Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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sulla credenza nei doveri dell'uomo. Voi  li  chiamate in oggi traditori ed apostati, e non furono che
inferiore alla loro. Allora anche i mali del popolo  li  irritavano. Allora scrivevano arditamente e di buona fede
in pace e non si curarono d'altro che di sé stessi. Perché  li  chiamate traditori? Perché non chiamate invece traditrice
è connaturale al nostro intelletto. In primo luogo, tutti  li  objetti delle nostre percezioni fanno già parte d'un
Linneo doveva ordinare tutto il sistema delle piante. Tutti  li  oggetti che destano in noi le idee, facendo parte d'un
quelli; e con essi si collegano tutti gli oggetti in cui  li  ravvisiamo. In quinto luogo, molte operazioni riflessive,
i fenomeni dei quali si cura e dei quali si accorge; tutti  li  altri restano ripulsi dal suo sistema. Io lo chiamo un
appajono trasformazioni dell'uomo. Nella morale d'Esopo  li  animali sentono e pensano come li uomini. E dove la favola
Nella morale d'Esopo li animali sentono e pensano come  li  uomini. E dove la favola d'Esopo può valer di morale; la
e di ferocità. V'è dunque alcuno che guida quando  li  altri camminano, che riposa quando li altri vegliano, che
che guida quando li altri camminano, che riposa quando  li  altri vegliano, che giudica quando li altri contendono, che
che riposa quando li altri vegliano, che giudica quando  li  altri contendono, che riceve una più larga parte della
respiro alla imaginazione. L'imaginazione riempie tutti  li  spazii che la sensazione non preoccupa. La fantasia compie
un altro avrà trovato il ferro. Uno avrà osservato  li  astri per guidarsi sul mare, l'altro per nutrire le sue
di tutti, perché abbracciò in sè quanto faceva grandi  li  altri popoli. Ma qualunque sia la copia d'idee che una
della virtù che lo ha tessuto. In tale torpore sono caduti  li  Asiatici per effetto di quella stessa precoce sapienza che
che il giorno dopo, l'inquisizione dei vostri padroni non  li  trovi fra le vostre mani e non ne faccia argomento di colpa
ch'era notturna sua guida. Ebbene, ancora oggidì, fra  li  orgogli della civiltà e le assidue scoperte della scienza,
un semplice atto d'analisi, ome quando colla pupilla nuda  li  mirava confusi in un'unica luce. Sia la pupilla armata o
dalla posterità. È per tal modo che nella scienza primitiva  li  audaci voli dell'imaginazione soverchiano il lento passo
e tanto quivi inevitabile uanto impossibile altrove. E così  li  aborigeni dovevano costituire nelle singole regioni native
tali e quali sogliono udirli al mercato. Così fecero  li  Europei medesimi quando presero a prestito il nome di
odesta potenza dell'individuo che vede nelle cose ciò che  li  altri non videro, quando si esalti a sommo grado e trovi
potuto percepire un'altra forse più ovvia. Così vediamo  li  eroi dell'Iliade combattere sui carri e non ancora sul
dell'emigrazione in California e in Australia, dove  li  aborigeni non avevano scoperto alcun altro metallo. La
di Cook, che in qualche isola del grande Oceano, quando  li  aborigeni videro ardere per la prima volta il foco, lo
aveva accolto la tradizione, verisimile purtroppo, che  li  aborigeni in Italia avessero vissuto di ghiande; e infatti
necessità d'una perpetua carestia. Sono ognor più liberi  li  atti dell'attenzione; ognor più largo il suo campo. Le
diviene un secreto e una nuova casta; ecco nascere ciò che  li  economisti chiamano la divisione del lavoroma che al
universale si armò coll'analisi matematica; i armò di tutti  li  strumenti della fisica, isurò tutte le variazioni del
negli abissi dell'Oceano i fili parlanti. Si armò di tutti  li  artificii della chimica;trovò i numeri degli equivalenti,
a dare un nome ordinatore a tutte le piante e a tutti  li  animali dell'orbe terraqueo, - a tutte le pietre e a tutte
ordine nuovo d'idee. Con questi corsi liberi e originali  li  aspiranti alle catedre si farebbero conoscere in ben altro
s'immedesimano taciti colla vostra vita. Voi spesso non  li  discernete, poiché fanno parte di voi; ma quando li
non li discernete, poiché fanno parte di voi; ma quando  li  perdete, sentite come un non so che d'intimo, di necessario
sian di consolazione a tutti e due. I nostri mali, chi ben  li  considera, non sono mali, ma beni. Ah! per chi ama Iddio,
amici, anzi gli uomini tutti, corrispondere e assecondare  li  sforzi che da altrui si fan per giovarmi, e dirò anche, se
che potrò. Oh Dio renda perfetta una cosa tanto utile e per  li  nostri tempi necessaria! Qui da noi sarebbero proprio
al modo di attaccare con profitto i recenti increduli.  Li  ho letti con sommo piacere. Mi sembrano tali che mostrino
che da essa ricevono un equivalente di libri, i quali poi  li  spargono gratuitamente, mi parve adattato a me, ed utile
ne' dì festivi dallo svagamento e dalla dissipazione, e  li  trattiene fra le istruzioni, le preghiere, e un po' di
e avviate ancora per gli altri giorni feriali. Oh! io ben  li  credo quei piaceri purissimi, e soavissimi, di cui mi dice
per mezzo de' buoni sensi che a noi stessi inspiri, sia per  li  suggerimenti di savie persone; se noi verremo secondando,
ma crede Ella per questo che mi sieno usciti di mente?  Li  ho portati non solo nella mente, ma ben ancora nel cuore,
esercizi della carità di Dio e della propria santificazione  li  hanno per propria elezione: il loro desiderio è quello di
dello spirito. Gli esercizi della carità del prossimo  li  hanno per le richieste che loro vengono fatte dal prossimo;
anche questa gloria, che, mediante la carità che  li  anima, possano i servi suoi anche incontrare, nel debito
che manda, sostiene. Mi perdoni così lunghi discorsi e  li  attribuisca al desiderio della gloria divina e mi creda A.
di preparazione a tutti quegli uffici di carità a cui Iddio  li  destinasse. Come tutte le Società, così anche questo
amore che sapete fare, volendo. Sopra tutto poi vi lodo per  li  vostri sentimenti d' equità, di giustizia, di benevolenza,
per ogni ramo di carità; come starà bene un Istituto che  li  raccolga in sè tutti? L' estensione del voto dell'
è ciò che rende così augusti i pastori della Chiesa, che  li  rende più che uomini, la negligenteremo noi? I religiosi
il resto farà Dio che scruta il profondo dei cuori, se  li  troverà retti. Che farà egli dunque? Ci mostrerà ciò che
Quei pochi momenti che mi sono potuto trattenere con essi,  li  ho goduti pei buoni loro sentimenti, e specialmente per la
amore di Gesù santifica tutti gli affetti naturali, e  li  dirige, per cui non ci accecano, ma anzi ci aiutano ad
approfondarci! Quanto io desidererei che il Signore me  li  facesse penetrare tutti, perchè colaggiù manderei un prego
una paglia que' nostri esercizi, e meno ancora, se  li  confrontiamo con quello che hanno fatto i santi uomini
ai vostri incomodi, ho inteso quali sieno, giacchè voi me  li  avete esposti con tutta chiarezza. Ma consolatevi, mio
amici, ricevo una grande consolazione pel modo nel quale me  li  narrate. Voi ne benedite il Signore e non desiderate che di
tosto di sì, se non gli aggiungessi anche: purchè io non  li  cerchi, ma la divina Provvidenza, colle circostanze
ma la divina Provvidenza, colle circostanze esterne, me  li  offerisca. Chi mi domandasse poi, se io voglio ricusare i
la divina Provvidenza, per le circostanze esterne, me  li  offerisse, io non oserei parimenti rispondere di sì: ma non
di una vita regolare e divota! Chi sa che il Signore non  li  voglia tutti suoi nella Religione? Io vi prego e supplico
in questo modo, se essi a suo tempo si consacreranno a Dio,  li  potrete considerare come vostri parti nel Signore! Vi
di un bel cuore, e di una volontà del bene. Tutti e due  li  ho sentiti a protestare tante volte, che faranno di tutto
un viaggio, dal quale aspetto che ritornino e che io  li  possa di nuovo riabbracciare. Gran conforto mi dà il
Gran conforto mi dà il pensare che verrà il giorno in cui  li  possederò vestiti delle stesse carni e delle stesse
e delle stesse fattezze che avevano quando mi lasciarono,  li  vedrò e li toccherò e converserò con loro liberamente fino
fattezze che avevano quando mi lasciarono, li vedrò e  li  toccherò e converserò con loro liberamente fino che a me
me piace, perchè essi saranno la mia delizia, senza che io  li  perda più mai. Tutta la rassegnazione adunque nella perdita
in altrettanti pastori della Chiesa, se Iddio a ciò  li  chiama. Ora egli è evidente che tutte le altre istituzioni,
ogni qual volta mi rammento i miei abituali incomodi,  li  riconosco e li confesso per tali, e so di non poterne
volta mi rammento i miei abituali incomodi, li riconosco e  li  confesso per tali, e so di non poterne abbastanza
don Giovanni vi fa tanti saluti nel Signore, come anche  li  fa a Giulio. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.30 Voi mi
nell' essenza del Cristianesimo, come nè pur Ella  li  ammette: esso è la parola di Dio; ed è immutabile più dei
essi si dichiarano miei figliuoli in Gesù Cristo, ed io  li  abbraccierò per tali, se il Signore li conferma in questo
Gesù Cristo, ed io li abbraccierò per tali, se il Signore  li  conferma in questo volere. Ma, prima di fare ciò, io voglio
sola che noi desideriamo di fare. A tal fine adunque io  li  prego caldamente di occupare i tre ultimi giorni di
senza prima averlo scritto a me. La sola persona a cui  li  prego di comunicare tutto è il nostro stesso Monsignor
esercizi per ora io credo opportuni per incominciare; e, se  li  trovano eseguibili, scrivano nel librettino quest' altra
quello che avete fatto; i consigli di Monsignor di Cremona  li  seguiremo fedelmente. Vi torno a raccomandare che con altri
messa unicamente per me e per gli miei cari compagni.  Li  ringrazio della nota de' soggetti atti allo scopo.
ardentemente la perfezione; ancorchè la divina Provvidenza  li  voglia nel secolo, come voi, che sento dalla lettera vostra
per sè e per il popolo, quando però il Vescovo non  li  chiami e non li mandi. Essendo dunque proprio del laico e
e per il popolo, quando però il Vescovo non li chiami e non  li  mandi. Essendo dunque proprio del laico e del sacerdote
se fonda i Figli della Carità in quel modo che  li  ha concepiti; perchè è somma la stima che ho per Lei, e ciò
benefizi: attacchiamoci di cuore a quei Superiori che ce  li  danno. In tutte le cose dove non si scorge peccato, la voce
mettere a confronto col prezzo di que' consigli. Perciò  li  segua animosamente, ma in quell' Istituto al quale la
degli istrumenti umani come ministri di quest' ordine, egli  li  ha scelti « ab eterno. Ego elegi vos »; non fu scelto da
in cui dee essere tenuto l' Istituto stesso, non che  li  singoli membri del medesimo, procurerete di farlo ben
ma usando con essi la più delicata dolcezza. I mezzi onde  li  renderete vittoriosi dell' amor proprio saranno: il vostro
in Israello, e questi il fanno solo allorquando il bisogno  li  costringe. Stabilite adunque di non entrare mai più in un
nelle opere esterne con quella circospezione stessa, onde  li  adoprerebbe un Superiore dell' Istituto. Questo Vescovo non
punti, rendesi inutile ogni ulteriore trattativa; se poi  li  accorda, sarà cosa assai facile l' accomodarsi sopra gli
pienamente in Dio, coll' aiuto del quale sicuramente  li  vincerete: non pretendete troppo da voi stesso, e
che suole proporzionare i pesi alle forze di quelli a cui  li  impone, e che suole anche accrescere nel bisogno queste
e non precetti; e però non v' è peccato per colui che non  li  segue; perocchè il peccato consiste sempre nella violazione
del Cristianesimo, che i soggetti si ribellino a quelli che  li  governano. In questa decisione non si tratta propriamente
legge si condannavano i tumulti popolari, e quelli che  li  fomentavano (Lev. XIX, 16): la nuova legge, tutta di carità
est, ut veniant scandala »; ma giustifica questo chi  li  produce, chi se ne rende direttamente od indirettamente l'
spirituali. In quanto ai peccati veniali, conviene che  li  combattiamo con tutta pace e senza pretensione di riuscirvi
di non amar gli altri quanto noi stessi, bastando che  li  amiamo come noi stessi. Buona cosa è tuttavia e che fa fare
e la Chiesa parla ed opera pe' suoi ministri, e massime per  li  superiori delle sante Religioni e Congregazioni. Sicchè vi
e addetti a certo fisso regolamento; ma andarono dovunque  li  chiamava la Provvidenza divina e la carità del prossimo .
dei difetti nè rimarranno, ma non se ne sgomenti: questi  li  permette il Signore per tenerci umili: approfittiamocene
egli si degna d' impiegare a vantaggio della sua Chiesa,  li  manda, li dirige, li assiste. Beati allora cotesti che non
degna d' impiegare a vantaggio della sua Chiesa, li manda,  li  dirige, li assiste. Beati allora cotesti che non vanno da
a vantaggio della sua Chiesa, li manda, li dirige,  li  assiste. Beati allora cotesti che non vanno da sè stessi,
coi nostri sudori, che egli è pronto a benedire, se  li  spandiamo con viva fiducia in lui solo. Niente, niente
[...OMISSIS...] 1.42 Sentendo i vostri sentimenti, quali me  li  esprimete nella lettera vostra, e la fiducia che Iddio v'
giovani Dandolo e Gazzola approfittano, e benchè non  li  conosca, ho già cominciato ad amarli sulle sue parole.
secolo è materialismo. Storia di dolore e di sangue. Io  li  ho veduti gli uomini che negavano Dio, religione, virtù,
legame che annoda gli uomini in Dio, non videro quello che  li  annoda qui sulla terra nell'umanità. Poco importava la
benefattori. Noi dobbiamo a questi martiri e a quei che  li  precedettero se oggi sappiamo che non v'è casta
del capitale, non danno i mezzi del lavoro a chi non  li  ha. E per difetto di un'equa distribuzione della ricchezza,
stesse loro ingiuste intraprese sugli altri uomini, il che  li  muove finalmente ad attenersi ai dettami della giustizia, a
de' loro governi il dispotismo sotto tutte le forme, e così  li  abbiano resi veramente civili obbligandoli ad adoperare non
che gli avvincolavano coi soccorritori delle loro miserie,  li  cangia in esattori assidui, e li rende altrettante piante
delle loro miserie, li cangia in esattori assidui, e  li  rende altrettante piante parassite che senza nulla produrre
ricchi a pagare per i poveri, non già col patto che questi  li  risarciscano mediante delle fatiche che posson prestare, ma
diritti dell' uomo, e non sarebbe meno colpevole colui che  li  violasse in essi dopo l' associazione, di quello che fosse
meglio per tutti egualmente gli uomini, ma specialmente per  li  proprietarŒ che si costituisca una vera società civile
- Ma i proprietarŒ dicono, noi non vogliamo pagare per  li  non proprietarŒ, ed è in questo che la Commissione dà loro
di voi e con più rettitudine. Ma in tal caso i proprietarŒ  li  scaccerrebbero o come pazzi o come furfanti, anzichè li
li scaccerrebbero o come pazzi o come furfanti, anzichè  li  credessero probi e sapienti; giacchè non mostrerebbero di
diritti, ed il pubblico non è che la unione di quelli che  li  posseggono. Quando anco adunque gli amministratori di
a rappresentare nella società civile, fino che il padre non  li  emancipasse; che le mogli avevano da rappresentare il
ma solo da quante ella può, nè diventa illegittima se non  li  tutela che dal maggior numero. Chi potrà impedire a ragion
danno a tutti gli uomini egualmente, in quella parte che  li  posseggono, una rappresentazione consistente in una voce di
società. I diritti reali all' incontro danno a quelli che  li  possedono una rappresentazione nella società civile
comune a tutti i membri della società, la quale era ciò che  li  rendeva cittadini. 2) Fece dunque osservare che la prima
, lungi dal segregare i proprietarŒ dagli altri uomini,  li  congiunga con essi con tal vincolo, pel quale si possono a
individuali; relazione che avvincola gli uomini, e che  li  mette fra di loro anche in quello stato in una specie di
dipendono totalmente dalla volontà degli altri uomini che  li  beneficano, e che perciò non lasciano loro che quella
loro diritto, ma nella bontà dei loro benefattori, i quali  li  soccorrono senza esiger da essi servitù. La Commissione si
è precaria, e dipendente dalla volontà di quelli che  li  assoldano: da questi dipende totalmente la modalità dei
lavoro, che venendo vie più sentito ed inteso dagli uomini  li  persuase a dividere sempre più i lavori, e che così si
pei fondi industriali e commerciali che quella tirata per  li  mercenarŒ: cioè che dovessero avere una rappresentazione
non altera punto le relazioni naturali fra gli uomini: e se  li  suppone eguali ciò è nel solo punto della discordia,
l' ha lasciata in tutta la forza del suo diritto: quelli  li  ha raffrenati con una legge morale, ma non giuridica.
leghi i diritti di tutti gli uomini, ed anzi continuamente  li  diminuisca e li distrugga; perocchè non v' è nè pure un
di tutti gli uomini, ed anzi continuamente li diminuisca e  li  distrugga; perocchè non v' è nè pure un diritto che non
moralità trovino infine di vivere sotto instituzioni che  li  superano nella malignità, ovvero diventa inutile se
lasciano a dietro in questo miserabile corso la legge che  li  governa. Ma intanto, come diceva, che le leggi e le
di richiamarsi dei loro torti al Tribunale ogni qualvolta  li  soffrono, e più ancora tutte quelle instituzioni morali che
instituzioni morali che rendendo buoni i padri ed i mariti,  li  mettono in istato di usare bene il loro potere, seguendo
se sono mariti anche per le mogli, se sono padri anche per  li  figliuoli. Non è però necessario che i servi sieno
essi non possono disporne, ne possono con facilità aver chi  li  rappresenti. Finalmente essi non sono necessarŒ, giacchè la
dunque si tratta d' un calcolo di estrema difficoltà per  li  molti elementi, che in sè racchiude, e per la mancanza
di diritti suppone i diritti certi, e l' autorità, che  li  ha dichiarati, infallibile. Il potere civile dunque non
esigendo ch' essi veggano i proprŒ errori altrettanto come  li  vede chi è da loro diviso: perocchè ciò è contro le leggi
che sieno ammaestrati da una lunga esperienza, la quale  li  faccia pensare sopra sè stessi. E non fa però meraviglia,
lasciandola libera di fare quelli atti ch' essa credeva,  li  giudicasse: giudicasse cioè s' essi si contenevano nell'
o fatti costanti, e poscia riferirò le osservazioni che  li  provano non secondo l' ordine di quelle proposizioni, ma
come una forza, che regolando la modalità dei diritti  li  difende e li accresce: questo è l' uso legittimo di una tal
forza, che regolando la modalità dei diritti li difende e  li  accresce: questo è l' uso legittimo di una tal forza: ma in
e ciò tanto più, quanto più hanno di lumi, per  li  quali sieno in caso di conoscere i difetti del governo. Ma
stati incontrastabili; ma non è già per questo che egli  li  dovesse ostinatamente difendere. La costituzione della
non essere mio intendimento di far una teoria sociale per  li  selvaggi di cui non hanno bisogno. Scrivendo dunque per gli
il confronto di tutti due questi stati; poichè tutti due  li  provano. I due giudicŒ adunque non sono di egual valore,
che sieno di qualcheduno; ed in tal caso giova che chi  li  possiede abbia nelle cose pubbliche proporzionata
sempre avidi di acquistare de' feudi, o delle donazioni,  li  sollecitavano continuamente dalla corona. La corona che non
se non esistesse una legge nella natura delle cose che ve  li  spingesse, la legge che il potere civile debb' essere
col dimostrarsi forniti di eminenti qualità, e la nazione  li  seguiva, come chi viaggia, e non sa la strada, segue colui
e giudicare: sì per l' uno che per l' altro la nazione  li  riguardava come persone sommamente utili: trovando chi
discretamente sostenuti, terminano in due altri poteri, per  li  quali con assai facilità si può offendere la nazione ed
« Che la costituzione debbe bensì assegnare tali mezzi per  li  quali il governo non osi di passare fuori del circolo della
vivendo sopra una continua speculazione di guadagno che  li  rendeva sostanzialmente più forti. Abbiamo veduto come
cognizione del vero e del giusto. Questo Tribunale adunque  li  discarica d' un peso, gravissimo agli onesti, e mette in
e ricusar un freno alle loro usurpazioni e a quelli che  li  imiteranno dopo di loro. In fatti, qual può essere la
gli uomini, e l' aumento di quello spirito di senso che  li  divide spogliando l' uomo della previsione. Le idee all'
stesse loro ingiuste intraprese sugli altri uomini, il che  li  muove finalmente ad attenersi ai dettami della giustizia, a
de' loro governi il dispotismo sotto tutte le forme, e così  li  abbiano resi veramente civili obbligandoli ad adoperare non
che gli avvincolavano coi soccorritori delle loro miserie,  li  cangia in esattori assidui, e li rende altrettante piante
delle loro miserie, li cangia in esattori assidui, e  li  rende altrettante piante parassite che senza nulla produrre
ricchi a pagare per i poveri, non già col patto che questi  li  risarciscano mediante delle fatiche che posson prestare, ma
diritti dell' uomo, e non sarebbe meno colpevole colui che  li  violasse in essi dopo l' associazione, di quello che fosse
meglio per tutti egualmente gli uomini, ma specialmente per  li  proprietarŒ che si costituisca una vera società civile
- Ma i proprietarŒ dicono, noi non vogliamo pagare per  li  non proprietarŒ, ed è in questo che la Commissione dà loro
di voi e con più rettitudine. Ma in tal caso i proprietarŒ  li  scaccerrebbero o come pazzi o come furfanti, anzichè li
li scaccerrebbero o come pazzi o come furfanti, anzichè  li  credessero probi e sapienti; giacchè non mostrerebbero di
diritti, ed il pubblico non è che la unione di quelli che  li  posseggono. Quando anco adunque gli amministratori di
a rappresentare nella società civile, fino che il padre non  li  emancipasse; che le mogli avevano da rappresentare il
ma solo da quante ella può, nè diventa illegittima se non  li  tutela che dal maggior numero. Chi potrà impedire a ragion
danno a tutti gli uomini egualmente, in quella parte che  li  posseggono, una rappresentazione consistente in una voce di
società. I diritti reali all' incontro danno a quelli che  li  possedono una rappresentazione nella società civile
comune a tutti i membri della società, la quale era ciò che  li  rendeva cittadini. 2) Fece dunque osservare che la prima
, lungi dal segregare i proprietarŒ dagli altri uomini,  li  congiunga con essi con tal vincolo, pel quale si possono a
individuali; relazione che avvincola gli uomini, e che  li  mette fra di loro anche in quello stato in una specie di
dipendono totalmente dalla volontà degli altri uomini che  li  beneficano, e che perciò non lasciano loro che quella
loro diritto, ma nella bontà dei loro benefattori, i quali  li  soccorrono senza esiger da essi servitù. La Commissione si
è precaria, e dipendente dalla volontà di quelli che  li  assoldano: da questi dipende totalmente la modalità dei
lavoro, che venendo vie più sentito ed inteso dagli uomini  li  persuase a dividere sempre più i lavori, e che così si
pei fondi industriali e commerciali che quella tirata per  li  mercenarŒ: cioè che dovessero avere una rappresentazione
non altera punto le relazioni naturali fra gli uomini: e se  li  suppone eguali ciò è nel solo punto della discordia,
l' ha lasciata in tutta la forza del suo diritto: quelli  li  ha raffrenati con una legge morale, ma non giuridica.
leghi i diritti di tutti gli uomini, ed anzi continuamente  li  diminuisca e li distrugga; perocchè non v' è nè pure un
di tutti gli uomini, ed anzi continuamente li diminuisca e  li  distrugga; perocchè non v' è nè pure un diritto che non
moralità trovino infine di vivere sotto instituzioni che  li  superano nella malignità, ovvero diventa inutile se
lasciano a dietro in questo miserabile corso la legge che  li  governa. Ma intanto, come diceva, che le leggi e le
di richiamarsi dei loro torti al Tribunale ogni qualvolta  li  soffrono, e più ancora tutte quelle instituzioni morali che
instituzioni morali che rendendo buoni i padri ed i mariti,  li  mettono in istato di usare bene il loro potere, seguendo
se sono mariti anche per le mogli, se sono padri anche per  li  figliuoli. Non è però necessario che i servi sieno
essi non possono disporne, ne possono con facilità aver chi  li  rappresenti. Finalmente essi non sono necessarŒ, giacchè la
dunque si tratta d' un calcolo di estrema difficoltà per  li  molti elementi, che in sè racchiude, e per la mancanza
di diritti suppone i diritti certi, e l' autorità, che  li  ha dichiarati, infallibile. Il potere civile dunque non
esigendo ch' essi veggano i proprŒ errori altrettanto come  li  vede chi è da loro diviso: perocchè ciò è contro le leggi
che sieno ammaestrati da una lunga esperienza, la quale  li  faccia pensare sopra sè stessi. E non fa però meraviglia,
lasciandola libera di fare quelli atti ch' essa credeva,  li  giudicasse: giudicasse cioè s' essi si contenevano nell'
o fatti costanti, e poscia riferirò le osservazioni che  li  provano non secondo l' ordine di quelle proposizioni, ma
come una forza, che regolando la modalità dei diritti  li  difende e li accresce: questo è l' uso legittimo di una tal
forza, che regolando la modalità dei diritti li difende e  li  accresce: questo è l' uso legittimo di una tal forza: ma in
e ciò tanto più, quanto più hanno di lumi, per  li  quali sieno in caso di conoscere i difetti del governo. Ma
stati incontrastabili; ma non è già per questo che egli  li  dovesse ostinatamente difendere. La costituzione della
non essere mio intendimento di far una teoria sociale per  li  selvaggi di cui non hanno bisogno. Scrivendo dunque per gli
il confronto di tutti due questi stati; poichè tutti due  li  provano. I due giudicŒ adunque non sono di egual valore,
che sieno di qualcheduno; ed in tal caso giova che chi  li  possiede abbia nelle cose pubbliche proporzionata
sempre avidi di acquistare de' feudi, o delle donazioni,  li  sollecitavano continuamente dalla corona. La corona che non
se non esistesse una legge nella natura delle cose che ve  li  spingesse, la legge che il potere civile debb' essere
col dimostrarsi forniti di eminenti qualità, e la nazione  li  seguiva, come chi viaggia, e non sa la strada, segue colui
e giudicare: sì per l' uno che per l' altro la nazione  li  riguardava come persone sommamente utili: trovando chi
discretamente sostenuti, terminano in due altri poteri, per  li  quali con assai facilità si può offendere la nazione ed
« Che la costituzione debbe bensì assegnare tali mezzi per  li  quali il governo non osi di passare fuori del circolo della
vivendo sopra una continua speculazione di guadagno che  li  rendeva sostanzialmente più forti. Abbiamo veduto come
cognizione del vero e del giusto. Questo Tribunale adunque  li  discarica d' un peso, gravissimo agli onesti, e mette in
e ricusar un freno alle loro usurpazioni e a quelli che  li  imiteranno dopo di loro. In fatti, qual può essere la
gli uomini, e l' aumento di quello spirito di senso che  li  divide spogliando l' uomo della previsione. Le idee all'
alle menti degli uomini nè pur un' idea un po' funesta che  li  conturbi, imitano senza avvedersene la favolosa voce delle
stesso che s' umiliano sotto la immensa luce di lei che  li  vince e li signoreggia. E a tal fine io credo che convenga
che s' umiliano sotto la immensa luce di lei che li vince e  li  signoreggia. E a tal fine io credo che convenga cominciare
perchè la passione della propria eccellenza sì fattamente  li  prese ed accecò che si ristrinsero a contemplare se stessi,
che l' affetto stesso al vero intendimento delle cose quasi  li  manuduce. Ecco dunque in questo ragionamento indicato il
conseguirlo a tutti egualmente comune, anche spregiati, e  li  consola; e dice negli orecchi e nel cuore di coloro che non
nell' egoismo, e di questo peccato sono lordi, chi ben  li  considera, i predicatori della illimitata Libertà ed
evitare diligentemente tutte le difficoltà che inquietar  li  potessero, apportando incertezza sull' opinione della
i suoi discorsi quanto semplici nella espressione, tanto  li  disse sublimi e profondi nella materia; perciocchè se l'
dell' uno all' altro: il sistema cristiano all' opposto  li  vuol collegati ed uniti. Perciò il primo toglie la dignità
di quegli oggetti, e, staccandoli dal suo gran tutto,  li  presenta come cosa da poco e di facile riuscimento. Il
che quegli, a cui spetta la direzione de' pubblici studi,  li  chiami e raguni insieme. E di vero se un sapiente lavorasse
de' testi perfetti, così un' assemblea di letterati non  li  darà pure giammai, quando un solo dirigendola non dia alla
uomini, egli rimanersi oscuro e disconosciuto; così quella  li  punirebbe colla privazione del gran bene che loro offeriva,
da' Governi; i Governi non hanno alcuno al dissopra, che  li  costringa a dare esecuzione alle leggi costituzionali, di
lungi d' incoraggiarli a dedicarsi a così utile ufficio,  li  ripulsano, e li disgustano del medesimo. Essa è forse una
a dedicarsi a così utile ufficio, li ripulsano, e  li  disgustano del medesimo. Essa è forse una delle principali
è appunto quella, che per la stessa natura della cosa  li  modera reciprocamente e naturalmente nel loro esercizio, e
arbitrarie, ma sì d' avere da essi una prova, che  li  dimostri istruiti al pari degli altri alunni dell'
d' educazione troppo imperfetti, a malgrado che niuna legge  li  proibisca. Poste dunque queste provvidenze governative, non
e che la sua azione non usurpi su di quelli cosa alcuna, ma  li  seguiti. Riguardo dunque a quello che un Governo di tal
II, c. VIII. L' esortare ha una gran forza sugli animi.  Li  fortifica, gl' infiamma, li fa operare. Per questo S. Paolo
ha una gran forza sugli animi. Li fortifica, gl' infiamma,  li  fa operare. Per questo S. Paolo raccomanda spesso tale
quelli, che o insegnavano errori colla bocca, o colla vita  li  professavano. Vi sia dunque frequente sulle labbra quella
di doni spirituali se non da Dio. Cristo dunque, che ve  li  regalò, è Dio. Come adunque se è Dio, Davide dice che
lettera ebraica, « ricevette doni per gli uomini ». Da chi  li  ricevette? Certo da quello, che è Dio e padre di tutti, e
altri evangelisti, altri pastori e dottori ». A cui  li  diede? Agli uomini diede questi doni; e così parlando,
che testè osservavamo, essere tali ministeri non doni a chi  li  possiede, ma doni agli altri: vantaggiosi a coloro che da
i tre uffizi o dignità di sopra annoverate. Primieramente  li  fece Sacerdoti, cioè partecipi dell' unico suo sacerdozio,
alcuno, e come nel ministerio così nella gloria simiglianti  li  descrisse a se medesimo (7). Bensì gli Apostoli stessi, i
perciò era piena l' autorità, e secondo la sapienza che  li  reggeva disposero fino a principio tutto il disegno; a'
del secondo genere: se egli detrarrà alla legge, e così  li  rimoverà dal loro Iddio (1). Ma quando nel capo XVIII di
maestri degli uomini . Cristo poi, dice il Dottor nostro,  li  ha spediti « per lo perfezionamento de' Santi ». Ecco il
sono i Sacramenti della Chiesa, veicoli di grazia,  li  quali mediante la carità comunicano proporzionatamente l'
de' pregi, ma imperfetti o limitati, e unisce questi e  li  perfeziona colla sua mente fino a illimitabile perfezione:
dello spirito particolare, e che la Chiesa o tollera se  li  conosce, o ancora li condannerebbe se li conoscesse; ma
e che la Chiesa o tollera se li conosce, o ancora  li  condannerebbe se li conoscesse; ma veruna approvazione non
o tollera se li conosce, o ancora li condannerebbe se  li  conoscesse; ma veruna approvazione non ebbero. Quelle prime
le cerimonie e gli emblemi e le espressioni che variamente  li  vestono! L' Orazione dominicale, l' angelica Salutazione,
egli solo per gli astanti, ed offerì veramente prima per  li  suoi peccati, e poi per quelli del popolo (1). Queste
al grado dei prostrati , i quali entrando in chiesa quando  li  chiamava il Diacono, si prostravano innanzi al Vescovo, ed
severissimi ordini religiosi. E ancora questi durano: e Dio  li  muta, li riforma, li accresce secondo i bisogni. Quanto
ordini religiosi. E ancora questi durano: e Dio li muta,  li  riforma, li accresce secondo i bisogni. Quanto alla
E ancora questi durano: e Dio li muta, li riforma,  li  accresce secondo i bisogni. Quanto alla disciplina poi
di disciplina, perchè tengono lo stesso spirito; ma per  li  cattivi oggidì è rimosso uno scandalo, o pietra d'
i Sacramenti. La perfezione poi di que' primi padri nostri  li  rendeva in vero meno bisognosi di chiese pel culto divino.
Dopo offerito il pane ed il vino e' si volge agli astanti,  li  chiama fratelli, li prega di orazioni, perchè il Sacrifizio
ed il vino e' si volge agli astanti, li chiama fratelli,  li  prega di orazioni, perchè il Sacrifizio comune sia
il Sacerdote ciascuna volta che parla agli astanti? Quando  li  saluta si volta ad essi allargando le mani sue in
Poichè, lasciando essi le voci gentilesche de' giorni,  li  chiamarono tutti ferie , ossia vacanze: intendendo di
di nostra divozione. Nel giorno, in cui si commemorano  li  morti nella pace di Dio, occupi il cuore nostro e la nostra
Nel Battesimo veniamo battezzati in Gesù Cristo; e per  li  meriti suoi, mentre l' acqua ci lava il corpo, lo Spirito
doni, ha più a piegarsi e confondersi davanti a lui, che  li  dona, quanto i doni sono più rari; così del dono stesso
ma stanno fra un ente e l' altro nella mente, che entrambi  li  unisce e confronta, come, per esempio, la lontananza fra un
degli individui viene dalla forma, in quanto questa  li  fa sussistenti; viene dalla realità della forma, e non
quindi l' appellazione di non enti; appellazione che  li  distingue tuttavia dal nulla (1). Non sussistono così
si può parlare in due modi: o secondo quello che noi  li  conosciamo per l' esperienza dei sensi, ed è questa la
sentimento non porgono al senso gli enti, ma dei segni che  li  rappresentano al principio razionale, cioè delle azioni ed
riflessa; e così rimangono occulti all' uomo stesso che  li  fa, e per rendersene conto gli è mestieri di adoperarvi l'
Ora queste sono appunto quelle che accorciano i raziocini e  li  rendono più pronti; perocchè, formate coteste regole, l'
razionali, rimangono occulti a noi stessi, se non  li  rendiamo liberamente termini della nostra attenzione ».
rimangono segreti all' uomo, fino a tanto che l' uomo non  li  fa oggetto di sue ricerche, e da anelli primi o di mezzo
e da anelli primi o di mezzo dell' operazione razionale  li  fa diventare anelli ultimi, sui quali l' attenzione riposi,
cosa di divino alle statue o ad altri enti materiali, non  li  avrebbero mai adorati. L' antica idolatria, dunque,
lui dolorosi, egli porterà di questi un giudizio contrario,  li  giudicherà mali (e in questi effetti vi è già un
non è il senso che trova quei risultati, ma la natura che  li  produce e glieli somministra prodotti; perocchè la natura è
certamente, che l' autore sapientissimo della natura umana  li  abbia prima di tutto armonizzati insieme per un ammirabile
per così dire, sta l' unico principio sensitivo, che tutti  li  domina e accorda insieme, il cui gusto prevalente si è
meditato sulla teoria browniana e sperato di perfezionarla,  li  hanno riconosciuti quando hanno dato il nome di diatesi a
se si vuole che tali agenti sieno in potere dell' anima che  li  renda suoi ministri, non ripugna a pensare che anche di
che, spingendo il sangue rosso al cervello ed ai nervi,  li  scuote e li eccita. Annerandosi poi questo sangue di nuovo
il sangue rosso al cervello ed ai nervi, li scuote e  li  eccita. Annerandosi poi questo sangue di nuovo nel suo
di quei viventi, che s' introducono negli altrui corpi, e  li  ammalano o anche uccidono ma altresì nel fatto palese della
minore, le quali, trascorrendo fra i detti interstizi,  li  sforzino e li rallarghino nello stesso tempo che molte di
quali, trascorrendo fra i detti interstizi, li sforzino e  li  rallarghino nello stesso tempo che molte di esse,
anzi ella stessa col suo sentimento piacevolmente  li  continua. Ora poi, che in ogni parte dell' animale
ed armoniche; quelli muovono gli organi della macchina, non  li  modificano, non li perfezionano, non li formano, come pur
muovono gli organi della macchina, non li modificano, non  li  perfezionano, non li formano, come pur accade dei movimenti
della macchina, non li modificano, non li perfezionano, non  li  formano, come pur accade dei movimenti animali, che
sconcerti, nè nessun fine lo muove a produrli; eppure  li  produce involontariamente, cioè per necessità di natura. Il
cospiranti ad ottenere uno scopo unico; se la causa che  li  produce tutti non fosse unica e perfettamente semplice,
diversi che ciascuna di esse fa, nei momenti in cui  li  fa, tuttavia si compie per modo che si sente in essa un
in essa un' unica sensazione, ella colla spontaneità sua  li  dirige a tale intento, e la sua attività motrice dei
dei vasi, intenderemo come il detto istinto ora  li  provochi con utilità, ora con danno. Che la natura tenda a
da stimoli stranieri e materiali; e sono questi stimoli che  li  alterano, li perturbano, e scompigliano la loro naturale
e materiali; e sono questi stimoli che li alterano,  li  perturbano, e scompigliano la loro naturale armonia. Quindi
variano solo perchè varia lo stato dei due istinti che  li  producono, il loro reciproco rapporto, e la qualità
rapporto, e la qualità relativa degli stimoli esteriori che  li  traggono in movimento. Il Tommasini riconobbe che la
determinati, risulta da quanto abbiamo detto che ciò che  li  determina sono i primi sentimenti , effetti dell' istinto
vero si è che i due istinti sono un' attività sola, e noi  li  riuniamo entrambi sotto la denominazione d' istinto animale
dello stimolo esterno, che aumentano il grado del piacere;  li  asseconda e li conduce assai più in là che la forza dello
esterno, che aumentano il grado del piacere; li asseconda e  li  conduce assai più in là che la forza dello stimolo non
assai più in là che la forza dello stimolo non farebbe, e  li  continua spontaneamente anche cessato il detto stimolo.
anche una alterazione nell' organismo dei solidi, che  li  debilita. I fluidi, se soverchiamente diminuiscono, non
è tuttavia vero che la condizione fisica di cotesti nervi  li  dimostra più ottusi che non sieno nell' uomo sobrio, sì
del sangue stesso, che vi si introduce con forza e  li  distende soverchiamente, sia per un poco. Ma rimarrà vero
anzi che di fermarmi alla corteccia delle parole, di cui  li  rivestirono. E così io trovai, non senza soddisfazione
veemenza l' istinto filosofico, che tende all' universale,  li  sospingeva verso l' astrarre come in una regione del tutto
che di più astratto si può considerare negli enti, perciò  li  dicevano le prime cose, come attesta Aristotele, e gli
due principŒ escono i quattro elementi? qual è il nesso che  li  lega con quelli? Primieramente è da considerare che
cielo; il che sembra alludere al mondo intelligibile, onde  li  fa venire appunto Platone (3). Ma Aristotele muove una
che Empedocle chiamava elementi gli elementi ideali, e  li  riduceva tutti al fuoco; e che poi faceva il fuoco
di sè (dove sono i corpi) stendesi via oltre i cieli, e  li  circonda ed avvolge (4). Onde, avendo egli descritta l'
termine immediato del senso; b ) che i corpi esterni non  li  sentiamo se non uniti al nostro, per l' azione che
sè stessa far conoscere gli oggetti, se non si sa che ella  li  rappresenta, e che ella li rappresenta fedelmente. Ora,
oggetti, se non si sa che ella li rappresenta, e che ella  li  rappresenta fedelmente. Ora, questo non si può sapere, se
dell' anima. Gli istinti conoscitivi degli Scozzesi Kant  li  tramutò in istinti produttivi; nè Reinhold aveva saputo
acciocchè aiutino a comporre un sistema che affatto  li  viola, li abolisce. Infatti: Il principio di cognizione
aiutino a comporre un sistema che affatto li viola,  li  abolisce. Infatti: Il principio di cognizione dice: « l'
perocchè ogni Io, ponendo tutti gli Io che esistono,  li  produce; onde il numero degli Io si moltiplica per sè
principŒ di natura psicologica, su cui si fonda la prima, e  li  abbiamo trovati insussistenti. La seconda muove da principŒ
e tempi, di cui conviene assegnare qualche ragione che  li  determini. Che più? Lo stesso diventare di Hegel è un
intelletto, il quale con una sola e medesima idea o specie  li  conosce. Onde l' uno secundum considerationem intellectus e
il quale elemento è l' idea o la specie, con cui  li  conosce. Illuso adunque Aristotele dall' errore di riporre
perchè sembra che il solo senso agisca e che l' anima  li  riceva dal senso, come la cera riceve l' impressione dal
l' arte, procede dall' averli percepiti colla mente, che  li  scorge simili o dissimili; infatti il simile è l' idea
di non aggiungervi se non l' atto, con cui l' intelletto  li  riguardava, e quindi stimavano che la similitudine, veduta
quasi che mentre il vero unisce gli uomini, la scienza  li  divida. I moderni poi ricaddero sottosopra nelle medesime
poi ricaddero sottosopra nelle medesime opinioni, che pure  li  partirono in vari drappelli; nè io so, per avventura, chi
oro schietto - e il saggio, a cui io stesso di mano in mano  li  posi, chiaramente lo dimostra - tu considera però che nel
diletto d' emendare falli e difetti d' un primo tentativo,  li  condurrà più facilmente in quella via di solidi studi, a
in Dio gli universali sarebbe venuto al platonismo: chi  li  avesse riposti negli individui creati avrebbe seguìto
pensare esistenti in altro modo da quello in cui noi  li  pensiamo. Di poi , se questi reali e sussistenti sono
vigilanza combatte acremente e legittimamente gli errori, e  li  corregge, giovando con questo incredibilmente alla
forma, perchè la forma, causa della materia, è quella che  li  fa essere, e dalla forma si denominano. Se questo sistema,
intero corpo voluminoso e costoso di tali scritti, e però  li  spacciavano divisi e con tanta e tale sconnessione, che
uno zelo santo e provano nel cuore un crudel dolore che ne  li  fa lamentare. Ci si dirà forse che le varie difficoltà fin
non sono, nel senso proprio e vero, sostanze, ousie , come  li  vuole la scuola platonica: quindi sono posteriori alle
la medesima colla specie , che è nell' intelletto che  li  conosce, o se questa sia diversa e forse una similitudine
senza andare all' infinito. Trova assurdo il dire, che noi  li  abbiamo per natura, perchè non ne abbiamo coscienza; trova
non ne abbiamo coscienza; trova pure impossibile, se non  li  abbiamo, di generarli in noi, perchè non c' è la cognizione
sensitivi e intellettivi, rispetto all' intendimento che  li  pensa, si dicono forme subiettive: la materia ideale
ci sieno, ma perchè la mente stessa colla sua attività ve  li  pone, benchè per sè non ci sieno punto. E porre ne li deve
ve li pone, benchè per sè non ci sieno punto. E porre ne  li  deve indubitatamente, se si considera, che Aristotele
della mente, che fa gl' intelligibili in atto, e questi  li  ha la mente, onde dice, che la mente « opera avendo »
dunque non sono fuori della mente, ma la mente  li  fa in se stessa, li fa in atto, avendoli in potenza: e
non sono fuori della mente, ma la mente li fa in se stessa,  li  fa in atto, avendoli in potenza: e quest' intelligibili,
, e gli abiti determinati, menzionati più sopra, qui  li  chiama abiti riguardanti la cognizione raziocinativa,
. Ora questi primi principŒ proprŒ della Mente, Aristotele  li  chiama immediati [...OMISSIS...] , e l' uomo non può saper
la scienza, se non conosce prima que' principŒ (2), onde  li  chiama più noti della scienza, [...OMISSIS...] ; questi
quest' era, che l' uomo, che produceva dei lavori esterni,  li  lavorava sopra un' idea da lui preconcetta, e però
distintivi e definitivi di queste tre classi di sostanze  li  trae dalla dialettica, secondo il suo solito metodo, cioè
l' induzione per formare gli universali, quand' anzi egli  li  dichiara sempre eterni, ma per contemplarli,
per contemplarli, [...OMISSIS...] , la qual maniera di dire  li  suppone preesistenti e dimostra che si parla d' una
all' anima, nella quale essenza l' anima intellettiva  li  vede? ». Si risponde che, se si parla d' un' anima
che la mente coll' astrazione ne faccia la separazione e  li  consideri privi di questa: allora restano non pure
i primi e i secondi intelligibili . Questi secondi poi  li  considera come accidentali all' ente, onde dice che le
senza confondersi punto con questi suoi termini, come noi  li  chiamiamo. Le idee in Platone dunque non rimangono divise
attivo ed uno passivo, ma non in questo senso glie  li  dà Aristotele. Non c' è bisogno di cercare il termine
per convincerli e dare la vera soluzione delle difficoltà,  li  tirava ad accordare, che l' essere conosciuto fosse patire,
il legnaiuolo che fa letti e mense, e osserva che egli  li  fa secondo una specie , e che in questa è l' essenza e la
Dopo aver dunque distinti questi tre principŒ elementari  li  riassume in due, l' uno immutabile e immobile, che sono le
Ora l' uno e l' altro di questi due generi elementari,  li  dice prodotti e generati, cioè tanto le specie quanto la
d' intendere; 2 e dà ai reali la facoltà d' essere intesi,  li  rende attualmente intelligibili. Con acconcissima
dialettica è quella che cerca di conoscere questi gruppi e  li  analizza), non è maraviglia, che anche nelle cose sensibili
Causa ai due elementi del mondo, l' indefinito e il fine,  li  congiunge e congiungendoli li adorna e dispone, e per
l' indefinito e il fine, li congiunge e congiungendoli  li  adorna e dispone, e per questi effetti si chiama
e affermazione divina con cui Iddio pensando gli esistenti,  li  pone. Onde Platone descrive Iddio creante, dicendo, che « «
rimane a vedere di quella terza sostanza che  li  congiunge quasi nel mezzo di essi, [...OMISSIS...] , la
a classificare i diversi ordini di bene che sono nel mondo,  li  distribuisce nella scala seguente. Il primo luogo, dice,
Aristotele, ci devon essere altrettante materie diverse che  li  moltiplicano. E poichè gli enti reali, oltre dividersi in
e regolati, e così possano coesistere ed essere da chi  li  possedono, esercitati senza collisioni: il che non
voi fate un aggregato, grande quanto vi piaccia, di zeri, e  li  sommate insieme, non potete avere nella somma alcun valore,
della religione cristiana cattolica, e questi princìpii non  li  abbiamo inventati noi, né possiamo noi mutarli. Noi diciamo
il corso, e nel debito ordine, aggirantisi a sé d' intorno,  li  mantenesse. Che due governi che abbiano sudditi diversi
fine, che non impedisce l' altissimo fine della Chiesa:  li  unisce affinché abbiano tutela e regola i loro diritti
parimente di fare promulgando delle leggi che esse stesse  li  infrangano, e che proteggano tutti quelli che li vorranno
stesse li infrangano, e che proteggano tutti quelli che  li  vorranno infrangere? ». Sarà dunque questa la voce dei
dal princìpio della libertà di coscienza, e poi, quando voi  li  riconvenite della falsità del loro asserto, vi scambiano le
con l' altro, seppur vogliano persuaderci che essi  li  seguano entrambi. Uniformità di leggi per tutti i culti
galantuomini che il princìpio dell' uniformità delle leggi  li  obbligava a sacrificare quello della libertà di coscienza?
che impone loro la fede religiosa che professano, e  li  obbliga a permanere in uno stato condannato dalla propria
il proprio sangue, se l' empietà delle leggi civili a ciò  li  riduca: tanti altri sono i segni esteriori e visibili,
calcolo dell' utilità (ché nessun altro può fare per essi)  li  consiglia di operare in questa maniera. Vi resterà la
mista, sono a tutta ragione governi liberali, e quanto più  li  lasciano liberi a ciò e meno dànno loro impacci di leggi e
al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che  li  vincoli a' loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea
di cui può disporre, ed esaminandoli parte a parte  li  classifichi. Poichè, quando gli avrà ridotti in classi, e
l' astratto puro dal subietto primo che ne partecipa,  li  supponevano distinti, non potendo in altro modo procedere
Platone l' averli distinti quando confuta i Pitagorici che  li  confondevano, e di più aver Platone chiamato quelli numeri
trovò la denominazione propria che mancava ai primi, e  li  riconobbe per « numeri intelligibili »o ideali, chiamando
contrarii (2) (chè contrarii sono il grande e il piccolo, e  li  può ricevere ugualmente in sè) e non fosse mai il medesimo
stesso, parlando questi filosofi ad esempio di quelli che  li  precedettero con principŒ così universali e formali, che
altro, non si potrebbero riconoscere tali, se la mente non  li  considerasse mediante una sola idea; poichè nessun paragone
enti. Poichè, considerandosi per enti gli elementi che  li  costituiscono, come fa Platone, e questi riducendosi a
tre cose, i diversi generi, «ta polla», l' uno che  li  collega, «to on», la punta o supremo fastigio e fonte dell'
pigliano la via di mezzo, che è bensì più corta, ma non  li  conduce al termine: nè si propongono quelle questioni
or sono della stessa, ora di altra natura: i primi nomi  li  chiama univoci ( «synonyma»), i secondi equivoci (
contemplarli così semplici nella loro oggettività (1):  li  considera dunque come subietti di cui si predica in diversi
negativi e privativi; ed allora inventa de' vocaboli che  li  segnino. Così il vocabolo CECITA` significa l' astratto di
se si prendono per quello che sono; ma la mente erra quando  li  prende per cose positive che non sono. II Dividere -
di atti, non si possono concepire dalla mente, se ella non  li  veste della forma di enti, e perciò di atti primi, senza di
di ragione come enti in sè, niuna meraviglia è, ch' ella  li  prenda nel ragionamento a suppositi: e questi sono quelli
d' un' altra da ciò che si predica . I modi di predicare  li  chiama predicamenti o categorie , e ciò di cui in ciascun
o categorie , e ciò di cui in ciascun modo si predica,  li  chiama predicabili o categoremi. I predicabili, di cui
se non concependo la necessità e l' universalità,  li  chiamò a priori , e se non sono dedotti da niun elemento
e se non sono dedotti da niun elemento empirico precedente,  li  disse a priori puri: que' giudizi che si ponno intendere
senza ricorrere alla necessità ed universalità, egli  li  nominò a posteriori . Fin qui niente accade da osservare.
di tutti i sensi corporei, e così gli oggettivizza, ossia  li  conosce come enti, come oggetti distinti dalla facoltà; 3
Confondere gl' individui conosciuti col concetto che  li  fa conoscere, attribuire la pluralità di quelli a questo,
la pluralità di quelli a questo, che, benchè semplicissimo,  li  rende noti, è il perpetuo errore de' sensisti, l' errore
de' giudizŒ egli cava i suoi concetti fondamentali, come  li  chiama, ossia categorie, che ei definisce altrettanti
fatto che la sensitività, colle sue prevalenti impressioni,  li  fa acciecati e legati al suo carro trionfale. Ma seguiamo
sistema degli atomi d' Epicuro, il concetto de' quali non  li  mostra a dir vero necessari, ma tuttavia si potrebbero
i filosofi trascendentali descrivono i fatti, ecco come  li  spiegano. Li descrivono prima come produzioni di un Io
trascendentali descrivono i fatti, ecco come li spiegano.  Li  descrivono prima come produzioni di un Io precedente senza
illusione trascendentale: dunque ella non crea gli enti, ma  li  conosce già esistenti: dunque v' ha qualche cosa fuori
inevitabile a' sensisti e soggettivisti, i quali  li  confondono; 2 che l' oggetto per essenza s' intuisce dall'
se non vi avesse una mente (per es., la mente divina) che  li  concepisce. Il che non è già confondere o immedesimare la
i veri elementi che presenta una idea; 2 Che ella non  li  prenda per altro se non per quello che sono, cioè per
dovesse andar così, nè mostravano le loro credenziali che  li  dichiarassero atti ad eseguire tale e tanta promessa (che
le leggi e le condizioni di questi agenti quali Aristotele  li  descrive; ma dopo di ciò domanda, perchè sono tali? E la
ingegno nel combattere gli altrui sistemi, almeno com' egli  li  acconciava, e in questa lotta avendo molte volte riportato
forma, che sono gli elementi dai quali constano; egli così  li  classifica, come si può raccogliere da tutto il complesso
primo movimento, cangiando la forma sostanziale degli enti,  li  tramuta per intero, o facendogli passare a una classe più
sotto le specie. Ma ben presto n' ha bisogno egli stesso e  li  rialza. Infatti, Aristotele s' accorge che tutta la scienza
se non forse in un modo passivo o ricettivo, ma la mente  li  ha prima in potenza, e poi li attua all' occasione de'
o ricettivo, ma la mente li ha prima in potenza, e poi  li  attua all' occasione de' fantasmi. Perchè la mente è data
intendimento applica l' essere ideale, e con questo prima  li  percepisce, e poi dai percepiti intellettivamente astrae
e i supremi principŒ . Aristotele in luoghi diversi  li  considera ora in relazione ai singolari , ora in relazione
che specie, genere ultimo [...OMISSIS...] . I generi poi  li  considera come universali, e specie in potenza. E appunto
E appunto perchè i generi, ossia, come egli esclusivamente  li  chiama, gli universali non sono che entità potenziali,
altre distinzioni che fa de' principŒ, fa pure questa, che  li  divide in due classi, chiamando quei della prima « «ex on,»
materia, e questi sono puri concetti, o ragioni, o, come  li  chiama, « « concetti fattizŒ » », «plasmatias ho logos»
e diventino poi tali per opera dell' intendimento che  li  separa, e li considera separati, quasi fingendoli tali;
poi tali per opera dell' intendimento che li separa, e  li  considera separati, quasi fingendoli tali; tuttavia nega
relativi ai sensibili particolari, benchè questi non  li  contengano, pure senza questi non si possono avere.
gl' intelligibili in potenza, ed essa è pure quella che  li  trae in atto, poichè collo stesso atto dell' intendere sono
purchè abbiano le condizioni della sostanza, ed anzi  li  ammette. Trova impossibile ridurre la specie alla materia ,
al contenuto, cioè agli oggetti ed alle determinazioni, e  li  misura. Colla prima misura si rileva il quanto d' idealità
che è nell' anima e che contiene tutti gl' intelligibili,  li  contiene non in atto, ma in potenza, e questa potenza,
hanno la loro unità in un primo intelligibile, che  li  accoglie tutti in sè, in potenza, e questo primo
uno di specie. Ma se gli atti ultimi (giacchè come atti ce  li  presenta Aristotele) di molti enti sono tanti di numero
: quegli abiti dunque non dànno i principŒ, perchè anzi  li  suppongono e partono da essi dimostrando: rimane dunque che
conoscere gl' intelligibili se non conosce l' ente che  li  contiene? Per questo dice, che il principio deve essere una
pervenuti all' ultimo atto, che da intelligibili in potenza  li  renderebbe intelligenze. Ma cotesti intelligibili sparsi
riponendola nel conoscimento di quell' universale che tutti  li  contiene. [...OMISSIS...] . E continua a provare che in
materiali non si conoscono per se stessi, ma quello che  li  fa conoscere è l' universale oggetto della prima scienza,
ha per oggetto, «ta malista katholu», e questi Aristotele  li  dice i più rimoti da' sensi, [...OMISSIS...] . Ora questi
dell' ente, con tutte le sue differenze e contrarietà, che  li  costituiscono, in quanto tutte queste cose si derivano e si
i generi delle cose finite, e non l' ente e l' uno, benchè  li  chiami primi generi. Ma altrove nega che sieno generi, ed è
pronunciarsi del suono grandezza , e qual cosa sia ciò che  li  renda simili: e trovando che in nulla si rassomigliano
dànno segno in sè indubitabile dell' infinita cagione che  li  produce (1). E tali sono le doti del corpo glorioso, delle
sono segni, sebbene non v' ha nessun bisogno che l' uomo  li  conosca come tali e ne intenda il significato. Questi
hanno la forma di segni principalmente perchè l' essere che  li  adopera a produrre l' effetto soprannaturale è intelligente
grazia nell' anima stessa dell' uomo: il perchè S. Tommaso  li  definisce per un segno di cosa sacra in quanto questo segno
unire in società religiosa senza qualche segno esterno che  li  distingua, mostrandoli per uomini appartenenti a quella
quindi Cristo per un amore naturale amò gli altri uomini e  li  desiderò salvi, e il suo Padre nessun suo desiderio poteva
l' uomo dopo il peccato; è la terza differenza che  li  separa dai segni con cui il Creatore perfezionava a
erano istruttivi appunto perchè significavano: e a tal fine  li  volgeva la Provvidenza, a rivelare cioè alla mente dell'
in Cristo, sono portati dentro dalla divinità che  li  circonda e assume seco: gli altri non possono sostenere il
stessa Scrittura, la quale a un tempo registra i simboli e  li  spiega, mette innanzi gli enimmi e ci dice che sono tali,
proprie azioni si intromettesse furtivo quel peccato che  li  renderebbe subitamente sventurati, e fatti anzi tutti
di Abramo (1). Quest' era la seconda operazione colla quale  li  teneva staccati dai beni temporali e faceva loro riflettere
la Provvidenza nell' atto che trionfa de' suoi nemici e  li  disperde; egli è perciò principalmente un carro terribile
eletti sbattuti e perseguitati dagli empi e seco traendoli  li  campa da tutti i pericoli (1). Sta alla testa come capitano
diede Agar, quando ebbe la visione nella solitudine, che  li  nominò il Dio che vede me (2). Egli è manifesto che per
astrazioni specifiche sostantivate, ma sì bene generiche; e  li  ho addotti perchè si veda che lo spirito umano sostantiva
comuni ad altri oggetti senza che venisse in mente, a chi  li  usava, il sole, il firmamento, ecc., il che è quanto dire,
« Padre Santo - fino a tanto che io era con essi, io  li  conservava nel nome tuo (3), » e ancora «« conservali tu
il quale però procedendo per via del Figlio dice che «  li  santifichi nella verità, » che viene a dire nel Figlio che
de' Sacramenti di Cristo nell' anima di quelli che  li  ricevono. E nella lettera a' Romani, è l' Apostolo quasi
Sacramenti; ed è perciò che con questo nome di elementi  li  chiama S. Paolo (1). Per la ragione contraria, come l'
la fede di generazione in generazione; ma in quelli che  li  ricevevano erano« segni protestativi« della fede già ne'
gli avea comandati e non vi potea essere vero fedele che  li  trascurasse. I Sacramenti adunque mettevano il suggello
come quelli del nuovo patto, ma della fede di quelli che  li  ricevevano in quanto erano atti consumativi di questa fede
salute: tutti secondo un tal principio erano rei: rei  li  dichiararono le divine Scritture senza eccezione da Giudei
uomini la malizia e reità di questi e molto meno a far che  li  evitassero (5). Tanto la notizia di Dio influisce nella
quanti vennero, sono ladri e assassini, e le pecore non  li  hanno uditi« (1). » Perocchè essi non davano lo spirito, e
pure a' suoi discepoli con quell' atto appunto col quale  li  generò col suo spirito; perchè nella percezione, che diede
essi, e comunicasse loro quel lume, quella vista di sè, che  li  congiungeva realmente con Dio, e gli ammetteva ad un tempo
la forma di que' Sacramenti la fede di quelli che  li  ricevevano e li amministravano. Dalla fede poi annessa al
di que' Sacramenti la fede di quelli che li ricevevano e  li  amministravano. Dalla fede poi annessa al Sacramento
di Noè, l' affetto alle cose terrene, e i vincoli che  li  stringeva fra loro e con esse, Iddio nella sua provvidenza
del Signore non recava agli Ebrei alcun bene, ma solo  li  esentava dalla morte; il che acconciamente dimostrava qual
Così istituì il Sacramento dell' agnello pasquale quando  li  liberò dall' Egitto per istabilirli nella Cananea promessa
i nuovi Sacramenti, ciò fanno per la volontà di Cristo, che  li  ha istituiti, e che ha giudicato ciò conveniente, non già
Iddio volle poi anche contraddistinguerli con un segno che  li  rendesse manifesti alle creature; e presso gli Ebrei questo
carattere e per suo suddito e figliuolo la Chiesa sempre  li  riconosce (2). Adunque come la circoncisione distingueva e
gli altri da Cristo non posseduti; al qual segno gli Angeli  li  riconoscono e li difendono dalle nemiche insidie, o li
non posseduti; al qual segno gli Angeli li riconoscono e  li  difendono dalle nemiche insidie, o li separano e mettono,
li riconoscono e li difendono dalle nemiche insidie, o  li  separano e mettono, al tempo della messe, alla parte de'
dello Spirito Santo« » a differenza de' battezzati che  li  chiama solo « illuminati« (2). » Negli Atti degli Apostoli
che conferisce la prima (2). Dice che Dio era quegli che  li  confermava in Cristo (3). E poi soggiunge che Dio pure li
li confermava in Cristo (3). E poi soggiunge che Dio pure  li  ungeva e li segnava e dava lor il pegno dello Spirito ne'
in Cristo (3). E poi soggiunge che Dio pure li ungeva e  li  segnava e dava lor il pegno dello Spirito ne' cuori (4).
letterale di questo e d' altri passi simili, e che non  li  vogliono intesi se non in un senso spirituale. E alla
ad altri corpi la propria vita istantaneamente, e a sè  li  assuma ed immedesimi; non sè abbassando, ma quelli a sè
modo ineffabile dalla virtù del corpo di Cristo che in sè  li  trasforma. 4. Odone Vescovo di Cambray dice che il pane ed
pane ed il vino sono investiti da una forza spirituale, che  li  tramuta (5). 5. Aggiungerò questa espressione di S.
dicendo che « avendo Cristo amato i suoi ch' eran nel mondo  li  amò pure sulla fine« (4). » Egli faceva veramente siccome
che l' un de' due corpi si convertisse nell' altro perchè  li  vedremmo forse avvicinarsi e l' uno cessare di mano in mano
; nomi sacri, e propriissimi nell' uso della Chiesa, che  li  applica al Sacramento Eucaristico. La conversione adunque
dell' inferma e breve loro ragione, anche quando questa  li  preme e sollecita a distaccarsi dalla fede; così parlandosi
ancora al libero uso delle loro potenze e con essa  li  santifica, come avviene co' Sacramenti amministrati agli
Scrisse altresì Teodoro cinque libri contro i Pelagiani, e  li  intitolò Contra asserentes peccare homines natura, non
e la volontà. L' errore dunque della loro mente, che  li  travolse nell' eresia si fu non aver osservato che fra la
sotto tutte le forme di cui possano rivestirsi, cioè che  li  colpisca nella loro essenza, e non solamente in qualche
diversi significati della parola peccato contro Lutero che  li  confondeva, conchiude dicendo: [...OMISSIS...] , la quale
passi dell' Angelico potrebbero ingerire nell' animo di chi  li  considera superficialmente, e che noi abbiamo già dissipate
soprannaturali che non appartengono alla natura, Iddio se  li  ritiene senza concederli loro: ecco che cosa è il peccato
a provarli, rendendo fino impossibili gli esperimenti che  li  producono, ovvero che dalle buone invenzioni straniere non
per ascendere qualche gradino, il maestro, che non  li  aspetta, passa innanzi, ed essi restano senza il filo e
ma solo a significarli in quanto hanno delle note, che  li  distinguono in fra di loro, là dove a significar quegli
cercano il fitto bosco, altre di starsi sole; onde per  li  nuovi e nuovi pensieri viene dopo gran tempo a conoscere
Se la volontà dà il suo affetto a questi esseri, cioè  li  ama quanto essi esigono, ella è certamente buona; ma se
la giustizia. Ma veggiamo tutto ciò ne' fatti, e chi ce  li  raccoglie e testimonia sia la benemerita autrice dell' «
i sentimenti dei contadini, quando pur insorgono in essi,  li  ho osservati oltremodo forti, o siano essi dolorosi, ovvero
alla natura il fargli nominare le cose prima per  li  nomi più comuni e poi per li meno comuni o viceversa? Noi
nominare le cose prima per li nomi più comuni e poi per  li  meno comuni o viceversa? Noi abbiamo già dichiarato più
e pone amore anco a degli oggetti buoni e belli assenti,  li  desidera, impara a cercarli; e il contrario si dica dei
non le vede come tali, ma come altrettanti oggetti  li  contempla e li ama o li abborrisce. Quindi fu giustamente
vede come tali, ma come altrettanti oggetti li contempla e  li  ama o li abborrisce. Quindi fu giustamente osservato ne'
tali, ma come altrettanti oggetti li contempla e li ama o  li  abborrisce. Quindi fu giustamente osservato ne' bambini un
da se stesso: i concetti sono astrazioni e però egli se  li  forma coll' uso del linguaggio che riceve dalla società.
per poterli collocare poi in quegli oggetti nuovi che  li  meriteranno: ma i fanciulli all' incontro senza pensare al
che ben tosto loro nasce della proprietà. Tutte le cose che  li  circondano diventano per la forza unitiva del loro
ma perchè sussistono con quelle doti e pregi che ce  li  rendono amabili. L' altra specie d' amore all' opposto, di
già detto che dando l' uomo a Dio tutti i suoi affetti non  li  toglie alle altre cose, perocchè queste in Dio stesso si
deposto nella mente l' elemento comune senza che la mente  li  abbia considerati insieme, e abbia notato il rapporto
il campo a tutti gli altri numeri che indefinitamente  li  comprese sotto una sola terminazione plurale. Un altro
naturali possono essere permessi fino che la natura animale  li  produce, quasi direi all' insaputa della ragione: ma tosto
della ragione: ma tosto che la ragione interviene e  li  giudica come piccole turpitudini, allora debbono
toni musicali , prima secondo la scala naturale, di poi per  li  salti; i quali saranno già mezzi impressi nello spirito del
e dolori; ma questi non avendo un soggetto a cui riferirli,  li  riferisce agli oggetti che glieli cagionano; alla
cagionano; alla percezione e imagine di essi sì fattamente  li  associa, che nel suo concetto diventano una cosa sola con
il fanciullo trovi questi limiti nella sperienza, egli non  li  pone loro da sè, ma crede tutto possibile, la sua credulità
sono chiusi in piccola società, e variino poco le cose che  li  circondano, e il tenore di lor vita sia uniforme. Questo
ma che crescendo la loro esperienza e la loro scienza,  li  rompono per formarsene di nuovi più ampŒ e più giusti, i
che facilità non iscriverà poi i suoi concetti quegli che  li  sa così propriamente ed acconciamente parlare! Oltracciò,
bisogno che si sappiano anco determinare le differenze che  li  dispaiano. E quantunque il sapere, che l' uno elemento non
dove un solo scrupolo più nell' un che nell' altro  li  dilibri. All' incontro nel secondo stadio l' uomo non può
più chiaroscuri, ricevono fin anco gli ultimi tocchi, che  li  rende similissimi alla realità. Ogni passo, che egli fa in
avidamente son letti i romanzi. Ma v' ha forse alcun, che  li  legga, perchè egli creda, che le cose siano avvenute, come
come essi le narrano? Sarebbe troppa semplicità. Chi  li  legge vuol vedere in essi come sia la natura umana, come
sanno da sè, glielo dice la natura: la natura è quella che  li  avvia a considerare tutte le esterne cose, e non soltanto i
non a condizione, che vi vegga degli enti. Onde lo spirito  li  suppone anche dove non sono, perocchè gli è il modo più
si lascia condurre « dal principio d' integrazione » e  li  prende di nuovo per la voglia di conchiudere qualche cosa,
poche chimere si foggiano da se stessi. Di rado una idea  li  preoccupa senza che sia stata lor suggerita ». Questo fatto
da lui goduti, assai più che i dolori stessi obbliati,  li  segnano nel passato. Or che lo spirito del fanciullo
giudizi, i loro affetti, le loro abitudini: l' imaginazione  li  tradì, ma l' imaginazione non fu che la maga, di cui i
si accontentano di crearsi una moltitudine di fantasmi; ma  li  fecero altrettanti esseri reali: l' idolatria n' è la
trattando i dogmi con quello spirito razionalistico che  li  va limitando e corrodendo, per così dire, e in fin li
che li va limitando e corrodendo, per così dire, e in fin  li  distrugge. Al qual fine di constatare un tal fatto, ci
de' primi (2); e la stessa santa Sede più e più volte  li  riprese, condannando diverse loro proposizioni, e diversi
in sè (cioè involgenti un disordine nella volontà che  li  produce), e colpevoli e demeritorii in causa; questi s'
mai avuto una causa libera almen fuori del soggetto che  li  pone, di maniera che non sia stato mai possibile alla
alcun male, non può riconoscere nè pur COLPA in colui che  li  trascura. Laonde la loro dottrina rende gli uomini inerti e
costando essi qualche cosa alla concupiscenza (2);  li  disobbligarono dall' amare il prossimo, purchè fingessero
calunniavano i cattolici di Sabellianismo, ed Eutiche  li  dicea Nestoriani, e Pelagio gli accusava d' essere Manichei
gli eretici ad opporre a' cattolici la taccia d' eresia,  li  conducea pure a spacciare per soli cattolici sè medesimi.
cime della teologia italiana. Non è così; nessuno in Italia  li  può nominare, perchè han vergogna di manifestarsi,
i quali per pura modestia si turano il viso; chè forse non  li  offenda del sol la luce. Ma deh che mai fanno con tali
s. Tommaso e il sacro Concilio di Trento contro il C., come  li  abbiamo dovuti difendere contro il finto Eusebio, e gli
i peccati, devono esser distinti del pari gli elementi che  li  compongono e li costituiscono. Ma il volontario è un
esser distinti del pari gli elementi che li compongono e  li  costituiscono. Ma il volontario è un elemento costituente
Adamo, ma il peccato lor proprio ad essi inerente, il qual  li  perde « tantummodo quod inest », come l' esprime non Bajo,
ai dogmi da credersi dei sistemi razionalistici, che  li  distruggono; voi non conciliate i filosofi colla Chiesa, ma
e della beatitudine, a cui la natura così sana come voi  li  assicurate ch' ella è, vien destinata? Che diligenza
se, non conoscendoli, già non pecco? Conciossiachè se non  li  conosco non posso eseguirli, se non posso eseguirli, non
un peccato che comprende tutti i peccati da lui preveduti,  li  faccia o no; e in questo senso (in causa) è reo di tutti.
i suoi raggi: e talora consiglia quegli infelici, talor  li  consola (1). La maniera poi onde la passione del sensitivo
; d' altra parte condannò altresì quelli che  li  dissero possibili a' non giustificati operanti colle
fanno presumere gli uomini delle forze della loro natura, e  li  rendono negligenti a procacciarsi quelle della grazia, che
che vuol tutti salvi, e ne dà i mezzi a tutti quelli che  li  desiderano, e anche a molti di quelli che non li
quelli che li desiderano, e anche a molti di quelli che non  li  desiderano, facendo che li desiderino; ma nello stesso
anche a molti di quelli che non li desiderano, facendo che  li  desiderino; ma nello stesso tempo non dimenticate, che
vuol santi gli uomini, prima ancor che felici, e a ciò  li  aiuta, non perchè loro permetta di andare per una via larga
che d' un tempo all' altro si scoprono, e l' Istituto non  li  può tollerare in alcun modo nel suo seno. Caro mio figlio,
Esercizi per acquistare la compunzione; ma io voglio che  li  facciate per acquistare l' ilarità ed allegrezza di
di qualche peccato, usiamo con fiducia del Sacramento che  li  scancella: se non ne siamo consapevoli, usiamo ancora della
ho abbastanza, non debbo cercare altro per crederli: tosto  li  debbo abbracciare, benchè il serpente mi dica nequaquam ,
d' anime come cooperatori di valenti parrochi provetti, che  li  possano praticamente ammaestrare e dirigere. Usano anche in
di questo ministero, e dando loro delle guide che in esso  li  dirigano. Giova sopratutto un buon Catechismo diocesano, ed
giornale, io non ho minima difficoltà di permettervi, che  li  preghiate d' inserire nel prossimo fascicolo la presente
quel combattimento fra la natura e la grazia, in cui egli  li  vede valenti e trionfanti: ed anzi li fa tali egli stesso.
grazia, in cui egli li vede valenti e trionfanti: ed anzi  li  fa tali egli stesso. Chi non ha più in terra le persone in
perchè hanno in sè la potenza di Gesù Cristo; egli ce  li  ha lasciati quand' è asceso al cielo, in suo luogo. L'
poi a quello che potranno soffrire dagli uomini, Iddio che  li  raccolse e che disse: « « Ove due o tre di voi si uniranno
volta visiterà cotesti miei buoni fratelli di S. Zeno:  li  raccomando alla sua amicizia. Quest' anno non potrò
che santifichi i vostri studii, e, quasi direi, da profani  li  faccia divenire santi e spirituali; il che avverrà se li
li faccia divenire santi e spirituali; il che avverrà se  li  professate con una profonda umiltà di cuore e disprezzo di
fare la volontà del Padre suo, e per fare questa volontà,  li  sopportò, visse con loro, e patì e morì per loro, anzi per
lamenti sono a lui cari, ed egli non potrà resistervi, se  li  farete di continuo, ma cederà coll' accordarvi una
ad abbracciare lo stato religioso in generale quelli che ve  li  posso conoscer chiamati, ma non eccitandoli perciò a
è quell' unione in Cristo che avvicina i lontani e che  li  fa abitare insieme collo spirito siccome fratelli. Perocchè
una speciale gratitudine alla divina bontà che a tanto  li  elesse; e sono simili a coloro che, lavorando nel fuoco,
operai zelantissimi per la divina gloria: che Iddio  li  difenda dal maligno. [...OMISSIS...] 1.51 Anch' io ho
contendervi quei confini, ma il consenso segreto dei popoli  li  riconosce d'antico, e il giorno in cui, levati unanimi
E quantunque possano sembrar mirabili questi veri a chi non  li  ha prima d' ora avvertiti, tuttavia essi sono innegabili e
universo creato: egli gl' inebria con tutte le sue delizie,  li  rapisce con tutta la sua vaghezza, li incanta, li distrae,
tutte le sue delizie, li rapisce con tutta la sua vaghezza,  li  incanta, li distrae, li assorbe con tutta la sua infinita
delizie, li rapisce con tutta la sua vaghezza, li incanta,  li  distrae, li assorbe con tutta la sua infinita varietà e
rapisce con tutta la sua vaghezza, li incanta, li distrae,  li  assorbe con tutta la sua infinita varietà e fecondità.
percezione e azione delle cose reali esteriori e che  li  strappa e travolge da quella altezza, a cui la tenue e solo
distintamente in noi: e sebbene il senso comune assai bene  li  ammetta e riconosca, tuttavia nei libri de' filosofi si
si enumerano gli atti cristiani in quell' ordine in che  li  pose S. Paolo: Fede, Speranza e Carità; nel quale la fede
di atti, cioè la fede, la carità, e le opere esteriori, e  li  dà per segni dello Spirito Santo in noi, cioè della grazia
sta nella essenza dell' anima e da questa per conseguente  li  distingue: [...OMISSIS...] . Ho già mostrato come nelle
forme e questi modi; e riducendoli di classe in classe,  li  venni [riducendo] ne' generi reali (1), primi irriducibili
che gli vengano in qualche modo notificati da coloro che  li  vedono: e per ciò da sè solo, se dei colori non avesse
di enumerare i beni che in sè contiene, perchè tutti  li  contiene; ed è detta ella sola atta a far l' uomo beato:
gli Ebrei; perocchè i primi hanno il lume della fede che  li  scorge a intendere la forza di quei luoghi, il qual lume
della natura e a quello stesso della vita, e pienamente  li  soddisfaceva. Il quale effetto non può prodursi che
egli stesso, furono rubatori e ladroni, e le pecore non  li  hanno uditi« (3) ». Quindi partendo da Cristo la cognizione
Profeti quell' altissimo sdegno, quel zelo divoratore che  li  spingeva talora a far scendere il fuoco dal cielo che
e a chiamare le belve feroci dalle foreste che  li  divorassero. Un tale spirito usciva da un sentimento
verso di questa che vede i pregi o i difetti delle cose e  li  rende volontariamente nell' animo efficaci. Si consideri la
parziali (3), che animavano i profeti ed i patriarchi e  li  facevano operare santamente e sublimemente. Or però come
anime emette di sè quei doni che vuole, e quei che vuole  li  tiene nascosti; « spira ove vuole« », come dice Cristo. Nè
« Ricevete lo Spirito Santo: i peccati di quelli a cui voi  li  rimetterete, sono rimessi, e a cui li riterrete, sono
di quelli a cui voi li rimetterete, sono rimessi, e a cui  li  riterrete, sono ritenuti« (1) ». E certo fu quello un dar
i suoi, ancor prega per essi, ancor dimanda al Padre che  li  santifichi nella verità, e desidera che siano essi pure là
raccomandò al Padre i discepoli per quel tempo che egli  li  abbandonava andando alla passione e morte: [...OMISSIS...]
gli uomini si associano anco fra loro, una stessa carità  li  lega a Dio e fra loro, perchè appunto l' associarsi e l'
al luogo citato, dicendo a quei fedeli di Colosse che  li  voleva istrutti [...OMISSIS...] . Ecco dov' è la pienezza
di Dio che rimangono meno pronti a curare le relazioni che  li  legano cogli altri uomini e meno solleciti di eseguire gli
a' cattolici quello che mai non dissero. Se amore di verità  li  guidasse nelle loro ricerche, la prima cosa si darebbero
di far essi soli uso della ragione? Il fatto per avventura  li  smentisce, perocchè tutti i cattolici sostengono di credere
di poter dire del signor professore che sì villanamente  li  tratta, non dover esser per avventura la sua religione
alla natura di Dio, che interpreta i bisogni dell' uomo e  li  soddisfa pienamente. Le profezie, i miracoli, la diffusione
esseri non hanno se non la forza di un solo essere che  li  sostenti, cioè l' essere puro, fonte e creatore di tutti.
sue mani? Che enti sono questi, che dicono all' Eterno che  li  ha formati: « ritirati da noi, noi non vogliamo la scienza
questi sentimenti è tessuto il Nuovo Testamento, e S. Paolo  li  esprime ben sovente con una forza maravigliosa:
che si desse collisione fra loro, cioè che l' uomo non  li  potesse avere e godere tutti insieme. E quindi che gli
tuttavia dice che non ha eletti questi il Signore, ma  li  ha riprovati (2). Qui veggiamo da una parte uomini, i quali
tutti, pure si sarebbero distinti infra loro anche per  li  diversi gradi del merito morale, come pure per li diversi
anche per li diversi gradi del merito morale, come pure per  li  diversi gradi dello sviluppamento delle altre parti della
di una scienza perfetta e appagata quella curiosità che  li  porta a bramare di conoscere l' indole delle cose quant'
loro incontro quella terribile idea dell' infinito che  li  sgomenta e li fa trovar fuori di tutti i limiti delle cose
quella terribile idea dell' infinito che li sgomenta e  li  fa trovar fuori di tutti i limiti delle cose reali. Che
mai realizzare de' suoi voti nè anco la minima parte, ma  li  trova tutti contrariati, illusi, scherniti, e non ha in sua
e alla morte, perchè nessuna provvidenza soprannaturale  li  difende da quelli. Laddove i giusti non vengono sottomessi
universal Provvidenza, cioè a dire essi saranno tali quali  li  vogliono le leggi universali che presiedono al gran patto
non mi pare scevra di un cotale sforzo, e quasi direi che  li  traesse dal senso loro più ovvio e naturale. Tuttavia non
l' avere una stessa relazione coll' intelletto che tutti  li  percepisce con una sola idea o specie, la quale è appunto
quelle ragioni che rendano quei misteri chiari, o certo che  li  dimostrino, anzi che contrarii alla ragione, ad essa
me stesso e loro altresì; e farei loro del danno se  li  lodassi o assecondassi nella loro passione. L' esempio, che
in ordine gli oggetti delle nostre preghiere, anche se non  li  mettiamo noi, o se erriamo mettendoli. Desideriamo dunque
distribuisce ai suoi servi, e colle quali  li  perfeziona incredibilmente. [...OMISSIS...] E tuttavia l'
sicut coeteri hominum, raptores » ecc.: dicendo egli così,  li  giudicava tutti in massa inferiori a se stesso, come
al sommo grati a tutti noi i vostri buoni augurii, e ve  li  ricambiamo di cuore. Ma non meno grate ci giunsero le
che cosa sia questo ideale e questo reale , io non me  li  so definire; dunque collocheremo questa distinzione tra i
quando da' reali riceviamo le impressioni sensibili, noi  li  percepiamo intellettualmente, e solo dopo percepiti, ne
pur concepire la loro congiunzione. Se attentamente noi  li  raffrontiamo, vedremo che la cosa non istà così come si
vedremo che la cosa non istà così come si suppone; anzi  li  troveremo più affini che a prima giunta non paja, ma in
occhio suppone esistere gli oggetti che non crea; nè certo  li  potrebbe vedere se essi non fossero. Dunque ciò che
reale percepito. Sia dunque che noi ne abbiamo memoria, che  li  conserviamo in qualche parte dell' anima; sia pure che le
così dice parimenti che chi ha l' uso degli occhi ben  li  conosce e assai ben crede di sapere che sia bianco, o
della pianta o dell' animale, e classifica quei fatti,  li  riduce a classi più generali, lega i fatti variabili ad un
(sieno questi l' anima, o sieno i corpi) come se egli  li  conoscesse di cognizione assoluta, questi errerebbe
nol facesse non potrebbe mai conoscere i soggetti come pur  li  conosce. Che se volessimo anche cercare come i soggetti si
un corpo conosce questi due oggetti, certo è che egli non  li  deve confondere, bensì distinguere tra loro, li deve cioè
egli non li deve confondere, bensì distinguere tra loro,  li  deve cioè distinguer tanto quanto sono distinti in sè
un oggetto solo, benchè poscia la sopravveniente astrazione  li  distingua. Onde se per l' emanatista, Iddio e le sue
concetti sieno un solo pronunciato, come dovrebbe essere se  li  conoscessimo a quel modo come sono conoscibili in Dio.
e di s. Bonaventura, la quale nello stesso tempo che  li  concilia con s. Tommaso, li salva ancora da ogni taccia di
la quale nello stesso tempo che li concilia con s. Tommaso,  li  salva ancora da ogni taccia di panteismo; e d' altra parte
perchè è la sola riflessione e astrazione dello spirito che  li  divide; questa è quella che fa uscir fuori le esistenze
cose create. Parlando dunque egli dell' idea e del reale,  li  considera meramente come due rispetti, sotto cui si
appunto l' attinenza degli accidenti alla sostanza che  li  regge e sostiene. Così Iddio diviene sostanza delle
insegnato il panteismo col raziocinio, ma il Gioberti  li  confuta, trasportandolo nell' intuito; perchè ragione prima
del reale non è altro che l' atto dello spirito che  li  congiunge, e congiungendoli ne afferma il rapporto. Il
creò il cielo e la terra nel principio, vuol dire che non  li  creò successivamente, ma li creò in un solo istante,
principio, vuol dire che non li creò successivamente, ma  li  creò in un solo istante, giacchè altrimenti non avrebbe
creatrice appartenente alla sussistenza divina: questa  li  determina e prescrive coll' atto con cui vuol crearlo. Di
convien dedurli dalla divina sapienza che liberamente  li  pone. Ora la sapienza divina non ha alcun discorso, ma è
complesso di più enti convenientissimi, e col vederli  li  rende tali. Onde i verbi o giudizi deontologici dell' uomo
l' oggetto che informa ed illumina il loro spirito e così  li  rende intelligenti. Se il Sacro Scrittore non avesse avuto
ad un male che potevano evitare: il quale così oscurato  li  precipitò nell' idolatria: [...OMISSIS...] . Così non
il soccorso da Dio, onde solo potevano averlo, e Iddio  li  abbandonò al loro reprobo senso, il quale, già
e da quello principalmente, che più impediva che Iddio  li  soccorresse, della superbia, disconoscendo essi l'
il fedele rare volte cerca miracoli per sè, e quasi sempre  li  desidera perchè i popoli conoscano per essi la verità
nè volendoli, nè pure può aver quella fede di ottenerli che  li  produce. Quindi i miracoli succedevano più frequenti al
cristiana quasi da un principio che nel loro seno tutti  li  racchiude, ed indi trassero argomento a tutte le loro
dall' Apostolo e di sopra enumerati. Laonde S. Paolo  li  propone come armi acconcie a combattere le potestà
lotta fra i cristiani che sono in Cristo e i malvagi che  li  perseguitano, il combattimento non è della persona umana e
cioè tolse al demonio il dominio sopra gli uomini e  li  fece captivi a se stesso, ed ottenne copia di doni da
quand' egli risusciterà i giusti, che in lui credono, e  li  ammanterà della sua propria gloria. Perocchè, dicendo
il suo desiderio non poteva andare inesaudito. Dice che non  li  lascierà orfani, cioè senza Padre, perchè egli, che è il
abiti non passano giammai all' atto, perchè nulla vi ha che  li  tragga a questo. Laonde l' anima, senza alcun termine
sono predestinati alla eterna salute darà la vita eterna, e  li  risusciterà nell' ultimo giorno. Di vero egli dice, che
sono le disposizioni prossime ed efficaci che poscia  li  fa ricevere Cristo e credere in lui. Onde Cristo promette,
una vita attuale. In questa risurrezione delle loro anime  li  fa sperare S. Paolo, e non in altro. [...OMISSIS...] E pur
che persuade a' Cristiani la frequente comunione che  li  tiene di continuo preparati alla venuta dello sposo, come
detto, si trovavano nel limbo in aspettazione di Cristo che  li  facesse risorgere. Ma anco fra i Cristiani, che muojono
tuttavia quella fede non dava loro la vita soggettiva, non  li  trasformava, come dice S. Paolo, nella stessa imagine di
come dice S. Paolo, nella stessa imagine di Cristo, non  li  toglieva dalla morte e dalla corruzione di sè come umani
che è carità, « Deus Charitas est (1), » e indi anche se  li  deriva. In qual maniera questi effetti avvengano egli è
perchè lo spirito di questi non ha ricevuto la virtù che  li  rende atti a comunicare collo Spirito di Cristo, perchè non