Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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a questa, sia per arrivare alla « Teoria dell' ente  finito  »che è la cosmologia. L' Ontologo dunque rimane ne'
e la potenza di farlo sussistere. La possibilità dell' ente  finito  s' estende a tutto il finito possibile, e la potenza s'
La possibilità dell' ente finito s' estende a tutto il  finito  possibile, e la potenza s' estende a potere realizzare
e la potenza s' estende a potere realizzare tutto il  finito  possibile; nè l' una nè l' altra ha confini. Onde vengono
è la sussistenza per sè manifesta; rispetto poi all' ente  finito  non ancora sussistente è puramente idea . Ora, all' uomo
determinò quali speciali limitazioni dovesse avere l' ente  finito  ch' ella voleva creare; questa determinazione fu ella fatta
non poteva concepire a cui dar l' esistenza, se non un ente  finito  in cui risplendesse il carattere della sapienza che lo
ciò; perchè Iddio non poteva amare che se stesso, e l' ente  finito  non per lui, ma per se stesso. Ma, oltre la sapienza di
doveva necessariamente voler produrre il maggior essere  finito  possibile colla menoma sua azione; di che procede che
sussistenza, amando se stessa, doveva volere che l' ente  finito  da lei prodotto ottenesse il massimo frutto, cioè
aver altro esemplare che se stesso, nè potendo l' ente  finito  esser altro che limitato e quindi soggetto alla
ama l' Essere infinito, ma ama che sussista anche l' essere  finito  che imita per quanto può il primo. Se dunque ama che
quali considerazioni procede: 1 Che, quantunque l' ente  finito  creato potesse esser maggiore, più numeroso, se si riguarda
della sapienza e della santità, e quindi che l' ente  finito  che sussiste per creazione è tutto ciò che di finito poteva
ente finito che sussiste per creazione è tutto ciò che di  finito  poteva sussistere, salvi quegli attributi; 2 Che Iddio fu
nella sussistenza divina tutti que' modi co' quali l' ente  finito  potrebbe, se fosse creato più imperfettamente, imitare l'
il suo oggetto. Ma non trovandosi quest' oggetto  finito  determinato nella divina sussistenza, convien che sia
cose: vede il mondo, e vedendolo lo crea, trova quell' ente  finito  che nel miglior modo possibile imita l' ente infinito, ed
divina. Ora il rendere a se stessa manifesto l' ente  finito  determinato è un crearlo, come dicevamo. Vi ha però questa
ossia l' essenza, e ad un tempo la sussistenza dell' essere  finito  nella sua unità, nel suo ordine che lo renda un tutto solo
omnia Verbo virtutis suae (1) ». E l' amabilità dell' ente  finito  ordinatissimo e completissimo è l' amabilità stessa della
divina, amabilità che viene partecipata dall' ente  finito  in quanto questo imita quella, sebbene limitatamente. . Il
le essenze delle cose, ossia la possibilità dell' ente  finito  che diviene il lume di sua ragione; 2 riceve le sussistenze
da Dio, nella cui natura Iddio vede qual sia l' essere  finito  complesso di più enti convenientissimi, e col vederli li
non si contenesse anche la possibilità fisica dell' ente  finito  che in essa risiede. La stessa sussistenza senza il
ed amata da se stessa, e quindi se non amasse l' ente  finito  che la imita, essendo sua proprietà quella d' essere
liberamente, in conseguenza di tale amore, l' ente  finito  ordinatissimo da lei amato, e pronunziandolo pone ad un
determinata e la sua sussistenza. L' essere intelligente  finito  è la più nobil parte del creato, e l' altre cose sono fatte
Verbo divino, perchè è la possibilità logica dell' essere  finito  che nella divina sussistenza pronunciata da se stessa
umane acquistano un fine solo, e tutto l' amore all' essere  finito  dee rifondersi almeno virtualmente nell' amore dell' essere
idea, nè egli ci muove parzialmente verso qualche essere  finito  a pregiudizio di qualche altro; ma ci muove ad aderire all'
natura divina, dee esser Dio; giacchè fra l' infinito e il  finito  non v' ha mezzo alcuno, e il finito è distante
fra l' infinito e il finito non v' ha mezzo alcuno, e il  finito  è distante infinitamente dall' infinito: l' infinito poi è
vede nel suo concetto, cioè nel suo Verbo, l' essere  finito  e vedendolo lo crea. Ma questo concetto del Padre non è,
volontà divina, che, quand' ella vuole che sussista un ente  finito  e relativo, lo immagina, dirò così, sussistente, e questa
bene eudemonologico7morale nella minima quantità di essere  finito  fisico, connesso fra sè nel miglior modo per l' ottenimento
e questo è il mondo creato. Amando dunque Iddio l' essere  finito  così concepito ed ordinato, che nell' essere per sè noto è
il suo realizzamento. Così la facoltà di creare l' essere  finito  si prova necessaria alla perfezione dell' essere infinito,
affatto dall' idea. Infatti, se voi mi date uno spirito  finito  e reale qualsiasi, egli passerà dalla potenza all' atto,
il solo intelligibile per se stesso, l' essere reale  finito  è per se stesso oscuro ed inintelligibile, e viene
sono necessarj, nell' ente finito, perchè lo stesso ente  finito  non è necessario, ma contingente. Le innumerevoli
« il sapere dell' uomo è infinito, il sapere dell' uomo è  finito  »? Ad entrambe, miei signori. Sì, noi non ricusiamo mai di
e quella finita, perciò quella gli sembra nulla, poichè il  finito  paragonato all' infinito svanisce in nulla. Infatti quando
percezione, abbiamo tirato una linea di separazione tra il  finito  e l' infinito, tra le cose contingenti e le cose eterne.
Dunque nel sistema nostro non si predica del reale  finito  che cade ne' nostri sensi nessuno dei caratteri divini
e somiglianza rimota che corre tra l' infinito e il  finito  . Ascoltate attentamente, perchè già ci avviciniamo di
e perciò lo chiamiamo anche noi divino; in quanto poi è  finito  e limitato, cioè nella sua parte negativa, intanto a lui si
rimota e imperfettissima che corre fra l' infinito e il  finito  » »; io passo all' accusa di panteismo, ed esamino tosto se
ente finito, identico coll' uomo. Si fa dunque dell' ente  finito  e dell' infinito, dell' uomo e di Dio una cosa sola.
Dio rimota ed imperfettissima, come quella che corre tra il  finito  e l' infinito, e che quell' ente astratto s' immedesima
sola analisi dello spirito è la virtù creatrice che cava il  finito  dall' infinito, e le esistenze, cioè le creature dal
espressamente dichiara in contrario; dichiara che è proprio  finito  quell' essere che si vede in Dio, e che perciò è Dio:
le sue parole: [...OMISSIS...] . Dice adunque che è  finito  quell' ente possibile appunto, che si vede in Dio, ed anzi
intende ancora perchè il signor Gioberti distingua il reale  finito  dal possibile, e distingua in ogni cosa due possibili, l'
poichè, se potesse formarla, già non sarebbe indefinito, ma  finito  e determinato. Ogni indefinito dunque involge in sè il
venire tanto il pari quanto l' impari, l' indefinito e il  finito  (4). Ma più importante ancora per la scienza è il sapere
Pitagorici su di questo argomento. L' uno di Parmenide era  finito  e infinito ad un tempo (5), appunto come l' uno di Pitagora
dispari; o, come vuole Aristotele, l' uno di Parmenide era  finito  o determinato, quello di Melisso, infinito o indeterminato
le supreme classi o categorie platoniche: quella dell' ente  finito  , che consta de' due accennati elementi; e quella dell'
filosofica, dalla mente umana. La realità dell' ente  finito  nondimeno prende in Aristotele un posto alquanto più
a quel modo nel quale tali doti sono partecipate dall' ente  finito  umano, e quindi anche i vocaboli, che le esprimono, non
si è che « « il mondo abbia cominciato, e che lo spazio sia  finito  » ». Che il mondo abbia cominciato, si prova da Kant
L' infinito sarà scaduto ad una condizione inferiore del  finito  da lui prodotto? E s' ella è così, dove oggimai si trova l'
infinito sieno la medesima idea, perocchè ogni ente anche  finito  è necessariamente uno. 4 E` falso ancora, che l' idea di
Ma, lasciando che il mondo può esser uno e tuttavia esser  finito  (e certo egli è finito da molti lati), chi dirà mai che il
mondo può esser uno e tuttavia esser finito (e certo egli è  finito  da molti lati), chi dirà mai che il modo dell' essere del
Aristotele medesimo: ma quest' elemento anteriore al reale  finito  sfuggì alla mente del filosofo. Quando poi ei non era
come tale, niuna cosa propria comunica all' altro, ma è  finito  tutto in se stesso. Pure Aristotele, senza vedere, che
essere concepito in altro, il pensiero di lui sta da sè, è  finito  in lui «( Ideol. 613 not.) ». Le altre due classi di
gli elementi accoppiati insieme, la felicità dell' essere  finito  non può consistere nella vita della sola mente che
scorge nel bene finito: il commisurato è lui stesso il bene  finito  ricevuto che abbia la misura, e la misura , che è quell'
una perfetta ontologia : le leggi dell' ente reale e  finito  divennero dunque nel pensiero di Aristotele, con un salto
è il principio che moltiplica gli enti? - Come l' ente  finito  è costituito da quell' unità che giace nel gruppo dei suoi
intelligenza umana s' estende in qualche modo a tutto, al  finito  non meno che all' infinito. Compose adunque un sistema del
citato del Bruno di Federico Schelling. Si dice che il  finito  è perfetto, quando è annodato coll' infinito, e che non può
infinito, se non è previamente uno coll' infinito. Ma se il  finito  è previamente uno coll' infinito, non ha più bisogno di
che lo annodi seco stesso. Dall' aver detto che il  finito  non può essere annodato coll' infinito, se non per mezzo
bellezza. Dopo aver dunque distinto nel discorso: 1) il  finito  e l' infinito; 2) la nozione del produttore e il
si trova; poichè la parola collezione denotava un numero  finito  di individui reali, laddove il comune si trova in tutti gli
traslato. A ragion d' esempio quando prova che il cielo è  finito  (2) e poi dice, che « « al di fuori del cielo non c' è, nè
(5), e allora è indeterminato, e non essendo egli stesso  finito  e ultimato, non ha virtù di esistere separato e da sè, ma
cosa di creato e di finito. Questo elemento creato e  finito  che percepisce, questo termine limitato, qualunque sia,
perciò non poteva tener l' opera sua dentro i termini di un  finito  e limitato bene; ma doveva naturalmente volgerla a un bene
congiungersi al suo creatore, togliendo la faccia dal ben  finito  e levandola più e più all' infinito e divino. A lui era
avente per oggetto il reale. Primieramente, il reale  finito  considerato da se solo senza veruna dote non si può
E nel vero, al quint' ordine il fanciullo non ha ancora  finito  di concepire chiaramente se stesso, come vedemmo, perocchè
che finito. E perciò è evidente che, acciocchè all' essere  finito  sieno tolte via tutte le limitazioni e con esse le
2. non potevano nè pure dare a sè stesse alcun oggetto  finito  nel quale terminare e pel quale svilupparsi. Conveniva
quest' epoca tutti i segni, che l' ordine antico è oggimai  finito  e che non si fa che aspettare l' ordine nuovo a cui
anima di Cristo già gloriosa. Imperciocchè Cristo avea  finito  di patire e meritato tutto: sicchè l' anima di Cristo,
perisce« (2). Or bene quando il pane non c' è più, ha  finito  di convertirsi; esso cessa di essere, e dopo ciò egli non
in un tratto da noi così poco preparati. Il perchè niuno ha  finito  d' apprenderla mai, e i santi v' impiegaron tutta la vita,
deve poi durare tutta la loro vita. E quelle che non hanno  finito  d' ottenerlo nel Noviziato, devono procurare di ottenerlo
Se ella venisse determinata ad un senso razionale, sarebbe  finito  l' incanto, e la magica verga si spezzerebbe nelle mani dei
più nascoste e più puzzolenti. Mio caro, che dunque sia  finito  fra voi e per sempre ogni segno di dissidio da parte vostra
nelle corti quella politica che tutto corrompe, e che ha  finito  col confondersi nella incredulità. Ma ogni qualvolta il
nelle corti quella politica che tutto corrompe, e che ha  finito  col confondersi nella incredulità. Ma ogni qualvolta il
il cristianesimo senza averne il pieno studio ed il  finito  intendimento, e perciò ne sfuggono le più vere conseguenze,