Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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goduto più di lei. E` vero, noi non siamo santi; ma a  me  dispiace quando alcuno mi fa questa obbiezione, ed io
questa mia appositamente acciò ne lo scacci da voi, e in  me  riguardiate sempre il più amoroso fratello, il più tenero
ama, anzi vogliate conoscerli, e, conosciuti, riamateli. A  me  certamente nulla è più dolce che di amare gli amici, anzi
nostris »; altrimenti dovrei con queste parole condannare  me  stesso. Ah! parmi già che riconoscerete in questi miei
quel libricciuolo latino in uso degli ecclesiastici. Io per  me  credo che sia un libro eccellente, e che avrà smercio, un
e l' hanno usata con un guasto orribile. Perchè, diceva fra  me  stesso, non potranno i fedeli cattolici opporre armi ad
una direzione assai meditata. Ad ogni modo Ella ci pensi, e  me  ne scriva. Alle cose buone è lodevole il solo pensare. Le
lagnarsi, si lagni con se medesimo, che si è mostrata con  me  affabilissimo. Io pensai di fare il mio conto, e di
mi incumbe. Se poi l' aiuto che Ella dice volere avere da  me  fosse qualche sovvenzione in danaro, in assistenza di quei
1.22 Una lettera di amicizia da Lei sarebbe stata per  me  cosa gratissima. Ma Ella, scrivendomi, ha congiunto all'
di modi di oppugnare salutarmente la moderna incredulità. A  me  stesso, per quella poca conoscenza che ho del mondo, pare
lavori. Non dubiti adunque di mettersi all' impresa, ed io  me  ne tengo sicuro. A proposito degli autori apologisti che
leggendola come posso, essendo in un lingua pochissimo da  me  conosciuta. Quantunque tratti in gran parte di materie
all' eseguimento degli opportunissimi suoi pensieri, e  me  ne comunichi di mano in mano i prospetti. [...OMISSIS...]
bisogni generali della Chiesa di Dio. Così da gran tempo io  me  la ho ideata, prima che avessi l' onore di conoscere Lei; e
l' onore di conoscere Lei; e ne tengo scritto un piano da  me  formato allora, che però conosco essere stata una vera
però conosco essere stata una vera temerità lo scriverlo da  me  privo d' ogni lume e di ogni esperienza. Desidererei
Il sentire il principio di questa santa sua impresa a  me  fu d' incredibile consolazione, perchè ne spero ogni bene:
Carità . Rispetto a questi non posso tacere che sommamente  me  ne piace lo spirito; nel che mi piacerebbe però ancora una
in vece di penetrare ne' sentimenti che esprime. Ora a  me  parrebbe la più utile cosa del mondo, se una società di
con questo lo spirito in generale della divozione a  me  carissima. La supplico di non credere che ciò abbia detto
debito di scriverne a V. S. Illustrissima, che sacro per  me  l' ha reso, non che dilettevole. Infatti presso di Lei fu
uniti contro de' buoni, perchè « qui non est mecum, contra  me  est ». La ragione è intrinseca. Tutto quello che è fuori
e questa occulta, ma verissima consensione di animo fra  me  ed infiniti altri, che ancor non conosco, sparsi per tutta
[...OMISSIS...] 1.25 Che cosa avrà mai detto di  me  la veneratissima signora Marchesa, veggendo che io nulla
Figliuoli della Carità . Vostra signoria illustrissima non  me  n' ha detto più nulla nell' ultima sua lettera, ma crede
a Dio; ho mutato pensiero circa la società di laici da  me  proposta: sono venuto al tutto nella sua opinione: giova
e le vedute ordinarie dell' umana prudenza. Io ho in  me  stesso una ferma credenza, che tutti i santi Institutori
onnipossente e trionfatrice di tutte le cose; e per  me  credo fermamente, che Iddio vorrà procacciare alla sua
Ma ella avrà considerato il secondo de' quattro articoli da  me  propostile; nel quale apparisce che nell' Istituto
dell' Ordine, da ogni esteriore risguardo. Nell' abbozzo da  me  posto ne' quattro articoli non sono comprese naturalmente
mi ripete, è pieno di pericoli. - Appunto per questo, a  me  pare, ha bisogno di maggiori aiuti e precauzioni. Quale
non penetri nell' interiore un sottilissimo orgoglio, che a  me  fa più paura di tutte le esteriori dignità. Non dico questo
di se stesso sopra il proprio grado, assai più pericoloso a  me  pare che il religioso semplice insegni al pastore che non
Attendendo a questo sentimento, ella vedrà quanto a  me  piacciano quelle sue parole, che la Congregazione, di cui è
mi parrebbe che vorrei ordinare questa Comunità, ed Ella  me  ne ha incoraggiato. Ora, prima di cominciare cosa alcuna,
aveva detto: « Quando io sarò esaltato da terra, trarrò a  me  tutte le cose ». L' opera dunque della divina Provvidenza
con quelle parole: « Lasciate che i pargoletti vengano a  me  », e dà un luogo distinto fra le opere caritative a quella
loro vien fatta. Ci persuadiamo di questo quando, come a  me  è avvenuto più volte in Italia, ci abbattiamo in alcune
dice così: [...OMISSIS...] Ella però dirà che se io  me  ne vo di tal passo più tosto Le mando un trattato che una
Angeli impassibili, noi omiciattoli pieni di infermità! Per  me  quanto più la studio, caro amico, e più intimamente me ne
Per me quanto più la studio, caro amico, e più intimamente  me  ne persuado. Ella è un' amica, ella è una madre pietosa che
Italia? Se veniste a Genova, un solo avviso basterebbe che  me  ne deste, perchè io volassi ad abbracciarvi. Scrivetemi, ma
il vostro cuore ardente di amor di Dio e fatto per lui! A  me  non torna più meraviglioso il vedere l' uomo di tai
lecito tanto dire, de' pretoriani di Cristo. Tuttavia Iddio  me  chiama ad altro; e sapete quanto si debbano attentamente
sembrano però assai rari), e sono: 1 Se nella opinione da  me  abbracciata, dopo spogliato me stesso dell' amor proprio,
sono: 1 Se nella opinione da me abbracciata, dopo spogliato  me  stesso dell' amor proprio, trovo che c' è l' evidenza ,
nuove, e più di tutto riceverle da voi stessa. Questo è in  me  naturale, ma spero che sia radicato ancora nel Signore,
portato dalla natura, o meno inclinato dall' abitudine. A  me  sembra che il primo e principale requisito per conoscere la
monte di Domodossola; dalla descrizione che io ne udii, a  me  pure sembra così. Desidero di visitarlo, ma non ora. Vi
una correzione fraterna sopra qualche difetto che avrete in  me  scoperto nel tempo che siamo stati insieme, mi farete la
ho proposto; così spero pure che voi vorrete comunicare a  me  tutto ciò che avrete pensato sopra il detto argomento.
salutarmeli caramente, e di fare loro sapere, che hanno in  me  una persona che gli ama nel Signore, e che prende tutto l'
tutto; giacchè nulla ora sento onde confidi in  me  stesso ». La stessa trepidazione, la stessa mancanza di
approfondarci! Quanto io desidererei che il Signore  me  li facesse penetrare tutti, perchè colaggiù manderei un
[...OMISSIS...] 1.27 La ringrazio della cara memoria che di  me  conserva, e così pure ringrazio il nostro amico nel Signore
è universale, e non mi pare potersi applicare al caso, che  me  l' ha fatta profferire. La mia coscienza e l' amicizia
ai vostri incomodi, ho inteso quali sieno, giacchè voi  me  li avete esposti con tutta chiarezza. Ma consolatevi, mio
amici, ricevo una grande consolazione pel modo nel quale  me  li narrate. Voi ne benedite il Signore e non desiderate che
non ci stanchiamo di dire: « Bonum mihi, quia humiliasti  me  ». Offeriamo a lui tutti noi stessi; ma specialmente
la data de' trenta gennaio, e non tardo maggiormente a  me  stesso il piacere di rispondere, e rispondendo d' essere
che essa le suggerirà: la supplichi che suggerisca anche a  me  ogni cosa, che voglio fare tutto ciò che essa mi suggerirà:
precedente alle Ceneri: di tutto sono contento fuorchè di  me  stesso. Ho un compagno meco, ma non ancora il Loewenbruck:
essere generosi con tanta bontà. O potremo noi esserlo? A  me  pare una parola molto vana parlare di generosità con Dio;
lascia all' oscuro. Mio carissimo, vi dico il vero, io per  me  non ne dubito, e spero nella sua infinita misericordia che,
legge: a lui essere totalmente mancipato e schiavo. Oh  me  felice, se potessi infinitamente a questo suo volere
ma la divina Provvidenza, colle circostanze esterne,  me  li offerisca. Chi mi domandasse poi, se io voglio ricusare
quando la divina Provvidenza, per le circostanze esterne,  me  li offerisse, io non oserei parimenti rispondere di sì: ma
quali mi tiene accompagnato e svegliato, e rivela in parte  me  stesso a me stesso. La rivelazione compiuta non vi sarà che
accompagnato e svegliato, e rivela in parte me stesso a  me  stesso. La rivelazione compiuta non vi sarà che colla
come letterato forse unicamente o come bibliotecario. Io  me  ne congratulo con voi. Maria Ss., Sant' Ignazio, S. Luigi
aver in voi cominciata. Pregate dunque anche per me, per  me  povero peccatore. Io passerò da Brescia sulla fine di
tal pensiero privo di solide ragioni, parlò della cosa con  me  in modo risentito, e prese anche la risoluzione da se
le cose costì seguitano bene. Il Cardinale Morozzo, da  me  veduto ier l' altro, si mostrò contento delle cure che vi
capo nostro, ma dietro la sua adorabile Provvidenza. Io per  me  vi assicuro che ho vergogna a parlarvi; perchè sento pur
non ne ho fatto che un poco l' anno scorso, ma il Signore  me  lo farà finire quando a lui piacerà; per altro da patire e
che io vi dica che, se la somma è forte, io non  me  ne smarrisco, se ella è proporzionata alle mie forze, e che
Chiossi, a Pietro, all' Arciprete, e a tutti quelli che di  me  cercassero. [...OMISSIS...] 1.29 Vi scrivo per notificarvi
che gli presentai: mostrando già di conoscere certe cose da  me  scritte, e di averle lette. Mi ingiunse di continuare ad
per altri amici e benefattori dell' opera; ed egli  me  la diede con tutta l' espansione e l' allegrezza,
studi ecclesiastici. La composizione dei libri il Papa  me  l' ha ingiunta espressamente: facendomi intendere che
fermezza in tutto ciò che si opera. Per carità raccomandate  me  particolarmente al Signore, perchè sono un miserabile in
Gesù, e gli altri due nostri fratelli. Dite mille cose per  me  al nostro ottimo Canonico Capis; dite che ho continua
perchè credo che così sia la volontà divina: e voi stesso  me  n' avete consigliato saviamente. Lo stesso mi consigliano
1.29 Ecco vi restituisco tre anime carissime che  me  abbandonano. Quanto ne sento la separazione! Era veramente
io vi posso dire di questi due vostri nipoti, tanto a  me  cari e preziosi. Il padre suo sta trepidante sull'
da sperare. Amatemi come fate, salutate tutti quelli che di  me  si ricordassero; ed anche voi pregatemi dal Signore la
me. Io non celebro il santo Sacrificio che per voi, e per  me  indegnissimo peccatore, acciò Iddio ci salvi, e ci faccia
voi presa colle vostre riflessioni di dir queste cose,  me  la date ancora di considerare in me stesso e l' infermità
di dir queste cose, me la date ancora di considerare in  me  stesso e l' infermità della carne e il debito della
e li toccherò e converserò con loro liberamente fino che a  me  piace, perchè essi saranno la mia delizia, senza che io li
i miei più teneri saluti. La morte della Marchesa Patrizi  me  l' avea scritta già il Conte Mellerio da Albano. Anche qui
perchè non ci poteva esser nulla di dispiacevole, come a  me  sembra, in una gita autunnale, anche venendo conosciuta: di
ed in Maria nostra tenera madre. Abbracciate pure per  me  il signor Quin. Abbiate cura della vostra salute, e
ma in quel poco tempo s' odono le parole della vita. Io per  me  vi conforto a farlo quanto so e posso, e spero che ci
originaria, e per questo da piangere e da sclamare: « quis  me  liberabit de corpore mortis huius? » ma credo ancora che
espressione che mi fa tanto arrossire e vergognare di  me  stesso, e chiamatemi fratello, se così vi piace, che me ne
di me stesso, e chiamatemi fratello, se così vi piace, che  me  ne trovo io anche troppo onorato: ma via, per amore poi
che ogni dì s' acquisti nelle virtù religiose: io solo  me  ne resto come uno scoglio resistente al mare delle divine
mare delle divine misericordie. Ah per carità pregate per  me  in particolare! Saluti a Don Giulio in osculo sancto .
un parere su questa cosa e sul suo stato futuro; perciò non  me  ne pento. E giacchè Ella così vuole, Le aggiungerò
la protezione dell' Apostolo S. Paolo; e per quanto essi  me  ne dicono nella loro lettera, e Molinari a voce, non mi
e la scuola sempre gonfia di questo secolo! « Venite ad  me  omnes », diceva appunto per questo Gesù Cristo. In somma l'
per tutti noi: io celebro ogni giorno messa unicamente per  me  e per gli miei cari compagni. Li ringrazio della nota de'
la nostra piccola società: egli sia lodato in eterno. Io  me  ne devo restare qui qualche poco per affari appunto della
e gran dolore aveva provato del dolor vostro e suo. Ora  me  lo confermate e con più vivi colori. Io non so se non
altro, se non che tutte queste cose che già sapete, e che  me  pure confortano, riusciranno di tanto maggiore alleviamento
che della sua amatissima Madre, nostra gloria e letizia. Io  me  ne congratulo con voi, io ne ringrazio il cielo, io vi
cose che sono bensì proprie de' santi, ma non di  me  miserabilissimo peccatore, e se anche ai peccatori Iddio
ai peccatori Iddio manda di tali vocazioni straordinarie, a  me  però non le mandò punto. Egli è bensì vero che a Dio non si
in altra, dove non giungessero le mie forze; ma farmi da  me  stesso una legge di non estendermi fuori di certe opere
gli altri religiosi Istituti. - No, certamente: Dio  me  ne guardi; ma si viene bensì a dire che i santi Fondatori
il dover partirvi dal Calvario era urgentissimo , come voi  me  lo descrivete, a segno che un sol giorno di ritardo poteva
in cui era la casa. Ma io non voglio, mio caro, che con  me  usiate simiglianti riguardi e simiglianti delicatezze: amo
intendere le mie parole. Perocchè, o voi convenite con  me  nel non cercare nè provocare in nessun modo, nè
et exaudi me, quoniam inops et pauper sum ego ». Anche per  me  innalzino la loro voce, il più povero di tutti, ROSMINI p..
sebben così povero d' ogni bene, che ho vergogna fino di  me  medesimo a prometterglielo, pure non mancherò di farlo per
udirete nel giorno estremo: « infirmus eram, et visitastis  me  »! Certo non vi può essere via più sicura e preziosa di
questa è cosa vostra personale. Il Vice7superiore  me  ne farà uno anch' egli; ma non dovete comunicare insieme;
sua cooperazione ed appoggio, e possa io sperare che Ella  me  lo presti di tutta sua persuasione. Io credo che l' opera
siano prontamente ultimati, com' è necessario, non  me  lo permettono, ma richieggono che mi trattenga ancora
eterno. Ego elegi vos »; non fu scelto da loro: « non vos  me  elegistis »; sicchè l' uomo in quest' ordine soprannaturale
io non mi ricuso; e scrivo al conte Salvadori di dar per  me  quella somma maggiore ch' io posso. Dopo di ciò però
e quelle sue parole: « lasciate che i pargoletti vengano a  me  »; come pure quelle altre: « chi avrà scandalezzato uno
compagni; ma che delle varie cagioni ed occupazioni talora  me  lo impediscono. Ora ritornato da un viaggetto che ho dovuto
concedermi una tanta consolazione; spero tuttavia che  me  la concederà almeno all' aprirsi della nuova stagione. Per
la cara mansuetudine di Gesù Cristo. « « Imparate da  me  che sono umile e mansueto di cuore » »: oh quanto sono
A quando a quando scrivetemi, e contate d' avere in  me  un amico. Vorrei che mi traduceste in bella lingua francese
come dico, sarebbe ancora il minimo male; il più grande per  me  sarebbe quello di veder voi tirato in un abisso, e per
il vostro Superiore legge le lettere vostre quando sono a  me  dirette. Tuttavia, perchè non manchi mai un segno di
darete a lui aperte le lettere che mi scriverete, ed egli  me  le spedirà senza leggerle. In tal maniera, nel tempo che si
Istituto, e non vi potranno mancare i consigli che da  me  bramerete su tutte le cose; si conserverà insieme la piena
» del Tommasini e in molti altri sani scrittori. Tuttavia a  me  sembrava molto desiderabile, nelle circostanze de' nostri
convivere almeno con due altri suoi correligiosi, io per  me  lo veggo assolutamente indispensabile al conservamento
Noi siamo fratelli, e non dovete mai pensare di vedere in  me  un tribunale temporale. Dovete desiderare che tutto mi sia
quando bramerete sinceramente, che i vostri difetti sieno a  me  conosciuti per vostro bene, allora avverrà che non istarete
Collo stesso spaccio di posta il conte Cesare Castelbarco  me  ne fa conoscer la perdita. Io m' immagino quanta sia la
così dire, comuni. La mano di Dio toccando voi, ha toccato  me  pure. Questa mano sapientissima e onnipotente, che ha fatti
Collegio, il Santo Padre stesso, di cui è l' organo? A  me  sarebbe facile, e più facile sarà certamente a voi, di
obbligo preciso di rimanervi nell' Istituto: dunque per  me  conchiudo decidendo, che non avete peccato. Ma che cosa è
la giudicherei soddisfacente; ma direi: « qui autem iudicat  me  Dominus est »: convien pensarci come se fossimo in punto di
luogo? Ma voi, senza scrivermi, avete fatto un passo che a  me  cagionò sommo dolore, somma sorpresa a cotesto Monsignore,
ma ben anco v' invito a ciò fare, e credo che la carità  me  lo imponga. Io vi scongiuro a fare orazione, a pensare alla
sapendo spiegare un tal prodigio: « omnia possum in eo qui  me  confortat ». Qui batte la gran dottrina di san Paolo, che
prego di continuarmi la sua cara benevolenza, e comandi a  me  come ad uno che la stima e l' ama... [...OMISSIS...]
la forza di quelle parole dette da Cristo, « qui vos audit,  me  audit ». Le quali parole del divin Maestro sono per vero un
l' oracolo dell' infallibile verità: « Nemo potest ad  me  venire, nisi Pater traxerit eum ». Che se il Padre, udendo
« Introduzione » della sua « Storia Universale », letta da  me  e trovata quale mi aspettavo, e più ancora che io non mi
essermi io arreso al suo cortese invito! Ella non vuole da  me  udire prette lodi, ma mi dimanda un parere, delle
che il suo senno Le suggerirà. Io son certo che le cose da  me  dette non tolgono all' opera sua l' esser un gran monumento
per la massima mia santificazione e beatitudine se io  me  ne approfitto. Essendo Iddio infinitamente buono, debbo
come posso (ma senza ansietà e turbazione), a vincere  me  stesso e far le cose perfette; e mi riesca o no di farlo
mia carità. Per l' opposto debbo diffidare infinitamente di  me  stesso, di tutti i miei giudizii, e pospormi a tutti in
Se io fo un atto generoso e santo, sono certo che non  me  ne pentirò mai: sono certo, che gli effetti di quest' atto
bene ad ascoltarli, e ad andare, perchè « qui vos audit,  me  audit »: ma se volete andare da voi stesso, o cercate che
disturbare le anime coll' apparenza del meglio. Fate per  me  una santa comunione, e ogni qualvolta abbiate bisogno di
lungo in questa mia di quello che avrei voluto: se troppo,  me  ne scusi. Ma sopra tutto preghi il Signore anch' Ella (come
ed io non ho mai fatto dei miei ragionamenti (Dio  me  ne guardi!) il sostegno e l' appoggio della mia credenza,
deciso quest' infallibile autorità, ciò proverebbe bensì in  me  dell' ignoranza e della fallacità di giudizio, ma non per
e il testimonio interiore dell' animo mio depone in  me  stesso, ed a Lei ingenuamente confido. L' autore dell'
altri sopra nominati, e in questa vista veramente furono da  me  scritte. Ma Ella ritenga sempre, che questa mia persuasione
credete che io abbia fatto. Ma io protesto che questa è per  me  una ragione che non val nulla; giacchè, per grazia di Dio,
di Dio, non mi curo nulla delle ingiurie personali, nè  me  ne sono mai curato. Laonde se non avessi temute le
Per ottenere questo bene non si deve mentire, che Iddio  me  ne guardi! ma della verità si deve dire quella parte che
fare del bene al mio avversario, io credo che sia questo da  me  adoperato, e di cui nostro Signore e tutti i Santi ci hanno
e che, se non provano le vostre ragioni, prova però a  me  moltissimo il sentimento, che in voi ha prodotto la lettura
di quelle due parole lasciateci da Gesù: « qui vos audit,  me  audit »! Quanto poi alla grazia che mi domandate di essere
cara e pia vostra conversazione, benchè sì brevemente da  me  goduta, che ne ho sentito, ve n' assicuro, la mancanza. La
lasciano qualche speranza di riuscimento. Questa speranza  me  la danno tutti quelli che nella prima prova dichiarano e
di N. S. Gesù Cristo, il quale dice: « et venientem ad  me  non eiiciam foras »: parole che ci mettono davanti a questo
secondo la carne, e anche idioti. Vi assicuro che a  me  è tanto caro il più semplice e plebeo dei nostri fratelli,
[...OMISSIS...] 1.42 Sentendo i vostri sentimenti, quali  me  li esprimete nella lettera vostra, e la fiducia che Iddio
tutti i nostri nemici? non diremmo: « si exurgat adversum  me  praelium, in hoc ego sperabo »? Non ci lasciamo adunque
« Quoniam tu Domine singulariter in spe constituisti  me  ». Chi spera è forte, chi spera può tutto; quest' è àncora
di Dio medesimo, senza distinzione di persone. Per  me  starei certo che se nell' Istituto vi fosse anche un
« Non si turbi il vostro cuore: credete in Dio e credete in  me  ». «(Giov. XIV). » Un altro segno per distinguere i sottili
particolari che si oppongono alla verità generale da  me  conosciuta: voglio credere fermamente a tutto ciò che la
alla verità conosciuta, e mi rendo ingrato a quel Dio che  me  l' ha fatta conoscere. Oh qual benefizio infinito non è mai
potremo agli eccessi di questo amor divino corrispondere. A  me  pare d' avere troppo conosciuto il cuore di Lei nella breve
e per questo non mi sfiducio, benchè se dovessi pensare a  me  stesso, sarei disperato. E se io spero tanto, benchè del
lo volle, e però quello che sarebbe in se stesso temerità,  me  lo cangia in obbedienza. Le bacio la mano e La prego di
si potrà con piccoli passi ma sicuri giungere al molto. Io  me  Le offerisco tutto alla sua ubbidienza, e mi troverà sempre
temerità, arroganza, inganno deplorabile che farei a  me  stesso ed a voi. Che se il Padre celeste, esaudendo le
sono nella potestà di Dio, e le vostre preghiere fatte a  me  non potrebbero accelerarli: Iddio suole mandare i banditori
mature alla messe! Vi ripeto adunque che, col rivolgere a  me  le vostre preghiere, non potete accelerare il giorno
ne prego voi per l' amore che voi portate a Maria. Io per  me  non solo veggo che la divina Scrittura favella sempre in
e pio autore dell' articolo, dove è scorsa la frase che a  me  e a voi pure, son certo, mal suona, non possono dispiacere
suo; e penso che ciò Le basti. Non cessi di pregare per  me  e pei sommi bisogni miei propri e di quelli che meco
deve incenerire l' olocausto. « « Chi vuol venire dietro di  me  prenda la sua Croce » », e la croce è il supplicio dove
suffragarla, se mai di suffragi avesse bisogno. E quanto a  me  ben Le prometto, mia ottima Signora Contessa, che lo farò,
mio cuore che brama farle conoscere quanta consolazione in  me  e in molti de' miei amici ne abbia prodotto la lettura. La
lui da Roma. Manzoni mi recò la lettera di Phillipps, che  me  lo raccomandava, qui a Stresa, e mi duole di non aver avuto
tante occasioni nelle quali avremmo potuto offenderlo. Per  me  ne giubilo, e non ho lingua da ringraziarnelo a
le benedizioni sopra di esse. Ecco l' indirizzo che do a  me  stesso, e che do a voi, mio dolcissimo: [...OMISSIS...]
occidentali. 2 Le parole di Gesù Cristo: « qui vos audit,  me  audit »; le quali furono costantemente intese anche dell'
il tenore della venerata sua mi abbia fatto arrossire di  me  medesimo, ma ubbidirò senza proemio al suo desiderio,
colla quale mi dichiarava, che la Santità Sua lascia a  me  la libertà di scegliere il luogo dove dovessi condurmi in
i lumi da poter conoscere tutto ciò che nelle opere da  me  scritte potesse dispiacere al divino dispensatore dei doni,
Chiesa e la salute delle anime; e questo stesso sentimento  me  l' ha infuso Egli per pura sua bontà. Qualunque decisione
Sede, quale per grazia di Dio sono sempre stato di cuore, e  me  ne sono anche pubblicamente professato, io le dichiaro di
piaghe » quanto quello della « Costituzione », senza che a  me  venga comunicato il motivo o la ragione della proibizione.
Iddio con noi, « quis contra nos? Si consistant adversum  me  castra... in hoc ego sperabo ». Acciocchè poi voi vediate
dona una pace perfetta, e spero nella sua misericordia che  me  ne continuerà il dono, com' io ne lo prego, e voi altri
preghiere e conosce i bisogni della nostra infermità, non  me  ne avesse protetto misericordiosamente colla sua grazia, e
avesse protetto misericordiosamente colla sua grazia, e in  me  sostituito al mio disordine umano il suo ordine divino.
pensieri: l' uno che so di certo che tutti si uniranno a  me  nella sottomissione e nella docilità, baciando anche la
le quali sicuri e fidenti troveranno ricovero. In quanto a  me  dirò sempre: « Tollite me et mittite in mare, et cessabit
troveranno ricovero. In quanto a me dirò sempre: « Tollite  me  et mittite in mare, et cessabit mare a vobis: scio enim ego
et cessabit mare a vobis: scio enim ego quoniam propter  me  tempestas haec grandis venit super vos . » Sto anche
la fuga del Papa da Roma, se ora, come credo, il Papa non  me  la conferirà più; questo è affatto nulla, perchè non ci
proibite: dunque c' erano ragioni di proibirle, altro a  me  non importa sapere. Sono bensì grato all' amicizia ch' Ella
del peso di questa dignità mi è caro, salvo il disonore che  me  ne viene presso gli uomini; ma anche questo lo sopporto
già fatto, e confermato a voce da alcuni giorni. Lungi da  me  ogni maniera di cavillazione o di sottigliezza legale; ma
in tal negozio, che pronunciò contro il suo sentimento a  me  manifestato più volte, e che la conferma del decreto fu
unico quell' esempio, senza intendere con ciò di paragonare  me  stesso con uomini così santi e dottissimi; e senza nè pure
de' tuoi figliuoli, nei quali il Signore ti benedirà. A  me  non meno che a te dispiace che la nostra unione sia tolta,
parto per Roma, e di là m' incammino verso coteste anime a  me  carissime, e tutte colla mia nel Signore conglutinate.
D. Michele, che facciate qualche sforzo di bene per  me  in questi momenti, e suggeriate ai fratelli di farlo anch'
1.50 La lettura della cara vostra ha destato in  me  grandissima compassione del mio caro fratello, il quale
[...OMISSIS...] Nella prossima settimana, se il tempo  me  lo permette, io verrò a trovarvi, come tanto desidero e vi
esecuzione di quei disegni, sui quali si era già aperto con  me  ». Eminenza, io non posso che ripetere quello che più volte
esecuzione di quei disegni, sui quali si era già aperto con  me  », Eminentissimo Principe, io non ho mai scritto una linea,
nominarmi Uditore di Rota, e la persona che a nome del Papa  me  ne fece l' invito, mi assicurava che sarei stato ben presto
con vero gaudio di spirito alla diversa disposizione che di  me  ha fatto la Provvidenza, e in breve darò gli ordini
tutti i Superiori ecclesiastici: « Chi ascolta voi, ascolta  me  ». Questa è una ragione semplice, ma efficacissima e
vi sono « missi a Deo , » non mai chiamati da me; che Dio  me  ne guardi. Tuttavia avendo Ella eletto questo minimo
debita ponderazione, io non credo di doverle tacere (poichè  me  ne domanda espressamente) esser mia massima, che quando una
in contrario, e nondimeno ho inteso con piacere quello che  me  ne dite. Continuate, e sopratutto datevi all' esercizio
cosa avrete fatta a questi miei minimi, l' avrete fatta a  me  stesso ». » Quali parole per chi ha viva fede! quale
quasi trasformate in me, si risentono alle ingiurie, che a  me  va facendo il soverchio zelo di alcuni; così io mi sento
in questa occasione che non sapeva pur d' avere! quanti a  me  sconosciuti, anche persone ragguardevolissime, presero a
che già possedevo quanto più intimamente si strinsero a  me  e mi diedero prove d' un affetto cristiano maggior dell'
vantaggi più preziosi e più cari le tante orazioni che per  me  s' inalzarono al Signore da un gran numero di fedeli,
Vostre particolarmente. E quando, ritornando sopra  me  stesso, mi sento quasi indifferente a questo che avviene
intorno di me, e vedo gli amici tanto più amareggiati di  me  stesso, dubito quasi di cavare poco profitto da queste
patientia quidquid corrigere est nefas ». Del rimanente a  me  passò per la mente che vi potesse recare qualche sollievo
parte superiore dell' anima, di quello come di questo. Per  me  io non posso finire di ringraziare il Signore, che mi fa
non posso e non devo reputarli tali, perchè ingannerei  me  stesso e loro altresì; e farei loro del danno se li lodassi
sopra la terra, onde Cristo ha detto: « Qui vos audit,  me  audit »; 3 dalle circostanze esterne disposte dalla divina
mi sento che di gran cose vorrà egli per questo operare in  me  », quasi Iddio non voglia anzi servirsi delle tribulazioni
di cui possiamo dire col Salmista, « in loco pascuae, ibi  me  collocavit », mi ha collocato in luogo di pascolo
riuscì anche più viva, perchè la vostra risoluzione fu per  me  improvvisa. Non vi pentirete giammai d' aver rimosso da voi
mio carissimo Marco, che il primo esame è riuscito bene:  me  n' aveva già scritto anche il prof. Paravia: speriamo che
mio modo d' esprimerle: ma diffidando troppo giustamente di  me  stesso, le ho sempre sottomesse al giudizio dell'
disposizione, che io non solo desidero, che la dottrina da  me  professata sia pienamente sana, ma bramo di più che anche
che si facessero costì sulle espressioni o frasi da  me  adoperate nelle varie mie opere. Raccoglietele da persone
dagli amici e dai nemici, e riferitemele diligentemente: io  me  ne farò carico, le metterò a profitto per emendare,
non mi conosco, voi solo mi conoscete; togliete dunque da  me  tutto quello che vi dispiace, e mi basta, vivo confidata in
commentata così da S. Ilario: « Dominus enim dixerat: Quem  me  homines esse dicunt filium hominis? Et certe filium hominis
contemplatio corporis praeferebat. Sed addendo: Quem  me  esse dicunt, significavit, praeter id quod in se videbatur,
non movebor amplius . Nemo ibi audit vocantem: Venite ad  me  qui laboratis, etc.. Dedignatur ab eo discere quoniam mitis
da S. Paolo in quelle parole: « Non enim judicavi  me  scire aliquid inter vos nisi Jesum Christum et hunc
habere, et illae sunt quae testimonium perhibent de  me  (1) ». E fu soltanto dopo la gloriosa sua risurrezione che
modo quelle parole di Elifaz nel libro di Giobbe: « Ad  me  dictum est verbum absconditum (3) », e sarebbe veramente
la vita » », soggiunge: « « Niuno viene al Padre se non per  me  »(3) ». E nel testo greco in queste parole vi ha l'
la verità che Cristo stesso gl' insegnò dicendo: « Sine  me  nihil potestis facere (2) », e sente nello stesso tempo che
in Cristo egli può tutto: « omnia possum in eo qui  me  confortat (3) ». « « Io sono la vite, voi i tralci: quello
ed io in lui, questi porta molto frutto. Poichè senza di  me  non potete far nulla. Se alcuno non rimane in me, sarà
del Cristiano contro la propria animalità: « «  Me  uomo infelice! Chi mi libererà dal corpo di questa morte »
in sue mani, dice coll' Apostolo: « Omnia possum in eo qui  me  confortat (1) »: le difficoltà, le angustie, le infermità
Cristo ». Lex enim spiritus vitae in Christo Jesu liberavit  me  a lege peccati et mortis (5) », perocchè questo « spirito
onde potè dire: « Venit enim princeps mundi hujus, et in  me  non habet quidquam (5) ». Maria SS fu certamente immune da
farsi conoscere, rispose: « Non potest mundus odisse vos:  me  autem odit: quia ego testimonium perhibeo de illo, quod
« Non quaero voluntatem meam, sed voluntatem ejus qui misit  me  (1) »: cioè, io non cerco la mia volontà umana, soggettiva,
da Cristo anche in queste altre sue parole: « Propterea  me  diligit Pater, quia ego pono animam meam ut iterum sumam
io depongo l' anima mia per assumerla di nuovo. Nessuno  me  la toglie; ma io la pongo da me stesso, ed ho la potestà di
assumerla di nuovo. Nessuno me la toglie; ma io la pongo da  me  stesso, ed ho la potestà di riassumerla. Questo
lo farò, acciocchè la dilezione colla quale tu hai amato  me  sia in essi, ed io sia in essi »(1). » Era dunque
consummavi quod dedisti mihi ut faciam: et nunc clarifica  me  tu Pater apud temetipsum claritate quam habui priusquam
praeparavero vobis locum, iterum venio et accipiam vos ad  me  ipsum, ut ubi sum ego et vos sitis (1). » Conveniva che
de' suoi discepoli parlando al Padre: « Ego in eis et tu in  me  (2). » Se dunque Cristo è la vita, e se egli è nei suoi
di nuovo agli Ebrei « Ego sum panis vitae: qui venit ad  me  non esuriet: et qui credit in me non sitiet unquam (1) » Ed
panis vitae: qui venit ad me non esuriet: et qui credit in  me  non sitiet unquam (1) » Ed alla Samaritana avea detto il
acqua è il premio della fede, onde dice: « qui credit in  me  non sitiet unquam; » e mescolata nel calice col vino si
esse si possono parafrasare in questo modo: « Chi verrà a  me  con disposizione di credere alle mie parole, non avrà più
più fame, perchè io lo accoglierò e gli darò finalmente  me  stesso a suo nutrimento, per guisa che egli vivrà della mia
chi già crede in me, non avrà più sete, perchè io gli darò  me  stesso a sua bevanda per guisa ch' egli pure vivrà di
contrarie alle riferite di Cristo, e non sono: « qui edunt  me  adhuc esurient, et qui bibunt me adhuc sitient (1), »
e non sono: « qui edunt me adhuc esurient, et qui bibunt  me  adhuc sitient (1), » perocchè queste parlano della fame e
Deo, hic vidit Patrem. Amen, amen dico vobis: qui credit in  me  habet vitam aeternam »(2). » Nelle quali parole Cristo
disse «: Et ego si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad  me  ipsum (3); » e in questo senso si possono interpretare le
Cristo non si contentò di dire: « Nemo potest venire ad  me  nisi Pater traxerit eum; » ma disse: « Pater qui misit me »
me nisi Pater traxerit eum; » ma disse: « Pater qui misit  me  » quasi dica: Colui che a me è Padre ab eterno, e che agli
» ma disse: « Pater qui misit me » quasi dica: Colui che a  me  è Padre ab eterno, e che agli uomini mi manda e mi comunica
che: « omnis qui audivit a Patre, et didicit, venit ad  me  . » Non basta che gli uomini odano dal Padre quello che
Cristo: « Amen, amen dico vobis, qui credit in  me  habet vitam aeternam . » Ma chi ha la vita eterna crede in
assolutamente e senza altre condizioni: « qui credit in  me  habet vitam aeternam . » E` dunque da dirsi che questa fede
Gesù Cristo fa intendere con quelle parole: « Sicut misit  me  vivens Pater et ego vivo propter Patrem, et qui manducat me
me vivens Pater et ego vivo propter Patrem, et qui manducat  me  et ipse vivet propter me . » Il Padre dà la missione al
propter Patrem, et qui manducat me et ipse vivet propter  me  . » Il Padre dà la missione al Verbo d' incarnarsi, in
« Qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinem, in  me  manet et ego in illo . » Ora, se ivi è l' obice del
il che viene espresso da quella parola di Cristo manet ( in  me  manet et ego in illo ), che significa permanenza e
« Qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinem in  me  manet et ego in illo (3); » e la quale, alla morte, presta
detto a Marta: « Ego sum resurrectio et vita; qui credit in  me  etiam si mortuus fuerit vivet (2). » Cristo disse di chi
disse: « Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in  me  eziandio che sia morto vivrà », e questi sono simili agli
fu il Verbo. La persona divina adunque del Verbo, come a  me  pare, non può comunicarsi in modo soggettivo ad un
come altrove dice: « Vivo autem, jam non ego, vivit vero in  me  Christus (1). » Altrove: « Mihi vivere Christus est (2). »
rogabo Patrem de vobis. Ipse enim Pater amat vos, quia vos  me  amastis, et credidistis quia ego a Deo exivi (5). » Queste
è proposto dalla fede; onde il Signore soggiunge al « quia  me  amastis, » quest' altra parola: « et credidistis quia ego a
e tuttavia soggiunge « ut manifestem illud ita ut oportet  me  loqui (2) » perocchè questo mistero si può annunciare,
onde Cristo ebbe a dire a S. Filippo: « Philippe, qui videt  me  » (cioè la mia umanità in modo soprannaturale) « videt et
modo soprannaturale) « videt et Patrem (2), » cioè « vede  me  come Verbo, e in me conosce il Padre mio di cui sono l'
« videt et Patrem (2), » cioè « vede me come Verbo, e in  me  conosce il Padre mio di cui sono l' imagine ». Laonde colla
nunc vivo in carne, in fide vivo Filii Dei, qui dilexit  me  et tradidit semetipsum pro me (3). » Ora il pane
vivo Filii Dei, qui dilexit me et tradidit semetipsum pro  me  (3). » Ora il pane eucaristico non è solamente un vincolo
intendo che cosa sia questo ideale e questo reale , io non  me  li so definire; dunque collocheremo questa distinzione tra
non s' è trovato, forse si troverà; quel che non riesce a  me  di scoprire, forse lo discopriranno altri più acuti o più
altri più acuti o più fortunati di me, che verranno dopo di  me  ». L' avvilirsi è dunque peccato, come vi diceva, contro la
prima appesi alle pareti ciascuno a suo luogo; onde se a  me  garba, posso tornare da capo a rivederli, o tutti o quelli
cosa che è fuori affatto dell' ideale; anzi io con tutto  me  stesso sono fuori dell' ideale, perchè io sono un
potrei conoscere certamente il mio sentimento; perchè non  me  ne sarebbe nota l' essenza, che nell' idea sola si
è data nell' ideale, io posso conoscerla ed affermarla in  me  stesso. Vero è, che affermarla in me stesso è lo stesso che
ed affermarla in me stesso. Vero è, che affermarla in  me  stesso è lo stesso che dire che ella è in modo diverso da
quando io penso e parlo della città di Firenze o di Roma da  me  veduta, il mio pensiero e il mio discorso ha per suo
mente, ovvero termina in queste città reali al presente da  me  distanti quattro o cinquecento miglia? - E che? vorreste
- Veramente mi duole che tutto il mondo s' inganni; ma per  me  io non saprei separarmi da tutto il mondo per unirmi al
da tutto il mondo per unirmi al vostro sentimento. A  me  ripugna il dire che tutto il mondo sia in un continuo
a Firenze io non ho bisogno d' altro che delle immagini che  me  la rappresentano, e così è spiegato il fatto che voi
in ciò? - Primieramente, affinchè io sappia che una cosa  me  ne rappresenta un' altra fedelmente, io devo già sapere,
la cognizione della sua sussistenza, perchè dura in  me  l' effetto di quel sì che ho pronunciato quando l' ho
mio. Dunque la cognizione dell' ente reale può durare in  me  senza bisogno delle immagini. Supponiamo il contrario,
la fisonomia, le fattezze, le vestimenta, non so più dire a  me  stesso, se sussista veramente, oppure se io veda un puro
io avessi presente quell' attività e la sentissi operar su  me  stesso. Ora conoscere l' attività di un ente reale su di me
me stesso. Ora conoscere l' attività di un ente reale su di  me  è conoscere in qualche modo la natura di quell' ente, è
la natura di quell' ente, è conoscere quella natura che a  me  è conoscibile; poichè io non posso conoscere come sia fatto
rispondere conviene isolare quest' attività del reale su di  me  dalla persuasione della sua sussistenza. E bene, egli è
a produrmi le tali e tali sensioni, è atto a suscitare in  me  il tale fantasma, ma so io ancora per ciò solo, che l' ente
dall' affermazione. Dunque le immagini degli enti che in  me  rimangono, valgono bensì a perfezionare in me la cognizione
enti che in me rimangono, valgono bensì a perfezionare in  me  la cognizione della loro natura, che appartiene all'
nel mio sentimento, e ciò per mezzo dell' immagine che  me  ne rimane. Quello che dicevamo delle immagini vale
quell' essenze che noi chiamiamo negative? Voi stessi ora  me  lo sapete dire: tutte quelle, che non somministrano al
non l' ho menomamente percepito col sentimento, egli è per  me  un ente che non so come sia fatto. Or se io non sapessi
dagli altri enti, nè determinarlo per conseguente a  me  stesso in modo veruno; in tal caso non penserei un ente
e indeterminato. Ho dunque bisogno d' una relazione che  me  lo determini: una relazione, dico, con cosa che mi è
giacchè so che cosa è animale, perchè ho il sentimento di  me  stesso, e perchè sono caduti sotto i miei sensi altri
condannata dalla Chiesa in Wicleffo (1), ma certo a  me  sembra manifestamente erronea, giacchè nè in ciascuna nè in
attenzione che voi mi avete costantemente prestata riesce a  me  di caro conforto, o signori, a dover credere, che voi avete
occhio la « Tavola delle potenze dell' anima umana »da  me  pubblicata in Rovereto, vi avrebbe trovato quella potenza
che è al di là della natura. Ella ben intende che cosa a  me  suoni la parola percepire . Allora solo, secondo la maniera
percepire . Allora solo, secondo la maniera di parlare da  me  stabilita, una cosa viene da noi percepita, quando noi ne
Signoria Vostra, per ubbidire al gentile invito che Ella  me  ne fa nella pregiata sua lettera. E le aggiungerò, quanto a
in parte al medesimo favorevol suffragio, certo egli è per  me  un fatto assai onorevole, pregiando io l' altezza dell'
colto il mio pensiero e tutta abbracciata la dottrina da  me  proposta alla loro meditazione. Forse che la facilità
collegate all' Ideologia, e che finora veramente furon da  me  piuttosto qua e là toccate, che trattate alla distesa, non
la giustizia e la religione. In un' opera di recente da  me  pubblicata, e probabilmente a Lei nota, io dimostrai darsi
che voi potete in oggi intendere e praticare; ma verrà dopo  me  lo spirito di verità, e vi parlerà per autorità propria ma
per dir meglio, che parlarono nell' Unione! E qui, giacchè  me  ne si dà l' occasione, e men cade la necessità, farò quello
Gli stessi ringraziamenti poi e le stesse lodi da  me  si debbono al chiarissimo sig. canonico e teologo don
di questa lizza, nè l' avrei creduto giammai quand' anco  me  l' avesser giurato egregie persone, che ci covasse sotto un
mia, non avendolo io ancor veduto, diffidai grandemente di  me  medesimo, conscio d' essere troppo fallibile, e mi consolai
che lascio al giudizio di Dio, e vorrei nasconderla, se per  me  si potesse, a quel degli uomini, egli è troppo chiaro che
e privando a tempo il pubblico di quello che da  me  aspetta e che gli promisi: scrivo, a malgrado dell'
patite sin qui; scrivo, conoscendo quanti sieno per farsi a  me  giudici colla leggerezza che è il carattere dei tempi,
comandandomelo, non per odio d' altrui, non per amor di  me  stesso, se ben m' intendo; ma solo per la causa di Cristo,
potessero farvi qualche breccia, prima che ne pervenisse a  me  la notizia, quasichè nella capitale del mondo cattolico si
eculeo il lettore; che da vero, volendo io celiare, se  me  ne restasse vaghezza in tanta gravità di cose, direi che
che essi fanno degli argomenti irrepugnabili da  me  addotti contro di loro negli scritti precedenti, ai quali
scopo di questo scritto, che è di metter riparo, quanto per  me  si possa, o più tosto d' eccitare altri maggiori di me per
per me si possa, o più tosto d' eccitare altri maggiori di  me  per autorità e per dottrina a metterlo, al pericolo del
della volontà e dell' intendimento, come natura, fu da  me  espressa in queste parole, che dispiacquero a' nostri
s' intende. Le persone poi che non ignorano le dottrine da  me  premesse sulla semplice libertà, sanno ancora, che la
ben disposto! All' incontro le azioni necessarie sono da  me  descritte così: [...OMISSIS...] . Nelle quali parole si
. Egli dunque non intese che l' abito buono non fu da  me  posto qual condizione dell' azione libera, ma quale aiuto,
nostro teologo dimenticò nell' enumerare le condizioni da  me  richieste, acciocchè un' azione possa credersi necessaria,
il nostro teologo fatto supporre, che le condizioni da  me  richieste, acciocchè un atto sia necessario, sieno in
acciocchè un atto sia necessario, sieno in quella vece da  me  richieste, acciocchè un atto sia libero, e dopo aver
hanno punto ricevuto col santo battesimo il dono di Dio? Io  me  ne appello a tutti i fedeli di Cristo, alle anime che amano
dottrine vengono affatto dissimulate dal C., come se da  me  non fossero state nè manco accennate, non che provate con
in quest' opera, nol dissi coll' animo di definire, che a  me  non s' aspetta, ma sol per teologico raziocinio, che a
miei timori sono fondati: ella giudichi il mio giudizio. A  me  parve, e pare, per ritornare a ciò che dissi al principio,
anche se quella cosa non ha agito immediatamente sopra di  me  e così non mi si è palesata, bastando ch' io però abbia di
cosa, l' affermazione, degna di fede, di costui sarebbe per  me  l' indizio a cui penserei che una cosa è dentro a quel
o segno, che è sempre una relazione di quest' ente, da  me  non percepito, con altri enti da me percepiti, la quale
di quest' ente, da me non percepito, con altri enti da  me  percepiti, la quale relazione mi determina quell' ente e me
me percepiti, la quale relazione mi determina quell' ente e  me  lo distingue dagli altri; 3. e finalmente ciò che viene in
di quell' ente, cioè negare che sia nessuna delle cose da  me  percepite. Da questa ultima parte, per la quale io posso
io non ho la percezione di questa cosa o visione, perchè  me  ne è contesa la veduta dalla tela che la ricuopre; e
dottrine dell' Angelico, che alle ricerche ideologiche da  me  tentate e rese pubbliche. Il che gioverà che veggiamo in un
che possa mai trovare posa. La ragione di ciò fu esposta da  me  nei Principii della Scienza Morale , e nasce dalla natura
sua similitudine o idea. Quando io dico: - date anche a  me  di quelle frutta che voi mangiate - ; io non dimando già l'
mostrano apertamente i luoghi delle Scritture, più sopra da  me  riferiti (2), e altri che potrei recare. E questa frase di
Trinità impresse di sè nelle cose, in creandole, a  me  parve di tenere il metodo seguente. In primo luogo osservai
una comunicazione delle divine persone; ma, per quanto a  me  pare, un' operazione che lascia bensì nell' uomo un effetto
dice egli, il nome tuo agli uomini che hai dato a  me  dal mondo« (1) ». E questa era la missione che aveva
- Chi mangia la mia carne e beve il sangue PERMANE in  me  e io in lui« (4) ». E finalmente Cristo dà appunto questa
all' intelletto: ora sta alla volontà che aderisca a  me  e a me si congiunga: senza questo, non sono entrato nell'
all' intelletto: ora sta alla volontà che aderisca a me e a  me  si congiunga: senza questo, non sono entrato nell' uomo,
parlato con voi (4) »; e tosto soggiunge: «« Rimanetevi in  me  e io in voi« (5) »; attribuendo appunto all' effetto delle
adunque: come un' operazione del Padre è quella che dà a  me  l' essere e la vita, così un' operazione mia ne' miei
vera ed espressiva, quasi dicesse: come il Padre dà a  me  l' essere personale, così io do a' miei diletti l' essere
di S. Paolo che dice: « Vivo io? non più io, ma vive in  me  Cristo« (4) ». Non già che noi ci cangiamo nella persona di
verità, ve le ho date a sentire, vi ho dato a sentire  me  stesso che sono verità. E perchè? Per comunicarvi il mio
sue parole: « Se prestaste fede a Mosè, forse credereste a  me  pure, poichè Mosè scrisse di me« (3) ». Fra le buone
me, è amato dal Padre mio: e io l' amerò e gli manifesterò  me  stesso« ». Invece di dire, che gli si manifesterà il Padre,
è per gli altri un' autorità: la ragione degli altri è per  me  un' autorità: ciò che a ciascun uomo è ragione a tutti gli
dell' azione fatta da essa ne' miei sensi) coll' essere a  me  innato. E che è vedere questo rapporto? Non è altro se non
se non accorgersi che vi ha convenienza fra l' azione da  me  sofferita nel senso e l' essere a me innato; cioè
fra l' azione da me sofferita nel senso e l' essere a  me  innato; cioè accorgersi che l' azione da me sofferita
e l' essere a me innato; cioè accorgersi che l' azione da  me  sofferita suppone un essere che la faccia, e quindi è un'
io non faccio che ravvisare nella sua azione sopra di  me  un atto dell' essere che io già conosco; non è che un
E ho bisogno che le cose stesse mi feriscano e portino in  me  un cotal sentimento di sè stesse, acciocchè io quasi mi
che quelle cose erano anche prima in quella nozione, che in  me  luceva dell' essere, contenute e comprese? Ciò nasce
(3). Il che tutto però doveva avvenire, secondo che a  me  pare, di una maniera oltremodo soave e appieno conveniente
intrico: il peccato originale che mi si propone è per  me  un mistero, ma finalmente l' autorità che me lo annunzia è
propone è per me un mistero, ma finalmente l' autorità che  me  lo annunzia è infallibile. Le mie forze sono limitate: se
mie forze. Or come io veggo per certo che l' autorità che  me  l' annunzia non può fallire, così m' è forza di ammettere
intendere quelle parole di Cristo: « Senza di  me  non potete far nulla« (5) »; e quegli innumerevoli luoghi
creato. Perciò Cristo illustra il suo detto: « voi senza di  me  non potete far nulla« »; colla similitudine del tralcio che
nulla, disse in ragione di esempio: « Nessuno può venire a  me  se non gli è dato dal Padre mio« (1) »; o usò altre simili
onesto, e per ciò giudico che, nel momento presente, per  me  sia meglio il farla. Questo è un giudizio ingiusto ed in
sostenuta da un' antica tradizione presso gli Ebrei (4), a  me  sembra verisimile e conforme a quelle leggi, secondo le
a lumeggiare meglio con esse una osservazione altrove per  me  fatta, cioè che la divina rivelazione, ossia quel complesso
« Egli è questo il mistero dello Spirito Santo« ». A  me  pare di veder ben chiaro l' impronta di un magisterio
lingua vivente. Le grandi parti dell' universo materiale da  me  accennate, che prime e più profondamente ferirono i sensi
di straordinaria santità e unione grande con Dio. Certo a  me  concesse la Provvidenza più volte di vedere questa luce
rispettabili teologi precitati. Ma ella non basta però a  me  nè al mio lettore, perocchè non meno egli che io, se mal
lecito in cosa sì arcana formare qualche congettura, a  me  sembrerebbe non improbabile, che quelle sensazioni, che
IO significa la persona, e il peccato che abita in  me  è una frase che equivale a quest' altra: quel peccato che
preso abita ancora nella mia natura. E quell' in  me  è da intendersi detto non in modo che significhi
S. Paolo diede egli stesso l' interpretazione di questo  ME  usato per natura, dicendo: « Io so che non abita IN ME,
S. Paolo tosto appresso, il qual ragiona così:« Perocchè a  ME  (persona) sta congiunto il volere, ma non trovo come
quel peccato che abita in me. Trovo adunque una legge che a  ME  (persona) che vuol fare il bene, stia il male congiunto:
e poi veggo un' altra legge della mia mente e captiva  ME  nella legge del peccato che è nelle mie membra«. Dove egli
a principio: « Io sono Dio onnipotente: cammina dinanzi a  me  e sii perfetto« (3). » E segno di questa giustizia morale,
uomo a significare l' uomo che è presente e forse anco da  me  indicato coi cenni, o l' uomo nominato più sopra nel
la visione nella solitudine, che li nominò il Dio che vede  me  (2). Egli è manifesto che per quel primo che impone un tal
del comandamento (che mi ha maliziato) ha operato in  me  ogni mal desiderio - esso toltane l' occasione dal precetto
« Abramo vostro padre vide il mio giorno (cioè vide  me  nella gloria); lo vide e ne giubilò« (3). » Ma non tutti
salutevole effetto. Quindi anzichè con tali teologi, io  me  ne sto co' Padri più antichi della Chiesa a' quali non
sua dottrina: [...OMISSIS...] . Per la medesima ragione a  me  pare dover intendere del carattere quel T onde Ezechiele
biblica del « ricevere lo Spirito Santo« (2). » Or a  me  pare, che con questa dottrina si possa conciliare colla
è amato dal Padre mio, e io lo amerò e manifesterò a lui  me  stesso«. » Dice manifesterò a lui me stesso, perocchè è
e manifesterò a lui me stesso«. » Dice manifesterò a lui  me  stesso, perocchè è egli che manda lo Spirito Santo che lo
tempo con voi e non mi conoscete? Filippo chi vede me, vede  me  e il Padre mio« (4), » indicando con ciò, che la sola vista
questo libro« connutrizi « di Cristo: appellazione, come a  me  sembra, tenerissima ed efficacissima, la qual suppone che
con quelle che trae seco la sua contraria, le quali a  me  sembrano oltremodo più gravi. Il perchè io verrò sponendo e
sicchè con esso diviene un solo e identico corpo. Ora a  me  sembra, che niente ripugni che questo concetto della
di Dio o scritta o tramandata; molte all' incontro che  me  lo persuadono. E veramente, se il corpo nostro imperfetto
antichi; ma che ella comincia a comparire, per quanto a  me  sembra, negli scolastici; e vien riprodotta ne' libri de'
agli scolastici. 2. Molte autorità contrarie ad essa a  me  pare di avere riscontrate ne' Padri più antichi e nella
insuperabili ad ogni ragione teologica, sempre per quanto a  me  ne parve. Or avendo io già indicati i luoghi della
della Scrittura e de' Padri che stanno per la sentenza da  me  abbracciata (1) torrò qui a metter fuori le gravissime
torrò qui a metter fuori le gravissime difficoltà, che a  me  si presentano come invincibili; e mi fanno abbandonare
sangue glorioso di Gesù Cristo? Una seconda difficoltà per  me  nasce gravissima dal concetto di TRANSUSTANZIAZIONE.
a suo uso rimanessergli gli accidenti di quella? io per  me  credo, che quando non avesse Cristo voluto convertire
degli uomini e non delle Scuole, i quali furono già da  me  nei due libri precedenti sufficientemente ripresi e
così fattamente esagerata e sformata, che, quanto a  me  sembra, ella già non può più appartener ad una Scuola
fatto a temere. Pochi esempi che ne darò, de' molti che  me  ne somministrerebbe la storia della Teologia, basteranno a
considerato come uno, tanto il pari, quanto la diade? A  me  sembra di non poter assegnare altra differenza tra l'
che così da Aristotele s' annoverano: [...OMISSIS...] . A  me  pare, che niente altro sieno queste dieci coppie di
« tutto ciò che c' è di enti? » «pan ton onton». Voi non  me  lo dite: supponete sempre « tutto ciò che c' è di enti »,
distinta dalla natura dell' IO. Così, quando io affermo  me  stesso da una parte, e dall' altra affermo un cavallo, una
ma solo in senso composto (1). La proposizione: « Io so di  me  solo in quanto io sono, e io sono in quanto io so di me »,
di me solo in quanto io sono, e io sono in quanto io so di  me  », contiene appunto il sofisma che i logici dicono
perocchè nella proposizione « Io sono in quanto so di  me  », la parola Io può avere due significati: può significare
coscienza di me, come uomo conscio, sono in quanto so di  me  »; ma non è mica vero che « Io, come uomo semplicemente,
che « Io, come uomo semplicemente, sono in quanto so di  me  », perchè anzi sono anche senza saper di me, ed ero prima
l' uomo pone l' Io, cioè la coscienza di sè, quando dice  me  (2). L' Io adunque precisamente non è l' uomo, ma è un
valore, se non tradotte in quest' altre: La coscienza di  me  stesso comincia in me con un atto mio proprio di
in quest' altre: La coscienza di me stesso comincia in  me  con un atto mio proprio di riflessione, e però l' azione è
diverso da me, senz' avere alcuna attuale consapevolezza di  me  stesso, senza riflettere su di me nè punto nè poco. In
attuale consapevolezza di me stesso, senza riflettere su di  me  nè punto nè poco. In secondo luogo, l' oggetto, di cui sono
l' attualità colla realità . Egli inveisce contro di  me  perchè dico che l' idea non è un reale, e argomenta che «
precedentemente conoscesse le dottrine ideologiche da  me  pubblicate, alle quali s' aggiunge e continua questo
cose vi hanno delle classi maggiori, non è supposizione da  me  fatta in aria, ma sì un vero conosciuto coll' esperienza
uomo sono principalmente volti gli scritti ideologici da  me  prima d' ora pubblicati (1) e però non vi spendo parole.
Poichè la percezione, di cui io mi ricordo o che in  me  riproduco coll' imaginazione, è sempre la stessa quanto al
memoria della mia percezione. La memoria della melagrana da  me  ieri veduta, toccata, assaporata, percepita
tutte le qualità, anche accidentali, della melagrana da  me  altre volte percepite, sicchè ella non è un' idea astratta,
« « Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di  me  »(1) », e le altre che dimostrano come nella collisione
iddio va preferito a' genitori: « « Se taluno viene a  me  e non odia il padre suo e la madre.... non può essere mio
palato, io posso unire il predicato buono coll' oggetto da  me  veduto, pronunziando il seguente giudizio sintetico: «
scala numerica, e a qual ordine appartenga: ecco ciò che a  me  ne pare. Ritorniamo alla nostra percezione collettiva: il
voglio io ora entrare, ma dico solo che il fatto sta così;  me  n' appello a tutti, perchè non vi ha creatura umana, la
quale poi egli deve imparare a leggerli e scriverli. Ora a  me  sembra che devasi cominciare dalle vocali, e poi dai
di non poter nè sapere ne comunicare altrui le cose. A  me  stesso sono rimaste più memorie della mia infanzia che
e là riferito, viene a confermare la teoria filosofica da  me  proposta, e sarebbe tempo che, per onor d' Italia, non si
camminava nell' aria senza attenersi ad alcun filo, non  me  lo crederà colui che si fosse fabbricato in mente il
altramente, in tal caso infrangerei la mia opinione, e  me  ne creerei un' altra tutta nuova circa l' efficienza di
Egli è vero che se io tolgo i limiti alle perfezioni a  me  note delle creature, poniamo alla potenza di operare, alla
e inconcepibilmente migliorato, e questo è già per  me  un grande aumento di cognizione, benchè consistente tutta
all' anima il volto o anche solo il nome del maestro che  me  la insegnò; solo che qui vi sarebbe il passaggio contrario
dottrina consuoni al principio supremo dell' educazione da  me  altrove proposto ed enunciato così: « « Si conduca l' uomo
mi è intimo; se egli consiste in qualche ingrandimento di  me  stesso, se in una parola appartiene al mio sentimento
che secondo la legge della generazione spirituale da  me  solo viene comunicato. E s' osservi come nel semplicissimo
nella composizione dei libri scolastici non fu ancora da  me  toccata. Tale necessità consegue naturalmente al sistema
delle cognizioni, cioè le lingue, tre delle quali a  me  paiono necessarie, la italiana, la latina e la greca,
avete all' insegnamento, se non siete dichiarati dotti da  me  con un brevetto ». Obbligare tutti i dotti della nazione a
essenza della cosa (1). Questa proposizione è vera secondo  me  in tutta l' estensione dei termini, purchè si prenda la
che disse GESU` Cristo di se medesimo: « Io santifico  me  stesso per essi » (1). GESU` Cristo era santissimo, e non
primi Cristiani. Poi queste altre: 2 « Crea, o mio Dio, in  me  un cuor mondo » (4). 3 « Non rigettarmi dalla tua faccia »
S. Agostino, « Del modo di catechizzare gl' idioti », per  me  reso volgare (2). Sebbene in esso non tutto sia adatto pel
da insegnare loro, quanto allo spirito, si possono, come a  me  pare, ripartire acconciamente in tre capi: Della vita
Paolo diceva a' Galati: « E vivo non già io, ma vive in  me  Cristo; e la vita che io vivo nella carne, la vivo nella
titolo di Apostolo. Dopo risorto poi disse: « Come mandò  me  il padre, anch' io mando voi » (6). L' Apostolato adunque
o fratelli, come il Vangelo che è stato evangelizzato da  me  non è cosa umana. Perciocchè non hollo io ricevuto, nè l'
in questa è la sequela di Cristo: « Chi vuol venire dopo di  me  anneghi sè medesimo, tolga la sua croce e mi segua » (3).
popolo mi onora colle labbra; ma il loro cuore è lontano da  me  (1). Riprova molte invenzioni di pietà lo stesso Agostino,
battesimo. Quanto vantaggioso e bello non sarebbe, come a  me  ne pare, se i genitori o gl' istruttori facessero celebrare
E qui appunto, giacchè spesso da altri si trapassa, a  me  sarà caro un poco di fermarmi. Veggiamo dunque le regole
e a questo pensiero che Platone stesso si avvicinasse,  me  lo fa pensare quella sentenza, colla quale censura
la prima volta, sia poi egli qual voglia essere, che a  me  non cale. Conviene nondimeno osservare che il raziocinio,
far menzione d' un fatto che ho più volte sperimentato in  me  stesso, e che altri avranno pure sperimentato, se si sono
forza dell' abitudine attiva, il vizio di quel signore a  me  ben noto, che ad ogni due o tre parole ripete colle labbra
insensibili e resistenti all' azione di sì forti rimedi? A  me  pare che per ispiegare questo fatto si deva ricorrere alla
di esperimentare in medicina . Se pur è vero quello che a  me  ne pare, dopo le riflessioni precedenti, devono parere
effetto, anzichè causa. E che la cosa possa esser così  me  lo persuade il considerare che, supposta una dilatazione
e talora opposte ed antagonistiche operazioni; ed anzi a  me  pare che il volere appunto dall' effetto dei rimedi dedurre
nel piede, perocchè avendo io già i confini del piede, che  me  ne disegnano la figura solida, e avendo così concepito
il fenomeno extrasoggettivo del movimento sensorio. A  me  pare probabile congettura la seguente: il movimento
ed al ben vivere, sollecito d' intendere, quanto per  me  si potesse, il fondo dei loro pensamenti, anzi che di
mi procaccerà almeno da te qualche ricambio, che gioverà a  me  stesso. Io dunque narrerò i pensamenti e le opinioni
per via della sua qualità di essere mobilissima; la quale a  me  sembra anzi una spiegazione sistematica che vera, secondo
avevano ancora l' idea netta) parlavano dell' animato . A  me  pare probabile che il crudo materialismo si debba
determinati, o sieno specifici, o sieno generici. Ed a  me  pare che questa idea doveva essere appunto il Dio di
Platone per le cose che questi dice nel « Timeo »; il che a  me  pare non altro che una delle solite calunnie, colle quali
è il perpetuo labirinto della filosofia; e mi fa uscire di  me  stesso dallo stupore, pensando che io non conosco scrittore
rappresentazione. Tutto ciò mi attesta la coscienza di  me  stesso. Se dunque esiste la rappresentazione, il che non si
nell' opera di Abelardo sopra Porfirio, poco innanzi da  me  citata, quale si trova nel Codice Ambrosiano. L'
compiutamente avverrato. La qual fiducia non sorgeva in  me  allora: nove anni prima, cioè nel 1.27, quando componevo in
consiglio in un affare, è assurdo il pretendere ch' esso  me  ne dia un altro; mentre sarebbe pur un consiglio solo
del leggitore sulle traccie del Progetto fin quì da  me  descritto, sia che si ritrovino negli scrittori
progresso al genere umano; perocchè io non penso che uomo  me  la possa proporre a tempi nostri con tanta estensione.
che sia avvenuto del Supremo Potere della società civile da  me  descritto. Parmi ch' egli sia stato sempre più o meno
di considerare come tutto si trovi legato nel sistema da  me  proposto, e come i principŒ sieno conformi alla natura
un tanto mutamento di cose fu quella massima: « « Per  me  regnano i re: »2) » la massima che fa conoscere avervi
che simile progetto è ben altro dal Tribunale politico da  me  proposto. Egli lo voleva fatto per regolare i negozŒ fra'
o dai Principi, quello che più si avvicina al Tribunale da  me  proposto, per quanto è a mia notizia, è di Giovammaria
le traccie istoriche che mostrano l' Amministrazione da  me  esposta essere stata sempre dalle nazioni veduta, e la
la più severa morale. « « Oggi ricompaio come un' ombra di  me  stesso, » dice il Sig. Raynal, «non per avvertirvi di
alcuni aforismi di Harrington, che conferma il fatto da  me  osservato nell' uman genere colto. [...OMISSIS...] La
l' artificiose insidie dei nemici d' entrambi. Intanto a  me  pare che basta bene ai principi un assai piccolo fondo d'
compiutamente avverrato. La qual fiducia non sorgeva in  me  allora: nove anni prima, cioè nel 1.27, quando componevo in
consiglio in un affare, è assurdo il pretendere ch' esso  me  ne dia un altro; mentre sarebbe pur un consiglio solo
del leggitore sulle traccie del Progetto fin quì da  me  descritto, sia che si ritrovino negli scrittori
progresso al genere umano; perocchè io non penso che uomo  me  la possa proporre a tempi nostri con tanta estensione.
che sia avvenuto del Supremo Potere della società civile da  me  descritto. Parmi ch' egli sia stato sempre più o meno
di considerare come tutto si trovi legato nel sistema da  me  proposto, e come i principŒ sieno conformi alla natura
un tanto mutamento di cose fu quella massima: « « Per  me  regnano i re: »2) » la massima che fa conoscere avervi
che simile progetto è ben altro dal Tribunale politico da  me  proposto. Egli lo voleva fatto per regolare i negozŒ fra'
o dai Principi, quello che più si avvicina al Tribunale da  me  proposto, per quanto è a mia notizia, è di Giovammaria
le traccie istoriche che mostrano l' Amministrazione da  me  esposta essere stata sempre dalle nazioni veduta, e la
la più severa morale. « « Oggi ricompaio come un' ombra di  me  stesso, » dice il Sig. Raynal, «non per avvertirvi di
alcuni aforismi di Harrington, che conferma il fatto da  me  osservato nell' uman genere colto. [...OMISSIS...]
l' artificiose insidie dei nemici d' entrambi. Intanto a  me  pare che basta bene ai principi un assai piccolo fondo d'
alla libera unità del pensiero. ignori, questo è per  me  un breve capitolo; ma potrebbe essere ad altri un'opera di
E in fatti sono due cose ben diverse, che sia vero che a  me  un ente apparisca così, e che sia vero che un ente sia
parti estese dalla mente: e tuttavia a torto, per quanto a  me  pare, se n' indusse che Aristotele volesse lasciare la
più semplice che è « « essere o non essere » », «einai he  me  einai» (7). Ora il negativo «me einai» si conosce, secondo
prova quel facondo e immaginoso scrittore che diede a  me  biasimo e mala voce d' aver proposta e stabilita una tale
6 Ora l' ente, il «to on», puro, è uno; il non7ente, il «to  me  on», è molti, perchè abbraccia i quattro generi (1) e tutti
cose belle si fanno tali pel bello, il risponder questo e a  me  stesso e agli altri, mi sembra sicurissimo, e, fermo su di
insieme connesse, insieme comunicano. Ma all' anima, come a  me  pare, specialmente si dee riferire la presenza delle idee,
una legge elettorale, che guarentisca questo risultato.  Me  ne appello agli uomini di Stato più perspicaci; i soli