l' Io  percipiente  sono Io stesso percepito », fa una seconda riflessione (e
non è altro se non la possibilità generale « di un' anima  percipiente  e pronunciante sè stessa », come io percepisco e pronuncio
dicevo, nella relazione d' identità di sè percepito a sè  percipiente  e pronunciante. Ciò dunque, che noi conosciamo dell' anima
(2); ma solo in quanto è principio dell' attività  percipiente  il corpo; rimanendo coll' attività puramente intellettiva
se non solo al sentimento animale; poichè il principio  percipiente  non può percepire sè stesso se non più tardi, mediante la
che la percezione è una vera congiunzione fisica del  percipiente  e del percepito, dove vale quel che dicevano gli
ad espressione precisa, deve tradursi così: « ex  percipiente  et percepto fit unum ». Questo contatto delle due sostanze,
attuale, non immuti la natura del percepito, tuttavia dà al  percipiente  la forza di agire su di lui e di mutarlo. Così quand' io,
modificazioni che vengono tutte ricevute dal principio  percipiente  nella sua ricettività, e da lui informate, cioè ridotte a
voce generica d' intelligenza si ponesse un' intelligenza  percipiente  l' animalità , e se invece di corpo organico o di organi si
uscendone che l' uomo sarebbe « un' intelligenza  percipiente  per natura l' animalità, servita dalla stessa animalità ».
percezione si dà nesso fisico per sì fatto modo che ex  percipiente  et percepto fit unum . Ora, benchè l' unione fra il
et percepto fit unum . Ora, benchè l' unione fra il  percipiente  ed il percepito sia fisica, di guisa che ne risulta una
(benchè non una separazione), giacchè il percepito non è il  percipiente  e viceversa, Che il percepire razionalmente è un atto del
razionale sopra l' animalità; perocchè nell' unione fra il  percipiente  e il percepito, l' attivo è il percipiente. Il che
, e perciò più intimamente e perfettamente di quello che il  percipiente  sensitivo percepisca la materia, dalla quale in parte
due modi, cioè in sè stesso e nel percipiente. Se dunque il  percipiente  non altera la natura del sentimento animale col percepirlo,
non si avrebbe che un concetto solo. Perchè il soggetto  percipiente  è un solo, Egli non considera che avanti il molteplice deve
su di sè stesso e si percepisca di nuovo in due modi, come  percipiente  e come cognito; poscia, che da questa doppia percezione
l' anima intellettiva influisce sopra il corpo. - Virtù del  percipiente  sul percepito. 35 L' anima intellettiva informata dall'

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