Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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e di quelle che ci odiano. Tutto dunque viene a noi da quel  nostro  buon Padre che sta nei Cieli; egli non ci dà se non cose
poniamo cioè ogni cura di amar quelle cose che ama questo  nostro  buon Padre celeste, la nostra utilità cioè, la salvezza
mi istilla l' umiltà, quella virtù che forma lo spirito del  nostro  maestro Gesù Cristo e della sua religione? Questo, questo,
e di ragioni!... Io termino colla speranza che questo  nostro  carteggio, così felicemente cominciato, non terminerà più
mi parve adattato a me, ed utile insieme anche al  nostro  paese, dove tale ottima società non è instituita, di
portino alcuna volta delle interruzioni e delle lacune nel  nostro  carteggio, non è però che si raffreddi da parte mia il
Ma è luogo troppo freddo per cominciare. Oltre che il  nostro  futuro Vescovo, sebbene d' ottimo cuore, è tutto nuovo, e i
si adopera nella comune vita. Cadendo adunque la Pasqua nel  nostro  comune calendario ora in un giorno ora nell' altro,
e vario è il cibo che (dove egli voglia) vi può trovare il  nostro  spirito, che qualunque animo affamatissimo può di là
al tutto caro, e leggiamolo con gusto e divotamente, chè il  nostro  spirito ne anderà a Dio; e impetrerà; e n' avranno l' anime
dalle affettuose Commemorazioni del Sangue sparso dal  nostro  adorabile Signore Gesù Cristo: spirito di carità, carità di
e sublime il ministero della cura delle anime, istituito da  nostro  Signore nella Chiesa. Il petto di un Vescovo e di un
dalla sua bocca, che bisogna avere un cuore grande; che il  nostro  Signore è grande; e che il Cristiano fa torto al suo
E infatti abbiamo una grande istruzione in quelle parole di  nostro  Signore, colle quali ci disse, che è proprio solo del Padre
carità; e infatti l' atto della perfettissima carità il  nostro  Signore lo fece essere caratteristico non d' altra
e di una professione, dirò anche (giacchè questo sarebbe il  nostro  caso) la più rigorosa e la più severa di tutte, le persone
a intertenermi degli argomenti che gli oggetti più cari al  nostro  cuore interessano, cioè la stessa religione; perchè parmi
di mezzi i più celesti e soprannaturali, per rendere il  nostro  fragilissimo petto, di bronzo, per tramutarci quasi in
Ella viene dentro di noi, ella si asside nel mezzo del  nostro  cuore, e di là diffonde, come un sole, immensa serenità in
il mondo, imparassimo a diventare veri sapienti secondo il  nostro  Signor Gesù Cristo. Egli sa che io lo desidero: ma quando
C., di questa divina immensa società, che merita tutto il  nostro  amore, ed alla quale è giusto che sieno rivolti tutti i
solenne di noi stessi al Signore. Allora siamo entrati nel  nostro  talamo . Oh quanto sono dolci le caste rose, di cui tutto è
resto, come dicevo, sono assai rari, ed è quasi sempre il  nostro  amor proprio quello che aggiunge alle nostre opinioni
in somma tutti suoi. Non è questa l' unica felicità del  nostro  cuore? Così so che il vostro cuore dice: così sento che
impedimenti a tutti i lumi divini. Solo con questa può il  nostro  cuore sentire tutte le più delicate voci del Signore, nel
sono queste. Prima, che proviamo ancora un poco il  nostro  spirito davanti al Signore coll' orazione e fra di noi
un altro. Mostro la lettera prima di spedirvela al conte  nostro  eccellente amico, che vi saluta; in esso ho tutta la
che piacciono al Signore. Per applicare questo discorso al  nostro  progetto, che facciamo noi, mio caro? Null' altro che un
null' altro che un digiuno in comune sull' esempio del  nostro  divino Maestro. Questo lo sappiamo, o almeno ci pare di
siamo restati d' accordo prima di lasciarci nell' ultimo  nostro  abboccamento, di proporci scambievolmente gli argomenti
la prudenza de' Superiori, a conoscere profondamente il  nostro  stato sacerdotale per poterne comunicare la cognizione agli
è santificata da un amore superiore, cioè dall' amore del  nostro  Dio Gesù crocifisso, nel quale amiamo tutte le cose. Quest'
di questi due affetti non sia scompagnato dall' altro nel  nostro  cuore. Però, caro amico, temiamo, tremiamo, ma confidiamo
onde noi l' abbiamo, senza pensare, senza deliberare sul  nostro  esterno. In mano di Dio, in tal modo umiliati, assetati di
con S. Paolo: « gaudium et pax »: quiete e tranquillità nel  nostro  Signore, a cui mi raccomandi. Io pure il fo indegnamente.
cara memoria che di me conserva, e così pure ringrazio il  nostro  amico nel Signore Francesco. Egli mi scrive d' essere tutto
incoraggiandoci. Il Signore permette quest' effetto del  nostro  nulla per questo stesso, perchè tocchiamo con mano che non
nostra mente, e le mostrino i due perni di ogni sapere: il  nostro  nulla, il suo tutto. Ciò ci condurrà al pieno sacrificio di
e soverchio desiderio; ma lascieremo che Dio tragga dal  nostro  nulla ciò che egli vuole, ubbidendo solo al suo cenno
e in tutte le cose. Orazione, orazione, orazione: ecco il  nostro  bisogno: noi sappiamo il mezzo. Gesù ce lo disse. Se non ne
mente umana, perchè nella intera nostra abbiezione, nel  nostro  annientamento compiuto, nella nostra stoltezza possa
perfezione, e non determini nulla; la sola perfezione è il  nostro  desiderio, le forme sono indifferenti: il Signore la
venirci solo. Sa di chi voglio intendere? Glielo dirò: del  nostro  caro Mellerio. Non le posso dire la unanimità de' nostri
vostro desiderio, di trovarvi nella chiesa in presenza del  nostro  Amore, è pur ragionevole, e a chi riprenderlo volesse, si
con quelli del corpo, si va a trovare Gesù dovunque; ma il  nostro  Signore, che ci conosceva perchè ci aveva fatti, volle
anch' egli un corpo per avvicinarlo al nostro, e perchè il  nostro  morto si ravvivasse al contatto del suo vivo, e che non può
beati quelli che il sentono! L' intima consapevolezza del  nostro  nulla ci fa sentire il bisogno dell' Onnipotente, e ci
ora col cuore. Teniamoci raccomandati tutti a Gesù Cristo  nostro  Redentore ed a Maria Addolorata, e con giovialità serviamo
perchè suppone sempre d' avere fatto avanti un giudizio sul  nostro  prossimo; il che dobbiamo temere, essendo difficilissimo
prevedibile che la nave viene esposta a fare naufragio. Il  nostro  inimico ci empie talora la nave di gioie false, acciocchè
un modo recondito e spesso diverso al tutto da quello del  nostro  pensare, tuttavia qualunque cosa faccia, la fa sempre a
pensare, tuttavia qualunque cosa faccia, la fa sempre a  nostro  bene e maggior salute; 3 L' intima persuasione del nostro
a nostro bene e maggior salute; 3 L' intima persuasione del  nostro  nulla , della nostra fallacia, mobilità ed incostanza
e per ottener la grazia che egli illumini gli occhi del  nostro  cuore per vedere lui e conoscerlo, e per averlo a nostro
nostro cuore per vedere lui e conoscerlo, e per averlo a  nostro  unico tesoro, riputando nulla tutte le altre cose, e meno
momentanee volute dalla nostra natura inferiore. Ah se il  nostro  tesoro fosse in Dio, in Dio solo sarebbe altresì il nostro
nostro tesoro fosse in Dio, in Dio solo sarebbe altresì il  nostro  cuore! ma noi siamo inclinati a mutare; perchè non vogliamo
cosa insieme con Dio, confondendo così senza accorgerci nel  nostro  amore la creatura col Creatore, per mancanza di uno
nostra condotta sia questa « di contentarci sempre del  nostro  stato presente , come quello nel quale possiamo possedere
c' è Gesù Cristo. E` la superbia umana quella che oscura il  nostro  vedere, e lo rende inetto a percepire nelle cose Gesù
grande, perchè non c' è di realmente grande che il  nostro  Signore Gesù Cristo. Ciò posto, voi avete nel momento
questo era appunto il mio desiderio: »gli raccontai come il  nostro  piccolo affare era assai bene avviato, e come il Sommo
(qualunque fosse quegli che ci donasse la Provvidenza) il  nostro  piccolo progetto: perchè il Capo della Chiesa giudicasse
e noi nel suo giudizio avessimo una norma sicura del  nostro  operare in avvenire. Parve che egli ne restasse
pure le cose tutte nelle mani del Signore e Redentore  nostro  Gesù, e di Maria Santissima sua madre, rimanendoci da parte
ci lascierà senza guida, perchè arriviamo sicuramente al  nostro  fine, la salute delle anime. Io non posso in tutto questo
tempo applicare la Messa per altro fine che per noi, e pel  nostro  piccolo affare: acciocchè Iddio ci salvi nel modo migliore,
di loro alcuna delle sollecitudini della materna carità del  nostro  divin Maestro: perocchè in questo modo, se essi a suo tempo
guardando sempre in Dio che dispone tutte le cose per  nostro  bene e per quello della sua Chiesa, dobbiamo altresì
caro, che noi siamo presentemente i novizi , e Iddio è il  nostro  Maestro ; questi vuole assuefarci alla mortificazione, e
alquanto divisi. Corrispondiamo adunque alla disciplina del  nostro  maestro. Assuefacciamoci a tutto ciò a cui egli ci vuole
a trascriverle. Dopo di tutto ciò egli uscì a parlarmi del  nostro  comune affare, di cui era stato prevenuto favorevolmente,
nel fondo del mio cuore, e che forma la base principale del  nostro  piano. Io gli risposi presso a poco così: « Santissimo
grandi; ma di non volere altro che servire il Signore nel  nostro  piccolo, cioè con quei piccoli mezzi che egli ci ha dati,
di volere da noi stessi estenderci a cose maggiori del  nostro  povero stato. Questa fu la conferenza che ebbi col Papa, e
delle anime nostre per modo, che in essa riponiamo ogni  nostro  desiderio, e che con quella sieno appagati tutti i nostri
e gli altri due nostri fratelli. Dite mille cose per me al  nostro  ottimo Canonico Capis; dite che ho continua memoria di lui,
delle nostre speculazioni, Gesù Cristo finalmente il  nostro  maestro. Ah egli ha le parole della vita eterna! Ah! beati
che Iddio vuole che mi trattenga qui fino che il  nostro  affare almeno sia appianato. Intanto stampo un' opera, e
Lo stesso mi consigliano quelle persone che proteggono il  nostro  affare. Godo che facciate delle confessioni utili, e che di
la parola di Gesù Cristo smentisce dunque e confonde il  nostro  senso, la nostra natura, e tutti gli elementi di questo
ci depongono sul pregio delle cose, che ci inganni il  nostro  spirito, la nostra stessa natura! Un' altra natura, qualche
della croce del Redentore spirante, che ebbe principio il  nostro  diritto di dire mamma a Maria, e che fu legalizzato, quasi
avvertenza, come in tutti gli altri nostri passi, il divin  nostro  Maestro e Salvatore Gesù Cristo, il quale volle che le sue
fosse creduto alla sua sola parola. Questa adunque sia il  nostro  modello e la nostra regola, mio caro. Non parliamo mai agli
gravemente peccaminosa; e quindi diminuisce la libertà del  nostro  spirito, e lo spoglia dell' interezza della sua forza,
mai si farà che sia veramente buono. Per questo tutto il  nostro  studio consiste nel non mettere ostacoli alla divina Bontà:
ogni vana presunzione a questo pensiero, e la menzogna del  nostro  orgoglio fa luogo alla verità del nostro niente, e
e la menzogna del nostro orgoglio fa luogo alla verità del  nostro  niente, e qualunque piccola confidenza in noi stessi ci
ci ha infusa la grazia nel Battesimo ed ha vivificato il  nostro  spirito: sebbene la nostra carne sia ancora morta, e
ella produce morendo a' suoi più stretti congiunti, al  nostro  egregio Mellerio, ed a voi che vedete accresciuto dolore
sia ch' esse ci sfuggano, e svaniscano. Ho scritto anche al  nostro  Mellerio; ed attendo nuove di tutti voi con impazienza. M'
il gran mezzo d' ottenere la grazia e benedizione di  nostro  Signore Gesù Cristo, che è piaciuto al Padre per la sua
solo. Se noi sentissimo molto coraggio e molta forza nel  nostro  spirito, forse ci dimenticheremmo di dimandare a Lui
nostra fede, anche allora l' esperienza che proviamo del  nostro  nulla può avere in compenso il merito di ottenerne maggior
continuo istinto di aspettare un riposo nel buono stato del  nostro  corpo, e nel provare il senso troppo vivo della prosperità
comuni qui preghiamo anche per voi. Abbracciatemi il  nostro  caro Giulio. Il caro don Giovanni vi fa tanti saluti nel
la vostra lettera, come pure ha consolato moltissimo il  nostro  caro fratello Don Giovanni, primieramente per ciò che dite
non vorrei che diceste: « Se il Signore aprirà il cuore del  nostro  Sovrano », ecc. poichè io stimerei meglio di non pensare a
il che è sempre un fonte d' inquietudini, colle quali il  nostro  inimico vorrebbe sempre tenerci in moto la fantasia, e
un Padre e Direttore spirituale. Anche il carissimo  nostro  Don Giovanni è dello stesso avviso; e parmi che così ci
avendo un solo fine dinanzi agli occhi, Iddio in tutto e il  nostro  Signore Gesù Cristo, a cui solo onore e gloria ne' secoli
Tutti qui vi salutano con effusione d' amore santo. Viva il  nostro  Signore Gesù Cristo e la sua santissima Madre Maria, viva,
per piacere a noi stessi, ed anche i consigli vani del  nostro  amor proprio, di questo grande imbroglione che tutto il
è l' abbandono e rassegnazione nell' infinita bontà del  nostro  Signore, che dirigono e dominano le dolorose vostre
grazia, nel mezzo della maggiore desolazione e strazio del  nostro  cuore « se mai è possibile, passi da noi il calice »: e
balsamo delle nostre piaghe. Abbiamo un Padre amoroso nel  nostro  Dio! E` egli possibile che non ci ascolti? E` possibile che
vostri buoni amici di costì. Ma, anche salvato, sia però il  nostro  cuore pronto ad ogni sacrificio: è il momento di mostrare
buone che facciamo, senza più; la quiete nel possesso del  nostro  Dio: la fede viva e la longanimità tanto lodata dalla
Non conviene a noi che di stare bassi e quieti, quieti nel  nostro  proprio nulla, per non irritare maggiormente il nostro
nel nostro proprio nulla, per non irritare maggiormente il  nostro  Iddio; cercando anzi di placarlo colle nostre umili
appieno, avremo insieme vinto la superbia, la durezza del  nostro  cuore, e saremo chiamati « docibiles Dei ». Perciò tutte le
tutte in sue mani. Con quanta soavità non operava lo stesso  nostro  Signor Gesù Cristo! niente di violento o di troppo calcato
nella virtù: pochi o molti che siamo, poco importa al  nostro  fine. Il fine della società è semplice, non è che il fine
1.31 Miei Reverendi e carissimi sacerdoti nel Signor  nostro  Gesù Cristo, a cui solo sia onore e gloria, amen . Per
della Chiesa, spirito della massima unità, quello del  nostro  Rev.mo Monsignor Vicario di unirli in una piccola società
che per altro. Miei cari consacerdoti e fratelli nel Signor  nostro  Gesù, è mia massima di non « ricusarmi a nulla di tutto ciò
in questa il vero centro d' unione, la nostra àncora, il  nostro  libro, il nostro vessillo. Oh quanto è luogo proprio de'
centro d' unione, la nostra àncora, il nostro libro, il  nostro  vessillo. Oh quanto è luogo proprio de' sacerdoti il
me. La sola persona a cui li prego di comunicare tutto è il  nostro  stesso Monsignor Scavini; giacchè vogliamo pendere
intendo che sia il luogo corporale, ma Iddio, che è come il  nostro  luogo spirituale, nel quale è pur dolce trovarsi e abitare
anime nostre e quindi la giustizia in noi e il possesso del  nostro  Dio, noi abbiamo ottenuto tal cosa, che altro non ci resta
che semplifichiamo, e sinceriamo la nostra mente e il  nostro  cuore, poichè qui sta tutta la semplicità della vita
d' idee false, sebbene apparentemente pie; pur troppo il  nostro  cuore si empie di una moltitudine di falsi ed inutili
dalla nostra mente tutto quell' ingombro, cacciamo dal  nostro  cuore quelle vane frasche, induciamoci alla semplicità del
Uno sia l' oggetto della nostra mente, come pur quello del  nostro  cuore: la purità della coscienza, il gusto della parola di
ci terremo assai indietro, e non assumeremo mai le cose di  nostro  moto, ma solo per ubbidienza; e anche allora tremando. Oh è
pur fina la nostra presunzione! Ma sia Maria Santissima il  nostro  modello, e la maestra di quella vita occulta, che era
a monsignor Sardagna, che ho veduto già preconizzato dal  nostro  Sommo Pontefice. Abbracciate teneramente don Giulio, e
nostre operazioni. Spiamole per vedere se si mescolano nel  nostro  operare fini di amor proprio e di vanità; se cerchiamo l'
proteste ed assicurazioni a Dio, riconoscendolo come unico  nostro  bene, unico amore, unica felicità, fuori di cui niente
cielo è il luogo nostro, il luogo sicuro, ove riporre ogni  nostro  tesoro: colassù il tesoro nostro non può perdersi nè
sicuro, ove riporre ogni nostro tesoro: colassù il tesoro  nostro  non può perdersi nè logorarsi. Ogni cosa cara all'
di giungere alla pace ed alla consolazione. Il cielo, il  nostro  Dio non ci sarà tolto giammai; e con questo solo avremo
tutto, anche ciò che avremo perduto. Così fece Gesù Cristo,  nostro  esemplare, così fecero i Santi: e coll' affetto del gaudio
coll' anima in cielo, aventi sempre la memoria di Dio e del  nostro  Signor Gesù Cristo, non meno che della sua amatissima
ciò dietro i consigli, che ebbe la degnazione di darmi il  nostro  Santo Padre Gregorio XVI; al quale sta tanto bene, per la
la santificazione propria, ed ancora l' altrui. Il fine del  nostro  Istituto è più semplice, perchè non ha per iscopo
che ognuno di noi è chiamato ad esercitare; e che non è in  nostro  arbitrio di escludere un' opera buona, che in virtù delle
e che è contrario, in generale parlando, allo spirito del  nostro  Istituto . Non so se voi sentiate la forza di questo
la protervia della nostra carne e l' inconsideratezza del  nostro  spirito! Ciò che crederei molto contribuire a ciò sarebbe
rammentano i misteri della dolorosa passione dell' Uomo7Dio  nostro  Redentore; oltre la forza delle meditazioni stesse date in
da farsi al sacro Monte, di che ho fatto anche cenno al  nostro  amatissimo Mons. Vicario Scavini, e che potrebbe essere
limosina. Ah! è un gran titolo a ricever pietà dal  nostro  buon Padre celeste l' esser poveri, e il dire di cuore: «
e non soggetta alle lodi degli uomini, che corrompono il  nostro  cuore. Piace a Dio che la nostra società sia contrastata,
suoi infermi. Oh bella occasione che vi manda l' amore del  nostro  Gesù! oh corona desiderabile che vi guadagnerete, se
le cose con fervore insieme e con prudenza, come vuole il  nostro  Maestro ed esemplare: cioè premunirsi di tutte le cautele
chiameremo pentiti di questa nostra confidenza e di questo  nostro  abbandono. E` vero che siamo tanto miserabili e che abbiamo
Lungi da noi ogni altro pensiero: se noi penseremo solo al  nostro  Padre celeste, dimenticando noi stessi, egli allora penserà
si dice, ecc., A. R.. [...OMISSIS...] 1.32 Sieno grazie al  nostro  buon Dio, che, come sento dall' amico Mellerio, avete
all' incontro, e quasi oppresso, abbassa l' altezza del  nostro  pensiero, e ci costringe quasi involontariamente a
miseria, e non altro in questo mondo che tribolazione, il  nostro  cuore, che non può starsi senza un bene ed un amore, si
bene, che prima gli era incognito, non trova allora il  nostro  cuore in Dio! E con quale affetto allora pronuncia quelle
e miseria. Ma l' amore tuttavia che vi porto in Gesù,  nostro  strettissimo vincolo, è quello che mi fa desiderare di
noi. Siamo tutti un corpo: ognuno è membro del proprio  nostro  corpo; dunque ognuno da parte sua studi di fare quello che
e l' ordine di tutta la Casa, ci mostrerà veri seguaci del  nostro  Maestro che ha detto: « Gli uomini conosceranno che voi
vera spirituale allegrezza. Perocchè considerando che il  nostro  carissimo fratello e padre don Rigler, Superiore costì di
che egli vi manifesterà. Non è bisogno che vi lodi questo  nostro  carissimo fratello, perchè voi lo conoscete, e col
ho per voi. Ed abbracciandovi tutti al seno in Gesù Cristo  nostro  Capo e Maestro, nostra delizia, ogni cosa, mi raccomando
cose, di gran cuore le accetterebbe. Insomma l' Istituto  nostro  vuole avere dei sacerdoti che, senza predilezione, non
Dio, e perciò, sebbene io non La esorti punto a prendere il  nostro  Istituto, tuttavia La esorto quanto so e posso a seguire i
quali sieno i mezzi particolari che ci facciano ottenere il  nostro  fine. Siamo ignoranti, e perciò conviene rimetterci a chi
voto. 1.33 Mio soavissimo amico e fratello in Gesù Cristo  nostro  bene, Cercate di piantare in tutti un amore sviscerato per
acquistata. Se mai noi la troveremo nelle parole di un  nostro  amico o fratello, ella riuscirà ancor più cara, e gli
all' una cosa e all' altra, e c' induce a biasimare nel  nostro  cuore il comando; la cosa è chiara, noi siamo ben lontani
da un viaggetto che ho dovuto fare per negozii del  nostro  Istituto, sono con voi, mio carissimo. Sperava di vedervi
dall' ubbidienza, con negazione della nostra volontà e del  nostro  intelletto. Le penitenze esterne adunque, che sono come la
convertiate il mondo. Mirate dunque sempre nell' esemplare  nostro  amabilissimo Gesù Cristo, e diventate così amabile e
riporterete colla vostra costanza, mediante la grazia del  nostro  Signore, un pieno trionfo; ed allora comincierete a gustare
animo del suo sposo. E non dee essere la Madre di Dio il  nostro  modello? Non l' abbiamo noi scelta perchè sia la causa
la materia della nostra ostinatezza di giudizio e del  nostro  attacco. Del non avere questi attacchi perciò non si dà
parlare sul serio, voi tutti direte meco, io credo, che il  nostro  Filosofo con questa conclusione che danna a morte
Nè perciò teniamo la taccia di temerarj, che il  nostro  coraggio s' accompagna alla rassegnazione filosofica, per
autorizza ancora a dire che la produciamo noi stessi con un  nostro  atto: per chiarircene non v' è altra via che osservare
non l' aver egli eccitata e determinata l' attenzione del  nostro  spirito a intuire e riguardare l' idea che prima non
determinandolo. Ma per ispingere il ragionamento  nostro  a tutta l' evidenza possibile, supponiamo che il reale
dovremo tornare altra volta; intanto proseguiamo il  nostro  lavoro. Se noi abbiamo in qualche modo scoperta la natura
a vedere come si forma la cognizione di esso nel  nostro  spirito. Come avvien dunque che noi conosciamo l' essere
coll' intuente. Ma qual è poi l' altro atto con cui il  nostro  spirito perviene al reale? Non può esser certamente un atto
in esso sarà reale. Che cosa si comprende dunque nel  nostro  proprio sentimento? Se noi consideriamo il sentimento quale
miei signori, che di ciò che non cade affatto nel  nostro  sentimento nè nelle nostre idee, è impossibile che noi ci
mente dell' idee, nelle quali e per le quali lo spirito  nostro  conosce gli oggetti, il reale che è fuori di esse non
idea. Che cosa è dunque questo più di cui si arricchisce il  nostro  sapere? Non è un' essenza, poichè l' essenza conoscevasi
si possa aver del reale. Poichè noi ci chiamiamo paghi del  nostro  sapere quando conosciamo le cose a quel modo che posson
sono incalcolabili: per intanto noi raccogliamo dal  nostro  ragionamento quello che ci eravamo proposto, cioè che il
possiamo affermarlo, allora tosto che il reale cade nel  nostro  proprio sentimento noi possiam riscontrarlo nella sua
dei due modi dell' essere si avvera allor quando lo spirito  nostro  percepisce il reale; giacchè sino a tanto che egli non si
conoscere conseguentemente il reale, se non precedesse nel  nostro  spirito l' ideale. Solamente, affine di facilitare il
quando noi abbiamo già precedentemente nello spirito  nostro  l' idea determinata che al reale esattamente risponde, e
voi perchè, miei signori? Per quella inclinazione che ha il  nostro  intelletto, e per quella abitudine di applicare al mondo
un atto della mente nostra; è la mente nostra, il  nostro  spirito che accoppia nella sua unità il reale coll' ideale
quanto è ben disegnato e condotto: ne verrebbe forse che il  nostro  occhio separasse il piede da tutto il quadro? Facciamo che
si ravvisano. Niuna maraviglia dunque che contemplando il  nostro  spirito l' essenza dell' essere semplicissimo, egli
sensibile e l' essere in universale l' unità dello spirito  nostro  vi coglie il rapporto, tosto s' intende in che modo dicasi
è dunque una identificazione parziale. Avvertite che il  nostro  discorso versa nella sfera delle idee, e però è
spesse volte, miei signori, che si presentino allo spirito  nostro  questioni filosofiche che sembrano facilissime a
e ferisce i nostri sensi, e più in generale, cade nel  nostro  sentimento. Ma quando il reale non ci è più presente, non è
Ma quando il reale non ci è più presente, non è più nel  nostro  sentimento, come ci possiamo noi pensare ancora? Il fatto è
Restano i segni, i vestigj che ha lasciato in noi, nel  nostro  senso, nella nostra immaginazione il reale percepito. Sia
non è vero che noi pensiamo o parliamo de' reali, ma che il  nostro  pensiero ed il nostro discorso non ha per suo oggetto che
o parliamo de' reali, ma che il nostro pensiero ed il  nostro  discorso non ha per suo oggetto che immagini e
ad ingannare gli altri - Voi non capite nulla del  nostro  pensiero; noi diciamo che sono le immagini di Firenze e
accordo sul fatto che finalmente il pensiero ed il discorso  nostro  termina in quella Firenze reale, che noi abbiamo tempo fa
immagini ci possano prestare il servigio di far sì che il  nostro  spirito pensi in esse alla Firenze reale e di essa favelli,
per via delle immagini della cosa, rimasta impressa nel  nostro  cervello, non la spiegano veramente, ma la suppongono come
forse che tutte le grandi moli di Firenze siano entrate nel  nostro  cervello colla loro realità? Non siamo noi nello stesso
che modo noi percepiamo le realità esteriori per mezzo del  nostro  senso. Veramente non m' è possibile entrare in questa
qui d' accennare, che la realità esterna cade nel  nostro  sentimento colla sua azione, immutando appunto il nostro
nostro sentimento colla sua azione, immutando appunto il  nostro  abituale sentimento con violenza, cioè con una forza
che non siamo noi stessi quelli che modificano lo stato del  nostro  sentimento, e tuttavia il sentirlo modificato, ci fa
esterna. Ma questa modificazione del tenore abituale del  nostro  sentimento per sè sola presa non contiene la cognizione
precedenti, non incomincia se non a quel momento in cui il  nostro  spirito intelligente afferma la forza reale che ci
cosa sensibile, come è appunto la forza che modifica il  nostro  sentimento, noi predichiamo l' esistenza di questa cosa, e
Quando noi la sentiamo, allora è il momento che cessa il  nostro  dubbio, e mentre prima dicevamo tra noi stessi: può e non
ciò che la cosa reale contiene, solamente che l' animo  nostro  non sa ancora se quella realità sia o non sia, cioè
sussistere. Dunque rimane a spiegarsi, onde lo spirito  nostro  s' induca a giudicare che sussiste. Ma anche questo fu da
E che fa poi la percezion sensitiva? Provoca lo spirito  nostro  a pronunziare quel sì, col quale egli afferma. Ma quando
dell' esistenza d' un reale è inerente all' animo  nostro  alla foggia degli abiti, che sono quasi nuove potenze che
le immagini dei reali veduti non rimangono elleno nel  nostro  spirito e non suppliscono alle sensioni che avemmo durante
dai nostri sensi? - Sì, anche le immagini che rimangono nel  nostro  spirito entrano in parte a formare la cognizione nostra de'
e propria di lui solo, egli si abbia d' operare nel  nostro  sentimento, quali effetti egli valga a produrre tali che
che egli può esercitare in quella maniera che dicevo, nel  nostro  sentimento. - Avete ragione, o signori, e però io mi
di positivo nelle cose è quel tanto di loro che cade nel  nostro  sentimento. A molti tutto ciò sembra poco, sembra loro che
vestite, a sostenere l' una e l' altra tesi pro o contra al  nostro  assunto, dimostrando prima che è un restringere
Ma noi non vogliamo nè dobbiamo, o signori, perdere il  nostro  tempo a sfoggiare ingegno cavilloso e sofistico; ma dee
a sfoggiare ingegno cavilloso e sofistico; ma dee esser  nostro  ufficio e professione costante cercare modestamente il
da noi immediatamente, noi abbiamo quella cognizione del  nostro  sentimento che si chiama cognizione percettiva . Questa
razionali . Quando pensiamo così noi stessi, l' oggetto del  nostro  conoscere è un ente del tutto determinato. Noi abbiamo
sono l' opera della riflessione che viene appresso. Se il  nostro  sentimento fondamentale si modifica, essendo egli
il pensiero. Se dunque noi pensiamo le modificazioni del  nostro  proprio sentimento, abbiamo una nuova cognizione, di natura
soggetto con altri accidenti. Ma bene spesso il sentimento  nostro  si modifica soffrendo violenza, cioè sperimenta una forza
da noi, che s' applica a noi, e che muta la condizione del  nostro  sentire. Se una forza agisce nel sentimento nostro e lo
del nostro sentire. Se una forza agisce nel sentimento  nostro  e lo immuta: dunque, può essere in noi una forza, un'
tra le cose; poichè l' agente è sostanza. Se dunque nel  nostro  sentimento cade una sostanza straniera, il sentimento dee
Noi l' abbiamo veduto, l' oggetto di esse non è che il  nostro  sentimento, o ciò che cade nel sentimento. Dunque tutto ciò
di positivo si riduce finalmente a ciò che si comprende nel  nostro  medesimo sentimento. La riflessione lo lavora certo a suo
è positiva; qualora si tratti di cosa che non cadde nel  nostro  sentimento, come sarebbe l' angelo, l' essenza conosciuta
me lo sapete dire: tutte quelle, che non somministrano al  nostro  pensiero niente di ciò che abbiamo sperimentato nel
realità e le sue modificazioni o ciò che si commisura col  nostro  sentimento; e noi come esseri reali siamo limitati,
e l' essere cognizione viene al medesimo. Laonde nel  nostro  discorso, miei signori, non si possono distinguere due
operare il bene; a provvedere alla nostra conservazione, al  nostro  sviluppo, al nostro perfezionamento, sì fisico che
alla nostra conservazione, al nostro sviluppo, al  nostro  perfezionamento, sì fisico che intellettuale e morale, e
virtù e felicità, che è il fine nostro. Perchè il fine  nostro  essendo soggettivo, cioè fine di noi soggetti, e le
e le operazioni nostre e i mezzi coi quali ottenere il  nostro  fine essendo pure tutte cose soggettive, ci ha mestieri di
dette innanzi intorno all' ente in universale pel presente  nostro  bisogno chiariscono la cosa abbastanza per chi ci medita.
hanno d' uopo d' essere trasferite coll' atto del pensar  nostro  in ciò che è oggetto per sè e loro contenente quasi in un
per esser da noi conosciuta: che dunque dee precedere nel  nostro  spirito ciò che è oggetto per se stesso, l' ente in
già veduto che cosa egli è in sè stesso, ma all' uopo  nostro  dobbiamo darne una definizione che ne esprima l' uso.
ci confessano che l' oggetto della intuizione primitiva del  nostro  intelletto è appunto Iddio; e di ciò menan vanto, e
intrinseco della realità? Mai no; che anzi tutto il  nostro  studio consiste in tener separata l' idealità dalla realità
al possibile che è l' esemplare. Dunque nel sistema  nostro  non si predica del reale finito che cade ne' nostri sensi
reale, involge, come sua condizione intrinseca, che noi nel  nostro  interno affermiamo la sussistenza di quella cosa. E appunto
altro non sono finalmente che Dio; l' oggetto del  nostro  conoscere è sempre Dio, anche quando conosciamo i corpi e
se faccio entrare questo personaggio) l' oggetto del  nostro  conoscere è sempre Dio; Dio stesso è il termine immediato
che il Padre Enfantin non serebbe l' ultimo ad assalire il  nostro  bandierajo, e torgli di mano l' insegna, perchè io
Siamo qui solamente per esaminare una verità importante al  nostro  studio, per riconoscere con mature ed imparziali
possa professare più apertamente il panteismo; ma poichè il  nostro  signor Gioberti fa almeno le mostre di voler giostrare
ad introduzione della sottile disamina, piglieremo a  nostro  pro un avvertimento che ci dà lo stesso Gioberti, ed è
dicevo, è ciò che nella prossima lezione servirà di tema al  nostro  ragionamento. Avete veduto, o signori, in qual maniera il
scuole, ma si deve trovarla in Dio, che è l' oggetto del  nostro  intuito; imperocchè che cosa è la materia del sapere, se
divino ed ideale, l' altro contingente e reale ricevuto nel  nostro  sentimento; da due elementi, dico, che un giudicio dell'
formi un oggetto solo al tutto indivisibile, oggetto del  nostro  intuito, il quale è la sostanza delle cose, ed è Dio
di maniera che Iddio riesca sempre il termine immediato del  nostro  sapere. Così egli la discorre. [...OMISSIS...] Voi avete
tra' piedi, senza che fosse propriamente l' intento del  nostro  ragionamento. Noi volevamo far osservare che il Gioberti
che quando conosciamo un reale contingente, l' oggetto del  nostro  conoscere sia Dio stesso ». Ora è questa seconda questione
conosciamo i reali contingenti, allora l' oggetto del  nostro  conoscere è lo stesso Dio, altro non è che un
quando noi conosciamo un corpo, abbiamo per oggetto del  nostro  conoscere la materia delle forze finite, e se non avessimo
avessimo questa materia delle forze finite per oggetto del  nostro  atto conoscitivo, non conosceremmo mai un corpo. In secondo
stesso: ma in tal caso, quando noi conosciamo un corpo, il  nostro  conoscere avrebbe due oggetti e non un solo, l' un oggetto
delle forze finite sarebbe l' oggetto precedente del  nostro  conoscere e il contenente; e Iddio, ossia l' Idea sarebbe
un solo ed unico oggetto del sapere, come vuol provare il  nostro  filosofo. Che se la materia creata forma una cosa sola
cioè se quando conosciamo un corpo, l' oggetto del  nostro  conoscere fosse bensì composto di forma e di materia, ma la
l' oggetto del conoscer nostro, anche quando il conoscer  nostro  ha per oggetto la materia creata, egli non avrebbe
di trapiantare almeno le frasi, se non i concetti, nel  nostro  suolo. Cominciamo adunque subito, se vi piace, a leggere
necessario, e non mai contingente. Se si prenda nel senso  nostro  come distinto da ogni realità, e qual semplice lume
solo, e se l' uno non è forma dell' altro, come poi dice il  nostro  Filosofo, che quando conosciamo un corpo, l' oggetto
ed in tal caso come può essere che la causa, che nel caso  nostro  è Dio, formi un oggetto solo del conoscere umano col suo
che è l' effetto non necessario, ma libero di quella? Ma il  nostro  autore soggiunge: queste due cose, Iddio e la creatura,
Dio si distinguono. Or come, se la cosa è così, può dire il  nostro  eloquente scrittore, che quando conosciamo un corpo, Iddio
che quando conosciamo un corpo, Iddio è l' oggetto del  nostro  conoscimento, e non solo quanto alla forma, ma ben anco
vedono i comprensori celesti, al che ripugna il fatto del  nostro  modo di conoscere per via d' idee molte e distinte. Ma
del corpo, niente avrebbe egli ancora guadagnato; chè il  nostro  discorso non è mica v“lto a spiegare l' idea del corpo, ma
quello dei celesti comprensori non è il modo del conoscer  nostro  sperimentale, non è quello che noi trattiamo di spiegare, e
quella lode che agli onesti è sì cara. Procede adunque il  nostro  Filosofo tutto sul gratuito e sul falso. Ma non fermiamoci
che cosa sarà, miei signori? S' accalappia dunque il  nostro  Filosofo ne' suoi stessi ragionamenti, e precipita nella
(che che ne sia dello scetticismo che non appartiene al  nostro  discorso); e che all' incontro costruire l' edificio della
nel mondo della Filosofia. Ma entriamo direttamente nel  nostro  argomento. E cominciamo dall' osservare che pel signor
[...OMISSIS...] . Fermiamoci dunque qui, e vediamo come il  nostro  Filosofo faccia nascere le cose create, perocchè questo ci
una rivelazione di cose » » come espressamente la chiama il  nostro  Filosofo (2)? E` forse questo il dogma cattolico della
Dio; all' incontro l' ente possibile che s' immedesima col  nostro  spirito, come vedemmo, è oggetto della riflessione. Ora fra
unicamente dalla diversa maniera colla quale lo spirito  nostro  vede lo stesso oggetto. Se dunque l' oggetto è lo stesso,
è l' ente finito, l' ente astratto e possibile, quale è nel  nostro  spirito, e s' immedesima col nostro spirito stesso; onde
possibile, quale è nel nostro spirito, e s' immedesima col  nostro  spirito stesso; onde accagiona il Rosmini di soggettivismo,
inteso, miei signori, rimedio che apporta a tant' errore il  nostro  Gioberti. Egli ci fa osservare che il centro non istà senza
l' ordine delle cose contingenti non differisce, secondo il  nostro  Filosofo, di sostanza dall' ordine assoluto, ossia dall'
e menzognere di cui i panteisti appunto, massime del  nostro  tempo, fanno uso, come c' insegna lo stesso Gioberti. Alle
mai per conoscerlo simile alle creature. Dice adunque il  nostro  filosofo, che l' Ente possibile conviene a Dio ed alle
delle idee che cozzano nell' ardente immaginazione del  nostro  oratore; ma finalmente non rimarrà sempre il panteismo
venirne a capo, noi dobbiamo richiedere che cosa intenda il  nostro  Filosofo per idealmente, che cosa per idea, da cui viene la
insegna che tutte le cose sono idee (1); che lo spirito  nostro  afferra non solo l' Ente (Iddio), ma anche l' esistente (le
la parola idealmente dee avere un valore nel sistema del  nostro  Autore identico alla parola realmente (1). Non lasciamoci
scrupolo menzognera come tutte le altre, perocchè quando il  nostro  Autore dice che « « la realtà finita si contiene idealmente
proposto di esaminare in questa lezione che cosa intende il  nostro  Filosofo sotto la parola di creazione, a cui egli ricorre,
. E bene, questo ci appiana la strada ad intendere come il  nostro  Autore attribuisca la creazione all' idea . E posciachè l'
meraviglia, miei cari signori, molti luoghi dell' opere del  nostro  Filosofo, che altramente riuscirebbero oscuri e
renderà or chiaro perchè voi vi scontrate negli scritti del  nostro  Filosofo in tante identificazioni. Identico è per lui l'
una sua parte l' atto creativo, ciò che pure sostiene il  nostro  Filosofo. Egli dice in fatti, che [...OMISSIS...] ; il che
panteisti, dichiaro non mancare nè pure questo carattere al  nostro  Filosofo. Noi l' abbiamo veduto, ma suggelliamo la serie
cosa: ed ecco esclusa la creazione, ecco caduta di mano al  nostro  Filosofo anche questa parola, quest' arma impotente colla
stesse idee. Così c' insegna il Gioberti. In un luogo il  nostro  Filosofo, dopo aver detto che [...OMISSIS...] , segue a
di una cosa, per esempio d' un arbore, è chiamata dal  nostro  Autore [...OMISSIS...] . Ma questa attuazione estrinseca
si raccoglie, miei signori, dalla definizione che il  nostro  Filosofo ci dà poco appresso del possibile, definendolo:
effettuata . Tale è il concetto della creazione del  nostro  Filosofo. Da tutti i lati spiccia la stessa conseguenza, lo
NELLA SOSTANZA del loro oggetto » », giusta la dottrina del  nostro  Filosofo (4). Onde, le creature sono apprese come
sulla ricerca che continuamente facciamo, se il sistema del  nostro  Filosofo ontologista sia netto e puro di panteismo, com' ei
, ossia nella loro radice obbiettiva. Udite ora come il  nostro  Filosofo applichi la sua teoria della creazione a spiegare
importante l' argomento, e che noi non abbiamo perduto il  nostro  tempo invano. Avrei desiderato che Vincenzo Gioberti fosse
però atta a caratterizzare e distinguere nell' intendimento  nostro  quella cosa fuori d' ogni altra. Richiedesi adunque che
essere conforme al divino volere, che alcuni del minimo  nostro  Istituto si rechino in Inghilterra per esercitare in quella
io possa regolar meglio questa lontana parte del minimo  nostro  Istituto, e non vi potranno mancare i consigli che da me
mettere importanza, è solamente in praticare la virtù. Il  nostro  Istituto non fa conto che di questa, e poco gli importa la
di questa, e poco gli importa la scienza. Lo spirito del  nostro  Istituto dice con S. Paolo, « scientia inflat », e
umiltà. Vi stia ben nell' animo che tutto il fondamento del  nostro  Istituto posa sulla distruzione del cattivo amor proprio.
conoscere ed adempire. Ma quando la dolcissima volontà del  nostro  Dio ci impone qualche sacrificio grave alla natura, oh
visibili per creare dentro di noi le invisibili, toglie dal  nostro  cuore gli oggetti terreni per darcene uno eterno, immenso,
teneramente, e fra breve spero di vedervi. Che il Signor  nostro  Gesù Cristo crocifisso sparga nel vostro cuore una gocciola
e con coerenza , non con ismancerie e con artifizi.  Nostro  Signore, che come Dio è la verità stessa, come uomo n' è il
niente può esser negato dal Padre, e il quale pur disse a  nostro  conforto: « Rogavi pro te, Petre, ut non deficiat fides tua
false premesse. Calmate, io ve ne scongiuro per amore del  nostro  comune Signore Gesù Cristo, quell' agitazione che v'
Giudicate questo motivo colle massime e cogli esempi del  nostro  divin Maestro, e vedrete quanto poco vale. D' altra parte
nostra natura sensitiva e l' orgoglio ancor più cieco del  nostro  ingegno. Come nell' ordine morale giace in noi stessi una
vi avesse peccato. Fuori di questo caso, taccia il  nostro  intelletto davanti a ciò che viene comandato, non giudichi,
affannare l' animo, pensando che è troppo scarso il  nostro  amore verso il bene infinito che dobbiamo amare, perciò ci
cieca, un amore intensissimo che noi avessimo verso il  nostro  Signor Gesù Cristo; perocchè questo infiammato amore ci
inganniamo? Quando invece di cercare ciò che è meglio pel  nostro  fine, cioè a dire per l' acquisto della virtù, della
quanto la cosa comandata è più ripugnante e contraria al  nostro  senso proprio ed al nostro proprio giudizio? E se Gesù
è più ripugnante e contraria al nostro senso proprio ed al  nostro  proprio giudizio? E se Gesù Cristo ci ha insegnato che la
della ubbidienza cieca, ma vedremo di più che, povero il  nostro  naviglio, se avesse per proprio conduttore noi stessi e la
del genere umano, e insegnandoci ad invocare il Padre  nostro  , ci fè riconoscere tutti per fratelli ». Niente di più
ebbe virtù di mettere in sulle labbra degli uomini il Padre  nostro  , parola che non poteasi pronunziare senza la dottrina
la sua preziosa amicizia, e mi saluti il veneratissimo  nostro  don Alessandro. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.39 Il mio
ragioni primarie e sublimi, e che formano la base del  nostro  Istituto, danno gran pace al cuore e fanno andare innanzi i
avviso. L' Istituto pregia sopratutto l' umiltà; e se un  nostro  compagno che non può fare la mortificazione, riceve quella
dee essere simile a quello di Gesù Cristo in sulla croce,  nostro  maestro ed esemplare. Ha forse detto Gesù Cristo al suo
mani vi siete messo coi sacri voti e colla professione del  nostro  Istituto), allora dovete stare costante e quieto in quelle
Questo abbandono nella divina Provvidenza è essenziale al  nostro  Istituto, e non si dà vero sacrificio, non si dà vera
essenza della nostra professione. Abbandoniamo ogni altro  nostro  pensiero e desiderio fuor di quello di divenire veri membri
1.40 Non dubito che la bontà e misericordia del Signor  nostro  non voglia da voi una sempre maggior perfezione. Quel
da voi una sempre maggior perfezione. Quel tenerissimo  nostro  amico e Sposo picchia incessantemente alla porta del nostro
nostro amico e Sposo picchia incessantemente alla porta del  nostro  cuore; vi entra se noi gli apriamo, e vi entra per renderlo
hic fame pereo! » Alla nostra casa adunque, alla casa del  nostro  Padre! e vi troveremo ogni cosa che ci bisogna: gli
ma noi possiamo contare talmente sulla tenerezza del  nostro  Padre Iddio, che da lui stesso possiamo aspettare fin anco
veri amici. Farò pregare, pregherò; voi pure pregate. Il  nostro  caro Signore e la dolce nostra Madre, stiamone certi, ci
impegnarla ad accendersi di maggior tenerezza verso il  nostro  Signor Gesù Cristo, riflettendo ch' Egli La dispensa così
dobbiamo non solo amarne quella bellezza che dimostra al  nostro  intelletto ( « agnoscere veritatem »), ma ben anco
per le opere della gloria di Dio e per la dottrina vera del  nostro  Signore, state pur certo che non avrei risposto nè pure una
io credo che sia questo da me adoperato, e di cui  nostro  Signore e tutti i Santi ci hanno dato l' esempio. Fino che
mansuetudine e vera carità anche il parlar forte, e che il  nostro  divino Maestro non era meno mansueto nè men umile
fare tutto ciò che è più conforme allo spirito del divin  nostro  Maestro: e chi può dubitarne? Tutto il resto è inganno e
solita cordialità. Non è però solo il darvi notizia del  nostro  viaggio lo scopo di questa mia, ma ancora il fare qualche
ladri i venditori nel tempio. Voi dite poscia, che il  nostro  divin Maestro poteva usare degli epiteti umilianti come ne
la cosa, vi accorgerete che non si può dire che  nostro  Signore nella sua prima venuta abbia mai operato per
che solo desidero, a conoscere senza inganno alcuno il  nostro  Signore e ad imitarlo con sincerità e pienezza. Pregate
si svelano, non è che un bene che si fa alla Religione. Il  nostro  Dio è Dio di verità, e il Maestro nostro è la verità in
alla Religione. Il nostro Dio è Dio di verità, e il Maestro  nostro  è la verità in persona. Ma pur troppo al mondo si ama poco
chiamato da Dio? Non sapete ancora quale sia la scuola del  nostro  Signor GESUÙ Cristo, in cui vi trovate? E non intendete voi
delle loro intenzioni, quando l' umiltà è il precetto di  nostro  Signor Gesù Cristo, che dice: « nolite iudicare ». Ah, mio
entrata nè l' umiltà, nè l' annegazione, nè la carità del  nostro  Signor Gesù Cristo! Altro è credere di amare i propri
della natura, insegnata al mondo dal solo Verbo Incarnato  nostro  unico Maestro di verità, qual mai dubbio che vi mostrereste
possiamo mai esser sicuri di nulla, e che Iddio solo è il  nostro  giudice, che col suo sguardo acutissimo vede tutto, e se il
giudice, che col suo sguardo acutissimo vede tutto, e se il  nostro  cuore è retto o non è retto, vede le magagne, e Dio non
prodotta dal peccato. Basta che nel fondo dell' animo  nostro  portiamo la rassegnazione e l' uniformità al volere divino,
ha detto: [...OMISSIS...] . Io non cesso d' innalzare al  nostro  Padre quella stessa preghiera che gl' innalzate voi: « da
natura; chè ella non desidera oggimai da noi, se non il  nostro  vero bene, e si rallegra solo in veggendoci fare atti di
al cuore di carne, come un' occasione dataci dal Signor  nostro  ed un avviso acciocchè ci disinganniamo vie più delle cose
intanto la parola di Dio; e quand' anco egli non riesca  nostro  membro, egli porterà via quel seme che forse frutterà un
che ha dell' umano. Siamo pazienti e longanimi, e il  nostro  Signore ci proteggerà. Col dirvi questo, non intendo
sue creature. Guai a confidare in noi stessi! ma quanto al  nostro  Dio non ci stanchiamo di dire: « In te Domine speravi, non
precipua delle parole e mai studiata abbastanza, nel caso  nostro  è la chiarezza: chiarezza di elocuzione, chiarezza di
l'opera associata di tutti? Come ribellarci contro il  nostro  non avere raggiunto ancora ciò che costituirebbe l'ultimo
raggiunto ancora ciò che costituirebbe l'ultimo gradino del  nostro  Progresso terrestre, quando cominciamo appena a balbettare,
illusione per uno che è chiamato alla vita religiosa, nel  nostro  Istituto massimamente, il voler vivere senza ubbidienza!
e tranquillamente nelle amorosissime mani del Signor  Nostro  GESU` Cristo, dicendogli con pieno contento, « in manibus
venire che da un albero malvagio, cioè dal demonio. Questo  nostro  nemico è scaltro, e noi dobbiamo essere molto prudenti per
i ragionamenti sottili che insinua il demonio nell' animo  nostro  per distaccarci dalla fede alla parola di Dio. Come potremo
la lettura del Vangelo, che contiene le proprie parole del  nostro  Signore, le quali hanno una grande efficacia sull' anima.
più del ricco dal liberalissimo Signore, e il Signore  nostro  più si glorifica colla sua liberalità verso i malvagi. Onde
vita interna. Molti altri mezzi ci somministra la bontà del  nostro  Signor GESU` Cristo per abbattere la nostra superbia e
che io vi dica di più? pretendete che io sia di più di  nostro  Signore? « Non est discipulus supra Magistrum ». Tutto
Provvidenza dispone ogni avvenimento piccolo e grande per  nostro  bene: onde non ci è maggior gioia che il conoscerla, che l'
facendone sentire il difetto a S. Maestà, il religiosissimo  nostro  Sovrano. Or fino che non si potesse ottenere sì
divina Provvidenza, perchè non v' ha niente di più caro al  nostro  Signor Gesù Cristo che l' amare ed il fare del bene al
avviene nell' anima nostra, o che fa l' anima nostra. Il  nostro  bene è fuori di noi, è Dio in sè stesso e nel prossimo.
il « Nuovo Testamento », specialmente le proprie parole di  nostro  Signor Gesù Cristo, che hanno una soavità e forza infinita,
questo, che altro non mi muove che quella carità del Signor  nostro  in cui ritrovo contenuto ogni bene. Credo però d' avere ora
Gesù Cristo, perchè dicevano: « non siamo ancor morti, il  nostro  martirio non è ancor consumato ». In terzo luogo, per
sacrificio di se stessi, come l' ha fatto Gesù Cristo per  nostro  amore e per nostra salvezza, adempiendo così il precetto di
ai nostri prossimi con fatica, umiliazione, e patimento  nostro  proprio: purchè sopra tutto anche in tali esercizi abbiamo
affetti del cuore, perchè anche noi saliamo coll' ali del  nostro  spirito e della nostra fede fino a lei e, se ha bisogno
fare ad un tempo, secondo la disposizione e l' invito del  nostro  cuore. Poichè anche quando le virtù conosciute delle
di bene, fiat, fiat! Oh adesione fortunatissima del  nostro  volere col volere sommamente buono, unicamente buono e
può essere ammesso chi sia della luce men puro: il Signor  nostro  Gesù Cristo nella sua immensa bontà ci ha lasciati anche i
Carità all' Ordine gerarchico, ella è un punto capitale del  nostro  Istituto. Ho ben veduto che un Istituto generale non
tutti, acciocchè sia fatta in terra la volontà del Creatore  nostro  com' ella è fatta nel cielo. Non badi alle parole ancorchè
ma non mai e poi mai al fine ultimo ed assoluto, all' unico  nostro  fine, a quello che è vero fine, e da cui tutti gli altri
leggendo nella cara vostra del 12, ieri pervenutami, che il  nostro  carissimo fratello Giov. Battista Boselli sta per
della mercede. Sì, io lo conobbi intimamente questo caro  nostro  fratello, che fu uno dei primi, di cui gustassi lo spirito:
finalmente perchè esaudisse l' orazione che nel suo seno il  nostro  felice compagno gli rivolgesse per noi che lasciò quaggiù
Ma nel mentre che la virtù, la fortezza, la generosità del  nostro  compagno ci brilla dinanzi agli occhi più bella e più
mancare al suo dovere? E` questo l' esempio che il divino  nostro  Capitano Gesù Cristo lasciò a coloro che si arrolarono al
maniera di spirituali esercizi, risuscitando nell' animo  nostro  abbattuto i sentimenti della fede, la quale se viene meno e
fede, la quale se viene meno e vacilla, è indeclinabile il  nostro  affondare nell' onde. Conviene scuotersi ed operare più
comune la pastorale carità, che è tutta carità verso il  nostro  Signore Gesù Cristo. Ascoltate dunque, ed applicatelo a voi
lettera, non parmi che Ella bene interpreti le parole di  Nostro  Signor Gesù Cristo. Egli disse beati i poveri di spirito,
possibile, pregandola di assicurare di ciò il Santissimo  Nostro  Padre e la Sacra Congregazione. [...OMISSIS...]
affare, vi mando copia della relazione che ne ho data al  nostro  buon amico il Cardinale Castracane, raccomandandovi nello
alla presidenza Brignole, sempre avverso alle cose del  nostro  Istituto, e per consultore si adoperò Secchi7Murro: niuno
ordine divino. Laonde di questa stessa grazia del Signore  nostro  ho gran cagione d' umiliarmi e di essergli grato senza
non ci pregiudica, ed anzi ci può aiutare ad ottenere il  nostro  fine. Se questo è un disonore presso gli uomini, che
GESU` Cristo. Quando il Papa mi annunziò il cardinalato, il  nostro  caro e santo fratello Gentili mi scriveva queste belle
mio, si ricordi della porpora di cui coprirono le spalle di  nostro  Signor GESU` Cristo : egli parlava forse in ispirito quasi
parlava forse in ispirito quasi profetico. Spero che il  nostro  caro Istituto non soffrirà alcuna scossa da questo
dall' alto. Una somma bontà e sapienza il tutto dispone per  nostro  bene e per la sua gloria. Quindi ho benedetto il Signore
cose nelle quali egli vuole essere da noi servito. Il  nostro  caro fratello D. Luigi fu profeta, quando, udita la
ogni giustizia, secondo l' esempio datoci dal Signor  Nostro  Gesù Cristo. Questa giustizia voleva che io mi
di Cristo: e noi, che altro non vogliamo, esultiamone.  Nostro  Signore, che non dà mai un peso a portare senza aggiungere
di adorazione e di amore; e se la tardità e durezza del  nostro  cuore di carne non può toccare il fondo di questo abisso,
quasi in abito deve supplirsi colla conoscenza del difetto  nostro  e colla umiltà che ne consegue. Così avremo l' inalterabile
perduto. Ma veramente ardua cosa è mantenere lo spirito  nostro  così sollevato, e anzi ella è opera della grazia e della
di sangue, o sulla croce con un valido clamore, siccome  nostro  vivo modello, in cui ci sforziamo continuamente di
molto e, se non lo facciamo da vero, veniamo meno al  nostro  dovere, falliamo al nostro fine, ci pasciamo di vento, non
da vero, veniamo meno al nostro dovere, falliamo al  nostro  fine, ci pasciamo di vento, non possiamo avere quella
è giusto che ne prendiamo orrore; ma se guardiamo al  nostro  Creatore e Redentore Iddio, è impossibile (colla sua
alle persone, reprimiamole, mio carissimo, per l' amore del  nostro  Dio; perchè esse sono un difetto, e ci rubano la dolcezza
rallegra per l' amor che ci porta, cioè perchè vede che il  nostro  patire generoso ci ammigliora e ci perfeziona, giacchè la
se si può, e quando usati tutti i mezzi che sono in  nostro  potere, non si riesca, per licenziare dall' Istituto gli
coll' esercizio delle opere di carità è l' intento del  nostro  Istituto; epperò noi non dobbiamo essere appagati fino a
prossimi coi quali parliamo o trattiamo, proponendoci nel  nostro  trattare o parlare coi prossimi, di esser loro utili in
poi gran frutto. Circa quello che mi domanda, se nel  nostro  Noviziato ella potrebbe attendere per quattro o cinque mesi
si farebbe difficoltà. Perchè quantunque siano esclusi dal  nostro  Noviziato, ordinariamente parlando, gli studi severi,
proprio, il quale noi dobbiamo scoprire e combattere, come  nostro  infaticabile nemico. Fondiamoci, mio carissimo Marco, nel
poi considero che tali cose sono permesse da quell' Eterno  nostro  Signore e Creatore, senza il cui volere niente si fa, nè in
onde anche questo solo pensiero basta a dare all' animo  nostro  pienissima tranquillità e dirò anche consolazione in ogni
fra questi vantaggi le lodi pur troppo sempre pericolose al  nostro  amor proprio, colle quali in voce e in stampa molti
tutto quello che si può da noi, per riscaldare in essa il  nostro  cuore e acquistare un gran zelo della maggior gloria di
il progresso continuo e indefinito, nella fede al quale il  nostro  secolo si distingue da tutti i secoli antecedenti. Perocché
coordinare le idee intorno ad un principio è connaturale al  nostro  intelletto. In primo luogo, tutti li objetti delle nostre
in quanto sono benèfici veri alla parte materiale del  nostro  vivere, ma è in quanto agitando e rinnovando i sistemi
in codesta loro apparente ruina d'associarsi a noi e al  nostro  avvenire. Laonde un popolo ch'esca appena dalla barbarie ed
Bretagna - proteggetemi: il mio battello è sì piccolo e il  nostro  Oceano così grande! E quella preghiera riassume la
in gruppi, in nuclei distinti l'Umanità sulla faccia del  nostro  globo e cacciava il germe delle nazioni. I tristi governi
nei quali si divide in oggi l'Italia non sono creazione del  nostro  popolo: uscirono da calcoli d'ambizione di principi o di
mente dalle altre cose e occuparla solo nell' oggetto del  nostro  amore o dell' odio: di cui avviene che quegli che ha troppo
della nostra religione si spande vie più largamente nel  nostro  intelletto. Non si contenta di mostrarci in che ordine noi
tutte le cose, se non ci apre altresì il modo nel quale il  nostro  spirito può aggiustarsi compiutamente all' ordine
consegua perfezione e ordine, è cosa a cui giunge anche il  nostro  naturale ragionamento; già mosso e svegliato dai raggi
Religione. Quello a cui fare non giunge virtù naturale di  nostro  spirito è a vedere il modo secretissimo, onde può l' uomo
primo si consegua, cioè per cui quasi direi cadano sopra il  nostro  spirito i raggi della verità delle cose, e vi si
della carità si debba adempire tenendoci incorporati al  nostro  mediatore, l' abbiamo da lui medesimo quando ci disse, il
che per quel limite che ha ricevuto dalla propria natura il  nostro  spirito, quanto più attende ad una cosa, tanto sia minore
di questo desiderio. Restringendo perciò l' animo  nostro  a quello che concedono i tempi, si possono quelle quattro
sembrami dover notare un errore dannosissimo e reso al  nostro  tempo quasi universale, che il più gran pregio di un libro
scuole elementari, e ancora nelle prime quattro scuole del  nostro  Ginnasio, questi studi abbracciano due parti: 1 i mezzi
questi argomenti, dall' altra la scarsezza di quelli che al  nostro  uopo s' acconcino. Ne nominerò tuttavia alcuni, non
contengono. Potrebbesi usare in luogo della prima parte il  nostro  catechismo; e foggiar la seconda sulle « Istruzioni per la
di M. Tassoni; la sesta sugli scritti di que' due lumi del  nostro  secolo, il conte De Maistre, ed il sig. Bonald. Ma tali
nè suppone le precedenti, come vorrebbe avvenire nel  nostro  concetto, acciocchè chi studia, poniamo, la Religione come
noi nel mezzo alle loro contese, che mette insomma il  nostro  ingegno in azione; e che il fa venire alle verità da se
altresì spontanea e pura, la quale nasce dalla verità del  nostro  stato umano, ed è tutta ad esso conforme e decente. Essa
ma dipendentemente da noi: la concederemo quando, a  nostro  giudizio (notate bene: a nostro giudizio come appunto dite
la concederemo quando, a nostro giudizio (notate bene: a  nostro  giudizio come appunto dite voi) sarà opportuno il
universale di tutti gli uomini probi e onesti accusa il  nostro  secolo d' uno spirito di materialismo (1), che guasta
generose che vogliono far del bene, e, per non uscire dal  nostro  argomento, vogliono istituire e mantenere del proprio
la loro sentenza, fino che abbiano inteso l' intero  nostro  pensiero: dopo aver letti questi nostri cenni fino alla
d' un onesto guadagno, un sentimento di beneficenza. Ma il  nostro  discorso essendo rivolto a dichiarare come un savio Governo
per cristiano e pio che egli sia (così egli espose il  nostro  concetto), insegnando qualche cosa della religione, sarà
qualche parte essenziale dai primi ignorata. Ma il  nostro  discorso è tutt' altro, perchè riguarda la sola verità
noi questa dottrina, nè siamo disposti per piacere al  nostro  articolista da rinunziarvi. Quest' unico Maestro del mondo
dire nella scienza della salute. Ma non così la intende il  nostro  articolista [...OMISSIS...] . Parlate del diritto di
Cristo. Tutti questi principii, di cui si fa banditore il  nostro  articolista, principii quanto perniciosi, altrettanto privi
Già il protestante Sismondi esprimeva il pensiero, che il  nostro  articolista ora ricopia, cioè che la morale sia una
Conchiudiamo con le parole del Manzoni citato dal  nostro  articolista. [...OMISSIS...] I diritti della Chiesa
e non la Chiesa allo Stato (1). Benchè non sia questo il  nostro  concetto, tuttavia potremo rispondergli, che le guarentigie
insegnamento, che essa ha ricevuto da Gesù Cristo? Ma il  nostro  articolista ha egli neppure la facoltà di parlarci di
e nega gli ultimi principii delle cose. Tale è questa del  nostro  tempo. - Tutto si è negato, tutto posto in dubbio
loro seguace, privo di metodo. Conclusione. - Essere  nostro  intendimento di ristaurare il metodo filosofico in tutta la
quanto dice Galuppi nella citata lettera contro il  nostro  sistema. 4 Quelli che riducono il ragionamento alla stessa
riflette, e in tutto si edifica. Sono adunque nello stato  nostro  utili i libri, se di essi sappiamo nutrire lo spirito.
manca mai. La principal cosa adunque è di rendere l' animo  nostro  capace della istruzione. Senza di questo nè pure un uomo
che un Direttore ci potrebbe apportare. Quando disse il  nostro  Signore: « Se alcuno vuol venire dopo di me, anneghi se
persona che ci diriga, cioè nel soggettamento elettoci per  nostro  volere, e nel facilitamento che tiriamo da' suoi consigli a
Sono oltrecciò queste anime giovani e innocenti, di cui il  nostro  Signore parlò con sì grande affetto, [...OMISSIS...] . Ecco
Perciocchè in Daniele leggiamo: [...OMISSIS...] . Al  nostro  tempo (diciamolo senza riguardo) si sogliono prendere
se stessi compito il mio gaudio » (7), cioè « il gaudio del  nostro  Signore » (.). Quanto a' buoni, anche Ezechiello preso
dolore, ce ne verrà grande allegrezza, e « il gaudio  nostro  sarà compito ». E si avverranno queste cose prosperamente
scopo spirituale, che in esse vi mette. Anzi col lume del  nostro  unico maestro traggo avanti il mio discorso, e vi dico a
questa somma e incommutabile massima della dottrina di  nostro  Signore, che ad ogni uomo conviene attendere alla
vizi. Finalmente mostrerete con bel modo come il  nostro  Signore apportò veramente a noi, per così dire, la pietra
nel Vangelo si vede che faceva quasi sempre il sommo  nostro  Maestro. Alla stessa maniera sappiano di tutte le parti
e in mille luoghi colla stessa immagine c' indolcisce il  nostro  divino Salvatore la morte. Quindi anche presso noi
fermamente l' avviso, che il conoscere bene addentro questo  nostro  stato, sia il nerbo di tutta la cristiana istruzione. Oh!
espressa dall' Apostolo con dire un solo Signore . E questo  nostro  Signore, come spiega egli stesso nella prima a' Corinti, è
stesso nella prima a' Corinti, è GESU` - « E il solo Signor  nostro  Gesù Cristo » (1) è veramente il capo , come dice di sotto
acciocchè riconosciamo l' amore, che ci vuole mercè del  nostro  capo, e i doni che dobbiamo aspettare di ricevere da Cristo
reale avesse esempio il mistico. Poichè adunque questo  nostro  capo è della grandezza perfetta, così debbono ancor le
noi lavata ogni colpa ed imperfezione, e quando cesserà il  nostro  tempo di crescimento, allora saremo quei membri di giusta
In tutte le cose dell' universo si può sentire la voce del  nostro  maestro Gesù. [...OMISSIS...] Quando nella primavera si
ricolta; veniamo in noi eccitando i santi desiderŒ del  nostro  fine, e i sospiri verso quel celeste ripostiglio, dove
mali, cogli avvenimenti a seconda ed a ritroso del cieco  nostro  ed avventato volere! Quest' è un campo, ove fare voi
interiore, che ne riduce alla bella perfetta conformità del  nostro  volere col divino senza mai prevenirlo, ma susseguendolo
anzi egli con voi. Oh famigliarità che aveano col  nostro  Signore! Oh santissima dimestichezza, vera fratellanza con
ore stabilite, proporre d' intuonare qualche cantico al  nostro  Signore, proporre di fare a lui orazioni, e così occupare
per cui in essa non altro veggiamo che lo scioglimento del  nostro  corpo quale vittima alla giustizia, e tale volonterosamente
tutte ce le restituisce, e sè stesso a noi si dona in tutto  nostro  potere e in nostra natura: unendosi con noi sotto specie di
si pregustano. [...OMISSIS...] Al mangiare pertanto che il  nostro  corpo fa le specie sacramentate, l' anima bene disposta
eccita divozione sincera: mostrando essa al cuore come il  nostro  Dio non ama grandezze umane, nè fasto: ma ama interiore
e il vino. E come quello effigiava la croce, così l' altare  nostro  è imagine anche della croce, su cui patì. Per questo a'
e questa consecrazione del corpo e del sangue del  nostro  Signore Gesù Cristo torni a noi, che siamo per riceverlo, a
partecipiamo di questa immortale vita del glorificato  nostro  Capo. Nel quale istante il Sacerdote, dimentico quasi che
i Catecumeni, ed è la porta degli altri Sacramenti. Il  nostro  spirito quindi appresso si può nutrire colle verità intorno
si commemorano li morti nella pace di Dio, occupi il cuore  nostro  e la nostra mente quella Chiesa purgante. Nelle letture poi
da S. Agostino chiamate non pure voto ma il « massimo voto  nostro  » (1), a' primi Cristiani erano sacri ritegni da peccare, e
con cui ringraziare nel giorno anniversario del Battesimo  nostro  il Signore, e lodare le sue misericordie. Questo ce lo
accomodato da intonare al giorno anniversario del Battesimo  nostro  di quel Mosaico, che tutto Israello cantò salvato da'
orgogliosi nemici affogati? Sì, sì; nello anniversario del  nostro  Battesimo diciamo anche noi uniti collo spirito a tutti i
abbraccia, come dicevamo, la Logica, della quale scienza il  nostro  scritto non presume di essere, per così dire, che un solo
ci move l' affetto della cara gioventù e la carità verso il  nostro  genere, che ognora perendo vecchio e viziato, ognora
quella di prima, se non peggiore. Vero è, che nel secolo  nostro  sentesi universalmente la necessità che le scuole procedano
educazione. Se con questo lavoro noi abbiamo ottenuto il  nostro  intento, non sta a noi il giudicarlo, e solo il tempo, il
trovare ciò che cerchiamo, cioè il metodico andamento del  nostro  ragionare, senza darci cura di più. Laonde noi stimiamo di
nel loro ordine, nella loro bellissima varietà, e potremo a  nostro  grand' agio considerare tutte le parti e misurarle e tra
- Cosa è dunque il pensiero? Egli è l' atto col quale il  nostro  spirito fissa la sua attenzione intellettiva sopra qualche
vedere quali differenti operazioni debba fare la mente del  nostro  fanciullo per tener dietro colla sua intelligenza alle
gli errori annoverati, pei quali è trapassata la mente del  nostro  fanciullo, si volgono principalmente sul significato ch'
nella mente dopo del primo, nè può prevenirlo. Nel caso  nostro  i pensieri degl' individui precedettero quelli delle
di lui o mezzi da metterlo in atto, e tutti i metodi che al  nostro  si oppongono sono cattivi. La formola che esprime il metodo
osservazione non sono che casi particolari del principio  nostro  generale. Or, quantunque noi non intendiamo di prendere a
dobbiamo dirne tanto che basti, affine che il concetto  nostro  s' intenda e n' apparisca l' importanza, e si vegga ancora
cosa percepita, la quale può essere suscitata nel senso  nostro  fantastico o da noi stessi o da accidente straniero, e la
si sono conosciuti. Ora sebbene questa materia sia data al  nostro  spirito nello stesso tempo, tuttavia le riflessioni, che fa
. Egli è incredibile con quanta facilità e prontezza il  nostro  spirito s' accorga che tutto ciò che cade sotto i sensi è
alla terza età, e solo di questa lingua si deve far uso col  nostro  fanciullo; perocchè quel di più che si usa sarebbe a lui
a noi naturale, difficilmente si può più tergere dal  nostro  spirito intieramente, e sì perchè i nostri stessi maestri,
d' astratti: questi non sono acconci alla mente del  nostro  fanciullo, che non è arrivata più su dei primi astratti: il
fanciullo, che non è arrivata più su dei primi astratti: il  nostro  fanciullo non potrebbe mai intendere il significato della
legge, giustizia ecc.. Gli astratti adunque, a cui il  nostro  fanciullo arriva, sono quelli somministrati dalle cose
comuni o viceversa? Noi abbiamo già dichiarato più sopra il  nostro  sentimento che qui vogliamo rinforzare e chiarire con
L' astratto specifico del vegetabile per la mente del  nostro  infante sarà dunque « ciò che è piantato in terra e che
che noi gli vogliamo insegnare. Il quale stimolo nel caso  nostro  sono i caratteri sensibili, e tra questi i più grossi e
da questo a torto l' assenza di regole nella sua mente: è  nostro  il torto che non le conosciamo, che non le sappiamo in lui
è malo ». Il bene ed il male adunque, di cui ha l' idea il  nostro  bambino, è un bene ed un male presentatogli dai sensi.
determinare qual sia lo stato della mente e dell' anima del  nostro  bambino rispetto al bene. A rispondervi conviene
degli enti che fanno la volontà del Creatore. Ora, il  nostro  bambino non ha bisogno d' un timore procuratogli, giacchè
altro. Escluso dunque ogni timore fantastico e procurato al  nostro  tenero fanciullo, rimane tuttavia a cercare se giovi l'
« in qual modo si possa ordinar la benevolenza del  nostro  bambino ». Ora, una delle prime disposizioni anti7morali
col quale un tempo giungerà a conoscere la verità del  nostro  giudizio. Noi possiamo far ciò giovandoci della sua facoltà
ordine intellettivo adunque l' intelletto dà allo spirito  nostro  l' idea, e il giudizio dà allo spirito nostro la cosa (res)
allo spirito nostro l' idea, e il giudizio dà allo spirito  nostro  la cosa (res) . La volontà poi co' suoi affetti si porta in
un oggetto qualsiasi per le eccellenti sue qualità, il  nostro  amore ha per oggetto l' ente nella e per la sua forma
per se stesso, e non meramente per le sue qualità, il  nostro  amore ha per oggetto l' ente nella sua forma reale. L' idea
principio d' universalità, come abbiam detto, anche il  nostro  amore nel primo caso è universale , di maniera che è pronto
all' incontro essendo principio di particolarità, anche il  nostro  amore nel secondo caso è particolare ed esclusivo, di
si riduce il meglio della naturale virtù, non entra ora nel  nostro  discorso. L' amor nostro che fu da noi descritto, dicemmo
naturale virtù, non entra ora nel nostro discorso. L' amor  nostro  che fu da noi descritto, dicemmo aver per oggetto l' ente
si può concepire: egli è nulla, non presenta veruna base al  nostro  amore. Il solo reale infinito può come tale essere amato:
umanità intera (2)? Se dunque abbiam già fatto conoscere al  nostro  fanciullo il valore di questa voce Dio, insegniamogli tosto
verrà in progresso di tempo correggendo e perfezionando il  nostro  tentativo, forse il primo di questo genere. Diremo qual
è buono al mio palato e al mio stomaco ». E` ben lontano il  nostro  fanciullo da poter esprimere tali proposizioni, ma la
esse stesse in regole morali. Le regole morali adunque pel  nostro  bambino al terz' ordine d' intellezioni sono le seguenti:
fallace, alla quale camminando gli è forza aberrare. Nel  nostro  fanciullo non si può ancor parlare di libertà: le sue
[...OMISSIS...] Un altro carattere dell' attività del  nostro  bambino è la sconnessione de' suoi atti volitivi, e delle
queste tre parti basta a rimuovere il timore, che il metodo  nostro  potesse rallentare i progressi della mente umana: anzi non
di più, quello a cui la mente dee sollevarsi, e nel caso  nostro  è il quarto. Si dovrà dunque cercare di comporre il
L' ordine nel quale si devono far pronunciare al fanciullo  nostro  i suoni elementari, parmi dover esser quello stesso, nel
solamente che non parmi che sia ancor tempo di parlare al  nostro  bambino di dittonghi o trittonghi, ma solo di pluralità di
si dee prefiggere la resistenza e il rigore da usarsi col  nostro  fanciullo. Quanto più egli cresce, è altresì capace di
distintamente le intellezioni del terz' ordine. All' uopo  nostro  basterà dunque che facciamo osservare, che tutte le
collezioni delle cose di pari colla scienza de' numeri. Il  nostro  bambino potrà avere oggimai un' idea distinta delle
noi intellettivamente percepito, se non ciò che opera nel  nostro  sentimento sostanziale. Laonde accordo che il sentimento
ci condurrebbe troppo a lungo senza immediato vantaggio al  nostro  scopo. Scorciando adunque, come abbiam fatto nelle Sezioni
solo i punti risalienti per così dire dell' attività del  nostro  bambino, le note caratteristiche, i tratti che debbono
fosse fatto, non sarebbe difficile condurre il fanciullo  nostro  graduatamente da' pensieri e dalla lingua propria d' un
da lui pretendere in ciascuno degli ordini successivi. Il  nostro  fanciullo cominciò già a formarsi delle collezioni di cose;
di essa ». Il principio morale che risplendette fin qui nel  nostro  bambino come stella che mostrava il cammino alla sua
di questa deviazione dal retto tramite nel fanciullo  nostro  a questa età s' intenderà considerando, che le sue
si può acconciamente nominare. Il principio, a cui il  nostro  fanciullo è pervenuto (benchè nol sappia enunciare), è così
rimane ancora una parte mutabile nella morale del  nostro  fanciullo, e questa si trova tutta nell' applicazione, ch'
è un passaggio d' infinita importanza: rendiamo chiaro il  nostro  concetto. Che un essere intelligente al primo percepire e
a questa parte ontologica dell' Etica, può vedere il  nostro  « Trattato della coscienza (1) ». Iddio si è già cominciato
cenno soltanto di quello, che più da vicino s' attiene al  nostro  discorso. Quest' è la facilità, la prontezza, la necessità,
reale . Questi due mobili dirigono segretamente lo spirito  nostro  nelle sue operazioni per una strada opposta. La tendenza
Ora quando noi soffriamo qualche azione nel sentimento  nostro  concludiamo, che un reale esiste; nè a torto fin qui:
che un reale esiste; nè a torto fin qui: perocchè l' error  nostro  comincia solo allora, che noi vogliamo determinare, che
loro rappresentazione, cioè la loro azione nel sentimento  nostro  è perfetta. Nella veglia stessa se l' imagine è viva e
realità, e le realità muovono la persuasione, inducono il  nostro  spirito a credere ad esse. Quand' anco il fanciullo sapesse
onde vedesi ragione, perchè all' età in cui è pervenuto il  nostro  fanciullo, comincino le sue illusioni volontarie. Queste
nulla alla concezione; tuttavia aggiunge qualche cosa nel  nostro  spirito, il quale ha non solo concezioni , ma ha ben anco
immediata e adeguata della cosa sopra di noi, nel  nostro  sentimento: ma pure ella è qualche cosa, e questa
non verità, le quali non eccedessero le forze naturali del  nostro  intendimento, queste non avrebbero per avventura avuto
, un possesso . Che cosa è dunque che fa sì, che l' assenso  nostro  a quelle verità sia soprannaturale? qual' è quella nota,
semplicissima, se non un' applicazione, un uso che fa il  nostro  spirito dell' essere ideale, di questa idea maravigliosa
amore, e verso cui dobbiamo esaurire tutti gli affetti del  nostro  cuore che non può amare nessun' altra cosa se non per lui,
reale , tutta efficace, contro la quale non ha schermo il  nostro  cuore che sembra simile a galeotto di leggera barchetta
questa un sentimento fondamentale, la grazia opera nel  nostro  sentimento fondamentale. La grazia accresce il NOI, questo
ancor più universalmente, che« ogni atto dello spirito  nostro  è incognito a sè stesso«. Sicchè ogni atto viene illustrato
atto stesso che lo illustra e lo rende noto allo spirito  nostro  ha pur bisogno di un altro atto dello spirito che illustri
percepito da noi, essere illustrato con un atto secondo del  nostro  spirito, con una riflessione sopra di lui? Non potremo in
questo crescere non è materia di senso alcuno, e quindi il  nostro  corpo cresce, si rinforza o risana senza che noi sappiamo
sua, una viva fede alle cose rivelate, col muovere l' animo  nostro  a una piena e soave adesione a tutte le cose che intorno a
di cui molto parla Santa Teresa, la quale all' uopo  nostro  dice acconciamente così: [...OMISSIS...] E ancora parlando
di cui parla S. Agostino, le quali inclinano (1) l' animo  nostro  a prestare adesione e fede piena anche a ciò che nelle cose
la quale rimira in quelle cose, e si pone nell' animo  nostro  la questione, se sono credibili, o no. Noi dobbiamo
il quale l' essere reale non si potrebbe all' intelletto  nostro  comunicare. Quindi sebbene nelle cose create la percezione
forse tutti o dei più errori del Platonismo. Ora all' uopo  nostro  Origene, cadendogli di parlare della inabitazione che fa
atto della sensazione, il corpo attivo operante sopra il  nostro  spirito termina realmente colla sua azione nel nostro
il nostro spirito termina realmente colla sua azione nel  nostro  spirito; sicchè il termine della nostra passione e della
letteralmente, importano che la divinità diventi forma del  nostro  spirito. Ma sentiamo il grande Atanasio: [...OMISSIS...] Di
Che, sebbene Iddio operi in noi a tale da essere forma del  nostro  spirito, tuttavia questa azione di Dio non ha nessuna
azione di Dio non ha nessuna reazione sopra Dio: sicchè il  nostro  spirito punto non reagisce in Dio stesso. La quale
si mostra altresì non essere Iddio che si presenta al  nostro  spirito una pura e tenue idea, ma una specie operante e
pura e tenue idea, ma una specie operante e sostanziale nel  nostro  spirito, come uno stimolo che vi lascia un' impressione e
e considerate imperfettamente secondo l' imperfetto modo  nostro  di vedere le cose divine: perocchè, come dice S. Agostino,
la via, per la quale le persone si costituiscono, e, nel  nostro  modo di veder le cose, troviamo una somiglianza fra la
questo sentimento, che sorte da Dio in quanto è oggetto del  nostro  spirito, è di farci sentire una cotale forza, indistinta
di Dio noi veggiamo tanta bellezza, che l' intelletto  nostro  n' è rapito e vinto: sentiamo che è superiore a tutto
, ma di una verità sussistente che brilla vivamente nel  nostro  intendimento: sentimento finalmente di un amore che si
sostanza, tuttavia noi colla nostra mente, pel limitato  nostro  modo di concepire, possiamo pensare la natura di Dio, e non
conosce quella natura, avvenga altresì nel sentimento  nostro  appunto per la ragione stessa della limitazione del nostro
nostro appunto per la ragione stessa della limitazione del  nostro  sentimento, pel modo incompleto e non abbastanza pieno, pel
. L' essere ideale, e il reale, è egualmente oggetto del  nostro  intelletto, ma in quanto percepisce quello, chiamasi
del Verbo divino. Il Verbo comincia egli ad operare nel  nostro  intelletto: a lui si presenta. Con questo mostrasi che egli
la nostra persona , e la personalità nostra risiede nel  nostro  principio attivo, cioè nella nostra volontà intellettiva.
uopo nostro, cioè a mostrare che dee concorrere insieme il  nostro  intelletto e la nostra volontà, al ricevimento del Verbo in
che esce spirato da quella luce, resa oggetto divino del  nostro  sentimento (2). Non sarà però inutile che confermiamo
si può conoscere per via di idee pure. Il passo citato di  nostro  Signore: [...OMISSIS...] ; si vedrà più chiaramente
Santo, che muove soavemente la nostra volontà e questa il  nostro  occhio intellettivo a contemplare e percepire la bellezza
alla costituzione del mondo (3). Il gaudio suo e il gaudio  nostro  è dunque il medesimo: il gaudio nostro è una comunicazione
suo e il gaudio nostro è dunque il medesimo: il gaudio  nostro  è una comunicazione del gaudio suo, come la dilezione
gaudio di Cristo è eterno, perfetto, sussistente; il gaudio  nostro  da lui comunicatoci non è sempre, nè necessariamente
dice: «« acciocchè si compia il gaudio vostro« ». Il gaudio  nostro  adunque è il gaudio di Cristo, il gaudio che viene dalle
per noi con gemiti inenarrabili (3); che egli grida nel  nostro  cuore: Abba, Padre (4); che egli scruta le cose profonde di
noi questa specie, questa luce divina che illumina il  nostro  spirito, noi siamo passivi, noi la riceviamo, perchè una
nella incredulità e nella empietà. Egli è certo che se il  nostro  spirito non fosse mai stato collocato in questo mondo, o
è una funzione semplice, immediata, colla quale il  nostro  spirito percepisce, a primo tratto, gli oggetti che a lui
è sempre la ragione per tutti e due gli osti. Or che fa il  nostro  professore? Chi vincerà in questa lotta secondo la sua
« che rinunziano alla ragione«: la quale viene supposta dal  nostro  autore, come quella che costituisce il sistema
Distruggono adunque il ragionamento stesso? Che fa il  nostro  professore di filosofia razionale? Vuole che il mondo creda
a che lo sbracciarsi tanto in ribatterlo, come fa il  nostro  teologo razionale? A che l' addurre tanti argomenti? E`
e per sè ritenendo solo il cieco istinto? Si è forse il  nostro  acuto professore condannato da sè medesimo a rivolgersi in
contro il soprannaturalismo è per avventura anche il  nostro  signor professore dell' Università Fridericiana; giacchè
la sentenza. Tiene quest' ordine ragionevole e savio il  nostro  professore razionale? E` questo il tuono, col quale si
dal sentiero della verità e della ragione; tuttavia il  nostro  professore si querelerà probabilmente con noi quasi l'
Che contrarietà può aversi dunque all' autorità il  nostro  professore, egli che mostrasi così tenero della ragione?
che opinione, può esser più che autorità? Vi ha dunque nel  nostro  professore razionalista non poca oscurità e confusione d'
filosofia, dico, seguita con tanta servil devozione dal  nostro  professore, è ella un' autorità, od una ragione? Se si
che noi entriamo nell' esame di lei, noi rimandiamo il  nostro  professore a quei luoghi dove abbiamo trattato a lungo
nè si sbraccierà a rifiutarla, come mostra di fare il  nostro  professore di Hala. I soprannaturalisti cattolici adunque
è egli nè anco possibile quel mezzo che chiama« unico« il  nostro  professore, di confrontare le dottrine rivelate su quelle
di quella di colui che si vantasse di ciò? E il professore  nostro  pretende di più, che ogni uomo deva far così, giacchè ogni
di religione? Il fatto veramente conferma la teoria del  nostro  professore: sono essi d' accordo gli uomini nelle idee
della regola suprema, la quale nuda e sola esiste da sè nel  nostro  spirito, e non ha bisogno di educazione: ma la quale non ci
benefica virtù nelle varie vicissitudini della vita.« Il  nostro  professore vi accerta che la storia e le testimonianze
di citare, seguitando, come abbiam fatto fin qui, il  nostro  razionalista alla ragione. E diciamo così: Il verificare se
a dir vero, nè più nè meno, il razionalismo, del quale il  nostro  professore di Hala si fa maestro. Strano viaggio dello
Dio. Egli sarà perciò assai, se all' udir pronunciare dal  nostro  professore la sentenza assoluta e perentoria che« ripugna«,
e cominciamoci dal riassumerli in brevi e chiare parole. Il  nostro  professore sostiene ripugnante coll' idea di Dio la
prima e sempiterna. Di che si concluda che ciò che mosse il  nostro  professore razionale a produrre quell' argomento, si fu
anzi pur solo intelligibili!!! Il terzo argomento del  nostro  autore è fondato sopra una difficoltà tante volte proposta
un solo punto di vista tutto ciò che di più importante al  nostro  uopo abbiamo detto distesamente in varii luoghi intorno
sincerità e semplicità dell' essere che sta di continuo al  nostro  spirito presente, noi poniamo la similitudine di lui con
bisogno per veder queste che le cose stesse agiscano nel  nostro  sentimento e ci lascino delle modificazioni, che sono
che noi riceviamo la sua azione e impressione nel  nostro  sentimento, ed è questa impressione e sensazione che in noi
dal fantasma o sensibile impressione rimasta nel  nostro  sentimento dalla loro azione su di noi. Questo discorso è
questa loro azione noi attribuiamo poi loro l' essere di  nostro  proprio moto: e così quelle che sono azioni in noi, ci
assoluto, sussistente. E qui si chiederà in che modo il  nostro  spirito possa conoscere le cose, se non vi ha similitudine
vera e propria fra le cose e l' idea colla quale il  nostro  spirito conosce le cose. E qui rispondo che perciò appunto
alle cose corporee, è il senso animale. Ricevute poi nel  nostro  senso animale, cioè a dire ricevuta la passione che esse vi
il qual sentimento sarebbe cieco e incognito se il  nostro  spirito non lo richiamasse all' essere stesso e non lo
cioè la divina essenza. Certo è che anche la umanità del  nostro  Signore Gesù Cristo tramandava di sè certi cotali raggi
fa sì che questo bene sommo e infinito sia presente al  nostro  spirito debolissimamente e non vi eserciti se non una
noi siamo figliuoli d' ira per natura, cioè per lo stesso  nostro  nascimento (3), per le leggi che presiedono al
non la pura materia bruta e inanimata di cui è composto il  nostro  corpo; ed in tal caso, nè pur questa, perocchè la materia
perchè questa parola NOI indica la nostra coscienza, il  nostro  sentire, e tutto il nostro intelletto e la nostra
indica la nostra coscienza, il nostro sentire, e tutto il  nostro  intelletto e la nostra animalità. NOI dunque non abbiamo l'
Adamo (1). Egli è per ciò che con molta assennattezza, per  nostro  avviso, Vincenzo Palmieri in un suo libro scrisse così:
e indeterminata, materia ideale (a cui risponde il  nostro  essere ideale ); e questa materia ideale è una pluralità
il sistema di Plotino e di tutti i neoplatonici. L' egizio  nostro  filosofo, secondo questa maniera di ragionare è obbligato
, quasi dica, che basta il trovarvi che fa il  nostro  pensiero una diversità qualunque perchè in quest' ordine di
Certamente è questo che nella serie delle specie quando il  nostro  pensiero perviene a quelle che sono pienamente determinate
questo filosofo ritorna in altri scritti ancora. All' uopo  nostro  ci limiteremo ad accennare quanto egli tocca in principio
non avevano una parola che significasse l' equivalente del  nostro  spazio puro ed assoluto, perocchè «diastema», non significa
quale si predica de' corpi. Perchè l' ha dunque omesso il  nostro  filosofo? Si può rispondere che l' abbia compreso nella
Che se di più si considera la spiegazione che il  nostro  stesso filosofo dà delle Categorie, vedesi che egli riduce
ma avendo confuso l' oggetto eterno , che lo spirito  nostro  vede, col soggetto eterno (i quali sono una cosa in sè, ma
(i quali sono una cosa in sè, ma sono due cose rispetto al  nostro  spirito) preparò la via a' moderni soggettivisti.
creato. Che cosa è adunque lo spazio? Egli è un termine del  nostro  sentimento fondamentale; è una realità: egli appartiene
diligenza la dottrina Kantiana del giudizio, onde il  nostro  filosofo deduce tutta quanta la sua teoria filosofica,
o illusione trascendentale ». Muove sempre adunque il  nostro  filosofo dal suo diletto pregiudizio sensistico, che il
egli è per sè semplicissimo e indivisibile, e termine del  nostro  sentimento fondamentale. Le parti appartengono ai corpi ed
quello spazio che è occupato da corpi, o che è segnato dal  nostro  spirito per via di solidi, superficie, linee, e punti
nello spazio o enti fuori dello spazio? Questo è ciò che il  nostro  filosofo stima bene di non dire; ma che il discreto lettore
viene dedotta dagli errori spacciati precedentemente dal  nostro  filosofo come verità lampanti. Toglie prima a provare, che
cioè hanno un fine utile all' uomo stesso. Allora quando il  nostro  filosofo è occupato dal pensiero di difendere in questo
appunto di determinazioni e di limiti. Ma l' impegno del  nostro  sofista era preso; egli volea convertire forzatamente
al pensiero della riflessione, si erano succedute nel  nostro  spirito diverse operazioni spirituali, ma noi non ne fummo
vero, se non inteso così « di dover muovere il ragionamento  nostro  dalla coscienza », ma non così « di dover fermarsi entro i
il ragionamento là dove egli muove i passi, lo spirito  nostro  esce dalla coscienza, cioè a dire, non prende la sola
altro ciò di cui ci rendiamo consapevoli. La coscienza è un  nostro  atto o abito; ma l' oggetto, di cui ci rendiamo
di cui ci rendiamo consapevoli, non è mica sempre un  nostro  atto, o un nostro abito. Se io sono consapevole di pensare
consapevoli, non è mica sempre un nostro atto, o un  nostro  abito. Se io sono consapevole di pensare una montagna, sono
in un altro? Quali ragioni sufficienti saprebbe addurre il  nostro  filosofo che spiegassero tutti gli accidenti storici che
che il principio di quell' atto, onde un ente (nel caso  nostro  l' Io) sussiste, pone il suo termine; questa proposizione
nodo: perocchè, dopo la spiegazione che pretende darne il  nostro  filosofo, quel nodo si rimane saldo come prima, anzi più
via e non è più pago se non la fornisce. Ammise adunque il  nostro  filosofo Dio, non più come un' astrazione, un' idea morta,
secondo lo dice di Dio; il che dimostra aver compreso il  nostro  filosofo, che non si potea ridurre l' Io empirico all' Io
Dio? Simili domande si potrebbero fare ad ogni parola del  nostro  filosofo. Egli investiga una filosofia che contenga la
Non7Io - Spirito e Natura. All' Io empirico non disdice il  nostro  filosofo tutte le forme di Kant, come nè pure il
difficoltà. Perocchè, se l' assoluto, chiamato dal filosofo  nostro  assoluta identità , consiste nel punto d' indifferenza
d' indifferenza . A questo mancamento, credette il filosofo  nostro  poter soccorrere distinguendo nell' universo la totalità
qualche cosa di più della moralità e della religione che il  nostro  filosofo riduce alla bontà. D' altra parte la verità e la
Questa confusione tra il mondo reale e l' ideale accade al  nostro  filosofo pel materialismo di cui va infetta la sua «
scopo di questo libro. L' errore fondamentale adunque del  nostro  filosofo consiste nell' aver confuso il VERBO coll' IDEA,
comparire in due modi: 1 Coi sensibili comunicati a noi nel  nostro  sentimento; 2 Coll' analisi dell' essenza e delle sue
solamente un giudizio, ma ben anco un raziocinio. Quindi il  nostro  filosofo attribuisce la voce (una voce razionale ) all'
Logica , che tratta dell' essere in sè e per sè, secondo il  nostro  filosofo è la solida base delle altre due scienze
il fondamento della filosofia Cousiniana. E tuttavia il  nostro  filosofo si compiace assai nell' applicare questo giochetto
nelle tavole mnemoniche de' Lullisti, ma che nel secolo  nostro  non possono far fortuna. Così egli trova nell' attrazione
più amorevole, più nobile, più divino - ciò ch'è il  nostro  fine sulla terra - colmandolo di godimenti fisici,
scrivea confortandoli, [...OMISSIS...] . Ed ora, in questo  nostro  secolo, questi figliuoli di dissensione , secondo la frase
contro la lor mala fede, che è il principale, anzi l' unico  nostro  avversario, alle seguenti cautele richiamando tutti quelli
[...OMISSIS...] . Di che si raccoglie contro l' assunto del  nostro  nuovo teologo 1 che la parola volontà , e di conseguente
[...OMISSIS...] , che è quella stessa di S. Tommaso, che il  nostro  C. pretende doversi applicare non alla semplice volontà, ma
significato (1). Ma l' inettitudine del ragionare che fa il  nostro  C., vedesi ancor più se si esaminano i molti testi che egli
il principio, che « « ogni peccato dee esser libero » »; il  nostro  C. subdolosamente asserisce [...OMISSIS...] , volendo così
» sono di sant' Agostino (1), e le parole italiane sono del  nostro  C.): [...OMISSIS...] . Questo brano comincia così:
pelagiani, la distinzione cioè contenuta, a sentenza del  nostro  C., nelle citate parole di sant' Agostino, fra i peccati
cattolica teologia, si fa più aperto da ciò che scrive il  nostro  C. dal numero XC sino alla fin del suo Articolo. Quivi si
lo commise, e seguitiamo ad analizzare il ragionamento del  nostro  C. il quale aggiunge anche un terzo brano di Bajo, in cui è
peccato, ma sol della colpa Adamitica, e che, come fa il  nostro  C., condannano, per erronea quella dottrina; mirano
riproduce nel cuor d' Italia, [...OMISSIS...] . - Anche il  nostro  C. confondeva poco fa la dannazione che è la pena dovuta,
e sentiamoli a parlare anche con un po' più di coerenza del  nostro  C. [...OMISSIS...] Non possono cioè, disconfessare, che
non si rinverrà mai nel sistema de' nostri Anonimi; ma nel  nostro  si troverà luminosissima. Così pure nel sistema de' nostri
la deturpi. V Ebbe torto dunque, secondo questi maestri,  nostro  Signor GESU` Cristo, quando mise in bocca de' suoi fedeli
spontanea. E fa meraviglia ancor maggiore, che lo stesso  nostro  censore confessi poco appresso in altre parole, quel vero,
che S. Tommaso non sia un Dottore cattolico , secondo il  nostro  C., giacchè, per sua confessione interpreta quel passo
oltre l' autorità di S. Agostino, e di S. Tommaso, che il  nostro  C. questa volta volle accompagnar della sua, aggiungerò
appunto nella nostra sentenza così: [...OMISSIS...] . Il  nostro  teologo dunque C. P., dopo molti andirivieni, è obbligato a
[...OMISSIS...] . Le quali parole richiedono nel caso  nostro  diverse osservazioni. Primieramente è da ricordare, che già
Primieramente è da ricordare, che già prima lo stesso  nostro  autore avea riconosciuto darsi un volontario necessario non
per un eccitamento fisico, come falsamente pretende il  nostro  teologo. S. Tommaso parla di un eccesso momentaneo di
della legge che la divieta. Scorgesi in fine che il  nostro  teologo dimenticò nell' enumerare le condizioni da me
in quelle parole: [...OMISSIS...] . Dopo aver dunque il  nostro  teologo fatto supporre, che le condizioni da me richieste,
a scrivere così: [...OMISSIS...] . In questo passo il  nostro  teologo nasconde nel silenzio il preciso caso di cui si
gli occhi de' lettori un solo degli innumerevoli passi dal  nostro  teologo taciuti, e sarà quel che trovasi alla faccia 169
E` ella questa dottrina peggiore della bajana? Il  nostro  teologo alla facc. 136, dopo citato quel passo di Bajo
a sì trista necessità. Ma qui a proposito del consenso il  nostro  teologo crede di ravvisare una contraddizione tra ciò che
testimonianza dell' Estio (3): il che tutto dissimula il  nostro  censore. I teologi razionalisti diminuiscono col loro
(1). Ecco quali sono le sue parole: [...OMISSIS...] . Il  nostro  teologo dunque attribuisce ai dottori cattolici la
a Cristo ed al Santo Spirito, udendo tali parole del  nostro  teologo anonimo, e de' suoi confratelli «(V. la mia
originale, [...OMISSIS...] . Poichè tutto ciò asserisce il  nostro  C. e parla, in nome di tutti i dottori cattolici:
per viver bene del santo battesimo; anzi, secondo il  nostro  autore, nè pure della grazia di Cristo, perchè egli
Aquinate suo commentatore. Pietro Lombardo così scrive al  nostro  proposito, [...OMISSIS...] . E tosto passa a provare, che
fra gli altri capi questo: [...OMISSIS...] . Là dove il  nostro  teologo viene a sostenere in quella vece che la vittoria
in ver la distrugge. E qui egli è già tempo di chiudere il  nostro  ragionamento. Prima però debbo dichiarare, che tutto ció
cara e che ci supplicavano di cedere: tutti gl'impulsi del  nostro  cuore dicevano vivi! a ciascuno di noi, ma per la salute
producono nei nostri sensorii, e più generalmente nel  nostro  sentimento. Ora il sentimento stesso somministra talora un
giallo; la specie piena poi, fa conoscere allo spirito  nostro  il fondamento sensibile vestito di tutti i suoi effetti
modo, se è vero che questo principio corporeo agisce nel  nostro  spirito, e produce in esso l' effetto del fondamento
di quella individualità, che essi hanno come termini del  nostro  spirito. Parliamo dunque di quest' ultima. Una tale
enti reali, onde sono originariamente cavati pel lavoro del  nostro  spirito; e gli enti reali sono quelli che noi percepiamo
da noi fatti coll' aiuto delle idee derivate) corregge il  nostro  limitato pensare, e dimostra imperfetto il nostro
il nostro limitato pensare, e dimostra imperfetto il  nostro  linguaggio; ma esso non ha niente a sostituire; ci protegge
le sole che abbiamo; 2 di riconoscere poscia che questo  nostro  discorso è imperfetto, limitato, inadeguato, senza poterlo
noi siamo obbligati, per legge soggettiva del principio  nostro  razionale, a ragionare secondo l' analogia delle cose da
possiamo avere, dobbiamo pigliare le nostre idee, mezzo del  nostro  conoscere, tali quali sono, senza confonderle od alterarle
possiamo usare delle altre cognizioni nostre imperfette a  nostro  prò, senza alcuno inganno. Come noi abbiamo ridotte le
invisibili, quando un segno sensibile conduce ad essi il  nostro  pensiero, noi vorremmo pure fissarli in sè; e per fissarli
o tre volte maggiore della nostra; che cosa vedrà l' occhio  nostro  guardandola? Egli la vedrà andare con una celerità, che
quale se ne va per lo mezzo dello stagno in linea retta, il  nostro  sguardo contempli due gioghi di monte, l' uno più lontano
egualmente. Ma vi è di più, vi è cosa che ingrandisce il  nostro  discorso; poichè, qualora bene si consideri, si troverà che
autorevole di questo fatto) in tutte le parti del corpo  nostro  vivente? E quanto al pensiero, non è assurdo l' attribuirlo
corpi movimenti extra7soggettivi simili a quelli che nel  nostro  corpo sappiamo per interna consapevolezza essere effetti
nei quali i fenomeni analoghi a quelli del sentimento  nostro  non ci si manifestano. La differenza fra queste due
a noi non è egualmente facile di renderci conscii di ogni  nostro  sentimento, ma di alcuni ci possiamo formare la coscienza
disordine, che per tutto si manifesta (3). Rimettiamoci sul  nostro  cammino. Se qualche piccolo corpo eterogeneo entra nella
corpo inopportuno, fuor di luogo (1), il quale agisce nel  nostro  sentimento, vi è una forza extrasoggettiva inesistente nel
sentimento soggettivo. Ma quella forza straniera venuta nel  nostro  sentimento non è tutto il corpo esterno, tutta intera l'
ma una porzione. Se questa porzione di forza, entrata nel  nostro  sentimento soggettivo, è a lui molesta, nasce il dolore e
osservarsi in questo fatto sono innumerevoli, eccedono il  nostro  sapere; e gli stessi medici più celebrati sembrano ancor
fonte di difficoltà diamo qualche cenno, che chiarisca il  nostro  concetto. La smisurata difficoltà del proposto si conosce
descritta. Non è qui necessario, nè cade a proposito del  nostro  intento, il porci nell' investigazione di questa causa,
per la morbosa loro dilatazione. Ora, a che tutto questo  nostro  ragionamento? Unicamente a dimostrare che dove si scorge
a cui si applica; il qual corpo umano è appunto nel caso  nostro  l' ente che deve reagire. Questo principio innegabile è
questa. Tale è il destino dell' arte salutare. Torniamo al  nostro  assunto, dal quale ci allontanò una digressione, che non ci
deducevamo che l' azione del sentimento, e restringendo il  nostro  discorso, l' azione bellicosa del sentimento può produrre
fatto cenno qua e là sol di passaggio. All' intendimento  nostro  non appartiene farne un trattato, il che sarebbe troppo
spazio solido, limitato, figurato. Ma noi non percepiamo il  nostro  corpo limitato e figurato se non mediante l' esperienza
per noi. Solo allorquando abbiamo percepito il corpo  nostro  come un solido rivestito di superfici sentite, noi
produce con violenza la sensione, in un punto del corpo  nostro  extrasoggettivo, noi collochiamo la sensione lì appunto,
vorranno biasimare, scuseranno ciò che vi è di imperito nel  nostro  audace tentativo, pregiando la bontà del fine; s'
medicina, non vorremmo consacrarle alcuna parte del breve  nostro  tempo, se non fosse stato Uno, che avesse pronunciata
in pace. Ma ora, per conchiudere finalmente il lungo  nostro  lavoro, e in qualche modo ricapitolarlo, la natura dell'
di elementi al tutto materiali? Oltracciò il filosofo  nostro  non fu mai dall' antichità collocato nel novero dei
le similitudini di tutte le cose, secondo il principio del  nostro  filosofo, che non si conosce il simile se non pel simile.
poichè anzi questa esiste per quella, secondo il principio  nostro  che « l' esteso continuo esiste pel semplice, in cui dimora
esterni, nasce da questo: 1) Che i corpi diversi dal  nostro  sono esterni al nostro; ora si confondono gli organi
ora si confondono gli organi sensori, che appartengono al  nostro  corpo, col principio senziente che è l' anima. E poichè i
sentiamo col sentimento soggettivo e fondamentale il  nostro  proprio corpo, termine immediato del senso; b ) che i corpi
che esercitano nel nostro; la quale azione ha sua sede nel  nostro  proprio corpo e non nei corpi esterni, e però è così
unita al principio senziente, come è unito il  nostro  proprio corpo soggettivo. 2) Nasce ancora dai fenomeni
non dovevo concederlo. Avverto adunque che il filosofo  nostro  in quella sua proposizione muta il significato del vocabolo
assurda ogni qualunque esistenza e conoscenza. Il filosofo  nostro  dirà forse che non esiste se non il solo suo Io, e che egli
prima i principŒ stessi, che disabilitò e distrusse. Il  nostro  filosofo adunque dice ancora troppo, dice di più che non
stessa, ed un' altra vita nel produttore ». » Così crede il  nostro  filosofo aver dimostrato: 1) che le anime sono le idee
dei suoi diversi significati; il che dimentica di fare il  nostro  filosofo. Se l' esser uno vuol dire l' essere identificato,
benchè si possano unire a formare un solo individuo. Al  nostro  filosofo, adunque, non solamente vien meno la logica, di
involga assurdo, come pare che l' involga. Di tutto ciò il  nostro  ragionatore si tiene affatto disobbligato. Se il filosofo
ragionatore si tiene affatto disobbligato. Se il filosofo  nostro  dicesse che « la nozione dell' opera bella, il tipo eterno
in Dio, sieno anime, questo è conseguente alle premesse del  nostro  filosofo. Ma il vero si è che le nozioni e le idee sono
le scuole che le nozioni eterne fossero sempre in Dio. Il  nostro  filosofo però dice che emanano da Dio; lo dice, e tuttavia
l' esistenza di anime; queste sono tutte cose, che il  nostro  filosofo rimette a concepire e spiegare alla discrezione
s' immedesima col suo produttore? Altri enimmi, con cui il  nostro  filosofo esercita la fede dei suoi discepoli. Tale è la
divenire Spirito? Questi sono misteri, di cui il filosofo  nostro  non adduce nessuna ragione sufficiente, anzi nessuna
di non aver punto nè poco la virtù trasformatrice, che il  nostro  filosofo gli attribuisce. E quand' anche il pensiero avesse
E questo nodo è trasaltato via assai leggermente dal  nostro  filosofo; anzi egli pur mostra d' ignorare che la natura
tutte le opere di Aristotele, questo è quel luogo in cui il  nostro  filosofo più s' avvicina alla vera teoria dell' origine
che già è un allontanarsi dal sensismo aggiustando il testo  nostro  con altri testi pur del filosofo. Ora l' intelletto
Facciamone brevemente l' analisi e apparirà più chiaro il  nostro  pensiero. La prima e fondamentale cognizione naturale dell'
ritornando adunque al proposto, onde fu mosso tutto questo  nostro  ragionamento intorno ai principi della lingua primitiva,
ciechi accompagnati da una virtù straniera ad esse. E non è  nostro  ufficio di qui ricercare in che maniera questa virtù
con esse rese a lei quasi concausa. Nè tampoco è ufficio  nostro  l' indagare, per qual ordine di effetti la guarigione
. Di questi secondi ragioneremo in appresso: ora il  nostro  discorso non si volge che intorno ai primi. I segni
degli innumerevoli oggetti segnati dalle parole. Ora il  nostro  discorso non si volge a questa minima parte, ma ha in mira
nella nostra fantasia. E ciò esse fanno col risuscitare nel  nostro  spirito degli oggetti sensibili componendoli variamente in
componendoli variamente in modo che essi rappresentino al  nostro  pensiero alcun che appunto per la loro composizione o per
notizia storica della sua istituzione. Dovendosi tenere il  nostro  discorso entro i limiti della lingua simbolica, ed essendo
Non faremo dunque qui che riassumerci, ma secondo il  nostro  solito non colle stesse parole colle quali abbiamo esposte
ciò noi dobbiamo in primo luogo schierare sott' occhio del  nostro  lettore gli aiuti che prestò il linguaggio allo sviluppo
sviluppo della umana intelligenza. In secondo luogo sarà  nostro  carico il dimostrare che tali aiuti non poteva il
percezione sensibile della terra, la quale si presenta al  nostro  senso coi suoi caratteri fisici, e 3. della veduta dello
grammatici. E dico, ora che cosa è che induce lo spirito  nostro  a supplire nel nome comune la sussistenza individuale ,
dell' oggetto se non quel tanto che la capacità del  nostro  senso fu atta a ricevere, e in un modo al tutto conformato,
sia toccata di passaggio. Ritorniamo al filo del  nostro  ragionamento. Gli uomini primitivi nominavan dunque gli
il nome di giustificazione. Quando S. Giacopo dice « Abramo  nostro  padre non fu egli giustificato mercè le opere?« (7), » egli
del Battesimo lungo ragionamento, perocchè bastano al fine  nostro  le cose dette qua e là in quest' opera, che raccolte
mezzo degli effetti che in noi produce, configurandoci al  nostro  esemplare Gesù Cristo. Così appariscono connessi insieme e
già altrove più a lungo ragionato. Or venendo al proposito  nostro  sarà facile diffinire in che consista propriamente quell'
la mente e ci conduca la penna, acciocchè collo scrivere  nostro  fedele possiamo conseguire quello che solo è bene,
desiderando noi di non mescolare in queste pagine nulla di  nostro  a quanto da lui medesimo e dalla sua chiesa noi abbiamo
trasmutamento del pane e del vino nel corpo e nel sangue di  nostro  Signor Gesù Cristo, a quel modo che io il concepisco
noi si converte il cibo, mediante la nutrizione, nel corpo  nostro  e nel nostro sangue. Conviene attentamente osservare ciò
il cibo, mediante la nutrizione, nel corpo nostro e nel  nostro  sangue. Conviene attentamente osservare ciò che avviene nel
nutrizione. Delle particelle inanimate vengono ricevute nel  nostro  stomaco, e indi distribuite pe' meati del corpo e
inserite, contemperate, fuse nella nostra carne viva e nel  nostro  sangue vivo, che anch' esse in un modo ammirando ricevon la
sensitive; in una parola diventano vera nostra carne e vero  nostro  sangue. Ora in un modo somigliante, come dicevo, io intendo
ha congiunto. Viene adunque a stabilire 1 che il corpo  nostro  nello stato presente si mantiene coll' alimento a lui
qualità. Il perchè non è da credere, che rimanendo il corpo  nostro  formato come è al presente e delle stesse membra composto,
sue membra, sebbene quest' uso soverchi di presente il  nostro  pensiero. Quello solo che mi sembra di poter dire si è, che
come producente tali effetti, necessari al mantenimento del  nostro  vivere, non può cadere in modo veruno in corpi impassibili
incontro che me lo persuadono. E veramente, se il corpo  nostro  imperfetto com' è ha pur tanto di vita in sè stesso da
carni? e che però ad ogni certo periodo di anni il corpo  nostro  o del tutto o certo nella massima sua parte si rifà e si
osservato un fatto che può illustrare questo vero. Il moto  nostro  assoluto è per noi al tutto impercettibile, cioè il NOI non
che fosse pane e vino. Questo errore è lontanissimo del  nostro  sistema, e dal concetto di una vera soprannaturale
intesa a quel modo come noi facevamo. Imperocchè al modo  nostro  le stesse particelle elementari della materia hanno subito
si suppone, che la materia non sia ridotta al niente. Il  nostro  rispettabile autore introdusse dunque un esempio nel quale,
ciò che pone quel luogo chiarissimo delle Scritture. Nel  nostro  sistema all' incontro sebbene la sostanza sia trasmutata e
E odasi l' esempio onde spiega una tale risposta al sistema  nostro  acconcissima: [...OMISSIS...] . Il santo Dottore riconosce
della nuova (1): ma questo nasce perchè le figure nel caso  nostro  non sono che modi di essere, e non esseri: l' essere
essenzialmente successive. All' incontro nel sistema  nostro  la transustanziazione s' intende avvenire in un minimo
Il luogo adunque di S. Gaudenzio mirabilmente esprime il  nostro  sistema. 2. S. Ambrogio dice « ove s' appone la
la quale maniera di dire ha una mirabile verità nel  nostro  sistema. Ma fermiamoci specialmente a que' passi de' Padri
sublimare, e perciò è un sinonimo di santificare nel caso  nostro  (4). Or il solo venir Cristo nel luogo del pane rimosso, in
più eccelsa natura, questo trasfondere nella sostanza del  nostro  corpo sono frasi assai calzanti, e che mostrano ciò che
di questo che lo avviva. Nella nutrizione parimente è il  nostro  spirito quello che involge le particelle del cibo,
maggiormente il timore di quelli a cui paresse che nel  nostro  sistema rimanesse qualche cosa della sostanza del pane non
si riduce a niente. Simigliantemente adunque nel sistema  nostro  tutta la sostanza e la stessa materia del pane diventa vero
il pane ed il vino e che lo trasmuti a noi (5) cioè a  nostro  profitto; conciossiacchè Cristo viene e sta nell'
degli avversarii. Poniamo adunque innanzi all' animo  nostro  questi tre punti che sono contenuti nel sistema de' nostri
perchè è identico il principio unificante, il principio  nostro  formale; pure ci sono state aggiunte delle parti, che non
ci sono state aggiunte delle parti, che non avevamo; il  nostro  corpo è cresciuto. Questo crescimento nelle parti non è
vera conversione e transustanziazione del cibo nel corpo  nostro  vivente. E simile a questa, noi sosteniamo dover essere
però l' operar suo è tutto secreto, non operando sul corpo  nostro  fisicamente colle forze proprie di lui, ma colle forze
queste difficoltà, che assai facilmente si superano nel  nostro  sistema, freddamente considerare e ponderare. Ma passiamo
estensione soggettiva l' abbiamo noi definita« un modo del  nostro  sentimento fondamentale« in quanto questo è un sentimento
questo sentimento è l' effetto di una forma che agisce nel  nostro  spirito e col nostro spirito; e che ivi lo produce, e lo
l' effetto di una forma che agisce nel nostro spirito e col  nostro  spirito; e che ivi lo produce, e lo produce col suo modo
come cosa congiunta col suo effetto esteso, è il corpo  nostro  proprio. All' incontro l' estensione oggettiva
oggetto esterno agisce su di noi modificando il sentimento  nostro  fondamentale, col produrre qualche moto nella sua materia.
produce l' estensione soggettiva opera immediatamente sul  nostro  spirito. L' atto che produce a noi l' estensione oggettiva
l' estensione oggettiva [ estrasoggettiva ] non opera sul  nostro  spirito (almeno immediatamente), ma opera sulla materia del
spirito (almeno immediatamente), ma opera sulla materia del  nostro  sentimento fondamentale; e se noi troviamo l' identità
stato loro naturale; ma l' azione però del corpo sopra il  nostro  spirito è anteriore all' azione de' corpi esterni sopra il
e da quella essenzialmente distinta. E in vero se il corpo  nostro  continuasse ad essere da noi sentito col sentimento
dottrina intorno all' estensione al modo onde il corpo di  nostro  Signore si trova nell' Eucaristia. Primieramente un corpo
di buon senso al mondo, che non vegga il male del secol  nostro  essere il razionalismo , come ho già altrove detto. Ma
che noi veggiamo per quali vie poi siamo venuti a questo  nostro  periodo di tempo; e perciò che tocchiamo della storia degli
non può far altro, giacchè egli è causa estranea al libero  nostro  volere, e però incompetente alla produzione in noi, sia in
non solo a sè stesso, ma ancora a noi tutti, e come egli,  nostro  progenitore, rimase macchiato e incorse nell' ira e nell'
un tanto male, se non il merito del solo Mediatore Signor  nostro  GESU` Cristo. Tale è la dottrina cattolica intorno all'
qualche cosa di uno con essa (2). Ma restringendosi il  nostro  discorso alla proprietà di ciò che è morale, vedemmo che la
ciò confessare in essi il peccato, può dirsi francamente, a  nostro  avviso, essere sostanzialmente definita dalla stessa
l' una o l' altro, non è un decreto condizionato, se non al  nostro  modo di concepire, nè è un decreto che stabilisca una vera
giudicava dunque con verità elegantissime le scritture del  nostro  evangelista Dionisio d' Alessandria. - Paulus, uno dei
dopo significhi un punto, una parte del tempo. Ma nel caso  nostro  dicendosi « avanti il tempo », ovvero « avanti il principio
d' Aquino viene a dare la stessa ragione del perchè il  nostro  Evangelista in questo luogo dica « Verbo »assolutamente e
che informa lo spirito nostro, ed altro questo spirito  nostro  stesso; laddove il Figliuolo ed il Padre hanno la medesima
ciò che v' ha di positivo nella nostra intuizione e nel  nostro  sentimento; nè egli è un atto transeunte, nè si distingue
per sè manifesto a noi comunicato, noi pronunciamo il  nostro  proprio sentimento e tutto ciò che cade in esso: cioè gli
parola pronunciamo tutte le sussistenze finite in quanto al  nostro  sentimento appartengono. Il pronunciarle è il conoscerle, e
tutte le sussistenze contingenti in noi stessi, cioè nel  nostro  sentimento nel quale elleno sono ed agiscono: ma colla
quale elleno sono ed agiscono: ma colla differenza che il  nostro  sentimento è oscuro, perchè non è essenza, e quindi
e questo è quello a cui mirava principalmente tutto il  nostro  discorso, che imprimendosi in noi il Verbo divino per una
orecchi carnali che non basterebbe, ma agli orecchi del  nostro  cuore; e questo è proprio solo de' cristiani, e dicesi
data agli uomini prima della venuta in terra del Signor  nostro  Gesù Cristo. Ella si riduceva ai seguenti capi: 1 Le verità
dell' essere oggetto per sè noto e persona: onde il  nostro  spirito affissantesi e aderente a tutto l' essere, a ciò
siamo fuori del Verbo; ma se il noi esprimente il soggetto  nostro  si prende oggettivamente, in tal caso è vero che noi
eterna generazione vi ha quest' ordine logico, secondo il  nostro  modo di vedere, che prima e immediatamente sia l' oggetto
vita esprime un modo di essere astrattamente, secondo il  nostro  parlare umano, da cui viene il significato di quella
di concetto fra queste due cose, atteso l' imperfezione del  nostro  parlare astratto, nel quale la mente divide delle cose che
ma solo una priorità e una posteriorità logica, secondo il  nostro  modo limitato di pensare. Dobbiamo dunque vedere come
la forma oggettiva. Considerando noi dunque, secondo il  nostro  modo d' intendere, l' essenza divina con un concetto
che è nel Verbo una e semplicissima, tuttavia secondo il  nostro  modo di concepire è triplice: di semplice sentimento, che
uomo venuto dal cielo, e non cavato dalla terra, è il  nostro  Signor Gesù Cristo, come risulta chiaramente dal testo
istaccarsi forse dalla sua vita, cioè dallo stesso Signor  nostro  Gesù Cristo coll' arbitrio che gli rimane di operare il
morte » », e soggiunge: « « La grazia di Gesù Cristo Signor  nostro  (1) » ». Perocchè la grazia è appunto quel principio
per un agente disordinato che la disordina, quale nel caso  nostro  è il corpo, la cui concupiscenza non è più in balìa
principio di vita spirituale, il quale è lo stesso Signor  nostro  Gesù Cristo con esso lui meravigliosamente congiunto. L'
dei martiri e de' penitenti. Or, prima di avanzarci nel  nostro  ragionamento, consideriamo chi era Gesù Cristo. Egli era
sempre la salvezza del mondo alla risurrezione di  nostro  Signor Gesù Cristo, che, come aveva detto il Salmo,
2 Che cosa s' intende per la risurrezione, opera del  nostro  Gesù Cristo, che cosa s' intenda particolarmente pei giusti
che cosa s' intenda per la resurrezione che opera  nostro  Signor Gesù cristo ne' giusti. Secondo la maniera di
sia oggetto della fede, e s' avveri il detto del Signor  nostro  «: Beati qui non viderunt et crediderunt (1), » e l' uomo
Anche l' Apostolo S. Pietro attribuisce il morir  nostro  al peccato alla morte di Cristo, e il nostro risorgimento
il morir nostro al peccato alla morte di Cristo, e il  nostro  risorgimento alla vita della grazia ce lo rappresenta come
divinità, in forma di alimento. E come l' alimento diviene  nostro  sangue e nostra carne, così avviene del corpo e del sangue
di presente all' anime nostre divenendo nostra carne e  nostro  sangue. Non dice il Concilio semplicemente che nel celeste
è quella dell' anima; poscia alla ricuperazione del corpo  nostro  proprio glorioso nella fine dei secoli, che sarà la seconda
delle cose apparenti, ma di quelle che non cadono sotto il  nostro  sentimento. Ma la fede non è già pura tenebra, ma ella ha
casa, la quale rimane anche quando la casa temporanea del  nostro  corpo si discioglie: [...OMISSIS...] 3 Conviene in terzo
conserva, ne' nostri organi sensorii e nell' interno del  nostro  corpo, gli stessi effetti fisici come non fosse consecrato,
dipendono unicamente dalla volontà e podestà dello stesso  nostro  Signor Gesù Cristo, secondo quelle leggi che governano l'
sua parte nutritiva, assimilato alla nostra carne e al  nostro  sangue, egli è veramente transustanziato, e non è più, come
più, come prima, pane o vino, ma è veramente nostra carne e  nostro  sangue, perchè è divenuto termine del nostro principio
nostra carne e nostro sangue, perchè è divenuto termine del  nostro  principio sensitivo. Concependo in questa maniera la
Cristo glorioso, come una porzione della nostra carne e del  nostro  sangue forma una cosa sola col nostro proprio corpo, si può
nostra carne e del nostro sangue forma una cosa sola col  nostro  proprio corpo, si può intendere che sia quella che diventa
il termine corporeo sia totalmente identico. Ma nel caso  nostro  la cosa non va così; perocchè il principio sensitivo del
corpo glorioso del Signore s' inserisce in parte nel corpo  nostro  e vi mette un elemento d' immortalità. Il perchè l'
e il creato, il movente e il mosso. Il soggetto mosso, nel  nostro  caso, sente la mozione, sente che vi ha in sè quello che
ed anche ammortirli »; essendo per lo contrario obbligo  nostro  di reprimerli e contraddirli noi stessi colla grazia
lo amerete, amandolo poi stringerete voi stessi a questo  nostro  Istituto con grande affetto, e ogni giorno più conformerete
dovere gravissimo, cotesto amore e cotesto attaccamento al  nostro  Istituto e l' assidua cura di nutrirlo e di coltivarlo in
dee farli col desiderio; giacchè tutti quegli uffici nel  nostro  Istituto non sono infine altro, e non devono essere altro
offerta al suo Figlio. Ogni qualvolta al mistico corpo del  nostro  Istituto s' aggiunge un nuovo membro, è naturale che tutti
in cielo ne canterete le lodi. Oh che possiamo consumare il  nostro  sacrificio! che Iddio lo assuma in odore di soavità!
emulazione a questi nostri. Abbracciatemi il carissimo  nostro  Caccia e ditegli che mi furono gratissime le sue lettere; e
conformarsi a quel divin volere, che è la regola d' ogni  nostro  affetto. Questo non toglie però, che si deva pregare con
la nostra dottrina. La questione vitale che s'agita nel  nostro  secolo è una questione di Educazione. Si tratta non
le contengono. In realtà la dichiarazione d' un luogo del  nostro  autore ci conduceva da se stessa a un altro chiamato in
per la sua forma, e non dipendesse dall' imperfezione del  nostro  concepire e del nostro favellare, il coniare dei vocaboli
dipendesse dall' imperfezione del nostro concepire e del  nostro  favellare, il coniare dei vocaboli astratti: « divinità,
sventure debbono aver assai male conciati gli scritti del  nostro  filosofo, di maniera che or ci è impossibile trovare quanto
l' intero sistema filosofico che fu nella mente del  nostro  pensatore, se pure ce ne fu veramente uno intero. Ma
posta ogni diligenza per iscoprire nei singoli luoghi del  nostro  autore quale dei molti significati che attribuisce ad ogni
lasciarci prevenire da alcuna autorità. Questo giudizio  nostro  (qualunque valore possa avere in se stesso) accusa la
da Aristotele, noi siamo solleciti della verità : il  nostro  intendimento, lo diremo ancora, non è storico, nè
che si tesse puramente a filo di raziocinio. Se il  nostro  lavoro contribuirà a rendere più netto e men intralciato il
ad esse corrispondenti. Nel passo citato in principio del  nostro  discorso si nominano idee, essenze, universali. Ma tutte
ad avere una doppia universalità. Ma restringendo il  nostro  parlare alla forma, cioè all' essenza sostanziale o
non potendo significare un tal modo di dire, così caro al  nostro  filosofo, se non che l' intendimento vede nella sua
di singolari possibili. Qui si sente l' imbarazzo del  nostro  filosofo, che si involge nell' oscurità. [...OMISSIS...]
uomo stesso, e non nelle cose. Analizziamo senz' altro il  nostro  contesto. Ivi si propone di mostrare che « « nè la materia,
sia. Ora quella particella è appunto la più trascurata dal  nostro  filosofo, ne commette al lettore la interpretazione, e
operi quasi con istrumento » ». Aristotele risponde, a  nostro  parere, di sì, solamente che chiama questo stesso oggetto o
come vedremo. Ma oltre ciò, dagli stessi principŒ del  nostro  filosofo, si cava che non si può dividere il principio con
stesso, è la verità, e rivestendo la sua dottrina del  nostro  linguaggio, l' essere presentandocisi in due modi, come
ciò che s' approssima al senso, dee intendersi rispetto al  nostro  accorgerci, e al nostro sapere riflesso e consapevole. I
senso, dee intendersi rispetto al nostro accorgerci, e al  nostro  sapere riflesso e consapevole. I sommi universali dunque, i
vedremo in appresso a che cosa esso si riduca. 2 Il  nostro  filosofo insegna pure ne' luoghi citati chiaramente che non
E qui si ha la chiara spiegazione di ciò che voleva dire il  nostro  filosofo in fine al secondo degli Analitici posteriori,
avrebbero potuto rispondere, che la ragione introdotta dal  nostro  filosofo che volea cacciare le idee, era appunto l' idea
al conoscere consapevole dell' uomo, ed è da notare che il  nostro  filosofo non dice necessaria l' induzione per formare gli
di cui si disputa: onde la distinzione applicata al caso  nostro  ci rimanda alla dottrina delle idee, e non vale a
pongono in lui che una pluralità apparente, nascente dal  nostro  modo di concepire per via di ragioni. Il che non so se
del sentimento de' corpi, abbiamo distinto dal sentimento  nostro  proprio il diverso da noi percepito, e quello unito e
essere copulate ai corpi (2). Non appartiene allo scopo del  nostro  discorso esporre qui più ampiamente per quali ragioni
se e come Platone ammettesse i pianeticoli. Allo scopo del  nostro  discorso basta d' indicare che il nostro filosofo seco
Allo scopo del nostro discorso basta d' indicare che il  nostro  filosofo seco stesso faceva ragione, che Iddio, creato il
diventano con esse una cosa, rispetto all' atto del  nostro  vedere, cioè un solo oggetto della nostra percezione (3).
germe dell' immortalità dell' anima. Laonde nel Fedone il  nostro  filosofo è tutto intento a dimostrare questo: che le cose
che nasce nei cangiamenti naturali: poichè il pensiero del  nostro  filosofo è così legato alla natura sensibile, che non può
e matura. Ricominciamo dunque a cimentare la dottrina del  nostro  filosofo esposta ne' libri precedenti. Il fondamento d' una
sia l' intellezione stessa. Questo si fa a spiegare il  nostro  filosofo considerando la natura della mente in universale
ed al corpo umano. Ed è in questa maniera di concepire del  nostro  filosofo che si trova il primo anello col quale congiunge
appetita da tutte le cose dell' universo. Diede dunque il  nostro  filosofo a tutti gli enti mondiali un intrinseco appetito ,
intelligibile [...OMISSIS...] movono senza esser mossi, il  nostro  filosofo aggiunge che « « il primo appetibile e il primo
. La soluzione di questa difficoltà deve ripetersi, a  nostro  avviso, dall' avere Aristotele concepita la natura divina,
estremi è la mente, come abbiamo veduto (3). Secondo il  nostro  filosofo pertanto ogni genere è fondamento di principŒ
dalle specie e da' generi: e questa è quella che importa al  nostro  discorso, che dagli universali (i generi) dee sollevarsi
Rispetto ai primi, cioè a quelli che non si compongono dal  nostro  intendimento coll' attribuire un predicato ad un subietto «
in senso obiettivo (4). Per ciò stesso questa mente è dal  nostro  filosofo chiamata « « lo scientifico dell' anima » » «to
le stesse contraddizioni, che abbiamo già indicate nel  nostro  filosofo, ma confermiamole con un' altra. Prendiamo una
Dal qual luogo pare che una delle due: o l' atto  nostro  della contemplazione è lo stesso atto divino identico di
in lui si trova. Cerchiamo dunque degli altri luoghi del  nostro  filosofo. [...OMISSIS...] . E si sforza di provare che agli
si dica il medesimo della parola genere ), si trovano nel  nostro  filosofo dottrine apparentemente contraddittorie (2). Ma
sembra che gli tolga quella del mondo. Parmi dunque che il  nostro  filosofo faccia che la mente divina contenga tutte le
E però non ci sembra che abbia colto il vero sentimento del  nostro  filosofo lo Starckio quando suppose che in tutta la natura
assoluta essenza, ma come mente subiettiva. E nel vero il  nostro  filosofo chiama la mente in senso assoluto ed obiettivo
a quelle che sono più note »(3) », e ciò per difetto del  nostro  occhio e non per difetto d' evidenza nelle cose (4). Quando
viva, non tutti ancora possiamo, sciolti da ogni precedente  nostro  od altrui, stendere egualmente la mano a tutti i rami
dire molti! nella povera lingua delle tribù visitate dal  nostro  commune amico Osculati, nelle selve appiè dell'eccelso
l' eco di una dottrina così stravagante nelle frasi del  nostro  Mazzini; ma la sentite anche nelle bocche di quelli che
questo sarà perciò sicuro segno che l' abbia. « Ma noi nel  nostro  sistema intendiamo che l' opinione pubblica debba essere la
o amica od ostile alle medesime. Restringiamo il  nostro  discorso per intanto alla Religione Cattolica. Egli è
se non quella d' interrogare la Religione, e nel caso  nostro  la Religione Cattolica. Poiché se la Religione è quella
delle quali una sola è vera e l' altra è falsa. Al  nostro  tempo non mancano i princìpii, ma le società civili sono
la nobiltà del vivere umano e la sua viltà e ignobilità. Il  nostro  discorso adunque non può indirizzarsi a questi. Altro non
Provvidenza introdusse in questa mirabile abitazione del  nostro  pianeta l' aria che debbono assorbire per vivere, la luce
cosa e che è ancor più nel fatto che nella speculazione del  nostro  obbiettatore. Egli è poi al tutto falso, che una voce
od ipotecato sopra nulla: giacchè la persona stessa pel  nostro  scopo si può contare per nulla. E di fatto, che si può
nissuna relazione falsa fra gli uomini, e queste nel caso  nostro  sarebbono il diritto dato ai figliuoli ed alle mogli di
questo discorso? Nulla monta chi abbia ragione dei due al  nostro  proposito: si tratta di sapere se tutto il genere umano
quella della famiglia. Per dare un solo esempio del  nostro  poco spirito d' intelligenza relativamente alla società
Provvidenza introdusse in questa mirabile abitazione del  nostro  pianeta l' aria che debbono assorbire per vivere, la luce
cosa e che è ancor più nel fatto che nella speculazione del  nostro  obbiettatore. Egli è poi al tutto falso, che una voce
od ipotecato sopra nulla: giacchè la persona stessa pel  nostro  scopo si può contare per nulla. E di fatto, che si può
nissuna relazione falsa fra gli uomini, e queste nel caso  nostro  sarebbono il diritto dato ai figliuoli ed alle mogli di
questo discorso? Nulla monta chi abbia ragione dei due al  nostro  proposito: si tratta di sapere se tutto il genere umano
quella della famiglia. Per dare un solo esempio del  nostro  poco spirito d' intelligenza relativamente alla società