Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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con sincerità il governo di Carlo X, perché quel governo  era  direttamente nemico alla classe d'onde essi uscivano, e
più potente d'ingegno che essi tutti non erano:  era  allora nemico nostro; ma credeva nel dovere di sacrificare
31) ». [...OMISSIS...] In queste parole: « « Nel principio  era  il Verbo » », la parola principio si potrebbe intendere del
la intesero alcuni Padri (1), se a ciò non ostasse il verbo  era  che esprime il presente del passato «(en)». Il verbo era
era che esprime il presente del passato «(en)». Il verbo  era  indica una cotal relazione di tempo, che non avrebbesi
« il Verbo è nel Padre », ma non avrebbesi detto « il Verbo  era  nel Padre », quasi che avesse cessato di essere nel Padre
nel Padre (1). Queste parole adunque, « « in principio  era  il Verbo » », vogliono significare che il Verbo era avanti
era il Verbo » », vogliono significare che il Verbo  era  avanti che fosse il mondo (2); maniera pure adoperata dalle
di esse è il cominciamento del tempo. Il Verbo dunque  era  già nel principio del tempo, e perciò era avanti il tempo,
Il Verbo dunque era già nel principio del tempo, e perciò  era  avanti il tempo, il che viene a significare: era nell'
e perciò era avanti il tempo, il che viene a significare:  era  nell' eternità (3). Questo è spiegato dalle stesse Sacre
le quali prendono queste tre maniere: « « nel principio  era  »; - avanti la formazione del mondo era - «ab eterno era »
« « nel principio era »; - avanti la formazione del mondo  era  - «ab eterno era » », per maniere sinonime, o tali l' una
era »; - avanti la formazione del mondo era - «ab eterno  era  » », per maniere sinonime, o tali l' una delle quali spiega
relazione col tempo. Infatti, quando si dice che il Verbo «  era  avanti il tempo », o che « era già quando il tempo
si dice che il Verbo « era avanti il tempo », o che «  era  già quando il tempo incominciò », sembra che si venga a
in testa delle nuove Scritture, comincia: « « Nel principio  era  il Verbo » ». Iddio creatore (la sua conoscenza, il suo
« Nel principio, in cui Dio creò il cielo e la terra,  era  già il Verbo ». Ma in qual principio creò Iddio il cielo e
di tempo, come poi accade che Giovanni dica, che il Verbo  era  già prima che le cose incominciassero: « « Nel principio
già prima che le cose incominciassero: « « Nel principio  era  il Verbo » »? - Rispondo che in questo ci sarebbe
dalle parole di Giovanni si dovesse inferire, che il Verbo  era  anteriore all' atto della creazione: ma quelle parole non
ma quelle parole non dicono altro se non che il Verbo  era  anteriormente al principio del mondo: « Nel principio delle
al principio del mondo: « Nel principio delle cose  era  già il Verbo », il che significa, come vedemmo, che il
primo rispetto, si paragona col mondo, si dice che quello  era  prima di questo, per esprimersi con ciò che quello è nell'
come Esemplare del mondo, allora quando si dice che quello  era  prima del mondo si esprime solamente quella relazione che
Qualora dunque le parole di Giovanni « « Nel principio  era  il Verbo » » si vogliono spiegare anco da quella parte, in
che fosse la terra. Gli abissi ancora non erano, ed io già  era  concepita » » (ecco l' esemplare, il concetto degli abissi
dal divino Figliuolo). « « Quando egli preparava i cieli io  era  presente » » (qui l' Esemplare si mostra contemporaneo,
i loro confini; quando pesava i fondamenti della terra, io  era  con esso lui, componendo tutte le cose, sollazzandomi alla
di tutti i tempi, l' idea delle cose e degli avvenimenti  era  con lui; egli vedeva le cose nel suo Verbo e pel suo Verbo,
s' investighi perchè l' Evangelista dica: « « Nel principio  era  il Verbo » », e non dica: « Nel principio era il Verbo di
Nel principio era il Verbo » », e non dica: « Nel principio  era  il Verbo di Dio »(1). Dire « il Verbo »senza più, è un
Verbo era, si viene a significare che il Verbo, come tale,  era  ente completo; perocchè una cosa è in quanto è ente. Se il
sarebbe potuto dire assolutamente e semplicemente ch' egli  era  a principio. Questo parlare dimostra che l' essere gli
tutto, niuna cosa esclusa: e molto meno ogni altro verbo  era  al principio. Che se quel Verbo che era al principio è il
ogni altro verbo era al principio. Che se quel Verbo che  era  al principio è il Verbo per sè, quindi ogni altro verbo è
si sono fermati a considerare che la parola esterna non  era  che un segno che esprimeva una cosa interna, un oggetto
sulla Trinità. E veramente per i platonici il Verbo di Dio  era  l' idea del mondo ossia il mondo intelligibile, come talor
che luoghi esprimenti un loro sistema. « « Nel principio  era  il Verbo » ». - Egli è uopo che noi ci fermiamo ancora
ed assoluto Essere uno e trino. Questa manifestazione  era  una comunicazione di questa divina perfezione alla
Ma l' obbiezione si scioglie ove si consideri che Iddio  era  limitato nella quantità della creazione dai canoni della
egli abbia fatto sussistere con la creazione tutto ciò che  era  possibile, salve le leggi della sua sapienza e santità.
e santità. Ancora si obietterà che in tal caso Iddio non  era  libero al creare e non creare. Rispondesi che la libertà di
si avverò nel Verbo incarnato, l' umanità del quale  era  sensibile a tutti gli uomini, la quale è come la lettera:
avesse avuto sotto i sensi l' umanità di Cristo, la quale  era  così come l' espressione esterna del Verbo dal quale era
era così come l' espressione esterna del Verbo dal quale  era  assunta e dal quale riceveva una divina virtù. Alla stessa
natura si colloca sulla terra . E di qui si vede, quanto  era  conveniente che l' evangelista incominciasse ad annunziare
2 Che la cognizione che ebbero gli Ebrei del Verbo,  era  anche più che filosofica, benchè non giugnesse alla
segnate. Ma il Verbo a cui ministravano gli Angeli, non  era  tuttavia quello che parlava agli uomini, nè loro si
diebus istis locutus est nobis in Filio (1) ». Tuttavia  era  anche allora Iddio che parlava , sebbene per mezzo degli
e che vi avessero divisioni di grazie e di doni, e tuttavia  era  uno il Cristo che compartiva i suoi doni, uno lo Spirito
come per sè manifesta, oggetto reale per sè manifesto,  era  il Verbo, ma soltanto oggettivamente appreso, non il Verbo
come soggetto e persona; e quindi, propriamente parlando,  era  la divina sussistenza per sè manifesta, ma non operante, e
misteriosa promessa. Onde la persona del Verbo promesso  era  indicata coi nomi di Dio, Dio con noi, Padre del secolo
la cognizione del Verbo come persona data agli antichi non  era  positiva e percettiva; ma negativa, razionale, simbolica,
che costituisce la celeste beatitudine. 5 Finalmente vi  era  la riflessione e meditazione filosofica, che, ritornando
che sentono al di dentro. Di che si vede che quello, che  era  sermo, praeceptum, mandatum, ecc. per gli Ebrei, pei
meglio indica l' unità del Verbo di Dio), tuttavia ella non  era  acconcia ad esprimere la personale manifestazione del Verbo
nisi Jesum Christum et hunc crucifixum (6) ». Quello che  era  nell' antica Chiesa mera dottrina, divenne nella nuova
Dopo aver detto che avanti a tutte le creature, ab eterno  era  un assoluto Verbo, un Verbo necessario che non poteva non
Verbo necessario che non poteva non essere, perocchè egli  era  l' Essere per sè noto; passa ad insegnare dove era, e
Giovanni ci conduce tosto al Padre dicendo: « « e il Verbo  era  appo Dio » ». Iddio qui significa il Padre (1), e con
a cercare come nel luogo di S. Giovanni, « « E il Verbo  era  appo Dio » », la parola Dio indichi il Padre. Or questo si
indicare il Padre. E S. Giovanni, dicendo che « « il Verbo  era  appo Dio » », parlava più in conformità delle antiche
il Verbo del Padre ». Oltredichè, dicendo che « « il Verbo  era  appo Dio » », si veniva a rendere la ragione del perchè
il Verbo generandolo; laddove se avesse detto che il Verbo  era  appo il Padre, avrebbe supposto che i lettori avessero già
avrebbe supposto che i lettori avessero già conosciuto chi  era  il Padre, il quale volevasi anzi dall' Evangelista far
aveva colla divina sussistenza che lo generava. La parola  era  indica l' eternità del Verbo appo il Padre; perocchè come,
appo il Padre; perocchè come, dicendo che « « in principio  era  il Verbo » », aveva significato che il Verbo era eterno;
principio era il Verbo » », aveva significato che il Verbo  era  eterno; così egualmente dicendo che era appo il Padre
che il Verbo era eterno; così egualmente dicendo che  era  appo il Padre significa che dall' eternità risiedeva
senza alcun equivoco l' eternità. E siccome il Verbo  era  assoluto Verbo ed avente una esistenza necessaria, così
riuscirebbero assurde. Qui dice S. Giovanni che il Verbo  era  appo Dio. Ora nessuna delle cose create, propriamente
infinito poi è Dio stesso. Avendo dunque detto che il Verbo  era  appo Dio, ci ebbe posto in mano il principio da cui cavare
principio da cui cavare la conseguenza che dunque il Verbo  era  Dio, conseguenza che cava l' Evangelista incontanente
tanto più spontanea che l' Evangelista dice che il Verbo  era  appo Dio in principio, il che, come vedemmo, viene a dire
collocarle in qualche luogo (1) domandassero: se il Verbo  era  già prima che fosse creato il mondo, dove stava egli? L'
il mondo, dove stava egli? L' Evangelista risponde che  era  appo Dio, e con ciò insegna ch' egli era semplice, e che
risponde che era appo Dio, e con ciò insegna ch' egli  era  semplice, e che non aveva bisogno di essere in un luogo,
Chiesa lo chiamò autore del Verbo. Ma all' Evangelista  era  opportuna questa espressione eziandio per significare con
nella redenzione da lui operata del mondo medesimo,  era  conveniente che prima dicesse ove e come era il Verbo prima
medesimo, era conveniente che prima dicesse ove e come  era  il Verbo prima che operasse e che si manifestasse agli
e come si sia manifestato agli uomini, dichiara che cosa  era  da tutta l' eternità: era appresso Iddio che lo pronunciava
agli uomini, dichiara che cosa era da tutta l' eternità:  era  appresso Iddio che lo pronunciava eternamente, era Verbo di
era appresso Iddio che lo pronunciava eternamente,  era  Verbo di Dio indiviso da Dio. Quivi stava nell' eternità
parlante gli rimase sconosciuta, e la parola dettagli non  era  appieno conosciuta, rimanendo occulta la parola parlante;
modo che la costruzione naturale è questa: « « E il Verbo  era  Dio »(2) ». Il Verbo dunque, che era ab eterno, ed era
questa: « « E il Verbo era Dio »(2) ». Il Verbo dunque, che  era  ab eterno, ed era appresso Dio, non poteva essere che Dio
era Dio »(2) ». Il Verbo dunque, che era ab eterno, ed  era  appresso Dio, non poteva essere che Dio egli stesso. Non
come la parola Deità . Quindi dicendosi « E il Verbo  era  Dio », si viene a dire « E il Verbo era persona divina ».
« E il Verbo era Dio », si viene a dire « E il Verbo  era  persona divina ». Ma era stato detto altresì che « il Verbo
», si viene a dire « E il Verbo era persona divina ». Ma  era  stato detto altresì che « il Verbo era appo Dio », dunque
persona divina ». Ma era stato detto altresì che « il Verbo  era  appo Dio », dunque una persona divina era appo una persona
che « il Verbo era appo Dio », dunque una persona divina  era  appo una persona divina: forza è dunque il dire che queste
eternamente eguale a se stesso. Nelle parole « E il Verbo  era  Dio » [...OMISSIS...] S. Giovanni non pone l' articolo alla
alla voce «Theos» volevano inferire che il Verbo non  era  detto Dio nello stesso senso di Dio Padre (1). Si potrebbe
persona del Padre. Perocchè avendo detto che « il Verbo  era  appresso Dio », [...OMISSIS...] con che voleva dire che era
era appresso Dio », [...OMISSIS...] con che voleva dire che  era  presso la persona del Padre, se avesse poi detto che il
la persona del Padre, se avesse poi detto che il Verbo  era  Dio coll' articolo «o Theos»; sarebbe sembrato ch' egli
queste tre clausole adunque S. Giovanni disse che il Verbo  era  ed era ab eterno; dopo disse dove era, cioè appresso il
tre clausole adunque S. Giovanni disse che il Verbo era ed  era  ab eterno; dopo disse dove era, cioè appresso il Padre;
era, cioè Dio. Qui Origene domanda perchè dicesse che cosa  era  il Verbo, dopo aver detto quando era e dove era: e risponde
dicesse che cosa era il Verbo, dopo aver detto quando  era  e dove era: e risponde che, essendo il Verbo per origine
per origine presso Dio, conveniva prima dimostrare che egli  era  nel Padre o presso il Padre, anzichè dire che il Verbo era
era nel Padre o presso il Padre, anzichè dire che il Verbo  era  Dio. A cui noi soggiungeremo cosa, che o sarà uno
colla sola parola Verbo, dicendo: « « In principio  era  il Verbo » », dimostrando che il Verbo come persona è l'
più esplicitamente ne espresse la natura dicendo che egli  era  Dio. Le tre clausole fin qui riferite dell' Evangelista,
specie d' errori (1). La prima clausola: « « Nel principio  era  il Verbo » », mostrandone l' eternità, ribatte l' errore di
e Paolo di Samosata. La seconda clausola: « « E il Verbo  era  appo Dio » », stabilendo la distinzione delle persone del
che fosse lo stesso il Padre ed il Figliuolo, e che non  era  altra la persona del Padre, che ab eterno era, dalla
che ab eterno era, dalla persona del Figliuolo che s'  era  incarnato. La terza clausola: « « E il Verbo era Dio » »,
che s' era incarnato. La terza clausola: « « E il Verbo  era  Dio » », ribatte l' errore di Eunomio, il quale insegnava
dal Padre, quando invece, secondo l' Evangelista, egli  era  Dio come il Padre. Queste tre clausole onde incomincia S.
così S. Giovanni nella terza clausola annunzia che Cristo  era  Dio egli stesso. Colle tre comme precedenti S. Giovanni
epilogo è da lui fatto dicendo: « « Questo (cioè il Verbo)  era  nel principio appo Dio » ». Così dichiara Origene questo
tratto, dicendo questo, intende la terza clausola; dicendo  era  nel principio, raccoglie la prima; soggiungendo poi era
era nel principio, raccoglie la prima; soggiungendo poi  era  appo Dio, raccoglie la seconda: onde così tu non intenda un
onde così tu non intenda un altro Verbo esser quello che  era  nel principio, ed un altro quello che era Dio; ma questo
esser quello che era nel principio, ed un altro quello che  era  Dio; ma questo stesso Verbo che era Dio, era nel principio
ed un altro quello che era Dio; ma questo stesso Verbo che  era  Dio, era nel principio appo Dio »(2) ». Laonde, oltre che
quello che era Dio; ma questo stesso Verbo che era Dio,  era  nel principio appo Dio »(2) ». Laonde, oltre che questa
Verbo, giova altresì a indicare l' identità del Verbo che  era  in principio, e che era appo Dio, e che era Dio. Il perchè
indicare l' identità del Verbo che era in principio, e che  era  appo Dio, e che era Dio. Il perchè S. Cirillo (3) trova
del Verbo che era in principio, e che era appo Dio, e che  era  Dio. Il perchè S. Cirillo (3) trova appunto opportuno
alcuni Ariani, i quali dicevano altro essere il Verbo che  era  in principio appresso Dio, ed altro quello pel quale furono
perocchè con questa è tolto ogni dubbio che il Verbo, che  era  appo il Padre, fosse appo il Padre in principio, cioè ab
Teofilatto osserva oltracciò che, dicendo che « « il Verbo  era  in principio appo Dio » », viene l' Evangelista a
(2). Qui contrappone adunque l' Evangelista il Verbo, che  era  presso Dio fin dal principio, alle creature che furono
fatte fu fatta senza il Verbo (1). Oltrediciò, se il Verbo  era  già in principio appresso il Padre, dunque non fu fatto,
fatte, furon fatte pel Verbo, volle ripetere che il Verbo  era  in principio appo Dio, quasi esordio alla dottrina della
il Verbo platonico, l' oggetto essenziale da loro ammesso,  era  un esemplare del mondo, ma non giunsero neppure a
», e colpiscono d' anatema chi dicesse altramente. Perocchè  era  lontanissimo dalla mente di quel Concilio il sottoporre al
il Figlio o farlo di lui inferiore: chè anzi la decisione  era  pronunciata contro gli Ariani. E nel vero quel luogo del
che degli uomini, come di quelli a cui il suo Vangelo  era  ordinato. E qui deve osservarsi che nella generazione del
stessa. Ma perchè l' Evangelista dice, che « « nel Verbo  era  vita » », e non dice piuttosto, che il Verbo stesso era
era vita » », e non dice piuttosto, che il Verbo stesso  era  vita? Conviene ben considerare, che la parola vita esprime
«e zoe», laddove nelle parole di S. Giovanni: « « in esso  era  vita » » manca l' articolo «en auto zoe»; il che indica che
morta, ma avente la vita. E non dicendosi che « nel Verbo  era  la vita »ma che « « nel Verbo era vita » », non v' ha
dicendosi che « nel Verbo era la vita »ma che « « nel Verbo  era  vita » », non v' ha pericolo che s' intenda forse ch' egli
Padre o lo Spirito Santo. Perocchè, dicendosi che nel Verbo  era  vita, niente impedisce che sia vita anche nell' altre due
la vita »(2) ». Dicendo dunque l' Evangelista che nel Verbo  era  vita, viene a dire che il Verbo di Dio non è, come il verbo
che di sopra ha detto l' Evangelista che « « il Verbo  era  Dio » »: se dunque egli è Dio, deve avere una vita
perchè S. Giovanni sia passato a dire che nel Verbo  era  vita: come ciò si rannodi alla serie della sua narrazione.
dal Verbo: onde stabilisce il fondamento che « « nel Verbo  era  vita » », perocchè dalla vita essente nel Verbo quelle tre
e col quale le conserva e governa. Il dire che nel Verbo  era  vita esprime, secondo il Crisostomo, che il Verbo non solo
da prima insinuò l' Evangelista dicendo: « Nel principio  era  il Verbo », poi si trova il vivere, e questo è cio che
poi si trova il vivere, e questo è cio che segue: « In esso  era  vita », in terzo luogo si trova l' intendere, e di
l' intendere, e di conseguente aggiunse questo: « E la vita  era  la luce degli uomini »(1) ». Così l' Evangelista addita che
erano viventi, spiegando il soprallegato testo così: «  era  vita, cioè era vivente ciò che era stato fatto nel Verbo »,
spiegando il soprallegato testo così: « era vita, cioè  era  vivente ciò che era stato fatto nel Verbo », dicendo poi
testo così: « era vita, cioè era vivente ciò che  era  stato fatto nel Verbo », dicendo poi che il niente era l'
che era stato fatto nel Verbo », dicendo poi che il niente  era  l' altra cosa, l' altro principio fatto, ma non dal Verbo,
ma non dal Verbo, dicendo S. Giovanni che « « il niente  era  stato fatto senza il Verbo » et sine ipso factum est nihil
parole che seguono alle dichiarate sin qui: « « E la vita  era  la luce degli uomini » », cioè l' oggetto che informa ed
degli uomini, egli non avrebbe detto che « « nel Verbo  era  vita » », poichè avrebbe in tal caso potuto dire egualmente
», poichè avrebbe in tal caso potuto dire egualmente che «  era  vita nel Padre e nello Spirito Santo », nei quali sussiste
nel Verbo. Ma perchè dunque preferì di dire che « nel Verbo  era  vita »? Perchè il suo intendimento era di favellare della
dire che « nel Verbo era vita »? Perchè il suo intendimento  era  di favellare della vita in significato oggettivo, la quale,
dice, che il Verbo che è fatto a noi vita, in se stesso  era  vita, acciocchè un tempo divenisse a noi vita, il perchè
a noi vita, il perchè tosto soggiunge: « « E la vita  era  la luce degli uomini »(3) ». Ora posciachè le appartenenze
che rispetto a noi. Ma noi dobbiamo vedere come la vita che  era  nel Verbo sia la luce degli uomini. Primieramente si
procede: 1 Che nelle parole di S. Giovanni « « e la vita  era  la luce degli uomini » » non trattasi più di narrare la
essere come Verbo. Onde S. Giovanni dice che « « la vita  era  luce degli uomini » », e non degli animali, delle piante o
a capello a quelle di S. Giovanni, che « « la vita  era  la luce degli uomini » ». Si chiama ancora da S. Giovanni
e l' attestiamo ed annunciamo a voi questa vita eterna che  era  appresso il Padre e apparì a noi), «quello che vedemmo ed
Evangelio che abbiamo alle mani, che vi si dice che la vita  era  appresso il Padre, il che risponde alle parole: « Et Verbum
vita si è manifestato agli uomini, incomincia dal dire che  era  ab eterno appresso il Padre occulto agli uomini e che a
che stava prima del tempo appresso Dio; ed anche allora  era  essenzialmente vita ed eterna vita, ma non ancora vita a
tale, si manifesti. Quindi dice S. Giovanni che la vita  era  la luce degli uomini. Or se si trattasse dell' essere
e però nè tampoco uomo; tuttavia dalla parte di Dio  era  convenientissimo, e di una necessità morale, che l' uomo
mani fosse sublimato a tanta altezza, perocchè il Verbo  era  la luce degli uomini; e dando loro questa luce, si dava
luce, si dava loro la vita altresì, perchè « nel Verbo  era  vita, e la vita era la luce degli uomini »: l' effetto così
la vita altresì, perchè « nel Verbo era vita, e la vita  era  la luce degli uomini »: l' effetto così corrispondeva
che erano creature intelligenti di quel Verbo nel quale  era  la vita luce degli uomini. Ma, come vedremo poi in appresso
due questioni proposteci, questo carattere in Adamo ed Eva  era  potenziale, e però non indelebile; quando nel Cristiano è
è una mera idea, ma è vita, vita che sta nel Verbo. Dunque  era  loro data una cotal percezione del Verbo, nel che sta il
ad amare e ad aderire all' imagine di Dio, secondo la quale  era  fatto, cioè al Verbo divino lucente nella sua intelligenza,
non solo animale e intellettiva, ma di quella vera vita che  era  nel Verbo. Ma se quel primo uomo era anima vivente, non era
quella vera vita che era nel Verbo. Ma se quel primo uomo  era  anima vivente, non era però spirito vivificante, siccome è
era nel Verbo. Ma se quel primo uomo era anima vivente, non  era  però spirito vivificante, siccome è il Verbo divino; il
può perderla, com' è avvenuto ad Adamo: e perciò non  era  per se stesso incorruttibile ed immortale, come non era
non era per se stesso incorruttibile ed immortale, come non  era  impeccabile. Era di natura sua corruttibile perchè formato
incorruttibile ed immortale, come non era impeccabile.  Era  di natura sua corruttibile perchè formato di terra, la
la quale poteva sciogliersi in polvere, come la polvere che  era  stata raccolta a forma di uomo. Era peccabile perchè non
come la polvere che era stata raccolta a forma di uomo.  Era  peccabile perchè non era la stessa vita morale, ma questa
stata raccolta a forma di uomo. Era peccabile perchè non  era  la stessa vita morale, ma questa vita l' aveva ricevuta da
vita morale, ma questa vita l' aveva ricevuta da quello che  era  la vita; ed era stato collocato nel suo libero arbitrio di
questa vita l' aveva ricevuta da quello che era la vita; ed  era  stato collocato nel suo libero arbitrio di conservarla, o
suoi seguaci. S. Agostino dice che la grazia data ad Adamo  era  un ajuto senza il quale l' uomo non poteva operare il bene
è un ajuto, col quale si opera il bene soprannaturale (6).  Era  l' uomo che operava in Adamo, non però senza la grazia: e
insegnata da Cristo stesso quando disse che egli  era  la vite e i suoi discepoli erano i tralci che dalla vite
tralcio, non ego sed gratia Dei mecum . In Adamo innocente  era  l' uomo che operava colla grazia di Dio; nel cristiano è la
Dio; nel cristiano è la grazia di Dio coll' uomo: in Adamo  era  l' uomo, ma senza la grazia non poteva nulla, auxilium sine
de' caratteri più meravigliosi della virtù cristiana, non  era  come in noi nel primo uomo Adamo, benchè fornito del
e della grazia; perocchè il carattere e la grazia in lui  era  d' altra natura lungamente diversa da quella che ha il
da quella che ha il carattere e la grazia di Cristo.  Era  l' uomo che operava in Adamo, benchè non senza la grazia.
benchè sublimata da doni soprannaturali. La sua natura  era  piena e perfetta, e n' aveva tutto il sentimento, n' aveva
vitali colle quali ottenere il compiuto suo bene. Adamo  era  creato per godere della felicità naturale, entro i limiti
avesse voluto. La scelta lasciata al suo libero arbitrio  era  nell' occuparsi più o meno al godimento onesto de' doni
ed all' affetto delle cose celesti. La grazia gli  era  pronta se avesse voluto servirsene, la grazia accompagnava
Iddio, o la natura retta ed onesta. Onde il carattere  era  in lui piuttosto potenziale, che attuale: il Verbo gli
prendendola per fine. Ora questa seconda specie di moralità  era  quella a cui Adamo doveva innalzarsi in appresso col suo
innalzarsi in appresso col suo libero arbitrio, ma non  era  quella in cui venne da Dio costituito. Perocchè Iddio nell'
requie del Signore, e la santificazione del detto giorno,  era  o un precetto, o certo un invito a' primi padri di
dire gli uomini in quanto erano in Adamo, perocchè in Adamo  era  la natura umana che dovea poscia rifondersi in altri
sforzarono d' imbrattare e sfigurare il concetto di Dio che  era  in essi: [...OMISSIS...] . Egli è certo che se i gentili
Già la superbia stessa delle loro immaginazioni  era  stata la causa dell' idolatria. Perocchè: « dicentes se
che lo trasportava nell' ordine soprannaturale: onde in lui  era  il sentimento vivissimo delle proprie forze colle quali
ogni creatura, anche il più sublime degli angeli: ma quella  era  un' umiltà lungamente diversa dalla cristiana, consistendo
morale e completa, che trae seco le due prime, gli  era  offerta nel congiungimento di lui con Dio, che avrebbe
alla morale. La natura fisica come pure l' intellettuale  era  retta in lui, e la sua volontà era fornita di un dono di
pure l' intellettuale era retta in lui, e la sua volontà  era  fornita di un dono di grazia col quale poteva innalzarsi
risultante, poteva essere nel primo uomo, perchè egli non  era  annientato per lasciare in sè luogo a Cristo; ma Adamo
i fedeli alla virtù cooperando a quel fondamento che già  era  in loro collocato della spirituale loro salvazione. E da
dal peccato naturale, non aveva più alcun valore, e però  era  condannato alla morte, e doveasi considerare come morto;
la vita novella, la vita di Cristo comunicata all' uomo  era  quella in cui doveva porsi ogni speranza, contenendo il
perchè infestata dal demonio, è abbandonata a lui, che  era  omicida fino dal cominciamento (3), essendo il suo costante
per grazia singolare ricevuta dal Figliuolo di cui ella  era  Madre. Ma, universalmente parlando, ne' Santi stessi, ne'
Conviene dunque considerare che l' uomo col peccato si  era  reso inutile al gran fine pel quale Iddio l' aveva creato,
inutile al gran fine pel quale Iddio l' aveva creato, che  era  quello d' unirsi a lui e così partecipare della sua santità
questo già all' intimazione del precetto dato ad Adamo vi  era  annessa la comminazione della morte [...OMISSIS...] . Della
morti: il quale precetto amorevole dalla parte di Dio  era  d' altra parte opportuno per dar all' uomo occasione di
al Creatore prestandogli fede ed obbedienza: il che  era  un vantaggio che Iddio traeva dalla malizia degli angeli
n' avesse mangiato, di divinizzare lei e suo marito; il che  era  una pungentissima tentazione all' uomo, che sentiva tutta
frutto mangiato si unì colla grandezza diabolica da cui s'  era  data a sperare sì gran fortuna. Così da una parte l' uomo
aveva più cagione di difenderlo dalla morte; e dall' altra  era  entrato il demonio a guastare e disordinare l' umana
poteva perdere, e questa momentanea vittoria del demonio  era  l' occazione, la via, il mezzo col quale il Creatore
perfetta, incontaminata, del tutto innocente: a lui non  era  dovuta la morte. Gli altri uomini morendo pagavano la pena
guisa alla morte ed alle sofferenze. Ora il far questo  era  un atto di gran virtù, perchè era un rinunziare
Ora il far questo era un atto di gran virtù, perchè  era  un rinunziare generosamente al proprio; era un atto di
virtù, perchè era un rinunziare generosamente al proprio;  era  un atto di virtù, perchè in tale stato d' Uomo7Dio aveva
ampiezza tutte le virtù verso Dio e verso gli uomini;  era  un atto di umiltà e di soggezione a Dio, onde solo egli
solo egli aspettava ogni esaltamento ed ogni gloria; ed  era  un atto d' amore verso gli uomini, di cui voleva
a Dio colla parola e coll' esempio. Ora, se questo  era  moralmente eccellente, era mestieri che l' Uomo7Dio, che
e coll' esempio. Ora, se questo era moralmente eccellente,  era  mestieri che l' Uomo7Dio, che doveva in sè accogliere tutta
e Iddio ve l' aveva fatto scrivere acciocchè apparisse che  era  il suo eterno decreto. Dissero: [...OMISSIS...] . Tutto ciò
stesso senza la sua connessione naturale del bene morale:  era  mestieri che Cristo, destinato ad essere tipo e il
condotta di Cristo: [...OMISSIS...] . L' opera del Padre  era  l' uomo: quest' opera doveva essere condotta alla
e da cui sono mandato al mondo. Or questa volontà del Padre  era  ella una volontà positiva ed arbitraria? Voleva così il
positiva ed arbitraria? Voleva così il Padre perchè così  era  bene, ovvero era bene perchè così voleva il Padre? E se il
Voleva così il Padre perchè così era bene, ovvero  era  bene perchè così voleva il Padre? E se il Padre voleva così
così voleva il Padre? E se il Padre voleva così perchè  era  bene, qual è la ragione onde Cristo disse sempre esser
in luogo di dire esser venuto a fare ciò che in se stesso  era  il bene perfetto, giacchè in tal caso l' esser bene ciò che
dello stesso volere del Padre? Se poi la volontà del Padre  era  unicamente positiva ed arbitraria, non sarebbe ella stata
ma per ispontaneo amore al Padre: il quale amore tuttavia  era  una necessità morale, e però un mandato del Padre, che,
ed effetto d' amore: ma, perchè questa spontaneità d' amore  era  la suprema eccellenza della virtù del Padre voluta nel suo
virtù del Padre voluta nel suo Figliuolo umanato, perciò  era  ad un tempo stesso un mandato o precetto del Padre suo. Le
». E che il sacrificio dipendesse dalla sua libera volontà  era  stato già predetto anche da Isaia che aveva scritto di lui:
conduceva lo sviluppo di un tal germe funesto; qual frutto  era  proprio di un tal albero. La profonda nequizia di un tal
la portava virtualmente in se stessa nel peccato di cui  era  infetta. Non avendo adunque Cristo difeso se stesso, e il
di avanzarci nel nostro ragionamento, consideriamo chi  era  Gesù Cristo. Egli era prima di tutto Dio, era il Verbo che
nostro ragionamento, consideriamo chi era Gesù Cristo. Egli  era  prima di tutto Dio, era il Verbo che costituiva la sua
chi era Gesù Cristo. Egli era prima di tutto Dio,  era  il Verbo che costituiva la sua personalità; ma era ad un
Dio, era il Verbo che costituiva la sua personalità; ma  era  ad un tempo uomo. E qual uomo era? In quanto era uomo senza
ma era ad un tempo uomo. E qual uomo era? In quanto  era  uomo senza peccato, egli era l' uomo innocente, il nuovo
E qual uomo era? In quanto era uomo senza peccato, egli  era  l' uomo innocente, il nuovo Adamo. Ma in quanto egli aveva
provenienti dal peccato, di cui egli non partecipava, egli  era  il Figliuolo dell' uomo . Con questa umile denominazione
della morte di Cristo. La morte di tutti gli altri uomini  era  pura giustizia: pagato questo debito non avanzava loro
in vita, erano morti per sempre. Ma la morte di Cristo non  era  atto di giustizia, perchè non era giusto che l' innocente,
Ma la morte di Cristo non era atto di giustizia, perchè non  era  giusto che l' innocente, il Santo, l' Uomo Dio patisse e
Dio patisse e morisse. Quest' uomo, e ad un tempo Dio, s'  era  abbandonato sino alla fine nelle mani del Padre suo; e per
tutto aspettare, tutto ricever dal Padre, perocchè questo  era  conforme alla norma della virtù, secondo la quale « « è
acciocchè non morisse nella tristezza e nell' agonia in cui  era  caduto, dando un ristoro fisico alla sua umanità languente
tu hai amato me sia in essi, ed io sia in essi »(1). »  Era  dunque necessario che il Padre, come giusto, compensasse il
comunicazione degli idiomi, che Dio stesso aveva patito ed  era  morto. Conveniva dunque, ad aggiustare queste partite della
di Cristo, sostenuta da lui senza averla meritata, non  era  una soddisfazione che dovesse dar Cristo per i proprii
che dovesse dar Cristo per i proprii peccati; ma  era  un credito ch' egli acquistava verso la divina giustizia,
noi crediamo proprio di questa parola. Nello stesso errore  era  caduta, presso gli Ebrei, la setta dei Sadducei. Questi
e discepoli suoi ne' quali egli era? Sì, quel Cristo che  era  in essi morì: nel triduo della morte di Cristo, Cristo morì
di Cristo non fu soggetta alla morte, perchè quella persona  era  il Verbo. Cristo dunque, sebben morto come uomo, era vivo
era il Verbo. Cristo dunque, sebben morto come uomo,  era  vivo come Dio ed aveva la podestà di riassumere la sua vita
effetti. La prima di queste quattro maniere di vita  era  destinata alla morte in Cristo e ne' suoi discepoli: ne'
peccato adamitico, pel quale la vita naturale degli uomini  era  divenuta corruttibile, ricalcitrante allo Spirito Santo, e
senza vita, perchè ha la vita eterna: il cui termine reale  era  probabilmente nel triduo della morte di Cristo il suo corpo
quell' umore che dà la vita al corpo naturale, giacchè  era  scritto: [...OMISSIS...] E poco prima aveva detto:
Nostro. Non si potea cibare qualunque altro sangue, perchè  era  sangue morto, e traendolo dal vivente, gli dava morte; ma
regno sotto forma di vino, perchè l' assunzione del sangue  era  riserbata specialmente ai perfetti, ed ai sacerdoti, a'
potestà sulle cose del cielo: il corpo naturale di Cristo  era  venuto dalla terra perchè composto del sangue della
renderli atti alla visione di Dio; la fede loro  era  per essi il titolo, con cui sono morti, di un diritto ad
e adempì la verità di quel concetto profetico. Se dunque  era  nell' antica tradizione, e nell' istinto della natura
una vittima dovesse esser cibo comune a Dio ed agli uomini,  era  convenevole che Iddio divenuto uomo e glorificato
dell' uomo »: [...OMISSIS...] Abbiamo detto che questa  era  la denominazione più umile che poteva dare a se stesso. Ma
più umile che poteva dare a se stesso. Ma egli  era  venuto a prendere la difesa dei figliuoli dell' uomo contro
pure comunicare agli altri figliuoli degli uomini a cui s'  era  fatto fratello secondo la carne, a cui voleva pure esser
umana natura che il Demonio aveva tanto abbassata, ed egli  era  venuto ad innalzare. Ed è da considerarsi che egli non
è simboleggiato dall' uscita dell' acqua, in cui l' uomo  era  stato immerso quasi in sepolcro. Di che l' Apostolo deduce
sangue di Cristo, e del quale la carne mortale di Cristo  era  come il velo pendente che ne toglieva la vista; deposta la
noi la nostra carne, come ha fatto Cristo, la cui carne  era  innocente e solo per sua volontà ebbe condizione mortale e
chiamarlo, dal carattere dei Cristiani; perocchè quello non  era  che oggettivo, cioè la percezione iniziale del Verbo
« illuminò la vita »: [...OMISSIS...] Quasi voglia dire: Vi  era  una vita anche avanti Cristo (sebbene anch' essa per
Cristo (sebbene anch' essa per Cristo), ma questa vita  era  oscura e non illuminata perchè non era soggettiva, ma
ma questa vita era oscura e non illuminata perchè non  era  soggettiva, ma soltanto oggettiva, per modo che il soggetto
molte cose di Cristo, e la fede che davano ad esse  era  soprannaturale. Era soprannaturale perchè queste cose
di Cristo, e la fede che davano ad esse era soprannaturale.  Era  soprannaturale perchè queste cose stesse le percepivano
mortis, ministratio damnationis (5), » perchè l' uomo non  era  avvalorato soggettivamente ad adempirla, e non adempita
S. Paolo, [...OMISSIS...] Laonde nell' antico testamento vi  era  la fede, ma vi era un' altra fede da rivelarsi, la quale,
Laonde nell' antico testamento vi era la fede, ma vi  era  un' altra fede da rivelarsi, la quale, appunto perchè
a rivelarsi altra fede, ma solo la gloria. Della fede, che  era  da rivelarsi e che si rivelò col Vangelo, dice S. Paolo: «
Gesù Cristo in terra, il suo corpo passibile e mortale  era  sensibile ed operante ne' corpi degli altri uomini secondo
l' unto del Signore, così venendo chiamato Colui che  era  stato mandato coll' unzione dello Spirito Santo, come
suo sacerdozio prima della sua morte nell' ultima cena, ed  era  costituito sacerdote secondo l' ordine di Melchisedecco,
prima della sua risurrezione gloriosa, e però fin d' allora  era  costituito tale « secondo la virtù della vita insolubile ».
Cristo che risponde alla sostanza del pane e del vino che  era  prima della transustanziazione, s' intende come questo
« « un tabernacolo » (6), » dimostrando così, ch' esso  era  una custodia del Verbo e dello Spirito. E S. Paolo dalla
alla quantità della sostanza del pane e del vino che  era  prima della transustanziazione. L' unione del fedele
Cristo che risponde alla sostanza del pane e del vino che  era  prima della consacrazione. E questo si fa in modo occulto,
» Di che proveniva che, come avevano in comune Cristo che  era  l' unico loro bene, così volessero avere in comune anche l'
Atti Apostolici speciale menzione dell' Eucaristia, che n'  era  il fonte e la più efficace cagione, perchè si dice
di questa unione che Cristo desiderava nei suoi fedeli  era  l' unione ch' egli aveva col Padre suo: ut sint unum sicut
Unus Dominus, una fides, unum baptisma (1). » Ma Cristo non  era  solo Dio, ma anche uomo, in modo però che la personalità di
sente la mozione, sente che vi ha in sè quello che non  era  prima, sente la carità, possiede le azioni sante; ma non
al pieno suo perfezionamento? Conviene considerare che ciò  era  richiesto dalla stessa natura umana, la quale voleva che il
sarebbero state perdute e a niun bene usate; e non  era  in mano di Dio il formare l' uomo senza queste parti all'
far tutto immediatamente da sè solo. Convenevole cosa  era  dunque, che l' uomo venisse sviluppandosi e adducendosi al
l' uomo doveva esser condotto all' ultima sua perfezione,  era  questa: - Che le cognizioni che l' uomo naturalmente
un lume solo dell' anima, e si può dire che la grazia  era  come un calore che esce dalla luce e che accresce la luce
universo materiale del sistema universale delle cose, non  era  al tutto arbitraria, di guisa che Iddio potesse rimanersi
universale di tutte le cose (1). Di che ne viene che non  era  questa analogia l' oggetto di quella divina Sapienza per la
specie le rendevano imagini o ritratti una dell' altra. Non  era  ancor questo solo l' oggetto della Sapienza creatrice:
perocchè il far che fossero de' generi e delle specie, non  era  più che il far esistere delle similitudini e delle imagini
e un tale collegamento fra loro, che questo insieme, che  era  una parte del tutto, cioè la parte materiale,
capo e fine o ultima perfezione delle cose. Or questo  era  l' alto intendimento della divina Sapienza nell' immenso
essere istruita per via di segni, e l' universo intero non  era  che un complesso di segni presentati dal Creatore ai sensi
E sono appunto queste solenni impressioni, le prime da cui  era  colpito, quelle che meglio potevano prestare a lui il
spianava l' intelligenza di que' vocaboli, e la seconda  era  l' intelligenza stessa della significazione de' medesimi. E
l' uomo, di facoltà svegliatissimo e perfetto. Egli  era  facile dopo di ciò, che la parola esteso , applicata a
lingua primitiva è parte divina e parte umana; 2. che ell'  era  una lingua simbolica. Il perchè ritornando adunque al
ma dal corpo divino di Cristo, il quale disse che virtù  era  uscita di lui. E il medesimo si dica delle guarigioni
veniva comunicata a un tempo la cognizione e la grazia,  era  fatto quel sistema onde Iddio disponeva di promuovere lo
i seguenti. 1. Tutto l' universo materiale, come detto è,  era  un simbolo o un complesso di simboli dell' universo
precetti e emetteva divine influenze. 4. In secondo luogo  era  la prima coppia degli uomini. Il loro accoppiamento
nostri progenitori (1). 5. L' opera della generazione  era  tutta volta a simboleggiare i mezzi più arcani riguardanti
convenientemente negarlo, poichè non l' una o l' altra cosa  era  esclusivamente costituita in simbolo peculiare di qualche
come un tutto complesso, la cui parte più sublime  era  Dio stesso e la più materiale i corpi. Or questo secondo
influenza del supremo. E però l' universo materiale  era  in un senso influito e vivificato da Dio, come il corpo era
era in un senso influito e vivificato da Dio, come il corpo  era  influito e vivificato dall' anima; e il tocco dell'
questo senso, come diceva, che tutto l' universo sensibile  era  all' uomo innocente quasi un solo immenso e solennissimo
dati all' uomo innocente: tale il sistema primitivo in cui  era  posta l' umanità. Un fatto memorabile sopra ogni altro
quella. Così fu dissipata e guasta la mirabile armonia che  era  fra il Creatore e la creatura, come pur quella che
di loro le varie potenze e facoltà di [cui] l' umana natura  era  fornita. Non basta ancora. L' uomo privato della grazia di
di operare nell' uomo per mezzo delle cose corporee, di cui  era  entrato in balìa. Circa il modo onde il demonio si rese
Un atto solo della volontà umana opposto alla divina  era  un disordine infinito: perocchè l' obbligazione nasce dall'
in mutazioni successe nei rapporti con Dio. L' uomo adunque  era  perduto irreparabilmente, se non si riparavano questi mali
sè stesso. E però dice S. Agostino: [...OMISSIS...] . Ma  era  impossibile alla umanità ristabilire l' ordine della
prima sottrattole, pagandole così quel credito che ella s'  era  acquistato presso all' uomo che le aveva tolto il suo. Or
di ciò che fosse pari alla divina maestà e di lei degno, ed  era  scusato dal dare di più solo perchè di più non aveva che
Il principio adunque della ristorazione dell' uomo non  era  nella umana natura. E se a noi non ci fosse noto, nati e
sopra la terra« (1) »: ella è una nuova creazione. Come  era  libero Iddio di creare e di non creare, così era libero di
Come era libero Iddio di creare e di non creare, così  era  libero di far nascere un uomo senza opera d' uomo e che
salute dell' umanità, mentre senza questo nuovo fatto non  era  più in essa umanità nè in tutta la natura delle cose alcun
appunto perchè così esigeva l' amore del Figliuol suo, che  era  pur uomo. Conciossiacchè è proprio dell' uomo amare la
e anche soprabbondantemente. Conciossiacchè egli stesso  era  Dio, e gli atti suoi di culto erano per questo adeguati
uno, che aveva con Dio un credito infinito. Questi però  era  il ricco, questi poteva essere il Redentore de' suoi
uomo, perchè con essi si perfezionasse dopo il peccato,  era  diverso dall' uffizio de' segni dati all' uomo avanti il
dati all' uomo avanti il peccato. Avanti il peccato l' uomo  era  santo e quella parte dell' umana natura, ove come in
umana natura, ove come in propria sede abita la santità,  era  in comunicazione diretta con Dio e da lui immediatamente
parte superiore dell' anima più indipendente che prima non  era  dal corpo, e porgere alcuno interiore e soprannaturale
legge e non ne poteva intendere il significato, il quale  era  però assai meno traslato che non paresse. E consuonano a
Perocchè i segni nell' età innocente dell' uomo non  era  bisogno che avessero tanta virtù da infondere nell' uomo la
E all' opposto mediante il peccato tutta la natura  era  stata privata di ogni soprannaturale virtù, e di più nelle
soprannaturale virtù, e di più nelle cose dell' universo  era  già entrata la corruzione. Ora tutti gli oggetti naturali
sè o per la fede loro annessa, le cose che significavano;  era  al tutto necessario che egli manifestasse la sua volontà e
segni, comunicando loro quella virtù e quel valore. Questo  era  quanto dire, che Dio [doveva] istituire questi segni e
L' ordine del divino consiglio nella redenzione dell' uomo  era  appunto quello, che per mezzo della morte si ristorassero
Ora perchè la morte acquistasse la natura di sacrificio  era  uopo, che chi la sosteneva la pigliasse volontariamente e
la pigliasse volontariamente e per amore di giustizia;  era  uopo insomma che alla morte si aggiungesse l' oblazione e
saputo e potuto morire per la giustizia, la sua offerta  era  ancora troppo scarsa a dover poter pagare l' immenso debito
Dio, e il suo sacrificio [sarebbe stato] perduto. Non c'  era  che la morte di Cristo che potesse [esser] valida a tanto
morte di Cristo che potesse [esser] valida a tanto officio;  era  la morte di un innocente che offeriva sè stesso, che dava
per immersione della persona nell' acqua, che  era  figura del seppellire e del risorgere poi, estraendosi
per così dire, altrettanti atti di quel sacrificio che  era  richiesto dalla giustizia offesa, e col quale questa veniva
dai segni perfezionatori dell' uomo innocente, al quale non  era  necessaria alcuna vittima di propiziazione, nè che la
chiamiam Sacramenti, di cui al tempo della innocenza non  era  bisogno, ciò che anco fece la divina bontà; tuttavia non
il torne alcuni pochi a cui aggiunger Dio questa sua virtù  era  massimamente necessario alla umanità peccatrice; perchè,
le cose tutte del mondo innocente, quando la divina natura  era  congiunta e aderente alle sue creature anche in modo
scopo della scelta che faceva della stirpe Abramitica  era  di fare che al mondo non venisse meno chi ricevesse e
così nella comunanza delle nazioni la nazione ebraica  era  quella che Dio deputò a mantenere il magistero delle verità
più di quattro secoli e mezzo (4), durante i quali il mondo  era  tornato a corrompersi. Perocchè prima Iddio chiamò il santo
il santo Patriarca Abramo fuori della sua patria, che  era  Ur città di Caldea e ne uscì venendo col suo padre Thare in
Canaan. Il nascimento però del figliuolo della promissione  era  troppo ancora lontano: fu solamente ventiquattro anni di
celebrata solennemente per opera di questo grand' uomo  era  assai manifesta figura della nuova alleanza che doveva
dall' acqua crassa trovata dai Leviti in quel luogo ove  era  stato nascosto l' antico: la quale acqua, di cui Neemia
che aspettare l' ordine nuovo a cui preparare quell' antico  era  rivolto. Non lasciano dubitare di ciò lo circostanze tutte
preparare il nuovo. La dottrina fondamentale del nuovo  era  di fare conoscere agli uomini e adorare la Trinità delle
divina sostanza. La dottrina adunque dell' unità di Dio  era  la preparazione che doveva precedere quella della Trinità.
ma in servigio degli altri uomini altresì. Il perchè  era  necessario, che due cose operasse la divina Provvidenza per
altre genti i divini oracoli, di cui l' israelitico popolo  era  il depositario. Quasi per intero le dieci tribù rimasero,
vera religione. Questo consiglio della divina Provvidenza  era  noto anche ad essi medesimi. [...OMISSIS...] Dopo due
quale queste nulla notizia potrebbero comunicare; molto più  era  necessario che delle percezioni sensibili accompagnassero i
di pari passo colla storia dell' umanità. Tutto adunque  era  rappresentativo in quel primo tempo, cose, persone, fatti.
di questo popolo dalle altre nazioni. E questo secondo tipo  era  rappresentato da quel primo: perciò gli animali mondi
e per ciò non operassero senza ragione (2). Questo errore  era  delle masse, sebbene alcuni pochi si sollevassero talora a
voleva Iddio dare agli uomini con questo precetto, ed  era  di inculcargli il rispetto all' anima dell' uomo, e così
come principio della vita animale, giacchè in quest' atto  era  più facile a quegli antichi poter fissare colla mente
fa che col sangue effuso nei sacrifizii si sarebbe placato,  era  un tipo del sangue di Cristo, solo atto a placarlo:
arca uomini e bruti, Dio fa un' alleanza sempiterna. Ella  era  il tipo di quella alleanza che doveva farsi fra Dio e il
altrettante figure di una verità così importante, che non  era  mai abbastanza rammemorata e impressa negli uomini, perchè
comandato ad Abramo della propria casa e della patria  era  un simbolo del distacco spirituale dalle cose terrene,
(5). 2. Il seme promesso . - Il seme promesso ad Abramo  era  un simbolo del Messia che doveva appagare pienamente la
dopo le promesse fatte da Dio ad Abramo, e questo indugio  era  un' occasione di esercizio alla fede del santo Patriarca e
terra. Con questi segni Iddio istruiva Abramo, che pur non  era  tutto la felicità di questa vita e lo sollevava a pensieri
l' immortalità dell' anima, e dimostrava che il patto  era  nell' ordine delle cose non transitorie, ma che non
Gesù caricato (2). 5. La scala di Giacobbe . - Questa  era  un bellissimo emblema del mediatore che congiunger doveva
popolo di Dio che fa pel deserto dopo passato il Mar Rosso,  era  il tipo di tutto ciò. Non c' è avvenimento in questo
prezzo onde si riscattava l' asino, animale immondo, che  era  di cinque sicli: efficace modo di significare la immondezza
sacrificio; il quale non poteva essere che Cristo. Tutto  era  figurativo negli istrumenti e utensili delle sacre funzioni
e non l' uomo« (1). » L' antico tabernacolo adunque non  era  il vero, ma una figura del vero. Questo vero tabernacolo
Perciò continua a dire: [...OMISSIS...] . Cristo adunque  era  quel Sacerdote che offeriva un dono celeste, un sacrificio
il solo sommo Sacerdote nel santuario, secondo l' Apostolo,  era  il tipo dello entrare che doveva far Cristo in cielo una
due, il Sion ed il Moria. Il monte di Sion, sopra il quale  era  edificato il palagio di Davidde, figura del Cristo,
[...OMISSIS...] . c ) In generale il Re del popolo di Dio  era  l' emblema del vero Re del popolo eletto, Gesù Cristo. Per
emblema del vero Re del popolo eletto, Gesù Cristo. Per ciò  era  stato ordinato nel Deuteronomio, che questo Re dopo che
il santo Re Giosia (6). d ) Anche il monte Moria su cui  era  edificato il tempio, era uno de' monti santi. I quali erano
d ) Anche il monte Moria su cui era edificato il tempio,  era  uno de' monti santi. I quali erano due, [come due] sono i
di eseguirli. Que' due santi monti, su l' uno de' quali  era  la casa del Re che comunica al popolo la scienza della
tabernacolo e il tempio avevaci lo stesso emblema, e questo  era  ripetuto nel sancta e nel sancta sanctorum . Perocchè nel
[...OMISSIS...] f ) Gerusalemme, o città santa (4),  era  l' emblema della Chiesa di Cristo per l' unione degli
La lunghezza della vita promessa ai mantenitori della legge  era  simbolo dell' immortalità, e tutti gli altri beni terreni
sette temporanee e una continua: perocchè, dice S. Tommaso,  era  come una continua festa pel popolo di Dio, perocchè ogni
di Gesù Cristo e Maria che a questa presiede. 3. La Pasqua  era  in memoria della liberazione degli Ebrei dall' Egitto, e
dì del settimo mese, alla quale la festa delle trombe  era  come l' invito, in memoria dell' essersi Iddio placato alle
accordata al popolo nel deserto, l' ottavo dì della quale  era  la festa della Colletta, in cui mettevasi a parte ciò che
la stessa natura e ripor[vi] la propria felicità.  Era  dunque vietato con quell' osservanza agli Ebrei di
(i viziosi) ponevan la loro. L' immondezza legale  era  figura della immondezza spirituale: pena di tale immondezza
figura della immondezza spirituale: pena di tale immondezza  era  la scomunica, cioè la separazione dal popolo puro e mondo,
si muovessero innanzi agli occhi loro. Ma il precetto  era  simbolico, e per le mani significavasi l' operazione e per
che di sua natura sfugge ai sensi corporei? (2). Questo  era  il primo problema che si era proposto di sciorre il gran
ai sensi corporei? (2). Questo era il primo problema che si  era  proposto di sciorre il gran Maestro degli uomini; ed ecco
stati al tutto sciolti dai beni e dai mali temporali, non  era  possibile agli uomini primitivi di mettere in tali oggetti
della loro terra e la fertilità ai loro armenti. Con ciò si  era  fatto il primo passo, ed era un gran passo quello di far
ai loro armenti. Con ciò si era fatto il primo passo, ed  era  un gran passo quello di far conoscere agli uomini tre cose.
valeva almeno altrettanto di tutti i beni terreni di cui  era  madre; 2. che questa giustizia sebbene insensibile meritava
cosa di misterioso e di sublime; 3. che la natura divina  era  sommamente amante di questa giustizia, dal momento che
vedere all' uomo sensibile la virtù e la giustizia, questa  era  già entrata nel pensiero dell' uomo. Or non restava altro
e così ridurre a perfetta purezza quell' idea che  era  bensì formata, ma che si trovava ancora grossolana e
dunque su cui esercitare l' estrazione non mancava più:  era  posto da Dio un gran fatto esterno, sensibile, dal quale
posto da Dio un gran fatto esterno, sensibile, dal quale  era  contrassegnata e marcata la giustizia, come da un segno
del concetto della giustizia da ogni altro concetto. Questo  era  il secondo problema dell' educazione umana; ed ecco anche
di quel figliuolo, natogli in vecchiezza, sul quale  era  appoggiata tutta la speranza della sua gran discendenza. Il
e di cui non abbia richiesto il sacrificio (3). Grande  era  l' amor naturale della ricchezza temporale e del dominio.
quattrocento anni dalla chiamata di Abramo (1). Quest'  era  la seconda operazione colla quale li teneva staccati dai
alla natura divina e ai suoi attributi, ciò non  era  egualmente acconcio: e la ragione ne è manifesta a chi
sopra tutta la natura e fargli intendere, che Dio  era  un Essere principio di tutte le cose, il quale da queste
il quale da queste interamente differiva e la cui natura  era  tanto grande e levata che da mente umana concepire non si
proprietà alla natura o a Dio le proprietà naturali; il che  era  stato larghissima fonte d' idolatria, massime presso gli
colla indicazione de' suoi effetti. Tutto l' universo  era  effetto che indicava questa causa prima: ma la mente umana
nelle menti e contrassegnarsi con quel fatto Iddio, ciò che  era  un aiutare l' umano intendimento ne' suoi primi sviluppi a
come quelli. Sebbene nelle età prime quando l' uomo  era  nuovo e nuova era la natura, questa aveva una cotal forza
Sebbene nelle età prime quando l' uomo era nuovo e nuova  era  la natura, questa aveva una cotal forza maggiore di farsi
quali avrebbe rovesciati gli Ebrei nella idolatria, come  era  avvenuto sotto il velo delle imagini. Ragione che dà lo
genere umano l' alienazione che egli aveva dalla divinità;  era  la profonda coscienza della colpa originale che in lui
trofeo della sconfitta degli Egiziani: e perchè quest' arca  era  appunto rappresentativa di quel carro di vittoria e trono
(3). Or quest' azione del giustissimo sdegno dell' Eterno  era  pure un tratto di sua provvidenza e faceva parte del grande
di Colui che muove tutte le cose. « E sul firmamento  era  come un trono di pietra zaffiro (altro simbolo d'
d' immobilità e durevolezza) e su quella figura di trono  era  la figura come dell' aspetto di un uomo« (2). » Quest' uomo
la figura come dell' aspetto di un uomo« (2). » Quest' uomo  era  l' auriga, cioè, Gesù Cristo, il Verbo, vero Dio che doveva
Babilonia: e ciò dal sapersi la circostanza che la Giudea  era  collocata fra questi due Re potenti, e che erano essi i
parla e di chi ascolta. Poniamo esser noto che la colomba  era  lo stemma di Babilonia: si farà chiaro con ciò che la
nome proprio. Pigliamo un esempio: il nome del primo uomo  era  un nome proprio: analizziamolo insieme, cerchiamo di
fu imposto da Dio ad Adamo per esprimere con esso che Adamo  era  stato formato dalla terra. Ma un nome che significa un
(1). Il nome che aveva Sara prima che Iddio glielo mutasse,  era  SARA7I, cioè signora mia (2). Il nome ISA7I, vuol dire mio
si poteva prendere dall' uomo questa qualità: l' uomo  era  costretto dall' indole della sua mente di sostantivare la
quel luogo del Genesi, in cui la Volgata dice che la terra  era  inane e vuota (4); altri tradussero che era inanità e
che la terra era inane e vuota (4); altri tradussero che  era  inanità e nullità (5). Ma l' Ebreo dice all' incontro coll'
Ebreo dice all' incontro coll' astratto sostantivato, che  era  « l' inane e il vuoto« (6). » Isaia dice secondo la Volgata
modo proprii nello spaccio che avevano; sicchè« l' esteso«  era  il nome proprio del cielo,« il luminoso« era il nome
l' esteso« era il nome proprio del cielo,« il luminoso«  era  il nome proprio del sole, e così via. Ma lo spirito umano
l' abbiamo ridotta a questa parola, che l' antica grazia  era  deiforme , e la nuova triniforme (2). Abbiamo ancora detto
la quale conseguitava la grazia nell' antico Testamento  era  il Verbo occulto, nel nuovo il Verbo manifesto (3). Al fine
quell' antica rivelazione, poichè ciò che si rivelava non  era  tanto, che bastasse a dare alle anime una, tuttochè
imperfetta, percezione del Verbo. Il Verbo divino adunque  era  principio dell' antica rivelazione a quel modo che la
e tuttavia il maestro che comunicava queste verità  era  il Padre. Perciò l' essere stato nell' antico Testamento
dell' antica rivelazione. Ciò che si voleva con questa  era  d' infondere nelle menti delle traccie, e quasi un abbozzo
imagine. Or dunque il termine di questa interna operazione  era  il Verbo, ma il principio era il Padre. Conciossiacchè
di questa interna operazione era il Verbo, ma il principio  era  il Padre. Conciossiacchè essendo il Padre quegli che genera
di grazia. Al tatto delle sacratissime mani di Cristo  era  annessa virtù non solo di sanare tutti i morbi del corpo,
e per esso del Padre (1). Perciò l' umanità di G. Cristo  era  quel mezzo sensibile, che agendo sui sensi dell' uomo
occultarsi; doveva ascendere alla destra del Padre (2).  Era  dunque necessario di lasciare al mondo qualche altro mezzo
diceva quelle parole: « Padre Santo - fino a tanto che io  era  con essi, io li conservava nel nome tuo (3), » e ancora ««
ch' egli toccò nel Giordano o in altra occasione mentre  era  su questa terra, può in qualche modo concepirsi, ma della
Questa umanità assunta dal Verbo, cioè l' umanità di Cristo  era  piena di grazia e aveva potenza di trasfonderla negli
di poter tutto in vantaggio degli uomini si meritava (1).  Era  ella adunque strumento acconcissimo a comunicare agli
a comunicare agli uomini la cognizione del Verbo da cui  era  informata, e la pienezza della grazia. Ma ciò potea fare
chiamano Sacramenti dell' antica legge, quando Cristo non  era  ancora realmente venuto al mondo e non aveva patito, e
que' riti a ciò non poco giovavano. Se Cristo allora non  era  nell' ordine delle cose , poteva però essere nell' ordine
a cui furono destinati i Sacramenti dell' antica legge  era  di eccitare la fede nelle promesse del venturo Messia, e la
della sua venuta, e la grande aspettazione di lui; e questo  era  atto della volontà meritorio; perocchè per questa fede l'
loro salute e virtù dalla fede, e dice che di questa fede  era  « autore« » Gesù, quegli stesso che ne fu anche il «
[...OMISSIS...] . Or se la fede nell' antico tempo  era  il principio della giustificazione vedesi come questa
per giudizio lor proprio, perocchè il conoscere il vero  era  la condannazione del male che operavano (2). Nè più valse a
virtù e forza che riparasse alla corruzione originale: egli  era  infermo, egli era impotente sì a seguire la ragione che ad
riparasse alla corruzione originale: egli era infermo, egli  era  impotente sì a seguire la ragione che ad osservare la
sì a seguire la ragione che ad osservare la legge, ed  era  fatta la sentenza « tutti quelli che senza legge peccarono,
potevano esser buone. Il principio morale (il volontario)  era  guasto nell' uomo, e quinci non era da sperare salute:
morale (il volontario) era guasto nell' uomo, e quinci non  era  da sperare salute: tutti secondo un tal principio erano
salute umana. E questo principio qual poteva essere se non  era  il morale? Risponde l' Apostolo: questo principio è « la
» Quel « gli fu riputato« » viene a dire che non gli  era  dovuta strettamente da Dio una tale giustificazione:
(3). Ma per un' altra ragione, secondo l' Apostolo,  era  necessario il principio extra7morale, oltre per quella
a Dio una fede che almeno in quanto alla sua materia  era  naturale, cioè aveva per oggetti cose di questo mondo, e
contro tutte le apparenze umane quando il suo corpo  era  spento per poco e mezzo morta la vulva di Sara« per estrema
giustificato Abramo, strinse con lui un' alleanza, la quale  era  una ripruova della giustificazione ottenuta da Abramo.
uomini, degli effetti e doni di Dio, ma Dio stesso non  era  ancora sostanzialmente e pienamente comunicato all'
veniva rivelato. E questa ideale comunicazione di Dio  era  quella, che veniva dalla grazia illustrata e vivificata. Ma
che veniva dalla grazia illustrata e vivificata. Ma questa  era  una comunicazione tenuissima e al tutto iniziale; senza il
e al tutto iniziale; senza il lume della grazia poi  era  impossibile cosa che fosse intesa perocchè Iddio non si può
deiforme . Questa idea7percezione di Dio e di Dio7Uomo  era  la materia della fede soprannaturale dell' antico
antico Testamento tutta l' operazione di Dio nell' uomo  era  mentale , ma nel nuovo non opera per la sola via della
tutto negativa l' idea), ma per la forza o energia da cui  era  accompagnata, il che spiega medesimamente come ciò che si
rappresentativa dall' energia annessa. Quella prima parte  era  veramente nulla, perchè le idee negative non hanno
unica maniera di conoscerla. Iddio e Iddio7incarnato non  era  rappresentato propriamente nelle anime degli antichi, ma
la lucerna de' Profeti (3). L' antico tempo adunque  era  quello de' simboli o indizii della divinità, il nuovo è
e lumeggiarsi nella sua mente il concetto di Dio. Quello  era  un giogo, come dicono le Scritture stesse, insopportabile
apparisce da ciò che è detto, che il regno della fede  era  propriamente l' antico Testamento. Questa è la ragione
Testamento, quando la cognizione della persona del Verbo  era  tutta negativa, e perciò tutta fede. Nel nuovo all'
naturali: ma la seconda cioè la cosa indicata, la quale  era  il fine di tutta la legge, era cosa spirituale, interiore
la cosa indicata, la quale era il fine di tutta la legge,  era  cosa spirituale, interiore principalmente, soprannaturale.
, rimanevasi nell' ombra e nell' oscurità. Il percepirla  era  dunque impossibile nell' antico Testamento. Questa è la
colla quale fu intesa; ella nel suo intimo fondo  era  spirituale; ma mancava il lume che scorgesse a cogliere
quello scopo così alto della legge, perchè l' uomo non  era  ancora rinato per Cristo e resosi spirituale, ma era rozzo
non era ancora rinato per Cristo e resosi spirituale, ma  era  rozzo e materiale. [...OMISSIS...] Per questo conchiude che
pensieri, che Iddio solo vede e punisce. Ora questo Dio non  era  percepito vivamente nella sua santità, e come giudice
commettono col solo spirito (1). La legge mosaica adunque  era  incapace di dare agli uomini una tale nozione, come pure
incapace di dare agli uomini una tale nozione, come pure  era  incapace di somministrar loro nulla di perfetto nella
che quella perfezione di virtù che Cristo predicava  era  conseguente al lume interiore, col quale potevano conoscere
intorno a Dio e la morale. La dottrina intorno a Dio  era  un complesso d' indicazioni di Dio, e nulla più. Gli uomini
La dottrina morale rispondeva all' imperfezione in cui  era  la cognizione di Dio presso gli uomini. Non avendo ricevuto
spirito di questi la percezione di Dio, esso spirito poco  era  veggente, dominava il senso esteriore e non poteva l' uomo
delle materialità della legge; molto più imperfetto  era  lo stato dell' umanità nel mantenere lo spirito di essa
potea essere di ciò prima di Cristo? La legge mosaica non  era  in sè stessa che un ammasso di precetti che avevano per
rimaneva del tutto nascosto agli antichi, e pure egli solo  era  la loro giustificazione (2). Considerata adunque quella
essi doveano volger gli occhi al fine della legge (che  era  Cristo), e da questo aspettare la giustificazione e la
a Dio, questa fiducia nella bontà e potenza di Cristo,  era  tal cosa agli occhi di Dio, che non gli permetteva di
pienamente si confidavano. E questo non abbandonarli di Dio  era  la giustificazione degli antichi (1). Ora poi, giacchè una
sè stesso agli uomini; egli è manifesto che ella  era  piuttosto una giustificazione promessa e sperata che una
futura. I tre principali sono poi i seguenti: Il primo si  era  che a que' giusti aderiva ancora lo spirito di timore e di
tutte le nostre parole. Nell' antico Testamento Dio non  era  realmente comunicato agli uomini, non era percepito; ma
Dio non era realmente comunicato agli uomini, non  era  percepito; ma solo indicato con delle indicazioni e segni
dal sancta sanctorum , non potea che temere, e questo  era  il sentimento che dovea dominare negli antichi santi. Nel
antica giustificazione, si fu che il regno del peccato non  era  però ancora interamente distrutto, e i giusti stessi
Dio, non avevano la Divinità in se stessi; questa Divinità  era  l' oggetto della loro fede, come cosa che doveva
il peccato si poteva dire ancora regnante; perocchè non  era  scacciato dall' uomo realmente, ma solo in isperanza. Che
lo spirito« (4) » per Gesù Cristo; di che fare la legge  era  incapace (5); sicchè quella antica era una giustificazione
di che fare la legge era incapace (5); sicchè quella antica  era  una giustificazione quasi direbbesi in potenza ed in germe,
tempo stesso alla grazia del Redentore e alla gloria. Tale  era  l' effetto dell' antica giustizia nascente dalla fede in
per trasgredirla fino a tanto che venisse quel SEME a cui  era  stato promesso« (6). » Questa fede poi che pienamente
che sieguono: [...OMISSIS...] . La fede che dovea rivelarsi  era  quella di Gesù Cristo venuto. [...OMISSIS...] Perciò
annessa al Sacramento nasceva la giustificazione, la quale  era  proporzionata alla natura di quella fede, che abbiamo
innanzi a Dio la sospensione del pagamento; ma la fede  era  quella che dirizzava la volontà, spingendo questa al di là
all' esser divino, sebbene in un modo implicito, sicchè  era  sola la punta dell' anima che a Dio volgevasi per quella
anima che a Dio volgevasi per quella fede (1). Duplice  era  dunque la causa operante, duplice l' effetto. La causa
la causa operante, duplice l' effetto. La causa operante  era  la fede col Sacramento; l' effetto era l' addirizzamento
La causa operante era la fede col Sacramento; l' effetto  era  l' addirizzamento della volontà colla sospensione dell'
di volontà non avea un oggetto esplicito e positivo, ma  era  come l' occhio guardante bensì in dirittura del segno, ma
il santo uomo ama più Dio di sè stesso. In tale stato non  era  uopo che fra Dio e l' uomo seguisse un cotal contratto
positive rivelazioni. L' adito adunque a Dio per l' uomo  era  chiuso. Come poteva questi riavvicinarsi al Creatore, se
di cui è compimento. E poichè l' ordine della natura  era  guasto, però insieme colle facoltà umane doveva svilupparsi
gli strumenti del culto o cose sacre ( sacra ), siccom'  era  il tabernacolo, i vasi e gli altri utensili che si
è poi certo che i re congiungevano questa dignità: tale  era  Melchisedecco re e sacerdote di Salem (2). Anche questo
unità della stirpe eletta da tutte le altre. Tuttavia egli  era  destinato a diventare un Sacramento nazionale, e tale
di quel corpo o di quella società che insolidariamente  era  legata con Dio, e perchè si consideravano formanti una sola
bambino che moriva prima dell' ottavo giorno, in cui solo  era  prescritto la circoncisione non è a riputarsi diviso dal
anch' egli la sospensione del pagamento che a' Padri suoi  era  concessa (6). Ora vediamo le condizioni di questa alleanza.
però da Abramo un culto veramente spirituale; il che  era  un proporzionare l' educazione religiosa allo stato dell'
religiosa allo stato dell' umanità: conciossiachè  era  ben facile conoscere come fosse giusto il dar culto a Dio;
stesso culto ed onore di Dio la propria felicità, questo  era  difficilissimo, e non pervennero gli uomini a intenderlo
maschi di otto giorni (1). [...OMISSIS...] E Isacco non  era  ancor nato. Or il patto era generale, e riguardava tutti i
[...OMISSIS...] E Isacco non era ancor nato. Or il patto  era  generale, e riguardava tutti i discendenti di Abramo. Ma
di Abramo. Ma una condizione di questo patto generale  era  questa che Iddio avrebbe poi fatto un patto speciale con
figliuolo nascituro Isacco (5). Non solo adunque Isacco non  era  circonciso, ma nè pur nato quando il patto spirituale ed
loro padre Abramo (2). Or in tal modo l' atto della fede  era  reso facile a tutti egualmente anche a quelli che non
le cose più alte e spirituali del Redentore. Ad Abramo  era  stata data luce di percepirla: in quel recondito patto che
morivano prima di Cristo si chiamava il seno di Abramo (5).  Era  la fede di Abramo, a cui si riferivano, che le salvava.
Abramo (1). La fede adunque significata dalla circoncisione  era  la fede in Cristo, e l' esser fatta in quella parte del
in quella parte dell' uomo, e il recidersi di quella pelle  era  rito idoneo a significare come doveva essere tolta e da noi
col succeder de' tempi. L' ultimo scopo di queste promesse  era  il recar l' uomo alla morale perfezione, la quale dovea
di mano in mano per una serie di avvenimenti. L' uomo  era  peccatore per natura; laonde la prima cosa che convenia
la prima cosa che convenia farsi a dargli perfezione morale  era  il redimerlo dal peccato e dalla pena di morte che di
salute sua da colui che l' avrebbe redento. Il primo patto  era  adunque generale e Iddio prometteva con esso di prender l'
degli Ebrei tinte col sangue dell' agnello. Quel sangue  era  sommamente acconcio a rappresentare quello di Cristo, che
doveano prestare gli Ebrei. Or il segno di questo patto  era  una cerimonia permanente: [...OMISSIS...] . E acciocchè più
con Abramo ed Isacco, del quale l' uscita dall' Egitto  era  un cominciamento. Come Dio in virtù di quel patto dovea
cioè l' ordinazione de' sacerdoti (6). Come tutto il popolo  era  stato consacrato al culto divino e n' era segno la
tutto il popolo era stato consacrato al culto divino e n'  era  segno la circoncisione, così fu peculiarmente stretto da
offerivano per lo peccato o per impetrare e render grazia,  era  niente più che un simbolo. Or la consecrazione era il segno
grazia, era niente più che un simbolo. Or la consecrazione  era  il segno di questo patto peculiare fra Dio e gli Aronnici
come un altro Sacramento dell' antica legge (2). Egli  era  una condizione, come abbiamo veduto ed un segno del patto
queste si replicavano; ma le prime fatte una volta, non più  era  uopo ripeterle. Che finalmente v' avevano le purificazioni
più il Verbo stesso comunicavasi allo spirito umano, e non  era  più sola aspettazione di una futura comunicazione. Per ciò
stato primitivo della perfezione morale, nel quale egli  era  dedicato al culto divino per sua costituzione e lo
patto positivo ed esterno (1) che glielo ricordasse; egli  era  per così dire nel culto stesso costituito, perchè il culto
per così dire nel culto stesso costituito, perchè il culto  era  in lui già in atto, perchè in atto era in lui l' unione
perchè il culto era in lui già in atto, perchè in atto  era  in lui l' unione sostanziale ed intrinseca con Dio: egli la
con Abramo potea essere famigliare e nazionale, perchè  era  esteriore e positivo: potea cioè stingersi col corpo della
segno interiore che dovea imprimere nell' anima Cristo  era  adombrato nell' antico tempo e dai Profeti promesso.
congiunto col Battesimo. La circoncisione all' opposto  era  bensì« segno« del patto; ma non il« patto stesso« come
virtù; offeriva un sacrificio interno, infinito, che  era  il massimo atto di culto e l' esaurimento di ogni morale
ridusse al suo vero effetto ciò che al popolo Ebreo non  era  stato che promesso, ed esteriormente in varii simboli
santificatrice uscente dal corpo di Cristo unito al Verbo,  era  però sempre soggetta e dipendente dalla volontà di Cristo;
sebbene non ancora consumato. Perocchè un tal sacrificio  era  già consumato nel cuore di Cristo, i cui patimenti d'
dopo la venuta dello Spirito Santo. In primo luogo egli non  era  ancora necessario alla salute, primieramente perchè non era
era ancora necessario alla salute, primieramente perchè non  era  ancora abrogata la legge Mosaica, che rimase estinta solo
estinta solo nella morte di Cristo; poscia perchè non  era  solennemente promulgata la legge Evangelica, che fu solo il
è credibile cosa che partecipasse ad essi quanto in sè non  era  proprio pienamente compito. E si osservi come la causa
come espressamente dice S. Giovanni: « Lo spirito non  era  ancor dato, perocchè Cristo non era ancora glorificato«
« Lo spirito non era ancor dato, perocchè Cristo non  era  ancora glorificato« (1). » Or non essendo dato ancora lo
da noi verbiforme . Si dirà che lo Spirito Santo non  era  ancor dato subito dopo la Risurrezione, essendo venuto
in voi« (5), » volendo significare che già glorioso com'  era  poteva da sè mandarlo, se non che attendeva di salire al
e ordinarii ministri di questo Sacramento (6); tuttavia  era  loro ordinato di aspettare la venuta piena e solenne del
si succedevano e adempivano nel Salvatore. Nè in tal caso  era  bisogno che il battezzato avanti la morte di Cristo, si
sebbene non potea essere ammesso alla gloria, perchè Cristo  era  ancora sofferente in terra; tuttavia dovea a differenza de'
la morte di Cristo poi l' anima battezzata e senza peccato  era  ammessa alla visione di Dio per la visione del Verbo e
già beata non dimoravasi per questo in cielo, ma là dove  era  Cristo, a cui stavasi unita; l' essere in cielo è aggiunta
acqua viva della grazia. Or a significare la grazia non  era  altra via che rappresentare la causa prossima della grazia
di poter comunicare agli uomini la percezione di Dio che  era  in lui piena e compita; 2. l' acqua che egli scelse perchè
forma medicinale, quasi per sanare una infermità. E l' olio  era  idoneo a rappresentare una medicina. Or parleremo a suo
l' altra non si conosce. Tocca poi il secondo mezzo, che  era  la virtù delle sue parole, dicendo: « Non credete che io
dunque a fare allo Spirito Santo? La luce del Verbo  era  la luce prima che riceveva l' anima. Su questa luce doveva
si dice espressamente, che ne' battezzati lo Spirito non  era  ancor venuto, e che fu mestieri confermarli acciocchè
la proposizione che « ne' battezzati lo Spirito Santo non  era  venuto«. » Ben è vero però, come fu detto, che se lo
Spirito; ma trattandosi della comunicazione dello Spirito,  era  convenevol cosa notarsi, come fa questo acuto scrittore,
allora una distinta imposizione delle mani, questa non  era  cerimonia essenziale, come non è essenziale quella distinta
Battesimo quello che conferisce la prima (2). Dice che Dio  era  quegli che li confermava in Cristo (3). E poi soggiunge che
Samaritana « saliente in vita eterna« (3), » la quale non  era  già un' acqua materiale, sebbene l' acqua materiale sia
più. Non disse a Zaccheo che « la salute di quella casa  era  in quel giorno avvenuta« (3) » appunto perchè l' avea
volesse a quelle parole; giacchè quel vino a cui alludeva  era  cosa reale e non puramente allegorico e figurato, e dove s'
vino, ma di quello appunto che tenea allora in mano, ed  era  il vino consacrato; e di più dice, che lo berrà con essi «
indicare che il vino consecrato dopo la Risurrezione non  era  più un sangue passibile e che si potesse veramente
questo corpo umano preso dal Verbo non si sottrasse mentre  era  in terra alla legge degli altri corpi, di nutrirsi cioè di
nella quale si condanna l' errore di Vicleffo, il quale  era  che « gli accidenti non rimangono senza soggetto«. » Ora se
ma essi tuttavia non credevano: a convincerli ch' egli  era  anche risorto vero uomo, vuol mangiare con essi.
materia«; » ma dice che tuttavia quel prendimento di cibo  era  una vera comestione « perocchè Cristo aveva un corpo di tal
lui preso non avesse fatto che passare in lui, la prova non  era  tampoco maggiore del mostramento fatto loro delle
essi avean fatto. Ma volea loro mostrare, che il suo corpo  era  atto anche alle funzioni della vita, fra le quali è quella
atto, non doveano pensare se non che il mangiar di Cristo  era  simile al loro; il che se avvolgeva una gran meraviglia,
lui; nè aggiunge già che questo mangiare e questo bere non  era  che un trapassare del cibo e della bevanda pel corpo di
essi bevuto un vino nuovo. E questo vino nuovo, di cui s'  era  inebriato, rammentava Pietro dicendo, che « aveano mangiato
dicendo, che « aveano mangiato e bevuto con Cristo dopo che  era  risorto da morte«. » Ed egli era quanto un dire che aveva
bevuto con Cristo dopo che era risorto da morte«. » Ed egli  era  quanto un dire che aveva ricevuto dentro di sè Cristo
mostrava qual Cristo erasi loro comunicato, qual potere  era  il suo, qual dignità, qual tesoro di vita. Può recare
materialmente vero, che il pane Eucaristico che loro dava  era  quel suo corpo che avrebbe patito. O pure si considerano
E chi non sa, che il corpicciuolo di Cristo appena nato  era  composto di assai meno materia, che non sia il corpo di
morto e risorto non erano tutte identiche; e pure il corpo  era  identico: l' IDENTITA` adunque di un corpo umano non
e sopravvenne quella del vino, ma non tutto il vino quanto  era  quello ch' era nel mondo, ma un vino nuovo che non ci era;
quella del vino, ma non tutto il vino quanto era quello ch'  era  nel mondo, ma un vino nuovo che non ci era; così il pane ed
ricevendo la vita si cangia e diventa quello che non  era  prima, essendo divenuto il soggetto stesso in una materia
ogni forma, rimanendo la materia. L' esempio adunque non  era  idoneo a far conoscere la distinzione fra l' annichilare e
chiaro, che se dopo la consecrazione la materia che prima  era  pane non si trovasse in luogo alcuno, non potrebbe fuggirsi
piaciuto di darsi a noi in cibo senza questa conversione,  era  assai più conveniente a' suoi attributi l' essere in tale
che il fa uscire di sua natura e non esser più quel ch'  era  prima (6): questa è transustanziazione. Nella generazione e
comporre un corpo al Verbo divino; questo sangue che prima  era  della Vergine non divenne tutto sangue e corpo di Cristo?
fosse divina, o che fosse rimasta semplicemente umana, com'  era  prima dell' incarnazione quando al corpo della Vergine
suo Spirito avea presa carne umana, perchè il prender carne  era  un rivelarsi amabile agli uomini, ugualmente si rese da sè
dello Spirito Santo in tutte le liturgie massime orientali  era  così comune e talmente ordinata a impetrare la
ma solo quella sostanza del corpo della Vergine che  era  predestinata a dover essere carne di Cristo, si tramuta
la propria identità, quindi cessi di essere quello che  era  prima, e altresì cessi di essere al tutto, intendendo l'
perocchè il trasmutatario rimane l' essere identico che  era  prima che avvenisse la conversione. Nelle tre conversioni
Il Bellarmino all' incontro vide quanto forte cosa  era  a dire, che il corpo possa starsi privo di ogni estensione;
ad essere in quest' anima il sentimento del corpo al quale  era  unito (1). Or sebbene un corpo perda la sua estensione
pane prima della transustanziazione, fuor solo che il pane  era  il soggetto di quella estensione sensibile, quando tale non
e il fecero in modo che detrassero alla libertà umana:  era  il sistema orientale del fatalismo. Così il mago Simone non
l' uomo come soggetto alla tirannide degli Angeli, ma  era  altresì cotanto alieno dall' imputare la virtù e il vizio
mondo fu creato dagli angeli inferiori, il capo de' quali  era  il Dio degli Ebrei (1). Convien però osservare che in
Perocchè se Cerdone avea detto che quel Dio a cui  era  dovuta l' origine della legge e de' profeti non era buono,
a cui era dovuta l' origine della legge e de' profeti non  era  buono, confessava però che era giusto; ma Marcione, dice S.
legge e de' profeti non era buono, confessava però che  era  giusto; ma Marcione, dice S. Ireneo: [...OMISSIS...] .
erroneità intrinseca del principio dal quale moveva, egli  era  necessario sci“rre la grande questione dell' origine del
parve loro assurdo che dar si potesse peccato dove non  era  libertà, appunto perchè altra volontà non conoscevano, che
del suo Fattore e soggiacque alla morte che gli  era  stata minacciata ed alla schiavitù del demonio, deteriorato
bolle e decreti comunemente noti; e lo stesso pravo sistema  era  stato già anche anteriormente riprovato e dannato in Baio e
agitarono tra loro e coi dottori della Chiesa cattolica,  era  la diversa maniera di concepire la natura del peccato. I
Dottore applicava un tale principio a quel solo peccato che  era  nel tempo stesso e peccato e pena d' altro peccato
del peccato non apparteneva nè pure il libero arbitrio che  era  in Adamo, nè alcun rispetto ad un' altra volontà qualunque,
. Giansenio dunque avendo forse presente la condanna da cui  era  stato colpito Baio, ricorse alla libera volontà di Adamo
la natura, che il peccato originale che ammettevano non  era  più quello che la Chiesa proponeva a credere ed annunziava
indeterminate, ammettevano un altro senso eterodosso, che  era  quel dell' eretico. E per venire a' sistemi più recenti, si
perchè non sapevano come incolparli di una cosa di cui non  era  causa il loro libero arbitrio, incolpando gli altri gli
formale e il demerito nè pure la volontà libera qual'  era  in Adamo, non essendo essa volontà libera del bambino. 36.
ma anche il figliuolo dal padre e il servo dal padrone, ed  era  un enorme abuso di autorità, proprio solo del paganesimo,
lo facciano de' terzi. In secondo luogo, perchè in Adamo c'  era  bensì la natura umana, ma non la persona de' suoi
privazione dell' ordine soprannaturale, a cui il primo uomo  era  stato elevato per mezzo della grazia santificante. Essi si
fino a principio di non dargli una cosa che non gli  era  dovuta. Ma Iddio costituì Adamo nella grazia santificante,
restati privi della grazia, che posto il decreto di Dio  era  loro dovuta: e però questa mancanza di grazia in essi non è
la giustizia ma avrebbe peccato, e questo stesso peccato  era  contenuto nel decreto totale di Dio, perchè Iddio non fa
sarebbe passato ne' posteri solo quello che in Adamo non  era  peccato, contro il dogma, che, come dice S. Tommaso, «
nel secondo dicesi privazione, perchè al secondo la grazia  era  dovuta e non al primo. La qual distinzione, quand' anche
In virtù di questo decreto dunque, dicono, che la grazia  era  dovuta alla natura umana, e che medesimamente in virtù di
virtù di esso gli fu tolta, ed essendogli tolto ciò che gli  era  dovuto, questo fece sì che tal privazione si dovesse
dei Pelagiani contro la moralità indeliberata della natura  era  della prima specie, e abbiamo veduto come cada disciolto,
passo nell'osservazione del cielo. Un altro facil passo  era  quello d'avvertire le continue variazioni dell'astro ch'era
certitude la prodigieuse clarté. a quell'immobilità  era  un'illusione; e causa dell'universale illusione era appunto
era un'illusione; e causa dell'universale illusione  era  appunto quell'evidenza!L'analisi chimica non tende solo a
disciogliersi dalla natura dalla società. a la natura  era  già passata d'innanzi al suo intelletto; ma la società gli
voce che gli pareva surgere solitaria dalla sua coscienza,  era  la prima parola d'un problema già maturato nel corso dei
a rimanente natura giacque inosservata e indistinta.  Era  pel genere umano come s'ella non fosse. Quanto alla
già fin d'allora com'essa è tuttavia per noi. L'analisi non  era  libera. Ogni individuo non era più costretto a cominciar da
per noi. L'analisi non era libera. Ogni individuo non  era  più costretto a cominciar da sè tutta la serie di quelle
della natura, crebbe serva della società. La tradizione  era  un filo tenace che associava le menti, non da gente a
Anche nell'intimo recesso delle menti, ogni generazione  era  figlia non solo della sua terra a de' suoi padri. ra un
il nome di millione alla nostra lingua; nella quale  era  organicamente nato, in forma di mero accrescitivo, forma
al tempo della conquista, unicamente diffuso e antico  era  l'uso dell'oro, mentre colà il rame e il ferro erano
delle quali essi formavano coltelli e lance, quando  era  ignoto l'uso dei metalli. Ma siccome i geologi rilevarono
praeferebatur Curt. 3.3. Forc. Ignis). Il foco sacro  era  custodito nei templi; spento veniva riacceso con mistiche
della famiglia, un diritto delle genti; l'esclusione  era  un'ingiuria, una pena, un esilio, una guerra, una
che abbracciavano i fantasmi della vita canibale. E questa  era  inevitabile fintantoché l'aborigene nudo, nelle deserte
elementi dell'agricultura e della pastorizia. Tale  era  la bassa valle inondata così regolarmente dal Nilo; tali
fango risurgeva in novella pianta. Ma l'elemento pastorale  era  più efficace alla propagazione delle scoperte perché più
veleni a veleni, cogli strumenti della morte salvò la vita;  era  il senso della sapiente parola di farmaco he la sapienza
io disponevo le varie cose, che in diverse circostanze m'  era  incontrato di scrivere, in una collezione che doveva
agli occhi degli uomini per legittimo e per giusto quanto  era  effetto di passioni insaziabili, della prepotenza e della
modo di ritenere che la società civile avesse quanto più  era  possibile il carattere di giustizia: e quindi uno de' primi
per tutti i mali dello stesso genere, e che quel malore  era  prodotto da una stessa causa onde provenivano tanti altri
che l' associazione che cercavano di fare insieme non  era  altro, che l' instituzione di una amministrazione della
altro, non veniva punto a perdere del suo valore, ma tutto  era  scrupolosamente a lui conservato; e che questo doveva
i diritti, alteravano ancora quell' ottima modalità, che  era  dover del Potere in discorso di stabilire e di rendere
e a disturbarli nel possesso dei loro beni. E questa  era  l' idea che era entrata nelle famiglie più doviziose e
nel possesso dei loro beni. E questa era l' idea che  era  entrata nelle famiglie più doviziose e nella mente dei più
applauso. E la conseguenza si fu, che dal punto che si  era  stabilito che l' instituzione che andavano a fare doveva
le obbiezioni che le si facevano, dimostravano ch' ella non  era  stata ben compresa o che non si era a sufficienza spiegata.
ch' ella non era stata ben compresa o che non si  era  a sufficienza spiegata. Domandando dunque attenzione per
riconoscere tutti i diritti e doveri, la modalità dei quali  era  lo scopo della instituzione desiderata. La Commissione
ai diritti individuali, mostrò loro che la proposizione che  era  per fare avrebbe fatto vedere la differenza del sistema di
i giornalieri e i mercenarŒ. Finalmente la quarta classe  era  composta di quelli che oltre avere i diritti dell' uomo,
aveva fatta sentire nella sessione precedente, ma che non  era  stata messa in deliberazione. La proposizione era « che le
che non era stata messa in deliberazione. La proposizione  era  « che le persone componenti la Società Civile dovessero
veniva obliato, ma ciascuno aveva quella forza che gli  era  necessaria per guarentire la sua esistenza e la sua
da se stessi in vista tutti i diritti, perchè ciò  era  sopra le forze della umana mente e della umana virtù; che,
perchè la Società fosse costituita sulla Giustizia, che  era  la prima base su cui erano convenuti, si doveva nel
così imparziale che sapesse avere in vista tutti i diritti,  era  però impossibile che gli avesse in vista tutti allo stesso
dei diritti rappresentati senza alterarsi; poichè quest'  era  la prima condizione di ogni sociale stabilimento che cioè
che questo errore tuttavia vigeva in molte menti, e che si  era  cercato con grave danno d' introdurlo nelle sociali
nelle sociali costituzioni; che la società civile non  era  una società generale ma una società parziale: parziale
dai titoli naturali, ma dall' arbitrio fornito di forza,  era  impossibile che non iscorgessero l' assurdità nel sistema,
radicalmente una tirannide, mentre la prima sua conseguenza  era  il sacrificio dei meno ai più: ed in fatti l' infallibilità
fallacie degli astuti e dei semidotti. Nello stesso tempo  era  quello che rendeva meno imbarazzante l' esecuzione della
La prima classe delle persone componenti la società civile  era  quella delle persone non libere. La Commissione definì le
di persone non libere, stabilendo che il diritto dei padri  era  il più esteso e più forte, perchè nasceva da un titolo
servo a lui obbligato. Dimostrò che il diritto del padre  era  tale che non rimaneva al figliuolo nessun diritto verso il
che all' incontro alla moglie rimaneva un diritto, ed  era  quello della vita e della incolumità da poter difendere
ad accrescimento della parte rimanente, e che perciò non  era  suscettibile la loro modalità di amministrazione
modo come si disse delle persone non libere. Conchiuse che  era  necessario dare loro questa voce anche perchè essa era l'
che era necessario dare loro questa voce anche perchè essa  era  l' unico mezzo di tenere in freno i diritti dei
mezzo di tenere in freno i diritti dei proprietarŒ, ciò che  era  obbligata di fare la società civile, dall' istante ch' essa
per i non proprietarŒ non mancò di ripetere ciò che  era  stato detto nella sessione precedente dal delegato pei non
sessione precedente dal delegato pei non liberi, cioè che  era  falso che il diritto della vita e della sanità, come pure
che erano al tutto dipendenti dagli altri uomini. In fatti  era  stato stabilito che il passaggio dallo stato naturale allo
sollevata: ma la Commissione dimostrò che quello non  era  il tempo, che conveniva trattare a parte ciò che
dimostrando che il mezzo dell' amministrazione famigliare  era  il servizio personale: e che il mezzo all' incontro della
e che il mezzo all' incontro della amministrazione civile  era  la ricchezza materiale , distinzione caratteristica delle
società. Di poi tirò pure la conseguenza da tutto ciò che  era  stato fatto, che relativamente alla instituzione della
di loro natura in due ordini principali , l' uno dei quali  era  solamente governato, e l' altro ancora governava, cioè a
passiva comune a tutti i membri della società, la quale  era  ciò che li rendeva cittadini. 2) Fece dunque osservare che
2) Fece dunque osservare che la prima base della società  era  che ogni diritto fosse rappresentato nella medesima, ma
soccorrono senza esiger da essi servitù. La Commissione si  era  appianata la via alle cose fino a quest' ora trattate per
le si riducevano a vestimenti; si comprese più tardi che  era  più economico e che rendeva un lavoro più perfetto
come conseguenza naturale dalle cose dette, o piuttosto  era  una recapitolazione delle medesime. In fatti egli
due, chiamate de' diritti personali e de' diritti reali. S'  era  pure trovato ed accordato che a queste due specie di
la prima delle quali, corrispondente ai diritti personali,  era  formata da una voce efficace di richiamo contro alle
alle offese, e la seconda, corrispondente ai diritti reali,  era  una voce influente nell' amministrazione della società. Per
nell' amministrazione della società. Per diritti reali s'  era  inteso diritti sulla ricchezza materiale, e dopo aver
quantità proporzionale dei diritti reali: e tal principio  era  quello enunciato dalla Commissione: « che il potere
il nutrimento agli uomini e le materie prime alle arti,  era  indipendente; 2 che i fondi d' altra specie non erano così
indipendente si provava collo stesso argomento che s'  era  usato a provar quella dei mercenarŒ. Ma la Commissione ne
società. Mostrò come la sicurezza o la difesa dei diritti  era  cosa partenente alla giustizia , e come la ricchezza o l'
giustizia , e come la ricchezza o l' aumento dei diritti  era  cosa appartenente all' utilità : giustizia dunque ed
dell' Amministrazione si aveva un dato materiale, qual'  era  la ricchezza materiale che bastava verificare: all'
che nascevano assai chiaramente scorgendo che non  era  possibile di farli convenire fra di loro, anzi che
a questo genere di dignità: ma ben ancora questo Tribunale  era  fatto per tutti egualmente: proteggeva i diritti di tutti,
Nella società civile all' incontro che volevasi instituire  era  necessario, che fosse stabilito parimenti fra i membri un
incombenza particolare di eleggere il Tribunale politico  era  necessario di stabilire un corpo di elettori stabile: ed
necessario di stabilire un corpo di elettori stabile: ed  era  necessario che questi s' obbligassero a ciò: affinchè per
si osservò ancora che ciò che dava al padre simil diritto  era  l' esser padre, e non l' esser ricco: e che come la società
che ne facessero abuso? E se a malgrado del pericolo che v'  era  di questo abuso, tale e tanta la diede loro, non è ciò
le false instituzioni e le false leggi. La schiavitù antica  era  una falsa relazione fra gli uomini: essa doveva produrre
Non si potea dare ai padroni il voto dei servi, come si  era  dato ai padri quello dei figliuoli, o ai mariti quello
conosceva che ciò che poteva turbare l' ordine sociale si  era  l' alterazione che poteva esser fatta nella
di ovviare ai disordini possibili la quale come  era  stato dimostrato nella sessione antecedente conduce a fare
della rappresentazione de' diritti, il quale d' altro lato  era  stato abbracciato dall' Assemblea; o vero lasciando al
Tutti s' accordarono pertanto a queste ragioni, che non  era  prudente d' introdurre una grande alterazione nelle cose,
la rappresentazione politica già precedentemente adottata,  era  irrevocabilmente il principio secondo cui doveva la società
le più gran difficoltà nell' Assemblea, la quale s'  era  disciolta senza ammetterla nella sessione precedente. Tali
prevedute dalla Commissione, la quale nel suo progetto si  era  proposta di evitare tutte le due summenzionate difficoltà,
di evitare tutte le due summenzionate difficoltà, e s'  era  riservata di rispondere ai timori dell' Assemblea col
dovendosi trascurare tutte le frazioni, cioè tutto ciò che  era  minor di quel termine; questa deviazione dalla rigorosa
e il maggior numero di voti, che una persona aver potesse  era  quello di nove; tali erano le persone possidenti dalle nove
che una persona in tutte queste Assemblee potesse avere,  era  medesimamente nove: tali erano le persone che nella terza
proprie attribuzioni indipendente dall' altra. » Questa  era  una conseguenza della imprescrittibilità politica già
della quale, cioè il diritto di elettore al Tribunale,  era  nello stesso tempo un dovere a cui si obbligavano i padri
declinare alquanto dal proprio diritto rigoroso, quando ciò  era  necessario, perchè i diritti di tutti potessero avere
dei loro fatti, e muterete opinione. Il potere supremo non  era  fissato; egli ondeggiava in varie mani: lo Stato era per
non era fissato; egli ondeggiava in varie mani: lo Stato  era  per cadere ogni istante nell' anarchia: la morte del
le turbolenze e da tutti i mali, ai quali può soggiacere,  era  ben naturale che si credesse ancora, non dirò autorizzata,
dovere di riparare a tutte quelle inquietudini. Ora quale  era  la strada più breve che a questo fine si presentasse?
fini che operano nella medesima. Si dice che il Sovrano  era  colpevole, che la sua Amministrazione era pessima. Se ne
che il Sovrano era colpevole, che la sua Amministrazione  era  pessima. Se ne instituisce dunque un' altra, ma ben presto,
per cui l' antichità amava tanto le Repubbliche. Non si  era  giunto a distinguere la modalità dei diritti dai diritti
il preciso oggetto del governo: governare la società non  era  per essi regolare la modalità di tutti i diritti, ma era
era per essi regolare la modalità di tutti i diritti, ma  era  regolare i diritti di tutti: o almeno queste due cose si
2) in un tempo, che il fine delle guerre ognor minacciate  era  l' esistenza, o la distruzione di un popolo.
di un popolo. [...OMISSIS...] Anzi perciò appunto  era  Sovrano e Legislatore perchè estendendosi tanto la
morale adunque questo naturale giudice delle offese  era  quello che determinava la stessa forma repubblicana di
fece arbitro dell' imperio romano, si può dire che la virtù  era  per annientarsi e con essa la luce della verità. La
In che consiste questa mutazione della Monarchia, la quale  era  tanto odiosa all' età pagana nella sua parte più colta, e
o se il trapassava: se si contenevano in quello non  era  d' aggiungere altro: se feriva all' incontro i diritti,
già presso l' Imperatore in favore dei popoli. Questo  era  certamente un passo notabile verso l' erezione del politico
Tuttavia nell' Impero, ai nostri giorni estinto, non  era  ancora il Tribunale voluto. Egli aveva il difetto d' essere
d' essere un Giudizio posto nelle mani di un uomo che  era  insieme Amministratore della Società, e fornito di fisica
una tanta giustizia. 1) Leibnizio conobbe assai bene quanto  era  necessario che un simile Tribunale godesse piena libertà, e
i suoi giudizŒ che sulla pura coscienza; e quest'  era  altra ragione di tenersi fra i due modi difettosi, come al
che ingiuria i suoi simili, e in essi la comune ragione.  Era  dunque necessario che si pensasse di riunire insieme le
quest' idea a nessun Tribunale politico, perchè egli non  era  arrivato a concepirlo. I Romani pure non seppero sollevarsi
civile il portarono ancora nella società domestica che  era  presso di loro secondo Livio una piccola Repubblica 1) così
arbitro delle questioni che insorgevano fra i Re; ma quest'  era  piuttosto un effetto della sua prevalente potenza unita ad
Ogni tribù dava mille pedoni e cento cavalieri, che  era  la forza regolare dello Stato. Una tale divisione
forza regolare dello Stato. Una tale divisione famigliare  era  tanto più possibile in quanto che non si conosceva ancora
l' altra parte potè dividersi in trenta parti, come trenta  era  il numero delle curie. Ma egli era impossibile che questa
parti, come trenta era il numero delle curie. Ma egli  era  impossibile che questa instituzione famigliare sussistesse
se non veniva legalizzata dalla costituzione dello Stato,  era  già essa stessa un attentato contro la medesima
delle sostanze di ciaschedun cittadino. La prima classe  era  composta di quelli, i beni dei quali ascendevano al valore
centurie, e però novantacinque voti: ventidue centurie  era  la seconda classe, venti centurie la terza, ventidue
Se la prima classe sola rendeva i voti uniformi, la cosa  era  finita, poichè il numero di voti di tutte le altre cinque
circa dell' intera popolazione 1), mentre l' ultima classe  era  più della metà, si può calcolare che un votante della prima
più sapiente instituzione che avessero i Romani, com' essa  era  la più fondamentale di tutte, e quella che diede a Roma una
le altre in forma di una Amministrazione, e che perciò  era  scorto in sulla via del considerare l' instituzione dei
servitù cangiandola in una imposizione annuale. Questo  era  creare molti piccoli proprietarŒ; e dar la esistenza a
proprietarŒ; e dar la esistenza a molti piccoli proprietari  era  introdurre nello stato un nuovo potere politico che
clero e la nobiltà rimaneva esente dalle imposizioni, come  era  prima; e ancora in parte da quei sacrifici straordinari che
di una tale legge. Se lo stato delle cose pubbliche  era  difettoso, se le imposte pesavano soverchiamente sopra quel
pesavano soverchiamente sopra quel genere di persone che  era  più oppresso dalle fatiche, e le odiose esenzioni, il
della Corte e delle finanze mal disponevano gli animi: qual  era  il rimedio efficace e sapiente a tali mali? Bisognava
due modi: il primo con violenza e con ingiustizia; e questo  era  celere, se pur non avesse incontrato una reazione che lo
impossibile: il secondo colle instituzioni; e questo  era  lento verso all' impazienza dei francesi; ma poteva esser
delle cose. Ma invece di ciò, che si fece? I mali di cui  era  aggravata la Francia erano reali: si disse di volervi porre
i mali erano da tutti sentiti, la necessità del rimedio  era  pure da tutti sentita: v' era dunque la disposizione degli
la necessità del rimedio era pure da tutti sentita: v'  era  dunque la disposizione degli animi a ricevere ciò che si
da quelli che hanno l' opinione d' essere sapienti, così  era  naturale che i filosofi che avevano saputo usurpare l'
« delle antiche costumanze, »presso i quali tutto ciò che  era  passato era barbaro, e tutto ciò che si ritrovava nel fatto
costumanze, »presso i quali tutto ciò che era passato  era  barbaro, e tutto ciò che si ritrovava nel fatto era
passato era barbaro, e tutto ciò che si ritrovava nel fatto  era  ingiusto; si ritrovavano ben lontani dall' esser disposti
potere fu disconosciuta: la distinzione dei tre stati, che  era  l' effetto dell' esperienza dei loro antenati, e l'
si dessero più i voti nelle tre assemblee divise, come si  era  fatto per tanti secoli; ma rovesciando queste rancide
a quella parte del clero e della nobiltà, che non s'  era  ancor aggiunta ai Comuni, di farlo, tutti i deputati
sulle medesime panche. La rivoluzione con quest' atto  era  già fatta. Il Clero avea 290 Deputati, la Nobiltà 270, il
in mano da poter difendere la loro proprietà: questa forza  era  in mano dei minori proprietarŒ, da cui avrebbero dovuto
per sorreggersi contro i colpi degli oppressori: questo non  era  che una conseguenza naturale della debolezza a cui s' erano
tra la proprietà e il potere, lo stato delle cose pubbliche  era  tale, che il diritto al potere non nasceva già dalla
seco il dispotico dominio delle proprietà, poichè non v'  era  più nessuno che le potesse difendere; per ciò tutti quelli
nome dei principŒ proclamati un governo, che di sua natura  era  così ricco quanto era ricca la nazione. Di che dovevano
un governo, che di sua natura era così ricco quanto  era  ricca la nazione. Di che dovevano nascere quelli accaniti
rapida per distruggere le idee morali degli uomini, non  era  stato tanto una rapina del potere civile, quanto pel rapito
di cose le turbolenze dovevano finire di lor natura, perchè  era  stato restituito l' equilibrio delle proprietà e del
legge, ma non poterono fissarla con nettezza, perchè non  era  ancora stato diviso il Tribunale politico dall'
non videro la cosa che imperfettamente, perchè imperfetto  era  il loro sistema: parlo di quelli che riguardando per unico
e che sottosopra durò fino alla caduta della repubblica,  era  democratica, e composta sulla massima « « che d' una
assolutamente i nobili? Udiamolo: [...OMISSIS...] In Arezzo  era  successo il medesimo. Ma non durò per una
da quel severo Giano della Bella, che di gentiluomo s'  era  fatto popolano. Egli arringò il popolo, ed ottenne una
e le arti meccaniche vi erano temute: il commercio non vi  era  promosso 1); e nessuno forse si è accorto della ragione
successero così. Le proprietà come pure il governo  era  interamente in mano dei nobili, e il popolo non esisteva nè
ne' come amministratore delle cose pubbliche: egli  era  schiavo dei nobili. Dopo il mille nacque la sua liberazione
dei registri Doomsday7Boock apparisce che l' Inghilterra  era  piena di villani e di schiavi al tempo di Odoardo il
ostinatamente difendere. La costituzione della società  era  giusta come nel secolo precedente; ma al tempo di Odoardo,
dei sediziosi per conturbare l' ordine pubblico. Quest'  era  quanto vedere la relazione che la proprietà ha
proprietà senza alterare insieme il potere civile: questo  era  un andar vicino a conoscere la natura della società civile.
che tutto andava a ruba, e a sacco, e che la proprietà  era  altrettanto mal sicura quanto la vita in mano degli
filosofo e di maestro dei popoli scrivendo: [...OMISSIS...]  Era  passato il tempo degli avvisi: non era più la stagione di
[...OMISSIS...] Era passato il tempo degli avvisi: non  era  più la stagione di moralizzare sulle conseguenze dei proprŒ
mezzo quando la religione aveva su loro gran forza, e non  era  entrata nelle corti quella politica che tutto corrompe, e
bastava quasi direi una prudenza passiva: la costituzione  era  l' opera del tempo, veniva formata un poco alla volta dalle
In fatti l' errore comune dei governi del medio evo  era  la mancanza d' economia. Per questo errore che andava a
sollecitavano continuamente dalla corona. La corona che non  era  ricca abbastanza per sostenersi contro de' nobili cercava
l' abilità personale, giacchè il Prefetto del palazzo  era  anche il capo della Milizia; ma la mutazione della seconda
fu operata dalla prevalenza della proprietà. Ugo Capeto  era  conte di Parigi e d' Orleans; ciò che formava un
dalla liberalità dell' imperatore Ottone, di cui s'  era  con ciò reso vassallo. Egli è ben naturale che i nobili s'
Germanico, il quale appunto per la mala Amministrazione si  era  reso ultimamente anzi un vano fantasma, che una realità.
avanzi del regno: se gli conferì una corona ch' egli solo  era  in grado di difendere. In questa guisa appunto venne dippoi
di dar la corona imperiale a Rodolfo d' Habsburg. La loro  era  certo una politica falsa, mentre per i privati vantaggi
in gran parte ad una tale politica. D' altra parte v'  era  un vizio radicale nella costituzione: poichè non sono mai
il Sismondi: [...OMISSIS...] Per conoscere quant'  era  illusoria la proprietà che si attribuiva al principe sopra
in Francia furono più frequenti in ragione che la corona  era  più povera: e la ragione n' è chiara. Quanto era più povera
la corona era più povera: e la ragione n' è chiara. Quanto  era  più povera la corona, tanto era più forte la nobiltà
ragione n' è chiara. Quanto era più povera la corona, tanto  era  più forte la nobiltà feudale, e tanto più perciò i
sapevano conoscerle nè il risentimento delle parti per cui  era  seguita l' ingiusta sentenza poteva muovere la nazione a
come d' un istrumento per formare la propria grandezza. Non  era  già con questo intendimento ch' ella lo aveva riconosciuto
»tutti dovevano assentire ad un simil discorso, il quale  era  secondo l' equità, secondo lo scopo della loro intrapresa,
la loro porzione di terra dalle mani del loro duce; giacchè  era  egli quello che la divideva e che l' assegnava a ciascuno.
quello che la divideva e che l' assegnava a ciascuno. Egli  era  naturale ancora che riconoscendosi per una legge conforme
della pubblica quiete e tranquillità. Ma sebbene tutto ciò  era  facilissimo e naturalissimo a supporsi in teoria, tuttavia
facilissimo e naturalissimo a supporsi in teoria, tuttavia  era  altrettanto facile, che in pratica non si restasse contenti
fosse il proprietario. D' altra parte la condizione a cui  era  soggetto, cioè di non poterle ritenere per sè, e di doverle
che quel diritto di distribuire in premio tali ricchezze  era  pericoloso: che l' equità a lungo difficilmente veniva
non custodiva più semplicemente l' ordine generale, non  era  più un semplice beneficio. La nazione dunque risentendosi
principe la proprietà delle terre per la ragione detta, non  era  che una espressione inesatta: non si parlava con
inesatta: non si parlava con precisione, perchè non si  era  arrivati a pensare con precisione. La mancanza di
idea consisteva in una mancanza di distinzione: non si  era  arrivati a distinguere col pensiero, e colle parole, il
interpretazione della legge: ma la costumanza stessa come  era  venuta a pugnar colla legge? se non perchè la legge era mal
era venuta a pugnar colla legge? se non perchè la legge  era  mal espressa? Che se la legge ebbe sempre la costumanza in
secolo VII. Così di nuovo Montesquieu: [...OMISSIS...] Non  era  già che non si riconoscesse nella corona il diritto di
che la modalità delle proprietà, e non la proprietà stessa:  era  governatore e non possessore. Nè ci si opponga che noi
buon titolo, il capitano della nazione conquistatrice non  era  stato egli solo l' occupante, ma insieme co' suoi
co' suoi commilitoni 1): la nazione condotta da lui non si  era  già resa sua serva, ma si era solamente sottomessa a lui
condotta da lui non si era già resa sua serva, ma si  era  solamente sottomessa a lui per esser diretta nella
bisogno di un ordine nella divisione delle terre: e questo  era  naturale, che lo ricevesse dal suo capo. La incombenza
suo capo. La incombenza dunque e il diritto di questo capo  era  di governare, di metter ordine, di dirigere il bene comune
[...OMISSIS...] Il vizio adunque del sistema feudale  era  quello di non convenire se non ad una nazione che fosse
dei membri, e dell' onor temporale. » » In fatti non v'  era  un modo più efficace per costringere al servizio militare
se non conservassero la dovuta fedeltà. Questa instituzione  era  un' ottima precauzione colla quale una nazione guerriera,
tuttavia che tanta potestà data al capo della nazione non  era  altro che il diritto di dirigere la modalità assai esteso
essa al governo una misura di modalità tanto estesa, che  era  bensì adattata in tempi di guerra, nei quali l' ordine
adattata in tempi di guerra, nei quali l' ordine pubblico  era  ad ogni momento in pericolo, diventava inopportuna tostochè
di quella che riguardava la difesa del paese conquistato,  era  troppo estesa; ed essa cercò quindi di limitarla alla
colle parole di Montesquieu. « « Al tempo di Carlo Magno  era  altri obbligato sotto gravissime pene di recarsi alla
guerra se non quanto questa fosse difensiva, nelle altre  era  libera o seguire il suo signore, o accudire a' suoi affari.
vero che il togliere ed il donar le terre nel principe non  era  che un atto del potere governativo, da non confondersi mai
del campo lo dà altrui in usufrutto. Ma come quell' atto  era  il medesimo che questo, e non differiva se non dal titolo
di governo, ed il padrone per titolo di proprietà, così  era  ben facile confondere questi due titoli in un titolo solo,
la proprietà ed il potere civile. Giacchè la forza del re  era  riposta nel donare, egli era messo sopra una strada opposta
Giacchè la forza del re era riposta nel donare, egli  era  messo sopra una strada opposta all' economia, d' altro lato
sopra una strada opposta all' economia, d' altro lato non  era  già altrettanto facile il togliere ciò che era stato donato
lato non era già altrettanto facile il togliere ciò che  era  stato donato giacchè con ciò si formava dei nemici. I
al principe, non aveva più nulla affatto di reale: ed  era  una finzione vanissima. E tuttavia « « anche dopo ch'
ma la proprietà non apparteneva più al Signor superiore ed  era  passata in effetto nelle mani del vassallo. » » Questa
che anche la legge regia presso i Romani in sostanza non  era  che una finzione, giacchè essa opponendosi alla costumanza
carta, dove è pur facile scrivere ciò che si vuole; ma non  era  altramente nella reale costituzione. L' essere tuttavia
normanni dalla costituzione feudale, soggiunge: Ma non  era  già questa stata l' intenzione dei nostri antichi nell'
legge feudale: [...OMISSIS...] Ma se questa legislazione  era  di mere parole, fu ella men dannosa allo stato? non bastò
ma esistono e operano contemporaneamente tutte due; quindi  era  impossibile che le Società civili prendessero l' una o l'
prendessero l' una o l' altra di queste due forme semplici:  era  impossibile che il potere civile si dividesse rigorosamente
o almeno se stesso. In fatti i Comizi per curie e per tribù  era  la rappresentazione dei diritti personali, come i ComizŒ
dei diritti personali, come i ComizŒ per centurie  era  la rappresentazione di diritti reali: e come non era
era la rappresentazione di diritti reali: e come non  era  possibile distruggere la forza personale, giacchè esiste in
cioè alla plebe od ai commercianti; quella forza non  era  reale e naturale, ma artatamente prodotta od eccitata:
associava l' officio economico, o amministrativo; ma questo  era  ecclissato dallo splendore di quei primi, e quasi non si
ella non poteva organizzarsi perfettamente, fino che non  era  divisa dalla magistratura; nella quale non debbe prevalere
di questo Tribunale avessimo noi dovuto ricercare se egli  era  possibile. Ma non abbiamo creduto di tenere quest' ordine;
e dirigere da' suoi capi; che il popolo in quei tempi  era  come un pupillo che avea bisogno di tutela, e che non era
era come un pupillo che avea bisogno di tutela, e che non  era  capace di emancipazione (ripetiamo questa frase perchè
corta che gli si presenta del suo arbitrio assoluto: tal'  era  la condizione del mondo sotto la tirannia de' Cesari la cui
del mondo sotto la tirannia de' Cesari la cui dignità non  era  alla fine, come suona il nome d' Imperatori, che quella di
presente possiamo osservare come la regola da noi posta  era  in vigore specialmente in quel primo tempo in cui gli
in società domestiche, mentre la società civile non  era  ancora compiutamente formata. In quel tempo la società
la veggiamo in quelle famiglie patriarcali, nelle quali  era  considerata come benedizione celeste la moltitudine de'
d' una parte venir meno il nutrimento, dall' altra c'  era  il bisogno di forza fisica per difenderlo dalla prevalenza
la saviezza, ed il preveduto ben essere dei loro figliuoli,  era  ben ragionevole che fossero premiati nella comoda vita
famiglie non erano incorporate ancora alla società civile  era  essenziale questa seconda parte; perchè doveva la famiglia
io disponevo le varie cose, che in diverse circostanze m'  era  incontrato di scrivere, in una collezione che doveva
agli occhi degli uomini per legittimo e per giusto quanto  era  effetto di passioni insaziabili, della prepotenza e della
modo di ritenere che la società civile avesse quanto più  era  possibile il carattere di giustizia: e quindi uno de' primi
per tutti i mali dello stesso genere, e che quel malore  era  prodotto da una stessa causa onde provenivano tanti altri
che l' associazione che cercavano di fare insieme non  era  altro, che l' instituzione di una amministrazione della
altro, non veniva punto a perdere del suo valore, ma tutto  era  scrupolosamente a lui conservato; e che questo doveva
i diritti, alteravano ancora quell' ottima modalità, che  era  dover del Potere in discorso di stabilire e di rendere
e a disturbarli nel possesso dei loro beni. E questa  era  l' idea che era entrata nelle famiglie più doviziose e
nel possesso dei loro beni. E questa era l' idea che  era  entrata nelle famiglie più doviziose e nella mente dei più
applauso. E la conseguenza si fu, che dal punto che si  era  stabilito che l' instituzione che andavano a fare doveva
le obbiezioni che le si facevano, dimostravano ch' ella non  era  stata ben compresa o che non si era a sufficienza spiegata.
ch' ella non era stata ben compresa o che non si  era  a sufficienza spiegata. Domandando dunque attenzione per
riconoscere tutti i diritti e doveri, la modalità dei quali  era  lo scopo della instituzione desiderata. La Commissione
ai diritti individuali, mostrò loro che la proposizione che  era  per fare avrebbe fatto vedere la differenza del sistema di
i giornalieri e i mercenarŒ. Finalmente la quarta classe  era  composta di quelli che oltre avere i diritti dell' uomo,
aveva fatta sentire nella sessione precedente, ma che non  era  stata messa in deliberazione. La proposizione era « che le
che non era stata messa in deliberazione. La proposizione  era  « che le persone componenti la Società Civile dovessero
veniva obliato, ma ciascuno aveva quella forza che gli  era  necessaria per guarentire la sua esistenza e la sua
da se stessi in vista tutti i diritti, perchè ciò  era  sopra le forze della umana mente e della umana virtù; che,
perchè la Società fosse costituita sulla Giustizia, che  era  la prima base su cui erano convenuti, si doveva nel
così imparziale che sapesse avere in vista tutti i diritti,  era  però impossibile che gli avesse in vista tutti allo stesso
dei diritti rappresentati senza alterarsi; poichè quest'  era  la prima condizione di ogni sociale stabilimento che cioè
che questo errore tuttavia vigeva in molte menti, e che si  era  cercato con grave danno d' introdurlo nelle sociali
nelle sociali costituzioni; che la società civile non  era  una società generale ma una società parziale: parziale
dai titoli naturali, ma dall' arbitrio fornito di forza,  era  impossibile che non iscorgessero l' assurdità nel sistema,
radicalmente una tirannide, mentre la prima sua conseguenza  era  il sacrificio dei meno ai più: ed in fatti l' infallibilità
fallacie degli astuti e dei semidotti. Nello stesso tempo  era  quello che rendeva meno imbarazzante l' esecuzione della
La prima classe delle persone componenti la società civile  era  quella delle persone non libere. La Commissione definì le
di persone non libere, stabilendo che il diritto dei padri  era  il più esteso e più forte, perchè nasceva da un titolo
servo a lui obbligato. Dimostrò che il diritto del padre  era  tale che non rimaneva al figliuolo nessun diritto verso il
che all' incontro alla moglie rimaneva un diritto, ed  era  quello della vita e della incolumità da poter difendere
ad accrescimento della parte rimanente, e che perciò non  era  suscettibile la loro modalità di amministrazione
modo come si disse delle persone non libere. Conchiuse che  era  necessario dare loro questa voce anche perchè essa era l'
che era necessario dare loro questa voce anche perchè essa  era  l' unico mezzo di tenere in freno i diritti dei
mezzo di tenere in freno i diritti dei proprietarŒ, ciò che  era  obbligata di fare la società civile, dall' istante ch' essa
per i non proprietarŒ non mancò di ripetere ciò che  era  stato detto nella sessione precedente dal delegato pei non
sessione precedente dal delegato pei non liberi, cioè che  era  falso che il diritto della vita e della sanità, come pure
che erano al tutto dipendenti dagli altri uomini. In fatti  era  stato stabilito che il passaggio dallo stato naturale allo
sollevata: ma la Commissione dimostrò che quello non  era  il tempo, che conveniva trattare a parte ciò che
dimostrando che il mezzo dell' amministrazione famigliare  era  il servizio personale: e che il mezzo all' incontro della
e che il mezzo all' incontro della amministrazione civile  era  la ricchezza materiale , distinzione caratteristica delle
società. Di poi tirò pure la conseguenza da tutto ciò che  era  stato fatto, che relativamente alla instituzione della
di loro natura in due ordini principali , l' uno dei quali  era  solamente governato, e l' altro ancora governava, cioè a
passiva comune a tutti i membri della società, la quale  era  ciò che li rendeva cittadini. 2) Fece dunque osservare che
2) Fece dunque osservare che la prima base della società  era  che ogni diritto fosse rappresentato nella medesima, ma
soccorrono senza esiger da essi servitù. La Commissione si  era  appianata la via alle cose fino a quest' ora trattate per
le si riducevano a vestimenti; si comprese più tardi che  era  più economico e che rendeva un lavoro più perfetto
come conseguenza naturale dalle cose dette, o piuttosto  era  una recapitolazione delle medesime. In fatti egli
due, chiamate de' diritti personali e de' diritti reali. S'  era  pure trovato ed accordato che a queste due specie di
la prima delle quali, corrispondente ai diritti personali,  era  formata da una voce efficace di richiamo contro alle
alle offese, e la seconda, corrispondente ai diritti reali,  era  una voce influente nell' amministrazione della società. Per
nell' amministrazione della società. Per diritti reali s'  era  inteso diritti sulla ricchezza materiale, e dopo aver
quantità proporzionale dei diritti reali: e tal principio  era  quello enunciato dalla Commissione: « che il potere
il nutrimento agli uomini e le materie prime alle arti,  era  indipendente; 2 che i fondi d' altra specie non erano così
indipendente si provava collo stesso argomento che s'  era  usato a provar quella dei mercenarŒ. Ma la Commissione ne
società. Mostrò come la sicurezza o la difesa dei diritti  era  cosa partenente alla giustizia , e come la ricchezza o l'
giustizia , e come la ricchezza o l' aumento dei diritti  era  cosa appartenente all' utilità : giustizia dunque ed
dell' Amministrazione si aveva un dato materiale, qual'  era  la ricchezza materiale che bastava verificare: all'
che nascevano assai chiaramente scorgendo che non  era  possibile di farli convenire fra di loro, anzi che
a questo genere di dignità: ma ben ancora questo Tribunale  era  fatto per tutti egualmente: proteggeva i diritti di tutti,
Nella società civile all' incontro che volevasi instituire  era  necessario, che fosse stabilito parimenti fra i membri un
incombenza particolare di eleggere il Tribunale politico  era  necessario di stabilire un corpo di elettori stabile: ed
necessario di stabilire un corpo di elettori stabile: ed  era  necessario che questi s' obbligassero a ciò: affinchè per
si osservò ancora che ciò che dava al padre simil diritto  era  l' esser padre, e non l' esser ricco: e che come la società
che ne facessero abuso? E se a malgrado del pericolo che v'  era  di questo abuso, tale e tanta la diede loro, non è ciò
le false instituzioni e le false leggi. La schiavitù antica  era  una falsa relazione fra gli uomini: essa doveva produrre
Non si potea dare ai padroni il voto dei servi, come si  era  dato ai padri quello dei figliuoli, o ai mariti quello
conosceva che ciò che poteva turbare l' ordine sociale si  era  l' alterazione che poteva esser fatta nella
di ovviare ai disordini possibili la quale come  era  stato dimostrato nella sessione antecedente conduce a fare
della rappresentazione de' diritti, il quale d' altro lato  era  stato abbracciato dall' Assemblea; o vero lasciando al
Tutti s' accordarono pertanto a queste ragioni, che non  era  prudente d' introdurre una grande alterazione nelle cose,
la rappresentazione politica già precedentemente adottata,  era  irrevocabilmente il principio secondo cui doveva la società
le più gran difficoltà nell' Assemblea, la quale s'  era  disciolta senza ammetterla nella sessione precedente. Tali
prevedute dalla Commissione, la quale nel suo progetto si  era  proposta di evitare tutte le due summenzionate difficoltà,
di evitare tutte le due summenzionate difficoltà, e s'  era  riservata di rispondere ai timori dell' Assemblea col
dovendosi trascurare tutte le frazioni, cioè tutto ciò che  era  minor di quel termine; questa deviazione dalla rigorosa
e il maggior numero di voti, che una persona aver potesse  era  quello di nove; tali erano le persone possidenti dalle nove
che una persona in tutte queste Assemblee potesse avere,  era  medesimamente nove: tali erano le persone che nella terza
proprie attribuzioni indipendente dall' altra. » Questa  era  una conseguenza della imprescrittibilità politica già
della quale, cioè il diritto di elettore al Tribunale,  era  nello stesso tempo un dovere a cui si obbligavano i padri
declinare alquanto dal proprio diritto rigoroso, quando ciò  era  necessario, perchè i diritti di tutti potessero avere
dei loro fatti, e muterete opinione. Il potere supremo non  era  fissato; egli ondeggiava in varie mani: lo Stato era per
non era fissato; egli ondeggiava in varie mani: lo Stato  era  per cadere ogni istante nell' anarchia: la morte del
le turbolenze e da tutti i mali, ai quali può soggiacere,  era  ben naturale che si credesse ancora, non dirò autorizzata,
dovere di riparare a tutte quelle inquietudini. Ora quale  era  la strada più breve che a questo fine si presentasse?
fini che operano nella medesima. Si dice che il Sovrano  era  colpevole, che la sua Amministrazione era pessima. Se ne
che il Sovrano era colpevole, che la sua Amministrazione  era  pessima. Se ne instituisce dunque un' altra, ma ben presto,
per cui l' antichità amava tanto le Repubbliche. Non si  era  giunto a distinguere la modalità dei diritti dai diritti
il preciso oggetto del governo: governare la società non  era  per essi regolare la modalità di tutti i diritti, ma era
era per essi regolare la modalità di tutti i diritti, ma  era  regolare i diritti di tutti: o almeno queste due cose si
2) in un tempo, che il fine delle guerre ognor minacciate  era  l' esistenza, o la distruzione di un popolo.
di un popolo. [...OMISSIS...] Anzi perciò appunto  era  Sovrano e Legislatore perchè estendendosi tanto la
morale adunque questo naturale giudice delle offese  era  quello che determinava la stessa forma repubblicana di
fece arbitro dell' imperio romano, si può dire che la virtù  era  per annientarsi e con essa la luce della verità. La
In che consiste questa mutazione della Monarchia, la quale  era  tanto odiosa all' età pagana nella sua parte più colta, e
o se il trapassava: se si contenevano in quello non  era  d' aggiungere altro: se feriva all' incontro i diritti,
già presso l' Imperatore in favore dei popoli. Questo  era  certamente un passo notabile verso l' erezione del politico
Tuttavia nell' Impero, ai nostri giorni estinto, non  era  ancora il Tribunale voluto. Egli aveva il difetto d' essere
d' essere un Giudizio posto nelle mani di un uomo che  era  insieme Amministratore della Società, e fornito di fisica
una tanta giustizia. 1) Leibnizio conobbe assai bene quanto  era  necessario che un simile Tribunale godesse piena libertà, e
i suoi giudizŒ che sulla pura coscienza; e quest'  era  altra ragione di tenersi fra i due modi difettosi, come al
che ingiuria i suoi simili, e in essi la comune ragione.  Era  dunque necessario che si pensasse di riunire insieme le
quest' idea a nessun Tribunale politico, perchè egli non  era  arrivato a concepirlo. I Romani pure non seppero sollevarsi
civile il portarono ancora nella società domestica che  era  presso di loro secondo Livio una piccola Repubblica 1) così
arbitro delle questioni che insorgevano fra i Re; ma quest'  era  piuttosto un effetto della sua prevalente potenza unita ad
Ogni tribù dava mille pedoni e cento cavalieri, che  era  la forza regolare dello Stato. Una tale divisione
forza regolare dello Stato. Una tale divisione famigliare  era  tanto più possibile in quanto che non si conosceva ancora
l' altra parte potè dividersi in trenta parti, come trenta  era  il numero delle curie. Ma egli era impossibile che questa
parti, come trenta era il numero delle curie. Ma egli  era  impossibile che questa instituzione famigliare sussistesse
se non veniva legalizzata dalla costituzione dello Stato,  era  già essa stessa un attentato contro la medesima
delle sostanze di ciaschedun cittadino. La prima classe  era  composta di quelli, i beni dei quali ascendevano al valore
centurie, e però novantacinque voti: ventidue centurie  era  la seconda classe, venti centurie la terza, ventidue
Se la prima classe sola rendeva i voti uniformi, la cosa  era  finita, poichè il numero di voti di tutte le altre cinque
circa dell' intera popolazione 1), mentre l' ultima classe  era  più della metà, si può calcolare che un votante della prima
più sapiente instituzione che avessero i Romani, com' essa  era  la più fondamentale di tutte, e quella che diede a Roma una
le altre in forma di una Amministrazione, e che perciò  era  scorto in sulla via del considerare l' instituzione dei
servitù cangiandola in una imposizione annuale. Questo  era  creare molti piccoli proprietarŒ; e dar la esistenza a
proprietarŒ; e dar la esistenza a molti piccoli proprietari  era  introdurre nello stato un nuovo potere politico che
clero e la nobiltà rimaneva esente dalle imposizioni, come  era  prima; e ancora in parte da quei sacrifici straordinari che
di una tale legge. Se lo stato delle cose pubbliche  era  difettoso, se le imposte pesavano soverchiamente sopra quel
pesavano soverchiamente sopra quel genere di persone che  era  più oppresso dalle fatiche, e le odiose esenzioni, il
della Corte e delle finanze mal disponevano gli animi: qual  era  il rimedio efficace e sapiente a tali mali? Bisognava
due modi: il primo con violenza e con ingiustizia; e questo  era  celere, se pur non avesse incontrato una reazione che lo
impossibile: il secondo colle instituzioni; e questo  era  lento verso all' impazienza dei francesi; ma poteva esser
delle cose. Ma invece di ciò, che si fece? I mali di cui  era  aggravata la Francia erano reali: si disse di volervi porre
i mali erano da tutti sentiti, la necessità del rimedio  era  pure da tutti sentita: v' era dunque la disposizione degli
la necessità del rimedio era pure da tutti sentita: v'  era  dunque la disposizione degli animi a ricevere ciò che si
da quelli che hanno l' opinione d' essere sapienti, così  era  naturale che i filosofi che avevano saputo usurpare l'
« delle antiche costumanze, »presso i quali tutto ciò che  era  passato era barbaro, e tutto ciò che si ritrovava nel fatto
costumanze, »presso i quali tutto ciò che era passato  era  barbaro, e tutto ciò che si ritrovava nel fatto era
passato era barbaro, e tutto ciò che si ritrovava nel fatto  era  ingiusto; si ritrovavano ben lontani dall' esser disposti
potere fu disconosciuta: la distinzione dei tre stati, che  era  l' effetto dell' esperienza dei loro antenati, e l'
si dessero più i voti nelle tre assemblee divise, come si  era  fatto per tanti secoli; ma rovesciando queste rancide
a quella parte del clero e della nobiltà, che non s'  era  ancor aggiunta ai Comuni, di farlo, tutti i deputati
sulle medesime panche. La rivoluzione con quest' atto  era  già fatta. Il Clero avea 290 Deputati, la Nobiltà 270, il
in mano da poter difendere la loro proprietà: questa forza  era  in mano dei minori proprietarŒ, da cui avrebbero dovuto
per sorreggersi contro i colpi degli oppressori: questo non  era  che una conseguenza naturale della debolezza a cui s' erano
tra la proprietà e il potere, lo stato delle cose pubbliche  era  tale, che il diritto al potere non nasceva già dalla
seco il dispotico dominio delle proprietà, poichè non v'  era  più nessuno che le potesse difendere; per ciò tutti quelli
nome dei principŒ proclamati un governo, che di sua natura  era  così ricco quanto era ricca la nazione. Di che dovevano
un governo, che di sua natura era così ricco quanto  era  ricca la nazione. Di che dovevano nascere quelli accaniti
rapida per distruggere le idee morali degli uomini, non  era  stato tanto una rapina del potere civile, quanto pel rapito
di cose le turbolenze dovevano finire di lor natura, perchè  era  stato restituito l' equilibrio delle proprietà e del
legge, ma non poterono fissarla con nettezza, perchè non  era  ancora stato diviso il Tribunale politico dall'
non videro la cosa che imperfettamente, perchè imperfetto  era  il loro sistema: parlo di quelli che riguardando per unico
e che sottosopra durò fino alla caduta della repubblica,  era  democratica, e composta sulla massima « « che d' una
assolutamente i nobili? Udiamolo: [...OMISSIS...] In Arezzo  era  successo il medesimo. Ma non durò per una
da quel severo Giano della Bella, che di gentiluomo s'  era  fatto popolano. Egli arringò il popolo, ed ottenne una
e le arti meccaniche vi erano temute: il commercio non vi  era  promosso 1); e nessuno forse si è accorto della ragione
successero così. Le proprietà come pure il governo  era  interamente in mano dei nobili, e il popolo non esisteva nè
ne' come amministratore delle cose pubbliche: egli  era  schiavo dei nobili. Dopo il mille nacque la sua liberazione
dei registri Doomsday7Boock apparisce che l' Inghilterra  era  piena di villani e di schiavi al tempo di Odoardo il
ostinatamente difendere. La costituzione della società  era  giusta come nel secolo precedente; ma al tempo di Odoardo,
dei sediziosi per conturbare l' ordine pubblico. Quest'  era  quanto vedere la relazione che la proprietà ha
proprietà senza alterare insieme il potere civile: questo  era  un andar vicino a conoscere la natura della società civile.
che tutto andava a ruba, e a sacco, e che la proprietà  era  altrettanto mal sicura quanto la vita in mano degli
filosofo e di maestro dei popoli scrivendo: [...OMISSIS...]  Era  passato il tempo degli avvisi: non era più la stagione di
[...OMISSIS...] Era passato il tempo degli avvisi: non  era  più la stagione di moralizzare sulle conseguenze dei proprŒ
mezzo quando la religione aveva su loro gran forza, e non  era  entrata nelle corti quella politica che tutto corrompe, e
bastava quasi direi una prudenza passiva: la costituzione  era  l' opera del tempo, veniva formata un poco alla volta dalle
In fatti l' errore comune dei governi del medio evo  era  la mancanza d' economia. Per questo errore che andava a
sollecitavano continuamente dalla corona. La corona che non  era  ricca abbastanza per sostenersi contro de' nobili cercava
l' abilità personale, giacchè il Prefetto del palazzo  era  anche il capo della Milizia; ma la mutazione della seconda
fu operata dalla prevalenza della proprietà. Ugo Capeto  era  conte di Parigi e d' Orleans; ciò che formava un
dalla liberalità dell' imperatore Ottone, di cui s'  era  con ciò reso vassallo. Egli è ben naturale che i nobili s'
Germanico, il quale appunto per la mala Amministrazione si  era  reso ultimamente anzi un vano fantasma, che una realità.
di dar la corona imperiale a Rodolfo d' Habsburg. La loro  era  certo una politica falsa, mentre per i privati vantaggi
in gran parte ad una tale politica. D' altra parte v'  era  un vizio radicale nella costituzione: poichè non sono mai
il Sismondi: [...OMISSIS...] Per conoscere quant'  era  illusoria la proprietà che si attribuiva al principe sopra
in Francia furono più frequenti in ragione che la corona  era  più povera: e la ragione n' è chiara. Quanto era più povera
la corona era più povera: e la ragione n' è chiara. Quanto  era  più povera la corona, tanto era più forte la nobiltà
ragione n' è chiara. Quanto era più povera la corona, tanto  era  più forte la nobiltà feudale, e tanto più perciò i
sapevano conoscerle nè il risentimento delle parti per cui  era  seguita l' ingiusta sentenza poteva muovere la nazione a
come d' un istrumento per formare la propria grandezza. Non  era  già con questo intendimento ch' ella lo aveva riconosciuto
»tutti dovevano assentire ad un simil discorso, il quale  era  secondo l' equità, secondo lo scopo della loro intrapresa,
la loro porzione di terra dalle mani del loro duce; giacchè  era  egli quello che la divideva e che l' assegnava a ciascuno.
quello che la divideva e che l' assegnava a ciascuno. Egli  era  naturale ancora che riconoscendosi per una legge conforme
della pubblica quiete e tranquillità. Ma sebbene tutto ciò  era  facilissimo e naturalissimo a supporsi in teoria, tuttavia
facilissimo e naturalissimo a supporsi in teoria, tuttavia  era  altrettanto facile, che in pratica non si restasse contenti
fosse il proprietario. D' altra parte la condizione a cui  era  soggetto, cioè di non poterle ritenere per sè, e di doverle
che quel diritto di distribuire in premio tali ricchezze  era  pericoloso: che l' equità a lungo difficilmente veniva
non custodiva più semplicemente l' ordine generale, non  era  più un semplice beneficio. La nazione dunque risentendosi
principe la proprietà delle terre per la ragione detta, non  era  che una espressione inesatta: non si parlava con
inesatta: non si parlava con precisione, perchè non si  era  arrivati a pensare con precisione. La mancanza di
idea consisteva in una mancanza di distinzione: non si  era  arrivati a distinguere col pensiero, e colle parole, il
interpretazione della legge: ma la costumanza stessa come  era  venuta a pugnar colla legge? se non perchè la legge era mal
era venuta a pugnar colla legge? se non perchè la legge  era  mal espressa? Che se la legge ebbe sempre la costumanza in
secolo VII. Così di nuovo Montesquieu: [...OMISSIS...] Non  era  già che non si riconoscesse nella corona il diritto di
che la modalità delle proprietà, e non la proprietà stessa:  era  governatore e non possessore. Nè ci si opponga che noi
buon titolo, il capitano della nazione conquistatrice non  era  stato egli solo l' occupante, ma insieme co' suoi
co' suoi commilitoni 1): la nazione condotta da lui non si  era  già resa sua serva, ma si era solamente sottomessa a lui
condotta da lui non si era già resa sua serva, ma si  era  solamente sottomessa a lui per esser diretta nella
bisogno di un ordine nella divisione delle terre: e questo  era  naturale, che lo ricevesse dal suo capo. La incombenza
suo capo. La incombenza dunque e il diritto di questo capo  era  di governare, di metter ordine, di dirigere il bene comune
[...OMISSIS...] Il vizio adunque del sistema feudale  era  quello di non convenire se non ad una nazione che fosse
dei membri, e dell' onor temporale. » » In fatti non v'  era  un modo più efficace per costringere al servizio militare
se non conservassero la dovuta fedeltà. Questa instituzione  era  un' ottima precauzione colla quale una nazione guerriera,
tuttavia che tanta potestà data al capo della nazione non  era  altro che il diritto di dirigere la modalità assai esteso
essa al governo una misura di modalità tanto estesa, che  era  bensì adattata in tempi di guerra, nei quali l' ordine
adattata in tempi di guerra, nei quali l' ordine pubblico  era  ad ogni momento in pericolo, diventava inopportuna tostochè
di quella che riguardava la difesa del paese conquistato,  era  troppo estesa; ed essa cercò quindi di limitarla alla
vero che il togliere ed il donar le terre nel principe non  era  che un atto del potere governativo, da non confondersi mai
del campo lo dà altrui in usufrutto. Ma come quell' atto  era  il medesimo che questo, e non differiva se non dal titolo
di governo, ed il padrone per titolo di proprietà, così  era  ben facile confondere questi due titoli in un titolo solo,
la proprietà ed il potere civile. Giacchè la forza del re  era  riposta nel donare, egli era messo sopra una strada opposta
Giacchè la forza del re era riposta nel donare, egli  era  messo sopra una strada opposta all' economia, d' altro lato
sopra una strada opposta all' economia, d' altro lato non  era  già altrettanto facile il togliere ciò che era stato donato
lato non era già altrettanto facile il togliere ciò che  era  stato donato giacchè con ciò si formava dei nemici. I
al principe, non aveva più nulla affatto di reale: ed  era  una finzione vanissima. E tuttavia « « anche dopo ch'
ma la proprietà non apparteneva più al Signor superiore ed  era  passata in effetto nelle mani del vassallo. » » Questa
che anche la legge regia presso i Romani in sostanza non  era  che una finzione, giacchè essa opponendosi alla costumanza
carta, dove è pur facile scrivere ciò che si vuole; ma non  era  altramente nella reale costituzione. L' essere tuttavia
normanni dalla costituzione feudale, soggiunge: Ma non  era  già questa stata l' intenzione dei nostri antichi nell'
legge feudale: [...OMISSIS...] Ma se questa legislazione  era  di mere parole, fu ella men dannosa allo stato? non bastò
ma esistono e operano contemporaneamente tutte due; quindi  era  impossibile che le Società civili prendessero l' una o l'
prendessero l' una o l' altra di queste due forme semplici:  era  impossibile che il potere civile si dividesse rigorosamente
o almeno se stesso. In fatti i Comizi per curie e per tribù  era  la rappresentazione dei diritti personali, come i ComizŒ
dei diritti personali, come i ComizŒ per centurie  era  la rappresentazione di diritti reali: e come non era
era la rappresentazione di diritti reali: e come non  era  possibile distruggere la forza personale, giacchè esiste in
cioè alla plebe od ai commercianti; quella forza non  era  reale e naturale, ma artatamente prodotta od eccitata:
associava l' officio economico, o amministrativo; ma questo  era  ecclissato dallo splendore di quei primi, e quasi non si
ella non poteva organizzarsi perfettamente, fino che non  era  divisa dalla magistratura; nella quale non debbe prevalere
di questo Tribunale avessimo noi dovuto ricercare se egli  era  possibile. Ma non abbiamo creduto di tenere quest' ordine;
e dirigere da' suoi capi; che il popolo in quei tempi  era  come un pupillo che avea bisogno di tutela, e che non era
era come un pupillo che avea bisogno di tutela, e che non  era  capace di emancipazione (ripetiamo questa frase perchè
corta che gli si presenta del suo arbitrio assoluto: tal'  era  la condizione del mondo sotto la tirannia de' Cesari la cui
del mondo sotto la tirannia de' Cesari la cui dignità non  era  alla fine, come suona il nome d' Imperatori, che quella di
presente possiamo osservare come la regola da noi posta  era  in vigore specialmente in quel primo tempo in cui gli
in società domestiche, mentre la società civile non  era  ancora compiutamente formata. In quel tempo la società
la veggiamo in quelle famiglie patriarcali, nelle quali  era  considerata come benedizione celeste la moltitudine de'
d' una parte venir meno il nutrimento, dall' altra c'  era  il bisogno di forza fisica per difenderlo dalla prevalenza
la saviezza, ed il preveduto ben essere dei loro figliuoli,  era  ben ragionevole che fossero premiati nella comoda vita
famiglie non erano incorporate ancora alla società civile  era  essenziale questa seconda parte; perchè doveva la famiglia
dell'individuo. La conseguenza di siffatte dottrine  era  una tendenza ad accettare i fatti predominanti senza curare
a una incarnazione divina: dichiararono che la Fede in essa  era  sorgente unica di salute, di forza, di grazia, all'uomo.
Dimenticavano che il fondatore della loro religione  era  venuto, non ad annientare la Legge ma a continuarla,
pensiero di salvezza, di speranza e di amore pel Cielo.  Era  un immenso progresso sui tempi anteriori, quando popolo e
E bastava al Cristianesimo quella missione. La comunione  era  il simbolo dell'eguaglianza e della fratellanza dell'anime;
per utile proprio, d'una tendenza all'aristocrazia che non  era  nello spirito del fondatore, essa smarrì di tanto la via,
e aiutarvi a scioglierle. Intento unico del mio lavoro  era  additarvi, come fiaccole sulla via, i principii che devono
in fatiche materiali e monotone l'intera giornata, che cosa  era  per essi, costretti a combattere colla fame, la libertà, se
e di buone intenzioni. Or perché lo avrebbero fatto? Non  era  il benessere lo scopo supremo della vita? Non erano i beni
può esercitarne alcuno, si rassegni e non incolpi nessuno.  Era  naturale che così dicessero infatti. E questo pensiero
ebbro, Eugenio generoso , ecc.; fra i teutonici, Ferdinando  era  quanto dire uomo tranquillo, Bernardo uom forte, Berta
servi, se ne è partito per un viaggio in lontane regioni.  Era  questo un vero della tradizione più remota, come ce ne fa
Dammi intelletto e imparerò i tuoi comandamenti« (3); » non  era  che gli mancasse l' intelletto comune agli uomini tutti, ma
dottrina fosse pura dottrina, puro e freddo conoscimento:  era  dottrina che teneva della percezione, che toccava, che
« realtà delle cose », come confessava un uomo che se n'  era  voluto scapricciare, è « trista e fredda (2) »; e che è
ma che però questa percezione nella vita presente non  era  che incoata e imperfetta. Ho esaminato in che consisteva
cosa, nella quale sentivamo solamente questo, che in essa  era  TUTTO L' ESSERE, TUTTO IL BENE, senza poter però
il Verbo si poteva dire bensì forma del Cristo, ma non  era  forma perciò di una creatura, perchè Cristo, nome
quando egli diceva che Dio nella operazione della grazia  era  causa efficiente e non formale, non avesse altro in vista,
fra di loro, che riconobbi esser le tre forme, di cui  era  informato l' universo, ossia i tre modi dell' essere creato
è amabile . Mi si manifestò parimente che l' essere reale  era  quello che conosceva e che amava; e che l' essere ideale
quello che conosceva e che amava; e che l' essere ideale  era  il mezzo, pel quale l' essere reale amava ciò che aveva
sono tre personali sussistenze, cioè tre distinte persone.  Era  dunque impossibile dall' effetto, cioè dall' universo,
santa Trinità, e la sola fede lo ha proposto a credere.  Era  dunque impossibile che la ragion naturale ricorresse da sè
agli uomini che hai dato a me dal mondo« (1) ». E questa  era  la missione che aveva ricevuto Cristo d' istruire e salvare
coll' eterno Genitore: [...OMISSIS...] Cristo adunque  era  mandato dal Padre per istruire gli uomini e rivelare loro
illuminati e salvati; i Padri della Chiesa insegnano che  era  il Verbo quello, che, anche nell' antico Testamento,
tutto ciò che spettava al Messia e fino la sua divinità  era  patentemente stata indicata (4). Tuttavia questa era cosa
era patentemente stata indicata (4). Tuttavia questa  era  cosa così grande, così incredibile, era tanto fuori del
Tuttavia questa era cosa così grande, così incredibile,  era  tanto fuori del pensare umano, che vi avesse in Dio una
il Redentore del mondo, che sarebbe stato tutto ciò che  era  necessario perchè fosse tale, tutto ciò che avrebbe voluto
la fede, primo atto della grazia, nell' antico Testamento  era  radicata nell' Unità di Dio, nel nuovo nella Trinità; e che
e che quindi se in quel tempo l' operazione della grazia  era  un sentimento di Dio uno (deiforme), in questo è un
che abbiamo detto, che la loro fede nell' uomo Dio venturo  era  implicita, e perciò non avevano nel loro spirito quella
agli uomini. Non vedevano il sole di giustizia, perchè non  era  ancor nato sull' orizzonte, ma ne vedevano i raggi che
operazione in essi. Cristo creava in essi un sentimento che  era  deiforme, perchè niente era a lui comparabile: e in questo
in essi un sentimento che era deiforme, perchè niente  era  a lui comparabile: e in questo sentimento era quell' alta
perchè niente era a lui comparabile: e in questo sentimento  era  quell' alta idea della divinità che gli empiva di un santo
nessuna posponevano alla sua offesa. Ma se tutto questo  era  Dio che sentivano in esso, non era però il Verbo, la
Ma se tutto questo era Dio che sentivano in esso, non  era  però il Verbo, la seconda Persona sussistente nel seno del
di Dio, altamente conosciuto, la quale conoscenza  era  però un dono della stessa occulta sapienza. A quanto fu
parimente a significare quella divinità, della quale Cristo  era  chiaro, prima che fosse stato fatto il mondo, appresso il
Testamento il Verbo non si comunicava personalmente : egli  era  occulto , se non forse a pochi Santi, ai quali si comunicò
Cristo: che quello che è il più piccolo nel Regno dei cieli  era  però maggiore di Giovanni (3). Egli trovava la ragione di
santi che appartenevano all' antico Testamento, de' quali  era  ancora il Precursore, dotato bensì dei doni dello Spirito
recate quelle parole di S. Giovanni: « che lo Spirito non  era  ancor dato, perchè Cristo non era ancora glorificato« (2)
« che lo Spirito non era ancor dato, perchè Cristo non  era  ancora glorificato« (2) »; le quali contengono precisamente
delle anime, e quell' operazione della grazia che prima non  era  che deiforme , cominciò a essere verbiforme . Questa
suoi. Dice ancora che la permanenza nel suo sermone  era  la nota caratteristica de' suoi discepoli: « Se voi
quella visione di cui si parlava, fondavasi nella fede; che  era  una visione imperfetta, incipiente; che era quel conoscere
nella fede; che era una visione imperfetta, incipiente; che  era  quel conoscere insomma, di cui parla S. Paolo, ove dice che
le parole ricevute dal Padre, perchè conoscessero che egli  era  la persona del Figlio. Che cosa dunque è che volle far
che significa il complesso delle stesse verità. Il Verbo  era  quello che le aveva tutte in sè: comunicato il Verbo, era
era quello che le aveva tutte in sè: comunicato il Verbo,  era  vero che avea loro comunicate tutte le verità, perchè esso
comunicate tutte le verità, perchè esso stesso il Verbo  era  tutte insieme le verità. Perciò in altro luogo, in luogo di
che il mondo trattasse loro come lui, appunto perchè egli  era  in essi: [...OMISSIS...] . Eccoli dunque di un' altra
del Verbo divino. E veramente S. Giovanni dice, che egli «  era  vita e la vita era luce degli uomini« (3) ». Ora la vita è
E veramente S. Giovanni dice, che egli « era vita e la vita  era  luce degli uomini« (3) ». Ora la vita è sentimento, e chi
certo l' aver gli Apostoli lasciato tutto e seguito Cristo  era  amore e fede che a lui prestavano. Pietro dice a Cristo in
che tu sei Cristo Figliuolo di Dio« (1) ». Certo,  era  l' amore che gli faceva parlare così, era lo Spirito Santo,
(1) ». Certo, era l' amore che gli faceva parlare così,  era  lo Spirito Santo, del quale dice S. Giovanni: « Lo Spirito
e mostrasse in esso avervi le parole vitali; tuttavia non  era  ancor venuta la persona stessa dello Spirito Santo, perchè
la persona stessa dello Spirito Santo, perchè Cristo non  era  ancora reso glorioso, dicendo S. Giovanni espressamente
usa quella parola permanga , per indicare che egli stesso  era  il loro consolatore, fino che stava con essi visibile nella
di Cristo e così veggon Cristo. Quindi il Padre celeste  era  chiarificato anche prima che discendesse lo Spirito Santo
nella dilezione di lui« ». E perchè la dilezione di Cristo  era  certo personale, alla quale si raffronta quella de'
la terra« (1) »; mostrava con questo che anche il Figliuolo  era  chiarificato, giacchè è la sua chiarezza [che] fa vedere il
intendere che questo promesso del Padre suo non  era  ancora in essi venuto. Sebbene adunque nella percezione del
l' intima unione fra lui ed essi, e come egli  era  in essi, ed essi in lui. Qual più manifesto luogo per
d' andarvi (3). E questa via che sapevano i suoi discepoli,  era  egli stesso, come spiega tosto appresso: il Padre che era
era egli stesso, come spiega tosto appresso: il Padre che  era  in lui, era il luogo dove andava, perchè egli aveva in sè
come spiega tosto appresso: il Padre che era in lui,  era  il luogo dove andava, perchè egli aveva in sè il Padre e
come tempo di grave pericolo e tentazione pe' suoi. Il che  era  per la diminuzione de' doni e grazie che, togliendosi la
. Cristo diceva parimenti, che i suoi discepoli  era  stato il Padre, che glieli aveva dati: [...OMISSIS...] .
le cose che udiva dal Padre (.); che la sua dottrina non  era  sua ma di chi l' aveva mandato (9); che il vero pane
col Padre, dice, che gli manifesterà sè stesso: il che  era  quanto dire che gli manifesterà anche il Padre che si vede
quelle parole con le quali Cristo, interrogato chi egli  era  disse: « Il Principio che a voi parlo« ». Non disse
ispirazione di questa: infatto però la fede soprannaturale  era  perduta per essi, perchè n' era perduto il principio (1).
però la fede soprannaturale era perduta per essi, perchè n'  era  perduto il principio (1). Scossa d' adosso l' autorità
avvenire alla filosofia naturale. Il protestantismo non  era  che il principio della filosofia naturale, applicato alla
alla rivelazione un ossequio ragionevole (2); e che Cristo  era  la luce cui le tenebre non hanno compresa (3). Spieghiamo
di questa, avessero tolto a unica guida un cieco istinto.  Era  dunque facile il vedere che il supporre tanti milioni di
se non mi movesse a ciò l' autorità della Chiesa« ».  Era  un po' più logico dei dottori riformati. Nel sistema
perfettamente queste forze, ciò che nessun uomo può. A lui  era  ben facile, degnandosi di aprire alcuno de' tanti cattolici
in un cotal modo queste altre cose« (2) ». Conciossiachè  era  ragionevole che prima si desse a Dio ciò che prima cade
prima conoscevo in potenza e in un modo universale, perchè  era  nel mio spirito (1). Ma dunque se nell' essere ideale si
in que' versicoli: [...OMISSIS...] Conveniente cosa  era  sì al bisogno dell' umana natura e sì alla divina bontà che
da Dio Adamo, è dottrina tradizionale della Chiesa. Nè vi  era  ragione perchè s' interponesse tempo in mezzo fra lo stato
Dove non replica più la parola similitudine come quella che  era  già contenuta nella parola imagine: e questo che il fece a
parola si viene a dire, che non una semplice similitudine  era  messa nell' uomo da Dio, ma un' imagine assai somigliante,
nella natura? No, la natura, l' intero universo materiale  era  minore di lui, dotato d' intelligenza: e egli stesso, tanto
dotato d' intelligenza: e egli stesso, tanto eccellente,  era  pur solo una capacità, come dicevamo, una capacità
sua somma bontà, e perciò immensamente diffusiva. Se però  era  uopo che Dio si comunicasse ad Adamo, il modo però del
e dignità insieme co' suoi figliuoli. Questo Dio non  era  il Dio inacessibile nè qualche cosa di straniero e di
cosa di straniero e di remoto in lontanissima regione, ma  era  unito col mondo e consociato coll' uomo e temperata la
od infra i vapori nell' aria diffusi. In tal maniera Dio si  era  adattato al bisogno dell' uomo, restringendosi e
essa natura conscia della prossimità del suo Creatore (1):  era  un glutine quella divina presenza, per così dire, che
attaccava e infra sè commetteva le parti dell' universo,  era  un aroma, una virtù corroborante, conservatrice di tutte le
gli si manifestava, ma quelle parole erano vitali, e vitale  era  pur la vista e ogni sensibile percezione di Lui: cioè a
una cotal proporzione coi segni sensibili ai quali ella  era  per una cotal legge annessa. E questi erano i sacramenti
poi questo piccolo dio della terra riconoscesse che egli  era  sottomesso al Dio del cielo, al Creatore del tutto, gli fu
finito e levandola più e più all' infinito e divino. A lui  era  dunque conceduta da prima quella felicità, se così vuol
sua capacità e l' infinito oggetto pel quale solo veramente  era  stata creata. La differenza fra l' ordine della santità e
il corpo stesso. Nell' età dunque dell' innocenza tutto  era  in armonia nell' uomo, tutto si perfezionava, nulla si
antico uomo la grazia non faceva che una parte e la natura  era  supposta e data precedentemente alla grazia per soggetto.
soggetto. Vero è che anche quella natura dell' uomo primo  era  operazione di Dio e Dio ne veniva glorificato; ma quell'
Dio e Dio ne veniva glorificato; ma quell' operazione non  era  che divina . L' operazione di Dio all' incontro onde l'
, come aveva predetto Osea: [...OMISSIS...] . Sebbene non  era  condecente all' infinita bontà del Creatore che avesse
in tal modo da dover vincere il valore della libertà di cui  era  l' uomo fornito? In quanto alla prima di queste dimande, io
scelta non poteva farla con altro che colla ragione di cui  era  fornito, e doveva essere ragionevole, cioè gli conveniva
l' uomo in cimento di moralmente fallire: imperocchè  era  egualmente in tal caso interessato l' appetito dell' uomo a
comunicato con una manifestazione positiva) dotato come  era  di nobilissima intelligenza e di un profondo sentimento,
essere che lo illuminava e in cui le cose sussistevano, gli  era  maravigliosamente occulta la sussistenza, non partecipando
da lui alcuna privazione, alcun sacrificio, se non anco  era  quanto di più dilettoso e di più solenne poteva desiderare
di un bene soprannaturale, in uomo privo di grazia , questo  era  puramente ideale e senza alcuno esperimento e quindi inetto
dell' umana natura. Se non che in Adamo questa debolezza  era  confortata dalla grazia, per la quale poteva, se avesse
trovata nella divina essenza. Quindi Adamo come quegli che  era  creato in grazia, poteva attingere forze alla sua libera
poscia in futuro, cioè: che la grazia di Adamo innocente  era  perfettiva di tutta intera la natura umana. Perocchè per
bene l' arbitrio del perseverare (3). Questa grazia adunque  era  come una potenza nuova data all' uomo (4), il qual uomo poi
qual uomo poi poteva o adoperarla o no, a suo piacimento:  era  un cotal sentimento, pel quale poteva resistere, se avesse
nell' uomo alla debolezza del bene puramente ideale, quale  era  la giustizia che imponeva di ubbidire a Dio eziandio con
quest' arma, questa virtù messa nelle mani dell' uomo,  era  indubitatamente atta a farlo vincere la tentazione, purchè
La stessa specie di grazia, secondo S. Agostino,  era  stata data agli Angeli e colla medesima grazia alcuni hanno
la mente del santo Dottore Agostino, perchè questa grazia  era  una forza, una potenza che non operava se lo stesso
Quella grazia adunque di Adamo e degli Angeli  era  una grazia potenziale , affidata alle mani della creatura,
da quello stato di potenza alla sua attuale operazione, non  era  forse mestieri di un nuovo aiuto soprannaturale dato all'
che operasse il libero arbitrio, il quale in questo  era  lasciato a sè stesso. Or però quando dico che il libero
a sè stesso. Or però quando dico che il libero arbitrio  era  lasciato a sè stesso, non escludo l' aiuto che Dio come
Insomma il libero arbitrio dell' uomo in quel tempo  era  sano e naturalmente inclinato alla onestà naturale e di più
onde esce. Ora nello stato d' innocenza questa potenza  era  il libero arbitrio dell' uomo, perocchè questo libero
libero arbitrio dell' uomo, perocchè questo libero arbitrio  era  retto, cioè tendente naturalmente al bene morale, cioè
secondo l' ordine del bene oggettivo. E questa inclinazione  era  il principio dell' atto buono: dunque l' atto buono aveva
La volontà dunque dell' uomo, come Dio la fece a principio,  era  retta sì nell' ordine naturale, di tutta quella rettitudine
Adunque quel pregio che aveva la volontà di essere retta  era  un pregio personale del primo uomo, cioè che nobilitava la
bene morale, di cui il primo uomo si abbelliva e fregiava,  era  a lui giusta cagione di merito. Ma la dignità morale di che
Ma la dignità morale di che si fregiava il primo uomo non  era  solamente un bene della sua persona, ella era anche un bene
uomo non era solamente un bene della sua persona, ella  era  anche un bene della sua natura. E veramente si consideri
e nobiltà. Ora quest' ordine, quest' armonia di natura  era  nel primo uomo costituita da Dio perfettamente e decorava
che portassero in nascendo quello stesso bene morale che  era  connaturale in Adamo, cioè che era in lui non pur bene
stesso bene morale che era connaturale in Adamo, cioè che  era  in lui non pur bene della persona, ma bene della stessa
stessa umana natura. La grazia data da Dio al primo uomo  era  perfettiva, come abbiamo veduto, non pure della sua
quasi divenuta con essa una sola cosa individua, gli  era  stata data. Essendo tale pertanto la legge della
innanzi all' anime di Adamo e de' suoi figliuoli non  era  l' essere puramente ideale, ma quest' essere con un cotal
avvenire degli Angeli, nei quali la cognizione naturale  era  massima nel primo atto e, corrispondente a questa
primo atto e, corrispondente a questa cognizione naturale,  era  pur massima in essi la cognizione che loro derivava dalla
comunicabile la seconda; cioè la grazia originale non  era  solamente affissa alla persona, ma era affissa anche a
grazia originale non era solamente affissa alla persona, ma  era  affissa anche a tutta la natura umana, come abbiamo veduto;
il punto di salute, e dove si poteva rappiccare la grazia  era  ciò che dava Dio all' uomo e non ciò che dava l' uomo all'
cui questi tendevano di conseguire e di promuovere non  era  la perfezione della persona, ma solo la perfezione di
piena partecipazione e visione della divinità. Ma così non  era  degli uomini innocenti: la loro natura perfetta, la grazia
nè egli aveva nulla a distruggere in sè medesimo, ma tutto  era  degno di vedere svelatamente la faccia di Dio. Egli è
col mangiare il frutto dell' albero della vita, che  era  anch' esso un sacramento di quella età, dando all' uomo non
generati (1). Sicchè il vigore che lo faceva immortale  era  dato al corpo dall' albero della vita; e le parole e
di Dio medesimo. Ciò che abbiamo detto mostra quale  era  e doveva essere lo stato morale degli uomini innocenti
Sicchè il voler spiegare con quel fatto l' origine del male  era  cosa superiore alle forze della ragione naturale o certo
eziandio che egli involga in sè un altro misterio.  Era  adunque necessaria un' infallibile autorità che annunziasse
anche avesse conosciuto l' esistenza di questo peccato,  era  in grado di ammaestrare gli uomini di una tanta verità e di
un' autorità divina e dopo avere persuaso l' umanità che  era  in nome di Dio che parlava, annunziò il dogma del peccato
innocente, e quello stato di originale giustizia, nel quale  era  costituito e col quale dovevasi propaginare. L' uomo fu
nell' essere assoluto e completo. La volontà in tal modo si  era  volta fin dal principio con un atto pieno e, come diceva,
in essa nello stato di vivere dovizioso e ampio in cui  era  passato e nel quale aveva tratti da sè de' nuovi voleri e
diede nel vƒno e tentò di trovarlo da per tutto, quando non  era  più in alcuna parte in ch' ella potesse colpire e giungere.
più egualmente sottomesse al soggetto medesimo: e ciò  era  degno, dopo che l' uomo si era sottratto dalla soggezione a
al soggetto medesimo: e ciò era degno, dopo che l' uomo si  era  sottratto dalla soggezione a Dio (2). Una evidente prova di
il nome di propassione e dissero che quella di Cristo  era  una propassione, e una passione quella degli altri uomini
più operare cosa alcuna di buono in quell' ordine dal quale  era  decaduto e nel quale non era in conseguenza di sua natura,
in quell' ordine dal quale era decaduto e nel quale non  era  in conseguenza di sua natura, ma solo in conseguenza di un
da una provvidenza speciale e di fine. L' uomo innocente  era  il fine dell' universo: Iddio faceva di lui le sue delizie,
e volte a servire quest' uomo, delizia di Dio e in cui  era  Dio. Ma dall' uomo peccatore Iddio si separò: la causa
dell' universo, poichè Dio solo è fine, e intanto l' uomo  era  fine dell' universo, in quanto partecipava di Dio e era
era fine dell' universo, in quanto partecipava di Dio e  era  fatto una sola cosa col Creatore. Rimase adunque l' uomo
peccato e ricongiunti con Dio, appunto perchè anche questo  era  necessario, acciocchè l' Uomo7fine riuscisse il più grande,
lo stato e la condizione di fine insieme con quegli che  era  fine per sè stesso e che chiamava altri in parte di questa
altresì della grazia. E perchè questa grazia nel modo detto  era  congiunta per legge costitutiva alla natura umana, ella
dell' anima fosse incerta (1). Nel IX secolo la questione  era  nel medesimo stato, come si può vedere da un luogo di S.
di maniera che il corpo ingeneri l' anima«. La prima  era  la questione dei Padri: ed ecco come ella viene
quella sentenza che da S. Agostino e da' Padri antichi non  era  stata provata riprensibile: perocchè se voleva questo, il
suo parere. Si veda adunque in qual parole tale questione  era  proposta. Dimandavasi: se le anime nascano per propagazione
Ecco le sue parole: [...OMISSIS...] . Or dunque non  era  dubbioso S. Agostino se l' anima nascesse dal seme
non trovava assurdo, sebbene oscurissimo e inintelligibile,  era  che l' anima potesse propaginarsi dall' anima. Il primo
stabilì il settimo giorno, dedicato al Signore, nel quale  era  interdetto agli Ebrei qualsiasi opera materiale e servile,
legge che il cielo e la terra e ogni parte dell' universo  era  stata compita, sicchè non restava più altro a Dio che il
innanzi alla umana natura l' ente, dalla parte di Dio  era  fatto tutto, e solo restava a fare da parte della natura
nato da semi corrotti e fedati« (5) ». Un segno che infetto  era  il mezzo della generazione, e col quale Iddio volle
sè il disordine, rendendo con ciò morale quello che prima  era  fisico e animale, allora la persona comunica per così dire
di questo mistero. S. Agostino stesso, la cui mente  era  considerata da un filosofo dei nostri tempi inimicissimo
della religione (1), dichiara che « come non vi  era  nulla che fosse più noto del peccato originale per la
di Dio (3). La propagazione di esso peccato non gli  era  men forte nodo, e traendolo nella questione dell' origine
Ma l' unità si presentava sotto diversi aspetti, ed  era  facile confondere l' uno coll' altro, specialmente per
come quell' unità che compiva l' ente, e il principio  era  la diade ( «dyas»), che doveva essere compito dall' unità
osservava che niun ente poteva essere se tutt' insieme non  era  uno: doveva dunque partecipare dell' unità, come d' una sua
ed elemento dei numeri. - Vedevasi che il numero non  era  se non l' unità replicata, onde si definiva il numero « «
La distinzione tra il subietto ideale e il subietto reale  era  tanto difficile a ben colpirsi e mantenersi da' primi
cose reali, le prime differenze che s' osservavano in esse  era  il loro numero, essendo questo, come dicevamo, facilissimo
avevano lo stesso numero di elementi distinti col pensiero,  era  naturale che si scorgesse potersi classificare tutte le
contraddizione che osserva lo stesso Aristotele, allora  era  la mente quella che nel suo segreto e istintivo progresso
Egli chiaramente si accorse che nel fondo del numero c'  era  qualche cosa che non era numero, e senza questo fondo il
che nel fondo del numero c' era qualche cosa che non  era  numero, e senza questo fondo il numero non poteva
, deve intendersi che il numero, per sè considerato,  era  ciò che costituiva l' ente sussistente nel suo intrinseco;
e gli abiti di esso ente, cioè le modificazioni di cui  era  suscettivo, e le proprietà che aveva. Gli abiti poi del
l' essenza stessa degli enti, ossia l' ente definito, che  era  lo stesso per essi che il numero determinato, come continua
coll' indefinito, si ha da molti documenti; e questa causa  era  ancora l' uno con subietto massimo, il quale uno, per
determinato, l' impari. E così il numero indeterminato  era  a' Pitagorici come la causa materiale delle cose. Ciò
lo stesso Aristotele che il pari ( «to artion») (3),  era  l' indefinito pe' Pitagorici. Ora, che differenza ci passa
l' indefinito, perchè s' allontanava dall' uno, ed  era  privo della fecondità e attività dell' ente ultimato, e si
Ora, forse per dimostrare che questa diade indefinita  era  un quanto potenziale che essendo attuale avrebbe avuto la
essendo attuale avrebbe avuto la forma dell' uno, e perciò  era  un quanto indefinito come nel genere, o anche indefinibile
de' Pitagorici su di questo argomento. L' uno di Parmenide  era  finito e infinito ad un tempo (5), appunto come l' uno di
e infinito ad un tempo (5), appunto come l' uno di Pitagora  era  pari e dispari; o, come vuole Aristotele, l' uno di
e dispari; o, come vuole Aristotele, l' uno di Parmenide  era  finito o determinato, quello di Melisso, infinito o
che, fino a che l' indefinito si considerava come uno, non  era  puramente indefinito, perchè conservava una determinazione
la materia fosse eterna solo potenzialmente, in quanto cioè  era  contenuta insieme coi numeri nel primo e assoluto uno. La
come un cotal soprappiù), dal veder tutto questo, dico,  era  facile ascendere a concepire un Uno primo e massimo, che
(la pura unità I significato) non poteva esistere, anzi  era  uguale al nulla, e però il «to hen» e il «ta polla» erano
significato, avente un subietto indeterminato, la diade); 2  era  uno causa , o potenza d' emanare l' altro (l' uno nel V
V significato, come principio dei numeri e delle cose); 3  era  uno in altro , quando diveniva forma o essenza dei numeri e
di questi significati non distinti dai primi Pitagorici  era  l' «arithmos artioperissos» (1), benchè quelli negassero
di sensi apparentemente diversi e contrarii, e non c'  era  un filo che conducesse alla conciliazione (il quale non
La prima coppia adunque, il finimento e l' indefinito ,  era  come il tema di tutta la serie, i due principii universali
quello di determinante, diveniva duplice, poichè: 1 c'  era  il concetto di ente indeterminato, a cui corrispondevano le
considerarono come privo di determinazioni tutto ciò che  era  difettoso, come vedemmo anche parlando della quarta e
che non a quella della classificazione degli enti. Ed  era  facile il confonder quella con questa, come le confuse
informate dall' uno costituivano un numero solo, che  era  la stessa specie, e perciò diceva che la specie è un numero
partecipante . Non dunque il solo uno , non la sola materia  era  per Platone il subietto dialettico, chè que' due elementi
degli altri uni simili al primo; per esempio, se  era  un genere quello su cui s' esercitava la dialettica, si
Vediamo ora dove cominciava l' ontologia, e da quella c'  era  il passaggio a questa. Quando il filosofo, in vece di
cioè la matematica , e però un terzo indefinito, che  era  lo spazio, del quale ricevendo il finimento, venivano le
informativo d' una materia a ciò acconcia cioè spaziosa,  era  suscettibile di figura, cioè di esistere come figurato: e
dell' essenza col tempo presente (1), come pure lo stesso  era  ( «to en»), e lo stesso sarà ( «to estai») è partecipazione
annunziata, che egli distinguesse due altri , quello in cui  era  contenuto l' uno come tutto, l' idea o forma di tutte le
l' uno come tutto, l' idea o forma di tutte le parti, ed  era  Dio come altro dall' uno emanato; e quello che era
ed era Dio come altro dall' uno emanato; e quello che  era  contenuto da quest' ultimo, ed erano le parti insieme
e rispettivamente la gioventù dell' altro, onde quel che  era  più giovane comparativamente al più vecchio diventa più
al più vecchio diventa più vecchio, e quel che  era  più vecchio comparativamente al più giovane diventa più
se e come questi generi s' uniscano tra di loro: il che  era  quanto un chiedere « come si possano predicare gli uni
. E Teeteto mostra di non essersene accorto, perchè s'  era  partito dall' ente uno di Parmenide, e per illazioni d' una
Parmenide, e per illazioni d' una logica irrepugnabile s'  era  pervenuto al non ente, negato da Parmenide, di cui l'
a investigare la natura del non ente, e mostrare che non  era  nulla, e si potea pronunciare, e distinguere dall' ente.
posteriori all' ente, perchè l' ente non divenne molti, ma  era  molti pur coll' esser ente, ond' avea identità e diversità.
suoi atti, diviene quelle senza cessare d' essere ciò che  era  prima. L' ente dunque è la mente: e, avendo egli il
il Male, partecipe dell' uno e dell' altro. Ma come questo  era  un tentativo intemperante d' ingegno di oltrepassare i
prendendole per altrettanti concetti: e l' uggia che s'  era  messa di maneggiar quest' arme delle forme verbali non solo
di ogni ente, dimostra, come la mente del filosofo  era  legata ai sensi ed agli enti corporei. Onde la sua
nel tenere le due parti confuse, prese anche la parte, che  era  vera entità a parte sui , per cosa soggettiva, razionale,
cioè tutti gli oggetti a cui si possono riferire; e che  era  lo spirito quello che esercitando una sua propria funzione
ultima parola. 2 La seconda si è di dimostrare, che l' uomo  era  chiuso nella sfera della sensitività fisica che sola gli
l' esistenza di Dio. [...OMISSIS...] Per tal modo da prima  era  la ragione pura quella che esigeva un' unità assoluta di
e di limiti. Ma l' impegno del nostro sofista  era  preso; egli volea convertire forzatamente quest' idea in
fisica somministrava all' uomo oggetti reali, ed  era  essa la sola facoltà che avesse un tal privilegio. Tuttavia
a qualche cosa di anteriore alla coscienza. Ma poichè si  era  messo il chiodo di non doversi uscire da questa; però se ne
dando il nome d' Io e di coscienza a ciò che non  era  nè Io, nè coscienza. Quel principio adunque non è vero, se
sul proprio essere dunque il NULLA, cioè quell' uomo che  era  nulla, ha dato l' essere a sè stesso, e diventò il creatore
difficoltà se n' aggiunge un' altra. Perocchè, se prima  era  difficile intendere come l' attività dell' Io potesse
ogni facilità, dandovela in questa o consimili parole: «  era  necessario che così avvenisse: l' Io doveva così operare:
come esistenti esseri fuori della sfera del pensiero; e s'  era  messo il chiodo (tutto ad arbitrio) che non si dovesse
si dovesse uscire dalla coscienza: benchè pur si usciva (ed  era  contraddizione manifesta) col supporre un Io anteriore alla
ampio che non fosse il breve spazio della prigione dove s'  era  chiuso da sè stesso, col far per essa mille giri e rigiri
col far per essa mille giri e rigiri circolari: egli  era  impossibile che finalmente non ci sentisse l' angustia del
e godervi la bellezza dell' immenso campo del cielo. Egli  era  stato costretto a stabilire un Io che non aveva più niente
la sua filosofia, lo costringeva ad affermare che quest' Io  era  l' uomo, o parte dell' uomo; quasichè coll' affermarlo
potesse un filosofo far che fosse quel che non è.  Era  stato spinto fino ad affermare, che quel suo Io « non era
Era stato spinto fino ad affermare, che quel suo Io « non  era  già l' Io individuale proprio di questa o di quella
esprime un individuo che pronunzia sè stesso, Fichte  era  costretto, per non abbandonare il sistema, a dire che il
per non abbandonare il sistema, a dire che il suo Io non  era  individuo, togliendogli così ciò che forma l' essenza dell'
il mutasse? Nulla più che di cambiare una parola. Egli  era  già in fatti uscito dall' uomo, perchè l' Io a cui
a quest' Io, e non chiamandolo più uomo confessasse che  era  Dio; e gli togliesse d' attorno quelle imperfezioni, e per
appiccicate nel parto impuro e laborioso pel quale si  era  fatto nascere dai visceri della natura umana. Così fece
alcuno nella coscienza dell' uomo. Egli adunque con ciò: 1  Era  uscito dalla sfera dell' esperienza, e aveva stabilito un
diveniva anch' esso un' illusione trascendentale; 2  Era  uscito dalla sfera dell' Io umano , perocchè la parola Io
il sapere sia il solo generatore delle cose. Quindi l' uomo  era  per Fichte l' unica espressione e rivelazione del sapere
espressione e rivelazione del sapere divino, e la natura  era  ancora una cotal produzione apparente dell' uomo, che l'
così senza spiegazione. D' altra parte il Dio di Fichte  era  fuori della coscienza umana, e non si poteva intuire.
rimangono adunque esclusi da tali categorie. Come Fichte s'  era  avveduto dell' insufficienza del suo primo sistema, così
la filosofia fichtiana una mera fenomenologia del pensare.  Era  in sostanza la critica stessa che gli avea fatta Schelling.
il principio di doversi cavare ogni cosa dal pensiero,  era  dovuto a Fichte, a cui l' avea suggerito la filosofia di
esistere nulla di diverso da sè. Questa critica in sostanza  era  quella stessa che aveva fatta Schelling al suo maestro,
medesimo errore non mancava in Schelling, perocchè questi  era  pervenuto a dire che le idee erano anime , trasnaturando
così l' oggetto in soggetto. Ma l' errore in Schelling non  era  coerente, perchè a principio del suo sistema avea pur
d' oggetti ad essa subordinati, quell' autorità che  era  posseduta da quell' intera massa di famiglie o d'
neppure un centellino di vino, perché in nessuna c'  era  mescolato del vino; come, in generale, un aggregato d'
e probabilmente non ne vide, tutte le conseguenze di cui  era  gravido (1). L' Hegel fa l' ostetrico del parto mostruoso.
. Dopo che l' uomo fu divinizzato a questo modo,  era  naturale che ancor più s' accordassero allo Stato gli onori
equivoco chiamando progresso della civiltà uno sforzo, com'  era  quella rivoluzione, di farla retrocedere; e prendete alcune
la formò Gesù Cristo, da lui mandato. La seconda società  era  tale, che poteva essere congregata dagli uomini, non
della legge atea. Che cosa dunque ci bisognava di più?  Era  necessario che all' ateismo si unisse l' odio della
ed estinguere il sentimento religioso nelle nazioni,  era  il governo civile. Diedero dunque forma al loro concetto di
per difendere l' opera mezzanamente empia del governo, c'  era  questa, che si negava addirittura che il matrimonio fosse
il matrimonio fosse un oggetto religioso. Ma l' argomento  era  sciancato da due parti. Infatti, se l' oggetto del
mani ella uscì per restarne convinti. Chi non conosce qual  era  lo spirito dei legislatori francesi del 1791 e susseguenti?
nel 1791 fu inserito questo articolo: [...OMISSIS...] -  Era  appunto il contrario di quello che per 1. secoli aveva
in Francia, il Chaumette, con molta semplicità spiegò che  era  la nova Dea, la ragione, che si voleva unicamente adorare.
in trionfo alla Convenzione l' invereconda femmina ch'  era  stata posta in sull' altare nella chiesa di Nostra Donna, e
quest' imagine animata, capolavoro della natura! ». Tale  era  la ragione, la dea di quei famosi legislatori. E uno
questi invidiati legislatori civili, che l' ateismo  era  aristocratico. Allora si risolsero di distruggere l' opera
del matrimonio civile: pur ora l' Olanda, dove  era  stato introdotto dall' armi francesi, lo scancellò dalle
la pubblicità del culto cattolico, e sostenne che questo  era  un odioso privilegio, che si doveva abolire; e infatti quel
al mondo) proibì sotto pena di morte il Cristianesimo, c'  era  ancora in quegli Stati un' intera e perfetta libertà di
rispondere di sì: perché anche allora « niun cittadino  era  impedito a fare atto qualunque non proibito dalle leggi,
nello Stato dei culti che autorizzavano il divorzio,  era  assai più estesa della premessa; poiché dall' esserci dei
altro, cioè della materiale uniformità delle leggi, che  era  il solo che veramente mantenevano, non fecero una sola
veramente mantenevano, non fecero una sola parola. Il primo  era  popolare e riscuoteva facilmente l' applauso; conveniva
dice: « non è dissolubile »(5). La legge dunque non  era  già indifferente alla Religione, ma si fondava sopra un
che professano la religione. Invece di fare quel che c'  era  da fare, cioè spiegare prima di tutto e determinare bene il
Il diritto penale filosofico senza alcuna base di giustizia  era  divenuto in fatti la dottrina comune, prima che Pellegrino
e di dare alla materia una migliore disposizione? O non  era  meglio sopprimerla del tutto, piuttosto che presentare al
superstiziosa che si faceva dei suoi detti, a cui  era  temerità il contraddire; dopo la sua caduta, l' orgoglioso
reso ad Aristotele dal medio evo, e quanta più ce n'  era  nelle contumelie, di cui lo coprirono i sofisti del secolo
infallibilità d' un filosofo universalmente seguìto, com'  era  Aristotele, debbono lottare coi meno perspicaci e coi più
L' universale non esiste nelle cose reali come universale,  era  stato detto da Boezio (n. 4.0, m. 526), che credeva di
universali come a loro similitudini (1) per renderli noti.  Era  dunque naturale che tostochè si svegliasse qualche ingegno
Roscellino concepire che ci fosse qualche cosa di comune ,  era  condotto necessariamente a parlare indebitamente della
alle conseguenze di tali sistemi. Il realismo puro non  era  men fecondo d' equivoci e di conseguenze erronee ed
realismo l' erronea dottrina, che [...OMISSIS...] . Questa  era  conseguenza d' un sistema di realismo, che dell' essenza
d' essere uscito dalla sfera delle idee, nella quale  era  racchiusa la questione, e confessando che gl' individui
nominalismo , ma come un' opinione vagante, di cui non s'  era  trovata la formula. Tuttavia il realismo si conteneva nella
realismo si conteneva nella sfera delle idee ; poichè non  era  venuto ancora a nessuno in mente lo strano pensiero che gli
e a qualunque altra negazione d' esistenza. Quindi non c'  era  assurdo a dire che « gli universali fossero reali »,
che già incominciavano a pensare da sè, che l' universale  era  l' opposto dell' individuo singolare : essi non trovarono
Bernardo di Chartres, erano pochi, o piuttosto non ce n'  era  una scuola. Gli altri tutti, studiosi dell' aristotelismo,
conoscere, accordavano che fuori dell' individuo non c'  era  nulla. Che rimanea dunque allora a rispondere? Non
si dividevano per mezzo degli accidenti ». Venuti qui, non  era  più difficile a un dialettico potente come Abelardo
di sottigliezze per dimostrare che l' individuo reale  era  egli stesso universale , sia per la moltitudine , sia per
tempo prima che apparisse al mondo il nominalismo . Ella  era  nata, come abbiamo accennato, dalla mancanza d' una
dei reali , senza determinar di quale realità si parlasse,  era  al sommo pericoloso: non s' aveva altro esempio di realità
ristretta questa parola. In una tale condizione delle menti  era  inevitabile che ogni qualvolta un pensiero potente s'
questi generi reali ? rovinasse in un baratro d' errori: vi  era  precipitato Aristotele ammettendo le specie eternamente
aveva solo il significato di sussistente, poichè non c'  era  altra esistenza che quella dei sussistenti, che per vero
sussistessero negli individui creati. La sentenza di mezzo  era  un politeismo che non poteva essere facilmente abbracciato
come quello d' Aristotele che ammetteva il mondo eterno,  era  inammissibile in un sistema, come il cristiano, che
altri poeti mitici prima del nascimento della filosofia; c'  era  Iddio in tutta quanta la natura, anima e vita di questa.
ed abbia conosciuta la singolar natura delle idee (1).  Era  impossibile che Aristotele, avendo udito per vent' anni
sè: sono puri concetti subiettivi e individuali anch' essi.  Era  sommamente difficile ad intendersi e a mantenersi in tutta
vedesi dall' imperfezione del suo stile. Veramente questo  era  un darla vinta ad Aristotele, poichè quello che si
accorgersi, alla pretesa conciliazione dei due filosofi,  era  tutto ciò che Platone aveva di proprio e di eccellente,
la chiave dell' esemplarismo di Platone, il solo realismo  era  restato padrone del campo: e se si nominavano a quando a
del campo: e se si nominavano a quando a quando le idee,  era  un nome vano; chè non se ne intendeva punto la natura. Il
acuto di tante aberrazioni e di tante stravaganze  era  nato da sè, e s' era messo di contro a tutti, lo
aberrazioni e di tante stravaganze era nato da sè, e s'  era  messo di contro a tutti, lo scetticismo . Una filosofia
islamismo che riteneva una parte di verità dal primo ond'  era  uscito. Giustiniano dunque nel 529 fece chiudere le scuole
il centro di tutta questa empietà e dell' immoralità che ne  era  e ne doveva essere causa ed effetto (2); la filosofia araba
questa natura si continuava a insegnare, perchè non ce n'  era  allora un altro. Pure tostochè gli occhi cominciarono a
il realismo aristotelico. Ma si tentava l' impossibile: ed  era  un' illusione il credere di riparare così ai danni della
ambizione [...OMISSIS...] , rimproveratagli da Senocrate,  era  in costui sì grande, che non solo voleva primeggiare nelle
poli: la materia prima e l' ultima divina forma . Ma questo  era  un ricadere in sostanza nel sistema del suo maestro circa
lui resisteva al sistema platonico, dicendo: 1 che c'  era  qualche cosa di singolare negli enti, che non ammetteva
che non ammetteva alcuna ragione universale , e quest'  era  « il subietto ultimo »la prima materia: 2 che c' era negli
quest' era « il subietto ultimo »la prima materia: 2 che c'  era  negli stessi enti qualche altra cosa (l' essenza seconda,
stabilire: pecca dunque di circolo. E questa conclusione  era  probabilmente venuta, o certo più facilmente ammessa, per
finito sfuggì alla mente del filosofo. Quando poi ei non  era  preoccupato da questa terribile questione delle idee,
conoscere, perchè in virtù di quest' atto quella che prima  era  potenza, riceve gl' intelligibili; ma questi intelligibili,
e fuori delle cose (1). Ora l' essere caduti a questo,  era  un trovarsi nel vero cacciativi dalla necessità logica, e
studiata la natura di queste forme e trovato che l' una  era  subiettiva (alla quale si riduce l' extrasubiettiva), e l'
obietto: poichè la mente in tal modo da subiettiva che  era  in potenza, in atto è divenuta obiettiva. Continuando
è quella, comune a tutta l' antica filosofia, che vi  era  assai poco considerata la coscienza , e non si deduceva la
la coerenza seco stesso, quando pose che l' intellettiva  era  un altro genere d' anima , [...OMISSIS...] , e che potea
acciocchè facesse vedere i colori diversi, di cui egli non  era  che il complesso. Del resto l' aver distinto l' uomo dalla
il reale (fantasma) nel possibile, nell' essenza, di che s'  era  per un momento accorto Aristotele stesso quando scrisse che
a quest' incaglio il filosofo rispondendo, che quest'  era  la ragione delle cose. Ma si dimenticò d' avvertire che, se
d' avvertire che, se questa ragione comune delle cose,  era  diversa dalle cose, conveniva pur dire che cosa questa
introdotta dal nostro filosofo che volea cacciare le idee,  era  appunto l' idea (mutato solo il nome), la quale non è le
e così separata in esse contemplarla. Ma il soccorso  era  debole a segno, ch' egli stesso dovette confessare che l'
dovette confessare che l' identità di tali specie non  era  che una metafora: confessione alquanto umiliante in colui,
quelle specie, che sono prossime alle cose reali (1), ma c'  era  una gerarchia di specie, cioè sopra le specie propriamente
nel suo maestro. Quello dunque che Aristotele non voleva,  era  la scissura tra il mondo ideale e il mondo reale, che
reale poi come cosa cieca e indefinita, [...OMISSIS...] ,  era  abbandonato a' sensi ed escluso dalla speculazione della
in cui fossero? No, certamente; ma la sede delle sue idee  era  Dio stesso, al che vedemmo riuscire lo stesso Aristotele.
del quale quella materia da' suoi proprŒ pesi disquilibrata  era  portata a caso e qua e là sbalzata (1), i quali tre
costituito d' anima e di corpo perchè nell' esemplare c'  era  l' una e l' altra idea connessa insieme. L' anima del mondo
non ci fosse un' intelligenza che intendesse quest' ordine,  era  inutile ordinar la materia; un tutto in tal caso, comunque
ordinato, non sarebbe stato migliore di un altro tutto.  Era  dunque necessaria un' intelligenza, e questa non potendo
di cui l' anima è per sè stessa dotata da Dio, ella  era  e dovea essere la dominatrice del corpo (1), e così
Non rimanendogli tempo, nella vastità delle ricerche in cui  era  occupato, di meditare una teoria più ampia per compiere la
i singoli toni e mezzi toni, da per tutto dove c'  era  l' intervallo di quarta, lo riempì con divisioni per toni
cioè al mondo (1). Ma acciocchè questo imitasse, per quanto  era  possibile, quell' eterno, fece « « una mobile imagine dell'
mondo in se stesso considerato. Ma poichè questo esemplare  era  da Dio pensato, affinchè a sua norma si potesse produrre il
di maniera che non gli somigliava pienamente, ma quant'  era  possibile che gli somigliasse l' esemplare. L' esemplare
di effetti produce quello che cercava, la sanità, fine che  era  presente all' anima sin da principio. Il movimento dunque
la specie della sanità, convien dire che questa specie  era  già in potenza nella materia, nè la materia era svestita al
specie era già in potenza nella materia, nè la materia  era  svestita al tutto di specie, ma n' avea una; e quel
ordine naturale. Ma il vero spirito del protestantismo  era  altra cosa; era anzi uno spirito di distruzione lenta, ma
Ma il vero spirito del protestantismo era altra cosa;  era  anzi uno spirito di distruzione lenta, ma indeclinabile
milioni d' anime e minacciavano stragi sempre maggiori,  era  ben naturale, che non eccitassero gran fatto l' attenzione
scuola o fazione di teologi cattolici, la cui pendenza  era  già pronunciata verso il razionalismo (1). Egli era un
era già pronunciata verso il razionalismo (1). Egli  era  un leggero razionalismo pratico che senza trarre ancora l'
il P. La Chaise disse nel consiglio reale, [...OMISSIS...]  era  lodevole certamente che il re accordasse tanta confidenza
alla Chiesa que' direttori, se della loro potenza, che  era  acquisto legittimo de' grandi meriti di quella società
fu la discordia sparsa nel seno della Chiesa! Poichè, chi  era  mai quest' uomo, che, come eretico giansenista, si
denunziato più volte per eretico alla santa Sede, se n'  era  uscito sempre pienamente giustificato (3); quegli che avea
della suprema romana Inquisizione, e che da Clemente X  era  stato eletto qualificatore del sant' uffizio, era stato
X era stato eletto qualificatore del sant' uffizio,  era  stato desiderato e chiamato a Roma da più altri Pontefici,
, (3) » per infamare, quasi direi in corpo, quelli che  era  troppo lungo infamare per singulo. Delle quali calunnie,
proposizione 9 dallo stesso Pontefice, [...OMISSIS...] .  Era  conseguente ad una tale dottrina, che la fornicazione
in alcuni dello zelo, vi avesse della buona fede; ma non  era  in tali uomini carità; quindi caduti in errore, vi s'
nè pur io vi scorsi altro che un meschinello che s'  era  riscaldato non poco il capo. Nella Risposta adunque e gli
in un modo cotanto alieno dal vero e dal convenevole, non  era  stata l' opera dell' impostura, nè ci covava alcun reo
. Ma or che cosa dicevano altro gli antichi Pelagiani? Non  era  questa appunto nel fondo la loro dottrina? Uno de' loro
più che infedelmente gli espongono. Per altro egli  era  vero, che la cattolica Chiesa insegnava [...OMISSIS...]
però il volontario che Bajo esigeva nel peccato de' bambini  era  un libero7negativo , cioè era il non fare della loro
nel peccato de' bambini era un libero7negativo , cioè  era  il non fare della loro libertà. All' incontro, egli non
egli che si potesse chiamar libero anche quello che  era  necessario . Laonde la sola differenza fra Bajo e il C.
che falsamente chiamava libero col pretesto che non  era  violentato; laddove il C. non riconosce (se dee aver senso
imputazion ne' bambini, non perchè il peccato originale  era  libero in causa, ma perchè da essi non è contrariato con un
Padre che conseguitasse la penalità a quel peccato, che  era  ne' bambini, numericamente distinto dal peccato di Adamo, a
Paolo dice, che la morte entrò nel mondo, perchè prima v'  era  entrato il peccato; sicchè quella in ciascun uomo è effetto
Or qui ricorre l' imputazione, e la pena dovuta alla colpa.  Era  dovuto al colpevole Adamo ch' egli fosse lasciato col
trovare risposta nell' antico sistema contro a ciò, che  era  veramente in quelle proposizioni proscritto. Vediamo l' una
della volontà verso il ben sensibile disordinato. Nè ell'  era  già sfuggita all' angelico quell' obiezione (il che
originale egli intendea qualche cosa di positivo), ma se l'  era  sciolta dicendo, che l' avversione in cui quel peccato
Abatino suo ammiratore di cui scrivea ad un suo collega che  era  un bon diable per raccomandarglielo (2). Sarei troppo lungo
autore delle « veglie di Pietroburgo ». Il quale certo non  era  nè si inerudito da non conoscere, che alcuni filosofi dell'
giustizia originale cioè la sommissione della mente a Dio,  era  per essenza sua personale. Egli è di qui che s' intende
E alla natura umana, che volle assumere il Verbo, non  era  dovuta la grazia; anzi fu predestinata all' unione
Cristo fu unto per libero decreto del Padre. Se dunque non  era  dovuta alla carne che il Verbo poi assunse la grazia,
parte nell' uomo, che non avea bisogno di Cristo, e quest'  era  tutta intera la natura umana, nella quale, secondo i nostri
avesse tenuto il sistema de' nostri Anonimi, quanto gli  era  facile rispondere a Giuliano, che nè la natura, nè la
doni da distribuire agli uomini: [...OMISSIS...] . Il che  era  figurato in Abramo, che fece Isacco suo erede, e dimise con
volontà, perduto. Onde a tutti i singoli loro discendenti  era  destinato da Dio il mezzo sicuro e facile d' esser sempre
disubbidiente un Riparatore, colla fede alla qual promessa  era  annessa la grazia di salvarsi: e questa fede nel Riparatore
del futuro Messia consegnata a padri così longevi, che Noè  era  lungamente vissuto con chi avea per lunghi anni conosciuto
e lo stesso press' a poco è a dirsi degli ubbriachi. Non v'  era  nè pure chi pensasse seriamente all' educazione de'
incominciare tutto improvviso l' uso della ragione . Il che  era  vero, presso a poco, se per uso della ragione si fosse
ma lo si doveva dire prima; perocchè se fosse stato detto  era  resa impossibile la censura. Ma il lasciar fuori da una
La « Storia del popolo di Dio » di quest' ultimo, di cui s'  era  promessa la correzione, uscì alle stampe ancor tale, che
da questa, stantechè la giustizia originale d' Adamo non  era  solamente naturale, ma anche soprannaturale, e perchè
la giustizia rendevasi anche indegno della grazia, in cui  era  stato da Dio costituito. La giustizia originale in generale
fede con divoto stupore degli stessi scienziati (1). Ell'  era  un' arma de' Pelagiani, negare il peccato d' origine,
il peccato d' origine (il non averne cioè noi coscienza)  era  tale da illudere gli uomini grossi e carnali, ma tanto più
il libero arbitrio de' non battezzati (e in ciò Agostino  era  bocca della cattolica Chiesa) [...OMISSIS...] . Laonde se
da se stessa e di rettificarsi; nè potendo come rea che  era  usar bene nè del proprio arbitrio, come dicono i Capitoli
[...OMISSIS...] . All' incontro la volontà d' Adamo  era  già naturalmente retta, e però non facea mestieri di essere
o alternativamente il dominio sull' umano appetito. Ma ella  era  una veduta ristretta ed esclusiva la loro. Essi errarono
di fondare il regno di Dio, esclusero l' episcopato quant'  era  da loro e la gerarchia, o le fecero quella guerra lunga or
Non avea egli anche scritto: [...OMISSIS...] . Non  era  loro stato dato in tempo un avviso sì autorevole e savio,
che tutto veniva dal non7ente, e che perciò ogni cosa  era  scorrevole ed instabile (2). Altri stabilivano che fra l'
entità di mezzo si dovessero cercare i principŒ delle cose.  Era  il sistema di Aristotele, che distingueva l' ente in ente
suo ente in potenza o materia prima. Secondo la verità non  era  che il non7ente di Xeniade, ma egli, ambizioso sempre di
che cessi mai di essere positiva o negativa, com' ella  era  al principio. Lo stesso accade nel linguaggio. Se io dico:
come l' avvicinarsi di una specie di morte. Questo orrore  era  il principio riflesso che lo sentiva, prevedendo l'
le impressioni stampatevi la sera innanzi, quando non  era  atta a servire la reminiscenza per stanchezza o turbamento.
una plebe che pareva il dì innanzi riposata e tranquilla?  Era  tranquilla in apparenza, perchè non sapeva gli affetti che
perchè non sapeva gli affetti che premeva in sè medesima;  era  tranquilla, perchè viveva d' una vita di riflessione, e il
all' incontro nel profondo della vita diretta, non si  era  ancora travasato nella riflessa; era tranquillo l' uomo
vita diretta, non si era ancora travasato nella riflessa;  era  tranquillo l' uomo operante come principio riflesso, perchè
riflesso, perchè l' uomo come principio diretto, il quale  era  ardente, non è quello che si manifesta al di fuori, ma
non illuminate da Cristo, in cui la forza dell' intelletto  era  debole, potentissima l' immaginazione e la sensualità, e lo
intendimento operava spontaneo, ed il pensiero libero o non  era  per ancora sviluppato o assai poco, chiara apparisce la
impedita di compire quella operazione a cui spontaneamente  era  già volto. Per la ragione dei contrari, riesce piacevole
la regolarità propria della natura di quell' albero, che  era  regolarità di secondo genere, da quel rozzo giardiniere e
località, secondo l' intenzione della natura creatrice,  era  necessaria a dirigere la virtù istintiva dell' animale
e magnificarono l' «autokratia» della natura. Il pensiero  era  luminosissimo. Che certi fenomeni morbosi tendano al
più o meno vigorosa senza alcuna morbosa affezione. Ed  era  necessario che la sapienza creatrice avesse conceduto all'
il corpo in tutto e per tutto misto ed organato, come egli  era  prima. E crediamo che si possa di più a sicurtà asserire
ammirare l' immenso accrescimento di vista che s'  era  trovato quella mattina; vedeva i più piccoli oggetti a
se l' atmosfera, in cui prima l' animale si ritrovava,  era  poco stimolante, la vitalità suppliva ella stessa colla sua
comparativamente la rendeva debole verso la periferia; indi  era  impedita la direzione degli umori al di fuori. Quantunque
di questo filosofo: [...OMISSIS...] . Ora, posciachè  era  ancor troppo difficile il concepire questo nobilissimo
sia niente. Pare adunque volesse dire che l' anima non  era  niente, separata dal corpo; il che era tuttavia un
che l' anima non era niente, separata dal corpo; il che  era  tuttavia un travedere come l' anima sensitiva, o principio
nè intendendosi per anco che il senziente (l' anima) non  era  il sentito (corpo). Di Aristosseno, Lattanzio afferma il
ma non si abbandonarono perciò tantosto gli elementi.  Era  il medesimo che pervenire a qualche cosa di spirituale; ma
per guisa che, disciolta questa, si dissipava (4); il che  era  un travedere la natura dell' anima sensitiva. Gli Stoici,
definiva l' anima [...OMISSIS...] il che veramente  era  un porre ancor meno di quello che aveva posto Epicuro,
campo ai discepoli di determinarla in varie guise; ed  era  pur necessario che nell' uno o nell' altro modo la
pitagorici, si è l' osservare quanta nei filosofi italici  era  la potenza dell' astrazione, e con quale veemenza l'
altra cosa che la questione dei numeri. Certo non vi  era  bisogno di aggiungere alcuna cosa all' unità ed alla
teoria purissima, applicabile poscia a tutti gli enti; ella  era  la matematica pura dell' ontologia, una cotal lingua
ecc.? Delle quali questioni la risoluzione pitagorica si  era  che nell' anima vi era l' uno, il due, il tre, il quattro,
la risoluzione pitagorica si era che nell' anima vi  era  l' uno, il due, il tre, il quattro, e non più. Dove nell'
di materiali elementi, ignorando o cancellando tutto quanto  era  stato detto prima di lui di più sublime in questo
perocchè la divisione fra lo spirito e la materia non s'  era  per ancora ben colta dalla mente, la quale nè affermava lo
la vita (3); il che troppo bene conferma che egli non  era  un puro materialista, e che non poteva fare le anime nostre
anima spirituale, che pervadeva tutto il mondo, e che  era  soltanto mente: [...OMISSIS...] (4). E non dichiara forse
in persone, loro dava i nomi della divinità (2); il che  era  uno stabilire colla scienza la superstizione e l'
dell' animale; perocchè Platone la stessa essenza, che  era  nell' idea, pretendeva che fosse altresì nelle cose; il
nelle cose; il che, piuttosto che materializzare le idee,  era  uno spiritualizzare le cose. Ma mi sembra esser prezzo
relazione essenziale col soggetto. Nella mente dunque (che  era  per essi il detto soggetto) sta il fondamento del corpo,
dottrina di Parmenide in quello che aveva di vero, ed  era  quanto dire che « l' unità è quella che fa che un essere si
le cose si compongano e generino. Ed aveva ragione; ma non  era  men vero e assai più profondo il pensiero di Empedocle, che
che « tutte le cose fossero uno », senza cercare più in là;  era  la sola essenza dell' unità, che si voleva verificare nelle
la quale fosse uno in tutte le forme: dunque il tutto  era  uno. Ma venne tosto appresso l' altra questione di
intelligibile; e così vennero nell' idealismo platonico.  Era  veramente difficile trovare il vero in argomento così
difficile trovare il vero in argomento così sottile;  era  difficile intendere che ricorreva qui quella legge di
può sussistere se non unita con quelle; difficile altresì  era  ad afferrare che la stessa materia o sostanza opera
è l' atto, nel quale e pel quale gli accidenti sono. Quindi  era  agevolissimo il passare a riguardar la sostanza come
della perfezione, lo dice Platone (2); ed è perchè si  era  conosciuto che la sferica era la figura della maggior
Platone (2); ed è perchè si era conosciuto che la sferica  era  la figura della maggior capacità, e quella che conteneva
materia reale. 4) S' aggiunga che lo sfero di Empedocle  era  formato dall' amicizia, causa di ogni bene secondo quel
cui l' Agrigentino componeva l' anima, e ciascuno dei quali  era  un Dio, e pei quali l' anima era intelligente, perchè
e ciascuno dei quali era un Dio, e pei quali l' anima  era  intelligente, perchè simili agli elementi di cui constava
diceva l' anima di divina origine, e l' unirsi al corpo  era  per lei come un essere mandata in esilio, lungi dagli Dei,
Da questo Dio egli faceva venire le anime umane. Il che non  era  alieno da quanto aveva insegnato Pitagora, del quale, come
che aveva detto: [...OMISSIS...] . La dottrina di Empedocle  era  questa, come abbiamo visto, ed ella stava dinanzi alla
identico stesso (l' essere ideale) fosse parte dell' anima,  era  un confonderla colle idee o cose divine, e così
una sua parte fosse il diverso, cioè la materia corporea,  era  un confonderla coi corpi, e così materializzarla. Quindi
nel Timeo, ci riuscirà indubitato che per lui questa natura  era  lo spazio, e il rilevar questo ci riuscirà non poco utile,
luogo a luogo, e così prese a tassarlo di errore. Veramente  era  questo un captare in verbo, era un cavillare; giacchè niuno
di errore. Veramente era questo un captare in verbo,  era  un cavillare; giacchè niuno meglio di Platone riconosceva
composta anche di ciò che è sempre diverso da quello ch'  era  prima, acciocchè ella possa conoscerlo, giusta il principio
«to logistikon»; dove si vede che il grande uomo non si  era  sollevato a conoscere che vi doveva essere una realtà, che
ai corpi lontani. Ora la teoria di questi fenomeni non  era  ancor trovata al tempo degli Alessandrini. Ma noi abbiamo
e identificò il termine col principio, dicendo che quello  era  una mera modificazione di questo. HUME. - Ammesso il
corpi, ed ammettendo l' esistenza di Dio e degli spiriti,  era  inconseguente. Ora, nell' essere Hume meglio conseguente
sue condizioni »: Sistema della rappresentazione . - Ma  era  facile rispondere, ammesso e non impugnato l' errore
(1). FICHTE. - Riuscito male il tentativo di Reinhold, come  era  riuscito male il tentativo di Reid, il soggettivismo senza
sussistere da Kant di enti distinti dall' anima, che  era  veramente un' inconseguenza; giacchè se tutte le cose
del più coerente soggettivismo. Riassumiamo ciò che s'  era  fatto sino a lui. Si era incominciato a cercare come l'
Riassumiamo ciò che s' era fatto sino a lui. Si  era  incominciato a cercare come l' uomo conosce le cose diverse
Gli idealisti inglesi avevano dimostrato che ciò  era  impossibile, e però conchiusero che l' uomo nulla conosce
di buona volontà alla critica della ragione pura. Kant s'  era  occupato a distinguere, classificare e descrivere
atto primo di tutto lo scibile e di tutte le cose. Questo  era  un passo immenso che dava il soggettivismo verso il suo
analizzò il concetto, e non s' accorse che questo concetto  era  un elaborato della riflessione, e che non conteneva
Non7Io vi è equazione », riducendo così questo a quello. Ma  era  una conclusione assurda ed evidentemente contradittoria;
Ma questo assunto, gratuito come i precedenti,  era  un uscire affatto dai primi ragionamenti, coi quali s' era
era un uscire affatto dai primi ragionamenti, coi quali s'  era  pervenuto a stabilire l' Io e il Non7Io di Fichte, e però
coll' oggetto cognito, e concluse che l' oggetto cognito  era  il conoscente. Di più, l' oggetto cognito è duplice,
ogni oggetto cognito è idea. Quindi se ne ebbe che l' idea  era  ad un tempo il soggetto conoscente, l' oggetto ideale
di cose alla mera Idea. E l' Idea, divenuta ogni cosa,  era  necessariamente Dio, il Dio7tutto. Non era questo
ogni cosa, era necessariamente Dio, il Dio7tutto. Non  era  questo certamente un fare andare molto innanzi la filosofia
dottrina; una critica imparziale delle sue opere  era  impossibile. Questo freno d' indebita autorità posto agli
nelle cose reali, unum in multis, e diceva che questo  era  il principio dell' ente; e trovava pure l' uno nell'
nell' intelletto, unum praeter multa, e diceva che questo  era  il principio della scienza (1). Ora è chiaro che l' unum
scienza (1). Ora è chiaro che l' unum praeter multa per lui  era  il comune, astratto e separato dalle cose, l' idea
e l' unum praeter multa, e nel dire altresì che quello  era  il medesimo uno (1), se egli avesse inteso con ciò l' uno,
nell' idea separata dalle percezioni. Ma l' errore suo  era  sommo e capitale, perchè non prendeva la cosa così, nè si
che è anch' essa un singolare reale, ciò che non  era  vero se non rispetto all' ente reale percepito; e quindi
perciò che il comune, ossia l' uno, che è nelle cose,  era  la materia, e che il proprio era la forma delle cose (1);
l' uno, che è nelle cose, era la materia, e che il proprio  era  la forma delle cose (1); sistema assurdissimo, perchè
fosse in essi come reali, e non come percepiti ; il quale  era  propriamente l' errore di Aristotele (3). Ma come avviene
esige più enti fra cui ella passi. Ma posciachè non  era  conosciuto che l' oggetto reale, in cui si trova il comune,
comune; e però s' appigliavano a dire che l' universale non  era  che un nome (1). Abelardo adunque, che ai Nominali
in una collezione, esprimeva male il suo pensiero, che  era  certamente volto a indicare la similitudine, che in più
e contro la religione stessa senza conoscere che questa non  era  punto la loro inimica. Tale sciagura toccò a' cristiani
fondato da Dio nella natura di Adamo, e in tutto quello che  era  fatto per essa. L' esecuzione della inevitabile sentenza è
trae miele da fiore velenoso, cavatala dalla vecchia, a cui  era  stato non condonato, ma differito l' eccidio. Questo nuovo
questo che non si corrompesse, come avvenne al primo,  era  rassicurata e saldata tutta la specie: conciossiachè il
con Dio dalla prima natura umana, al cui pagamento  era  stato accordato un respiro, anzi di più aveva merito in sè
dall' officina, ed essere posta nel decoroso luogo per cui  era  stata con tanta industria fusa o scolpita. E ben vedo
della Chiesa per essere vivuti in tempi, ne' quali non  era  ancora stata fondata la Chiesa. Che per riguardo alle altre
« segui il lume della ragione », sebben vera e propria,  era  la più imperfetta di tutte, la quale ricevette però nel
uomo; disfacendo così quella comunità di sapienza che s'  era  supposta, e secondo la quale si favellava. NB . Allorquando
loro guarigione (1). Così Dio diceva ad Ezechiello, a cui  era  stato commesso l' offizio di ammonire gl' Israeliti:
« Io santifico me stesso per essi » (1). GESU` Cristo  era  santissimo, e non bastò. Si rese sacerdote e vittima, il
a Paolino e a Terasia se volete vedere quanto ei per sè n'  era  turbato. [...OMISSIS...] Quanto al gastigare , è l' uffizio
ma di Cristo. Appresso considerate come l' uomo peccando  era  traboccato nell' ignoranza, e perciò nella morte, essendo «
un medesimo spirito! Oh consensione ammirabile che quella  era  di volontà! oh armonia soave di funzioni! oh carità e pace
l' unione medesima. La necessità di ricevere doni o grazie  era  per gli uomini, che niente meritavano; e ciò vuol dire di
felicitare quell' uomo, che meritava infelicità sempiterna.  Era  l' uomo inimico di Dio, schiavo del demonio; come dunque
alla salute umana, si può dire a ragione, che « la terra  era  inane e vota » (1), ed egli la illuminò, ordinò, abbellì,
Aronne sia minore di Mosè. Di fatti dice di Mosè, che «  era  servo fedele in tutta la casa di Dio », dipingendolo il
stesso. Essendo poi solo egli di interminato valore, solo  era  sacrifizio degno di Dio; là dove non così quello di
o luogotenente di Dio rispetto agli uomini, là dove Aronne  era  solo profeta rispetto a Mosè, e luogotenente di Mosè
« Esodo » (4): [...OMISSIS...] . Ma di Mosè propriamente  era  la portentosa verga, colla quale fra' miracoli guidava il
fra' miracoli guidava il popolo, altro suo gregge. Ell'  era  quella stessa verga, di cui qual pastore di vere pecore
parole: « Fate questo in mia commemorazione ». E poichè non  era  tale obblazione meramente legale e priva di un suo vigore,
incombenze particolari loro imposte. Agli Apostoli commesso  era  di fabbricare tutta la casa della Chiesa novella, avute a
avute a ciò le istruzioni da Cristo: in loro perciò  era  piena l' autorità, e secondo la sapienza che li reggeva
a capriccio, ma seguendo Cristo fino a morte, come a Pietro  era  stato prenunziato (4). Gli Apostoli adunque erano limitati,
cogli Evangelisti del Nuovo. Prima della venuta di Cristo  era  diviso il mondo fra i Gentili e gli Ebrei. Nelle tenebre,
la mira, su questa speranza in gran parte si erigeva?  Era  per tal modo il Messia l' espettazione non solo di que'
d' un inviato dal cielo; ma ben anco l' espettazione  era  delle nazioni in generale, che sordamente angosciate dall'
la sua Chiesa in un corpo visibile, mentre avanti ell'  era  dispersa e disgregata pel mondo, e forma non aveva ad occhi
cose, per cui alle pagane superstizioni ognora inchinava.  Era  tale propensione e amor del futuro d' una parte a lui
a bene rivolse quella inclinazione medesima, che da lei  era  non senza sì grande fine predisposta. Oltre di ciò
delle profezie, di cui egli stesso è autore (2). Cristo  era  adunque il gran Profeta e Legislatore simile a Mosè, ma da
e non è più però alla Chiesa così sustanziale come  era  prima di Cristo. Il perchè appresso S. Matteo si legge: «
stati Silla e Barnaba compagni a Paolo. Di fatti proprio  era  de' Profeti, come spiega Paolo, edificare la Chiesa già
spiega Paolo, edificare la Chiesa già credente; là dove  era  proprio degli Apostoli ed Evangelisti chiamare alla fede, e
del mondo in tutti i tempi Cristo, questo oggetto allora  era  futuro, come ora è passato. Non poteva essere dunque senza
religione e la potenza del capo suo meglio appariva quant'  era  più breve la mission degli Apostoli. Ma aggiugnete ragione
essi di terra una paglia (2). L' uffizio però d' ambidue  era  buono. Tanto le legittime tradizioni e costumanze, come la
corpo reale andava bene che gliela conferisse quando non  era  ancor morto, ma morire poteva: non essendo altra cosa la
ne' tempi primitivi a ragione beatissimi: in cui tanto  era  il fervor de' Cristiani, che potean dire con verità, il
è dell' uomo, che tutto ad un tratto non si converta. Primo  era  il grado de' piangenti , i quali sulla porta della chiesa,
al grado de' consistenti , chiamati così perchè a loro  era  conceduto finalmente assistere a' misteri, ma non ancora
Evangelio, per la manifestazione del quale ne' tempi primi  era  dato il dono delle lingue; e per l' interpretazione del
e si sacrano coll' olio, perchè Cristo è l' Unto, di cui  era  imagine il sasso, su cui Giacobbe sparse l' olio ed eresse
dì, e così pure la notte in dodici ore, ad ogni terza ora  era  l' orazione. Le ore più solenni però del giorno furono
mostrare con questo, che la festa degli Ebrei altro non  era  che uno apparecchio alla cristiana. E sì come alla
diremo appresso. Nel tempo, in cui la Chiesa nostra  era  in sul primo svolgersi, pochi erano ancora i Santi del
il risorgimento, più dura la debita penitenza. Per questo  era  prolungato il catecumenato: si dava luogo con ciò a' nuovi
serviamo più mai (2). E questo primo effetto del Battesimo,  era  specialmente rappresentato dal Battesimo conferito per
di andare pel mondo battezzando l' uman genere. Prima non  era  ancora questo uscito con lui dal sepolcro. Poichè insieme
il corpo, lo Spirito Santo ci lava l' anima. Cristo adunque  era  in quel passaggio rappresentato da Mosè, l' acqua dal mare,
povertà, e udendo come a una sorella del monastero ove s'  era  ritirata quella spiacea, incontanente rispose: Se quest'
pareva loro d' imitarlo, e d' avvicinarglisi, quanto più  era  gravosa e aspra la loro croce. Io ho letto di una povera
(a capo de' quali morì), con tormenti atrocissimi, essa  era  sempre serena di animo, allegria, e diceva che essa non si
grandi azioni e c“rre grandi frutti. Lo stesso disegno  era  venuto anche in capo a me, per l' esperienza che aveva
anche le recitate? Vi ho però ubbidito con questo; ciò mi  era  debito. Voi beato adunque che già lo recitate! E ben sento
lontananza del ministero pastorale da quegli Instituti  era  la cosa migliore che fare si potesse. Al qual proposito, mi
mi è paruto (glielo confesso candidamente) che questa cosa  era  molto pericolosa alla loro umiltà, che il demonio sapeva
che ne ha fatta Gesù Cristo con quelle fortissime parole: «  era  affamato, e non mi deste da mangiare », le quali contengono
che sorpresa darmi poteva la vostra risoluzione, quando m'  era  già noto il vostro cuore ardente di amor di Dio e fatto per
lo spirito e il desiderio della Chiesa. S. Agostino, che  era  vescovo, faceva vita comune ed era superiore dei religiosi
Chiesa. S. Agostino, che era vescovo, faceva vita comune ed  era  superiore dei religiosi che egli aveva secondo questo
stato sempre il mio vivo desiderio, come v' ho detto quando  era  con voi. « E` pure necessario, soggiungete, fissare la
a Dio, sarà sempre gradito, se sarà tutto ciò che avete!  Era  poco anche ciò che offerse la vedova, ma i suoi due minuti
la vedova, ma i suoi due minuti erano accetti, perchè  era  tutto ciò che aveva. San Pietro, lasciando le reti e la
Ella di ritornare in Diocesi? » Io gli risposi che « questo  era  appunto il mio desiderio: »gli raccontai come il nostro
mio desiderio: »gli raccontai come il nostro piccolo affare  era  assai bene avviato, e come il Sommo Pontefice Leone l'
ciò egli uscì a parlarmi del nostro comune affare, di cui  era  stato prevenuto favorevolmente, massimamente dal Cardinale
fino a un certo tempo, aveva fatto di molto bene, perchè si  era  tenuta nel poco, e non aveva voluto dilatarsi in troppe
cose; e che, dopo che aveva preso un altro andamento e si  era  voluta rallargare e fare assai, non ha più corrisposto all'
a Domo, o restarmi ancora qui. Egli mi rispose che  era  necessario che io mi trattenessi, che io facessi un
ha ingiunta espressamente: facendomi intendere che quest'  era  la volontà di Dio, a mio riguardo, e aggiungendomi « si
tiratina di orecchi; perchè si riscotesse meglio, se mai c'  era  pericolo che egli facesse un sonnellino. Ma lasciamo dei
che me abbandonano. Quanto ne sento la separazione!  Era  veramente tutto ciò che di più caro e di più dilettevole m'
ed io credo che fosse perchè non poteva darne prova, ed  era  tanto umile che non esigeva che fosse creduto alla sua sola
del futuro, e colla quiete perfetta nelle mani di Dio,  era  il desiderio dei Santi, ed è una disposizione a Dio
Madre, che tanto perdea più di noi, e che pure più di noi  era  nel suo dolore rassegnata e costante. Salutatemi la povera
della Chiesa, giacchè nell' unità sta la sua forza. Quindi  era  certamente un pensiero santo e veramente conforme allo
il nostro modello, e la maestra di quella vita occulta, che  era  meglio che la conversione del mondo intero. E` Iddio sopra
intenerire e piangere il cuore, quando penso che ella  era  una volta l' Isola de' Santi, e che poi il demonio così la
Lo scegliere questo, piuttosto che un altro fine, non  era  nè pure in mio arbitrio, giacchè è il fine, da cui non si
più vi piacerà. Ciò premesso, vi prego di considerare che  era  ben penosa la mia posizione nel trovarmi da più di quindici
Riflettete ancora che, se il dover partirvi dal Calvario  era  urgentissimo , come voi me lo descrivete, a segno che un
affare, senza darmi la trista nuova del pericolo in cui  era  la casa. Ma io non voglio, mio caro, che con me usiate
Istituto, pel quale anche la santa memoria di Pio VIII si  era  degnata di offrirmene ov' io le avessi dimandate, il che ho
ed io vi ristorerò » ». E quanto bene, che prima gli  era  incognito, non trova allora il nostro cuore in Dio! E con
ma Dio. Non aggiungo di più, e so che neppur di questo  era  mestieri; ma ho voluto dire tutto ciò, perchè siate sempre
Subito con un sentimento di bella umiltà diciamo: « io  era  in errore, ora ho conosciuto il vero: ne sia lode a Dio: lo
mio caro, che convertire il mondo. S. Francesco Saverio  era  pronto ad abbandonare i milioni d' uomini, che si
Cristo. Viviamo in mezzo a una Società incadaverita, come  era  quella dell'Impero Romano, col bisogno nell'animo di
vostro superiore (memore che anche Caifas profetò perchè  era  Pontefice, e che anche l' asina di Balaam vide e ragionò
nel modo il più intimo? Quale assurdo il pensarlo! Dunque  era  vera la loro Fede: dunque erano veri tutti i singoli
ardua missione più e più volte, rappresentandogli ch' egli  era  un povero balbuziente. E` buona anche la domanda che mi
di dire « omne primogenitum », senz' altro aggiungere? Non  era  chiaro abbastanza? Voi mi direte forse, che la spiegazione
sieno morti e sepolti con Cristo; e di sè dice, che  era  crocifisso al mondo, come il mondo a lui. Insomma le
chiavi apra loro la porta del regno de' cieli, che prima  era  loro chiusa. Questo è il fatto, tale è la loro credenza. Se
la fiacca nostra natura che vorrebbe piangere di ciò che  era  pur necessario che avvenisse perchè fossero felici! Quanto
pericoli, da quante colpe, fu salvato il suo Augusto? Forse  era  questa l' unica via di condurre quell' anima al cielo, dove
temporale del popolo d' Israele; perchè questo non ne  era  degno, come assai ben mostrò quando invece di accettarlo
l' interpretazione de' Padri, se non che il suo regno non  era  del mondo , cioè non proveniva dalle arti del mondo, dalla
sopportando. Dirò come diceva San Francesco di Sales quando  era  messo in pericolo il suo onore: « Iddio sa di qual grado d'
nel mese del prossimo passato settembre il Santo Padre si  era  degnato ordinarmi di scrivergli una lettera, nella quale
che riguardava le vescovili elezioni, ubbidii subito come  era  debito, e mandai da Napoli a Gaeta quanto mi sembrava
all' Indice le due note operette, io sapevo che il decreto  era  stato fatto il 30 maggio e confermato dal Papa il 6 giugno,
risultato. In quella vece non si esaminavano, ma il decreto  era  già fatto, e confermato a voce da alcuni giorni. Lungi da
sia, io mi sono ciecamente sottomesso a quel decreto, com'  era  mio debito. Godo assai de' buoni avanzamenti de' tuoi
che in quel libro non ci avevano dottrine condannabili, ma  era  stato proibito per una cotal prudenza ed economia della
state maggiori delle nostre! Certo di tanto, di quanto egli  era  più grande di noi; e tuttavia ristretto e angustiato alla
S. chiarissima, e appena saputo che l' annunziato suo libro  era  uscito alla luce, avea data commissione che mi fosse
Eminenza mi manifestava, come l' animo del Santo Padre non  era  punto cangiato in verso l' umile mia persona: « e come il
la via all' esecuzione di quei disegni, sui quali si  era  già aperto con me ». Eminenza, io non posso che ripetere
la via all' esecuzione di quei disegni, sui quali si  era  già aperto con me », Eminentissimo Principe, io non ho mai
mia risposta, mi permetta che gliela trascriva. Non m'  era  mai venuto in pensiero, che questa mia lettera si fosse
de' vostri compagni aperto candidamente l' animo suo, come  era  suo dovere. Il vocabolo che voi adoperate e che manifesta
dolcezza della grazia di Dio. Il mondo è perverso, e forse  era  difficile al giovane di cui siam privati, di tirare innanzi
e avrebbe operato al tutto contro ragione. Perocchè  era  bensì vero che l' inaffiare quella pianta, come gli veniva
che l' inaffiare quella pianta, come gli veniva comandato,  era  inutile e irragionevole, quando si consideri solo il fine
che l' ubbidire a quell' irragionevole comando  era  cosa ragionevolissima, sapientissima, e santissima. E tanto
col proclamare solamente l' unità di Dio. Questa unità  era  stata proclamata anche in principio del mondo, e non valse
anche il parlar forte, e che il nostro divino Maestro non  era  meno mansueto nè men umile allorquando diceva volpe ad
poteva usare degli epiteti umilianti come ne usò, perchè  era  Dio, a cui solo conviene il mihi vindictam , e nol possiamo
« inimice omnis iustitiae »). Nè si può dire che san Paolo  era  peccabile, e che avrà peccato, perchè sarebbe un manifesto
dal M. Gustavo, quando passò rapidamente di qui, che le  era  tornata la febbre, ma s' attribuiva a cagione affatto
sue indivise sorelle, per tutti i suoi congiunti, a cui s'  era  resa tanto amabile, e da cui era tanto amata, egli è pur
i suoi congiunti, a cui s' era resa tanto amabile, e da cui  era  tanto amata, egli è pur questo un acerbo distacco! Mia
duchessa di Tonner e di tutta cotesta famiglia, di cui ella  era  divenuta per affetto sì cara parte. Se non che dando poi
chiara. Aggiungasi ancora un' altra osservazione, che m'  era  scappata, su quello che voi dite intorno all' ingegno ed
presente, non vivea un secolo fa, e pure un secolo fa egli  era  possibile; ed era possibile ugualmente tanto avanti un
un secolo fa, e pure un secolo fa egli era possibile; ed  era  possibile ugualmente tanto avanti un secolo, quanto avanti
parola di palazzo tanto prima che fosse edificato e che non  era  che nell' idea, quanto dopo che è già edificato e che è in
con ciò l' essenza dell' atto; perchè questa essenza  era  nota avanti, contenendosi nell' idea. E` dunque quel nuovo
e colà non potea riguardare, perchè questo colà non c'  era  ancora. Che cos' è questo colà, questo punto dove dovea
. Ora a che si riferisce quest' atto? A quella realità che  era  prima nell' idea; ma che non ci era affermata, ci era solo
A quella realità che era prima nell' idea; ma che non ci  era  affermata, ci era solo possibile. Dove sta dunque la
che era prima nell' idea; ma che non ci era affermata, ci  era  solo possibile. Dove sta dunque la difficoltà? La
difficile a riconoscerlo per quell' umile elemento che ci  era  stato dato prima nella semplice percezione. Ma il
faccia alla quale esso non può durare e tenersi, la quale  era  pure stata trovata in suo servigio. Che dunque diremo, miei
disposizione più eccellente ad un tale loro sacerdozio non  era  altro che l' avvenenza de' corpi, giacchè dicevano e
individualità delle cose, incomincia a dire [...OMISSIS...]  Era  facile, voi il vedete, rispondere a questa interrogazione,
che è la frase di cui tanto si compiace il Gioberti, non  era  questo immune da panteismo. Convien dunque, che il
de' primi panteisti italiani, gli Eleatici, pe' quali  era  un medesimo il pensare e l' essere, [...OMISSIS...] .
posto l' oggetto dell' intuito sotto questa forma, ciò che  era  assoluto divenne relativo, ciò che era necessario divenne
forma, ciò che era assoluto divenne relativo, ciò che  era  necessario divenne contingente, ciò che era oggettivo si
ciò che era necessario divenne contingente, ciò che  era  oggettivo si cangiò in soggettivo, ciò che era Dio si
ciò che era oggettivo si cangiò in soggettivo, ciò che  era  Dio si cangiò in creatura. - Mirabile spiegazione che voi
nella creazione non individualizza già una cosa che prima  era  generale, e molto meno individualizza se stesso; ma
e compone l' oggetto precedente, soggettivizza quello che  era  oggettivo, produce, come abbiamo veduto, l' ordine
tutte le cause naturali non si poteva spiegare, e quest'  era  l' evento accidentale, e per questo filo la sua mente fu
fu obbligata ad uscire dell' ambito della natura, a cui pur  era  così tenacemente appiccicata. Ma non potè attribuire alla
la natura , causa della generazione e della corruzione, c'  era  qualche cos' altro, cioè una causa motrice , che influiva
cercava l' antica Filosofia senza raggiungerne il concetto  era  l' ente sussistente infinito per sè inteso (2), cioè il
sotto l' unico concetto di primo motore immobile, non c'  era  più verso di pensare che le cose mondiali fossero comprese
cose mondiali, gli tolse del pari la provvidenza di esse:  era  coerente: se le cose non sono create da Dio, nè pure
tanto d' un reale, quanto d' un ideale: onde il predicato  era  sempre ideale, ma il subietto poteva essere tanto ideale,
il predicato ideale. Così in questa proposizione: « questo  era  vino e divenne aceto », c' è implicita una predicazione tra
dalla potenza e a mettersi in atto, dichiarò che in tutti  era  una continua tendenza verso Dio. In questo modo insegnò (e
progresso, se non fosse stata una distruzione di ciò che s'  era  trovato precedentemente. Ma Aristotele vide dopo di ciò,
vide dopo di ciò, che in tutti gli enti naturali c'  era  del potenziale, ma che tutti tendevano, secondo il naturale
al maggiore loro atto possibile. Disse dunque che l' atto  era  il bene, e che tutte le cose appetivano il bene. Questo
cose appetivano il bene. Questo concetto del bene non solo  era  una entità comune , ma comunissima ed astrattissima. Quando
questa c' è la forma stessa sensibile che prima in potenza  era  ne' corpi (6). Ma la forma sensibile sebbene sia priva d'
tra poco. Tenedo dunque presente che Aristotele s'  era  formato un concetto impersonale della divina natura , e che
reale, sono forme o specie dette così equivocamente. Non c'  era  dunque bisogno di censurare Platone perchè dicesse questo
e massimo è la prima sostanza, e il primo intelligibile:  era  passato a dire, che il tenore della sua vita è l' attuale
uno nelle loro applicazioni, ond' anco disse, che la mente  era  de' principŒ [...OMISSIS...] , e essa stessa principio del
la sua censura a dire, che la causa finale da lor posta non  era  atta a spiegare l' esistenza stessa e la produzione delle
sostanza. Questo ben dimostra per lo meno che Aristotele  era  lontano dall' intendere quanto la natura divina si
filosofi, cioè tra quelli che ammettevano la mente, c'  era  dissensione circa la soluzione da darsi: due erano le
fanciullo! egli deve ancora riformare il concetto che s'  era  formato delle rose , cioè deve restringere il significato
speciale. Ma il giardino, dove queste notizie egli apprese,  era  male ordinato, le famiglie e le generazioni delle piante
destinato alle piante medicinali e a quelle da fiori  era  soverchio; troppo scarso all' incontro era quello che
quelle da fiori era soverchio; troppo scarso all' incontro  era  quello che rimaneva per le piante da frutto. Onde conchiuse
e alla grandezza delle piante di ciascun genere. Questa  era  una nuova riflessione, una cognizione nuova datagli dall'
ordine de' pensieri venuti nella sua mente doveva essere ed  era  il seguente: 1 La riflessione, ancora in generale, che le
la melagrana perfettissima, ma una melagrana, qual  era  quella che io ho percepita con tutti i suoi difetti o
di essi; mentre nelle volizioni affettive la stima pratica  era  colla prima percezione immedesimata (2). Qui splende anche
seconda età. Come l' opera della prima età del bambino  era  quella di svegliarsi alla vita e di trarre in comunicazione
cane di casa, e sente chiamarlo cane oggi e domani, quand'  era  piccino e mangiava latte, e quando divenne grande e
bene dentro al circolo delle sue cognizioni. Questa parte  era  quasi trascurata interamente, e solo adesso sembra doversi
frequente che nelle nostre, appunto perchè il mondo antico  era  meno sviluppato del moderno. Osservisi solamente nella
ordine delle sue intellezioni; ma nel fondo è la medesima.  Era  il bello e il buono ciò, che il fanciullo ammirava e amava,
cose sensibili e sulle loro idee imaginali: perocchè non vi  era  altro nel suo spirito, che fosse idoneo a trarre a sè l'
che ho veduto altra volta, ma ciò che ho veduto altra volta  era  buono al mio palato e al mio stomaco; dunque ciò che vedo è
essenzialmente separata la sensazione dall' intellezione,  era  impossibile l' accorgersi, che l' intendimento non
Nell' età precedente si giunse a conoscere il numero due.  Era  necessario conoscere uno e due oggetti prima di poterli
zio Ambrogio, che ha preso tanta cura della mia infanzia,  era  di persona assai grande, ed io ancor bambino riputava che
a quello del senso, mentre nel primo caso il passaggio  era  da questo a quello. Ora si osservi bene, che in tutti
l' uomo non avea per ancora la coscienza di sè stesso.  Era  dunque il soggetto uomo, qual soggetto morale, che da una
dava retta a quello, ma decideva semplicemente, che questo  era  dovere, era tutto. L' identità del soggetto sensitivo ed
a quello, ma decideva semplicemente, che questo era dovere,  era  tutto. L' identità del soggetto sensitivo ed intellettivo è
dell' essere intellettivo », nella quale vedeasi il dovere,  era  posta in cima a tutte le cose nella morale propria del
misura i gradi di quella esigenza morale. La prima dunque  era  una norma, che potea dirsi concreta , perocchè era qualche
dunque era una norma, che potea dirsi concreta , perocchè  era  qualche cosa di reale, che si faceva sentire, e a cui l'
ossia la legge non aveva ancora un' esistenza a sè; ma  era  immedesimata cogli enti, verso i quali la morale si
astratte , è ella egualmente facile, come quella che gli  era  destinata in quell' età, in cui le sue norme di operare
Primieramente nel primo stadio della moralità egli  era  diretto dalla natura, maestra sicura e soave: la sua
loro azioni: i tipi dell' operare delle cose, che egli s'  era  formato in mente e che erano incerti abbozzi, e più cotali
imaginario, che non ne ha veruna. Per questo Platone si  era  messo in apprensione de' poeti; e non volea che nell'
per suo mezzo si salvavano, e ne ringraziasse Iddio: questo  era  giusto e lodevole, e nasceva necessariamente come un
la sovreminenza della divina natura sopra l' angelica, che  era  la sua; ma volontariamente rivolgendo gli occhi da quella