Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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«5») « E dicendo la  mente  non intendo piú la mente umana, ma una mente, presa la
«5») « E dicendo la mente non intendo piú la  mente  umana, ma una mente, presa la mente nella sua essenza (onde
non intendo piú la mente umana, ma una mente, presa la  mente  nella sua essenza (onde poi la questione va infine alla
nella sua essenza (onde poi la questione va infine alla  mente  divina) ».
dell' universo? Solo rispondendo come fa Platone: una  mente  eterna, ottima, creatrice, l' enigma del mondo riceve la
Ma prima vogliamo osservare quanto sia labile la  mente  umana anche negli ingegni più acuti. Nessun altro filosofo,
come parzialmente e da un solo lato si presenti alla sua  mente  il bisogno di ricercare una causa sufficiente fuori della
o somiglianza tra la prima, causa dell' accidentale, e la  mente  che compone e divide, producendo così il vero o il falso.
Dell' accidente dice, che la causa è indeterminata ; della  mente  poi dice che « « essendo la composizione e la divisione
riconoscendo egli che il vero ed il falso che risiede nella  mente  non può allogarsi in alcuna delle categorie, e che la causa
questione: « non potrebbe forse essere questa causa una  mente  suprema, libera, e perciò appunto tale che le sue
quest' era l' evento accidentale, e per questo filo la sua  mente  fu obbligata ad uscire dell' ambito della natura, a cui pur
contemplazione. A questo nondimeno si rattaccò nella sua  mente  la questione del moto. Egli vide che nella natura, oltre la
ma conviene che lo riceva o dalla specie pura, che è nella  mente  dell' artefice, o dalla specie che è congiunta alla materia
dimostra come questo primo intelligibile formi la  mente  e questa a lui si leghi e con esso diventi, in un certo
e coesistenti, di modo che sia ad un tempo intelligibile,  mente  ed intellezione , ossia che la mente e l' intelligibile sia
tempo intelligibile, mente ed intellezione , ossia che la  mente  e l' intelligibile sia l' intellezione stessa. Questo si fa
a spiegare il nostro filosofo considerando la natura della  mente  in universale colle seguenti parole: [...OMISSIS...] . Il
da Aristotele nell' intellezione che è ad un tempo e  mente  in atto ed intelligibile in atto, e queste due cose si
due cose si distinguono dall' intellezione solo perchè la  mente  e l' intelligibile può essere in potenza, come è negli enti
locale, uno de' quattro movimenti da lui distinti. Ma nella  mente  d' Aristotele manca, come già abbiamo osservato, la precisa
non perdurano nel continuo atto della contemplazione, ma la  mente  umana per lo più è in istato di potenza, per breve tempo
nell' atto contemplativo. Così il sonno e la veglia della  mente  si succedono nell' uomo. Ma le intellezioni umane e l'
distingue da questa, subbiettivamente considerata, la  mente  , che si cangia col suo ultimo atto in obbiettiva, come
quest' atto proprio è l' intuizione dell' universale: la  mente  in atto, l' intellezione (5). Ma questa mente in atto,
la mente in atto, l' intellezione (5). Ma questa  mente  in atto, secondo Aristotele, è una sostanza da sè, che
rilevasi da queste parole: [...OMISSIS...] . Or come la  mente  in potenza dell' anima passi ad emettere gli atti
speculativi, cioè ad acquistare la scienza, mediante la  mente  in atto , [...OMISSIS...] , in parte è dichiarato nel « De
nel « De Anima » (2), come abbiamo veduto. Passata poi, la  mente  in potenza, all' atto coll' acquisto della scienza, che può
dirò così innati e due acquisiti. 1 L' atto o specie della  mente  in potenza , che dicesi atto rispetto all' anima sensitiva
che lo emette; 2 L' atto ulteriore, o specie della  mente  in atto (intuizione primitiva) che ha virtù di fare che la
in atto (intuizione primitiva) che ha virtù di fare che la  mente  in potenza esca al suo atto; 3 L' atto ulteriore o specie
specie della scienza , che è l' atto, a cui è già uscita la  mente  in potenza, e quest' atto s' unifica colla mente in atto
uscita la mente in potenza, e quest' atto s' unifica colla  mente  in atto che rimane così accresciuta e rinforzata; poichè in
unifica col senziente in atto, secondo Aristotele, così la  mente  in potenza si distingue dalla mente in atto finchè in
Aristotele, così la mente in potenza si distingue dalla  mente  in atto finchè in potenza, ma non più quando cessando d'
conviene rispondere a tre questioni. 1 Che cosa è  mente  in potenza che diventa tutti gl' intelligibili secondo
nella sentenza che Aristotele dia la denominazione di  mente  di cui si fa tutto , [...OMISSIS...] , all' imaginazione e
stesso essere in universale da una parte costituisce quella  mente  (2) che è fatta tutte le cose, cioè tutte le specie, dall'
cose, cioè tutte le specie, dall' altra costituisce quella  mente  che le fa tutte. Come questi caratteri non possono
facoltà sensitive, così anche ripugna che esse si dicano la  mente  in potenza, giacchè Aristotele chiama abito questa mente,
ha in potenza, [...OMISSIS...] (3). Ora questa appunto è la  mente  in potenza che diventa tutte le forme. E tant' è lungi che
la distingue Aristotele là appunto dove paragona questa  mente  e il suo sviluppo a quello della sensitività (1). Dice di
suo sviluppo a quello della sensitività (1). Dice di questa  mente  che « « intendendo tutte le cose, conviene di necessità che
parte, si può dire quello che dice Aristotele della sua  mente  in potenza che, « « non è attualmente niuno degli esseri
Aristotele l' osservare ch' egli sembra accordare a questa  mente  in potenza l' atto dell' intendere, [...OMISSIS...] ,
una maniera di parlare, che dimostra non essere la sua  mente  in potenza, quella che propriamente intende, raziocina e
conviene il carattere che dà Aristotele alla sua  mente  in potenza, d' essere « « le specie in potenza » »,
, con che mostra chiaramente di parlare d' una  mente  obiettiva, quali sono le specie; e d' essere medesimamente
diventa tutti gli intelligibili. Se dunque la  mente  in potenza è quella che diventa tutti gl' intelligibili, e
gl' intelligibili, e l' intelligibile è l' essere, quella  mente  non può esser altro che lo stesso essere in potenza. Il che
pensiero e degli oggetti nobili, e che l' eccellenza della  mente  sta in pensar quelli e non questi (7): sebbene il riputare
del conoscibile, debbono anch' esse esser conosciute da una  mente  sapientissima. Ma questo luogo in cui suppone Aristotele,
alcuna relazione col vero o col falso, che è sempre nella  mente  e non nel senso, come lo stesso Aristotele insegna (1).
questo e questo »; e queste proposizioni sono verità nella  mente  e quivi immutabili e non nei sempre mutabili sensibili:
certe similitudini e imagini di esse. In fatti, quando la  mente  distingue da una parte la specie d' un sensibile e dall'
come crediamo, con fedeltà. E qui si presentano alla  mente  da sè una folla di questioni; ne indicherò quattro: 1 Le
essere puro atto? 3 Le specie e i generi si formano nella  mente  umana per via d' induzione da' sensibili: ma come si
a certe specie ultime o all' ultimissima, l' essere o la  mente  in senso obbiettivo, di cui riconosce l' eterna
poichè la specie della casa esiste scevra da materia nella  mente  dell' architetto, ma non come un ente che da sè solo
potenza. Quando poi si riducono all' atto, per opera della  mente  in atto, allora sono scevre di materia, ed esistono come
enti indipendenti, ma come appartenenze della mente: la  mente  poi è quella specie che sussiste in sè da ogni altra cosa
sola aggiunta, che sieno eterni e incorruttibili. Ma se la  mente  stessa è una prima specie, e però un primo intelligibile,
primo principio di tutti i principŒ logici. Se dunque la  mente  è il principio dei principŒ, e l' essere è appunto il
essere è appunto il principio de' principŒ, consegue che la  mente  in senso obiettivo e come intelligibile sia l' essere , in
sia diversa. Ciò posto, s' intende in qualche modo come la  mente  sia ad un tempo dell' universalissimo e del singolare, e
scienza, ma si conoscono colle specie loro che sono nella  mente  e col senso. Ma poichè l' essere come essere è egli stesso
conoscibile. E poichè le specie dell' altre cose sono nella  mente  oggettivamente presa, cioè nell' essere, perciò coll'
intellettiva senza gli intelligibili ? Nè pure, perchè la  mente  non è tratta al suo atto, che da una specie di contatto
può certamente dare alla pura specie ideale , che sta nella  mente  dell' artista, la quale è bensì efficiente, ma nell'
che oltre esser mezzo del conoscere, quando rimangano nella  mente  separate dalla materia corporea, sono anche forme degli
a questa altezza), ma anche dal resto dell' anima: e la  mente  è il complesso degl' intelligibili. Gl' intelligibili
specie che sussiste da sè, secondo Aristotele, cioè alla  mente  . Che anzi egli è obbligato di fare, e questo è degno di
ciò che è più universale ancora de' generi, l' essere. Alla  mente  d' Aristotele si presentano dunque, come abbiamo veduto, i
intelligibili ; e sotto questo novo aspetto, esistono nella  mente  non come qualità comuni delle menti, ma come atti di
Ora l' intellezione che ha quest' oggetto è appunto la  mente  . Questa mente è atto perchè è intellezione, ma è ancora
che ha quest' oggetto è appunto la mente . Questa  mente  è atto perchè è intellezione, ma è ancora potenza perchè ha
un oggetto che è in potenza tutte le cose. Così dice che la  mente  è de' principŒ [...OMISSIS...] (1), e in essa ripone la
suo atto, puro da materia corporea, che dicesi anima e  mente  , alla natura non resta altro che fare, ma in quest' ultima
atto medesimo. Ora che questa dottrina si presentasse alla  mente  d' Aristotele, parmi si provi dai luoghi seguenti: « «
possono convenire; poichè la specie intellettiva ha nella  mente  tanto l' essere suo potenziale, quanto l' attuale, onde non
» » (1). Nè noi ripugniamo, osservando solo che se la  mente  è specie delle specie sensibili, già con questo s' ha, che
questo s' ha, che le specie intelligibili sieno poste dalla  mente  là, dove sono le specie sensibili o i fantasmi; e in tal
se non forse in un modo passivo o ricettivo, ma la  mente  li ha prima in potenza, e poi li attua all' occasione de'
e poi li attua all' occasione de' fantasmi. Perchè la  mente  è data dalla natura, dice Aristotele, ed ella è la specie
che i sensibili « « non sono intelligibili, e che la  mente  non intende gli enti di fuori senza la sensazione, ma
cosa che sia veramente in essi, anzi qualche cosa che la  mente  vede in essi, cavandolo da sè stessa (4). Sebbene dunque
come concludenti a provare che, secondo Aristotele, la  mente  ha un' esistenza separata, e sua propria (2). Suppone
Dal qual principio medesimo si ha la conseguenza, che la  mente  e Iddio sarebbero in uno stato d' imperfezione se non
per riconoscere, che Aristotele ammette che la natura della  mente  è separata non solo di concetto, ma realmente dai corpi e
senza i corpi, si è, che egli insegna, che l' atto della  mente  non comunica con alcun corpo. [...OMISSIS...] . Dunque nè
ne viene la conseguenza, che quantunque l' atto della  mente  non comunichi con alcun corpo, ma da sè solo
[...OMISSIS...] . Onde per l' uso che fa l' anima della  mente  imagina un corpo etereo e divino, che si separa dal
etereo e divino, che si separa dal rimanente e sta colla  mente  congiunto. Veramente egli pare che Aristotele non possa
Veramente egli pare che Aristotele non possa concepire la  mente  senza un qualche corporeo involucro, o non possa almeno
a me pare, se n' indusse che Aristotele volesse lasciare la  mente  sparsa per modo che nulla più fosse se non una successione
degl' intelligibili, distinguiamo queste tre cose, la  mente  , l' intellezione , gl' intelligibili , e cerchiamo che
altro non essendo per lui l' intellezione che la stessa  mente  in atto, e gli stessi intelligibili in atto. Ma cominciamo
ossia l' individuo reale, non ci arriva, chè la sua  mente  corre a un universale ch' egli prende per singolare, cioè
intelligenza, non dovendosi più unire colla materia. Ora la  mente  spinge quella natura intellettiva, che è nella specie, a un
di natura sua intelligente » » (1): e però sussiste ed è la  mente  prima ed essenziale d' Aristotele. Aristotele si propone
corpi (4). Infatti, Aristotele riconosce che nella stessa  mente  umana da una parte ci devono essere tutte le cognizioni in
detto e in parte provato, che Aristotele intende, per la  mente  insita nell' uomo per natura, l' essere in universale . Ma
ad un atto ulteriore che è l' intellezione . Ora la  mente  innata d' Aristotele è composta d' intellezione e d'
il concetto diverse. Perciò distinguendosi nella stessa  mente  due elementi da cui risulta, si può benissimo senza
attuale e presente (3). Essendo dunque composta la  mente  aristotelica d' intelligibile e d' intellezione, ed essendo
ne verrà che l' intelligibile dato per natura sia la  mente  in potenza d' Aristotele, e l' intellezione o l' intendente
d' Aristotele, e l' intellezione o l' intendente sia la  mente  in atto. Poichè veramente Aristotele non fa di queste, due
[...OMISSIS...] (1). Rimane dunque a vedere, essendoci una  mente  in atto e però un intelligibile in atto dato all' uomo per
di esse. Aristotele dice costantemente che l' oggetto della  mente  sono i principŒ, [...OMISSIS...] (2). Ora i principŒ sono
regole delle scienze e delle arti. Dice dunque che « la  mente  è degli estremi » [...OMISSIS...] per una parte e per l'
che nell' agire). [...OMISSIS...] . Distingue dunque una  mente  acquisita coll' uso, e una mente innata che è una natura.
. Distingue dunque una mente acquisita coll' uso, e una  mente  innata che è una natura. [...OMISSIS...] . La mente
e una mente innata che è una natura. [...OMISSIS...] . La  mente  acquisita per natura, cioè per via della mente innata, sono
. La mente acquisita per natura, cioè per via della  mente  innata, sono dunque gli intelligibili acquisiti, i
che è causa di tutto ciò? Dev' essere certamente « la  mente  in atto », perchè se non precede l' atto, secondo
. Dovendo dunque l' intelligibile, che costituisce la  mente  in atto d' Aristotele, trovarsi nei principŒ , poichè
principio, e che cosa dica della mente, e si vedrà che la  mente  innata e attuale si riduce all' intuizione di quel
chiama il principio di contraddizione. Aristotele pone la  mente  anteriore ad ogni altra cognizione e necessaria a formarsi
» », [...OMISSIS...] (3). Ora così appunto chiama la  mente  il principio di tutti i principŒ, [...OMISSIS...] (4). E
[...OMISSIS...] (5), il che non direbbe, se colla parola  mente  intendesse di parlare di una mera facoltà subiettiva, e non
gli universali . Acciocchè dunque ci sia nell' uomo la  mente  in atto, che tragga in atto gli universali che sono
. I concetti non sono ad un tempo, cioè si pensano colla  mente  separati gli uni dagli altri: questo fa che ci sia
fuori di questi altro che come concetti o ragioni della  mente  (4); gli altri hanno un essere assoluto, e però separati da
si vedono, manifestandosi, [...OMISSIS...] (5) e che la  mente  non fa gl' intelligibili, ma anzi è mossa al suo atto, cioè
[...OMISSIS...] (6): l' intelligibile dunque che move la  mente  al suo atto non è l' effetto di questo atto. Ma molti
sono ne' sensibili in potenza. Se dunque quello che move la  mente  a contemplare gl' intelligibili in atto, non può essere
converrà dire che oltre gl' intelligibili in atto nella  mente  umana, che all' occasione delle sensazioni riduca in atto
intelligibile? (2). A queste difficoltà risponde: 1 Che la  mente  è essa stessa gl' intelligibili in potenza, ed essa è pure
in potenza e in atto è l' ente medesimo (2). Ma quando la  mente  è venuta all' atto dell' intendere, allora gl'
il termine di quest' atto. [...OMISSIS...] . 3 Perciò la  mente  si divide così che prima che esca all' atto dell'
cioè in sè, uscendo al suo atto. [...OMISSIS...] . La  mente  umana dunque parte è in potenza, parte in atto: in potenza
scrive nella mente, quando chiaramente dice che è la sola  mente  quella che operando scrive in sè stessa gl' intelligibili.
operando scrive in sè stessa gl' intelligibili. 4 E così la  mente  è intelligibile, come gl' intelligibili, [...OMISSIS...] ,
dicono essere nelle cose materiali, in potenza, poichè la  mente  intende quelle cose materiali spoglie della materie (1), e
quelle cose materiali spoglie della materie (1), e però la  mente  stessa è la loro potenza: [...OMISSIS...] . Nel qual luogo
altrove chiama materia « ciò che è potenza », qui dice la  mente  « potenza ma senza materia », il che viene a dire: senza
degl' intelligibili, [...OMISSIS...] . 6 Ma perchè la  mente  è potenza di quegl' intelligibili che si riferiscono agli
». Quest' idea dunque è la specie per sè intelligibile, la  mente  in atto, e quella che è in potenza tutti gli altri
prima intellezione che ha per termine l' essere: anzi la  mente  stessa è chiamata termine da Aristotele, [...OMISSIS...]
il che conferma quello che dicevamo, che Aristotele usa  mente  in un senso oggettivo. Ma consideriamo bene come accada ad
il primo intelligibile, la prima specie, l' essere, diventi  mente  in atto rispetto a sè, in potenza rispetto agli altri
in molte maniere (3). Ma l' intellezione all' opposto o la  mente  che ha l' ente per oggetto è singolare, e niente vieta che
sono la scienza in potenza, perchè l' atto compiuto della  mente  apprende l' oggetto determinato (5). Se dunque gli
essere dunque è in potenza tutti gl' intelligibili: ma la  mente  in potenza d' Aristotele è appunto quella che non è nessuno
che non è nessuno degl' intelligibili, ma diventa tutti: la  mente  potenziale dunque d' Aristotele è l' essere ideale
di tutti gl' intelligibili, e questo subietto è ancora la  mente  in potenza; l' essere è il possibile e la mente d'
è ancora la mente in potenza; l' essere è il possibile e la  mente  d' Aristotele non è altro che il possibile [...OMISSIS...]
non è altro che il possibile [...OMISSIS...] ; la  mente  non ha passione alcuna, è immista e semplice, e così pure
Aristotele, è tutte le cose in potenza. Acciocchè dunque la  mente  sia tutte le cose in potenza, conviene che sia l'
(3): ma materia degl' intelligibili è anche chiamata la  mente  [...OMISSIS...] : l' essere intuìto adunque nella sua
intuìto adunque nella sua potenzialità universale è la  mente  in potenza d' Aristotele e non può essere altro, perchè
conoscono tutte le cose quasi con una misura. E infatti la  mente  d' Aristotele con cui si conosce, è detta da lui uno e
della dimostrazione e della scienza. [...OMISSIS...] . La  mente  dunque è quell' uno con cui si ha la dimostrazione e la
(4): l' essere dunque è l' uno nella scienza. E però la  mente  nel senso oggettivo è pure una: chè, come c' è un solo e
intelligibili. Il che è più facile ad intendersi della  mente  che del senso, perchè in quella l' universale si distingue
solamente di ragione , non vuol dire altro se non che la  mente  la considera divisa dal suo tutto reale. Questa ragione
ed è altra cosa dalla realità esterna, vi è generata dalla  mente  in atto, che ha « « i principŒ di tutte le intellezioni
in potenza essendo lo stesso che l' essere in atto, la  mente  in potenza che è, come dicevamo, l' essere in potenza, è
che secondo questo filosofo altrove non risiede che nella  mente  (2). Ora gli enti o sono incomposti [...OMISSIS...] o
i generi dell' essere. Veniamo agli enti composti dalla  mente  che a un subietto attribuisce un predicato. Dice che alcune
e sono le contingenti. [...OMISSIS...] . Componendo, la  mente  fa uno del predicato e del subietto, [...OMISSIS...] (2).
sè divisibili e molteplici, come lo spazio e il tempo, la  mente  le unifica, e in due modi, obbiettivamente per l' unità
la sua teoria: [...OMISSIS...] . Che cosa dunque è la  mente  Aristotelica? [...OMISSIS...] gli enti stessi
gli enti stessi intelligibili. Che cosa è la  mente  in potenza? gli enti intelligibili in potenza. Questi enti
ossia l' ente indeterminato ». Questo dunque costituisce la  mente  in potenza d' Aristotele in senso obiettivo (4). Per ciò
d' Aristotele in senso obiettivo (4). Per ciò stesso questa  mente  è dal nostro filosofo chiamata « « lo scientifico dell'
Non altro certamente che l' essere possibile . Ma se la  mente  fosse solamente questa, sarebbe mera potenza, e la mera
separata, secondo Aristotele. E` dunque necessario, che la  mente  non sia solamente in potenza; ma dee aver altresì qualche
atto. Quest' atto è l' intellezione : così è costituita la  mente  in senso subiettivo. L' intelligibile dunque e l'
L' intelligibile dunque e l' intellezione formano la  mente  aristotelica una di numero, ma composta di due elementi
atto, e la scienza relativamente è in potenza (1). Questa  mente  dunque è quel principio (2), che Aristotele riconosce
gli altri, è l' essere ideale indeterminato ; 2 Che la  mente  obiettiva è questo stesso essere o intelligibile primo, e
è ella stessa in potenza tutti gl' intelligibili; 3 Che la  mente  in senso subiettivo è una prima intellezione che ha per
ha per oggetto quell' essere ideale indeterminato, ed è la  mente  in atto, che fa tutti gli altri intelligibili, quando si
e indeterminato, e vedute così dal principio intelligente e  mente  subiettiva, danno luogo ad altrettante specie intelligibili
uno anche all' Universo, [...OMISSIS...] . Finalmente la  mente  è una tanto in senso obiettivo, perchè in questo senso è
sostanziale, si esige che già ci sia prima in atto la  mente  nel genitore del nuovo essere intellettivo. E poichè l'
, convien dire che, secondo i principŒ aristotelici, la  mente  che esiste nel generatore, sia quella specie, quell' atto
che nella generazione operando, susciti nel generato la  mente  preesistente in potenza ne' semi. Ma come avvenga questo
spiegarlo si propone. Dice bensì, come vedemmo, che sola la  mente  nella generazione umana viene dal di fuori, e in questa
da' principi aristotelici si potrebbe intendere, che la  mente  s' aggiungesse dal di fuori. Abbiamo veduto che Aristotele
dal di fuori. Abbiamo veduto che Aristotele prende la  mente  in un senso ora subiettivo , ed ora obiettivo . Non fa
umana: [...OMISSIS...] . Dall' altra poi dice che la  mente  s' aggiunge dal di fuori. Le quali due sentenze si
la subordinazione delle cause. In fatti, domandare « se la  mente  venga all' uomo dal di fuori »è una questione diversa dall'
il divino in senso proprio alla mente. Pare dunque che per  mente  intenda l' oggetto e per l' anima intellettiva il soggetto.
se non anche al materialismo. [...OMISSIS...] . La  mente  dunque non è computata da Aristotele tra le potenze
di materia e di forma; in questo conseguono una specie che  mente  si dice, che è separabile da essi essendo ente da sè, e
Ma perciò appunto, se Aristotele avesse posto ben  mente  alle conseguenze, si sarebbe accorto che la parola specie
della mente. Come in ciascun essere, che la possiede, la  mente  sia una, com' ella sia una subiettivamente riducendosi in
nondimeno indubitato che secondo Aristotele esista una  Mente  eterna, sussistente e di numero veramente unica: e si
secondo lui, basta a spiegare la generazione della  mente  umana, e non è necessario che il seme appetisca la Mente
mente umana, e non è necessario che il seme appetisca la  Mente  suprema, essendo sufficiente che appetisca, se così si vuol
sufficiente che appetisca, se così si vuol parlare, una  mente  uguale di specie a quella del suo generatore che è la sua
chè talora sarebbe in potenza e talora in atto ». Quindi la  mente  non può essere in potenza nel seme, [...OMISSIS...] .
universa natura. Così riconobbe il bisogno d' una suprema  Mente  sempre in atto, pura d' ogni potenzialità, ultima specie,
d' esser assolutamente, semplicemente, [...OMISSIS...] . La  Mente  suprema dunque, secondo Aristotele, è l' essere necessario,
di specie, c' è dunque una specie comune anteriore alla  mente  divina e alla nostra, il che ripugna ad altri principŒ d'
passato all' intellezione? Questo egli spiega così: « « La  mente  intende sè stessa coll' assumere l' intelligibile »(2) ».
mente, prima non nominata? Egli la definisce così: « « La  mente  è il subietto suscettivo dell' intelligibile e dell'
considerato subiettivamente. E in fatto dice, che « « la  mente  stessa si fa intelligibile col toccare e coll' intendere,
e coll' intendere, di maniera che sia un medesimo la  mente  e l' intelligibile »(3) ». Dunque l' Essere necessario si
[...OMISSIS...] . Ma è sempre lo stesso Essere, e come  mente  « «opera avendo », [...OMISSIS...] », cioè non ha bisogno
dell' intelligibile « « il che come qualità divina la  mente  possiede; e la contemplazione è il dilettosissimo e l'
sta. E anche la vita per fermo inesiste, chè l' atto della  Mente  è pur vita: quegli poi è atto. Atto per sè è la vita ottima
un filosofo gentile. Ma il nesso accennato in esse, tra la  Mente  divina e l' umana, è un punto oscuro in tanta luce. Talora
punto oscuro in tanta luce. Talora dice chiaramente che la  mente  non è cosa umana, e non umano ma divino il diletto della
[...OMISSIS...] . Dalle quali parole si raccoglie, che la  mente  è bensì nell' uomo, però non è l' uomo ma cosa divina. Pure
si può ancora decidere se, nella sentenza d' Aristotele, la  mente  sia una per Iddio o per gli Dei e per gli uomini, o siano
vacilla e zoppica ora da una parte, ora dall' altra. La  mente  contemplatrice è di tutti gli Dei; ma, di nuovo, noi
alludere colle parole dette poco innanzi; che la vita della  mente  è separata dal rimanente, [...OMISSIS...] . Ma sente di non
del suo maestro e usurpandone il linguaggio, vi parla della  mente  contemplatrice dell' uomo come di un simulacro della divina
se prendiamo la cosa dall' altro verso e consideriamo la  mente  come una sostanza separata e per sè sussistente che,
uomo, rimanendo sostanza in atto, essendo la vita della  mente  separata e da sè, come egli dice. Che un' idea , un
anche della scienza [...OMISSIS...] : vince anche la  mente  in eccellenza e la volontà, [...OMISSIS...] . E` Dio
E` Dio stesso, [...OMISSIS...] . Convien dunque dire che la  mente  sia qui presa in senso subiettivo, e che nomini Dio lo
raccogliere, che circa la natura divina e l' origine della  mente  umana da questa, Aristotele parla oscuramente, e da sè
da un tale ardito pensiero, e torna a confessare, che la  mente  umana e le specie ultimate della natura non sono più, come
un' idea di Platone, ma senza trovare più una sostanza o  mente  reale in cui risieda, perchè specie comune alla prima e
per un fine, e questo immobile, non ci potrebbe essere la  mente  (1). Ma la mente è il luogo delle specie pure di materia, e
questo immobile, non ci potrebbe essere la mente (1). Ma la  mente  è il luogo delle specie pure di materia, e le specie pure
» (3) ». E dice principalmente, perchè anche la  mente  nell' uomo è dichiarata da lui « « principio de' principŒ »
accostate si rammarginano. Forse che essendo l' atto della  mente  eterna un continuo rivolgersi sopra sè stesso,
continua riflessione sopra di sè ad imitazione della prima  mente  rapisse in circolo il corpo celeste da essa informato, e
delle sue parti (5), stranissimo pensiero, esprima o no la  mente  d' Aristotele. Trovato dunque un movimento perpetuo
credere il contrario) un Movente immobile, e quest' è la  Mente  oggettiva; il Motore Mosso, e questo è l' Appetito; e
parte divina (1). Infatti se la parte divina non è che la  mente  obiettiva, i bruti ne sono privi, ma se divina è la specie
il quale non sussiste ancora se non soltanto nella  mente  (2); o dopo che gli furono attribuite tutte le sue
che da sè sussista, e così sussiste secondo Aristotele la  mente  e Dio. [...OMISSIS...] . E che cos' è quest' ascendere di
non si curò più di sapere, se l' oggetto di questa  mente  fosse determinato o indeterminato, e concedette che anche
come i generi e gli universali fossero in questa  mente  così subiettivamente determinata, ed anzi fossero tutti
subiettivamente determinata, ed anzi fossero tutti questa  mente  medesima. Anzi domandando a se stesso quali intelligibili
a se stesso quali intelligibili convenissero meglio alla  mente  suprema, trovò che gli universalissimi, cioè l' essere e l'
ed uno nelle loro applicazioni, ond' anco disse, che la  mente  era de' principŒ [...OMISSIS...] , e essa stessa principio
, questo è in senso obiettivo ad un tempo e subiettivo la  mente  d' Aristotele. Per la stessa ragione poi per cui Aristotele
trattava dell' ente come ente, e di conseguente della  mente  e de' primi intelligibili, e de' principŒ di cui la mente è
mente e de' primi intelligibili, e de' principŒ di cui la  mente  è il primo; disse anche che trattava delle cause, poichè
primo; disse anche che trattava delle cause, poichè nella  mente  suprema finivano tutte le cause, essendo essa prima causa
contenuto: e però tutte le specie sono in lui, ond' anco la  mente  è detta da Aristotele « il luogo delle specie ». Ma come l'
le specie? Aristotele, come abbiamo veduto, dà all' Ente, o  mente  suprema, la sola cognizione di se stesso, e sembra che gli
mondo. Parmi dunque che il nostro filosofo faccia che la  mente  divina contenga tutte le specie, appunto come l' essere
separate ma unite colla materia (1). Ed ecco il perchè la  mente  umana non può trovare in se stessa queste specie, ma le
le abbisogni cavarle per via d' induzione dalla natura. La  mente  umana è la stessa mente divina (se identica di numero o
via d' induzione dalla natura. La mente umana è la stessa  mente  divina (se identica di numero o solo di specie
l' uomo verrebbe a sapere più di Dio, perchè essendo Dio la  mente  separata e non avendo questa che i primi intelligibili, l'
d' una perpetua e continua beatitudine (3). Iddio dunque è  mente  perfettamente teoretica ossia contemplativa, di cui l' uomo
non hanno altro pregio che quello di mezzo ad attuare la  mente  e far meglio conoscere l' ottimo intelligibile, che è
è l' essere puro, ossia di se stessa (3). Laonde quella  mente  che s' è fatta tutte le cose [...OMISSIS...] perisce, cioè
queste niente più intende [...OMISSIS...] (5), ma rimane la  mente  pura, eterna contemplatrice di se stessa, cioè dell'
cioè dell' essere, principio e fine di tutto (1). Questa  mente  pura, che si dice una parte dell' anima umana, è di natura
(4). A questa risposta s' aggiunge, che, essendo la  mente  divina, e l' uomo, in quanto è mente, essendo Dio, come lo
egli pur dimostra la necessità, che ogni astro abbia una  mente  separata, ossia un Dio immoto intelligibile, appetendo il
di quello che dicevamo, che Aristotele fa la specie nella  mente  identica di natura alla specie che informa le cose reali,
perchè dice le opere dell' arte formate dalla specie nella  mente  dell' artista allo stesso modo come le opere della natura
da questa nella natura vengono le cose generate, e nella  mente  le cose prodotte dall' artista, così da questa pure nella
le cose prodotte dall' artista, così da questa pure nella  mente  vengano i ragionamenti (2). Dalla stessa specie vengono
delle conseguenze (entità ideali) che deriva da essi la  mente  (operazioni dialettiche) (2); e considerando queste tre
soltanto nelle cose unite colla materia, e identiche nella  mente  separate da questa; egli tiene un medesimo discorso e fa
il quale ora comparisce come ideale, da cui la  mente  umana trae i suoi principŒ logici, e mediante questi tutte
(2). E già vedemmo come Aristotele anche nella  mente  pratica pose il reale che la rende operativa (3). Ma l'
che la rende operativa (3). Ma l' essere attualissimo non è  mente  pratica, ma solo mente teoretica, il che unisce ancor più,
(3). Ma l' essere attualissimo non è mente pratica, ma solo  mente  teoretica, il che unisce ancor più, anzi identifica il
attualissimo, e però separato e da sè, è per Aristotele  mente  contemplatrice, contemplatrice di sè stessa, e di null'
quando suppose che in tutta la natura inesistesse la  mente  fattrice (4), o piuttosto, come la chiama Aristotele, il
il pensiero fattore, [...OMISSIS...] (1), e che questa  mente  sia quella che dà a tutte le cose della natura le loro
altri ed altri per generazione o per arte. Ma la pura  mente  non è cosa che si formi passando dalla potenza all' atto,
d' Aristotele l' arabo commentatore, ci sarebbe una  mente  sola di numero (1), comune a tutti gli uomini: il che
il che avrebbe un significato, quando s' intendesse della  mente  in senso oggettivo, ma in senso subiettivo è impossibile.
parmi probabile che Aristotele ammettesse appunto una  mente  sola di numero in senso obiettivo, e che questa fosse la
tutti quei luoghi aristotelici, ne' quali non parla della  mente  come prima ed assoluta essenza, ma come mente subiettiva. E
parla della mente come prima ed assoluta essenza, ma come  mente  subiettiva. E nel vero il nostro filosofo chiama la mente
mente subiettiva. E nel vero il nostro filosofo chiama la  mente  in senso assoluto ed obiettivo essenza eterna ed immobile,
quella della sostanza, dice che il bene sostanza « « è la  Mente  e Dio » », [...OMISSIS...] (3), dove prende la Mente e Dio
« è la Mente e Dio » », [...OMISSIS...] (3), dove prende la  Mente  e Dio come sinonimi, indicanti ugualmente il bene sostanza:
che non distinse il rispetto obiettivo dal subiettivo della  mente  aristotelica, quello essendo comune a tutti gli uomini,
in Dio e diverso in ciascun uomo. E l' obiettività della  mente  fu anche cagione a Platone delle sue idee, di cui
Ma ora dobbiamo vedere come in ciascun uomo nasca la  mente  subiettiva. Aristotele concepisce lo spirito umano secondo
e partono da essi dimostrando: rimane dunque che la  mente  sia quella sola che contiene i principŒ (3). La mente
la mente sia quella sola che contiene i principŒ (3). La  mente  dunque in senso subiettivo ha per oggetti i principŒ, non
to on» (3) onde conchiude [...OMISSIS...] (4). Se dunque la  mente  è de' primi , e questi sono conosciuti dall' uomo coll'
dall' uomo coll' induzione , è dunque da dire che la  mente  subiettiva sia nell' uomo non ingenita, ma acquisita,
lo spirito umano coll' uso dell' induzione sino alla  mente  eterna ed obbiettiva? Ed è da intendersi così che la mente
mente eterna ed obbiettiva? Ed è da intendersi così che la  mente  vien all' uomo dal di fuori? Di maniera che anche nell'
Poichè è per propria virtù che lo spirito s' innalza alla  mente  obbiettiva, giacchè l' Eterno motore, che è questa mente,
specie sparse nella natura, s' egli stesso non avesse una  mente  in atto, e poichè la mente è de' primi, non avesse in atto
s' egli stesso non avesse una mente in atto, e poichè la  mente  è de' primi, non avesse in atto il primo intelligibile (1).
in potenza e così ridurli all' atto. Ma come può esserci la  mente  in atto? Dice Aristotele, che conviene che l' intelligibile
conviene che l' intelligibile in atto dia movimento alla  mente  [...OMISSIS...] (4). Niuna delle cose della natura
che parte da' sensibili, ma immediatamente dall' Essere e  Mente  assoluta: essi sono i più noti per natura, rispetto poi a
l' induzione stessa. Aristotele inoltre pone nell' uomo la  mente  come un' essenza eterna separata da tutte l' altre facoltà
Ma non si dà un' essenza eterna che non sia in atto: la  mente  dunque anche nell' uomo deve essere in atto (7), ed è in
l' atto puro, ed eternamente vi si conserva, e quest' è la  mente  umana. Questa mente, in quant' è obbiettiva, è il primo
che è più che uomo; vive d' una vita divina (2). Questa  mente  che l' uomo ha immediatamente dall' intuizione del Primo
Primo motore (3) appartiene a quella che Aristotele chiama  mente  contemplativa. Ma il pensiero contemplativo d' Aristotele
per oggetto i puri intelligibili e non solo «ta prota». La  mente  dunque nell' uomo in senso obiettivo è identica alla Mente
mente dunque nell' uomo in senso obiettivo è identica alla  Mente  suprema; ma n' è diversa in senso subiettivo, in quanto che
spiega come Aristotele chiami or divina, ora anche Dio la  mente  nell' uomo, la faccia eterna, e quella che contiene il
il Dio supremo, abbia una natura identica a quella della  mente  umana, e di tutte le forme degli enti mondiali; e quindi e
del movimento (onde fa operative le forme anche nella  mente  dell' artefice per essere coerente a se stesso nel porre le
simile a quella di Platone. - Ancora : come la forma nella  mente  dell' artefice può operare e non essere un puro esemplare,
e talora ritrarne il piede, ora dare alla specie la  mente  (subiettiva) per spiegarne l' azione, ora aggiungervi la
sostanziale (per fermarci a questa), tostochè è nella  mente  separata dalla materia, è una sola. Se è una sola, come può
di cui i sensibili non sono che imagini: e la specie nella  mente  dell' artefice non sarà operativa, ma direttiva, e all'
specie, nè si potrà dire, che la specie della sanità nella  mente  del medico sia la sanità nell' ammalato (2), tanto più che
stesso è obbligato a confessare che la specie nella  mente  dell' artefice nulla patisce: che se nulla patisce, dunque
Rimane solo a penetrare l' intima unione che ha la  mente  dotata degli universali colle cose reali, a intendere che
Se appariscono c' è entrata già la mente: ed essi nella  mente  nostra si ultimano appunto colla partecipazione che quivi
a sciogliere nella dottrina d' Aristotele è quello della  mente  stessa che contiene gli universali. Poichè questa stessa è
E se una, è una di specie o anche di numero? E se è una  mente  sola di specie, ma molte di numero, anche le menti dunque
che dev' essere anteriore alla mente, perchè distrutta la  mente  non è distrutta con questo la sua specie e possibilità, ma
la sua specie e possibilità, ma sì viceversa. Ora, che la  mente  sia una per Aristotele, pare indubitato; se poi la faccia
si potrebbe spiegare la moltiplicità degli enti, perchè la  mente  è una, [...OMISSIS...] : onde se essendo unica la mente ci
la mente è una, [...OMISSIS...] : onde se essendo unica la  mente  ci fosse stata una sola materia senza differenze
appartiene la mente. Non è dunque distinta di natura la  mente  suprema, e quella dell' altre intelligenze: egualmente si
la natura divina si dipartisse dalla natura finita della  mente  umana, colla quale non può nè manco aver nulla di comune nè
questa comunità o identità di sostanza, ch' egli dà alla  mente  divina ed alle umane, riguardi la mente in senso obiettivo.
ch' egli dà alla mente divina ed alle umane, riguardi la  mente  in senso obiettivo. Poichè a quella scienza che tratta
altrove attribuisce per oggetto « l' ente come ente ». La  mente  dunque è l' ente, cioè l' oggetto primo del conoscere; e si
è il Primo motore e un solo il cielo ch' ei move. Ora la  mente  in atto è priva al tutto di materia. C' è dunque una sola
in atto è priva al tutto di materia. C' è dunque una sola  mente  in atto? (1). Dal qual luogo si trae certamente questa
qual luogo si trae certamente questa conseguenza, che la  mente  è, e non può esser altro che una specie sussistente avente
come le menti, avendo ciascuna la propria. Se ciascuna  mente  vedesse la stessa idea, quest' idea unica dovrebbe esistere
dalle menti umane e create, ma esistenti tutte nella  mente  del sommo Artefice. Ora Aristotele non ci può ritornare
del tutto pura da ogni contagione di materia, e quest' è la  mente  umana. Per arrivare a quest' atto ella deve spingersi fino
fino all' intuizione dell' essere formato, che è la  mente  obiettiva. In fatti tutte le cose si conoscono coll' essere
primi termini dunque, secondo Aristotele, è la mente. La  mente  umana dunque è la più eccellente tra le specie sostanziali
il primo e supremo intelligibile, l' essere, giacchè la  mente  conosce toccando, [...OMISSIS...] (3). E però la mente è
la mente conosce toccando, [...OMISSIS...] (3). E però la  mente  è fine dell' universo, e termine dell' ente che la possiede
universo, e termine dell' ente che la possiede (4). La  mente  obiettiva dunque viene all' uomo dal di fuori ed è comune a
possono essere in quella. Gl' intelligibili, che la  mente  umana va acquistando sono appunto queste sue specie
ha tutte le accidentali in potenza, così pure la  mente  umana ha in potenza tutti gl' intelligibili sparsi nella
si chiama, «topos eidon», e «eidos eidon» (5). Quindi la  mente  dà connessione e unità alla natura raccogliendo in sè in
Ma pretende Aristotele che Anassagora non conoscesse la  mente  se non come causa motrice, e d' aver egli perfezionata la
sembra di potere stabilire la principale differenza tra la  mente  suprema e l' altre menti. La mente in senso obiettivo è a
differenza tra la mente suprema e l' altre menti. La  mente  in senso obiettivo è a tutte le menti identica e comune. Ma
obiettivo è a tutte le menti identica e comune. Ma questa  mente  obiettiva è in se stessa anche subiettiva, di maniera che
inteso, e l' essere intelligente è il medesimo: quest' è la  mente  suprema che in eterno contempla se stessa. All' incontro
dalla potenza a quell' ultimo atto, pel quale contempla la  mente  obiettiva. Questo mi sembra essere dichiarato da Aristotele
» » (2): questo divinissimo degli apparenti è la  mente  d' Anassagora insita nella natura, benchè immista. Mostra
nella natura, benchè immista. Mostra dunque che qualunque  mente  si ponga nella natura, ella sarà imperfetta e
oltremodo eccellente? (3). Si prenderà per divinissimo la  mente  umana? In tal caso abbiamo una mente che intende, ma il cui
per divinissimo la mente umana? In tal caso abbiamo una  mente  che intende, ma il cui oggetto essenziale non è identico
. Il che pure è detto contro Anassagora che unendo la  mente  a tutta la natura, faceva che conoscesse tutte le cose
anche il male. Dalle quali cose conchiude Aristotele che la  Mente  suprema e perfettissima deve: 1 esser sempre nell' atto
deve esser ella stessa. [...OMISSIS...] All' incontro la  mente  umana, che è l' ultimo atto, l' ultima specie sostanziale a
stessa il proprio oggetto, l' oggetto [...OMISSIS...] , la  mente  obiettiva, e però questa le viene dal di fuori, come quella
scevra di materia, non può venire dalla natura; 2 Quindi la  mente  subiettiva dell' uomo è unita a un altro più eccellente di
3 Quindi accade che per poco tempo (1), e con fatica (2) la  mente  subiettiva dell' uomo si mantenga nell' atto della
si mantenga nell' atto della contemplazione, laddove la  mente  perfetta contempla se stessa immobile tutta l' eternità,
immobile tutta l' eternità, [...OMISSIS...] (3); 4 La  mente  umana uscita dalla natura come specie sostanziale pervenuta
specie delle specie. E qui ha luogo la distinzione tra la  mente  fattrice , [...OMISSIS...] , e la mente fattibile , ossia
distinzione tra la mente fattrice , [...OMISSIS...] , e la  mente  fattibile , ossia in potenza ad esser fatta,
Aristotele nel III, 5 dell' « Anima », e finalmente la  mente  passiva, [...OMISSIS...] , che non si deve confondere colle
abbia fatto credere universalmente ai commentatori, che la  mente  in potenza e la mente passiva sia la medesima. Ma se si
ai commentatori, che la mente in potenza e la  mente  passiva sia la medesima. Ma se si distinguono, la dottrina
In fatti supponendo che l' anima umana in cui è la  mente  sia giunta all' intuizione dell' essere (Mente suprema, in
obbiettivo); 1 Quest' intuizione o vista dell' essere è la  mente  attiva , perchè vedendo l' essere conviene che per la
anima veda tutto ciò che le si presenta come essere. La  mente  subiettiva dunque dell' uomo è attiva alla foggia degli
e quindi può divenire tutte l' altre specie, e questo è la  mente  in potenza . 3 Queste due menti esistono nell' uomo
esistono nell' uomo tostochè è costituito. Ma quando la  mente  in potenza, cioè l' essere , viene determinato mediante i
l' essere , viene determinato mediante i sentimenti, e la  mente  in atto cioè la vista intellettiva e subiettiva dell' anima
ella acquista tali nuove specie, e queste costituiscono la  mente  passiva . Quindi la sola mente passiva perisce, secondo
e queste costituiscono la mente passiva . Quindi la sola  mente  passiva perisce, secondo Aristotele, colla morte dell'
di cui abbisognano (1). All' incontro non perisce nè la  mente  attiva, nè la mente in potenza, benchè rimangano senz'
(1). All' incontro non perisce nè la mente attiva, nè la  mente  in potenza, benchè rimangano senz' azione, e ciò perchè
benchè rimangano senz' azione, e ciò perchè sono la stessa  mente  innata. E veramente, che quando Aristotele nomina come
suppone tali specie già acquistate. All' incontro che la  mente  tanto fattrice quanto fattibile ossia in potenza, si
i commentatori sono d' accordo nell' ammettere immortale la  mente  fattrice od agente: basta dunque per noi provare che sia
basta dunque per noi provare che sia immortale anche la  mente  fattibile, ossia in potenza. Questo poi si prova dalla
, e però priva di memoria, [...OMISSIS...] , tanto alla  mente  fattrice, quanto alla mente in potenza. Ora nel III, 4
[...OMISSIS...] , tanto alla mente fattrice, quanto alla  mente  in potenza. Ora nel III, 4 dell' «Anima » cerca come si
il conoscere è lo stesso che cercare come si produca la  mente  passiva . Ma per dichiarare questo, conviene: 1 stabilire
Ma per dichiarare questo, conviene: 1 stabilire qual sia la  mente  anteriormente al conoscere; 2 qual sia la mente dopo
qual sia la mente anteriormente al conoscere; 2 qual sia la  mente  dopo acquistato il conoscere. La mente anteriormente al
2 qual sia la mente dopo acquistato il conoscere. La  mente  anteriormente al conoscere non è solamente la mente
La mente anteriormente al conoscere non è solamente la  mente  fattrice che fa il conoscere, ma anche la mente fattibile
la mente fattrice che fa il conoscere, ma anche la  mente  fattibile cioè in potenza a conoscere. Dice dunque che
queste specie in potenza »(2). Qui parla chiaramente della  mente  ancora in potenza. E dice che questa è la mente d'
della mente ancora in potenza. E dice che questa è la  mente  d' Anassagora senza mistura di sorta, [...OMISSIS...] .
all' acquisto delle specie naturali, che poi formano la  mente  passiva . Questa mente dunque fattrice e fattibile non si
specie naturali, che poi formano la mente passiva . Questa  mente  dunque fattrice e fattibile non si mescola al corpo, e però
onde la chiama il luogo delle forme (1). E prova che questa  mente  in potenza è separata di natura dal corpo per la differenza
s' istupidisce se sente qualche cosa di troppo forte, la  mente  all' opposto s' avvalora col fortemente conoscere (2),
l' intelligibile in atto. Si fa ancora la domanda perchè la  mente  non pensi sempre, e l' attribuisce all' essere le specie
ha bisogno di separare le specie dalla materia perchè la  mente  se le approprŒ (3). Ma per ciò che riguarda la mente
la mente se le approprŒ (3). Ma per ciò che riguarda la  mente  stessa, ella si intende sempre e tuttavia alla condizione
che siano senza materia, semplici, immiste. Ora la  mente  è tale per sè e, appunto perchè tale, rende anche l' altre
intelligibili (4). Dunque ella si conosce sempre, e questa  mente  conosciuta è la mente in senso obiettivo, il possibile,
ella si conosce sempre, e questa mente conosciuta è la  mente  in senso obiettivo, il possibile, [...OMISSIS...] . C' è
colori in atto i colori che sono in potenza (5), così la  mente  fa delle specie che sono ne' sensibili e nelle cose
specie che sono ne' sensibili e nelle cose materiali. La  mente  in potenza dunque si riferisce a queste specie, ma ella in
ma ella in se stessa è in atto, e però rispetto a sè è  mente  teoretica o contemplativa, di cui si può dire che l'
sia il medesimo, [...OMISSIS...] . E` dunque la stessa  mente  quella che è in atto e quella che è in potenza: poichè è in
fu bene intesa generalmente la forza. Avea detto, che la  mente  è semplice, impassibile, e non ha nulla di comune coll'
l' intelligibile uno di specie, o che è ella stessa la  mente  questo intelligibile o che questo intelligibile è diverso
a queste difficoltà, che l' intelligibile è nella  mente  stessa, [...OMISSIS...] , e che l' intelligibile, essendo
non può rendere mista la mente; che si dice, che la  mente  intendendo patisce, unicamente perchè l' intelligibile è in
qualche cosa di comune, ma c' è identità, che è l' identica  mente  quella che è in potenza, e quella che poi è in atto. Non
patisce dunque dalle cose esterne, ma da se stessa (dalla  mente  in senso obiettivo), se questo si vuol dir patire: e da
questo si vuol dir patire: e da questo non procede, che la  mente  subiettiva sia nelle cose esterne, poichè nelle cose c' è
generazione umana, in tal caso egli diventa mente, e questa  mente  o entelechia è « « la potenza priva di materia di tutte l'
qual luogo vedesi la connessione che pone Aristotele tra la  mente  umana, e le specie che sono negli enti composti di materia
e di forma. Una di queste specie sostanziali diventa  mente  ed ha in potenza tutte le altre. All' occasione delle
Le specie dunque nelle cose sono identiche a quelle nella  mente  (2), e sono contenute nella mente come in una specie
identiche a quelle nella mente (2), e sono contenute nella  mente  come in una specie maggiore che è in atto, quasi accidenti
to noun kai to noumenon». Così è perfettamente congiunta la  mente  colla natura delle cose mondiali: il che tuttavia non
rimove le gravi difficoltà, che abbiamo già indicate. La  mente  dunque è di natura sua teoretica cioè contemplatrice;
è di natura sua teoretica cioè contemplatrice; questa  mente  poi quando si considera in relazione all' altre specie che
di materia, all' occasione delle sensazioni, e dicesi  mente  in potenza , in quanto ha queste stesse specie in potenza;
, in quanto ha queste stesse specie in potenza; dicesi poi  mente  passiva , in quanto ha attuate già in sè queste specie e le
dicesi memoria: e questa è quella che perisce, rimanendo la  mente  teoretica, e anche la fattrice e la fattibile, ma senza più
le sensazioni, onde dice «kai aneu tutu uden noei». Questa  mente  passiva poi è atto, quando le cognizioni sono acquistate,
per un certo tempo e in que' momenti ella stessa è  mente  contemplativa (3). La prima mente dunque, fondamento dell'
momenti ella stessa è mente contemplativa (3). La prima  mente  dunque, fondamento dell' altre, è contemplatrice o
a tutte l' altre cose, ma nol conosciamo da prima colla  mente  passiva e riflessa, e quindi quella cognizione immediata,
attività conoscitiva, e così acquista la denominazione di  mente  fattrice, e poichè queste forme le ha in se stessa
suo oggetto essenziale, acquista pure la denominazione di  mente  in potenza, o quando le ha già ottenute in atto, acquista
le ha già ottenute in atto, acquista finalmente quella di  mente  passiva o patetica. Tutto il sapere dell' uomo, quello che
però Aristotele s' applica a dichiarare la formazione della  mente  passiva, e di questa dice che nella vecchiezza perviene
alla sua maturità (2). Osserva dunque che sebbene la  mente  sia la specie eccellentissima di tutte pervenuta a
dalla potenza all' atto, conviene altresì che ultima sia la  mente  a comparire in atto, e che questa anche possa sopravvivere
e il fine altresì di tutta la natura (1): ma esistendo la  mente  nell' uomo, questa deve ridurre in se stessa in atto le
in se stessa in atto le specie della natura e così rendersi  mente  patetica. Per questo appunto accade, che tutte quelle
luogo, sieno parti della stessa anima di cui è la mente. La  mente  essendo nella stessa anima, e in senso subiettivo formando
poi serve e la parte vegetale e l' appetitiva. Come poi la  mente  raccolga tali intelligibili per induzione, fu da noi
tali intelligibili per induzione, fu da noi veduto. La  mente  subiettiva dunque nell' uomo, essendo diversa da' suoi
ha bisogno d' acquistarseli, nel modo detto, laddove la  mente  suprema, essendo ella stessa come subietto il suo proprio
di ciò. E dico i suoi proprŒ intelligibili ; perchè la  mente  umana, uscita dalla natura, si tiene, fino che l' uomo
l' imperfetto col perfetto questo si deteriora. Ma la  mente  umana, secondo Aristotele, non attinge il sommo
gli occhi della nottola sono al lume del giorno, così la  mente  dell' anima nostra a quelle cose che per loro natura sono
evidenza nelle cose (4). Quando poi Aristotele parla della  mente  data all' anima come strumento col quale possa formarsi la
possa formarsi la scienza, non può intendere che della  mente  insita nella costituzione dell' uomo; quando parla della
insita nella costituzione dell' uomo; quando parla della  mente  pienamente generata soltanto nella vecchiaia, è evidente
soltanto nella vecchiaia, è evidente che egli intende della  mente  acquisita o patetica (1): onde conviene che quella si
come tavoletta, ma non è ancora le cose scritte, così la  mente  è la prima e l' ultima (3). Adunque tra il primo stato
hanno per oggetto il vero necessario sono la scienza e la  mente  . Questa somministra a quella i principŒ; quella movendo da
chè la scienza è una cognizione dimostrata (1), laddove la  mente  è una cognizione intuitiva de' principŒ. Questi principŒ si
e questa tavoletta è in atto come tavoletta, e tale è la  mente  in atto, che Aristotele dice essere data all' uomo da Dio
è cominciata, e poichè questi stessi principŒ si chiamano  mente  da Aristotele, perciò il principio e il fine dell' opera è
e il fine dell' opera è la mente, ma il principio è la  mente  insita per natura nell' anima, e il fine è la stessa mente
mente insita per natura nell' anima, e il fine è la stessa  mente  convalidata dal lungo esercizio (4). L' una e l' altra è
composti di materia e di forma (5). Distingue dunque la  mente  in due, [...OMISSIS...] . Il qual luogo, non dee già
. Il qual luogo, non dee già intendersi che la  mente  sia lo stesso senso de' singolari, ma che sia un senso che
Essendo quest' intelligibile per sè l' essere , la  mente  è formata dall' essere. Ora quest' ultimo atto della natura
altri suoi atti. Così Aristotele dice, che Iddio ci dà la  mente  (2). Infatti conoscendo l' essere si possono conoscere
primo ed assoluto intelligibile e questo tocco forma la  mente  innata: il tocco però è debolissimo e dà una languidissima
uomo nella sua vita terrena. L' essere così conosciuto è la  mente  in senso obiettivo e lo strumento, ovvero organo dato all'
Essere primo singolare, ma preso questo per obietto dalla  mente  umana ed applicato alla natura diventa comunissimo per la
alla natura diventa comunissimo per la ragione che questa  mente  riporta e identifica con esso lui tutto l' essere limitato
perchè ne' molti inesistente (2). Trovando dunque la  mente  l' Essere assoluto, questo in quant' è sussistente, è
è singolare fuori della natura, ma riportato da essa  mente  e riscontrato alla natura, come misura comune di tutte le
se tutte non fossero contenute nell' essere. E poichè la  mente  in senso obiettivo è l' essere, perciò Aristotele or dice
obiettivo è l' essere, perciò Aristotele or dice della  mente  suprema che forma la continuità e l' unità delle cose e de'
e l' unità delle cose e de' tempi, ora lo stesso dice della  mente  nell' uomo (3). E quest' è la ragione, per la quale
stesso che dell' intellezione, che è l' atto, è a dir della  mente  che è la potenza, [...OMISSIS...] . Se dunque considera l'
per Aristotele, acciocchè ci sia l' universale, che colla  mente  s' astraggano le specie dalla natura: questo fa anche il
la scienza sua propria per induzione, e quello perciò è la  mente  in atto, [...OMISSIS...] (1). Di poi l' universalissimo o
inesistere in sè stessa, intende che sia soltanto nella  mente  umana, e che una sola essenza esista al tutto separata e da
nell' ente di cui è specie unita colla materia, e nella  mente  umana come incomposta. Ma gli nega, che questa sia ù una,
le specie che sono nella natura e da questa passano nella  mente  umana, dalle specie che stanno fuori della stessa natura,
dell' Universo. Dopo di ciò s' intende come, secondo la  mente  d' Aristotele, convenga rispondere alla difficoltà che egli
prendeva il suo posto Aristotele. Anassagora aveva unita la  mente  alla natura, Platone separò al tutto dalla natura le idee
la natura. Del pari concesse ad Anassagora che la  mente  fosse nella natura, perchè c' erano le specie
una delle quali si costituiva da sè, e diveniva  mente  umana; ma negò contro di lui che altra mente non esistesse,
sè, e diveniva mente umana; ma negò contro di lui che altra  mente  non esistesse, e pose la mente divina o più menti divine
negò contro di lui che altra mente non esistesse, e pose la  mente  divina o più menti divine separate dalla natura e da ogni
ogni contagione con essa. Disse poi che il nesso tra questa  mente  separata e la natura consisteva nell' esser ella sostanza
sostanza per priorità, e per posteriorità così chiamarsi la  mente  umana e tutte l' altre essenze sostanziali. Al che sembra
e in certe essenze o menti separate, ma primieramente nella  Mente  suprema principio del moto, principio unico di numero, ma
dice finalmente riferirsi da taluno il movimento « alla  mente  e a Dio »come primo motore. Cercando poi come si divida l'
che, per intendere a pieno il concetto che presiedette alla  mente  del filosofo nel compartimento dell' ente in sommi generi,
pure vi può scorgere anche nel presente dettato chi pone  mente  alla successione del discorso. Poichè si vedrà che noi
nello stato dell' umana società. Sarebbe degno d' una  mente  perspicace vederli, e veduti raccoglierli in un libro, che
da questa alternativa? La prima cosa che ricorre alla  mente  è quella di negare l' esistenza del genere e d' ogni altro
della difficoltà. E per accorgersene, basta che noi poniamo  mente  all' incostanza del suo ragionare. Egli ci cangia
è di divino, è sottratto il naturale veicolo, pel quale la  mente  umana si solleva a Dio . Il vizio del sistema cominciò ad
quella conseguenza, se di più non fosse intervenuto nella  mente  di Gilberto un altro principio erroneo, quello che ci possa
delle idee ; poichè non era venuto ancora a nessuno in  mente  lo strano pensiero che gli universali fossero le stesse
in una nota com' essi poi si divisero. Ma essi non ponevano  mente  che se questo poteva sembrar coerente in un sistema come
a distinguere e mantenere costantemente distinta nella  mente  la forma ideale ed obiettiva dell' essere, dalla forma
coll' opposizione dell' idealità fa sì che l' umana  mente  sdruccioli da quella in questa, quasi per un suo proprio
individui reali e sensibili componenti il mondo. Quando la  mente  s' innalza a Dio, spintavi o dal magistero tradizionale, o
da quella delle cose reali. Non arrivandosi a questo colla  mente  che già specula e non sa contenersi, o si negano a
e pronunciò quella memoranda sentenza, che « la  mente  non poteva avere mistura di sorta alcuna »ma con questo non
le idee; pure sono reali. Può intendersi che esistano nella  mente  come oggetti in opposizione al principio d' intendere
si risponde che sono reali , è ancora a domandarsi di qual  mente  si parli, della divina o dell' umana. Poichè se si parla
le specie e i generi, ossia le idee che sono oggetti della  mente  umana secondo il modo proprio della sua intuizione, e non
produzione, il disegno, l' esemplare del mondo, come la  mente  nostra lo può concepire. Ora la natura d' esemplare ,
che le cose hanno delle idee, questa ha luogo solo nella  mente  umana , a cui è data la contemplazione delle idee stesse: e
è data la contemplazione delle idee stesse: e nella nostra  mente  le realità sensibili certo si copulano a quelle essenze
e intelligente. Tale è il Dio d' Aristotele, tale anche la  mente  umana. L' oggetto non è per lui qualche cosa che involga
che non distingue, dal mondo ideale, Iddio, ma fa la divina  mente  vita dell' universo; 2 l' esemplarismo di Platone, che
esistono nella natura come atti nella materia , e nella  mente  umana come atti puri da materia , ma, nell' una e nell'
è anch' egli una specie di nominalismo. Coloro che posero  mente  alla proposizione che « i generi e le specie non esistono
delle idee, delle idee dico, quali si presentano alla  mente  nostra come eterne conoscibilità delle cose : e con ragione
senza temerità, s' egli stesso si sia costruito in  mente  un sistema filosofico unico, netto e coordinato in tutte le
altri non autentici in tutte le loro parti), basta por  mente  alla maniera e al fine diverso in cui e per cui egli
Nè manco si può aspettare di conoscere la sua vera  mente  dai libri popolari , poichè gli antichi filosofi non solo
con sicurezza l' intero sistema filosofico che fu nella  mente  del nostro pensatore, se pure ce ne fu veramente uno
. Non ebbe tutta l' antichità, io credo, un' altra  mente  che fosse più analitica e più dialettica di questa d'
L' ufficio dell' autorità è quello di precedere alla  mente  razionatrice come consigliera e amica, e di susseguire ad
realmente negli individui reali sussistenti. Essendo nella  mente  separate dalla materia, danno luogo alla scienza; essendo
ad un' ultima eterna sostanza, scevra d' ogni materia,  mente  divina; a cui le cose tutte tendendo incessantemente, come
eterna di essere, le riduceva nondimeno anch' egli in una  mente  prima, e le dichiarava esistenti in virtù degli atti di
quello in cui pretende che le specie stesse, che nella  mente  sono universali, inesistano come particolari negli
Che queste due maniere d' universali cadano nella  mente  umana apparirà chiaro a chi avrà ben intesa la distinzione
modo: « « l' essenza sostanziale è universale, perchè la  mente  può pensarla in quanti individui reali ella vuole, ed è
ella è un atto della mente? Sia pure. Ma che un atto della  mente  sia un quale della mente, s' intende: ma non s' intende
mente, s' intende: ma non s' intende come un atto della  mente  sia un quale delle cose, se pure le cose, per esempio le
sono percepiti o concepiti nella mente, perchè solo nella  mente  si può congiungere l' unico universale ai molti singolari.
la necessità d' una sostanza singolare precedente a tutto,  mente  infinita, dove fosse l' universale eterno, e quindi la
che le s' attribuisce, e quella si conosce dalla  mente  con questa. Come dunque quella sarà prima, se riceve la sua
logon», è l' ordine dell' essere e della verità, che nella  mente  e non nel senso si trova. Di nuovo dunque, nell' ordine
e generanti e generati, potendo ella accomunarsi colla  mente  anche a qualunque numero di singolari possibili. Qui si
dei sensibili (1); ma venendo a quella specie, che è nella  mente  dell' artefice, confessa apertamente, che la specie è
A ragion d' esempio: la specie della casa, che è nella  mente  dell' artefice, è la specie dell' artefice, o dell' opera
sciolta la questione: « se la specie della casa nella  mente  dell' artista sia la specie dell' artista, o qualche cosa
a suo fine » », questo, che si dice anche « « primo nella  mente  dell' artista, e ultimo nell' operazione »(4) », conviene
ma quest' elemento anteriore al reale finito sfuggì alla  mente  del filosofo. Quando poi ei non era preoccupato da questa
ingenuamente, che la specie, per esempio: la sanità (nella  mente  del medico) non è operativa, e però non è l' Arte, se non
dell' uomo, che si fanno dietro le specie che sono nella  mente  dell' uomo stesso, e non nelle cose. Analizziamo senz'
anteriore, e così senza fine. Ma la specie , che è nella  mente  dell' artefice, è ella forse il principio «eis ho», ossia
resterà poi sempre a spiegare, che cosa sia la specie nella  mente  dell' artefice. Ora questo procura veramente di farlo nel
in sè, quali sono fuori della mente, ma quali sono nella  mente  concepite dall' anima. L' una delle due dunque: o le
che esistano identiche fuori e dentro, e in tal caso la  mente  non è più il proprio luogo delle forme, perchè queste
anima stessa [...OMISSIS...] . C' è dunque nell' anima una  mente  che diventa tutte le forme, [...OMISSIS...] ; e un' altra
che diventa tutte le forme, [...OMISSIS...] ; e un' altra  mente  che la fa diventar tutte le forme. Ora quella mente che
altra mente che la fa diventar tutte le forme. Ora quella  mente  che produce le forme non può essere le forme stesse da lei
se stessa: oltredichè le forme sono in potenza, e questa  mente  che trae le forme in atto, è per essenza in atto,
perchè non le produce in sè stessa, ma nell' altra  mente  possibile, che è suscettiva delle forme, e che diventa
e che diventa tutte le cose. Tuttavia dice che questa  mente  producente è più eccellente dell' altra e sola immortale e
perpetua. [...OMISSIS...] . Gli Arabi intesero, per questa  mente  separata, una mente separata dall' uomo, poniamo la mente
. Gli Arabi intesero, per questa mente separata, una  mente  separata dall' uomo, poniamo la mente divina; ma questa
mente separata, una mente separata dall' uomo, poniamo la  mente  divina; ma questa interpretazione è chiaramente smentita da
smentita da Aristotele, che dice tale differenza, di  mente  in potenza, come materia, e di mente in atto, dover essere
tale differenza, di mente in potenza, come materia, e di  mente  in atto, dover essere nell' anima stessa, [...OMISSIS...] .
essere nell' anima stessa, [...OMISSIS...] . Se dunque la  mente  in atto trae la mente in potenza a divenire le specie in
[...OMISSIS...] . Se dunque la mente in atto trae la  mente  in potenza a divenire le specie in atto, e però quella è
quella poi sopravvive. Ma in tal caso come fa egli che la  mente  agente sia la scienza in atto, la quale è appunto il
e queste stesse specie in atto aveva detto essere quella  mente  possibile che diventa tutte le specie? Poichè torna a dire,
tutte le specie? Poichè torna a dire, a proposito della  mente  agente, che « « quella scienza, che è in atto, è il
. Ora questa materia e questa forma dell' anima sono la  mente  possibile e la mente agente. Queste due menti non si devono
e questa forma dell' anima sono la mente possibile e la  mente  agente. Queste due menti non si devono disgiungere, ma
completa. L' effetto della loro unione, quando la  mente  possibile abbia ricevuto le disposizioni preambule , sono
, sono le specie. Queste adunque sono come il nesso tra la  mente  possibile e l' agente, e il termine d' entrambi: la mente
mente possibile e l' agente, e il termine d' entrambi: la  mente  possibile dunque le riceve per la sua unione e aderenza
dunque le riceve per la sua unione e aderenza colla  mente  agente; ma come le forme sono atto, dipendono e
la forma, ma non è, e non diviene perciò la forma: la  mente  agente poi avendo la materia (la mente possibile e le
perciò la forma: la mente agente poi avendo la materia (la  mente  possibile e le condizioni preparatorie su cui operare)
avea prima e sono le specie: queste dunque sono la stessa  mente  agente in quanto è attiva sulla datale materia cioè sulla
agente in quanto è attiva sulla datale materia cioè sulla  mente  possibile, condizione della quale attività sono i sensibili
i sensibili (2). E conviene che vediamo appunto come la  mente  possibile si disponga alle specie, come altresì queste
alle specie, come altresì queste sieno prodotte dalla  mente  agente. E` da ritenersi in prima che il concetto della
e che ciò che è in potenza non è ancora. Onde la  mente  in potenza non è ancora mente. L' anima dunque in quant' è
in potenza non è ancora mente. L' anima dunque in quant' è  mente  in potenza, non è ancora anima intellettiva. Che cosa è
del terzo libro dell' Anima, egli parla, secondo noi, della  mente  umana in universale. E poichè talora dà il nome di mente a
mente umana in universale. E poichè talora dà il nome di  mente  a ciò che non è mente, per traslato, come dice pure per un
giudica (4); perciò qui si dà cura di definire di qual  mente  parli, e dice di quella « « per la quale l' anima conosce
non nasca equivoco, di avvertire che parla di quella  mente  « « colla quale l' anima raziocina e congettura »
e congettura » [...OMISSIS...] . Così distingue questa  mente  di cui parla e che è sola vera mente, dal senso. E quanto
in atto, ma in potenza: conchiude dunque, che anche la  mente  non ha altra natura, che quella di potenza ,
detto voler parlare (1). Ma l' averle chiamate, ciascuna,  mente  ( «nus»), fece sì che si rendesse più difficile l'
luogo loda la sentenza di Anassagora, che aveva detto la  mente  dovere essere immista ( «amige») e però senza alcun
e purità della mente, Aristotele propone due dubbi: 1 se la  mente  ha nulla di comune coll' altre cose, e se l' intendere,
come fu detto prima, è un certo patire, in che modo la  mente  intenderà? 2 se l' intendere è patire, come la mente
la mente intenderà? 2 se l' intendere è patire, come la  mente  intenderà sè stessa? Come patirà da sè stessa? Acciocchè
Onde, di questa divisione, che da prima si ravvisa nella  mente  tra il suo essere in potenza e il suo essere in atto, dice
il senso e la mente, dove chiaramente apparisce, che nè la  mente  viene dal senso, nè i sensibili si trasformano punto in
la risposta si riduce a queste parole, che « quando la  mente  fa l' atto dell' intendere, allora la stessa mente e la
la mente fa l' atto dell' intendere, allora la stessa  mente  e la cosa intesa sono il medesimo ». Ma tanto è lungi che
la stessa forma aveva due maniere di essere, l' una nella  mente  senza materia, l' altra fuori della mente nella materia, e
l' una nella mente senza materia, l' altra fuori della  mente  nella materia, e si limitarono ad impugnare la terza
appigliandosi alla sua contraria. Così quando dice che la  mente  « « è in potenza in qualche modo, «pos», le cose
modo, «pos», ne cava una conseguenza assoluta, che « « la  mente  può pensare quando le piace agl' intelligibili » », il che
per non riuscire più larga della premessa, che « « la  mente  in qualche modo può pensare quando vuole agl' intelligibili
che, « gl' intelligibili sieno in qualche modo fuori della  mente  »; ed eccoli nelle cose reali, contro quello che avea prima
fanno per l' atto stesso dell' intendere, e sono la stessa  mente  in atto, chiaro è che la mente in atto dee essere
intendere, e sono la stessa mente in atto, chiaro è che la  mente  in atto dee essere intelligibile a sè stessa, essendo l'
dee essere intelligibile a sè stessa, essendo l' atto della  mente  l' intelligibile, onde dice, che è « « anch' essa
e la identificazione del subietto coll' obietto: poichè la  mente  in tal modo da subiettiva che era in potenza, in atto è
terzo dell' Anima, stabilisce in generale da prima, che la  mente  umana è un potenziale, «dynaton», e non è altra natura che
in potenza, non ci potesse essere una mente, in tal caso la  mente  sarebbe solo degli intelligibili in atto, e non ci sarebbe
solo degli intelligibili in atto, e non ci sarebbe una  mente  potenziale, «dynaton», che non ha niuno degli intelligibili
quello che dicevamo avanti, cioè che Aristotele per la  Mente  possibile di cui parla nel citato capitolo quarto, intende
di cui parla nel citato capitolo quarto, intende l' unica  mente  umana, anche quella che opera, conosce, raziocina,
dal corpo (1); il che mostra che si tratta della stessa  mente  analizzata, e considerata sotto due aspetti diversi.
intellettiva passi al suo atto, dice che anche quando la  mente  è divenuta ciascuna forma [...OMISSIS...] , uscendo al suo
quel modo come prima che imparasse o ritrovasse »(2) ». La  mente  umana dunque si rimane sempre una potenza, ma in altro modo
altro quando ha già appreso. Queste due potenzialità della  mente  erano state dichiarate prima da Aristotele. Poichè aveva
in potenza all' operazione del contemplare. Prima dunque la  mente  è in potenza all' abito della scienza; poi è in potenza
genere e materia dello sciente » » [...OMISSIS...] . Questa  mente  dunque « materia di tutte le specie », viene ad essere il
le specie alle cose, e di fare le specie nelle cose e nella  mente  identiche, temperando poi un tale assurdo colla particella
il contrario altrove in altre parole, come quando fa che la  mente  patisca dal simile, [...OMISSIS...] , cioè dall'
non doveva esser pur altro, che l' effetto e l' atto della  mente  stessa. Un' altra cagione è quella, comune a tutta l'
forma che non è in esse, ma solo nella mente, ed è dalla  mente  data ad esse quando si conoscono, essendone la forma o la
due concetti, atto e specie od oggetto , si confermò nella  mente  di Aristotele, o si giustificò a' suoi occhi dall' aver
ma un estrasubietto che si prende per subietto dalla  mente  per la necessità del pensare: il subietto poi d' una forma
la scienza è per sè forma, non potendo esistere che nella  mente  come un complesso di oggetti da questa contemplati.
che Aristotele prende per una sola, cioè l' atto della  mente  che contempla, e questo non è forma, se non in senso
che attribuisce a tutta l' anima, ma soprattutto poi alla  mente  (3). Ma, di nuovo, come quest' anima, per sè subietto,
e che gli Scolastici tradussero intelligentia : questa  mente  ha per suo oggetto i principŒ, [...OMISSIS...] (4) e non è
, ed è della scienza più evidente, [...OMISSIS...] . Questa  mente  dunque è la stessa mente da potenza passata all' atto suo
evidente, [...OMISSIS...] . Questa mente dunque è la stessa  mente  da potenza passata all' atto suo proprio e primo, che è
primi, e immediati, [...OMISSIS...] (2) e la stessa  mente  che da «dynamei» è divenuta «entelecheia». Ora il maggiore
nello spiegare questo passaggio, nello spiegare come la  mente  si provveda delle specie determinate , che le mancano da
maneo , si derivava «menos», che significava « anima  mente  », da cui il latino mens . Viene dunque a dire Aristotele,
alcuno, anzi dice, che i singolari si conoscono dalla  mente  per mezzo degli universali: è una operazione sola, che fa
l' affermazione: e quando questa si abbandona, rimane nella  mente  l' universale realmente diviso dal singolare. S' ascolti
particolare. Ed è per questo che Aristotele rappresenta la  mente  come un senso, e la chiama sensione (il che impacciò gl'
è potenza, «dynamis», poi atto, «entelecheia». E` la stessa  mente  che passa dallo stato di potenza a quello di atto. Ma la
che passa dallo stato di potenza a quello di atto. Ma la  mente  in potenza è come la materia de' suoi atti. Come dunque
Aristotele, che il solo senso è mosso dal sensibile, la  mente  poi dall' intelligibile . Ma se l' intelligibile è opera
che la move a formarlo? Aristotele dunque accorda alla  mente  ancora in potenza un' attività propria, per la quale all'
che dalla stessa dottrina d' Aristotele consegua, che la  mente  in potenza di questo filosofo, presa come subietto, sia
tale universale, il quale le dà quella virtù, che la rende  mente  attiva, «nus poietikos», ossia atta a formare le categorie,
dice, che ci deve essere nell' anima intellettiva, « « una  mente  tale che faccia tutte le cose » », [...OMISSIS...] , e che
faccia tutte le cose » », [...OMISSIS...] , e che questa  mente  è « « come un cert' abito, quale il lume » »,
fa veder l' altre cose. Dunque questa virtù naturale della  mente  umana è un oggetto veduto, col quale si vedono l' altre
di possibile ; [...OMISSIS...] . 2) Dice poi che questa  mente  è « come un abito »: e un abito dice cosa che si ha , e non
perchè altro è l' avente , altro la cosa avuta . La  mente  dunque di cui qui parla Aristotele non è il principio
in una l' esistenza subiettiva coll' obiettiva, e alla sua  mente  dà l' una e l' altra, e le proprietà d' entrambe. Questo
e le proprietà d' entrambe. Questo gli accade, perchè la  mente  risulta veramente dall' unione per così dire dell' una e
che esiste solo obiettivamente: ma il valore della parola «  mente  »per noi è subiettivo, indicando « « il principio o la
l' altre cose » ». Aristotele all' incontro, prendendo la  mente  ora come subiettiva, ora come l' obietto stesso, è
in tutti i suoi ragionamenti. Ma quando parla della «  mente  agente », egli per lo più la prende in senso obiettivo, ed
ed è questo che dimostra, come quell' acutissima sua  mente  sentiva, senza poterlo nettamente esprimere, essere
primo e fondamentale oggetto. Tale dunque è per lui la  mente  attiva, «nus poietikos». Questa dunque l' assomiglia al
ne' corpi i varŒ colori. Per questo noi già vedemmo, che la  mente  è chiamata altrove da lui specie, ragione, forma, tutte
obiettive, e non punto subiettive. Che anzi chiama la  mente  non solo principio della scienza [...OMISSIS...] , ma «
facoltà subiettiva. 4) In quarto luogo si richiami alla  mente  la dottrina aristotelica, da noi accennata di sopra, circa
dice Aristotele, da sè non è un chè determinato (3). Ora la  mente  umana, prima che acquisti le specie determinate, è detta da
una forma. E in fatti la chiama anche forma, dicendola  mente  agente, «nus poietikos». Ora la forma della mente non è
dicendola mente agente, «nus poietikos». Ora la forma della  mente  non è altro che la specie, che la rende qualche cosa di
la forma. Ed è coerente, che Aristotele non solo chiami la  mente  materia delle specie, ma ben anco genere », poichè ammette
suo sviluppo. Se non s' interpreta dunque a questo modo la  mente  d' Aristotele, non ci rimarrebbe altro che un viluppo di
Aristotele, cioè, che [...OMISSIS...] . Ma essi non posero  mente  alla forza del verbo «noein», che esprime un movimento
com' insegna Aristotele, non è movimento (2). Ora che la  mente  non esca a' suoi atti, o piuttosto l' uomo non esca a' suoi
l' uomo per lui è il subietto, che opera con essa, e questa  mente  oggetto, egli la chiama propriissimamente « specie delle
degl' istrumenti »(4). E questo stesso, di considerare la  mente  come un istrumento, di cui si vale l' uomo alle diverse sue
dimostra di novo quello che dicevamo, cioè che questa  mente  non è per Aristotele una facoltà subiettiva d' intendere,
con cui l' uomo intende. Così appunto chiama Aristotele la  mente  e anche l' anima intellettiva « principio con cui »,
che il complesso. Del resto l' aver distinto l' uomo dalla  mente  , e quello dichiarato il subietto conoscente, questa il
il mezzo , con cui conosce, conferma ad evidenza, che per  mente  agente Aristotele non intese il subietto o la facoltà
« per l' anima »intendendo « l' anima intellettiva o la  mente  ». In questa dottrina però non è costante Aristotele, il
Aristotele, il quale in altri luoghi riconosce che la  mente  è anche da sè una sostanza, ed ha atti suoi proprŒ senz'
[...OMISSIS...] . Da tutte queste premesse consegue che la  mente  non è solo, secondo Aristotele, un mezzo di conoscere, ma
più sopra notate. Poichè quando Aristotele dice « « che la  mente  è tutte le cose, perchè è le specie stesse, e queste sono
atto che corrisponde a una specie che ne rappresenta alla  mente  la forma possibile: onde l' intendimento vede il reale
convenire che Aristotele fu incoerente, o intendere che la  mente  vede gl' intelligibili nelle specie sensibili, non perchè
non perchè quivi essi veramente ci sieno, ma perchè la  mente  stessa colla sua attività ve li pone, benchè per sè non ci
se si considera, che Aristotele stesso insegna che la  mente  opera senza organo corporale (4), laddove il fantasma non
immediatamente questi intelligibili al lume della  mente  agente, e noi diremo all' oggetto. E veramente gl'
La stessa mente. [...OMISSIS...] . Conviene dunque che la  mente  sia qualche cosa di oggettivo e di per sè conosciuto,
che fa conoscere l' altre cose (5). Pure questa stessa  mente  acquista d' improvviso nelle mani d' Aristotele un'
di esistere da per tutto dove dice che « è il medesimo la  mente  e l' inteso » [...OMISSIS...] (1). Poichè è l' atto stesso
in atto, e questi li ha la mente, onde dice, che la  mente  « opera avendo » [...OMISSIS...] (2): gl' intelligibili
gl' intelligibili dunque non sono fuori della mente, ma la  mente  li fa in se stessa, li fa in atto, avendoli in potenza: e
intelligibili, quando così sono fatti in atto, sono la  mente  stessa in atto, appunto perchè sono atti della mente.
appunto perchè sono atti della mente. Quindi la doppia  mente  che Aristotele pone nell' uomo, in potenza, prima di fare
prima di fare gl' intelligibili, e in atto. Ma quella  mente  che fa gl' intelligibili, è essa stessa per natura sua in
all' atto, onde di essa dice Aristotele, che « « questa  mente  è separabile, e immista, e impassiva, ed essente per sua
» » (4). Se dunque « « l' intelligibile è l' atto della  mente  » », e c' è nell' uomo una mente, che è atto per sua
che è atto per sua propria natura, consegue, che questa  mente  sia un intelligibile ella stessa, e però, che Aristotele
per se stesso intelligente ed intelligibile » » (6). Ora la  mente  agente è tale: dunque ella stessa è il primo degli
un' altra dottrina di Aristotele, secondo la quale trova la  mente  in atto, ossia il primo intelligibile, tanto necessario per
per sè separato dalle cose corporee. Perciò dice che questa  mente  sia nell' uomo parte dell' anima, ma separabile, e la
» [...OMISSIS...] (2), come sono le altre parti, che colla  mente  formano nell' uomo un' anima sola: e perchè l' esperienza
atti per l' infermità del corpo (3). Dice dunque, che la  mente  è da sè sostanza, [...OMISSIS...] (1). Questa
di conoscere, e però ammette anche nell' anima umana una  mente  in atto e dice: [...OMISSIS...] . Riconosce dunque la
stesso dell' atto essenziale della mente, col quale questa  mente  riduce poi in atto tutti gl' intelligibili determinati,
non ha bisogno d' organo corporale, onde dice che la  mente  pare un altro genere d' anima (1), ed è non lontano dal
questi atti secondi o specie intelligibili determinate, la  mente  ossia l' anima intellettiva non esce, se non quando è unita
maggiori. Poichè domanda a se stesso, se, essendo la  mente  cosa che può stare da sè, abbia essa nel suo essere proprio
appetizione volitiva è l' intellezione (3). Ma come la  mente  esce all' atto dell' intellezione? Risponde che è mossa
come quello che move la mente, logicamente è anteriore alla  mente  in potenza, e anteriore altresì all' intellezione, che è la
in potenza, e anteriore altresì all' intellezione, che è la  mente  condotta al suo atto. Laonde l' intelligibile è anteriore a
quest' intelligibile, per sè intellezione e così atto o  mente  intelligente. C' è dunque una mente che è essenzialmente
e così atto o mente intelligente. C' è dunque una  mente  che è essenzialmente intelligibile e intellezione e
un' esistenza obiettiva, ma anche subiettiva, e sia una  mente  in atto che si continui quasi numero trino, [...OMISSIS...]
necessario per ispiegare non meno l' origine della  mente  umana, che la generazione e il movimento delle cose
e colà ne' varŒ libri che ci rimangono. Cominciamo dalla  mente  umana. Nel secondo « Della generazione degli Animali » (2)
l' una dall' altra, da queste tre anime separa la  mente  e conchiude così: [...OMISSIS...] . Qui distingue dunque la
fa uomo. Pare dunque evidente che qui Aristotele prenda la  mente  sotto l' aspetto d' intelligibile , ossia com' oggetto
e in fatti anche le parole che seguono dimostrano la  mente  distinta dall' anima stessa. [...OMISSIS...] . Dice dunque
anima stessa. [...OMISSIS...] . Dice dunque che la sola  mente  è divina e viene dal di fuori, cioè da Dio, che è, come
più divino degli elementi » » [...OMISSIS...] . Ma come la  mente  s' aggiunge venendo dal di fuori, così anche si separa dal
dal corpo crasso un corpo sottile, unita al quale sia la  mente  partecipata da Dio. Di qui nasce un' altra questione: Che
Di qui nasce un' altra questione: Che cosa fa dunque questa  mente  divina al tutto separata dalla materia, ma che avviene all'
luoghi paralleli, parmi che ne risultino due cose: 1 Che la  mente  informa l' anima umana e la rende intellettiva e così
tutto ciò che da questi si trae per astrazione; 2 che essa  mente  somministra da sè i primi intelligibili, [...OMISSIS...] ,
ne' fantasmi, nè vengono in alcun modo dal senso, ma dalla  mente  pura. Che questo sia il pensiero d' Aristotele, apparirà
egli pone tra la scienza, «episteme», semplicemente, e la  mente  , «nus», che è la scienza o cognizione de' principŒ «ton
dalle sensazioni, non così la scienza de' principŒ ossia la  mente  , «nus», poichè egli così la chiama, «nus an eie ton
an eie ton archon» (1); questa viene da Dio, ossia dalla  mente  separata e pura. Per non essersi distinte queste due
e questo è il complesso degli ultimi principŒ, cioè la  mente  stessa, [...OMISSIS...] . Colloca adunque nell' uomo un
il principio del principio della scienza, la mente. Questa  mente  è la mente in atto, che nel terzo dell' anima chiamò abito
del principio della scienza, la mente. Questa mente è la  mente  in atto, che nel terzo dell' anima chiamò abito e lume,
e che disse esser quella, che trae al suo atto la  mente  potenziale, quella perciò che rende l' anima umana atta a
quella che è tale, cioè a cui è venuta dal di fuori questa  mente  divina, [...OMISSIS...] . Ora questi primi principŒ proprŒ
scienza, [...OMISSIS...] ; questi dunque precedono nella  mente  umana la scienza. Ma Aristotele qui si trova in una somma
d' induzione dal senso, questi vengano immediatamente dalla  mente  di sua essenza in atto, e, da latenti forse che stanno
e immune affatto da queste, e rimette totalmente alla  mente  in atto. [...OMISSIS...] . Dal che deduce che se il vero e
. Ora l' aver posto Aristotele che l' oggetto della  Mente  in atto sia la verità , non discorda nè pure in questo da
in questo da noi, che abbiamo detto il primo oggetto della  mente  essere appunto la verità «( Ideol. ) ». Ma resta a vedere
cosa sia questa verità che non viene da' sensi, ma è dalla  mente  immediatamente conosciuta. Cercando dunque Aristotele qual
è tolto dalla forma del giudizio, che è l' unione che fa la  mente  del predicato col subietto: e vuol dire, che se il
«asyntheta», l' intuirli, o come dice, il toccarli colla  mente  è il vero, ma il contrario di questo vero non è
anche queste però, non si generano, nè si corrompono, e la  mente  umana non le produce già, ma le tocca o non le tocca, le
sensibili sieno l' occasione e quasi il luogo, dove la  mente  umana vede le specie eterne, sebbene queste sieno immuni da
vede un' altra verità maggiore. Poichè si presentò alla sua  mente  la questione, « perchè le essenze o specie semplici ed
cose e alla mente, perchè egli parte dal principio, che la  mente  dopo che ha intese le cose è divenuta le stesse cose e che
cose è divenuta le stesse cose e che [...OMISSIS...] . La  mente  in atto dunque, venuta dal di fuori all' uomo, somministra
altro che un conoscere l' essere nelle cose. Quindi questa  mente  venuta dal di fuori è quella che rende intellettiva l'
l' anima che la riceve, ossia che dà all' anima « « la  mente  in potenza » » cioè a dire una facoltà atta a raziocinare,
atta a raziocinare, che da Aristotele è anche chiamata « «  mente  dell' anima », [...OMISSIS...] », ed è definita « « quella
che anteriormente l' anima intuisca i principŒ, così questa  mente  dell' anima o facoltà di ragionare dee essere preceduta
di ragionare dee essere preceduta nell' uomo da un' altra  mente  in atto, ch' egli chiama [...OMISSIS...] . Solamente è da
dopo aver dimostrata la necessità che queste notizie nella  mente  umana precedano, riassumendosi, le chiama tutte insieme « «
principio della scienza è la mente, [...OMISSIS...] . Per  mente  dunque intende Aristotele il complesso de' primi
di cognizione evidente, [...OMISSIS...] onde dice, che la  mente  è dei principŒ, [...OMISSIS...] . Di nuovo dunque
[...OMISSIS...] . Di nuovo dunque raccogliamo che la  mente  è presa in senso obbiettivo come i primi intelligibili (3).
atto, davanti all' anima intellettiva, e costituiscono la  mente  che viene dal di fuori, il lume della ragione,
il lume della ragione, [...OMISSIS...] . Ma se questa  mente  è una, come poi essi che la costituiscono, sono molti? Se
è il principio degli assiomi, [...OMISSIS...] , e se la  mente  pure è il principii de' principŒ, [...OMISSIS...] ,
nel suo seno tutti gli altri principŒ, sia lo stesso che la  mente  obiettiva ed in atto d' Aristotele, [...OMISSIS...] . Il
in sè in atto il principio di contraddizione ossia la  mente  che le viene dal di fuori: con questa mente ella può
ossia la mente che le viene dal di fuori: con questa  mente  ella può conoscere, percepire, ragionare, e però distingue
distingue l' anima intellettiva che è in potenza, dalla  mente  che è in atto, e colla quale l' anima intellettiva intende
ai sensi l' apparente, [...OMISSIS...] : 2 che assegna alla  mente  l' essere , [...OMISSIS...] , la verità, [...OMISSIS...] :
anima, non solo come una parte di questa, qual sarebbe la  mente  subiettiva, ma come un' altra cosa, qual è la mente
la mente subiettiva, ma come un' altra cosa, qual è la  mente  obiettiva (6). Ora per anima propriamente distinta dalla
obiettiva (6). Ora per anima propriamente distinta dalla  mente  Aristotele intende « quel principio immateriale, che usa
è il termine del senso, così l' essere è l' oggetto della  mente  in senso subiettivo, ed è la stessa mente in senso
l' oggetto della mente in senso subiettivo, ed è la stessa  mente  in senso obiettivo. In quest' essere si trova quella
è in un modo immutabile »(1) ». Se dunque, come vedemmo, la  mente  oggettiva e sempre in atto d' Aristotele sono i primi,
invariabile dell' essere » », ne viene che l' essere sia la  mente  in atto d' Aristotele. Nell' ordine dunque delle cognizioni
umane, secondo Aristotele, c' è: 1 l' essere, ossia la  mente  obiettiva, [...OMISSIS...] : 2 il quale essendo immutabile
Tutto il principio di questo sistema è l' essere , la  mente  oggettiva, sempre in atto, che l' uomo ha, e perciò è detto
nelle cose reali, sieno identiche: onde la sanità nella  mente  del medico è quella stessa che da lui prodotta esiste nell'
pensi. Costretto dunque dalla perspicacia stessa della sua  mente  ad ammettere, che le specie delle cose reali esistono anche
anzi una sostanza prima, che chiamò Mente. Questa  Mente  oggettiva poi nell' uomo la considerò in potenza alle
scienza dimostrativa, onde la verità ne' ragionamenti della  mente  e nelle orazioni. Se l' essenza dunque è quella che si
di essi abbia per suo fondamento la stessa essenza e la  mente  veda il detto sensibile in questa essenza, onde si dica
esse altro che le essenze de' sensibili stessi, e la  mente  umana da questi ascende a contemplarle. Gli stessi
siano. Ma posto che sono in questa, niente poi vieta che la  mente  coll' astrazione ne faccia la separazione e li consideri
conviene intendere posteriori unicamente rispetto alla  mente  umana. Ma nello stesso tempo riman fermo il suo principio «
ma v' invita a osservarla coll' attenzione della  mente  nel fatto della natura delle cose, rispetto alle quali la
che i sensibili, o da questi indivisibili, ma solo che la  mente  vede questi colle essenze copulati, in modo che ogni
essenze nulla patiscono dall' esser conosciute, benchè la  mente  agisca in conoscerle «( Rinnovam. 497 e segg.) ». Il fatto
Platone in questo peccassero per non aver abbracciata colla  mente  la dottrina del maestro in tutta la sua integrità, non mi è
«( Logic. 1 e segg.) ». Il che si avvera ogni qualvolta la  mente  ne' suoi ragionari va pel cammino naturale, e non s'
pel cammino naturale, e non s' accinge al filosofare colla  mente  imbevuta di preconcette e volgari opinioni, e queste false.
e quelle devono consonare e non possono rimanere nella  mente  umana a lungo discorsi: sia che questa preceda e
non può sussistere e non è che una pura astrazione della  mente  (3), cosa ripetuta da Aristotele (4), giacchè, secondo
egli stesso le prime idee, [...OMISSIS...] , nella  mente  separate dai corporei e dai fantasmi), considerò la materia
sussistente, mediante una certa virtù imaginativa della  mente  (facoltà di pensare individui reali possibili; la quale s'
(5) e del tutto inestesa, non perchè non s' accorga che la  mente  non può ammettere estensione di sorta, chè questo bene il
sorta, chè questo bene il vede (1), ma perchè pare che la  mente  stessa deva risiedere in qualche corpo e non possa pura e
(5). Ma il bene stesso, attesa la limitazione della nostra  mente  e i diversi modi dell' umano pensare, duplica il suo
[...OMISSIS...] : quello nel luogo intelligibile sta alla  mente  e alle cose intelligibili [...OMISSIS...] , come questo nel
dalle idee, ossia dall' essere indeterminato presente alla  mente  e avente in sè tutte le altre idee: ma questo lume e queste
questo lume naturale delle menti ad un giogo che aggioga la  mente  e le cose reali, cose senza di lui disunite, e aggiogandole
ente. Ma è necessario che noi vediamo come, secondo la  mente  di Platone, tutte le cose si derivano dal Bene. Il Bene
come sentenza indubitata e di verità universale, che « « la  mente  non possa concepirsi esistere senza un' anima » » (2). Il
avvertenza però che l' anima che egli attribuisce alla  mente  essenziale, cioè a Dio, è l' idea dell' anima, ossia l'
» pronuncia pure la sentenza che « « la sapienza e la  mente  non sono mai senza l' anima » » (2). E quindi trae che « «
esemplare stesso si vede tuttavia nel mondo, poichè la  mente  dai vestigŒ o similitudini di esso, raccolte pe' sensi,
e dispone, e per questi effetti si chiama giustamente  mente  e sapienza, [...OMISSIS...] . Di che deduce che anche Giove
causa suprema, [...OMISSIS...] , dee aver un' anima e una  mente  regale e che proporzionatamente sia da dirsi lo stesso
la Mente, [...OMISSIS...] . Di che conchiude che « « la  mente  è prole della Causa di tutte le cose » » (3) e ciò
padre di Giove « « la purità e la sincera integrità della  mente  » » (4), perchè nell' Esemplare non ci sono che pure idee
d' ogni altra cosa non può stare, e nel « Filebo » dice la  Mente  cognata colla Causa e dello stesso genere (7), e nel «
oltre queste idee che compongono, secondo le ragioni della  mente  umana, Dio, ci sono delle altre idee relative alle cose
puro. E benchè prima d' ora non mi fosse mai occorso alla  mente  una tale interpretazione di questa sentenza di Platone,
sempre esistenti » » (3), prova da una parte l' alta  mente  di Platone che ben vide solo una sostanza semplice e
anima è dovuto (1). Vediamo come ciò avvenga secondo la  mente  di Platone. Primieramente essendo nella sostanza dell'
nè mancandogli la corporea materia dalla sua anima e  mente  e virtù generativa dominata, abbia forniti e organizzati di
E qui conviene osservare come il diverso , secondo la  mente  di Platone, sia un genere più esteso di quello de'
sensibili si dicono giustamente partecipare le idee nella  mente  nostra, e nell' atto della nostra percezione intellettiva
dell' anima, e da questa all' esemplare, e da questo alla  mente  eterna, e da questa al Bene, cioè a Dio, e che affermiamo «
che si sia presentata chiaramente ed esplicitamente alla  mente  di Platone: ma dicendo che sono di quelle cose che possono
la quale devonsi giudicare, sono tratti sublimi d' una  mente  straordinaria. E quantunque l' idea del Bene rimanga così
E quantunque l' idea del Bene rimanga così all' umana  mente  involta in una certa misteriosa caligine, pure a preferenza
continuo esercizio di meditazione e continuo sforzo della  mente  per astrarsi dal corporeo ed ascendere all' invisibile e
ammesse gratuitamente per vere, senza ascendere colla  mente  al primo principio ed evidente della cognizione; 2 il
, «dianoia», quella che corrisponde al secondo è chiamata  mente  o intelligenza , «noesis» (1). Tutte queste quattro
raziocinio, ma come fanno i matematici, che in aiuto della  mente  tengono sott' occhio de' triangoli ed altre guise di figure
superiori sono lontanissimi da ogni sensibile, e la  mente  va ad esse senza fare alcun uso del sensibile,
i sensibili come di simulacri a quelle idee a cui la  mente  si rivolge, atteso che queste idee ai sensibili appunto si
punto ai corpi. Vediamo quali queste sieno, e come la  mente  giunga per esse al principio dell' universo, procedendo
avvivati, finalmente al filosofo che mettendo tutta la sua  mente  e il suo cuore in esse, si rende ad esse simile. Poichè
umane quella che riceve più il lume intelligibile è la  mente  «nus» (4), che intuisce le idee e il loro ordine. Ora che
ente è il medesimo lume, che considerato in relazione alla  mente  dicesi verità, considerato in relazione all' oggetto
dicesi ente. Il Bene, adunque è al di là del lume della  mente  umana, essendone la causa. [...OMISSIS...] . Il figliuolo
semplicemente detta, è la prima specie che illumina la  mente  umana; la verità [...OMISSIS...] è lo stesso ente, in
per analogia , perchè queste cose tutte date alla  mente  umana sono boniformi , ed hanno un' analogia ed un' intima
Iddio; e nell' uomo stesso che le partecipa colla  mente  e che, conformandosi ad esse con tutto sè, si rende giusto,
a contemplare. Ora contemplando in queste ed ascendendo la  mente  dalle une alle altre fino alle somme, fino a quella della
idee che noi contempliamo e che costituiscono la nostra  mente  e la nostra sapienza. Vede infatti il Figliuolo della Causa
onde dice: [...OMISSIS...] . E poco appresso chiama la  mente  cognata alla Causa e quasi dello stesso genere:
e quasi dello stesso genere: [...OMISSIS...] . Ma quanto la  mente  e la sapienza umana ossia il complesso delle idee
Niuno del pari s' appagherebbe d' aver sapienza e  mente  e scienza e memoria di tutte le cose, privo di ogni
che Platone chiama anche indifferentemente la vita della  mente  [...OMISSIS...] (1). Così della sapienza e della mente
mente [...OMISSIS...] (1). Così della sapienza e della  mente  dell' uomo, la quale essendo insufficiente non è lo stesso
non è lo stesso Bene. [...OMISSIS...] . Distingue dunque la  mente  divina dalla mente creata , quella perfetta e sufficiente a
[...OMISSIS...] . Distingue dunque la mente divina dalla  mente  creata , quella perfetta e sufficiente a se stessa, questa
essere finito non può consistere nella vita della sola  mente  che appartiene alla sola anima, ma deve concorrere a render
nel mondo e più o meno si esperimenta, vuole Platone che la  mente  ragionando, per una certa scala d' idee, ascenda al Bene
contemperamento della sapienza e del piacere, conduce la  mente  nostra all' esemplare del mondo in cui, essendo opera
. Ma dopo di tutto ciò rimane il secondo lavoro della  mente  raziocinatrice. Poichè rinvenuto « « l' ideale del bene
e quella che è per sè Mente. Chiama questa « «vera e divina  Mente  », [...OMISSIS...] (1), Mente regia, [...OMISSIS...] (2), e
questa « «vera e divina Mente », [...OMISSIS...] (1),  Mente  regia, [...OMISSIS...] (2), e questa, dice egli, è la Causa
essa stessa è il primo difetto e il genere de' difetti. La  Mente  causa dunque non ha difetto, e quindi ha le due qualità del
noi dunque prendiamo queste tre essenze e separandole colla  mente  da ogni altro elemento, le consideriamo come fuse in uno,
com' ella sia, sta il mistero impenetrabile alla  mente  umana, onde Platone dice l' idea del Bene appena visibile,
Dice dunque « « se tu dunque porrai per terzo bene la  mente  e la sapienza [...OMISSIS...] , non andrai lontano dal
dal vero, come io vaticino » ». Avea detto poco prima della  mente  che ella « « o è un medesimo colla verità, o certo di tutte
più vera » » (3). Delle quali parole, le prime, cioè che la  mente  sia il medesimo colla verità, appartengono alla mente
la mente sia il medesimo colla verità, appartengono alla  mente  divina, alla Causa, al Bene: l' altre, cioè che la mente
mente divina, alla Causa, al Bene: l' altre, cioè che la  mente  sia di tutte le cose la più simile alla verità e la più
la più simile alla verità e la più vera, appartengono alla  mente  creata o partecipata dagli animali divini e dall' animale
animali divini e dall' animale umano. E questa è quella  mente  che pone terza nell' ordine de' beni, perchè sola non è
dell' indefinito, [...OMISSIS...] , che deve essere dalla  mente  governato. Appunto per questo, oltre alla prima e più
prima e più sublime delle facoltà intellettive, cioè alla  mente  che intuisce le più sublimi idee, s' aggiungono le scienze
d' alcun elemento attualmente sensibile, opere della  mente  e della ragione. A questo secondo genere d' intelligibili
che Platone chiama dialettica, e che conduce l' umana  mente  da quel principio passo passo finchè abbia raggiunto quel
idee, che si riferiscono al mondo; esemplare formato dalla  mente  divina per creare il mondo; secondo Aristotele, il mondo,
, dalle quali, ricevute dall' uomo col senso, la  mente  trapassa alle idee , di cui quelle sono similitudini, ossia
e specie » »: ma questo per astrazione in quanto colla  mente  si considera la specie come altra cosa separata dalla
che la natura sensibile non si poteva spiegare senza la  mente  , che le desse l' ordine e il fine, e a questo la
sè, avendo la stessa forma in se stessa. Che la forma nella  mente  e ne' reali sia presa da Aristotele per la medesima, è
e ne' sensibili c' è soltanto l' imitazione, la quale nella  mente  di chi conosce s' aduna insieme colla specie, su cui è
uomo anche facendo, che la stessa numerica specie sia nella  mente  e nelle cose; ma questo sistema, nel quale ricaddero spesso
la vera distinzione tra la specie , che solo alla  mente  appartiene, e il reale, come apparisce dal luogo citato, e
ed ordinatamente, senza bisogno di ricorrere ad una  mente  che sia fuori di lei (bastando un primo Motore) per questo
nello stesso modo. Non è dunque necessario ricorrere ad una  mente  e ad un' arte precedente, perchè le forze e l' ordine loro
le forze e l' ordine loro esistono indipendenti dalla  mente  e dall' arte che si supponga dare ad esse, con un fine
argomento pecca di circolo, perchè considera l' arte o la  mente  unicamente come causa motrice e suppone che la natura
Ma è appunto questa la questione platonica: « se la  mente  eterna ossia il bene sia puramente un principio motore , e
si separa di ragione, [...OMISSIS...] ; e però esiste nella  mente  pura da materia. Questo gli fa la via a riconoscere e
la specie pura nella mente. Di più, quando trovata dalla  mente  l' ultima specie, la frizione nell' esempio addotto, questa
unica essenza se non in un modo virtuale e relativo alla  mente  astraente. Altro è dunque considerare le essenze
Poichè, sebbene l' essere, che sta presente alla  mente  umana per natura, sia egli stesso un tutto, non è però
Il Problema delle Categorie si offerse da sè alla  mente  dei primi filosofi, e fino al presente si fecero sforzi e
le varietà dell' essere in qualunque modo concepibili alla  mente  umana. Per classi ultime intendiamo quelle che non
di classificare tutte le entità che si offrono alla  mente  umana non si presentò pel primo agli speculatori, ma solo
fu l' unità che tutto unisce; perchè è questo che cerca la  mente  in tutte le cose, e di cui ha bisogno per soddisfarsi. Ma
Questo secondo è primo nel naturale sviluppo della  mente  umana, come abbiamo mostrato nella « Psicologia »; primo a
distinti, non potendo in altro modo procedere la  mente  umana: e però dicevano, come Aristotele stesso attesta, che
si vide dapprima che i numeri subiettivati non erano dalla  mente  concepiti sempre in un solo e medesimo modo, ma non si
elementare dell' essere, è un' astrazione facilissima della  mente  umana, ma non è facile fissarsi in esso direttamente colla
che osserva lo stesso Aristotele, allora era la  mente  quella che nel suo segreto e istintivo progresso protestava
la cosa su cui si specula, questa si presenta da prima alla  mente  come « un uno, ma indefinito ». Quest' uno indefinito altro
e confuso che è nell' uno . Ma poichè, dopo che la  mente  speculatrice in un concetto generico qualunque ha trovato
Laonde Aristotele, facendosi interprete della  mente  di quei due filosofi eleatici, dice sembrargli, che l' uno
dialettico, si osserva che da prima si presenta alla  mente  un uno confuso ancora e indeterminato, che è come il
confuso ancora e indeterminato, che è come il genere. La  mente  deve specificare che cosa in esso si contenga, poniamo le
può, e trovare pure altri numeri determinati. Pervenuta la  mente  agl' individui reali, potrà fors' anco trovare in ciascun
questa condizione non può essere per sè più oggetto della  mente  (5), perchè manca dell' « essenza », che è l' uno secondo
e quella di coloro che il negano. Dal veder dunque che alla  mente  umana si presentano diversi uni variamente fecondi (poichè
si presentano diversi uni variamente fecondi (poichè la  mente  considerandoli vi trova diverse cose distinte come le
che ne rilevi il numero definito fino all' ultimo. Così la  mente  dall' uno ritrae un numero prima indefinito (grande o
non parli dell' uno primo indefinito rispetto alla  mente  nostra e a quel che contiene, ma parli dell' unità astratta
Doveva pure l' indeterminato o indefinito presentarsi alla  mente  in due modi, cioè or nell' uno or nell' altro, senza da
buio, gli dà le forme e lo determina. Questo ci chiama alla  mente  la specie «eidos, idea» di Platone, il viso di Cicerone. Le
dalla materia ideale che venendo determinata presenta alla  mente  un visibile, un apparente, una specie in somma: così gli
essere è già formato e definito, al primo affacciarsi della  mente  umana si presenta come un uno indefinito, e questo risponde
delle cose sia uguale in tutto al modo di concepire della  mente  umana. E questa è una delle cause dell' oscurità di Platone
all' uomo come indefinita. Quindi c' è bisogno che la  mente  umana trovi tali specie o numeri. Trovate queste specie ,
essenza , cioè dell' essere: onde già si distinguono colla  mente  due elementi: 1 l' essere, l' essenza, la materia; 2 l'
il tutto, e le due parti «to hen kai to on». Ma, quando la  mente  considera queste due parti dell' ente uno o dell' uno ente
ente considerato nel suo concetto di tutto (2): e viene in  mente  di togliere la risposta da quello che dice Dante dell'
«o to pan xynistas» (4), come altrove è da lui chiamato  mente  «nus» (5), e ragione «logos» (6). Onde dice, l' universo
intelligibile poi, essenza del reale, è contenuto nella  mente  divina. Onde non rimane a dubitare che il contenente del
il tutto intelligibile, che lo informa e che nella divina  mente  rimane. Dall' esser poi l' uno sotto il rispetto materiale,
cioè come tutto contenente le parti, in altro, cioè nella  mente  di Dio: deduce Platone che l' uno essente ha due altre
secondo il concetto di tutto, essendo in altro, cioè nella  mente  divina, conviene che di continuo si discerna da essa, e
dire che l' uno tutto, forma delle cose, come essente nella  mente  divina, è diverso dall' uno stesso emanato da quella mente,
un dall' altro, non si potrebbero riconoscere tali, se la  mente  non li considerasse mediante una sola idea; poichè nessun
deve intendere, come l' abbiamo noi inteso prima, la stessa  mente  divina, risulta da tutta questa dottrina che gli uni enti
ciò che esprime il nome sostantivo di ente , ma ciò che la  mente  anche per via d' astrazione considera a parte del resto, a
questo stesso d' aver la potenza di distinguersi colla  mente  dall' ente si concepisce come una cotale loro attività o
che lo determinassero, tuttavia si distingueva colla  mente  dagli altri concetti, e questi non erano lui, onde si
quegli che speculiamo intorno agli enti, anche colla nostra  mente  umana. Secondo, perchè le idee, essendo sole quelle che
al concetto di tutto, sia reale sia ideale; e questo alla  mente  divina, in cui solo può consistere simultaneamente in
generi minori), cioè è presa come l' ente diviso colla  mente  dai suoi termini e dalle sue attribuzioni, e ritenuto il
un misto di due generi, è posteriore. Esclude ancora la  mente  ( «nus») da' generi, come quella che è lo stesso ente da
sieno elementi. Sono, dice, elementi della mente, e d' ogni  mente  [...OMISSIS...] , poichè questa è l' ente intelligente che
scienze, che sono specie e parti di quella; così v' è una  mente  di cui l' altre sono specie e parti. La scienza una ha in
speciali della mente, noi avvisiamo al concetto di una  mente  generica (1), che non ha niun oggetto speciale, ma che gli
come pensare del Bardili «( Ideol. 1420 e nota) ». Questa  mente  non è nessuna mente particolare [...OMISSIS...] . Ma, come
«( Ideol. 1420 e nota) ». Questa mente non è nessuna  mente  particolare [...OMISSIS...] . Ma, come le scienze
oggetti generici o speciali, sono altrettanti atti della  mente  una in potenza; poichè, quando questa esce a' suoi atti,
mediante questo produce le specie. Fino dunque che l' ente  mente  è in potenza, è mente universale, superiore alle menti
le specie. Fino dunque che l' ente mente è in potenza, è  mente  universale, superiore alle menti speciali che si generano
di quella. [...OMISSIS...] . Esister dunque in sè la gran  mente  [...OMISSIS...] , ed esistere in sè le singole menti; ma
sono manifestamente due: 1 Che quella che si chiama la gran  mente  e si fa causa dell' altre, essendo generica e in potenza, è
figure e l' altre qualità tutte logicamente posteriori. La  mente  dunque è l' ente (primo genere) che ha unito a sè gli altri
è la prima e assoluta mente. Ma osserva Plotino che la  mente  umana discorre e scopre una cosa dall' altra: quest' è
ab eterno prima dell' argomentazione. Di che deduce che la  mente  umana o la mente ragionante presuppone dinanzi a sè una
dell' argomentazione. Di che deduce che la mente umana o la  mente  ragionante presuppone dinanzi a sè una prima mente, la
ha semplicemente tutte le cose presenti, e che da questa la  mente  deve derivare (3). Ma come proviene questa seconda mente
la mente deve derivare (3). Ma come proviene questa seconda  mente  dalla prima? Ecco il gran nodo, il mistero della creazione.
l' oggetto del quale sono i generi; in tanto è la prima  mente  (1). Ma in quanto la sua azione, continua e permanente,
da quello che consiste nell' esistere nel tutto: e così la  mente  esistente nelle parti non è più la mente esistente nel
tutto: e così la mente esistente nelle parti non è più la  mente  esistente nel tutto, ma è un' altra mente, le menti
è uno e molti. Ma conviene dichiarare in che modo. La prima  mente  produce le altre coll' azione colla quale determina i
di cui nulla si predicasse (2). Da quest' Uno vien prima la  Mente  universale; da questa l' Anima universale; da questa le
la Materia, male e caligine. Ma, come dall' Uno viene la  Mente  universale? Esso non ha nessun' azione, secondo Plotino, il
più alto della speculazione (6). Come dunque riesce la  mente  universale? Plotino risponde per una certa esuberanza , o
perchè non ammettono la sua definizione. Del pari: La prima  Mente  non è che l' ente contemplante i cinque generi, senza che
che in ciascun genere cadano differenze; Ma tostochè essa  mente  per la sua attività quasi lampeggia in ciascun genere
quei generi si rompono in generi minori e in ispecie, la  mente  che contempla questi generi minori e queste specie non è
altra attività che alla prima si continua. Questa seconda  mente  non è la prima, ma un' altra, perchè a questa non compete
che ci intervenga una specie di creazione, e che la prima  Mente  sia essenzialmente diversa dall' Uno primo, e che la
possa aver bisogno d' altro, essendosi recise da lui colla  mente  tutte le relazioni e congiunzioni con ogni altro concetto
Mente? Allo stesso modo come l' Uno fa la Mente. Quando la  mente  è perfetta, cioè pienamente costituita da' cinque generi
vanno le cose divine (1): a questi tre principii Uno,  Mente  ed Anima si riducono: perchè l' Anima è costituita dalle
l' Anima è costituita dalle specie, onde al pari della  mente  la chiama specie (2), quando continuando ad operare ed
è più lui ma la Mente; il terzo, cioè quello che esce dalla  Mente  già costituita, non potendo esser la Mente perchè eccede
che esce dalla Mente già costituita, non potendo esser la  Mente  perchè eccede dalla sua costituzione, è l' Anima; il quarto
continuazione di moto , cioè d' azione. Onde parlando della  Mente  dice che [...OMISSIS...] , quasi dica, che basta il
o ipostasi. E lo stesso dice dell' Anima rispetto alla  Mente  (2). Il qual pensiero non si può negare che sia acutissimo,
il permette, facciamo osservare, che da esso risulta che la  Mente  sia quasi un' imagine o similitudine del primo Uno, e l'
come in uno specchio l' Uno si riflette nella Mente, e la  Mente  nell' Anima. L' Uno, tosto che fa un atto diverso dall'
Mente, ma l' Anima. L' Anima, trovandosi pure media tra la  Mente  e la Natura, ha primieramente due atti: costitutivo di sè
non si deteriora. Del pari l' Anima coll' affissarsi nella  Mente  è costituita nella sua propria eccellenza, ma dopo d'
umane. Stabilisce in prima questo filosofo, che tanto la  Mente  quanto l' Anima prima, universale, separata, sia ad un
ente è uno e molti. [...OMISSIS...] Poichè, componendosi la  Mente  da' cinque generi, e questi trovandosi in tutte le specie
mondo intelligibile delle specie, come in queste rimane la  Mente  o i generi, e in quest' ultima l' Uno o il bene. Ma l'
Fra questi due estremi, pone due enti medii (1), la  Mente  e l' Anima; la prima delle quali comunica da una parte
la seconda, da una parte comunica immediatamente colla  Mente  da cui pure esiste; dall' altra col Male, cioè colla
Materia, cui produce. I sommi generi o categorie sono nella  Mente  e la costituiscono; le specie che ne derivano sono nell'
[...OMISSIS...] e l' imagine [...OMISSIS...] . Ora la prima  Mente  è l' unione dei cinque generi, e però è un composto,
osservare più cose: 1 Quando Plotino distinse dall' Uno la  Mente  e dalla Mente l' Anima, disse che la differenza si riduceva
cose: 1 Quando Plotino distinse dall' Uno la Mente e dalla  Mente  l' Anima, disse che la differenza si riduceva a una pura
una persona intelligente? Confonde dunque le idee colla  Mente  che intuisce le idee. Ed essendo le idee molte, da questo
le idee. Ed essendo le idee molte, da questo trae che la  Mente  non è solo una, ma anche molte. Ma se si concede che molte
ci sono molte idee, non rimane per questo provato che la  Mente  sia una. Che anzi facendo risultare la mente da cinque idee
provato che la Mente sia una. Che anzi facendo risultare la  mente  da cinque idee generiche o categorie, non si vede alcuna
più nulla dopo di essa. Così appunto Plotino dice che la  Mente  ha in sè tutte le cose [...OMISSIS...] . Ora, in questo
supposte dal sistema, e non ispiegate. Come dite voi che la  Mente  comprende tutte le cose, se non so ancora che ci sieno le
maniere di ente sono così distinte per natura come la  mente  nostra le concepisce distinte. « Causa di tutta questa
di natura e tuttavia natura perfetta e completa, dotato di  mente  e cotale, che in esso si stringono in uno il principio del
uscirono bastevolmente, colla meditazione filosofica, dalla  mente  umana. La realità dell' ente finito nondimeno prende in
a dimostrare quando il linguaggio generi nella nostra  mente  nuove maniere di concepire e di connettere le entità,
nella fattura e nella composizione che si genera nella  mente  a cagione del segno esterno. Osserva dunque Aristotele che
e gli enti dalle vestimenta delle parole, figgendo la  mente  in quelli anzi che in questi ( Logic. , n. 972). Il non
diverse a bel consiglio, acciocchè col richiamare alla  mente  una di quelle essenze più note, udendosi il nome imposto
tutti quelli, co' quali, volendo richiamare alla  mente  altrui un' entità, invece di indicarla col suo proprio
tale però che per mezzo di essa incontanente soccorre alla  mente  altrui l' entità che vogliamo esprimere, principalmente
bastevole, pel contesto del discorso, a risvegliare nella  mente  ciò che vogliamo. Le metonimie sono suggerite all' uomo
, e dell' ens in anima (3). S. Tommaso dichiara, secondo la  mente  di Aristotele, questi due significati del verbo E`, così:
quando sono pure un composto di entità reali fuori della  mente  e di entità di ragione lavorate e messe loro intorno quasi
ideale è per sè oggetto , ed è affatto indipendente dalla  mente  dell' uomo, e distinto da ogni mente, benchè escluda la
per sua natura la proprietà d' insiedere nella mente. La  mente  poi è un ente reale: e però tra l' ente ideale e l' ente
si scorge: 1 Nella percezione intellettiva, nella quale la  mente  dell' ideale e del reale fa un ente solo conosciuto; 2
essenziale che passa tra l' ideale e il reale, e che la  mente  non fa che vedere. Vero è che un tale rapporto suppone la
un tale rapporto suppone la mente, ma questa esigenza della  mente  si riduce a quella che ha l' essere ideale di trovarsi in
essere o ridursi in un sentimento; onde l' esigenza della  mente  e del suo atto è un' esigenza ontologica, cioè uscente
e però tale rapporto non è produzione soggettiva della  mente  umana, ma più tosto è analogo alla creazione, la quale,
involgono errore se si prendono per quello che sono; ma la  mente  erra quando li prende per cose positive che non sono. II
. - In un ente semplice ed indivisibile per sè stesso la  mente  distingue più cose, le quali non si trovano separate in
a ) Talora i due o più elementi formali, distinti dalla  mente  in un oggetto, quantunque non separabili, cioè tali che l'
essi costituiscono. In questo caso la distinzione che fa la  mente  è in sè vera, e a quest' ente di ragione risponde una
di essi entra nell' altro, e non viceversa. Così, quando la  mente  in un individuo da lei percepito distingue ciò che è
ciò che è specifico; ma non viceversa. All' incontro, se la  mente  non guarda ciò che questi concetti contengono virtualmente,
tali idee non hanno alcun valore obiettivo; poichè, se la  mente  con esse non considera e pensa tutto intiero l' oggetto, lo
formali elementi, realizzabili o realizzati nel tutto. La  mente  adunque non erra con queste distinzioni logiche; ma
. - Queste si fanno per lo più per via di relazione; ma la  mente  in generale ha la facoltà di considerare qualsivoglia
. V Analogare - Attributi . - Trattandosi di oggetti che la  mente  conosce solo negativamente, ell' è costretta attribuir
maniera di ragionare non induce alcun errore, qualora la  mente  che l' usa, sappia in pari tempo, che tali sue predicazioni
. - Un' altra classe di enti di ragione sono quelli, che la  mente  compone di altri enti da lei conosciuti: e a questi
. - Se, colla facoltà di astrarre e di distinguere, la  mente  umana produce quegli enti di ragione, che abbiamo detti
ella è mossa a costituirli. Prima legge di operare della  mente  è il principio di cognizione, il quale la obbliga a
sostengono, per così dire, la persona di questi. Nel che la  mente  non prende errore, se ella non sa qual sia il personaggio
enti in sulla scena del suo pensiero. Posto adunque che la  mente  è obbligata di considerare gli enti di ragione come enti in
fondamento il linguaggio, nè le operazioni subiettive della  mente  umana, ma che sono nell' ente stesso, sia reale, sia
e per sè, ma nelle cose come forma della materia, e nella  mente  come specie, separate dalla materia corporea, ma non da una
l' ente puro, qual è in natura, nè l' ente qual è nella  mente  intuente; ma quell' ente artefatto dalle operazioni della
intuente; ma quell' ente artefatto dalle operazioni della  mente  stessa, da appendici che spettano alla condizione dell'
corpi fossero predicamenti di ogni ente, dimostra, come la  mente  del filosofo era legata ai sensi ed agli enti corporei.
entità a parte sui , per cosa soggettiva, razionale, dalla  mente  lavorata e prodotta. Onde il dialettico Kant diede nell'
della sublime operetta che ha per titolo « Itinerario della  mente  a Dio », che qui riproduco: [...OMISSIS...] . Il quale
idee nostre, le quali, senza la divisione che hanno nella  mente  nostra, nel Verbo divino con unità perfettissima si
mente, appartiene cioè all' ordine che hanno le cose nella  mente  «(V. Antrop. , p. 276, 277) ». 3 Se poi si cerca in che
e mutabilità delle cose contingenti, riferita dalla  mente  all' illimitazione, immutabilità, ed eternità dell' ente,
procedere così materialmente da non intendere che la  mente  pensa alle essenze le quali sono per sè oggetti, e sono
ora alla derivazione de' concetti fondamentali della  mente  che Kant appella categorie. Kant primieramente confonde i
sono cose affatto distinte: il concetto pone innanzi alla  mente  l' essenza delle cose racchiusa nel concetto, e questa
come, per es., dicendo « il giudizio è un' operazione della  mente  », non è mica che l' operazione sia inerente al giudizio,
di contraddizioni, se sta del continuo in sul ludificare la  mente  umana, come potrà essa pur servire all' uomo di guida nell'
per provare che tutti i pensieri, tutte le operazioni della  mente  umana esigono avanti di sè l' intuizione dell' essere
questo errore comune che non esiste se non nella  mente  di Kant; 3 nel voler indurre dal valor meramente ideale
degli idealisti, che niente possa essere fuori della  mente  dell' uomo. Ma Fichte adduce altre prove, e queste noi
può essere conosciuto e però può diventare oggetto della  mente  (il che noi diciamo oggettivare ), ma non è già vero, che
cognizione. Il supporre adunque che l' oggetto primo della  mente  sia il reale , è una eredità del sensismo. Essendo adunque
, è una eredità del sensismo. Essendo adunque dinanzi alla  mente  umana l' essere in universale , e mediante quest' essere
così ciò che forma l' essenza dell' Io. Quando un uomo di  mente  è pervenuto a sì sformati paradossi, e a contraddizioni sì
dominato da pregiudizŒ bevuti da' suoi maestri, se di gran  mente  è fornito, non può a meno di ridestarsi; ed è vicino a
puramente la cosa quale si pensa per astrazione fuori della  mente  e divisa dall' idea. Poteva altresì dire che ciò che esiste
sono veramente; benchè non sarebbero se non vi avesse una  mente  (per es., la mente divina) che li concepisce. Il che non è
non sarebbero se non vi avesse una mente (per es., la  mente  divina) che li concepisce. Il che non è già confondere o
concepisce. Il che non è già confondere o immedesimare la  mente  con essi; ma è unicamente dichiarare una mente , un
la mente con essi; ma è unicamente dichiarare una  mente  , un soggetto intellettivo, qual condizione ontologica
dell' oggetto e del soggetto, non rimane propriamente nella  mente  qualche cosa d' indifferente, ma il nulla; che si considera
La distinzione importantissima tra il verbo della  mente  e l' idea fu da noi esposta nel « Nuovo Saggio »: io prego
mia mente? L' uomo. L' uomo, senza più, presente alla mia  mente  è l' umana essenza. Quest' essenza, in quanto è intuìta
l' uomo possibile: ma non si dee mica credere che quando la  mente  intuisce l' essenza dell' uomo, ella vi aggiunga
materialmente, quasi che l' ente ideale fosse nella  mente  come l' acqua è in un vaso, o fosse presente alla mente
mente come l' acqua è in un vaso, o fosse presente alla  mente  come un corpo è presente agli occhi per la vicinanza dello
espressione propria: « l' ente ideale è conosciuto dalla  mente  ». Conoscer l' essere ideale, ossia l' essenza mera dell'
colla parola propria intuire . In questa pura cognizione la  mente  contempla, ma non pronuncia cos' alcuna; perocchè il
quell' atto che si chiama verbo della mente. Il verbo della  mente  è dunque quella parola interiore che dice la mente in
della mente è dunque quella parola interiore che dice la  mente  in conseguenza dell' ente intuìto: è dunque una operazione
dell' ente intuìto: è dunque una operazione della  mente  essenzialmente posteriore all' intuizione. Ora, posciachè
qualche cosa di qualche cosa: dunque il verbo della  mente  ha di bisogno di avere nel suo termine una duplicità. L'
luogo solo posteriormente al primo: per esempio, quando la  mente  pronuncia che « l' essenza umana è possibile d' essere
non gli è data che nel sentimento. Acciocchè dunque la  mente  possa venire a dire qualche parola interiore, a pronunciare
cotali drammi della tedesca filosofia, a niuno viene in  mente  il domandare come l' idea, che è immobile, impassibile,
di determinazione, non7determinazione. Ma, poichè la  mente  considera la mancanza di determinazione come una variante
vero perciò, che il primo logico nient' altro presenti alla  mente  che l' indeterminazione; e molto meno ch' egli sia l'
all' essere , il quale si può benissimo concepire dalla  mente  nostra privo di determinazione. Che anzi l' essere, a cui
astratta, la quale abbraccia tutti i rispetti ne' quali la  mente  contempla le cose, sieno sostanze, o idee, o che altro. La
il mondo, nè è nel mondo reale, ma nel mondo già dalla  mente  conosciuto. Cousin applica la sua formula a tutte le
principio quai confini poniamo alla nostra trattazione. La  mente  umana ha per oggetto la verità, e relativamente a questo
non conosce e di conoscere s' industria. Gli uffici della  mente  verso la verità conosciuta si possono ridurre a tre, che
e 3 lo sceverarla dagli errori. Gli uffici della  mente  verso la verità non ancor conosciuta, e che cerca
interamente nuovi. Ciascuno di questi uffici dell' umana  mente  ha il suo metodo, che è un complesso di regole direttrici
suo metodo, che è un complesso di regole direttrici della  mente  stessa in eseguire l' ufficio suo; laonde si possono
specie di metodo, come si sono distinti sei uffici della  mente  verso la verità. Vi ha un metodo espositivo , che insegna a
sono i tre primi metodi che presiedono agli uffici della  mente  verso le verità conosciute. Gli altri tre sono: un metodo
questi sono i tre metodi, che presiedono agli uffici della  mente  verso le verità da conoscersi. Questo ultimo solo è
feconda. In quest' ultima solamente trova suo riposo la  mente  umana, che non è appagata giammai, se non vedesi pervenuta
voglia la chiarezza del ragionare. Entriamo adunque nella  mente  umana e veggiamo quale sia la legge invariabile del suo
questa legge, partiamo da un pensiero qualsiasi di cui la  mente  nostra possa essere occupata: analizziamolo, e dalle parti
fatto un altro pensiero, quello onde ho separato nella mia  mente  i fiori da tutte le altre piante. Se io poi dico di più
quale ho distinto i rosacei dagli altri fiori. Se la mia  mente  non avesse già prima avuti que' due pensieri, ella non
metodo. Il fanciullo sarebbe costretto di saltare colla sua  mente  or da una classe più stretta ad una più larga, ora da una
a vedere quali differenti operazioni debba fare la  mente  del nostro fanciullo per tener dietro colla sua
Adelaide di Como. A percorrere la prima serie di idee la  mente  del giovanetto è obbligata di porre la sua attenzione prima
seconda serie d' idee, che è la prima nel senso inverso, la  mente  del giovanetto è obbligata a porre la sua attenzione prima
a studiare quelle due maniere di operazioni, che fa la  mente  fanciullesca, e che con un' accurata analisi di esse
questo mio discorso, egli deve fare nell' interno della sua  mente  alcune operazioni, ed ecco quali: Primieramente egli deve
quarta volta il significato, che aveva attribuito nella sua  mente  alle due parole l' Adelaide e la Saffo . Perocchè come
di color rosa. Da queste due varietà farò salire la  mente  del mio fanciullo alla specie delle Rose7damaschine . Ma in
damaschine , sono egualmente rose , sollevando così la sua  mente  a concepire una classe più ampia che abbraccia la specie
rose7damaschine; denominazioni, che da prima nella sua  mente  valgono a significare quelle due specie, come al tutto
come fece prima, quattro volte l' errore che prende la sua  mente  intorno al significato della parola. Poi devo far lo stesso
intendere il significato della parola rosacei . Fin qui la  mente  del fanciullo condotta per questa via incespicò nell'
in genere; egli è chiaro, che io dovrò fargli entrare nella  mente  altri settantun concetti torti, facendogli poi cangiare il
che egli emendi ancora le significazioni, che in sua  mente  egli dava alle due parole piante7fiori e fruttari ,
che tutti gli errori annoverati, pei quali è trapassata la  mente  del nostro fanciullo, si volgono principalmente sul
essendo il vocabolo quel segno al quale egli lega colla sua  mente  certe note comuni, che sono il fondamento delle sue
Ciò stabilito, risulta esser più conforme alla natura della  mente  umana, e allo spontaneo procedere dell' intendimento
da' particolari a' generali fa l' opposto, trae cioè la  mente  del fanciullo a considerar prima ciò che è
alle differenze particolari e a cui basta che in sua  mente  egli si disegni un cotale abbozzo all' ingrosso d' un
altre classificazioni che vien facendo con questo metodo la  mente  del fanciullo, e colle quali ella formasi i concetti anco
(2). Noi abbiam trovato fin qui la graduazione che tiene la  mente  umana nella formazione delle classi delle cose; ma ciò che
universale. Non vogliamo saper solamente per quali passi la  mente  arrivi a classificare gli oggetti da lei conosciuti, ma in
tuttavia strada a vedere in generale l' ordine che segue la  mente  nelle altre sue operazioni, il qual ordine noi non possiamo
nelle speciali materie, circa le quali l' attività della  mente  si occupa, e riducendolo poi in una formola generale.
ancora un poco attenti osservatori di ciò che suol fare la  mente  fanciullesca. Nel classificare abbiamo veduto che l'
Nel classificare abbiamo veduto che l' operazione della  mente  consiste in trovare ch' ella fa i rapporti di somiglianza e
e di dissomiglianza tra le cose. Vediamo ora come la tenera  mente  dopo questi scopra degli altri rapporti, per esempio,
a tutto suo gusto. A qual condizione poteva venir nella  mente  di Felice il pensiero di doversi ordinare il giardino
necessaria d' un altro pensiero, il quale viene nella  mente  dopo del primo, nè può prevenirlo. Nel caso nostro i
datagli dall' esperienza. Poteva Felice giungervi colla sua  mente  prima di questo tempo? Certo che non sarebbe assurdo il
sempre vero che l' ordine de' pensieri venuti nella sua  mente  doveva essere ed era il seguente: 1 La riflessione, ancora
nel capitolo antecedente, cioè che prima v' ha nella  mente  il generale, poscia il particolare; prima un pensiero,
che l' esperienza, e non il semplice prevedere della  mente  eziandio che perspicace, deve far fare al fanciulletto, ora
pensieri. I quali miglioramenti, chi non vede che nella sua  mente  si rappresentano a grado a grado, e che quelle riflessioni
si farà interprete e seguace della natura conducendo la  mente  del giovinetto per que' gradi medesimi, pei quali da sè
ancora un altro progresso di quelli che suol fare la  mente  nella distribuzione locale degli oggetti. Un bel mattino
qual fatica, che devono fare i fanciulli, di accogliere in  mente  cose male ordinate e rimutar loro l' ordine per poter
corpo il teorema che si vuol dimostrare. Potrebbe dunque la  mente  intendere l' ultimo teorema saltando via tutti gli
La ragione si trova in questo, che nelle matematiche la  mente  è costretta a dedurre l' una cosa dall' altra, il che far
le proposizioni l' una dall' altra; senza di questo la  mente  s' accorgerebbe di non far nulla, di nulla intendere, ed
alla cieca. All' incontro, nelle altre dottrine la  mente  si persuade d' intendere anche là dove nulla intende, e
aveva sbagliata e doveva correggersene. Ben è vero che la  mente  se ne corregge: ma qual tempo perduto! Nè se ne corregge
e che, quantunque senza senso e senza vita, stannogli in  mente  annesse a de' vocaboli, a ciascun de' quali egli dava
abbiamo detto sull' ordine naturale delle operazioni della  mente  e de' loro oggetti. Tre furono le maniere di oggetti,
le maniere di oggetti, intorno ai quali osservammo la  mente  occupata, e tre le maniere delle sue operazioni: il
Nella prima maniera di operazioni abbiam veduto che se la  mente  non si fa andare innanzi secondo l' ordine suo naturale,
costanza. Nella terza maniera finalmente di operazioni la  mente  non può del tutto andare contro l' ordine naturale, e il
e di cui noi andiamo cercando i principii: 1 far cadere la  mente  in errori; 2 farle avere delle idee oscure e confuse; 3
Tutti i pensieri, che in qualsivoglia tempo caddero nella  mente  degli uomini o che vi posson cadere, si distribuiscono e
sia naturale egli è chiaro da sè, perocchè la natura della  mente  è tale ch' ella non può moversi ad alcuna sua intellezione
Metodica è dunque la seguente: « Si rappresentino alla  mente  del fanciullo (e si può dire in generale dell' uomo)
di second' ordine senz' essersi prima assicurati che la sua  mente  fece le intellezioni, a quella rispettive, del primo
ad intendere il senso di ciascuna sentenza, ma non pone  mente  alle congiunzioni che nel discorso insieme le legano, di
giovanetto a conoscere i nomi delle cose, sottoponendo alla  mente  di lui il significato di un vocabolo alla volta,
chè questa ancora non le contempla. Or come dunque potrà la  mente  passare a contemplarle e intuirle? Col renderle a se stessa
della mente? La nozione comune di tutti gli oggetti della  mente  si è quella di essere enti ; nè oggetto vuol dire altro che
vuol dire altro che ente . Col percepirsi adunque dalla  mente  le sensazioni, esse si trasformano in altrettanti enti,
l' ente dunque non può esistere senza una mente, nè una  mente  può contemplare e percepire altro che enti. Ma se le
perfezione, che ricevono le percezioni , perocchè senza por  mente  a questa perfettibilità delle percezioni, non si può
non si può giungere a conoscere ciò, che succede nella  mente  del bambino da' primi momenti della sua esistenza fino alla
difficoltà disparisce. Perocchè colui, che giunge colla sua  mente  a vedere questa identità, vede ancora incontanente come il
. Le cose assenti adunque, che non potrebbero tornare alla  mente  del fanciullo se non per accidente, vengono richiamate
vocabolo, tosto che l' ode. I vocaboli, che richiamano la  mente  o alle percezioni passate o alle idee imaginali, non si può
il vocabolo fa fare alla mente, senza però che con essa la  mente  si formi delle intellezioni di secondo ordine. L'
che non si assicuri, che il bambino abbia notata colla sua  mente  qualche differenza tra cavalli successivamente da lui
il bambino del vocabolo si è quello di richiamare nella sua  mente  le idee imaginali, allora parlammo d' un uso proprio del
o rabbuffati; allora viene un tempo nel quale la sua  mente  in tanta varietà di oggetti fissa quell' unica cosa, per la
oggetti v' ha un elemento comune, e che prende nella sua  mente  questo elemento, qualunque esso sia, come segno a
come al cane o a un uccello, è ugualmente certo che la sua  mente  già pervenne all' astrarre, non essendo possibile ch' egli
i nomi plurali delle cose mostrano che la sua  mente  giunse all' operazione di astrarre (1). In questa mirabile
(1). In questa mirabile operazione adunque, a cui la  mente  viene mossa dal bisogno d' intendere e viene aiutata dalla
quali sieno gli oggetti ch' egli deve richiamarsi alla  mente  ogni qualvolta ode il suono cane (1). E qui si noti, ch'
elemento. Quell' elemento adunque è già astratto nella  mente  del fanciullo, ma non è ancora nominato . La parola cane
dimora: la parola cane non si può intendere senza che la  mente  si sia formato l' astratto che ella suppone e che la
sostantivamente dice un nome comune , che suppone nella  mente  l' astratto, ma non lo nomina, perocchè il sostantivo
oggetto bianco »: la bianchezza è unita all' oggetto, ma la  mente  ha l' idea astratta di bianchezza, e se ne serve per
tuttavia il secondo, cioè il vocabolo bianchezza, la  mente  del fanciullo deve fare un' operazione di più. Nel vocabolo
che quelle parole furono le prime usate, e che quando la  mente  che si sviluppava, ebbe bisogno di esprimere l' astratto
classificazione adunque delle cose è un' operazione della  mente  che vien dopo l' astrazione, la quale ne è il fondamento; e
conto esplicito di questa elevazione subitanea della  mente  (1); ma ella non è men vera: ogni popolo e in ogni sua età
d' intellezioni. Ma prima osserviamo, che in quest' età la  mente  del fanciullo non ricava ancora tutto il frutto, che le
un effetto buono, quantunque difficile ad osservarsi, sulla  mente  e sull' animo stesso del fanciullo. Nell' uomo vi ha un'
ordine delle astrazioni, per le quali si dee condurre la  mente  del fanciullo. Vi sono molte astrazioni innominate. A
innominate. A queste non si deve pensar di condurre la  mente  del fanciullo, perocchè non si può aiutarla col linguaggio,
sono astratti d' astratti: questi non sono acconci alla  mente  del nostro fanciullo, che non è arrivata più su dei primi
Egli è adunque certo, che più le idee sono generali, più la  mente  umana le trova a sè conformi e famigliari, purchè però si
di quegli astratti che si formano con una operazione della  mente  eseguita sopra precedenti astrazioni, e che noi abbiamo
scala in varŒ generi di cose, le idee si trovano nella sua  mente  ordinate; egli ha ricevuta una materia acconcissima alle
acconcissima alle susseguenti sue riflessioni: la sua  mente  riesce giusta e logica. Ma conviene osservare le avvertenze
e che secondo una tale gradazione meni per mano la  mente  del giovanetto a conoscere in ciascuna cosa le specie
sulle cose, ma sui concetti delle cose, che stanno nella  mente  del fanciullo: altramente nulla egli ne intenderà. Ora i
de' vegetabili. L' astratto specifico del vegetabile per la  mente  del nostro infante sarà dunque « ciò che è piantato in
specifico all' incontro del vegetabile stesso per la  mente  del filosofo sarà « un corpo organizzato privo di senso e
de' vegetali, per la quale si deve far correre la  mente  del fanciullo, non deve mica essere concepita su questa
ma deve essere foggiata sul concetto proprio della  mente  del fanciullo. Laonde se si classificassero le piante da'
l' ordine delle intellezioni, al quale trovasi a gioco la  mente  del fanciullo, ma s' abbiano anche in sè lo stimolo , che
non le ha certo in forma astratta; ma ben presto la sua  mente  gli porge tali regole, la formazione delle quali è ciò che
per lo scopo di determinare qual sia lo stato della  mente  e dell' anima del nostro bambino rispetto al bene. A
rispetto al bene. A rispondervi conviene richiamarci alla  mente  due principii da noi posti: 1 Che i primi stimoli che
gli oggetti. Ora nella sfera della intelligenza si dee por  mente  al fenomeno dell' attenzione. L' attenzione è un
natura. Fu già osservato da altri, che al comparir nella  mente  del fanciullo un' idea nuova, nasce in lui un cotale
di tutto il cuor tuo e in tutta l' anima tua, e in tutta la  mente  tua »(1). » Che cosa ordina la legge di Dio a' figliuoli
si sviluppi sufficientemente la grande idea di Dio nella  mente  dell' infante, prima di circondarla d' altre idee
Ma quando si voglia determinare il tempo preciso in cui la  mente  passa da un ordine all' altro, allora s' incontra un'
e di sagacità all' istitutore l' analizzare gli atti della  mente  fanciullesca, che non costi al fanciullo il porli e il
età del fanciullo adunque le operazioni, alle quali la  mente  sua si fa idonea, sono i giudizi sintetici (1). E veramente
« questo è cattivo ». Si noti qui bene il progresso della  mente  fanciullesca. Io ho confutati i giudizi sintetici a priori
due modi: il primo nel modo naturale, onde avviene che la  mente  contempli la sola idea della cosa senza attendere al
che con tale operazione appartenente al second' ordine la  mente  umana acquista de' nuovi predicati . Da principio essa non
che susseguirono. I giudizi analitici fornirono alla  mente  de' nuovi predicati che, potendo esser congiunti ad altri e
ad altri e altri soggetti, diedero possibilità alla  mente  di fare dei nuovi giudizi sintetici. Perocchè se io già so,
formansi mediante scomposizioni o analisi, arricchiscono la  mente  di sempre nuovi predicati che sono atti ad essere
d' un raziocinio catatetico , che si forma nella  mente  del fanciullo. A ragion d' esempio, quando il fanciullo
un tratto e, come diceva la Scuola, « per modum unius », la  mente  allora non concepisce alcuna collezione. La diversità tra
collettiva. Nè il sistema de' sensisti poteva difendere la  mente  dall' errore preso da Bonnet; perocchè in questo sistema
vien significata nella parola, si formi assai presto nella  mente  del fanciullo. L' uno ideale esiste implicitamente nell'
nella quale gli si rappresentano i due oggetti. La  mente  ritorna sopra questa impressione, la percepisce, e in essa
un oggetto dall' altro. Ma a far questo conviene che la  mente  abbia sentito a pronunciare il nome comune de' due oggetti,
che la qualità comune de' due oggetti l' abbia nella sua  mente  legata a quel nome, e perciò stesso astratta dagl'
due ». Conciossiachè la qualità comune, che restò nella  mente  legata al nome, non suppone alcuna dualità perchè è unica,
nella mente, potendo aver ciascuno di essi deposto nella  mente  l' elemento comune senza che la mente li abbia considerati
di essi deposto nella mente l' elemento comune senza che la  mente  li abbia considerati insieme, e abbia notato il rapporto
quando il fanciullo da una parte ha la qualità comune nella  mente  sua legata al nome, poniamo di pera , e dall' altra sente
consideriamo questo processo di operazioni, colle quali la  mente  giunge a concepire la dualità degli oggetti, noi facilmente
il discorso accenniamo ancora il modo, pel quale la  mente  passa a concepire gli altri numeri superiori al due; il che
due. Sono sempre necessarie le parole, che fissino nella  mente  il rapporto numerico, cioè la trinità delle cose, la
ad un ordine d' intellezioni superiore (1); di guisa che la  mente  è costretta a salire per tanti ordini d' intellezioni,
acquistarsi la cognizione de' numeri mediante formole, la  mente  giunge assai più celeremente che non sia ad acquistarsi la
distinta de' singoli numeri; giacchè nel descritto modo la  mente  giunge al mille con quattro passi, con quattr' ordini di
si vede come il numero due sia un passo immenso per la  mente  fanciullesca; giacchè questo numero è la base di tutta la
ma ciò appunto dimostra la speciale attenzione che fece la  mente  primitiva sulle cose doppie, e come avendo potuto notare in
. Fino adunque dai primi atti intellettivi l' uomo ha nella  mente  sua un principio secondo cui giudica; perchè ogni giudizio
del terz' ordine d' intellezioni. E veramente, quando la  mente  applica a giudicar delle cose quelle idee ch' ella si
queste espressioni sempre nuove del dovere morale che nella  mente  dell' uomo s' ingenerano ad ogni nuovo ordine d'
dell' errore o del male è posteriore a tutto ciò nella  mente  del fanciullo. Rimangono adunque in lui le due sole
sono: 1 Quella istruzione che serve per accrescere alla  mente  del discepolo il numero e la perfezione delle intellezioni
2 Quella istruzione che serve per far passare la  mente  del discepolo dall' ordine d' intellezioni in cui si trova,
nella dottrina appartenente all' ordine nel quale la sua  mente  ha già posto il piede. La distinzione importante di queste
che il metodo nostro potesse rallentare i progressi della  mente  umana: anzi non fa che indicare la via più diretta, più
più diretta, più spedita, più soave, per la quale ad essa  mente  conviene naturalmente procedere. Quindi facilmente si può
non suppongono che un solo ordine di più, quello a cui la  mente  dee sollevarsi, e nel caso nostro è il quarto. Si dovrà
intellezioni degli ordini precedenti che sono già nella  mente  del fanciullo. Conviene che il fanciullo in ogni sua età
sillabe più difficili. Al quale intendimento già si pose  mente  da' benemeriti promotori delle scuole infantili anco in
quanto quest' esercizio gioverà a perfezionare nella  mente  del bambino l' idea di Dio, a far nascere la religione nel
a quegli ordini tanto più elevati, a' quali perviene la  mente  degli uomini adulti e assai più ancora de' sapienti. Come
ordine, si è la sintesi ; così l' operazione propria della  mente  stessa giunta a possedere le intellezioni di terz' ordine
è immensa: ecco dove consista. Nell' astrazione la  mente  non fa se non fermare la sua attenzione sopra una parte
astratto. Nella scomposizione elementare all' incontro la  mente  prende colla sua attenzione tutto intiero l' oggetto da lei
operazione del PARAGONARE le cose (operazione che dà alla  mente  un lume sfolgorantissimo) non può cominciare che al quart'
egli giunge ai tre anni. A questa età par che incominci la  mente  a concepire qualche raziocinio ipotetico o almeno la
attesa la forza unitiva del soggetto. Laonde la  mente  non ha che ad analizzare, per così dire, il proprio
l' attività volontaria; perocchè solamente quando nella  mente  cominciano a formarsi le ipotesi, possono aver luogo le
descritto fin qui, e l' analisi delle operazioni della sua  mente  e de' prodotti di questa, si sarà convinto ancor più colle
è simile in più oggetti si può appercepire e notare dalla  mente  in due modi, o come una qualità semplice (più generalmente
Il numero tre è il proprio di quest' ordine, giacchè la  mente  del fanciullo nell' ordine precedente è pervenuta a
. A questa sola età può cominciare a formarsi nella  mente  del fanciullo il concetto del tempo. Questo concetto
sopra sensibile delle cose. Egli è dunque necessario alla  mente  il linguaggio, acciocchè ella possa fermarvisi e ritenerla.
e valor di principio, dee rimanersi qualche tempo nella  mente  umana, e il ridurla all' applicazione è affatto
[...OMISSIS...] E` dunque l' esperienza quella, che nella  mente  del fanciullo va ponendo i limiti all' operare delle cose,
avvenimento avrà luogo. La ragione di ciò si è che la  mente  concepisce la causa dell' avvenimento, concepisce che l'
filo, non me lo crederà colui che si fosse fabbricato in  mente  il principio « che un animale privo dell' ale non ha la
è lavoro ancora sul telaio, per così dire: nella  mente  non vi ha ancora niente di ben conchiuso, di ben fermato.
alcun' altra potenza, alcun altro modo, resta sempre la mia  mente  disposta ad accettare qualche nuova scoperta intorno quell'
di un Dio distinto dalla natura che si forma nella  mente  infantile. In questa concezione il bambino non si arresta
adunque l' idea di Dio può essere divenuta nella  mente  del bambino quella di una volontà suprema, ottima, a cui
è stata in esso fomentata e coltivata. Così a questa età la  mente  del bambino anche naturalmente si dispone a riconoscere
delle idee, de' pensieri che sebbene alla portata della  mente  fanciullesca, tuttavia riescono sommamente difficili ad
da degli uomini che la onorano per bel cuore e per una  mente  elevata (1). Ora, io credo che l' insegnamento della
le cognizioni del fanciullo deve cominciare tostochè la sua  mente  sia capace di ricevere l' ordinamento delle proprie idee,
che nell' età precedente a questa cominciarono nella  mente  umana ad operare dei principŒ definiti, i quali di età in
qual sia l' ordine che si dee cercar d' introdur nella  mente  dei fanciulli e dei giovani, acciocchè egli riesca il più
insieme, e talun crede che il dar ordine all' umana  mente  tutto consista unicamente in far nascere il maggior numero
di quella persona ciò che subitamente mi si affaccia alla  mente  si è la dimostrazione di un bel teorema di matematica, che
intrinseco rapporto tra le due cose che si associano nella  mente  nostra. E veramente una persona ed un campanile non hanno
distinzione categorica. Non così sarebbe se al venirmi in  mente  di un principio tosto mi si affacciasse al pensiero altresì
mediante queste connessioni che diventano nella sua  mente  altrettanti principŒ generali di pensare e di ragionare, di
ed i principŒ; e partendo da questi dati, che già nella  mente  del fanciullo si trovano, dee farlo discendere gradatamente
gradatamente dalla massima classificazione che egli ha in  mente  alle minori, e da queste ascendere a quella; gli oggetti
proprŒ pensieri? Perocchè l' uomo che abbia presente alla  mente  una classe molto estesa di cose è già padrone, s' egli pur
fa utile a se stesso. E perchè mai è più facile imparare a  mente  un discorso che abbia senso, che non un ammasso di parole
e così i segni sensibili possono risvegliar nella  mente  l' ordine che si desidera. Ma questo stesso effetto non si
a se stessa, ma dall' arte. Conviene che preceda una  mente  la quale, avendo le idee in se stessa ordinate, ordini
altrui lo stesso ordine d' idee, o a richiamare in  mente  a se medesimo le idee ordinate. E questo è il fatto dell'
rispondere alla mente, la vita rispondere al cuore. Se la  mente  dunque si conforma all' ordine oggettivo delle cose, se si
carità; e questa non può esservi nel cuore, se nella  mente  non v' ha la disposizione a non escludere niuna cognizione,
cognizione, ad abbracciarle tutte. L' universalità della  mente  imparziale produce l' universalità del cuore benevolo , e
l' universalità della vita buona . Si dee dunque educare la  mente  del fanciullo a riconoscere tutti i nessi delle cose ch'
è necessario che i nessi delle cose si dispongano nella sua  mente  non già a caso, ma essi stessi ordinati; cioè prima i più
L' unità di Dio dee dunque rendersi dominante nella  mente  del fanciullo: a Dio come a creatore, a conservatore, a
a conservatore, a fonte di ogni bontà dee rivocarsi dalla  mente  del fanciullo tutte le cose: ma dee farsi sempre coll' idea
più determinate devono essere quelli che già esistono nella  mente  del fanciullo, o i prossimi ad essi, a' quali il fanciullo
gradatamente a concepirsi, a disegnarsi via meglio nella  mente  del fanciullo. Or l' istitutore tostochè s' accorge che un
modi preziosi che collegano le idee divise, e danno alla  mente  ordine, luce, potenza. Molte di queste unioni diventano
de' pensieri che abbiamo raccomandato introdursi nella  mente  del fanciulletto, di mano in mano ch' egli se ne rende
perocchè la verità è da se stessa ordinata, e nella  mente  ove è il disordine è anche la falsità. Di qui vedesi
misurar tutte le loro parole, per non introdurre nella  mente  del fanciullo niente di falso, niun errore volgare, niun
gli dimostra che quello che ha creduto serve alla sua  mente  di punto d' appoggio ad altri ragionamenti. Ove possa
sia retto nel fanciullo, la mente, il cuore, la vita. La  mente  del fanciullo si mantiene retta procacciando l' ordine
ciò con ragioni; conviene solo presentargli alla  mente  l' esistenza di un essere oltremodo grande e bono, avente
perocchè basta che gli si presentino questi concetti alla  mente  senza prove, ed ella, la mente, immediatamente gli accoglie
di un dato ordine sono i rapporti, che trova la  mente  fra le intellezioni degli ordini inferiori sui quali ella
diretta l' attenzione della mente: e l' attenzione della  mente  non si muove e dirige, se non punta da certi stimoli di
presente ciò che già dicevamo, che nel tempo stesso che la  mente  lavora intorno ad un dato ordine d' intellezioni, non istà
ora ad esporre alcuni cenni anche sullo sviluppo, che fa la  mente  di sè col quint' ordine d' intellezioni, ordine che suole
consistere nella scomposizione elementare , per la quale la  mente  trova un soggetto risultare da due elementi, una cosa di
cosa, e una cosa che si predica. Coll' abbracciare la  mente  questi due elementi come parti costituenti una stessa cosa,
pensiero complesso. Quanto a' predicati ed a' subbietti la  mente  qui può discoprire con qual legge tra loro si leghino in un
a quello stadio il predicato non è ancor formato nella  mente  umana, o non è formato il soggetto. Tale sarebbe
farò all' ordine seguente: nel sesto comincerà dunque nella  mente  del fanciullo l' idea distinta dell' imputabilità delle
premio e gli minacciò la pena. Il fanciullo porta nella sua  mente  la cognizione della necessità metafisica, sicchè egli non
relativo. Al quart' ordine egli cominciò a notare colla sua  mente  le differenze delle cose. Veramente da principio non bada «
risulta da ciò che abbiam detto innanzi sul progresso della  mente  infantile nel notare il tempo nelle cose. Dopo che il
parole per esprimere il vero. Ma tutto ciò si oscura nella  mente  infantile o almeno perde di forza nella sua volontà, quando
il muova; nè il può a lungo contemplare colla sua  mente  sempre naturalmente occupata di cose reali. Alla verità , a
occupare di sè: questa è l' opera dell' età avvenire, della  mente  esercitata, del cuore sublimato da un lungo esercizio di
Ma, oltre questo perfezionamento della notizia di Dio nella  mente  fanciullesca, in quest' ordine d' intellezioni può
idea di rimunerazione ben impressa e tenuta viva nella  mente  fanciullesca è un faro di salute nelle tempeste delle
la cognizione intorno all' operar delle cose; la  mente  del fanciullo ne sa abbastanza per fingere delle cose sull'
da principio, il fanciullo non ha altra regola nella sua  mente  per misurare l' impossibile in natura, se non l' assurdo
i tipi dell' operare delle cose, che egli s' era formato in  mente  e che erano incerti abbozzi, e più cotali scarabocchi
fanciullo apre le sue ali e vola ad esso senza schermi. La  mente  si compiace nell' aderirvi come la bocca del bambino al
che meriti piuttosto nome d' indizio che di ritratto: la  mente  non fermasi a quell' oggetto rozzo e reale, come negli
per la forza dell' istinto, che sprona del continuo la  mente  a ricorrere alle cose in se stesse; che un tal passaggio,
se non fosse già inclinato da natura a correre colla  mente  alle cose in se stesse, prendendone occasione da
così strano e mirabile; quando si considera la cosa colla  mente  e non coll' istinto, che non potrebbe essere mai ricevuto,
Per quantunque in questo modo nascano degli errori nella  mente  infantile, tuttavia essi non sono ancora quella classe di
più divenire il guasto da questo che si promuove nella loro  mente  la formazione di un mondo fantastico, a cui essi dan fede,
dell' operare spontaneo e cieco, che opera senza por  mente  agli oggetti; anzi distraendomi dal raffrontarne e
un solo definito giudizio; e tuttavia non ha ancora posto  mente  sulla medesimezza o identità di se stesso in più tempi, ma
potesse persuadersi che quelle ricchezze ch' egli volge in  mente  e che non ha ancora acquistate, fossero della stessa natura
vi dica che questo nasce a cagione della limitazione della  mente  umana: ma è questa limitazione che tutti confessano in
suoi marmi immortali. Qual fu dunque l' opera che prestò la  mente  ai grandi artisti, e quale fu quella che prestò loro la
e quale fu quella che prestò loro la mano? L' opera della  mente  fu l' ideale concepimento, l' opera della mano fu l'
bello , e che il bello non giace che nella idea che dalla  mente  si contempla, e che per questo oggetto interior della mente
mente si contempla, e che per questo oggetto interior della  mente  piace la materia esteriore, come quella che se ne rende
come quella che se ne rende veste e segno sensibile, e alla  mente  altrui lo suggerisce e risveglia. Poichè chi dicesse il
le sole mani hanno per loro oggetto il reale, come la  mente  ha per oggetto suo l' ideale. Il reale dunque nelle opere
è ammesso da tutto il mondo: tutto il mondo ammira la  mente  sublime de' grandi artisti; e non già le mani, riconoscendo
bellezza della sua donna argomentava all' altezza di quella  mente  divina in cui se ne doveva contener l' idea prima ancora
è, miei signori, il fondamento, per cui nel creato vede la  mente  vostra i vestigj della divina intelligenza, e così
causa; e giunta all' ideale conchiude all' esistenza di una  mente  in cui si trovi. Laonde coloro che vogliono distruggere l'
si è di andare dal reale all' ideale, e dall' ideale alla  mente  dell' artista, che viene lodata come più sapiente in
termina conseguentemente in un reale, essendo reale la  mente  dell' artista, e che perciò non si giunge mai al solo
le invenzioni umane. Ma, si replica, l' ideale è però nella  mente  la quale è reale. Sì certamente; ma non è la mente, come il
cosa come è, senz' alcuna perturbazione, a distinguere la  mente  dall' idea che è nella mente, giacchè la mente è una sola,
la mente dall' idea che è nella mente, giacchè la  mente  è una sola, e le idee sono pure moltissime. E poi prendiamo
nella sua possibilità. Or non ripugna egli a dire, che la  mente  sia un uomo contemplato nella sua possibilità, sia un uomo
non è l' uomo possibile. Quando l' artista forma nella sua  mente  un disegno, che poi eseguisce al di fuori colla materia, si
dirà egli che abbia eseguito al di fuori la sua mente? La  mente  dell' artista non si può eseguire al di fuori, è già
è già eseguita, è già sussistente: ma l' idea sì: dunque la  mente  non è l' idea, e l' idea non è la mente. E chi non sa che
vediamo un po' più addentro la differenza che passa tra la  mente  e l' idea. Quando l' inventore del battello a vapore l'
da' lavoratori. Ora potea egli dare ad altri la sua stessa  mente  che ha inventato il battello, e farla loro eseguire di
opposti. Ora si applichi questo stesso discorso alla  mente  che è un reale. Abbiamo veduto che ella non può riprodursi
dunque, miei signori, egli è impossibile confondere la  mente  coll' idea, come è impossibile confondere qualsivoglia
signori, che coll' idea non si può dunque confondere nè la  mente  reale in cui ella si trova, nè alcun altro ente reale
A primo aspetto può parere di sì; può parere che la nostra  mente  vada modificando le proprie idee, e trasformandole in
un' idea e di trasformarla in un' altra, altro non fa la  mente  che trasportare la sua attenzione da un' idea ad un' altra,
quelli che più mi piacquero. Così appunto è delle idee: la  mente  può contemplare queste e quelle, passare da una meno
della sua corrispondente realità per isplendere nella  mente  al Canòva. Ed osservate, che quand' anco il Canòva fosse
del Teseo, quell' idea non avrebbe meno illustrato la  mente  dell' artista, benchè sola, benchè scompagnata per sempre
acciocchè divengano un tutto solo, sieno creati dalla  mente  dell' artista; se la convenienza di questi nessi dipende
lui e gli altri uomini, che non pervengono ad avere nella  mente  un' idea, un tipo sì bello? Niente altro può essere se non
eternamente come esistono tutte le idee; e basta che la  mente  le rivolga la sua attenzione perchè la vegga. Egli non
loro e i difetti, se non possedesse già prima nella sua  mente  una regola diversa da tali idee, secondo cui portar di esse
dell' opera sua, se egli già prima l' avesse nella sua  mente  e con un solo sguardo il potesse intuire. - Il dir questo è
cui parliamo, che sono altrettante regole che dirigono la  mente  dell' artista a intuire il disegno ideale dell' opera sua,
è ancora un' idea astratta che per se sola non basta alla  mente  dell' artista a formare la mano che si propone; ma basta sì
dunque di queste idee sono tipi astratti, che guidano la  mente  dell' artista per quella via che le bisogna a giungere
de' reali viene somministrato. Dunque la differenza tra la  mente  dell' artista e quella di un altro uomo non istà in questo,
giungere a contemplare l' idea perfetta, al che non vale la  mente  del secondo. Poichè niuna idea si può contemplare dalla
del secondo. Poichè niuna idea si può contemplare dalla  mente  umana, se la mente non giunge a far l' atto necessario
niuna idea si può contemplare dalla mente umana, se la  mente  non giunge a far l' atto necessario dell' intuizione, a
tutte le idee. E qui di passaggio giova osservare, che la  mente  che viene ammaestrata ed esercitata a dirigere la sua
dir altro, se non rivolgere e fissare l' attenzione della  mente  in essa. Questo risultato dell' osservazione ci è
le idee non si producono, nè si posson produrre dalla  mente  nostra, ma solo si riguardano e si contemplano, qual' è la
possibilità d' una altra causa qualunque la quale muova la  mente  nostra a questo suo atto, senza bisogno del reale
come non sia il reale quello, che somministra alla nostra  mente  l' idea, si consideri dove mai la mente la intuisca. Se l'
alla nostra mente l' idea, si consideri dove mai la  mente  la intuisca. Se l' idea fosse nel reale, o se il reale ne
che pende dalla pianta del giardino. L' idea intuita dalla  mente  quando quell' arancio cade sotto i miei sensi, pende forse
no; ella non è ristretta a luogo alcuno; tosto che la mia  mente  acquistò la prima volta l' abilità d' intuirla, la può
il conosciuto e il mezzo di conoscere presentano alla  mente  due nozioni distinte, per modo tale che col solo mezzo di
due essenze diverse. Sia pur dunque la sede dell' idea una  mente  reale, non ne verrà mai che la mente e l' idea sieno una
la sede dell' idea una mente reale, non ne verrà mai che la  mente  e l' idea sieno una cosa medesima, nè che la mente sia, in
che la mente e l' idea sieno una cosa medesima, nè che la  mente  sia, in quant' è reale, conoscibile per se stessa; ma
ma sempre e poi sempre per l' idea. Infatti, poniamo una  mente  che avesse le idee di molte cose, ma che pur le mancasse l'
sue parti, con tutti i suoi minuti accidenti trovasi nella  mente  dell' architetto che lo disegna o lo esprime in parole. Or
affatto aggiunge alle sue idee. Presupposte dunque nella  mente  dell' idee, nelle quali e per le quali lo spirito nostro
pure quando si viene a sapere che uno degli oggetti della  mente  sussiste realmente, si sa qualche cosa di più, che
Che cosa vuol dire affermare che un dato oggetto della  mente  sussiste? Vuol forse dire acquistare la notizia di quell'
alla cognizione dell' ideale, e ci vuole gran fatica di  mente  per estrarnela e separarla. Nè altra cognizione all' uomo
gli esseri reali, i sentimenti, sono quelle cagioni onde la  mente  si muove a riguardare e a vedere l' idee, e il punto in cui
che quelle idee che rispondono ai reali sensibili, la  mente  umana non le ha giammai se non a condizione di aver prima
Ma noi dobbiamo investigare, a quali condizioni possa la  mente  fare un tale ragionamento. Quando ella dice seco medesima:
l' esistenza di un reale non c' è bisogno che nella nostra  mente  preesista l' idea così determinata e limitata come è
è meno vero, che avanti l' affermazione deve esistere nella  mente  l' idea di esistenza indeterminata, senza modo, senza
potremmo affermare l' essere reale se non avendo già nella  mente  l' idea sua propria determinata; non potremmo affermarlo
noi nell' atto dell' affermazione di un reale abbiamo nella  mente  l' idea determinata, e coll' uso e coll' applicazione di
di questa lo affermiamo, quanto se abbiamo solo nella  mente  l' idea indeterminata ed universale, non applicandola noi
se così lice esprimersi, dell' esistenza intuita dalla  mente  senza modo e confine. Ma qui mi direte: non s' intende come
parla di division materiale, perchè non ha parti; eppure la  mente  può trovarvi moltiplicità; ella può considerarlo a ragion
lo stesso punto è il termine di tutte queste linee, e la  mente  quando il considera come termine di una linea, nol
è l' affermazione di un reale? E` certamente un atto della  mente  nostra; è la mente nostra, il nostro spirito che accoppia
di un reale? E` certamente un atto della mente nostra; è la  mente  nostra, il nostro spirito che accoppia nella sua unità il
e non può star solo. E chi non sa che in un principio della  mente  si contengono innumerevoli conseguenze, che possono essere
Vuol dire che le conseguenze ci sono, ma che la  mente  ancora non ce le vede; esprime una relazione allo stato più
allo stato più o meno attivo, più o meno eccitato, della  mente  stessa. Onde quando la mente in occasione di applicare il
più o meno eccitato, della mente stessa. Onde quando la  mente  in occasione di applicare il principio trova la
. Dunque negli esseri ideali possono vedersi dalla  mente  moltissime cose e distinguersi moltissime entità ideali,
Sì, rimane semplice e quello di prima, e tuttavia la  mente  nostra ha disegnato in esso col pensiero un quadratino e se
è estranea alla figura del triangolo, e tuttavia la  mente  può fare una proposizione e dire: « questo quadratino
punti assegnabili nel triangolo ». E` tutta opera della  mente  la quale non guasta punto nè il triangolo nè il quadrato,
essere universale; è quella stessa idea, ma veduta dalla  mente  con uno sguardo che non l' abbraccia tutta , ma che si
ma dirò così di un solo raggio; è limitazione formata dalla  mente  che limita sè stessa, limita il suo sguardo, perchè con
e l' acqua è identità d' idea, è identità di essenza dalla  mente  intuita, la quale si realizza ugualmente sì nell' acqua del
reale l' idea universalissima, che prima di tutte nella  mente  risplende. Se l' idea speciale dee la sua origine alla
intuita . Ciò che è prodotto in essa dall' atto della  mente  sono i suoi limiti, il suo modo, la sua determinazione. E
Non è egli chiaro che avendo il rappresentante nella  mente  si può benissimo conoscere il rappresentato? - Confesso che
che sa ben distinguere le immagini che son rimaste nella  mente  sua, dal reale che esse rappresentano; ma è un' illusione
pensate alla vera Firenze qual' ella è in realtà, non nella  mente  nostra, ma in Val d' Arno, le 400 o più miglia da qui
somiglianza tra la Firenze reale e l' immagine che è nella  mente  nostra. Solo così possiamo persuaderci che le dette
uniscono l' idea ed il sentimento, onde in questo trova la  mente  ciò che prima vedeva in quella o esplicitamente o
Ma il riconoscerlo ancora per quello è l' opera della  mente  filosofica; alla Filosofia s' appartiene prendere in mano i
perchè è la negazione di ogni essenza; ma l' ha nella  mente  che nega l' essenza, e questo negare l' essenza è un atto
delle essenze: abbiamo in particolare veduto, che la  mente  concepisce le essenze in un modo positivo quando il
e perciò appunto, esso è la causa della limitazione della  mente  umana. Egli è singolare, miei signori, a vedere come lo
da predire che a tal tempo, a tal secolo, l' umana  mente  avrà esaurita la sua prodigiosa fecondità? Chi anzi non
e naufraga ogni dì lo spirito umano? Come vacilla l' umana  mente  ne' suoi passi? Quante incertezze e quanti dubbj non la
se non si dà cognizione senza oggetto, forza è che la  mente  abbia tale facoltà da cangiare in oggetto suo anche ciò che
palazzo entra di soppiatto da un' altra. Egli è vero che la  mente  che ha una volta bene afferrato l' assurdità d' un sistema,
ma ad una condizione, sapete quale? A condizione che la  mente  sia coerente seco stessa; e questa condizione appunto assai
appunto assai spesso non si verifica nella povera  mente  umana. Vediamo dunque, per quali vie l' errore del
un solenne sproposito; e vogliono che il mezzo con cui la  mente  umana conosce non sia solamente ideale, ma sia reale
egli ha cominciato ad esistere in un modo distinto nella  mente  umana; non che egli abbia cominciato ad esistere nella
ad esistere nella possibilità universale delle cose (nella  mente  divina). Che servigio adunque presta a noi l' essere
quella, se possano sussistere senza essere conosciute da  mente  alcuna. Questa ricerca ontologica non appartiene punto nè
egli sostiene, che l' essere possibile si trova dalla  mente  colla riflessione dopo il reale che è l' oggetto dell'
ritirata, sostenendo che l' ordine che hanno le cose nella  mente  è quello stesso nè più nè meno che esse hanno al di fuori
che questo principio che l' ordine delle cose nella  mente  sia quello stesso dell' ordine delle cose fuori della
[...OMISSIS...] . Qui non è una necessità cieca, ma una  mente  guidata dal consiglio e dalla sapienza, ed è ancora
capitale da cui movono i nostri ragionamenti, cioè che « la  mente  umana pensa l' ente comunissimo e generalissimo ». Non è
qualche cosa. E perchè Iddio non potrebbe infondere ad una  mente  da lui creata una cognizione generica o speciale senza
che questo sia reale, benchè sia verissimo oggetto della  mente  che lo vede puro e lo contempla, e senza che sia tuttavia
comune a tutti gli enti; e posciachè quell' oggetto della  mente  non è nulla, egli può anche essere ingenito; del che il
Forse perchè, essendo ideale, dee aver per sua sede qualche  mente  reale? Questo non prova che s' immedesimi coll' uomo. Prova
il Rosmini che « l' ente ideale non sussiste fuor della  mente  », colle quali parole il Rosmini intendea d' ogni mente e
mente », colle quali parole il Rosmini intendea d' ogni  mente  e umana e divina, e il Gioberti se ne prevale per far dire
Dunque dicendo il Rosmini che quest' oggetto è nella  mente  di Dio, ossia è in Dio, egli non confonde già le creature
qual è veduto dall' uomo suppone un primo reale, cioè una  mente  sussistente in cui egli si trovi come in proprio luogo, e
questi accessorj, cerchiamo d' intendere bene la sua  mente  nel principale. Ed i passi citati sono chiari. Egli dice,
così viceversa si può colle operazioni riflesse della  mente  separare da Dio l' astrattezza e la generalità, e così fare
dirlo di nuovo, sono create in virtù delle operazioni della  mente  umana, che è appunto il sistema de' panteisti della
Gioberti, come vedemmo, si è perchè il discorso che fa la  mente  quando dall' Ente possibile passa all' Ente reale
che senso egli dice che l' Idea divina (e reale) informi la  mente  umana, e si vanti di spiegare egli pel primo la virtù
divina, secondo il signor Gioberti, è lo stesso che la  mente  divina, onde dice che [...OMISSIS...] . Non è dunque
appartenente alla causa ed alla sostanza prima, cioè alla  mente  divina, e quest' intuito divino ed umano sia l' atto
che crea i sensibili illustrandoli, e crea pure la  mente  (2). Or ogni cosa è un' idea ed ogni idea è una cosa:
[...OMISSIS...] (voi ben sapete che noi non reputiamo la  mente  dell' uomo sorgente del generale, come egli ci imputa colla
ci imputa colla sua solita infedeltà; diciamo anzi che la  mente  non crea, ma riceve il lume universale col quale ella poi
perchè una sostanza è ciò appunto che si concepisce dalla  mente  senza ricorrere ad altra sostanza, quando l' accidente è
nuovo e sano e profondo sistema filosofico: la chiara  mente  degli Italiani non s' appaga d' ambiguità di favellare, di
- non si è mai atteso a ricercare se in effetto la  mente  umana comprenda qualche elemento inintelligibile » ».
perocchè egli pare una contradizione il pretendere che la  mente  umana comprenda quello che è inintelligibile; tanto più se
suonerebbe così: « Non si è atteso a ricercare se la  mente  umana perfettamente conosca qualche elemento che non è
», parlarono della maniera negativa, colla quale la  mente  umana da se stessa si leva a conoscere Iddio. Potrei salire
l' aver inteso alcuni brani del sistema: è necessario por  mente  al tutto, e por mente a ciascuna parte, giungere al fondo
brani del sistema: è necessario por mente al tutto, e por  mente  a ciascuna parte, giungere al fondo delle questioni
conseguenze, direttamente contrarie a quella rettitudine di  mente  e di animo, e a quell' amore del bene che il suo libro
uomini, non hanno pari a quell' affetto la vigilanza della  mente  e l' ardore della sovrumana verità. [...OMISSIS...] L'
dice, che l' Essere ideale, qual risplende per natura nella  mente  umana, è un' appartenenza di Dio - Ma ogni appartenenza di
realmente , concedo; mentalmente, nego. Infatti colla  mente  umana si dividono i suoi attributi, la sapienza, la
Dio si divide qualche suo attributo, o qualche cosa che la  mente  umana concepisca in lui, per modo che si pretenda, che
è un' entità precisa mentalmente da Dio, e quindi la  mente  lo considera sotto due relazioni, o in quanto ritiene dell'
di Dio, perchè da Dio niente si può dividere colla  mente  che si rimanga Dio, giacchè se si potesse far ciò, si
intendo additarvi brevemente questo distinto lavoro della  mente  solitaria e delle menti associate nella successiva
similitudine che vi è tra fiore e fiore; con ciò la  mente  solitaria è giunta solamente all'idea del genere; ma questa
di principio. Il disco del sole e della luna eccitò nella  mente  una vaga idea di volto umano; la pittrice fantasia lo
noi, nel ripetere questi eleganti sogni sentiamo nella  mente  non so quale voluttà. I varj sistemi primitivi che i popoli
ottico; altre neppure sono negli enti come accidenti, ma la  mente  le produce confrontando ciò che è uno con ciò che è più, e
degli enti. Ma gli enti mentali sono sguardi parziali della  mente  , che non abbraccia tutto l' ente o l' essenza, ma che si
della finzione o della creazione intellettuale . Quindi la  mente  cangia in un ente positivo anche ciò che è negativo, come
e del nulla, che altro non sono che sguardi della  mente  , come dicevamo. Infatti che cosa è la limitazione di un
limitazione di un ente? Non altro che il negare, che fa la  mente  stessa, che nell' essenza di quell' ente si contenga una
è che la negazione dell' ente; è l' ente, più l' atto della  mente  che lo toglie via; è cognizione data alla mente dal suo
atto della mente che lo toglie via; è cognizione data alla  mente  dal suo proprio atto intorno l' oggetto (l' ente). Se gli
che altro non è se non una relazione negativa, che trova la  mente  fra gli enti, un ente negato dalla mente. Quindi la
umane non accuratamente distinte. I primi fissavano la  mente  nell' ente astratto , che non è intieramente l' ente
Nel quale errore è cosa a cader facilissima. Perocchè la  mente  non solo cangia le sue negazioni in enti positivi, a
una dopo l' altra, tutte le camicie che le ha indossato la  mente  coll' opera principalmente del linguaggio; e ridottala
il dialettico: distinguere le forme diverse colle quali la  mente  vestì e rivestì, e soprarivestì un concetto o una sentenza,
virtù del potere che ha di restringere lo sguardo della sua  mente  e di concentrare la sua attenzione. Ma una delle creazioni
la sua attenzione. Ma una delle creazioni o finzioni della  mente  umana più degne di riscuotere l' attenzione del filosofo
di cognizione soggettiva in queste forme concepite dalla  mente  umana, cioè che cosa vi ponga il soggetto stesso razionale
della mente. Ma tutto ciò che presenta il senso alla  mente  è il termine di lui, e trattandosi, come nel caso nostro,
nel caso nostro, del senso animale, questo presenta alla  mente  una forza (sensifera) che si spande nell' estensione. L'
E` dunque da distinguersi due operazioni, che fa la nostra  mente  rispetto all' Essere supremo; il formarsene una cognizione
Che Iddio sia l' oggetto del naturale intùito della  mente  umana, nel qual caso la mente umana potrebbe avere
del naturale intùito della mente umana, nel qual caso la  mente  umana potrebbe avere concezioni adeguate all' Essere
risponde a ciò che quest' ultimo ragionamento pone nella  mente  nostra; ma egli è poco, abbastanza tuttavia, di nuovo lo
che gli anelli precedenti, sui quali l' operazione della  mente  trascorre leggermente senza fermarsi, non attirano, nè
primieramente il ragionamento occulto, che spesso fa la  mente  umana tra sè, senza saperlo. E così i volgari pervengono a
o di monsignore uscitogli così pronto sulle labbra, nella  mente  sua fu indubitatamente il risultato di questo lungo
e comunicare ai loro simili, non procede sempre nella loro  mente  così disteso che mantenga tutte le proposizioni o gli
o gli anelli mediati distinti fra loro; anzi la  mente  trova delle scorciatoie e dei compendi suoi propri, come
non ne verrebbero a capo sì presto, ancorchè nella loro  mente  fosse ben impresso il volume, che risponde ad una unità di
Non prendono dunque l' unità a regola, ma nella loro  mente  hanno segnati altri volumi; per esempio, essi hanno segnato
vero scopo; e questa moltiplicità di cose che volge nella  mente  lo aggrava, e gli rende più difficile la soluzione del
è poi facile trovare nell' arsenale, dirò così, della sua  mente  sperimentata e sagace, quella formola appunto, quella
medie, e di addestrare la loro attenzione a prendere colla  mente  il tutto della questione, separando circostanze accessorie
che essi piuttosto con un senso pratico che colla  mente  deliberano: chè il raziocinio sintetico assomiglia
consentite dall' uomo. Perocchè, come l' uomo nella sua  mente  ha delle regole generali, così nel suo cuore ha dei
nel loro spirito. Questo è quel lento lavoro che fa la  mente  da sè stessa, pel quale le notizie e dottrine depositate
avere più dato a quella materia deliberata attenzione, la  mente  si è tutta bene aggiustata da sè stessa, e le idee
il lasciare che stanzino e maturino qualche tempo in  mente  le deliberazioni, le quali si vanno da sè migliorando,
di cui delibera. Un altro lavoro mentale si opera nella  mente  senza riflessione, nè coscienza; il quale in parte si
Di poi è da considerarsi che i pensieri diversi della  mente  umana producono nell' uomo, che è per essenza sentimento,
da diversi concetti o pensieri, l' attenzione della  mente  e l' attività pensante si dirige spontaneamente, e lavora
della regolarità oggettiva. Perchè dunque piace alla  mente  di contemplare ciò che ella trova regolarmente disposto? Se
secondo un' unica regola, nella quale subito si vede dalla  mente  quale sia, quale debba essere tutta quella disposizione. A
d' esempio, poniamo dinanzi allo sguardo della nostra  mente  una serie di numeri disposti in proporzione aritmetica o in
è che anche una molteplicità irregolare può essere dalla  mente  cangiata in una specie, contemplandola slegata dalla
quella moltiplicità non può essere accresciuta dalla  mente  se non ha una regola secondo cui accrescerla, come accade
ragione, che la regolarità delle cose, contemplate dalla  mente  e raccolte in breve regola, aiuta l' uomo a ordinare anche
suo istinto; e l' ordine delle cognizioni, che sono nella  mente  umana, è principio istintivo di operazione bene ordinata.
una celerità con sicurezza maggiore che non sa fare la  mente  dei geometri? Pazza cosa il pensarlo; sarebbe un
cosa il pensarlo; sarebbe un trasformare il senso in una  mente  assai più perspicace della mente stessa. E` dunque a dirsi
il senso in una mente assai più perspicace della  mente  stessa. E` dunque a dirsi che non è il senso che trova quei
regolarmente in diversi modi? Certamente da questo, che la  mente  vede che quella distribuzione stessa di cose poteva essere
quadrati è unica e semplicissima. Ma lo sguardo della  mente  può considerarli in varie maniere collocati ed uniti fra
simmetrie, appunto perchè quei diversi sguardi della  mente  vengono a significare diverse regole che usa la mente,
E questo ben dimostra che la regolarità contemplata dalla  mente  è posta dallo stesso vedere della mente, benchè la mente
mente è posta dallo stesso vedere della mente, benchè la  mente  non potrebbe porla, se nella molteplicità, che forma l'
nel seno di questo si distingue coll' opera della  mente  quella attività che lo pone e mette in essere, dal
così erroneo giudizio? Certo dalla prontezza colla quale la  mente  dal fenomeno soggettivo del dolore argomenta abitualmente
extra7soggettive, il quale ha un fine benefico nella  mente  creatrice, quello di respingere i corpi stranieri, che
non sarebbe che un ente di ragione, una finzione della  mente  nostra, perchè dinnanzi a un primo atto non esiste nulla
d' esser divenuto un altro uomo per la perspicacia della  mente  acquistata, la prontezza del pensiero, i sensi stessi resi
insieme, meritano ancora d' essere l' una dall' altra colla  mente  distinte. Come dunque definiremo e descriveremo quella
duole; questa parola piede non sarebbe inventata, nè la mia  mente  avrebbe ancora il concetto che quella parola significa, e
e con Dio; nè potendosi ella distinguere, se non da una  mente  già addestrata all' attenzione ed all' osservazione
tutti i loro errori. Questo è il solito procedimento della  mente  umana, che prima apprende le cose tutte insieme, e poi le
. Ora i numeri non sono che idee astratte; se dunque la  mente  è un numero, essa mente, ossia l' anima intellettiva, è
la teoria della quantità continua dei corpi, si forma colla  mente  dei corpi astratti, ritenendo la sola estensione e le
l' unità? Nella mente. [...OMISSIS...] . Poichè dunque la  mente  considera molti individui con una sola e medesima idea
molte specie con una e medesima idea generica, si dava alla  mente  l' unità. Ma troppo più a ragione le compete l' unità,
. Ma l' errore, che adesso notiamo, si è d' aver confuso la  mente  coll' idea, o certo d' aver parlato sovente in modo che
quando avrebbero dovuto farla corrispondere all' idea; alla  mente  poi dovevano far corrispondere la ragione (il
La prima si è che, trattandosi d' interpretare la  mente  di un filosofo, di cui ci rimangono solo pochi frammenti,
«theokrasia». Perocchè questi savi nè poterono colla loro  mente  sollevarsi alla chiara cognizione di Dio, nè avevano cuore
seguente: [...OMISSIS...] . Ora, tra i filosofi che posero  mente  non al moto, ma alla virtù di sentire e di conoscere,
non esiste. Ma se voi aggiungete un soggetto semplice (una  mente  secondo il concetto di questi filosofi), che possa ad un
soggetto, ma in relazione essenziale col soggetto. Nella  mente  dunque (che era per essi il detto soggetto) sta il
il detto soggetto) sta il fondamento del corpo, ossia la  mente  è condizione necessaria all' esistenza del corpo. La quale
nel senso e nella materia, ma sempre considerato dalla  mente  e in relazione colla mente (2). L' essenza dunque del
ma sempre considerato dalla mente e in relazione colla  mente  (2). L' essenza dunque del continuo, che nell' idea si
fu forse il maggior lume che mai rischiarasse la  mente  di Platone. Dal principio, posto da quei due sommi filosofi
estese, cioè i corpi, non esistono senza l' unità della  mente  » ». Ora Platone argomenta così appunto dalla mutabilità
materiale, senza aggiungervi niente affatto che venga dalla  mente  nostra, esso ci si cangia appunto in un assurdo. Poichè
si dimostrò. Dunque il solo universo materiale, senza la  mente  che ne contempli l' identità in certo tempo (passato e
le qualità, è qualche cosa d' invisibile, e solo dalla  mente  concepibile, secondo Platone. Egli stabilisce tre generi:
forma il soggetto delle modificazioni sensibili, è dalla  mente  supposta e non data dal senso; nè andrebbe lontano dal vero
il concetto di questa realità sarebbe assurdo, se la  mente  unendovi l' idea non vi desse consistenza; perchè la mente
mente unendovi l' idea non vi desse consistenza; perchè la  mente  sola, come dicevamo, può abbracciare la durata, condizione
dell' esistenza; la quale durata continua è nella  mente  e partecipata alle cose reali solo dalla mente; onde della
Che se ci rivolgiamo ad interpreti più recenti della  mente  di Empedocle, noi troviamo che Filopono intese gli elementi
e di Platone, che l' universo materiale svanirebbe, se la  mente  non gli aggiungesse l' ente , che alle cose continuamente
nè affermare. Ond' è che la materia, intesa dalla  mente  in tutte le cose reali, è sempre l' ente. Questo si doveva
unità dell' ente (1), e però quella che dà l' origine nella  mente  agli esseri singolari e finiti (2); dalla mente poi del
nella mente agli esseri singolari e finiti (2); dalla  mente  poi del primo facitore escono le cose reali, posciachè
le cose reali, posciachè Iddio opera colla virtù della  mente  (3). Svaniscono del pari le obbiezioni, che trae Aristotele
fa che un essere si dica composto, e l' unità è posta dalla  mente  ». Ma Aristotele dice che conviene assegnare una causa
e assai più profondo il pensiero di Empedocle, che è la  mente  quella che fa sì che il composto sia un ente (4). Tutti gli
Parmenide e Anassagora (5), celebre per aver separata la  mente  da ogni materiale concrezione, è possibile che egli sia
poteva sussistere, benchè potesse essere concepita dalla  mente  astraente; e perciò la dissero insensibile, incorporea,
le menti a questa confusione, la quale si è che la sola  mente  aggiunge l' ente alle cose conosciute; e fino a tanto che
ha aggiunto, conosciute non sono; e l' ente aggiunto dalla  mente  risponde alla sostanza, in quanto questa è l' atto, nel
che citammo di sopra, nei quali Iddio viene definito «  mente  sacra, ineffabile, che abbraccia tutto il mondo colla sua
tutto il mondo colla sua provvidenza ». Ora, se la  mente  divina conosce tutto, ben conviene ch' ella abbia in sè le
se non pel simile. Non sembra dunque consentaneo che nella  mente  suprema l' Agrigentino riponesse l' archetipo, ossia l'
filosofica, e voglia che ogni cosa si consideri colla  mente  (1), con un parlare simile del tutto a quello che abbiamo
era questa, come abbiamo visto, ed ella stava dinanzi alla  mente  di Platone. Nulla di meno Platone distinse qualche volta la
di Platone. Nulla di meno Platone distinse qualche volta la  mente  dalle idee assai chiaramente. Così, nel « Primo Alcibiade
intelligenza, l' ente intelligibile, coll' intelligenza o  mente  che lo intuisce. Questo è il soggettivismo, cioè quel
brano di Porfirio: [...OMISSIS...] . Prova poi che la  mente  è il medesimo delle cose percepite, da questo, che ella le
osservato in questa dottrina se non la confusione fra la  mente  e le cose dalla mente concepite. Vogliamo posta attenzione
dottrina se non la confusione fra la mente e le cose dalla  mente  concepite. Vogliamo posta attenzione alla ragione, che si
ragione, che si adduce, per conchiudere che le cose dalla  mente  concepite e la mente sono il medesimo. Tutta la ragione di
per conchiudere che le cose dalla mente concepite e la  mente  sono il medesimo. Tutta la ragione di una tesi così opposta
di una tesi così opposta al senso comune, cioè che la  mente  sia le cose percepite, si riduce a questa: « Le cose
esterne, dunque non sono il senso; le cose percepite dalla  mente  sono interne, dunque sono la mente, dunque ella le
e vana. E di vero: I) Dall' essere l' oggetto della  mente  interno non ne viene affatto che egli sia la mente.
provare. II) La parola interno applicata all' oggetto della  mente  è male usata, perchè significa una relazione locale di
relazione locale di corpo a corpo; là dove l' oggetto della  mente  non è, propriamente parlando, nè fuori nè dentro di alcun
caso si accorda che gli oggetti intuiti o percepiti dalla  mente  sieno, al loro modo, uniti colla mente; ma l' essere uniti
al loro modo, uniti colla mente; ma l' essere uniti colla  mente  esprime un concetto al tutto diverso da quello di essere
un unico sentimento; all' incontro l' oggetto della  mente  è unito alla mente, in modo che la mente non può intuirlo o
l' oggetto della mente è unito alla mente, in modo che la  mente  non può intuirlo o percepirlo se non come oggetto, non solo
V) Che se si considera che non solo il senso, ma ancora la  mente  percepisce i corpi esterni al nostro, l' argomento che si
fino l' apparenza di verità: poichè è anzi la mente, e la  mente  sola che possa pensare le cose lontane, mentre il senso non
. Il fatto dunque da verificarsi è questo: « se la  mente  quando pensa una montagna, una pianta, un bruto, ecc.,
soli filosofi sono quelli che, volendo fare da maestri alla  mente  umana (forse per averne essi un' altra diversa dall'
dicono o vengono a dire così: « Non possiamo negare che la  mente  quando pensa la montagna, la pianta, il bruto reale o
». Ebbene, signori filosofi, ascoltatemi un poco: se la  mente  che crede di pensare la montagna, la pianta, il bruto,
veruna affermazione? - No, di nuovo. - Dunque se la  mente  vostra crede, sa, è conscia di concepire e di pensare il
del genere umano, e con un preteso ragionamento della  mente  a distruggere l' autorità del ragionamento e le
differenza e l' opposizione che passa fra l' oggetto della  mente  e la mente che lo intuisce »; dovette chiudere gli occhi a
e l' opposizione che passa fra l' oggetto della mente e la  mente  che lo intuisce »; dovette chiudere gli occhi a questa
a questa patentissima verità di fatto, che « quando la  mente  pensa un oggetto possibile, per esempio una torre possibile
di tempo con atto unico, ma tale in cui si possono colla  mente  discernere più gradi ab imperfecto ad perfectum, siccome
quello, cioè l' idea, può stare innanzi alla nostra  mente  senza di queste, siccome accade quando pensiamo ad una cosa
è separabile dal corruttibile. A intendere adunque la  mente  di Aristotele conviene indagare che cosa egli intenda per
cagione di tutte le altre forme. Di più, è proprietà della  mente  separare la materia dalle forme, e così toglierle alle sue
forme astratte, sono incorruttibili ed eterne rispetto alla  mente  che le contempla, a quel modo che spiega nei libri « Degli
potenza di riceverle dal di fuori, ed è così che viene la  mente  dal di fuori, e che è separabile, perchè non è innata se
non è innata se non in potenza; dove si vede che la parola  mente  o intelletto si confonde colle specie che si acquistano dal
soggiunge: [...OMISSIS...] . Ora alcuni intesero che questa  mente  , che Aristotele fa venire dal di fuori, sia l' anima
è ciò in cui Aristotele vede il nascimento della  mente  o della ragione, che ha per sua dote l' unità, il
spieghi un concetto universale, che è quello col quale la  mente  intuisce l' oggetto nella sua possibilità, mentre il
i singolari non concepiti? Questo è da vedersi, poichè la  mente  nel concepirli può avere aggiunto loro qualche cosa, che
fu dimenticato affatto dal filosofo; nè manco gli venne in  mente  che si potesse muovere cotal questione; eppure qui sta il
sono le conclusioni ; 2) alle quali debbono precedere nella  mente  i principŒ da cui provengono, onde nel primo dei « Fisici »
quali sieno i primi termini che si concepiscono dalla  mente  umana; perocchè, concepiti questi primi termini, tosto si
l' unum in multis viene ad essere il comune, riferito dalla  mente  alle cose singole reali percepite, perocchè il concetto
pare che solo nella collezione di più reali, fatta nella  mente  e dalla mente paragonati, si scorga il comune. La
nella collezione di più reali, fatta nella mente e dalla  mente  paragonati, si scorga il comune. La differenza sta dunque
senza accorgersi dell' ideale con esso congiunto nella  mente  nostra, i secondi neppur essi si accorgevano dell' ideale,
e spirituale, in cui principalmente contemplava la  mente  di Platone. Quindi i predicamenti si chiamarono le cinque
le medesime anime, dotate di tale facoltà, fermino, pongano  mente  a quel comune, astraendo dal proprio, e così formino l' uno
discoperta, ma ancora ogni studio ed ogni lavoro della  mente  per discoprirla; di che le capitali questioni pur solo
il mercato della filosofia. Ma perchè, tu dirai, l' umana  mente  traviò cotanto dal vero, che la narrazione dei suoi
di tutta la filosofia, se tu consideri che, quantunque la  mente  dell' uomo coi suoi atti diretti colga il vero - e così
manifesta e comunica con noi per due vie, per la via della  mente  , e per la via del senso . Nè si dee credere possibile di
attinge nè giunge a conoscere punto nulla di quanto vede la  mente  , che percepisce quel primo. E veramente il senso non
la casa che sta imaginando e fabbricando solo nella sua  mente  l' architetto, quanto la casa che adorna la piazza pubblica
idea congenita nell' uomo, il modo ideale adunque è nella  mente  umana anteriormente alle percezioni delle cose; ma vi è in
e limitazione è appunto quella operazione interna che fa la  mente  nella percezione delle cose e che ho descritta di sopra:
rimasto di lei, alla quale sensazione o vestigio la  mente  rivolge interiormente l' attenzione, e così supplisce essa
o suo vestigio che dirige e fissa l' attenzione della  mente  nella realità della cosa (1). Ragione di ciò si è, che il
ha dalla negativa. Nella cognizione positiva poniam dunque  mente  che la sensazione (o il vestigio che lascia dopo di sè) fa
punto fisso a cui dirigere l' attenzione, per guisa che la  mente  possa distinguere quell' ente che ha conosciuto sussistere,
così esprimermi, il segno, la determinazione, al quale la  mente  pensa Dio, sono tali e talmente fra sè congiunte che dànno
cose, i quali non possono che dirigere l' attenzione della  mente  mediante un segno sensibile nel quale, per così dire, la
mediante un segno sensibile nel quale, per così dire, la  mente  vegga la cosa possibile, ma non indurla a crederla
di un Dio, hanno altresì forza in sè di necessitare la  mente  a credere alla sussistenza di questo Dio. Tuttavia queste
e tuttavia ne ho un qualche concetto compostomi in  mente  tutto di idee, cioè della idea di un ente particolare
sarebbe veicolo o passaggio veruno, per la quale potesse la  mente  dalle creature ascendere a un concetto determinato del
dello spirito suo proprio. Vi sono alcune operazioni della  mente  che l' uomo può esercitare sopra quelle idee positive
prodotto; e così via indefinitivamente. Le operazioni della  mente  di cui parlo, sono: 1 l' analisi, 2 la sintesi, 3 l'
una justaposizione. La sintesi e l' analisi non portano la  mente  nostra fuori del materiale delle idee positive che sono la
tutto il loro lavoro: ma fuori al tutto delle idee che la  mente  possiede, quasi per salto, la mente viene tratta dalla
tutto delle idee che la mente possiede, quasi per salto, la  mente  viene tratta dalla facoltà della integrazione. L'
integrazione è come una facoltà indovina: essa slancia la  mente  a nuovi oggetti non mai percepiti e, non potendone
questa, cioè che la legge non faceva che presentare alla  mente  delle idee , la fredda cognizione dei doveri: ma la grazia
ideale ; e quindi non distrugge, ma compisce nella nostra  mente  l' essere ideale, senza il quale l' essere reale non si
bastasse a costituire la operazione deiforme, anche nella  mente  umana, sebben posta nell' ordine naturale, una tale
una tale operazione si rinverrebbe. Perocchè nella  mente  umana vi è per lume e forma la idea dell' essere, la quale
ma delle appartenenze, delle affezioni dell' essere. La  mente  poi è quella che supplisce l' essere da sè nella percezione
se non si esiga una nuova operazione di quell' ente nella  mente  nostra, ma bensì è necessario che si supponga l' operazione
è necessario che si supponga l' operazione che soffre la  mente  dall' essere stesso, che le imprime appunto l' idea dell'
dell' essere. 4. Che questa recettività dell' essere nella  mente  è proprietà dell' essere stesso. 5. Conviene avvertire
che riceviamo la sua operazione. E perchè si veda essere  mente  dei Padri, che quest' oggetto dello Spirito intelligente,
Verbo nell' uomo, somigliandola a quella delle idee nella  mente  nostra e mostrandone la differenza. A quelli aggiungerò un
[...OMISSIS...] . S. Agostino parla dell' intelletto o  mente  dell' uomo naturale colle medesime espressioni di quelle
colle medesime espressioni di quelle che usa parlando della  mente  dell' uomo soprannaturale. Egli dice nel libro delle
Egli dice nel libro delle LXXXIII questioni, che la  mente  dell' uomo considerata nel suo stato naturale, « nulla
questa verità , di cui parla S. Agostino, e che informa la  mente  umana, è l' idea dell' essere universale (3). Ora come si
di ciò, che le cose create non possono informare la  mente  umana nel loro modo di essere reale , ma che la informano
ideale (mediante le idee); il quale è concepito dalla  mente  indipendentemente dalla realtà delle cose. All' incontro in
Dio (modo reale). Sicchè Iddio non può informare la nostra  mente  colla sua idea, senza che la informi con sè stesso: a
di tutte le altre cose che non possono informare la nostra  mente  di sè stesse, ma di sole le loro idee. Di Dio dunque non si
grande Basilio, che, senza aver prima ben concepita nella  mente  questa dottrina, parrebbe oltremodo oscuro. Nel brano, di
di essere conosciute con una sola e medesima idea della  mente  (1). Questa dottrina, che si rileva esser verissima da una
); mostrando con ciò di credere che, appunto perchè la  mente  con una sola vista o sguardo o con una sola idea insomma
essere ideale , e non esiste punto per sè solo fuori della  mente  (1). Di più l' ordine, di cui parliamo, suppone de' fini e
sotto queste tre relazioni non è puramente opera della  mente  che le concepisce, ma è necessità della cosa, perchè quelle
diverso interamente da quello che sono gli oggetti della  mente  nostra. Gli oggetti della mente nostra sono forme
che sono gli oggetti della mente nostra. Gli oggetti della  mente  nostra sono forme accidentali di essa mente, i quali, come
anche noi stessi, perocchè noi come oggetti della nostra  mente  non abbiamo alcuna sussistenza propria, non alcun
santo esercita una trina7deiforme operazione, conviene por  mente  alle cose seguenti. Se un divino sentimento, un sentimento
Persone divine attribuiscono a sè stesse l' inabitare nella  mente  dell' uomo, e che non è accomunata questa prerogativa mai a
delle persone dalla natura, che avviene nella nostra  mente  per la sua limitazione e perchè imperfettamente conosce
in una sola sostanza divina. Ma chi ha tanta forza di  mente  che basti a fare questo ragionamento? Nessun uomo, il quale
omnia quaecumque dixero vobis ». Questo suggerire alla  mente  le verità, per la mente non già nuove, ma in lei esistenti,
vobis ». Questo suggerire alla mente le verità, per la  mente  non già nuove, ma in lei esistenti, è un eccitare la mente
mente non già nuove, ma in lei esistenti, è un eccitare la  mente  a piegarsi sopra di sè, eccitarla alla riflessione, a porre
perocchè la conoscibilità di una cosa suppone e chiama la  mente  che la conosce. Laonde col solo vedere la conoscibilità
ordine de' sentimenti; quella mostra teoreticamente alla  mente  ciò che si deve fare, questa è pratica, fa fare ciò che si
di eseguirle, e se prima per una cotale astrazione di  mente  le obbliava, poi tutto vi si dedica, e non solo le
quello che può essere utile alla morale, quale nella  mente  egli l' ha concepita. Insomma nella mente sua egli ha posto
quale nella mente egli l' ha concepita. Insomma nella  mente  sua egli ha posto una norma precedente, colla quale ha
dalla legge che l' uomo si è formata da sè stesso nella  mente  sua e al rigore di quella emendata. La qual norma è
del mondo sensibile, ovvero a delle origini nascoste nella  mente  stessa. E per ciò è colpa di stolta arroganza il voler
della verità di questa proposizione: che la umana  mente  è necessitata di riferire tutto quello che percepisce coll'
non è se non il sistema che afferma non potere l' umana  mente  trasportarsi a oggetti fuori della natura materiale e delle
del mondo sensibile, ovvero a delle origini nascoste nella  mente  stessa: è arrogante e stolto chi contraddice. Poichè il
materiale. 2. Che per mezzo di quest' essere, col quale la  mente  umana è in comunicazione, l' uomo si vede fatto per un
teorie: giacchè i razionalisti deducono dalle leggi della  mente  le loro dottrine a priori e non dall' osservazione e dall'
che non è ragione, ma che è l' uomo che fa la ragione, che  mente  a sè stesso e ad altrui e s' imbriaca del proprio mentire.
del proprio cuore abbandonato a sè stesso, e della propria  mente  girovaga, senza guida nè stella che la conduca. « Che vi
tutto insieme preso, sistema che non può essere finto da  mente  umana, perchè abbraccia il principio del mondo e si
(1). » E ora l' essere è anche ciò che cade nella nostra  mente  prima di tutte le altre cose, poichè esso solo è
che prima si desse a Dio ciò che prima cade nella nostra  mente  e per sè stesso s' intende; conciossiachè la natura divina
a poco che significa la parola similitudine. Nel lume della  mente  adunque, che è l' idea dell' essere in universale, si
è la ragione appunto, per la quale l' essere innato nella  mente  ha l' attitudine in sè di farci conoscere tutte le cose, o
la condizione e l' origine di tutto l' universo, e ogni  mente  è costretta a pensare Dio prima di ogni altra cosa, come
similitudine fra l' idea dell' essere innata nella nostra  mente  e Dio. All' incontro tutte le altre cose non sono l'
non sono l' essere, e se all' incontro la luce della  mente  è l' essere stesso semplicissimo, quelle non possono avere
. Dalle quali cose apparisce, che l' essere impresso nella  mente  è una similitudine di Dio: che quell' essere ideale è più
lo illustrasse. Egli è mediante questa operazione che fa la  mente  che si predica l' essere di Dio e delle creature
(2). E veramente l' essere in universale innato nella  mente  non è Dio, non è nè pure propriamente parlando una nozione
v' hanno i vestigi della Trinità. Questa è sicuramente la  mente  di S. Agostino e di S. Tommaso, i quali sostengono essere
(2). Medesimamente l' imagine di Dio uno e trino è nella  mente  umana per una cotale appropriazione che noi facciamo. Ma là
impediva loro la corruzione; e ivi finalmente risiedeva la  mente  provvida, a cui ogni cosa obbedendo rendeva un' armonia,
detto, i doni della grazia. Non è dunque a credere che la  mente  di Adamo fosse arrivata già nel primo istante alla
per tal modo, che questa non potesse ricevere nella sua  mente  maggior lume e evidenza, e farsi continuamente più attuale,
il bene, in ragione di bellezza, si doveva comporre nella  mente  di Adamo prima dalle bellezze sensibili, e quindi dalle
erra, furono questi: [...OMISSIS...] Or dove giungeva la  mente  col concetto, indi traeva la volontà il suo amore; e all'
l' essere per sè e che pure l' essere gli risplendeva alla  mente  e gli faceva risplendere le cose tutte, e che pur dell'
aveva in sua compagnia la grazia: ma sì bene, secondo la  mente  del santo Dottore Agostino, perchè questa grazia era una
che chiamano attuali ? - Rispondo, e parmi secondo la  mente  del Dottore della grazia, se io nulla intendo, che perchè
a dover il bene operare. Il dir questo non è sicuramente la  mente  del santo Padre che ora ci serve di guida. Ma che il fondo
gli si rivela; ma splendore però che non aggiunge alla sua  mente  percezioni interamente nuove di nature nuove. In somma come
che è semplicemente perfezione della natura? Ove si abbia a  mente  in che noi abbiamo fatto consistere la persona umana, non
cose create di modo che ciascun degli uomini abbia ricca la  mente  di una scienza perfetta e appagata quella curiosità che li
e quindi il merito morale si congiunga con un errore della  mente  e coll' ignoranza: e quante volte non avviene che una
col grado di luce e di cognizione di cui gode la  mente  contemplante, dietro al quale grado di lume tende
essere forniti di quella perfezione, della quale la  mente  di Platone trovò convenire a delle divinità minori.
che dalla natura dell' uomo viene suggerito e proposto alla  mente  contemplante. La quale mente, tosto che ha un concetto, non
ideale di lui propria è dilettevole spettacolo alla stessa  mente  contemplatrice. Solamente v' ha questa differenza fra l'
questa differenza fra l' ideale stato dell' uomo a cui la  mente  cerca di sollevarsi, e quello che ci narra la cristiana
tipo della perfezione non poteva sicuramente mancare alla  mente  divina, nè la divina volontà aver altra norma di operare
dimande o questioni singolari che un tal fatto offre alla  mente  di chi lo considera e che sono principalmente le seguenti:
volontà? Come può esser misero colui che nacque ebete di  mente  e non potè mai usare a sua voglia le proprie potenze? Come
è misero? E che l' uomo nasca colpevole, può egli cadere in  mente  ad uomo alcuno? Chi può concepire che l' uomo prima di
Le due questioni proposte sin qui si offeriscono alla  mente  considerando il fatto rispetto allo stato eudemonologico
essendosi Iddio ritirato dall' uomo, non fece più nella sua  mente  quell' azione deiforme che abbiamo di sopra descritta; gli
soggiunge: [...OMISSIS...] . Nelle quali parole la  mente  del santo Dottore manifestatamente si appalesa. Perocchè ci
dicesi peccato originale: e solamente per astrazione della  mente  si può considerare il guasto delle potenze a parte dal
dottrina come evidente in sè stessa, così conforme alla  mente  dell' angelico Dottore, il quale, dimandandosi se l' uomo
tutto il cuore tuo e in tutta l' anima tua, e in tutta la  mente  tua« (1) ». Egli è il medesimo che dire che l' uomo deve
la sua virtù, la quale risulta dalle forze del cuore, della  mente  e della stessa vita animale. Perciò in questo precetto non
amare Iddio con quel cuore, con quell' anima e con quella  mente  che hanno. Perocchè quel precetto non dice amerai Iddio col
colla mente; ma dice col cuore tuo, coll' anima tua, colla  mente  tua: che è quanto dire con quelle parti e facoltà che tu
la veggiamo, non è che un ente ideale, una regola della  mente  nostra, una idea, e propriamente la grande, la prima idea,
ragioni ovvie che si presentano in siffatta materia alla  mente  di ciascheduno. Ma essi vedevano molto addentro nella cosa,
vero che la sentenza da noi proposta non occorse fosse alla  mente  con tutta chiarezza degli uomini grandi dell' antichità: ma
questa al peccato; giacchè ciò sarebbe al tutto contro la  mente  del Concilio Trentino, il quale definì che sebbene la
alla cattolica fede circa il peccato originale, ed alla  mente  dell' Ecumenico Concilio di Trento. Io ho parlato fin qui
con dei continui prodigi. Una difficoltà si affaccia alla  mente  contro la nostra sentenza dell' origine dell' anima, quando
delle conghietture, più volte essermi passato per la  mente  che Iddio potesse aver permesso al demonio di prendere sua
ella essere vi potesse. E con ciò io credo di cogliere la  mente  del Dottor della grazia, il quale non si potrà provare che
la oscurità di questo mistero. S. Agostino stesso, la cui  mente  era considerata da un filosofo dei nostri tempi
una diligente e fedele investigazione della natura della  mente  umana doveva poi trovare che cosa fosse questo che d'
due cose: 1 Come il gran Vescovo di Meaux colla sua solida  mente  giunse a vedere il rapporto strettissimo della dottrina
verità: 2 Mi varrà a mostrare quanto cautamente la sana  mente  di quel prelato toccasse questa risoluzione, non buttandosi
L'analisi è sempre analisi; è sempre un attocon cui la  mente  distingue le parti d'un tutto. a l'occhio non poteva
E così nella confusione del superficiale e del vario, la  mente  può discernere l'identico, il costante, l'essenziale, il
supremo dell'analisi, che è la distinzione! Pensatori di  mente  imaginosa e fervida odiano le lentezze dell'analisi e i
prima d'avere, in migliaia d'anni, superato colla propria  mente  quell'infinito limite il quale è concesso anche al
cominciar da sè tutta la serie di quelle scoperte. Ma ogni  mente  entrava nella carriera del pensiero già improntata dal
che fin qui abbiamo percorso, non si offerse alla nostra  mente  dove collocare l'idea poetica del selvaggio solitario,
è la selva d'Academo. È il libero e amabile corso della  mente  alla ricerca del vero: atque inter silvas Academi quaerere
ad altri un'opera di lunga lena. Io aveva già presenti alla  mente  queste idee, quando (in gennaio 1862) risposi publicamente
scolpite quasi in marmo le parole di un gran senso nella  mente  d' un uomo di profondo sentire? E chi può conoscere quanto
egli stesso v' insegnerà tutte le cose, e vi suggerirà alla  mente  tutte quelle, qualunque sieno, che io avrò dette a voi
che inventare vocaboli nuovi, perchè esige uno sforzo di  mente  minore e adattato a tutta la comunità degli uomini,
e più familiari sono pronti. Solamente più tardi, quando la  mente  è già sviluppata, e non ha più bisogno di tali dandine,
mondo intelligibile anteriore al presente, esemplare nella  mente  di Dio, da cui Dio ritrasse tutte le cose create, e che
del verbo umano. Conviene dunque riflettere che nell' umana  mente  altro suol essere l' idea , altro è il verbo . L' uomo con
della mente. Se noi paragoniamo l' idea al verbo della  mente  umana, noi troviamo che l' idea non è già un prodotto dell'
dell' umana mente, ma vien data all' umana mente; la  mente  la riceve, non la crea. L' idea è lo stesso essere
verbo all' incontro, cioè l' affermazione è un atto della  mente  stessa, e la sussistenza, in quanto è affermata o
dicitur verbum (1) ». In secondo luogo è evidente, che la  mente  umana non potrebbe pronunciare il verbo, l' affermazione
Ora è qui da cercare la ragione per la quale nella  mente  umana l' idea ed il verbo sieno così divisi, per modo che
consegue che sieno due atti distinti quelli con cui la  mente  umana le apprende: l' uno dei quali, l' intuizione, ha per
è cognita per sè, ma per l' essenza che la illumina nella  mente  nostra e così la rende conoscibile. Ma se si avesse una
perchè ella è un giudizio, è l' unione che fa la  mente  d' un predicato e di un subbietto, d' un subbietto però che
percezione dei contingenti. L' atto dunque, con cui la  mente  apprende l' essere assoluto a cui è essenza la propria
e non un pronunciato compiuto ed ultimato nella  mente  (3). Si rileva ancora che il Verbo divino non è l' atto
queste due possibilità non tengono lo stesso ordine nella  mente  umana, ma vi ha prima la conoscenza della loro possibilità
per terza conseguenza deduciamo che, quantunque l' umana  mente  debba muovere il suo ragionamento, anzi ogni ragionamento
relazione che il concetto dell' essere e l' essere ha nella  mente  umana, dove quello precede e fa lume a questo; altra è la
E quindi ogni difficoltà sarà tolta quando si ponga ben  mente  che è cosa molto diversa il dire necessaria la creazione
sta bensì davanti alla sua mente, ma non è la sua  mente  che ha bisogno ella stessa di venire illuminata; quest'
a compire, rinforzare, mantenere più fermo dinnanzi alla  mente  dell' uomo il suo pronunciato, e principalmente a farlo
fra loro, altro è l' ordine con cui si manifestano nella  mente  umana. In questo il primo che si rende manifesto è il
finalmente quasi per questi gradi ascendesse l' umana  mente  a contemplare in Cristo lo stesso Verbo del Padre, il quale
che questo non potrebbe essere senza l' assoluto, quindi la  mente  si sente obbligata ad ammettere l' assoluto. Annunziare
agli uomini. Onde, salendo l' Evangelista colla sua  mente  al di là di tutte le opere esteriori del Verbo, prima di
convien dirsi della causa materiale che si divide colla  mente  dai suppositi che risultano da materia e da forma: e,
egli produce: onde si dice, a ragion d' es., che « per la  mente  l' uomo pensa », ovvero che « per la mente o per la scienza
che « per la mente l' uomo pensa », ovvero che « per la  mente  o per la scienza sua l' uomo compone un libro ». Ma in Dio
inesatto; è un pensare che dimostra la limitazione della  mente  umana. Perocchè la distinzione che questa mente pone fra
della mente umana. Perocchè la distinzione che questa  mente  pone fra quella parte di sapienza e di virtù divina che il
la quale non vi è, ma unicamente come due riguardi della  mente  nostra, fondati in una doppia relazione che hanno le
della cosa da farsi, come la forma preconcepita nella  mente  dell' artefice è la ragione dell' arca che sta per fare.
perchè è il fine dell' universo, e il fine è il primo nella  mente  dell' operante, perchè è il primo dei predestinati, e il
perchè si possa indurnela per illazione, quando pur la  mente  umana abbia tanta saldezza di logico ragionare. Nelle
universo sensibile ed umano. - Ma qui si presenta alla  mente  una questione. Alla prima creazione delle sostanze non
chi dicesse altramente. Perocchè era lontanissimo dalla  mente  di quel Concilio il sottoporre al Padre il Figlio o farlo
e la ragione della cosa che si fa, siccome la forma nella  mente  dell' artefice è la ragione dell' arca che sta per fare.
l' atto della creazione è un solo. Ma ciò non toglie che la  mente  nostra distingua con verità in essa due effetti
l' imperfezione del nostro parlare astratto, nel quale la  mente  divide delle cose che sono in natura unite. Nè vale il dire
vita semplice dall' essenza di Dio creatrice, senza che la  mente  nostra in tal causa vegga la special forma dell' essere
vita che è luce degli uomini. Ma qui si offerisce alla  mente  la questione: Se i primi uomini usciti recentemente dalla
vie maggiore: « « Ora rinnovatevi nello spirito della  mente  vostra, dice S. Paolo a que' di Efeso, e vestite l' uomo
di arrivare alla dilatazione dei proprii confini senza por  mente  all' elemento morale, dove la vera grandezza consiste; e
ma Adamo viveva della vita sua propria, benchè la sua  mente  avesse la percezione del Verbo, e secondo quella vita umana
mente, perchè la castità risiede principalmente in una  mente  pura, serena, ed aliena da ogni cosa carnale, il quale
che, pel loro disordine, stravolgono e ottenebrano la  mente  umana e la fanno pensare malamente e conchiudere alla
questa non espandesse i suoi effetti gloriosi fuori della  mente  del Salvatore), questo ritorno è appunto la comunicazione
di risolvere queste apparenti difficoltà conviene por  mente  a due cose: 1 Quale sarebbe lo stato dell' anima separata
un intero abbandono a lui come verità, ed è un atto di  mente  più ferma e libera e dominatrice dei sensi e delle loro
giustificazione, il Verbo si unisce come oggetto reale alla  mente  del battezzato, e, dove la volontà di questo non pone
la superiore parte dell' uomo, imprimendo nella sua  mente  il Verbo. Ma nell' eucaristico Sacramento il pane ed il
la loro persona. Laonde il Verbo impresso nella loro  mente  si completa, quasi direi, colla carne e col sangue che essi
quasi in essi incarnandosi; ma tutto ciò nell' ordine della  mente  e del sentimento in cui non giace la santificazione.
qui natus est ex spiritu (4). » E S. Paolo distingue la  mente  dell' uomo, la quale ha l' oggetto per forma, dallo spirito
ottima educazione a questo altissimo scopo, di porre in  mente  al giovanetto altamente impresso e piantato quel vero: DIO
dovevano suggellarsi, e quasi conficcarsi nel cuore e nella  mente  del suo allievo (1). L' efficacia poi con cui queste
è certo effetto delle affezioni, tirar via tutta la nostra  mente  dalle altre cose e occuparla solo nell' oggetto del nostro
e d' intendimento. Intima è dunque questa relazione della  mente  e dell' animo, degli affetti e delle cognizioni: e quelli e
come la verità è meramente attiva rispetto a lui: la sua  mente  non crea qualche cosa, ma più tosto viene in essa qualche
i cristiani camminando al giorno della fede vedono colla  mente  loro tutte le cose composte in un ordine solo risplendente
fuori di lui (1). Laonde non ci farà nessuno inganno alla  mente  il celere promuovimento avvenuto nei tempi recenti di tutte
qualche cosa d' insolito e di misterioso, innanzi a cui la  mente  umana sia costretta di umiliarsi e di deporre la
cose esterne e materiali, le quali col primo sguardo della  mente  tutte si assorbono e si comprendono: e perciò lo studio di
di queste si può fare con celerità dilettevole, giacchè una  mente  felice in breve tempo ne trascorre molte, e tutte bene le
al suo fondo alcun che di secreto e di misterioso, che alla  mente  meditatrice incute riverenza e virtuosa curiosità. Ma una
questo principio tor via tutto ciò che torna oscuro alla  mente  del giovanetto, bisognerebbe torre tutto ciò che ha
tenere ad unica regola la vicinanza di questa persona alla  mente  ed all' indole de' fanciulli. Che se così fosse, il miglior
sopra se stesso e altrui, e colla perspicacità della  mente  rilevate le molle delle nostre operazioni. Dal che quanto
sarebbe anch' essa non picciolo eccitamento ad addurre la  mente  di questi savi alla nobile occupazione: specialmente se il
Ed a questo ottenere egli è necessario che v' abbia una  mente  sola che ne concepisca il generale disegno, e ne getti per
dunque tale edificio può riuscire perfetto, quando una gran  mente  ne pone le basi immutabili e necessarie: ed un' assemblea
sola e senza la contrapposta falsità non rimane nella  mente  che fornita d' una sua luce modesta e niente viva e
attenzione. D' altro lato ad una grande ed alta verità la  mente  non arriva d' un salto; ma l' è necessario a ben conoscerla
pare abbandonato ad un cieco meccanismo. Conviene che la  mente  del fanciulletto sia fatta discorrere e ragionare di
e rilevar la privata. In questa è necessario preveder colla  mente  tutte le circostanze dell' allievo, della famiglia onde
senso interno da coltivare, e che le sole cognizioni della  mente  non ci rendono più felici nè migliori senza che questo
col giovane: il che dimanda in lui e tale fortezza di  mente  da vedere le conseguenze pratiche de' precetti, e tale
partito politico ». Quando dice questo, il genio del male  mente  al suo solito. Il clero non è un partito politico; ma egli
potente e vi leverà di mano le redini ». Il genio del male  mente  di nuovo, per gettare la discordia e la divisione tra il
essere giustificate, travia l' umana mente. - Fino che la  mente  è traviata e protettrice de' vizii, l' animo non può
viene in soccorso dell' uomo, quando la debolezza della sua  mente  e del suo cuore dà luogo a sofismi, che vorrebbero rapirgli
ragionamento « un' operazione dello spirito colla quale la  mente  trova una verità in altre e per mezzo di altre verità ». Il
il vero è necessario osservare ciò che il lavoro della  mente  aggiunge o toglie all' oggetto. 6 Definizione volgare dell'
Divisione degli astratti. - Questi sono pensati soli dalla  mente  e considerati come altrettanti enti. Ma la facoltà
come in un inestricabile labirinto. Sintesi . - La  mente  colla sintesi unisce tutto ciò che vuole, anche ciò che non
confonde in una sola sostanza. - Ogni qual volta adunque la  mente  unì per suo comodo, per comodo de' suoi ragionamenti, in
a tempo e luogo acconcio. E quando le legherete loro in  mente  con qualche arguta sentenza, o dove venga bene anche con
la propria intelligenza ha riformato se stesso. Nella  mente  dunque, nel senno della intelligenza sta il vivo fonte
sesso hanno bastevol forza di raccorsi e di lavorare colla  mente  in punti assegnati. La meditazione prescritta dunque sia
ha la coscienza monda, tiene altresì un animo sereno, una  mente  tranquilla, la pace, e Dio con sè. Esigete dunque, e
o limitati, e unisce questi e li perfeziona colla sua  mente  fino a illimitabile perfezione: costui in tutte le cose
dentro vi penetra, oh in che ampiezza di cose interna la  mente  e il cuore! Il Sacrifizio della Messa, gli Uffizi pubblici,
temporale: Cristo stesso coll' animo si riceve, e colla  mente  pura e divota. [...OMISSIS...] Adunque chi crede in lui, e
semplici e povere, come quelle dei Cappuccini, vi tornino a  mente  i bei tempi primi: e godete in esse il vostro Dio
profumo odoroso ascendere in alto, e in quelli ci vengono a  mente  i nostri preghi che ascendono a Dio per Cristo; e per
procedere della cerimonia ci troviamo agevolmente colla  mente  in Cielo, nella corte di Dio, nel tempio del sommo
morti nella pace di Dio, occupi il cuore nostro e la nostra  mente  quella Chiesa purgante. Nelle letture poi de' libri di
acquistando, acciocchè tutte servissero a innalzare la sua  mente  al Creatore e quindi a dargli del Creatore una conoscenza
tal natura e ordine che avessero attitudine a sollevare la  mente  dell' uomo al Creatore dipendeva dalla conformazione dell'
essere. Ma questo progresso è così intrinseco alla nostra  mente  e alla natura degli oggetti creati, che in qualunque modo
potesse essere un cotal simbolo, in cui contemplasse, la  mente  umana, quasi in ispecchio, il complesso delle cose
universale . Ciò che con queste tre maniere di forme la  mente  nostra conosce si chiama pure l' essenza specifica, l'
Da questo nasce che, associate queste due serie nella  mente  nostra, quando l' una ci si presenta, ella serve a
il genitore che lo bacia e lo accarezza, ritiene nella sua  mente  la parola papà legata insieme col sembiante di lui
con cenni un oggetto più grande degli altri, s' avvezza la  mente  del fanciullo ad associare alla parola grandezza l' idea di
Egli è vero che noi non possiamo torle via [che] colla  mente  nostra, nè sapere che cosa questo bene diventi allorquando
è peregrina, tutti veggono Iddio che si trastulla colla  mente  di quella sua sposa, che rapisce a tutte le impressioni
esser quello d' illustrare e di comunicare la grazia alla  mente  umana, ma sol quello di produrrre qualche effetto
è divenuta anch' essa parola possente a illustrare la  mente  dell' uomo; 2. di quelle impressioni sensibili che hanno
Solo per toccare brevemente di alcuni che primi alla  mente  mi si offeriscono, enumererò i seguenti. 1. Tutto l'
risposta basterebbe all' uopo di trovarmi in accordo colla  mente  dei rispettabili teologi precitati. Ma ella non basta però
si potevano chiamare in senso stretto e proprio, secondo la  mente  dell' Angelico, Sacramenti perchè non erano facitori e
parole dell' Apostolo: « Rinnovellatevi nello spirito della  mente  vostra, e vestite l' uomo nuovo, che è creato secondo Dio
si veste e si depone (5). Le fasi poi: nello spirito della  mente  vostra; e quell' altra: nella giustizia e nella santità
nuova rigenerata), e poi veggo un' altra legge della mia  mente  e captiva ME nella legge del peccato che è nelle mie
e riformare l' umanità peccatrice. Ora egli è da por  mente  a quello che abbiamo di sopra toccato (1), cioè che sebbene
a tal fine li volgeva la Provvidenza, a rivelare cioè alla  mente  dell' uomo sempre più le verità salutifere. I Sacramenti
atti di culto, e non avevano a solo fine d' illustrare la  mente  umana, ma di salvare l' uomo stesso. I segni però, che
chiama l' attenzione sopra quelle analogie e le fissa in  mente  e le richiama e moltiplica. Tutto questo ragionamento
atto era più facile a quegli antichi poter fissare colla  mente  quest' anima e riconoscerla per qualche cosa. E
sviluppo delle naturali facoltà di Abramo: conduceva la  mente  di questo Patriarca a formare una grande astrazione, a
santo Patriarca e giocava mirabilmente a condurre la sua  mente  a pensare più spiritualmente, più in grande, venendo ad
. Ma il santo Patriarca non sapeva ancora colla sua  mente  fare astrazione da tutte le cose sensibili e terrene e
nelle Scritture, poichè come questa richiamava alla  mente  l' original peccato, così quei frutti de' primi tre anni;
volendo dire che la legge si doveva meditare colla  mente  ed eseguire coll' opera e così averla del continuo presente
di reale, ma questo ci è piuttosto indicato al vedere della  mente  che offerto da percepire (1). Per ciò non potendo questi
che distribuiva i beni in ragione di lei. Ma pervenuta la  mente  umana a questa istruzione, ella già doveva salire più alto,
e lasciò questa sola, e con tale artificio ridusse nella  mente  dell' uomo la giustizia isolata, la pura astrazione di
perdita«: ed essendo costretto di dover formare colla sua  mente  questo giudizio, egli veniva a fissare la potenza, la
una osservazione. Le idee astratte possono formarsi nella  mente  umana coll' aiuto de' simboli naturali. Ma per condurre la
umana coll' aiuto de' simboli naturali. Ma per condurre la  mente  bambina dell' uomo a fissare e bene imprimersi le idee
Il principio di ogni astrazione si trova naturalmente nella  mente  umana, che ha in proprio l' idea dell' essere, l'
dell' essere). Non si richiede adunque altro acciocchè la  mente  si formi tali idee, se non di rendergliele importanti,
differiva e la cui natura era tanto grande e levata che da  mente  umana concepire non si poteva perchè non vi avevano cose
universo era effetto che indicava questa causa prima: ma la  mente  umana doveva essere eccitata a fissarla principalmente col
opera dalla sapienza di Dio per maggiormente scolpire nella  mente  all' uomo quelle idee negative che gli bisognavano e che
di terra, dovendo essere un oggetto percepito dalla  mente  ed espresso con quel nome in quel modo appunto che la mente
mente ed espresso con quel nome in quel modo appunto che la  mente  il concepisce, egli si compone e risulta, questo oggetto
qualità: l' uomo era costretto dall' indole della sua  mente  di sostantivare la sua percezione: quella qualità dunque
altrettanti loro« simboli« che mirabilmente aiutavano la  mente  a dar corpo per così dire e sostanza a tali idee. Così l'
sicchè egli abbia virtù di presentarle immediatamente alla  mente  di quelli che insegna: queste verità si direbbero il
all' operazione esteriore. E questa non è, secondo la  mente  dell' Angelico, un solo accompagnamento (4). Ma Iddio con
operazioni si può però ascendere coll' argomento della  mente  ad una causa al tutto divina, apparendo l' effetto così
egli è manifesto che questa idea non poteva reggere nella  mente  senza quelle altre cose che fossero appunto gl' indizii di
di queste non potea sostenersi, e lumeggiarsi nella sua  mente  il concetto di Dio. Quello era un giogo, come dicono le
necessario. Bastò poi un solo lume accresciuto nella  mente  dell' uomo, perchè tutto quel fascio di osservanze si
In questo non facevano che istruire, che sorreggere la  mente  a Dio; ma nel nuovo Testamento essi diventano i veicoli
delle indicazioni , colle quali Iddio determinava nella  mente  degli uomini le verità riguardanti il Dio Redentore. La
aveva un fine soprannaturale, a cui cercava di rivolgere la  mente  e lo spirito degli uomini, ma non mostrandolo visibile
ove la natura delle cose parla chiaro e di forza. Ma la  mente  oscurata dell' uomo peccatore, e il cuore corrotto non
poter fare astrazione da tutte le cose terrene e fissare la  mente  nella sola giustizia come nel solo vero bene. Tanto non
sviluppato nelle sue facoltà intellettive, si scolpisse in  mente  la necessità che egli aveva di esser liberato dal peccato
Santo, che procede dal Padre pel Figlio. Così la nostra  mente  è irraggiata da un trino raggio, il quale vieppiù ci
animo le cose già insegnate dal Verbo e di ricalcarle nella  mente  e renderle operative: primo dunque è il Verbo a operare,
umana. Il divino Autore di tanto mistero illustri a noi la  mente  e ci conduca la penna, acciocchè collo scrivere nostro
solo, come dicevamo, l' annichilazione. E` vero che nella  mente  di Dio si suppone che stia il fine di annichilar quel pane
operante; ma questa connessione si termina tutta nella  mente  e nell' animo dell' operante, e non passa come abbiam
essere, non si potrebbe più convertire, eziandio che nella  mente  di Dio stesse il pensiero di averlo fatto cessare per
ma crederlo e conservarlo. Or non si dee interpretare la  mente  di S. Tommaso con troppa sicurezza, la qual più si dee
se non per una relazione esteriore che sta nella  mente  di Dio, il qual prima annienta il pane e poi adduce il
perocchè il dir questo è gratuito, e contrario alla  mente  de' Padri i quali su di ciò tengono il più alto silenzio.
niente dal primo. Non potea fuggire tutto ciò alla gran  mente  del Bellarmino; e però chi lo legge attentamente trova che
desiderio di conoscere, e la limitazione ed infermità della  mente  e la manchevolezza dell' umana virtù; onde l' uomo si
L' uomo in una parola ristretto alle forze della sua  mente  e dalla grazia non sollevato più su, è agevolmente
legge presiede sì fattamente all' incessante moto della  mente  umana, che nulla vi si sottrae fuor che la divina fede; la
in iscena il secondo. Nè questa doppia tendenza dell' umana  mente  potea distruggersi col sopravvenire del Cristianesimo,
nel secolo terzo non molto inoltrato (3). Con Manete la  mente  umana giunse a toccare quest' ultimo estremo errore che
cioè ch' essa non si formò già d' improvviso nella  mente  di un solo individuo, ma cominciata a nascere nelle menti
menti umane fino dalla più remota antichità discese da una  mente  nell' altra tradizionalmente, s' accrebbe, si sviluppò e
sistema giusto da sè medesimo. - Tuttavia Origene, d' alta  mente  e seco stesso coerente, dava all' umana libertà tutte le
Cristo precedentemente alla sua Incarnazione; errore che la  mente  d' Origene conseguente a sè medesima non si stette dal
alcuni brani (6). Il brano seguente dimostra chiaro la  mente  pelagiana di questo celebre Vescovo. Ecco le parole di
difficile a penetrarsi, perchè conviene di necessità che la  mente  di un tal uomo entri nelle più difficili e sottili ricerche
per la generazione il peccato. 42. Ma quantunque la  mente  dell' Angelico sia così aperta, tuttavia v' hanno di quelli
ugualmente ineluttabile, che non lascia dubitare della  mente  di S. Tommaso si è, che l' intendere S. Tommaso contro la
(che anche l' ignora), ma è cosa che esiste solo nella  mente  e nella volontà di Dio. Mancando dunque nel bambino un
la relazione di cui si tratta, può esistere bensì in una  mente  che col pensiero abbraccia nello stesso tempo e il bambino,
le battaglie della libertà, dell'industria, ma senza por  mente  alla necessità di progresso e di associazione, inseparabili
facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra  mente  ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo
che temporali; cioè onesto e moderato sollievo, tenere la  mente  lontana da quello che rattrista, occuparci di cose
avere la soluzione di que' dubbi che possono nascere nella  mente  contro i dogmi particolari della Fede ». Sciolto e vinto un
ed è, che « la Religione cattolica è vera ». Quando la  mente  sia persuasa di questa verità generale (e dee bastare anche
agli altri studi speculativi, che facilmente esaltano la  mente  e inaridiscono il cuore e sono tanto meno importanti per l'
ed acquistare. - Finalmente cerchi di provvedere la propria  mente  di tutte quelle tante ragioni che dimostrano quanto sia
coll' orazione. Tanto gli stava a cuore imprimere nella  mente  de' suoi discepoli la necessità della missione divina per
le belle lettere possono non poco giovare a rendere sana la  mente  e religioso il cuore, se si fa ben conoscere come elle sono
di Dio, e dell' inferno. E a ribadire queste in  mente  con frutto, gioverà assaissimo l' avere persone atte a dare
insegnata, dove solo è la pace, il gaudio e la gloria della  mente  umana e la speranza dell' eterna felicità, io ho sottoposte
desiderio di uniformarmi colla più saggia esattezza alla  mente  del Sommo Pontefice, pregai lo stesso Mons. Corboli di
fermerò qui: vorrei prima conoscere più esplicitamente la  mente  di Sua Santità. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.49
parli aperto e senza riguardi, ma nello stesso tempo con  mente  fredda , protestando di non voler altro che il bene e l'
la stessa cosa cercando prima di tutto di ben intendere la  mente  del Superiore, poi studiando il modo migliore di eseguirla
molto e risolutamente in tutto quello che distrae la  mente  e si oppone al detto stato di raccoglimento e di presenza
certamente colla grazia divina: 1 Se concepirete colla  mente  l' eccellenza della carità del prossimo, a cui la divina
fare): quelle che facciam al presente, stavano davanti alla  mente  divina prima che morisse suo figlio, e da tutta l' eternità
corrigere est nefas ». Del rimanente a me passò per la  mente  che vi potesse recare qualche sollievo il fare qualche
vi ci ha condotto. Dar opera diligente ad arricchire la  mente  di santi pensieri, l' anima di santi affetti e la volontà
ubbidienza. E non è già necessario di occupare la nostra  mente  di pensieri sull' avvenire, e di domandare a sè stessi che
l' Istituto otterrà in voi il suo fine. Scrivetevi bene in  mente  il semplicissimo fine dell' Istituto, salus et perfectio
che poco anzi risplendevano di tanta luce alla vostra  mente  e nutrivano il vostro cuore di tante speranze: « Tu sei
aspettare ampia e ricca di cose, specchio di una gran  mente  e di un animo buono e gentile come dee esser quello dello
mia persuasione? vuol che Le faccia conoscere quanto la  mente  mia chiaramente prevede dover avvenir da quest' aggressione
di GESU` sia stata forse la cagione che vi ha inalberata la  mente  fino a giudicare della condotta di quello che dovete
nelle divine Scritture. E perchè dipingerci innanzi alla  mente  quello che non sappiamo e che Iddio ha voluto celarci? e
cosa insomma desiderabile, non è ancora che formarcene in  mente  un' idea imperfettissima; vincendo la realtà di quello
valor delle cose: vorrebbe che noi potessimo uscir colla  mente  e col cuore dai limiti di questo mondo sensibile, e che
ci fu tolta; se all' improvviso ella ci si affaccia alla  mente  come per dirci che non c' è più, che non la rivedremo mai
mondo; ed anzi più quel primo, se ha più virtù, standomi in  mente  l' amore che portava Gesù Cristo ai poveri ed agli
generalmente parlando, la sottomissione della nostra  mente  è il primo requisito di un buon religioso. Non gli
ripeto; non vogliamo fare gran cose: nè ci imbarazziamo la  mente  nel futuro. Il Signore sia quello che ci induca, anche che
di grande e di stimato può avervi secondo il giudizio della  mente  umana, perchè nella intera nostra abbiezione, nel nostro
qualche volta anche cadde; come quando Ella si è messa in  mente  che fossero venute lettere da Milano sul conto suo, e
inimico ed è questo. Egli si sforza di stornare la sua  mente  dal pensare e ben conoscere i propri difetti, conducendola
genitrice di Dio e nostra, l' animo si tranquilla e la  mente  si rasserena, a parlarne si diffonde la letizia, e a
stesso avviso; e parmi che così ci uniformiamo meglio alla  mente  del Santo Padre Pio VIII di santa memoria, che m' ha
di S. Paolo. Non so poi come possa essere loro venuto in  mente  di ricorrere a me, come fanno nella loro lettera; perchè io
Oh qui conviene che semplifichiamo, e sinceriamo la nostra  mente  e il nostro cuore, poichè qui sta tutta la semplicità della
apparentemente religiosi! No, no, cacciamo dalla nostra  mente  tutto quell' ingombro, cacciamo dal nostro cuore quelle
importante la prudenza e la semplicità. Calcategli ben in  mente  che Iddio non ha punto bisogno di noi miserabili per fare
tutti i nostri; salutatemeli nominatamente . Ho in  mente  di scrivervi in un' altra lettera le mie ragioni per le
Apostolo stesso. E se siamo in cielo collo spirito, colla  mente  e coll' affetto, che sarà per noi mai questo mondo
siate sempre aiutati a rammentarvi ed avere vive nella  mente  quelle grandi verità che già sapete, le quali formano le
avvertendo però, che in generale quella parola, secondo la  mente  di Bajo, talora significa un libero7positivo , un atto,
Ma la frode riuscirà troppo palese a ciascuno, che ponga  mente  alla connessione delle sue parole e alla sconnessione dei
danno. E, onde raccolgono questa lor conclusione? Se si pon  mente  al modo del lor ragionare, non da altro, che dalla
due altri argomenti, atti a finire ogni question sulla  mente  di S. Agostino intorno alla qualità del guasto, che di
gli altri argomenti moltissimi convincer possono della vera  mente  di S. Agostino, a cui s' attiene la sede Apostolica, tutti
il che sarebbe un atto, perchè il giudizio è un atto della  mente  e la conversione nel bene è un atto dell' affetto; nè niuno
i Concili che [...OMISSIS...] ; avendo la stessa gran  mente  di S. Agostino confessato che, [...OMISSIS...] ; deve pur
S. Tommaso comprende più cose: 1 l' elevazione della  mente  a Dio soprannaturalmente conosciuto: 2 la rettitudine
parte della giustizia originale cioè la sommissione della  mente  a Dio, era per essenza sua personale. Egli è di qui che s'
sua condizione sentirebbe la pugna della carne colla  mente  [...OMISSIS...] , questo non determina ancora il grado
Ma abbiamo veduto rispondendo alla quarta obbiezione, esser  mente  di S. Tommaso, che coll' insubordinazione della volontà a
altro argomento validissimo, per conoscere intorno a ciò la  mente  di S. Agostino, si è l' osservare com' egli rispose ad una
de' gratuiti favori? Ma non venne e non potea venire nella  mente  d' Agostino una tale risposta, e in quella vece rispose
. Ma dubito però assai, che, senza la grazia, possa la  mente  d' un uomo sollevarsi a sì alto pensiero di domandare al
. Di più la passione sensitiva, dice S. Tommaso, trae la  mente  a fare de' torti giudizii sul valore delle cose, e quindi
abbattono ad alcuna di quelle differenze per confondere la  mente  de' suoi lettori s' accendono di zelo e con una cotal piega
nell' essenza dell' anima, non pur distinguibile colla  mente  nostra dall' altre potenze; 2 La stessa potenza che già
Razionalismo teologico e di devozione. Ma i principii della  mente  prevalgono alle abitudini della vita; e cresciuti quelli
colla mente, essendo un principio, un pensiero che nella  mente  risiede. Le quali riflessioni potrebbero per avventura
naturali, e vive secondo l' equità e la giustizia, la sua  mente  essendo più serena, il suo cuore più retto, conoscerà Iddio
che il convertirsi di cuore a Dio, e il regolare la vostra  mente  colle regole sante dell' Istituto, che sono quelle di Gesù
mai e poi mai meno la confidenza in Dio. Scolpitevi nella  mente  queste due massime: 1 che non c' è mai nessun motivo
se non ci sia nel mezzo di tutti questi uomini una  mente  sola, o individua o collettiva, che produca quest' ordine,
cristiano cattolico. Ciascuno uomo adunque deve pensarci a  mente  tranquilla, facendo tacere le prevenzioni, e gli sarà
una causa sufficiente a spiegare come sia potuto cadere in  mente  umana il sistema della legge civile atea. La legge atea fa
una passione rea e truce, che perverte, agita, disordina la  mente  del legislatore medesimo, e in appresso lo rende subdolo,
animo che un ateismo senza odio, rimarrebbe ancora nella  mente  sufficiente calma per intendere che il governo civile,
di abolire la Religione. Senza quest' astiosa passione la  mente  tranquilla del legislatore intenderebbe, che le cose che i
in Milano l' opera presente, con una disposizione di  mente  e di animo risoluto a non ricevere alcuna influenza dallo
di barbarie, di rozzezza, d' ignoranza, a niuno viene in  mente  che gli atti del governo possano soggiacere a qualche
ceduto il luogo alle vie di diritto. A niuno viene in  mente  nè manco la possibilità di guarentigie che possano esser
date dall' autorità suprema al popolo: a niuno viene in  mente  di domandarle: tutti sentono il bisogno di ricevere una
tratto pel malore del momento; ma non si sollevava la sua  mente  a considerarlo con un po' più di generalità a vedere che in
idea che era entrata nelle famiglie più doviziose e nella  mente  dei più vecchi, che riguardavano come una pericolosa novità
tutti i diritti, perchè ciò era sopra le forze della umana  mente  e della umana virtù; che, perchè la Società fosse
avere il diritto di darne più che un solo; perchè ha una  mente  sola, una volontà sola, ed è un uomo solo. Finalmente egli
questo stato di distinzione le verità sono percepite dalla  mente  umana confuse insieme, per modo che di molte si fa una sola
. Ciò fecero collo stabilire un Senato che fosse come la  mente  della Repubblica: e come tutto ciò che fecero nella Società
non già come un' aerea fabbrica quale suol uscire da una  mente  che spazia fra gli immensi campi del possibile senza
politiche apparisce dal non esser giammai venuto in  mente  di dare a tali giudicii una forma regolare. Il giudicio
quando sia costituito un Tribunale che quasi voce e  mente  del popolo stesso giudica a nome della verità che il fatto
ritrova quanto ha il cuore più ignudo d' altri affetti, la  mente  più libera, e l' animo più generoso. Le classi adunque de'
nudità d' animo, quella tranquilla imparzialità, quella  mente  pura e ferma nè ammollita dalle delizie, nè invanita dalle
in Milano l' opera presente, con una disposizione di  mente  e di animo risoluto a non ricevere alcuna influenza dallo
di barbarie, di rozzezza, d' ignoranza, a niuno viene in  mente  che gli atti del governo possano soggiacere a qualche
ceduto il luogo alle vie di diritto. A niuno viene in  mente  nè manco la possibilità di guarentigie che possano esser
date dall' autorità suprema al popolo: a niuno viene in  mente  di domandarle: tutti sentono il bisogno di ricevere una
tratto pel malore del momento; ma non si sollevava la sua  mente  a considerarlo con un po' più di generalità a vedere che in
idea che era entrata nelle famiglie più doviziose e nella  mente  dei più vecchi, che riguardavano come una pericolosa novità
tutti i diritti, perchè ciò era sopra le forze della umana  mente  e della umana virtù; che, perchè la Società fosse
avere il diritto di darne più che un solo; perchè ha una  mente  sola, una volontà sola, ed è un uomo solo. Finalmente egli
questo stato di distinzione le verità sono percepite dalla  mente  umana confuse insieme, per modo che di molte si fa una sola
. Ciò fecero collo stabilire un Senato che fosse come la  mente  della Repubblica: e come tutto ciò che fecero nella Società
non già come un' aerea fabbrica quale suol uscire da una  mente  che spazia fra gli immensi campi del possibile senza
politiche apparisce dal non esser giammai venuto in  mente  di dare a tali giudicii una forma regolare. Il giudicio
quando sia costituito un Tribunale che quasi voce e  mente  del popolo stesso giudica a nome della verità che il fatto
ritrova quanto ha il cuore più ignudo d' altri affetti, la  mente  più libera, e l' animo più generoso. Le classi adunque de'
nudità d' animo, quella tranquilla imparzialità, quella  mente  pura e ferma nè ammollita dalle delizie, nè invanita dalle