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dall' essere reale: questa è una distinzione importante,  miei  signori, una distinzione fondamentale in Filosofia, feconda
facondia. Molti ne rimasero incantati. Se il senso comune,  miei  signori, distingue accuratamente l' essere ideale dal
la religione è piena anche essa di misteri. Lungi da noi,  miei  signori, un tal procedere: ed è perciò che noi da una parte
buon successo di ricerche filosofiche può aver più gradi,  miei  signori. Guai a quel Filosofo che vuol conoscer tutto: che
così: [...OMISSIS...] E voi vedete che quest' è,  miei  signori, il fondamento, per cui nel creato vede la mente
da potervici trasferire in pochi dì. Di nuovo dunque,  miei  signori, egli è impossibile confondere la mente coll' idea,
, l' ideale all' opposto un universale . Voi vedete,  miei  signori, che coll' idea non si può dunque confondere nè la
è che l' idea; dunque l' idea è necessaria. Ricapitoliamo,  miei  signori, e vediamo qual viaggio abbiamo fatto sin qui, qual
anche più concepibile. Ma no, non è così ch' io dovea dire,  miei  signori; io doveva dire, che anzi il solo ideale è
e indipendente dalla nostra cognizione. Badate bene,  miei  signori, che cosa da questo semplice fatto risulta. Risulta
del suo reale corrispondente. Ma questa è un' illusione,  miei  signori. Primieramente notate bene quello che abbiam già
che almeno le idee de' reali si cavano dai reali - No,  miei  signori, nè pur questo è vero. E come possono dare i reali
idea intuita dalla mente quando quell' arancio cade sotto i  miei  sensi, pende forse anch' ella dall' albero del mio
noi non fosse sensibile potremmo favellarne? Consideriamo,  miei  signori, che di ciò che non cade affatto nel nostro
nella realtà e nell' idea? Che ci dice intorno a ciò,  miei  signori, il senso comune? Consultiamo il linguaggio, che è
parte che riguarda il reale nell' ideale. Ma per noi,  miei  signori, questa speculazione è importante; non è cosa di
seguente lezione. Noi abbiamo percorso buon tratto di via,  miei  signori; abbiamo difesa la distinzione dell' ideale dal
dall' unità dello spirito. Considerate ben la cosa,  miei  signori, com' è identico l' essere che è in due modi, così
che cosa sia esistenza. Ma che cosa è esistenza? Un' idea,  miei  signori; sì un' idea, e perciò un universale. Ma come viene
costituiscono propriamente un doppio essere ideale? No,  miei  signori, noi dobbiamo vederlo, meditandovi sopra
la difficoltà si presenta alla mente; ma sapete voi perchè,  miei  signori? Per quella inclinazione che ha il nostro
del bicchiero e sì nell' acqua del fiume. Riassumiamoci,  miei  signori; l' affermazione del reale sensibile dimanda
e misurarne tutta la difficoltà. Avviene spesse volte,  miei  signori, che si presentino allo spirito nostro questioni
ve le rappresentano - Rispetto le vostre osservazioni,  miei  riveriti maestri, ma perdonate se io bramo che mi
spoglie al tutto d' ogni virtù rappresentativa. Voi vedete,  miei  signori, che la difficoltà non è piccola, e che que'
o esplicitamente o implicitamente. Ed è qui che comincia,  miei  signori, a risplendere qualche raggio di luce; è qui che s'
sentimento corporeo. Or da tutto questo possiamo ritrar,  miei  signori, una preziosa conseguenza, ed è la classificazione
prenderli, come le bolle di sapone? » - Ora perchè,  miei  signori, tanta divergenza d' opinioni sui limiti del saper
perciò chiamiamo estrasoggettive. Ed eccovi qui trovato,  miei  signori, il celebre ponte di comunicazione tra noi e il
e non diviene qualche cosa di più. Lo stesso Aristotele,  miei  signori, che avea data la sua principale attenzione alla
depurata da ogni altro elemento. Ma ora perchè dunque,  miei  signori, alcuni di quelli che passano per filosofi non si
uomo conosciuto. Che diremo noi a cotestoro? Non altro,  miei  signori, se non che essi mutano lo stato della questione.
una cognizione qualsiasi. Qual è l' ufficio del linguaggio,  miei  signori? Certo quello di segnare co' suoni vocali le nostre
che la relazione di causa fra un ente che non cade sotto i  miei  sensi e il mondo. In questo concetto io penso un ente; ma
ho il sentimento di me stesso, e perchè sono caduti sotto i  miei  sensi altri animali. Nella cognizione generica adunque vi
somministrate da semplici relazioni. Voi ora intendete,  miei  signori, che con un somigliante discorso si può dimostrare
il quale sia più imperfetto degli altri. Qual' è dunque,  miei  signori, questa limitazione necessaria della cognizione
hanno d' indeterminato e di negativo. Conviene riconoscere,  miei  signori, entrambi questi due elementi, e a ciascuno di essi
ciò che dee fare l' Ideologo; ma lo hanno sempre fatto,  miei  signori, gl' Ideologi? Noi non vorremmo certo metterli
della limitazione della mente umana. Egli è singolare,  miei  signori, a vedere come lo scibile che il Creatore largì al
e non può trovarsi un termine alla sua attività. Ma,  miei  signori, rovesciamo la medaglia. Non ci sarà egli
sapere, e che è un' illusione, un mero inganno? Così è,  miei  signori; lo scibile umano presenta due faccie, come vi
è infinito, il sapere dell' uomo è finito »? Ad entrambe,  miei  signori. Sì, noi non ricusiamo mai di accettare tutto ciò
riconosciute dal senso comune degli uomini. Ed egli è qui,  miei  signori, che ci tornerà facile a spiegare come v' abbiano
Sigismondo Gerdil, che sostengono il contrario. Osserviamo,  miei  signori, che la stessa cosa conosciuta da due uomini collo
che cosa è ella mai questa relazione di sensilità? Non più,  miei  signori, che un rapporto di forze; non più che un effetto
conosce non può servir di norma all' operare. Considerate,  miei  signori, che la cognizione è data all' uomo dal Creatore
cosa vuol dunque dire perfezione relativa? Nient' altro,  miei  signori, se non perfezione soggettiva, cioè relativa al
, se non cognizione falsa, apparente, fenomenale? No,  miei  signori, non è così: i nostri oppositori confondono le cose
cognizione viene al medesimo. Laonde nel nostro discorso,  miei  signori, non si possono distinguere due specie di
non deva essere soggettiva com' ella è. Con quanta logica,  miei  signori, nel primo Alcibiade, Platone introduce Socrate a
questo? Non sembra egli un giuoco di parole? Eppure non è,  miei  signori; anzi è in questo apparente giuoco di parole che
locuzione? Non dice due volte la stessa cosa? Appunto,  miei  signori. Poichè se l' oggetto della cognizione assoluta è
il primo loro pronunciato fu il panteismo. Ricordatevi,  miei  signori, di Senofane e di Parmenide, che spinse alla
era pure stata trovata in suo servigio. Che dunque diremo,  miei  signori, osservando così di passaggio quella smania di che
altro errore, ma nel panteismo non più. Pure non è questa,  miei  signori, l' applicazione che io vi chiamo a fare della
sistema di panteismo. Ma noi non dobbiamo accontentarci,  miei  signori, di questa confutazione universale, benchè
panteisti, che noi piglieremo a impugnare. Che cosa è,  miei  signori, l' essere ideale? Noi abbiamo già veduto che cosa
sistemi bugiardamente religiosi ed ipocriti: parlo, signori  miei  di sistemi, e non di sistematizzanti: ed è per ciò che oso
la nostra condizione di esseri senzienti. Notate bene,  miei  signori, che dai nostri avversarj siamo perciò appunto
e create, son elle possibili o sussistenti? Sussistenti,  miei  signori; poichè il possibile è eterno, e però increato; nè
è panteismo apertissimo e manifestissimo. Permettete,  miei  signori, che io vi legga qui un luogo di questo caldo
prevede dovergli essere apposta. [...OMISSIS...] Io non so,  miei  signori, come si possa professare il panteismo più
conseguente) una religione . Certo la cosa dee essere così,  miei  signori, poichè se l' essere reale che noi predichiamo di
ad arruolarsi sotto ad un sì nuovo stendardo, se non che,  miei  signori, io temerei che questo stendardo che si fa ora
e torgli di mano l' insegna, perchè io suppongo,  miei  signori, che voi siate già al fatto di tutto ciò che
egli giustamente ricusa e disdice. Ma noi non siamo qui,  miei  signori, per trattare quasi innanzi a tribunale il diritto
naturali non è Dio stesso, converrà dire il contrario,  miei  signori; converrà dire che il pretendere che la scienza sia
e il termine immediato della scienza è Dio. Io non so,  miei  signori, come si possa professare più apertamente il
stesso Gioberti, ed è [...OMISSIS...] Non applichiamo no,  miei  signori, il titolo di frasi menzognere alle frasi
delle due vie che mettono a tale errore, qual meraviglia,  miei  signori, ch' egli sia, e nieghi ciò nondimeno di essere
e tutte le magnifiche lodi che dà a sè stesso, non devono,  miei  signori, entrare in conto: e qui noi dobbiamo, se vogliamo
trattandosi di enti contingenti; imperciocchè, badate bene,  miei  signori, il Gioberti vi confonde due questioni che sono
che di nuovo i panteisti fanno, [...OMISSIS...] . Notate,  miei  signori, che questa nostra argomentazione non ha già
[...OMISSIS...] . Queste ultime parole escludono,  miei  signori, la volontà di esser panteista: ma la dichiarazione
Perocchè una tale dichiarazione è infatti conciliabile,  miei  signori, colla dottrina precedente, avendo ella un senso
» ». La conclusione non è bisogno che la tiriamo noi,  miei  signori; ma viene da sè. Ripetiamo che non vogliamo
Tuttavia non dobbiamo tenercene a pieno contenti,  miei  signori; dobbiamo continuare nella ricerca, penetrare più
[...OMISSIS...] . Ma forse ad alcuno di voi sovverrà,  miei  signori, che in altri luoghi il medesimo Gioberti dà del
tanto opposte si conciliano ottimamente: dovremo noi,  miei  signori, credere che un tale sistema sia quello del signor
Quali imbarazzi, quali contradizioni non sono queste,  miei  signori? Ma portiamo pazienza, e riprendiamo le giobertiane
giobertiane parole. [...OMISSIS...] Io non mi fermerò qui,  miei  signori, ad osservare tutte le cose gratuite e false che
errori che noi abbiamo preso a rifiutare in queste lezioni,  miei  signori (2); ma dobbiamo solo esaminare se, anche supposto
cui Dio è causa. Per evitare il panteismo questo non basta,  miei  signori; converrebbe che egli qui ci dicesse di più che la
è lungo e largo e goffo e grosso il panteismo. A voi,  miei  signori, la scelta, che non vi è certamente difficile a
ancora che non abbiamo avuto il tempo d' indicare. Or qui,  miei  signori, ditemi per puro amore del vero, vi par egli che un
ente comunissimo e generalissimo ». Non è dunque assurdo,  miei  signori, pensare quest' ente, come sembra che voglia fare
dati alle parole, non degni di chi vuol filosofare? No,  miei  signori, onde lasciamoli pure da parte (1), e concludiamo
s' immedesima coll' uomo stesso. Or questo che cosa è mai,  miei  signori? E` panteismo o no? Leggete che cosa egli scrive
L. I, c. IV, facc. 35 »: [...OMISSIS...] . Quale eloquenza,  miei  signori! Egli è impossibile raffrenarne la foga coll'
il che se non è panteismo, per dirlo ancora, che cosa sarà,  miei  signori? S' accalappia dunque il nostro Filosofo ne' suoi
all' errore. Ma v' ha ancora un barlume di speranza,  miei  signori, di poter salvare in qualche modo il sistema dell'
colui che professa, come professiamo noi tutti cattolici,  miei  signori, che l' università delle cose contingenti è cavata
Questo è quello che noi ci proponiamo d' investigare,  miei  signori, in altra lezione. Sì, miei signori, se Vincenzo
d' investigare, miei signori, in altra lezione. Sì,  miei  signori, se Vincenzo Gioberti ammette puramente e
un cadere nel panteismo; questa confessione rileva assai,  miei  signori, perchè è ciò appunto che avea scritto il prof.
al men rispetto ai due primi. Laonde noi ci atterremo,  miei  signori, all' interpretazione che dà il Rosmini di sant'
riflesse, giacchè, come dice, [...OMISSIS...] . Ora ditemi,  miei  signori, che vi par egli di questa maniera di far nascere
passo, molte cose, son certo, suggerirà al vostro spirito,  miei  signori, la penetrazione di cui siete dotati, delle quali
la forma delle idee. Tiratene la conclusione: non solo voi,  miei  eruditi signori, ma ognuno che abbia fior di logica, sa
nel possibile » » (che secondo lui è una creatura) (2).  Miei  signori, non è ella forse una dolorosa, ma patente verità
panteisti? Dopo di ciò non fa meraviglia, che il Gioberti,  miei  signori, sembri contradirsi, come abbiam veduto che soglion
mentre non ne è che il centro universale; voi avete inteso,  miei  signori, rimedio che apporta a tant' errore il nostro
nella lezione precedente dobbiamo aggiungerne un' altra,  miei  signori, importante, mostrando forza che egli ha di
altro oggetto. Poichè [...OMISSIS...] . Ma non crediate,  miei  signori, che questo Ente possibile che è una modificazione
è nello stesso tempo [...OMISSIS...] . Voi vedete dunque,  miei  signori, che l' idea possibile è una modificazione dello
soltanto idealmente nell' infinita, è benissimo detto,  miei  signori, è frase immune al tutto da panteismo. Ma noi
è cosa ad un tempo ed idea. Egli è piacevole, a dir vero,  miei  signori, l' udire il Gioberti menare gran vanto di aver
o anche intelligenti; intenderete a meraviglia,  miei  cari signori, molti luoghi dell' opere del nostro Filosofo,
la loro intelligibilità: [...OMISSIS...] (quasi che,  miei  signori, per dirlo di passaggio, applicando l' idea
vergogna del panteismo. La logica dee avere il suo luogo,  miei  signori, e la logica è inesorabile, non ha compassione
che lo produce (2). La stessa conclusione si raccoglie,  miei  signori, dalla definizione che il nostro Filosofo ci dà
in un modo, comincia ad esistere in un altro. Ma riteniamo,  miei  signori, che l' oggetto dell' intuito, benchè contenga
venute fuori tutte le creature. [...OMISSIS...] . E certo,  miei  signori, gli scolastici più illustri e di sana dottrina,
è Dio. Andiamo dunque avanti. [...OMISSIS...] Se non fosse,  miei  signori, per non interrompere troppo il corso delle idee,
che passa a stato d' individuo. Vi farete ora maraviglia,  miei  signori, che le cose contingenti sieno pel Gioberti l'
patisce. O mio caro Mellerio! voi non avete bisogno de'  miei  conforti, voi che m' avete detto le mille volte, come la
consolatemi con una risposta pienamente conforme ai  miei  desiderii. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.37 La sua
mira come in suo fine, e perciò lo costituiscono. Voi, o  miei  dilettissimi fratelli, avete tanto maggior bisogno di
e mi riesca o no di farlo debbo considerare che gli stessi  miei  sforzi, gli stessi miei desiderii sono un dono suo e un
debbo considerare che gli stessi miei sforzi, gli stessi  miei  desiderii sono un dono suo e un pegno che Egli mi vuol
al cuore questa verità. Che importa dunque che i  miei  Superiori fallino? Io sono sicuro. D' altra parte se
fallino? Io sono sicuro. D' altra parte se fallano i  miei  Superiori, come uomini che sono, non falla Iddio che
mio cuore; m' infonde l' affetto e il compatimento verso i  miei  Superiori; mi rende dolcissimo e sommamente meritorio l'
ed amareggiano il cuore, mi rendono disamorevole verso i  miei  Superiori, ritroso ad ubbidire, vacillante nella stessa
senza misericordia. Debbo fare grande stima di tutti i  miei  prossimi e specialmente de' miei confratelli e de' miei
grande stima di tutti i miei prossimi e specialmente de'  miei  confratelli e de' miei Superiori; debbo presumere e
i miei prossimi e specialmente de' miei confratelli e de'  miei  Superiori; debbo presumere e interpretar bene ogni cosa,
debbo diffidare infinitamente di me stesso, di tutti i  miei  giudizii, e pospormi a tutti in ordine alla virtù. Se io fo
io voglio fare l' apostolo per impedire l' attacco de'  miei  nervi? come può esercitare l' apostolato chi non vuole
io stesso mortalmente contro il voto e farei peccare i  miei  compagni condiscendendo alla loro imperfezione. E perciò vi
molto tempo libero, voi avrete la compagnia di alcuno de'  miei  compagni. Il riposo, la novità della vita e degli oggetti
Ella (come io farò pure indegnamente per Lei) per i molti  miei  bisogni d' ogni specie. Mi son servito, com' Ella vede,
tutta dal ragionamento, ed io non ho mai fatto dei  miei  ragionamenti (Dio me ne guardi!) il sostegno e l' appoggio
al mio prossimo? Che cosa ho io voluto mai altro nei poveri  miei  scritti, che giovare alle anime? Ed ora le pervertirò io
in tutte le sue diverse gradazioni, sono certamente sotto i  miei  occhi; e pure io non veggo che un solo dei sentimenti
e il suo autorevole giudizio le renderà più utili ai  miei  prossimi pei quali io le scrissi, credendo di scrivere
insieme e dalla cognizione non leggera delle materie nei  miei  scritti trattate, non ha ancora da far niente colla mia
La prego, mia venerata signora Marchesa, di presentare i  miei  ossequi al signor Marchese, alla signora Marchesa madre,
le seguenti: 1 Temo assai di giudicare temerariamente de'  miei  fratelli, onde inclino sempre a presumere bene di essi, e,
possono restringere in breve lettera. Presenti, la prego, i  miei  cordiali saluti a' Padri Villoresi e Dalla Via, e i miei
i miei cordiali saluti a' Padri Villoresi e Dalla Via, e i  miei  ossequi al M. R. P. rettore di cotesto collegio; e mi
seme della speranza: allora aspetto con sicurezza sopra i  miei  cari fratelli e figliuoli le divine benedizioni. Possa
ciò che nel sistema delle sue verità si contiene; dunque i  miei  dubbi sono insussistenti, essi provengono dalla limitazione
della mia ragione: voglio adunque rinunziare a questi  miei  ragionamenti particolari che si oppongono alla verità
Ella colla veneratissima sua mi richiese di esprimerle i  miei  sentimenti sopra i toccati argomenti. Vengo ora al punto,
dell' Ascrizione. E qui debbo rendere a Monsignore i  miei  vivi ringraziamenti per essersi degnata di formar parte di
Le basti. Non cessi di pregare per me e pei sommi bisogni  miei  propri e di quelli che meco insieme servono il Signore.
consolatrice di tutti i mali, non ha bisogno de'  miei  conforti, e che sa vincere il dolore della natura coll'
ottima Signora Contessa, che lo farò, e lo farò fare dai  miei  compagni, e da questi ottimi Novizii, e sopra tutto dalle
farle conoscere quanta consolazione in me e in molti de'  miei  amici ne abbia prodotto la lettura. La confidenza che Ella
Marchesa, e così farò pur fare de' suffragi a' Sacerdoti  miei  ed alle nostre buone Suore della Provvidenza. Se si
la S. Messa per l' anima sua, e raccomanderò a tutti i  miei  compagni di unire pure le loro preghiere al medesimo fine.
discorsetto sul Rosario che si trova nella raccolta de'  miei  discorsi. Un' altra pratica da inculcarsi a tutti i
ora intendo che Ella ha rimesso da esaminare nuovamente i  miei  scritti. Egli mi proporrà la dottrina della Chiesa, ed io
ricever ordini prima di quel tempo. Attenetevi dunque ai  miei  consigli, e siate superiori a tutto ciò che dicono gli
Si fa ogni sforzo perchè vengano messi all' Indice i due  miei  scritti delle Cinque piaghe , e la Costituzione ; e vi
qualunque cosa la santa Sede fosse per condannare ne'  miei  scritti o altrove. Quando nel mese del prossimo passato
di sottomettermi in tutto, e di ubbidire in tutto ai  miei  superiori. Perdoni, Rev.mo Padre, se La ho trattenuta con
persevera sarà salvo. Abbraccio e benedico tutti cotesti  miei  carissimi in Cristo. Non pensate alla traslocazione del
se non altro pel danno che ne potrebbe venire a'  miei  fratelli, che servono il Signore nell' Istituto della
lo conservi. Spero che Ella qualche volta visiterà cotesti  miei  buoni fratelli di S. Zeno: li raccomando alla sua amicizia.
altro? Già molto prima il Santo Padre m' avea detto che i  miei  avversari avenano la veduta corta d' una spanna. Io l'
che fosse meglio sottrarre agli occhi de' fedeli que'  miei  suggerimenti o consigli; e così sia. Mi conforta che da più
i precedenti. Intanto conto di restituirmi a Stresa fra i  miei  carissimi compagni che da tanto tempo non veggo, e m'
anima di sua madre e la farò suffragare colle orazioni de'  miei  compagni. Le quali orazioni non sono utili soltanto ai
l' un l' altro conforto. [...OMISSIS...] 1.50 Pervenne a'  miei  orecchi una cosa di voi, mio caro figlio, la quale mi ha
al Noviziato. Ma spero che voi compirete tutti i  miei  desiderŒ, svegliando voi stesso, e dandovi al servizio del
Non per lusinga della mia ambizione, come ora dicono i  miei  nemici, ma sulla parola del Papa io mi sottomisi alla
separato (dal godimento di Cristo) per la salvezza de'  miei  fratelli ». Tanto più che conoscerete maggiormente Cristo,
il quale disse: « « Qualunque cosa avrete fatta a questi  miei  minimi, l' avrete fatta a me stesso ». » Quali parole per
abitiamo è Cristo. Accettino dunque le Reverenze Vostre i  miei  sincerissimi e cordialissimi ringraziamenti dei sentimenti
a meno di riscaldarsi. E non solo bramo che voi e cotesti  miei  carissimi fratelli vi riscaldiate nell' impegno in cui
una piccola croce che mi dà il Signore troppo inferiore a'  miei  meriti. Comprendo a pieno, mia pregiatissima Signora
esaurite le vie pacifiche, rovesciarlo. E son queste, o  miei  fratelli, le basi principali sulle quali poggiano i vostri
io predichi errore; ma seguitemi e operate a seconda dei  miei  insegnamenti, se mi trovate apostolo della verità. L'errore
Santo con gemiti inenarrabili, dieno invitta forza ai  miei  detti. E voi pure innalzate al Padre dei lumi la vostra
vi confesso, o fratello, che sento questa voce in tutti i  miei  casi buoni od avversi, in tutti gl' incontri, in tutti i
confido, che Iddio medesimo sopporterà e perdonerà questi  miei  difetti, e dico con confidenza: « Dimitte nobis debita
me stesso. Ah! parmi già che riconoscerete in questi  miei  ragionamenti la favella dell' amore; e se la riconoscete,
sommo piacere, per quanto portano le mie forze e gli altri  miei  impegni. Ella mi dica pure di quanto ci sarebbe bisogno, ed
V. S. Illustrissima, occupata in mille affari, co'  miei  scartafacci dove si pena a trovare il fine. La
per attendere con un po' di quiete maggiore ai  miei  diletti studi: poichè a casa Ella sa quanto è facile che
sospetto alcuno la radezza delle mie lettere; date ciò ai  miei  affari ed al difetto che ho della negligenza in molte cose
che mi aggravano; intendo dire in primissimo luogo i  miei  peccati. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.27 Ottimamente
potente, onnipotente! Parmi che Ella converrà in questi  miei  sentimenti: parmi che quanto dico non sia che un
Signore, perchè mi converta? se non piangerò compunto dei  miei  eccessi in queste piaghe di Gesù? se non mi vorrò
metta ostacolo alle divine misericordie colla enormità dei  miei  peccati. Fate pur pregare i nostri tre cari fratelli nel
altri due compagni altresì. Al sig. Canonico Capis fate i  miei  più affettuosi saluti, come pure al sig. Avvocato Chiossi,
rivolte ad un solo scopo, perchè un solo fine hanno tutti i  miei  pensieri e desiderii, la salute delle nostre anime. Addio;
del Signore, da cui viene la vera fortezza. A Dio. Tanti  miei  complimenti in casa Patrizi, ed alla vostra Mariannina.
troppo insofferente, tuttavia ogni qual volta mi rammento i  miei  abituali incomodi, li riconosco e li confesso per tali, e
non potete voi, pregate di ciò il caro Quin, a cui farete i  miei  più teneri saluti. La morte della Marchesa Patrizi me l'
insieme con don Paolo strettamente. Al signor Arciprete i  miei  più affettuosi saluti. Continuatemi l' amore, di cui mi
grande stima che ho io degli ingegni e degli animi de'  miei  connazionali, per non vedere que' frutti che io accenno;
sommamente vi amo con tutti i nostri. [...OMISSIS...] 1.31  Miei  Reverendi e carissimi sacerdoti nel Signor nostro Gesù
le cose, essendoci io piuttosto per figura che per altro.  Miei  cari consacerdoti e fratelli nel Signor nostro Gesù, è mia
il motivo che, dopo sottoposti i riflessi che credeva a'  miei  compagni, ho poi ceduto alla loro volontà prendendo la loro
a loro, se persistono nel loro disegno; essi si dichiarano  miei  figliuoli in Gesù Cristo, ed io li abbraccierò per tali, se
preghiamo ogni giorno per voi: fate così anche voi altri,  miei  dilettissimi nel Signore, per noi tutti. [...OMISSIS...]
Questa è la gran fatica che dobbiamo prendere a fare,  miei  carissimi fratelli, e la faremo di certo, se saremo
al cui possesso solo aspiriamo. Consideriamo seriamente,  miei  carissimi, che, se abbiamo ottenuto l' emendazione e
tutti. Meno mi affido delle mie proprie passioni e de'  miei  proprii pregiudizi. Perocchè finalmente debbo sospirare e
suol sempre coronare coll' esito più felice. Sì al certo,  miei  cari fratelli, è impossibile che a lungo andare Iddio non
io celebro ogni giorno messa unicamente per me e per gli  miei  cari compagni. Li ringrazio della nota de' soggetti atti
vada anche per queste vie; e se non fosse la bontà de'  miei  compagni, l' Istituto della Carità non procederebbe così
dunque credete che io abbia fallato nell' esporvi anche i  miei  dubbi sulla vostra condotta, non solo io ve ne dimando
non mi sembrasse esigerlo, anche per esempio de'  miei  compagni); quanto nella direzione generale dell' Istituto,
Intanto il caro Loewenbruck avrà recato loro i  miei  saluti, essendo stato qui a trovarmi; sebbene alla
Ora finalmente eccomi a intertenermi almeno un poco co'  miei  Lissandrini e Teruggi. La relazione che mi danno di sè
indubitatamente coronata. Ah! non trascuriamo nissun mezzo,  miei  cari, per infrenare la nostra mobilità, e por ferma legge
quest' affare, e farne fare. Abbraccio teneramente tutti i  miei  carissimi fratelli. Preghino tutti fervorosamente per la
esaudito « quoniam inops et pauper sum ego ». La prego de'  miei  rispettosi saluti a' RR. PP. Rettore e Ministro, e a quegli
di giubilo la manifestazione dell' unanime disposizione de'  miei  carissimi fratelli del Calvario nell' impiegare le loro
ed è una vera consolazione a vedere la letizia di tutti i  miei  compagni, nessuno eccettuato, che benedicono ogni giorno il
vincolo, è quello che mi fa desiderare di avere tutti i  miei  cari compagni nel santo servizio, se fosse possibile,
che ha detto: « Gli uomini conosceranno che voi sarete i  miei  discepoli, se voi vi amerete l' un l' altro ». Finalmente
Così si ama Iddio, così si depone se stesso. Ah!  miei  cari fratelli, non abbiamo volontà propria: non conosciamo
essere sempre pronto a rispondere e conversare co'  miei  cari compagni; ma che delle varie cagioni ed occupazioni
di riproduzione, accenna all'eternità. Abbiate dunque, o  miei  fratelli, sì come santa la Famiglia. Abbiatela come
eorum cognoscetis eos ». Se dunque vedo alcuno de'  miei  fratelli amare le cose basse ed umili, e conservare in
che di mano in mano che Iddio andrà purificandomi da'  miei  difetti, aggiungerà sempre alla mia natura qualche cosa
molti difetti ecc., Iddio andò pian piano purgandomi de'  miei  difetti ecc. »; quasichè al presente non ci siano più molti
stato, alla professione della vita perfetta. Quanto,  miei  carissimi, non dee l' uomo spirituale vegliare e pregare
apporta una dolcissima pace. Non date punto a nessuno de'  miei  libri che sono costì. Spendete pure il bisognevole con
da questa mia sicura ed amata maestra. Se talora ne'  miei  libri dimostrai delle persuasioni forti, quando ho creduto
per emendare, dichiarare, migliorare comecchessia i  miei  scritti: che quantunque destinati sieno, pel loro
a ciò che vi comanda il Dovere. Meritate ed avrete. Oh  miei  fratelli! amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la
prospettiva sospendo la omai troppo prolissa deduzione de'  miei  pensieri.
del foco appena ha compiuto il giro del globo. Ho letto ne'  miei  primi anni, se ben mi ricordo nella collezione del Laharpe
altramente parrebbe offendere la modestia: invierò cioè i  miei  pubblici ringraziamenti al chiarissimo sig. Federigo
questo fatto non ci avevo pensato mai. Laonde, allorchè a'  miei  orecchi pervenne il rumore d' un opuscolo che censurava un'
», ed avrà meditato le osservazioni che que' due  miei  scritti contengono, già si sarà pienamente convinto che pur
di che statura sien quelli che le seminano, fingendosi  miei  oppositori, ognuno il può ben vedere, anche ignorandone i
Che io chiedo all' equità pubblica di essere giudicato sui  miei  proprii scritti e non sui laceri brani ch' essi n' adducono
deduce, che noi, cioè il sacro Concilio e gli altri  miei  socii, siamo sospetti d' eresia? - Doh? acutezza d'
e come mai potre' io avere obbligazione di conoscere i  miei  doveri, se, non conoscendoli, già non pecco? Conciossiachè
ogni mio sentimento sommetto. La Chiesa giudichi se i  miei  timori sono fondati: ella giudichi il mio giudizio. A me
il bene che godono, e non il male che soffrono. Ma se voi,  miei  signori costituzionali, vi servite di questa forma di
faremo insieme. Noi sappiamo ora a che dobbiamo tendere,  miei  signori, ad applicare il vero metodo d' investigazione alle
cosa, nè ci dà la possibilità di affermarla. Avete veduto,  miei  signori, qual conseguenza legittima da ciò proceda? La
empi fanno alla divina provvidenza. . « Togli il velo a'  miei  occhi, e considererò le meraviglie della tua legge » (1). 9
con tutto il cuor la tua legge » (4). 12 « Togli gli occhi  miei  da ogni vanità della terra » (5). 13 « A chi mi dileggia
il suo gregge: le due prime colle parole: « Pasci i  miei  agnelli », e la terza (imperciocchè Pietro la terza volta
pure mancherammi giammai la sposa mia, la mia Chiesa, voi  miei  ministri non avrete a temere nulla in governarla, perchè io
« Se PERMARRETE nel mio sermone, dice, sarete VERAMENTE  miei  discepoli« (5) ». Questa verità è inchiusa nelle stesse
« Se voi rimarrete nel mio sermone, sarete veramente  miei  discepoli« (6) ». Nelle quali parole quell' avverbio
dà a me l' essere e la vita, così un' operazione mia ne'  miei  diletti è quella che dà loro la vita. - Questa vita è ciò
come il Padre dà a me l' essere personale, così io do a'  miei  diletti l' essere loro personale. - E questa personalità,
che apportiate abbondantissimo frutto, e vi facciate  miei  discepoli« (1) ». E spiega tosto dopo, che ciò avviene per
alle sue parole, giacchè continua così: « Se osserverete i  miei  precetti, PERMARRETE nella dilezione mia, siccome anch' io
di quella cosa (cioè dell' azione fatta da essa ne'  miei  sensi) coll' essere a me innato. E che è vedere questo
io crederò di avere troppo bene speso il mio tempo e i  miei  pensieri. In caso contrario poi, non sarà forse disutile l'
differenze. Io ho spiegato questo fatto incontrastabile nei  miei  scritti d' Ideologia (3). Ciò stabilito, risulta esser più
sensazioni che una rosa può darmi mediante i diversi  miei  organi, io insieme colle sensazioni mi formo di essa la
operare, un grado di potenza maggiore. Ma se io stesso, co'  miei  proprŒ sensi, verificassi il fatto, e non avessi alcun
già non le goderete come vostre, ma voi le lavorerete come  miei  servi, ed io vi manterrò »; la nazione non si sarebbe mai
della medesima sorto a parlare avesse detto così: «  Miei  compagni! voi siete giunti col vostro valore a rendervi
proprŒ interessi. Credo esprimere in queste parole non i  miei  sentimenti, ma quelli che ha il mondo generalmente:
già non le goderete come vostre, ma voi le lavorerete come  miei  servi, ed io vi manterrò »; la nazione non si sarebbe mai
della medesima sorto a parlare avesse detto così: «  Miei  compagni! voi siete giunti col vostro valore a rendervi
proprŒ interessi. Credo esprimere in queste parole non i  miei  sentimenti, ma quelli che ha il mondo generalmente:
Essendomi io, o Giuseppe dolcissimo, fino dai primi  miei  anni, come è conveniente che ogni uomo faccia, dato
ampiamente è mostrato nelle opere dell' Huezio. Ora fra i  miei  voti uno è questo, che si scrivesse con diligenza una
sgomentato a dover dire che essi presentano agli occhi  miei  brandelli di dottrine le più contrarie, un tessuto, o
farmi loro compagno nella pietosa fatica, come in altri  miei  libri così in questo. Dove se le suppellettili e gli
fu cortese il cielo, che io dover vedessi con questi occhi  miei  l' estasi mirabilissima e per poco continua, alla quale in
quelle parole: « Se voi vi terrete nel mio discorso, sarete  miei  discepoli. E conoscerete la verità (cioè il Verbo), e la
come noi siamo nel Verbo, e il Verbo in noi: « Chi ha i  miei  comandamenti e gli osserva, quegli è che mi ama«: » ecco la
Chiesa ha dichiarato, contro Bajo, possibile«. Agli occhi  miei  questa sentenza contiene il concetto stesso dell' eresia
di questo scritto, intendo invocare l' indulgenza dei  miei  lettori sui difetti del lavoro; e nello stesso tempo
una tale distinzione, dettando tre volumi col titolo dei  miei  errori. Laonde con tutto lo zelo e la fidanza egli si pose
Dopo la pubblicazione del « Nuovo Saggio » e di altri  miei  lavori, ne' quali tolsi a dimostrare 1 che l' oggetto non
il Padre, che voi apportiate il massimo frutto, e diveniate  miei  discepoli »(4) ». Dalle quali parole si ricava: 1 Che senza