Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: dio

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ignorare - perché mentre la vostra coscienza v'avverte che  Dio  non v'ha dato facoltà senza imporvi di svilupparle, voi
le facoltà del pensiero - perché, mentre pur sapete che  Dio  non può avervi dato l'amore del vero senza darvi i mezzi di
Noi crediamo nell'Umanità, sola interprete della legge di  Dio  sulla terra ; edal consenso dell'umanità in armonia colla
formola che Roma ridesta propose all'Italia colle parole  Dio  e il popolo, scritte in fronte a' suoi decreti
quale sono create. L'uomo è nobilissimo fra tutte le cose:  Dio  ha versato in lui più della sua natura che non sull'altre.
della sua natura che non sull'altre. Ogni cosa che viene da  Dio  tende al perfezionamento del quale è capace. La capacità di
di perfezionamento nell'uomo è indefinita. L'Umanità è Una.  Dio  non ha fatto cosa inutile; e poiché esiste una Umanità,
il Panteon della nostra Terra. Gli uomini benedetti da  Dio  di Genio e di singolare Virtù ne sono gli Apostoli: il
non v'è, né può esservi necessità d' intermediario tra  Dio  e l'uomo, dall'Umanità infuori. Dio, prefiggendo un disegno
degli uomini su certe cose. La vita ch'è in voi viene da  Dio  e rileva nel suo sviluppo progressivo un disegno
Le nostre facoltà sono gli strumenti di lavoro che  Dio  ci dava. È dunque necessario che il loro sviluppo sia
La libertà dev'essere per tutti e davanti a tutti.  Dio  non delega la sovranità ad alcun individuo; quella parte di
che può essere rappresentata sulla nostra terra è da  Dio  fidata all'umanità, alle Nazioni, alla Società. Ed anche
e logica di Governo. Voi non avrete padrone fuorché  Dio  nel cielo e il Popolo sulla terra. Quando avete scoperto
pacifica voce dell'umanità, ha diritto di frapporsi fra  Dio  e la vostra coscienza. Dio vi ha dato il Pensiero: nessuno
ha diritto di frapporsi fra Dio e la vostra coscienza.  Dio  vi ha dato il Pensiero: nessuno ha diritto di vincolarlo o
libertà. L' associazione pacifica è santa come il pensiero:  Dio  ne poneva in voi la tendenza come avviamento perenne al
di limitarla. Ciascun di voi ha dover d'usar della vita che  Dio  gli diede, di serbarla, di svilupparla; a ciascun di voi
all'orizzonte spariscono al levarsi del sole: e ciò che  Dio  vuole si compirà: però che è suo decreto che l'amore,
la vostra legge è il primo, anzi l'unico vostro dovere.  Dio  v'ha dato la vita; Dio v'ha dunque data la legge; Dio è
primo, anzi l'unico vostro dovere. Dio v'ha dato la vita;  Dio  v'ha dunque data la legge; Dio è l'unico Legislatore della
Dio v'ha dato la vita; Dio v'ha dunque data la legge;  Dio  è l'unico Legislatore della razza umana. La sua legge è
di Dio, è vostro capo legittimo: amatelo e seguitelo. Ma da  Dio  in fuori, non avete, né potete, senza tradirlo e ribellarvi
medesima. E tale è la cognizione che l' uomo può avere di  Dio  in questa vita. Le due prime parti di questa cognizione
un motivo ragionevole in questo, che io posso indurre che  Dio  sussiste, dal considerare la universalità delle cose
più insieme in un genere reale (1), e quindi considero  Dio  a parte, come causa o principio di ciascuna di queste
una tenda, noi non lo percepiamo . Il concetto adunque di  Dio  non è che un suo segno, un suo indizio: tale è la natura
che nelle divine Scritture si suole sempre prendere per  Dio  stesso, perocchè veramente ciò che a noi in questa vita è
perocchè veramente ciò che a noi in questa vita è di  Dio  palese, non è che questo nome intellettuale, di cui
questo nome intellettuale, di cui parliamo, e non ancora  Dio  stesso (1). Adunque nel concetto che noi aver possiamo di
e contrassegnano, fuor da tutti, un essere che si chiama  Dio  . Questo nome intellettivo di Dio, questo concetto, questo
quanto che l' essere è la sola cosa che si può predicare di  Dio  e delle creature in un senso medesimo o, come dissero le
come dissero le scuole, univoco (2). Sicchè il concetto di  Dio  che noi aver possiamo (e che tien luogo di percezione, di
sicchè tutte le relazioni che noi possiamo trovare fra  Dio  e le altre cose, non fanno che darci una cotale maggior
negativa di Dio, riguarda il concetto espresso nella parola  DIO  che ci tien luogo di soggetto nel giudizio:« esiste Dio«.
incontro quando io affermo l' esistenza di Dio, io do a  Dio  tutta l' esistenza, tutto l' essere pensabile, perchè tale
una cosa singolare nel giudizio, col quale noi affermiamo  Dio  esistere, ed è che in questo giudizio il predicato e il
soggetto si identificano ; perocchè il concetto ideale di  Dio  è tutto formato dal puro e solo essere , e non di alcuna
, che forma il predicato si pone reale ; sicchè il dire:«  Dio  esiste«; torna a un dire:« esiste l' essere«; ovvero più
sussistente«: e questa proposizione, questa definizione di  Dio  è il principio della Teologia Naturale. Concludiamo adunque
Concludiamo adunque noi; 1. abbiamo un concetto di  Dio  ideale bensì, ma determinato, che non esce da quello dell'
parte ideale che comprende il concetto che noi abbiamo di  Dio  e che ci determina l' essere divino; 3. parte negativa che
di una persuasione che si fa in noi. La cognizione di  Dio  propriamente detta si fa dunque dalle due altre parti, e
. La Teologia naturale è quella che tratta di  Dio  in quanto può essere conosciuto dalle forze naturali della
della filosofia: la soprannaturale è quella che tratta di  Dio  in quanto è conosciuto soprannaturalmente, e questa si
alla causa prima, dal relativo va all' assoluto, e scuopre  Dio  (1). Ma questa facoltà divinatrice non può produrre però,
una scienza ideale7negativa, com' è il concetto naturale di  Dio  sua base. Ora veniamo a quella che si dice Teologia
sarà uopo all' intendimento di questo libro. Fra le cose da  Dio  rivelate dicono i teologi cristiani avercene di quelle che
qualche savio sorto nel mezzo di loro, o da un angelo, o da  Dio  stesso (restando questi nascosto), si restano le medesime e
positive che aver possiamo delle cose reali. Ora di  Dio  noi non abbiamo la percezione in questa vita, il quale,
di percepire pienamente Iddio stesso, che è chiamato un  Dio  nascosto nell' antico Testamento; e nel nuovo è
e a noi nascosta, è quegli che sta nel seno di Dio, che è  Dio  stesso, che è l' Unigenito Figliuolo di Dio Padre, e a cui
di Dio, che è Dio stesso, che è l' Unigenito Figliuolo di  Dio  Padre, e a cui perciò sono aperti e palesi tutti i tesori
natura i ciechi siamo noi, il veggente, che ci parla è  Dio  stesso, è Gesù Cristo suo Unigenito. Tale è il sistema
necessariamente, che in ciò che ci vien narrato di  Dio  a noi appariscano delle oscurità e dei misteri. Ma questi
primieramente è formata di alcune proposizioni intorno a  Dio  che, relativamente a noi, fino che siamo in questa vita,
a quest' ordine, una cosa superiore al medesimo, se  Dio  in una parola entra colla sua azione in quest' ordine, con
nessuna delle forze degli esseri creati; quest' azione di  Dio  introdotta nell' universo è un elemento soprannaturale,
che se non si trattasse qui di un' azione interna di  Dio  nell' anima dell' uomo, di un' azione reale ; mai dentro l'
lo spirito dell' uomo non sarebbe mai veramente sollevato a  Dio  e con lui congiunto, per quali si fossero gli emblemi
diversa veramente dalla naturale. Quindi l' operazione di  Dio  nell' interiore dell' uomo, questa operazione di grazia è
della grazia, sebbene ammetteva tutti gli esterni doni di  Dio  e la rivelazione stessa, a malgrado di questo fu stimato
di significato, perocchè toglieva via l' azione interna di  Dio  nelle anime. « Hanc debet Pelagius , » dice S. Agostino
tessera:« Chi dà fede ad una non ideale ma reale azione di  Dio  nell' anima per la quale questa sia mossa alla fede, carità
[...OMISSIS...] V' ha dunque una fede che è opera di  Dio  nell' uomo, colla quale, se l' uomo non resiste colla sua
opere: [...OMISSIS...] . Il quarto effetto è l' unione con  Dio  per mezzo dello Spirito Santo: [...OMISSIS...] . Nelle
avvertiva che questa religione (e la chiamava regno di  Dio  per la possanza che esercita Iddio nelle anime) non si
si divide e distingue: e questa è quella azione reale che  Dio  stesso opera nello spirito dell' uomo. Il perchè questa
negativa; ella è composta questa idea della relazione di  Dio  colle creature, ma appunto per questo le creature stesse
sarà minore, più debole e cedente all' amore di quel  Dio  rimoto, che l' uomo nè pur positivamente conosce, perocchè
tutti gli amori verso le creature debbono terminare in  Dio  attualmente per essere perfetti, e debbono terminare in Dio
Dio attualmente per essere perfetti, e debbono terminare in  Dio  virtualmente, debbono almeno non contraddire all' amor di
fatto loro che non sanno levarsi ai doveri morali che hanno  Dio  per oggetto. Parlo di quelli che riconoscono e confessano
loro intelletto valgono forse a sollevarli a Dio? Questo  Dio  si fa loro anzi così alto, che disperano di arrivarlo
da quella. Insomma la relazione che l' uomo ha con  Dio  e i doveri essenziali che ne conseguono è una pagina che
senza la grazia. E S. Tommaso trova questo procedere di  Dio  coll' uomo sapiente e soave e tutto conforme a quella
il genera, egli è manifesto che quell' unione reale che fa  Dio  nella essenza dell' anima, deve ingrandire il suo
a una piena e soave adesione a tutte le cose che intorno a  Dio  si contengono in quel concetto negativo di Dio. In quel
quel concetto negativo di Dio. In quel concetto negativo di  Dio  poi si contengono virtualmente anche le notizie di Dio
di Dio poi si contengono virtualmente anche le notizie di  Dio  positive: e la grazia inclina e rende vaghissimo l' uomo di
rende: I. da una parte efficace nell' uomo il concetto di  Dio  ideale7negativo che per sè è freddo e impotente (2); II.
divina sia reale, tuttavia ella non è tale che comunichi  Dio  sè stesso all' uomo del tutto svelatamente ; ma è un'
la punta, quasi direi, della divina sostanza, con cui  Dio  tocca l' uomo. Perocchè in questa parte occulta l' uomo
fede adunque soprannaturale c' è anche una percezione di  Dio  , se così è lecito chiamarla, sebbene iniziale e solamente
quelle parole: « Senza la fede è impossibile di piacere a  Dio  (3) »: e in quelle altre: «« Il mio giusto vive di fede«
egli diede loro LA POTESTA` di diventar figliuoli di  Dio  (ecco la grazia che dà la potenza); a quelli che CREDONO
chiamasi acconciamente nelle divine Scritture il « nome di  Dio  ») (3). Con ragione adunque S. Tommaso afferma la fede
dà a ciò che quel sentimento soprannaturale ha percepito di  Dio  (3) e forma un tale assenso il secondo elemento , col quale
salute quel primo elemento della fede, che viene dato da  Dio  gratuitamente col battesimo, quella operazione della
speculativo: è un giudizio, con cui non solo affermiamo  Dio  e le cose divine, ma con cui gli diamo la nostra stima: è
cui gli diamo la nostra stima: è un atto di giustizia verso  Dio  da noi conosciuto e sperimentato, e non un conoscimento, ma
fede. Ecco qual è l' ordine loro: 1. Cognizione rivelata di  Dio  ex auditu (operazione esterna naturale). 2. Percezione di
ex auditu (operazione esterna naturale). 2. Percezione di  Dio  (1), o lume efficace, uscente da quella cognizione
conosciute e percepite: atto di stima, il riconoscimento di  Dio  come luce, verità e autorità infinita, col quale atto se l'
. Ho già mostrato come nelle verità rivelate intorno a  Dio  si trovi una profonda oscurità e de' necessarii misteri
iniziale, il lume della fede l' essere compito, assoluto,  Dio  (4). Fra queste tenebre e questa luce cammina il cristiano
la grazia opera mediante la cognizione ideale negativa di  Dio  , ella non fa che rendere viva ed efficace questa idea di
, ella non fa che rendere viva ed efficace questa idea di  Dio  che non eccede la natura del puro conoscere , nel che sta
vien detta nelle divine Scritture anche un insegnare che fa  Dio  all' uomo, come in Isaia: [...OMISSIS...] . E Geremia non
cognizione , tuttavia ciò non si avvera trattandosi di  Dio  che è l' Essere stesso , del quale la cognizione e
idee che hanno tutti gli uomini, l' uomo illuminato da  Dio  vede ciò che gli altri punto non veggono. Da questo che
modo . Con questa osservazione si spiegano quelle parole di  Dio  in Isaia: [...OMISSIS...] . E quelle di Cristo, che
con una figura assai acconcia. Si distingue la faccia di  Dio  dalla schiena di Dio. Chi vede un uomo in ischiena, il
completa ), tuttavia dà la visione della schiena di  Dio  ( la percezione incoata e indistinta ) (7). Conviene che
Ma tutto questo non fa sì ancora che tale intima azione di  Dio  nelle creature si possa chiamare deiforme (2). Per
dotati di senso e di intelligenza, perchè la sostanza di  Dio  è vita e luce. Per ciò tutte le operazioni che Dio facesse
di Dio è vita e luce. Per ciò tutte le operazioni che  Dio  facesse relativamente alle creature non dotate di
quantunque divine fossero e tali che solo alla potenza di  Dio  convenissero, come la creazione, non sarebbero però
della divina sostanza, della vita, e della luce di  Dio  stesso. La maniera adunque diretta di conoscere la
parziale; che non possa essere assolutamente altro che  Dio  stesso. Chi sente in sè stesso una operazione tanto grande,
l' anima sente, deve essere tal cosa che sia evidentemente  Dio  (1); allora la operazione è deiforme. I Santi Padri
Indi è che con ragione si può conchiudere, percepirsi  Dio  stesso nella operazione della grazia; e ciò per due vie,
operazione della grazia tutto l' essere, dunque si sente  Dio  stesso, dunque l' operazione è deiforme . Udiamo ora i
quello Spirito, che per la grazia inabita nell' uomo, è  Dio  stesso. Ecco le sue parole: [...OMISSIS...] . E poco
dal darci il senso di tal cosa che non può essere se non  Dio  stesso. Ora, se ciò bastasse a costituire la operazione
laddove nel lume della fede noi percepiamo e sentiamo  Dio  stesso, e non la sua similitudine. Ragione di ciò si è che
la sua similitudine. Ragione di ciò si è che il vocabolo  Dio  è sostantivo ed esprime quindi una sostanza; onde noi non
essere reale e sussistente, non una idea, una possibilità.  Dio  deve essere un BENE reale , anzi tutto il bene, come
la grazia divina, i quali sono detti talora templi di  Dio  , talora essi stessi Dei ; argomenta e conchiude che Dio
di Dio , talora essi stessi Dei ; argomenta e conchiude che  Dio  deve agire realmente e colla stessa sua sostanza nelle
Origene, cadendogli di parlare della inabitazione che fa  Dio  nelle anime sante, scorto dal lume rivelato, lascia la
e ciò che non è che una idea o scienza; e dice che  Dio  è partecipato dagli uomini, come per essi si partecipa di
lo spirito): ma con questo divario tuttavia, che  Dio  è anche una sostanza , quando la medicina non è nulla più
i seguenti. Il primo sistema è platonico; e in esso si fa  DIO  anche il lume dalla ragion naturale. Con un tale sistema si
sistema, opposto al primo, è di quelli che negano, che sia  Dio  anche ciò che si sente per la operazione della grazia; ma
o se si vuole anco una incoata similitudine di Dio, ma non  Dio  stesso; il lume poi della fede essere la stessa divina
questo senso parimente l' anima è la forma del corpo. Ora  Dio  non può essere, in tal modo, forma di nessuna creatura,
Chiesa stessa ne' suoi riti per adombrare l' unione di  Dio  con noi, è quella del vino mescolato coll' acqua; la quale
, questa percezione è la percezione di Dio; e in tal caso  Dio  stesso è la forma dell' intendimento. Questa percezione
altra vita la forma , colla quale i beati intendono, è  Dio  stesso (1). E poichè lo stesso Santo dice, che la vita
cercando il fondo del suo pensiero, quando egli diceva che  Dio  nella operazione della grazia era causa efficiente e non
questa vita è tutta di Dio; laddove in cielo la gloria di  Dio  ridonda in noi: ossia, secondo il sentimento dello stesso
Apostolo, l' uomo in questa vita ha bensì la gloria di  Dio  in sè, ma nascosta e velata, la quale poi nell' altra vita
alla visione beatifica e alla visione o percezione di  Dio  che si ha per la grazia, come il mostrano apertamente i
di causa formale oggettiva , che i Padri hanno detto,  Dio  essere formalmente congiunto colle anime dalla grazia
Di che egli argomenta che lo Spirito Santo sia  Dio  (2). Il medesimo concetto viene pure espresso da S. Cirillo
voi siete Dii ». Là dove, se la congiunzione fra l' uomo e  Dio  è formale, queste maniere di dire ricevono un senso tutto
essere forma del nostro spirito, tuttavia questa azione di  Dio  non ha nessuna reazione sopra Dio: sicchè il nostro spirito
sopra Dio: sicchè il nostro spirito punto non reagisce in  Dio  stesso. La quale condizione si verifica massimamente,
soggetto e di sè lo informi. Questa maniera di operare di  Dio  nell' uomo viene dalle Scritture e da' Padri dichiarata
che usa spesso la medesima similitudine del sigillo chiama  Dio  « imagine effettrice d' imagine (5) »: il che conviene
quasi a guisa di suggello, nella operazione della grazia, è  Dio  stesso immediatamente operante; odasi ancora S. Cirillo in
di tutti il più degno da notarsi ben colla mente, cioè che  Dio  non è alcun' altra forma della mente, ma quella che abbiamo
che abbiam detto. Poichè, in primo luogo, abbiam detto che  Dio  nella operazione della grazia non agisce in altra parte
Chiesa, descrivendo la partecipazione che del Verbo di  Dio  fa l' uomo della grazia, colla similitudine della
è la sede delle scienze e delle idee, e il Verbo di  Dio  opera nell' intelletto, forza è che questa operazione
parlino i Padri della inabitazione del Verbo di  Dio  nell' uomo, togliendo la similitudine dalle scienze e
similitudine del suggello adoperata a spiegare l' azione di  Dio  nell' anima giusta: solamente che nel suggello si mostra
cosa da parte della natura divina. Ecco l' argomentazione:  Dio  è l' essere: Ma l' essere non è partecipato che dall'
essere: nello stato soprannaturale la forma dell' uomo è  Dio  stesso, l' essere reale terminato, sussistente (5). La
indipendentemente dalla realtà delle cose. All' incontro in  Dio  il modo reale è congiunto siffattamente al modo ideale ,
che è impossibile immaginarlo scongiunto, senza distruggere  Dio  stesso: sicchè non vi può aver idea di Dio (modo ideale)
distruggere Dio stesso: sicchè non vi può aver idea di  Dio  (modo ideale) senza avere la percezione della sostanza di
(modo ideale) senza avere la percezione della sostanza di  Dio  (modo reale). Sicchè Iddio non può informare la nostra
la nostra mente di sè stesse, ma di sole le loro idee. Di  Dio  dunque non si dà idea pura (positiva), ma si dà solo la
dello spirito elevato allo stato di grazia; 2. e che  Dio  è forma oggettiva non già col suo modo ideale, come sono le
chiaramente la ragione di questa dottrina, considerando che  Dio  è l' essere stesso sussistente ; che perciò è per
dottrina comune de' Teologi, i quali insegnano che in  Dio  non vi ha distinzione fra l' essere e la essenza : mentre
e del modo reale? Risulta adunque dalla teologia che di  Dio  non si può dare una idea pura positiva, ma che si può dar
concedere che questa comunicazione delle anime giuste con  Dio  è immediata , che hanno la percezione di Dio , che Dio
giuste con Dio è immediata , che hanno la percezione di  Dio  , che Dio stesso colla sua propria sostanza si rende forma
con Dio è immediata , che hanno la percezione di Dio , che  Dio  stesso colla sua propria sostanza si rende forma oggettiva
non per mezzo della idea pura si conosce Dio, ma per  Dio  stesso sussistente; perocchè l' idea pura che noi aver
ripetono i Padri, massime Greci, che la comunicazione di  Dio  alle anime giuste si fa senza mezzo , «amesos», e che non
via ogni dubitazione su di ciò. I Padri riconoscono in  Dio  una cotale relazione essenziale colle creature, di diverso
ed è questa sola che può comunicare la cognizione di  Dio  all' uomo. Questa singolare proprietà di Dio solo, di
cognizione di Dio all' uomo. Questa singolare proprietà di  Dio  solo, di essere conoscibile per sè stesso e non per nessun
è un segno freddo e imperfetto, e il non potersi aver di  Dio  questa imperfetta impressione, il non potersi aver di Dio
Dio questa imperfetta impressione, il non potersi aver di  Dio  l' idea; ma sì bene solo il potersi aver di lui la
[...OMISSIS...] . Quindi si può dire che l' operazione di  Dio  è una ; ma il modo della medesima è trino . Egli è
de' maestri della cristiana dottrina, che l' operazione di  Dio  non si distingue da Dio stesso. Quindi, come Iddio è uno e
dottrina, che l' operazione di Dio non si distingue da  Dio  stesso. Quindi, come Iddio è uno e trino, così la divina
trova se non negli esseri intelligenti e, completamente, in  Dio  solo (2). L' ordine completo adunque non si dà se non nelle
dalla cristiana dottrina la quale insegna i tre modi in  Dio  essere altrettanti reali sussistenze, essere tre persone in
principio che una unica operazione sia quella colla quale  Dio  opera, creando le cose. Di poi, se l' effetto di queste
o la relazione « (1) »: perocchè non v' ha altro in  Dio  se non queste due cose (2). V' ha dunque in Dio,
dello Spirito, Padre e Figliuolo). Ma dovendo procedere da  Dio  non una relazione, ma una sostanza, è necessario che operi
a lungo il paziente mio leggitore (1). Nome proprio di  Dio  è quello di vita , la sua essenza è vita. Non è vera vita
è vera vita ove non è sentimento. Il sentimento adunque in  Dio  è essenza divina. Il Padre è l' essenza divina, un
stesso, ma solo nell' amore dell' amante. All' opposto in  Dio  l' essenza divina, come amabile e amata, sussiste (2), ella
di generante, generata, e spirante e spirata: essa è  Dio  insomma, Padre, Figliuolo e Spirito Santo (3). Il Padre
Dio; ma che un' operazione è deiforme, quando non solo  Dio  è il principio e la causa di quella operazione, ma è anche
(2): perchè l' effetto, cioè le creature, non sono Dio, nè  Dio  è formalmente unito alle creature nell' ordine naturale. L'
non pur divina, ma ben anche deiforme , perchè con essa  Dio  si congiunge formalmente all' uomo (3): e quindi l'
. Ma perchè si veda meglio, come si conosca che  Dio  nell' uomo santo esercita una trina7deiforme operazione,
la natura, l' essenza di questo sentimento, che sorte da  Dio  in quanto è oggetto del nostro spirito, è di farci sentire
nel che sta la fede. In questa notizia e pensiero di  Dio  noi veggiamo tanta bellezza, che l' intelletto nostro n' è
le Scritture, quando parlano di sapienza , di cognizione di  Dio  , mettono in quest' unica cosa tutti i beni; nè sembra che
maraviglia di ciò, se è detto altresì nelle Scritture che  Dio  è VERITA`; se ha detto lo stesso Verbo divino:
amore nell' anima e smarrendosi la notizia precedente di  Dio  (il quale smarrimento non è altro che un non rifletterci
meraviglia di ciò, se la Scrittura dice espressamente che  Dio  è CARITA`? [...OMISSIS...] Non è tutto in questa carità
tutta la diversità della misura, in che l' uomo prende di  Dio  e ne fruisce, ha origine dalla parte dell' uomo, dall'
della divinità. Nondimeno l' uomo che partecipa di  Dio  deve partecipare di tutto Iddio, perchè altrimenti non si
Iddio, perchè altrimenti non si potrebbe dire che fosse  Dio  quello di che partecipa; ma di tutto Dio può partecipare in
dire che fosse Dio quello di che partecipa; ma di tutto  Dio  può partecipare in un modo più e men pieno. Non è mio
Nulla vi ha in ciò di ripugnante; e non osta il sapere che  Dio  ha tre sussistenze, perchè coll' averne un sentimento solo,
de' tempi, la comparsa del Messia, di quell' Unigenito di  Dio  Padre che doveva rivelare ogni verità, completare ogni
E veramente la comunicazione della luce spirituale che a  Dio  piacque di fare all' umanità di mano in mano, nelle divine
cognizione di Dio, si vede che essa comincia colla unità di  Dio  e cogli attributi che appartengono alla divina natura; e
eccede questi confini, nè si estende oltre al conoscere un  Dio  uno. Ma perfezionandosi la cognizione della divinità, è
persone. Questo progresso della cognizione intorno a  Dio  viene eccellentemente descritto da S. Ilario, nel suo primo
alto non ascese la dottrina mosaica, la quale non dava di  Dio  una cognizione ancora così compiuta, come l' Evangelio. Il
ha ricevuto già la rivelazione e la fede, che la parola di  Dio  sussiste, che essa è una persona. Nè per questo è men vero,
quelle parole di Mosè, dove comparisce una parola di  Dio  creante, fuor di quello di supporre che questa parola sia
Trinità delle divine persone, nella quale la cognizione che  Dio  diede agli uomini fu completa e procedendo in bell' accordo
divina che rendeva superiore alle cose tutte la legge di  Dio  nel suo cuore e un sentimento di aspettazione, una speranza
confessandosi incapaci di adempirla e dimandando a  Dio  ciò che essi non potevano. E che questa grazia dovesse
chiaramente, distintamente e universalmente conosciuto per  Dio  dagli uomini (3). Gesù Cristo attribuisce a sè l' aver
ha similitudine col rivelare , che è appunto un parlare di  Dio  agli uomini. E d' altro lato questo parlare di Dio agli
di Dio agli uomini. E d' altro lato questo parlare di  Dio  agli uomini è una cotal traccia del Verbo che riesce
era tanto fuori del pensare umano, che vi avesse in  Dio  una seconda persona e che questa s' incarnasse, che egli è
credevano cioè implicitamente che il Cristo sarebbe stato  Dio  e il Verbo di Dio, in quanto che credevano che egli sarebbe
necessario perchè fosse tale, tutto ciò che avrebbe voluto  Dio  che fosse: sebbene poteva voler Dio che fosse ciò che essi
ciò che avrebbe voluto Dio che fosse: sebbene poteva voler  Dio  che fosse ciò che essi non potevano giungere da sè stessi a
di Abramo e di Davidde fosse ad un tempo il Figliuolo di  Dio  e Dio come Dio Padre. In tal modo erano salvati, come dice
Abramo e di Davidde fosse ad un tempo il Figliuolo di Dio e  Dio  come Dio Padre. In tal modo erano salvati, come dice S.
di Davidde fosse ad un tempo il Figliuolo di Dio e Dio come  Dio  Padre. In tal modo erano salvati, come dice S. Agostino,
E in questo passo vedesi ad un tempo come la cognizione di  Dio  trino appartiene al Vangelo, e come di questa cognizione il
quel tempo l' operazione della grazia era un sentimento di  Dio  uno (deiforme), in questo è un sentimento di Dio uno e
di Dio uno (deiforme), in questo è un sentimento di  Dio  uno e trino (deitriniforme). Ora la fede nella Trinità,
l' unione massima delle possibili, giacchè Cristo come  Dio  è una cosa sostanzialmente col Padre, e come uomo è unito
da ciò che abbiamo detto, che la loro fede nell' uomo  Dio  venturo era implicita, e perciò non avevano nel loro
nessuna posponevano alla sua offesa. Ma se tutto questo era  Dio  che sentivano in esso, non era però il Verbo, la seconda
perchè questa permanente unione dell' uomo col Verbo di  Dio  è la ricchezza del nuovo tempo di grazia. Questa unione
anco i Cristiani; sicchè è uno il principio di santità in  Dio  e in noi. Ora udiamo parlare i Padri della Chiesa di ciò;
udiamo che cosa dicano dell' esser lo Spirito appunto in  Dio  santità. [...OMISSIS...] E S. Fulgenzio tenendo la traccia
la nostra carità è una partecipazione della carità che ha  Dio  a sè stesso, e, come abbiam detto più sopra coi SS.
abbiam detto più sopra coi SS. Agostino e Fulgenzio, amiamo  Dio  con Dio, nè con altro si può amare, poichè con altro non si
RICEVETTERO, a tanti diede podestà di rendersi figliuoli di  Dio  (5) ». E in altro luogo Cristo dice: «« Chi RICEVE me,
nell' ordine soprannaturale per una reale congiunzione con  Dio  che è il principio dell' ordine soprannaturale, come la
tocchi dell' anima; così essi non erano però il Verbo di  Dio  che tutte le contiene e produce, il quale si rimaneva come
del Figliuolo. Perocchè i Teologi cristiani distinguono in  Dio  un amore essenziale , il quale entra nell' essenza divina,
, un sentimento, per cui l' anima senta l' amabilità di  Dio  per modo che quest' amabilità sola, rimossa ogni altra
per quella divina persona che è, Figliuolo Unigenito di  Dio  Padre. A questo annunzio, a questa esterna rivelazione,
appunto perchè mossa dal Verbo, non è dal mondo, ma da  Dio  stesso. Nè paia strano ciò che affermiamo, che chi vede il
dice S. Giovanni: « Lo Spirito è quello che testifica che  Dio  è verità« (2) ». Ma sebbene lo Spirito Santo, con quell'
Cristo annunzia dover egli avere dal Padre suo. Dice che  Dio  lo chiarificherà in sè stesso: questa maniera esprime una
a Cristo quando gli uomini conoscono e sanno che egli è  Dio  nel seno del Padre. Il sapere questo, l' aver questo lume
essere di più grande nella cognizione, nella percezione di  Dio  stesso; e il solo Spirito Santo dà alle anime una tale
percezione del [Verbo], e innalziamo con confidente amore a  Dio  le nostre voci di figliuoli. Così l' Apostolo tocca questi
e quindi volere implicitamente fare tutto quello che  Dio  fosse per manifestare. [...OMISSIS...] Nulla più ci vuole:
dice S. Paolo, scruta tutte le cose, anche le profondità di  Dio  (2). E questo parimente viene a dir Cristo, soggiungendo,
cuore: Abba, Padre (4); che egli scruta le cose profonde di  Dio  (5); che egli diffonde in noi la carità e fa altre simili
Profeti, che saranno tutti capaci di venir ammaestrati da  Dio  medesimo, così nel commenta: [...OMISSIS...] . E nello
investigare ciò che non si può. Checchè però ci sia dato da  Dio  di poter conoscere in tale argomento, è cosa da averla come
di eternamente mandato , che equivale al dirsi Figlio di  Dio  (6). E conoscendosi come mandato e come tale ricevendosi
che è una cotale partecipazione ineffabile della vita di  Dio  (3). Laonde, come dice S. Cirillo di Alessandria, quella
che dicono dottrinale : mentre la stessa comunicazione con  Dio  la dicono sperimentale , e anch' essa veramente si può dire
parti di quella cognizione che possono avere gli uomini di  Dio  in questa vita (4). Le parole non si intendono se non si sa
sentimento suo i confini della natura, e però non avendo di  Dio  e delle cose divine se non un' idea negativa: di che è
che ivi succeda, ma è perfettamente impenetrabile fuorchè a  Dio  solo, perchè è l' essenza intellettiva dell' uomo (3),
si associano anco fra loro, una stessa carità li lega a  Dio  e fra loro, perchè appunto l' associarsi e l' essere fra
tutti simili in questo appunto, cioè nell' essere con  Dio  consociati, Dio essendo la forma e quindi medesimo il
in questo appunto, cioè nell' essere con Dio consociati,  Dio  essendo la forma e quindi medesimo il semplicissimo nodo a
racchiude ella sola e vale assai di più per un uomo, a cui  Dio  siasi degnato di palesarsi interiormente, che non delle
Ma che fa tutto ciò? L' uomo idiota, a cui ha parlato  Dio  stesso, ne sa più di lui (2). In questo consiste la sublime
soccorre la soprannaturale rivelazione e manifestazione che  Dio  fa agli uomini di sè stesso. Quindi è che fin gli Apostoli
intere di scientifiche ricerche. All' opposto l' uomo di  Dio  sa per esperienza che vi ha un altro genere di cognizione e
e le biblioteche della terra. La sua scienza pertanto di  Dio  consiste nel fatto , è una cognizione positiva , piena,
persuasione: quella di S. Paolo, in fatti, nella virtù di  Dio  operatrice dentro l' anime, nello spirito e nella potenza
può conoscere se non le cose umane, e il solo spirito di  Dio  le divine; il quale per ciò deve essere dato all' uomo,
il sapere puramente umano non è atto a rendere l' uomo a  Dio  accetto, e che Iddio ha una occulta virtù, per la quale
opera dell' uomo, ma bensì in un' operazione occulta che fa  Dio  nell' anima (1), alla quale dà il sentimento di sè; egli è
della religione, sembrano talora occuparsi talmente di  Dio  che rimangono meno pronti a curare le relazioni che li
argomento di escludere la comunicazione dell' uomo con  Dio  questo, che perchè l' animale bruto non può godere dell'
non è egli l' oggetto più reale di tutti? E perchè  Dio  si tiene nascosto, non potrà mai rivelarsi alle sue
d' una tale sapienza. Ma la ragione, se avesse bisogno di  Dio  per illustrarsi, sarebbe una potenza imperfetta: l' uomo
al suo fine? Che è, che ci descrive tanto lontano questo  Dio  da noi? Che si teme tanto di avvicinarcelo? Che si vuol
di que' segni o prove certe, alle quali si conosca che è  Dio  quegli che ha parlato. Ma dopo di essersi convinti di ciò,
che se dicessero: quando che voi avete verificato che  Dio  ha parlato, e poi nelle cose udite da lui trovate qualche
che sappia meglio far uso del lume della ragione, voi, o  Dio  che parla? - Questo ragionamento persuade all' uomo quella
e tuttavia il dar quella fede (3) in tal modo è a  Dio  gradevole e conducente alla salute eterna, secondo le
subitaneo fosse un operare con cieca temerità, perocchè a  Dio  niente piace di tutto quello che è cieco, temerario,
via della retta ragione, si sono conosciute intorno a  Dio  e alla sua volontà, e di conformarle a una tal norma, senza
qualche demone o uomo che piglia la persona di legato di  Dio  e toglie a vendergli false e male sentenze, dandogliele per
rivelazione si deduce, cioè l' essere veramente rivelata da  Dio  agli uomini; e poi egli è manifesto che tutta la religione
dove stia arroganza maggiore, quanto in contendere con  Dio  e disputare se egli ha ragione o se ha torto. Dipoi è egli
di una soprannaturale miracolosa e immediata rivelazione di  Dio  non si può conciliare coll' idea di Dio eterno, sempre
rivelazione di Dio non si può conciliare coll' idea di  Dio  eterno, sempre costante a sè stesso, onnipotente, onniscio
differenza che volgarmente si pone fra le operazioni di  Dio  immediate e le mediate , si deve intendere non in sè, ma
di lei apparenti nella natura delle cose. Le operazioni di  Dio  si possono dire immediate per sè, per questa ragione che
da limite di tempo e di luogo, di tal modo che le cose che  Dio  fa, le fa tutte in un solo e primo suo atto, nè ripetonsi
innata alla mente. Di che avviene che tutte le cose che  Dio  opera per sè immediatamente, l' uomo rettamente giudichi
Il nostro professore sostiene ripugnante coll' idea di  Dio  la persuasione di una soprannaturale miracolosa e immediata
e immediata rivelazione, perchè: 1 Il pensare che  Dio  operi mediatamente ripugna all' idea di Dio, giacchè Iddio
legge del suo pensare allo spazio e al tempo, giudica che  Dio  operi successivamente e con varie azioni, e quindi
mediate di Dio, hanno tutti saputo, nessuno eccettuato, che  Dio  tutto ciò che fa lo fa in un atto solo, semplicissimo ed
Sebbene adunque tutti i mentovati teologi sapessero che  Dio  opera tutto con un atto solo e eterno, tuttavia non si sono
e contrarietà fra queste due proposizioni, e che  Dio  opera con un atto semplice fin da tutta la eternità, e che
al signor professore, che quando noi parliamo di azioni di  Dio  immediate e mediate, ci opponiamo punto alla verità, la
quest' atto medesimo nelle varie sue relazioni azioni di  Dio  ; le quali azioni non indicano moltiplicità di atti, ma
i soprannaturalisti cattolici chiamino mediate le azioni di  Dio  in quanto sono vestite dallo spazio e dal tempo; e che la
dal tempo, ma dicono che tutta la serie delle cause è da  Dio  percepita, creata e conservata con quell' atto eterno, col
come dice S. Paolo, i quali sono anch' essi creature di  Dio  e entrano a formar parte della natura, se s' intenda per
limitato, qualunque sia, della sua percezione, non è  Dio  che sente, perocchè Dio è illimitato e infinito. Questo
sia, della sua percezione, non è Dio che sente, perocchè  Dio  è illimitato e infinito. Questo elemento o termine adunque
e infinito. Questo elemento o termine adunque che non è  Dio  e che viene sentito e percepito dall' uomo, questo è ciò
dall' uomo, questo è ciò che sta fra lui e Dio; e sebbene  Dio  operasse, tuttavia dicesi che la sua operazione è mediata,
insomma il tutto , allora solo si dice acconciamente operar  Dio  senza mezzo, perchè egli stesso è divenuto forma dello
Scritture e i Padri ravvisano questa maniera di operare di  Dio  nella grazia , come ho più sopra dimostrato. Certo duro è
Che creda. « Non intenderete, se non crederete« »: dice  Dio  nella Scrittura (2). Ma crederà contro ragione? No: egli
a poter discernere in fra tutte la dottrina che viene da  Dio  si è la buona disposizione della volontà. [...OMISSIS...] E
ma anzi è completo. Quest' essere completo e reale è  Dio  stesso, il quale a questo mondo non si mostra se non in un
si può dire esser egli una similitudine di Dio, sebbene non  Dio  stesso. Questo consegue dalle dottrine da noi esposte. Noi
da considerarsi che noi conosciamo non solo le creature, ma  Dio  stesso colla vista dell' essere: per ciò questo essere di
forma il lume della nostra mente, ha più similitudine con  Dio  che colle creature. Poichè che cosa è Dio? Dio è appunto l'
con Dio che colle creature. Poichè che cosa è Dio?  Dio  è appunto l' essere: con questo è detto tutto, non conviene
che insegnano i teologi cattolici, cioè che l' essenza di  Dio  consiste nell' essere . Questa grande verità Dio stesso l'
essenza di Dio consiste nell' essere . Questa grande verità  Dio  stesso l' ebbe comunicata a Mosè nell' antico Testamento,
delle Scritture dove si legge che l' essere è appunto  Dio  stesso. L' autore del celebre libro Dei nomi divini fa
tali traccie di dottrina che dànno le Scritture, « come a  Dio  non conviene già la denominazione di ente sotto qualche
libro sublime dei Divini nomi , trova la ragione del dare a  Dio  l' essere prima di ogni altra qualità, come la vita, la
(2) ». Conciossiachè era ragionevole che prima si desse a  Dio  ciò che prima cade nella nostra mente e per sè stesso s'
dice questo essere, luce delle menti, una similitudine di  Dio  che in noi sta di continuo. « Essa ha, » (dice egli
di Dio; per tal modo presente a sè stessa e avente  Dio  presente che e attualmente lo intende e potenzialmente è
di sorta alcuna, il che medesimamente si può dire di  Dio  che è essere sincerissimo e purissimo, nè ha meschianza di
E` appunto perchè Iddio non è altro che essere , che  Dio  è tutto: in questo vocabolo si esprime tutto per modo che
, fa una riflessione simile a questa. Egli parla di  Dio  nella seguente maniera: [...OMISSIS...] . Or dunque nel
menti e Dio, in questa sincerità e purità: poichè tanto  Dio  quanto l' essere ideale innato in noi niente hanno in sè di
di Dio, ma altresì che egli ha più similitudine con  Dio  che non sia con tutte l' altre cose limitate che con esso
e l' hanno detta tutti i filosofi e i teologi, cioè che  Dio  solo E`, e le altre cose non sono veramente. Ecco come si
su di noi. Questo discorso è così generale che vale per  Dio  stesso. Se non che il toccarci di Dio è un toccare proprio
generale che vale per Dio stesso. Se non che il toccarci di  Dio  è un toccare proprio e distinto da ogni altra modificazione
noi, come dice la Scrittura, siamo, ci moviamo e viviamo in  Dio  (1); e che Dio porta tutte le cose colla sua parola (2); e
la Scrittura, siamo, ci moviamo e viviamo in Dio (1); e che  Dio  porta tutte le cose colla sua parola (2); e che le cose
le cose colla sua parola (2); e che le cose tutte fuori di  Dio  sono vanità, sono tratte dal niente e sono niente (3).
dalle cose sensibili, paragona le cose tutte alle ombre e  Dio  al corpo che produce l' ombra, e accusa di stoltezza gli
sono, cominciarono a essere. Il quale principio preso da  Dio  è appunto quel primo atto che, come dicevamo, le creature
da non punto equivocare e prendere errore. Perocchè se  Dio  è quel primo atto onde tutte le cose sussistono, pare che
perocchè si distruggerebbe con ciò quel Dio, che è appunto  Dio  per questo, che egli è tutto essere sincerissimo e da ogni
e pure nol sono. Perocchè comincia egli dal dire che  Dio  si fa l' essere di tutte le cose. [...OMISSIS...] Il che S.
di tutto l' universo, e ogni mente è costretta a pensare  Dio  prima di ogni altra cosa, come quello che è il mezzo della
luce nelle nostre menti, ha una vera similitudine [più] con  Dio  che colle creature, perchè le creature non sono l' essere,
colle creature, perchè le creature non sono l' essere, e  Dio  è l' essere, e l' essere è quello che nelle nostre menti
essere stata sentenza di quel filosofo ateniese, che « a  Dio  è proprio di essere, e delle altre cose è proprio di non
che quei del cristianesimo, non sono veracemente, perchè di  Dio  solo è ogni essere, essendo egli solo tutto l' essere, e in
colla sua mente: il che è un dar loro quello che solo a  Dio  è proprio, è un divinizzare le creature. Quindi ebbe
stesse, sono chiamate ora« vanità«, e ora« menzogna«, e che  Dio  solo è detto dai Padri essere verità. Questa dottrina s'
vera vita , per non essere infinito. Vi si dice adunque di  Dio  così: [...OMISSIS...] . Dalle quali cose apparisce, che l'
di Dio: che quell' essere ideale è più simile a  Dio  che non sia alle creature: che per ciò Dio si conosce
è più simile a Dio che non sia alle creature: che per ciò  Dio  si conosce immediatamente in virtù di quell' essere, ove
operazione che fa la mente che si predica l' essere di  Dio  e delle creature univocamente, come ho altrove affermato.
Questa univocazione del nome di essere applicato a  Dio  e applicato alle creature, deve intendersi per modo che l'
modo diventa comune. Laddove se noi vogliamo considerare  Dio  e le cose in sè, nella loro propria sussistenza, noi
a comporle. Perciocchè l' essere non è proprio se non di  Dio  solo (4). E` dunque per l' imperfezione, nella quale
nostra mente, che noi l' applichiamo indifferentemente a  Dio  e alle creature: il quale essere se fosse da noi in
voglio affermare per questo che l' uomo, anche lasciato da  Dio  nello stato naturale, sarebbe stato al tutto misero, o che
ciò non può essere un' imagine di Dio, perchè nè è simile a  Dio  nella specie, nè è un segno della specie divina. Un segno
dell' uomo. Dicemmo che l' essere universale non è simile a  Dio  nella specie, nè ad un segno della specie divina. E
l' uomo o un altro animale (4). Non può poi essere simile a  Dio  stesso in quanto alla specie, perchè la specie di Dio non è
a Dio stesso in quanto alla specie, perchè la specie di  Dio  non è che la sostanza di Dio, ossia la divina sussistenza;
potrà essere imagine di Dio? Qual cosa potrà somigliar a  Dio  in quanto alla sua stessa specie o sostanza? Chi potrà
Indi è a dire, che non può esistere una vera imagine di  Dio  se questa imagine non sia Dio stesso avendo in sè tutta
esistere una vera imagine di Dio se questa imagine non sia  Dio  stesso avendo in sè tutta intera la divinità: perchè
avendo in sè tutta intera la divinità: perchè rispetto a  Dio  non vale l' esempio delle creature delle quali si danno
teologiche dottrine insegnano concordemente, non darsi di  Dio  se non una vera, propria e piena imagine, e questa essere
che dimostravano non potersi punto nè poco dire imagine di  Dio  se non avesse tutta la natura sostanziale di Dio. E da
E da questa sola dottrina, che vi ha una sola imagine di  Dio  e questa stessa è Dio, si rendono chiare quelle parole di
per la diversità delle sostanze, conseguente cosa è che  Dio  Re dell' universo si conosca nel suo Figliuolo
(3). Dalle quali tutte cose manifestamente apparisce, che  Dio  solo può essere vera imagine di sè stesso e che a nessuna
che la grazia si faccia mediante un' operazione reale di  Dio  nell' anima umana (4): per la grazia essere Iddio
in essa il Verbo, che è quanto dire la vera imagine di  Dio  Padre. Egli è per questo, come abbiam veduto, che lo
. Quindi è che non pochi Santi insegnano che l' imagine di  Dio  nell' uomo non si dà se non per lo Spirito Santo, perocchè
. Da tutte le quali cose apparisce che l' imagine di  Dio  non è l' uomo, se non perchè essa imagine è nell' uomo, a
è tratta appunto da S. Agostino a significare l' imagine di  Dio  impressa nelle anime nostre (1). Apparisce per conseguenza
umana natura e sì alla divina bontà che l' uomo fosse da  Dio  costituito in un ordine soprannaturale (3). E che in tal
soprannaturale (3). E che in tal modo fosse costituito da  Dio  Adamo, è dottrina tradizionale della Chiesa. Nè vi era
fermissima della Chiesa è, come si disse, che Adamo ebbe da  Dio  non meno la grazia che l' intelligenza. Ora, dove si
parole si usano a narrar tutto ciò che l' uomo ricevette da  Dio  oltre il corpo (2). Ora o convien ammettere che in quello
o convien ammettere che in quello spiracolo di vita, che  Dio  soffiò in faccia di Adamo, si contenesse unitamente l'
di partecipazione d' una medesima vita: di che risulta che  Dio  fece vivo Adamo in quella maniera che gli bisognava essere
l' esser in cotal modo perfette. E tale certamente fu da  Dio  fin dal momento costituito questo universo, sì nelle parti
momento costituito questo universo, sì nelle parti sue che  Dio  vide esser buone dopo averle create, sì nel suo tutto che
anche da ciò che il sacro storico, dopo aver detto che  Dio  si propose di formar l' uomo a imagine e similitudine sua e
« E Iddio creò l' uomo a imagine sua, a imagine di  Dio  lo creò« (3) ». Dove non replica più la parola similitudine
riserbare il nome d' imagine; in tal significato imagine di  Dio  è solo il Verbo, e l' uomo è per la partecipazione del
imagine effettrice d' imagine (2), perchè egli, imagine di  Dio  vera, produce in noi la stessa imagine sè a noi
in noi quella che viene chiamata anco faccia o volto di  Dio  (3). E di qui si sente il valore di quelle parole che disse
(4) »; volendo dire: questo è il suggello improntato di  Dio  Padre che suggella l' anime mettendovi l' effige divina. E
al solo Verbo divino si addice, d' essere vera imagine di  Dio  e suggello che impronta la stessa imagine nelle
potrei addurre (6); i quali sostengono che « l' imagine di  Dio  nell' uomo è solo il Verbo coll' anima dell' uomo
con S. Agostino al quale non piace udire che l' imagine di  Dio  si spenga col peccato, ponendola perciò appunto quest'
Nell' uomo adunque preso naturalmente havvi l' imagine di  Dio  a quel modo che nella natura delle cose v' hanno i vestigi
atte a rappresentarle (2). Medesimamente l' imagine di  Dio  uno e trino è nella mente umana per una cotale
ma secondo la proprietà della parola, l' imagine di  Dio  è nell' uomo per la Grazia, allora quando si fa nell' uomo
Questa creatura adunque aveva un essenziale bisogno di  Dio  perchè fossero pienamente appagate le sue brame (1). I
avrà finalmente scoperta questa sì grande verità, che a  Dio  solo sia proibito di manifestarsi palesamente agli uomini
la nobiltà e l' eccellenza (3). E perocchè le opere di  Dio  sono tutte perfette, come dice la Scrittura, ed egli è
perfezionatrice« (3) », come quello che tutte le opere di  Dio  ultima e perfeziona (4). Non solo adunque non è indegno
il mondo con un bisogno essenziale del suo Creatore, ma  Dio  stesso non poteva anzi far altro, se pur voleva che nel
e perciò immensamente diffusiva. Se però era uopo che  Dio  si comunicasse ad Adamo, il modo però del farlo conveniva
con soavità e dignità insieme co' suoi figliuoli. Questo  Dio  non era il Dio inacessibile nè qualche cosa di straniero e
e dignità insieme co' suoi figliuoli. Questo Dio non era il  Dio  inacessibile nè qualche cosa di straniero e di remoto in
od infra i vapori nell' aria diffusi. In tal maniera  Dio  si era adattato al bisogno dell' uomo, restringendosi e
in sè medesima. Quindi per quantunque doni avesse Adamo da  Dio  ricevuti, doveva però accrescere in sè la santità e la
una pienissima signoria (1). Acciocchè poi questo piccolo  dio  della terra riconoscesse che egli era sottomesso al Dio del
dio della terra riconoscesse che egli era sottomesso al  Dio  del cielo, al Creatore del tutto, gli fu dato il fatale
assorbito dalla vita, cioè da quella vita piena di  Dio  la quale nulla ha in sè di mortale e della quale venivamo
dall' imperfetto per andare al perfetto, ma discende da  Dio  e viene dal perfetto a vivificare l' imperfetto. Non è il
fede, per mezzo della quale egli eseguisce quanto diceva a  Dio  Giobbe: « Eziandio se tu mi ucciderai, io spererò in te«
sappia che lo darà in preda alla morte. Adamo si tolse da  Dio  quando gli prometteva l' immortalità: e Cristo e il suo
l' immortalità: e Cristo e il suo discepolo confida in  Dio  quando sa pure che lo uccide. Anzi tanto confida, che egli
Anzi tanto confida, che egli si unisce colla giustizia di  Dio  medesimo contro di sè e contro tutto ciò che è macchiato di
realmente esercitasse una segreta azione, tuttavia questo  Dio  che abitava nell' essenza dell' anima dell' uomo, non
che anche quella natura dell' uomo primo era operazione di  Dio  e Dio ne veniva glorificato; ma quell' operazione non era
quella natura dell' uomo primo era operazione di Dio e  Dio  ne veniva glorificato; ma quell' operazione non era che
ma quell' operazione non era che divina . L' operazione di  Dio  all' incontro onde l' uomo viene rifatto, ricreato (giacchè
Questa seconda operazione è infinitamente più gloriosa a  Dio  della prima, cioè della creazione, perchè essenzialmente
ma l' operazione deiforme della seconda ha per termine  Dio  nell' uomo: sicchè questa operazione è tanto più grande e a
nell' uomo: sicchè questa operazione è tanto più grande e a  Dio  più gloriosa da parte dell' oggetto, quanto è dell' uomo
naturalmente perfetto. In un tale stato l' uomo (al quale  Dio  non si fosse comunicato con una manifestazione positiva)
quasi per un cotal peso di tutta la sua natura, cercato di  Dio  nascosto; egli avrebbe tentato, per così dire, di trovare
le condizioni del precetto positivo che si pone dato da  Dio  all' uomo. Se con quel precetto vien comandata all' uomo
di un male minacciato. Quindi nella storia di Adamo, fra  Dio  che minaccia la morte e il demonio che promette scienza,
morale il quale è infinito, incondizionato, eterno, ed è  Dio  stesso. Per ciò la legge morale esige e senza alcuna
la grazia opera nell' essenza dell' anima, ed è  Dio  stesso che all' anima formalmente si congiunge. Ora per una
oggimai desiderino qualche cosa d' infinito, che sia  Dio  in essi il termine del loro desiderio, come è Dio in essi
che sia Dio in essi il termine del loro desiderio, come è  Dio  in essi il termine della deiforme operazione. Lo stesso
universale: l' unica loro felicità è la giustizia stessa, è  Dio  stesso. Quindi la volontà della giustizia s' immedesima
è di naturale nella creatura, ridotto e quasi stemperato in  Dio  il quale è l' ultimo fine della creazione, acciocchè come
fanno derivare da quel rinforzo che riceve la ragione da  Dio  coll' essere a lui unita e sottomessa per grazia. Ecco le
per la quale il primo uomo non ricevette questo dono di  Dio  (cioè la perseveranza nel bene), ma fu lasciato in suo
ideale, quale era la giustizia che imponeva di ubbidire a  Dio  eziandio con qualche sacrifizio; e questo bene ideale in un
arbitrio era lasciato a sè stesso, non escludo l' aiuto che  Dio  come Creatore e conservatore delle creature presta loro,
stessa pur col passare dalla potenza al suo atto non è che  Dio  operante in un ordine soprannaturale; perocchè la grazia
libero arbitrio rinforzato dalla grazia abituale e mosso da  Dio  solo come Creatore, e dietro quel primo e tenue moto che il
uomo animale già preda della morte, così bisognò pure che  Dio  ricreasse una volontà nuova nell' uomo: e questa è l' opera
del Redentore, S. Agostino l' attribuisce interamente a  Dio  sì per riguardo alla potenza che all' atto conseguente alla
del bene non già dalla propria natura, ma immediatamente da  Dio  autore della grazia, avviene che le forze morali dell' uomo
grazia è più forte della natura: il che è un dire, quanto  Dio  è più forte dell' uomo. L' abbattimento adunque e il
adunque e il mancamento della natura umana diede a  Dio  occasione di far risplendere tutta la gloria della sua
e il produrlo realmente è una speciale predilezione che usa  Dio  con certe anime predilette sue amiche (2). La volontà
sue amiche (2). La volontà dunque dell' uomo, come  Dio  la fece a principio, era retta sì nell' ordine naturale, di
quest' armonia di natura era nel primo uomo costituita da  Dio  perfettamente e decorava non meno la sua persona che la sua
ma bene della stessa umana natura. La grazia data da  Dio  al primo uomo era perfettiva, come abbiamo veduto, non pure
a sollevarsi all' intendimento degli esseri più nobili e di  Dio  stesso. Intendimento che non può mai pienamente conseguire
preferendo di contemplare i pregi di altra cosa che  Dio  non fosse. E così avvenne che quelli, i quali dentro all'
natura generata di natura sua è morale; e si richiede che  Dio  per un' azione esterna e sua propria vi porti riparo, non
propria della generazione, ma solo per una legge annessa da  Dio  alla generazione medesima, e il qual essere perciò non può
venir macchiato nè alterato, perocchè è un' appartenenza a  Dio  medesimo (1). Sicchè risultando l' umana natura da un
formato dalla generazione, e il secondo venendo dato da  Dio  stesso, quantunque secondo una legge permanente; il punto
e dove si poteva rappiccare la grazia era ciò che dava  Dio  all' uomo e non ciò che dava l' uomo all' uomo in
alla miseria altrui, il credere e lo sperare le cose da  Dio  rivelateci sulla sua parola, sono altrettanti atti morali e
ed essenziale limitazione, la quale per ciò nè pur  Dio  stesso avrebbe potuto fare che non ci fosse. E una tale
noi avremo nelle due classi sovraccennate i figliuoli di  Dio  e i figliuoli degli uomini, i cittadini delle due città, i
del genere umano, queste due stirpi originali, dette di  Dio  e degli uomini, non cessarono mai, ma si perpetuarono e si
onde le due leggi supreme della morale imperanti l' amor di  Dio  e degli uomini. Ma la cognizione di Dio nell' ordine
l' amor di Dio e degli uomini. Ma la cognizione di  Dio  nell' ordine naturale può sempre mai crescere
più grave e tale che egli possa esercitare verso  Dio  un maggior grado di amore e di riverenza, il che aggiunge
ella mai appieno soddisfatta e sazia del possesso di  Dio  che naturalmente potesse avere, non c' è ragione che ella
di essere data preda alla morte. E la visione piena di  Dio  non istà nell' uomo con tale disordine; sicchè l' uomo non
uomo con tale disordine; sicchè l' uomo non è atto a veder  Dio  fino che veste la carne del peccato. Perocchè quando dico
grazia fedelissima. Allora tutto l' uomo congiungevasi a  Dio  per grazia, nè egli aveva nulla a distruggere in sè
seguito questo discuoprimento graduato del volto di  Dio  all' uomo, col quale questo sarebbe stato pienamente
Certo colui, il quale fa un penoso sacrifizio, credendolo a  Dio  gradito e in sè stesso virtuoso, non perde il suo merito,
più naturale e men dipende da un positivo atto di  Dio  che rimunera o certo che si compiace dell' opera buona
che quest' uomo riceve par che sia più un dono spontaneo di  Dio  il quale vuol premiare con essa la fedeltà che gli piace di
mostrare sì chiaramente Iddio fino a che l' uomo vedesse di  Dio  lo stesso Verbo, che è quanto dire la stessa sussistente
E di vero ho già dimostrato che quel conoscimento di  Dio  che l' uomo ha per grazia, è un principio della visione di
che l' uomo ha per grazia, è un principio della visione di  Dio  (2), il cui termine è il Verbo: e quell' amore onde l' uomo
E per questa grazia poi cresceva in essi la percezione di  Dio  medesimo, e quel loro Creatore conversante in forma da
attribuì loro l' immortalità e introdusse il sommo  Dio  a parlare agli dei da lui formati, in questo modo: Voi che
albero della vita; e le parole e sensazioni che riceveva da  Dio  erano segni che a lui servivano come d' altrettanti mezzi
ed aiuti co' quali pervenire alla visione beatifica di  Dio  medesimo. Ciò che abbiamo detto mostra quale era e doveva
suo realizzamento nella storia de' primi uomini creati da  Dio  innocenti in mezzo a questo universo sensibile di cui erano
in pensiero di chicchessia. Altramente se l' operazione di  Dio  non producesse un' opera conforme all' ideale della
attesa la somma potenza dell' operante. Ora se l' opera di  Dio  non può essere altro che un realizzamento dell' ideale
a conciliarsi colla giustizia di Dio: perocchè sotto un  Dio  giusto, come dice un Padre della Chiesa, nessuno innocente
della natura, o d' Iddio, si può credere che la natura o  Dio  gusti inserendo in una creatura, fatta per la virtù, un
che avendo colà peccato fossero poi per giusta punizione di  Dio  legate nelle carceri dei corpi. Cicerone, che espone questo
Brahmƒ (1) è la prima persona della Trinità indiana,  Dio  padre che s' incarnò il primo per venire ad annunziare la
della umanità infinitamente diverso dal presente, nel quale  Dio  e l' uomo conversavano insieme, per così dire, a tu per tu,
divina e dopo avere persuaso l' umanità che era in nome di  Dio  che parlava, annunziò il dogma del peccato originale, che
dagli uomini come altrettanti misteri sull' autorità di  Dio  che le rivela, venendo poi meditate dalla ragione medesima
e di volere: non è che un affermare che la onnipotenza di  Dio  potrebbe per avventura dargli la potenza conoscitiva e
come soggetto intellettivo e nello stato in che  Dio  l' ebbe posto sulla terra: indi quale sconcerto abbia
e col quale dovevasi propaginare. L' uomo fu costituito da  Dio  perfettamente fino dal primo istante, nè fu un tempo
conversione dell' uomo al bene commutabile in onta di  Dio  (2): e dopo di ciò ecco la definizione che noi proponiamo
la rivelazione risponde esser quella legge impressa da  Dio  e non possibile a cancellarsi, ed essere quel funesto
degno, dopo che l' uomo si era sottratto dalla soggezione a  Dio  (2). Una evidente prova di fatto di questo cotale
di un dono sopraggiunto alla sua natura gratuitamente da  Dio  (4). Nello stesso ordine di cose soprannaturali si devono
possa fare qualche cosa colle forze della natura, purchè  Dio  lo aiuti come autore della natura, mantenendogli l'
si facciano pel motivo dell' amore di Dio. Ma l' amore di  Dio  è certo non potersi avere se non per dono di Dio stesso. E
amore di Dio è certo non potersi avere se non per dono di  Dio  stesso. E perciò l' uomo senza la grazia non può eseguire i
Egli è espresso in queste parole: « Amerai il Signore  Dio  tuo di tutto il cuore tuo e in tutta l' anima tua, e in
pure delle forze e delle potenze, ma il cui oggetto non è  Dio  conoscibile e amabile. Sarebbe ciò contro la natura delle
il peccato e la violazione di quel massimo precetto di amar  Dio  con tutto il cuore, con tutta l' anima, e con tutta la
questo potere con un grado maggiore di grazia che  Dio  gli conferisca. E perciò nessuna maraviglia che vi abbiano
Iddio, sieno nondimeno tutti giusti, perocchè tutti amano  Dio  col potere che hanno e tutti adempiscono il precetto che
un amore soprannaturale (1). L' amore dunque naturale di  Dio  consiste in amare Dio colle forze naturali, in amarlo come
(1). L' amore dunque naturale di Dio consiste in amare  Dio  colle forze naturali, in amarlo come naturalmente il
conosce come buono. Ma l' uomo può conoscere naturalmente  Dio  e conoscerlo come bene; perciò sarebbe affatto gratuito e
è vero bensì che la cognizione che l' uomo può avere di  Dio  per natura è sommamente tenue, perocchè essa non si
esista: prova la necessità della grazia perchè l' amore di  Dio  domini stabilmente nelle anime nostre: prova finalmente che
concepute, non possa punto fare suo oggetto anche  Dio  medesimo. S. Agostino dice che la natura invita ad amare
le voci della natura, le quali certamente chiamano ad amar  Dio  non solo naturalmente, ma soprannaturalmente ancora: e così
ogni oggetto naturale venivano innalzati ad atti di amor di  Dio  soprannaturale. Dopo di tutto ciò ancor resta a vedere se
parlando, mi sembra doversi distinguere l' amore di  Dio  e l' amore della giustizia: perocchè la giustizia, come noi
in universale. Ora un' idea non è ancora Dio, perocchè  Dio  è anche una sussistenza. Egli è vero che quell' ente
a quelli che dicono operarsi da noi per amore di  Dio  tutto ciò che si opera da noi per amore della giustizia:
conceda di denominare l' amore della giustizia un amore di  Dio  mediato , e l' amore di Dio come essere sussistente, un
della giustizia un amore di Dio mediato , e l' amore di  Dio  come essere sussistente, un amore di Dio immediato . Ciò
, e l' amore di Dio come essere sussistente, un amore di  Dio  immediato . Ciò adunque che io accorderò sarà questo solo,
è necessario che essi si eseguiscano per un amore di  Dio  mediato . Che se poi si eseguiscono per un amore di Dio
di Dio mediato . Che se poi si eseguiscono per un amore di  Dio  immediato , allora l' operazione nostra non solo non ha in
Che se poi essi si eseguiscono pel motivo dell' amor di  Dio  immediato e soprannaturale, l' operazione nostra ha
che ne seguirebbe se vera fosse la contraria, cioè che  Dio  giustissimo punisce le operazioni fatte per l' amore della
un atto umano contrario alla retta ragione è un' offesa di  Dio  per sè, senza bisogno che colui che lo commette conosca Dio
Dio per sè, senza bisogno che colui che lo commette conosca  Dio  o a lui pensi. Ora un atto umano contrario alla retta
Iddio senza più; la deformità dell' atto va a offendere  Dio  stesso appunto perchè Dio è la giustizia. Se dunque ciò è
dell' atto va a offendere Dio stesso appunto perchè  Dio  è la giustizia. Se dunque ciò è vero, sarà vero, altresì al
che opera in ossequio della giustizia, opera in ossequio di  Dio  (2); che il suo atto terminando nella giustizia, termina in
(2); che il suo atto terminando nella giustizia, termina in  Dio  stesso e che perciò non può essere disaggradevole a Dio.
che perciò non può essere disaggradevole a Dio. Egli è che  Dio  non è conosciuto nel suo essere sostanziale e reale, ma dal
cosa legittimamente se non in Dio, perchè dipende da  Dio  l' esistenza di ogni cosa. - Ma rispondo che la
è nella nostra cognizione. Or in quelli che non conoscono  Dio  come essere sussistente o che attualmente non ci pensano,
come dicevamo che le operazioni loro sieno riferite in  Dio  mediante quello che abbiamo chiamato l' amore mediato ,
di operare è compreso virtualmente anche l' amore di  Dio  immediato. Si ripiglierà dicendo: che l' uomo essendo a
primo male conseguente al peccato di origine dalla parte di  Dio  è la perdita della grazia. A cui consegue la morte dell'
degli esseri finiti e materiali colla morte del corpo, ove  Dio  non le sia presente, cader si deve necessariamente in quel
erano ordinate e volte a servire quest' uomo, delizia di  Dio  e in cui era Dio. Ma dall' uomo peccatore Iddio si separò:
non poteva essere vero fine dell' universo, poichè  Dio  solo è fine, e intanto l' uomo era fine dell' universo, in
l' uomo era fine dell' universo, in quanto partecipava di  Dio  e era fatto una sola cosa col Creatore. Rimase adunque l'
di peccato, e congiunto della massima congiunzione con  Dio  e di congiunzione indistruttibile; avvenne che questo Uomo
rendere più magnifico e glorioso il regno del prediletto di  Dio  Padre e degli amici suoi. Di che apparisce che la
dal consorzio di Gesù Cristo e dei Santi, perchè priva di  Dio  non può aver comune l' oggetto della loro felicità e quindi
conciossiacchè nell' intelletto non ha virtù di operare che  Dio  stesso. Sicchè converrebbe supporre che all' anima per
che positiva, cioè dipendere dall' abbandono che fece  Dio  di essi a sè medesimi e alle forze e leggi naturali« (1) ».
sensitivo. Ma se questo soggetto sensitivo, per legge da  Dio  fissata, è ordinato a dover avere anche la visione dell'
e di Dio, sia avvenuta dalla parte di Dio, cioè per essersi  Dio  tolto da lei, o dalla parte dell' uomo, cioè per essersi la
parte dell' uomo, cioè per essersi la volontà rivolta da  Dio  e non trovato più il modo di vederlo, a quel modo che l'
Ma con non minore verità si può dire che la privazione di  Dio  nacque perchè si stolse l' uomo da Dio, perchè l' uomo si
perchè l' uomo tornasse a gustare di Dio, converrebbe che  Dio  medesimo riagisse nell' uomo e eccitasse in lui nuovamente
Altri sostennero che le anime tutte furono create da  Dio  a principio e mandate o venute poscia ne' corpi nuovamente
che le anime fossero create immediatamente e per singola da  Dio  e da Dio infuse ne' corpi, mano mano generati: e di questa
fossero create immediatamente e per singola da Dio e da  Dio  infuse ne' corpi, mano mano generati: e di questa sentenza
sicchè nelle ovaie delle prime femmine fosser già posti da  Dio  tutti i germi delle piante e degli animali che dovevan poi
da principio e così gli animali tutti esistettero creati da  Dio  a principio, a tale che altro non facesse la generazione se
l' opera dell' universo. Ora non è vero, che se si fanno a  Dio  creare continuamente dell' anime intieramente nuove,
universo era stata compita, sicchè non restava più altro a  Dio  che il conservare? O conviene almeno dare a quel luogo
e però egregiamente si dice che questo ente è spirato da  Dio  medesimo e corrisponde a quell' altro passo di Giobbe: «
allo stesso modo dice dell' uomo che è una porzione di  Dio  (2). Delle espressioni uguali si trovano in Clemente
dice pure che l' anima ha una stessa sostanza con  Dio  (6). E Sinesio nelle sue poesie non dubita di chiamarla:
Semente di Dio, scintilla del suo spirito, figlia, parte di  Dio  stesso. Nella sentenza da noi proposta ricevono parimenti
ricevere tale stato, nel quale possa vedere quell' ente che  Dio  ha fatto visibile fin dal principio agli individui della
nei lombi di Abramo (9). E chi volesse sostenere che  Dio  crea di tutto punto l' anima e la mette nel corpo viziato,
innanzi alla umana natura l' ente, dalla parte di  Dio  era fatto tutto, e solo restava a fare da parte della
la bruta materia. E dico la bruta materia , perocchè quel  Dio  che creasse l' anima intelligente, creerebbe anche l' anima
della divina Provvidenza, sono donate agli uomini da quel  Dio  che rende sempre più splendida la parola del suo Verbo e ai
ad Abramo (1). « Ti farò regnare in sempiterno« » dice  Dio  a Davvidde (2). Nei figli è il padre stesso il quale si
visione dell' ente: col secondo una incipiente visione di  Dio  (9). Nella medesima sentenza della origine dell' anima
anima sensitiva; e finalmente si corrompe anche questa, e  Dio  allora vi crea un' anima intellettiva, la quale ha in sè le
la quale si corrompe e perda; e poi v' abbia quella che  Dio  vi crea in suo luogo. Perocchè a qual fine un' anima
che solamente cangia. Laddove l' anima che viene creata da  Dio  nulla ritiene, nella sentenza scolastica, della precedente,
Che se questo nuovo essere è venuto da Dio, se è venuto da  Dio  immediatamente non solo l' intelletto, ma ben anco la sua
uomo ma anche nell' animale, come questa nuova creatura di  Dio  potrà trovarsi viziata dal peccato dell' origine, quando l'
(2). Il più dei teologi moderni si contentano di dire, che  Dio  crea e infonde l' anima nel corpo, senza parlare del tempo
della materia bruta, da essere animata da un' anima che  Dio  stesso crea e v' infonde; perchè Iddio dar pure all' uomo
. Si sostituisca in questo passo alla parola  Dio  e alla parola cose divine l' ENTE IN UNIVERSALE, e si avrà
di quelli ai quali par verisimile che nel frutto vietato da  Dio  ad Adamo potesse ascondersi un cotal veleno, il quale
animale sicchè ha virtù di formar l' animale. Ma essendo da  Dio  congiunto con questo animale per ferma legge l' ente
naturale con la quale provarle, ma solo l' autorità di  Dio  che le ha fatte conoscere agli uomini. Tuttavia mettendosi
non adducendone altra prova che l' autorità di  Dio  rivelante; e sicura di questa sola fede, sebbene alla
fronte dicendo che vi si inchiude una occulta giustizia di  Dio  (3). La propagazione di esso peccato non gli era men forte
delle virtù teologiche e il raddrizzamento e sollevamento a  Dio  della volontà possa aver luogo? E poichè ho toccato di
operazione si trova in esse: esse dunque sono presenti a  Dio  che le conosce, ma Dio non è presente ad esse, perchè esse
in esse: esse dunque sono presenti a Dio che le conosce, ma  Dio  non è presente ad esse, perchè esse non ne conoscono nè
conoscere, anche col semplice lume della sua ragione, che  Dio  esiste, ed anche che è governatore e conservatore del
stesso e alle cose basse, terrene e viziose. Onde benchè a  Dio  sieno egualmente presenti il giusto e l' empio; tuttavia al
comunica a noi, onde dice S. Paolo, che lo Spirito di  Dio  diventa una cosa col giusto. Vedete adunque, mia carissima
difetto dell' ambizione, secondo l' obbligo che ho da  Dio  nella mia condizione; perchè bastano a ciò le opere e i
alla medesima. Essendo tra queste cose che vengono da  Dio  anche le consolazioni sensibili ch' egli dà all' anime
L' aridità è di due specie: 1 talora è un castigo di  Dio  per la superbia, per l' accidia, per la tepidezza, e anche
da sè col levarne le cause; 2 talora poi è permessa da  Dio  per purificare ed esercitare le anime sante nella pazienza,
di volere tutto quello che vuole Iddio e come lo vuole  Dio  », senza discendere in particolare a conoscere ciò che
la perfezione, senza che l' uomo (secondo la volontà di  Dio  manifestata per la dottrina della Chiesa e le parole di
se stesso, sottoponga il suo giudizio a quelli che sono da  Dio  incaricati di dirigerlo, si privi anche delle cose oneste,
e reprimere i moti contrarii, crede di sentire la voce di  Dio  che di ciò lo rimprovera », non sente la voce di Dio, ma
il contrario sarebbe un voler varcare i confini posti da  Dio  alla natura, quasichè i santi che hanno fatto tutto ciò
e « il sentirsi rimordere la coscienza di disubbidire a  Dio  »facendo il contrario. E la prova che vien dal demonio
nel miglior modo la loro felicità », imponendo anche a  Dio  la legge che deva collo spirito render felice la natura,
guasta com' è, e così non riconoscendo come venienti da  Dio  le tribulazioni e le infermità con cui a lui piacesse di
dai proprii Superiori legittimi, che fanno le veci di  Dio  in terra. E` inoltre un atto gravissimo di superbia il
non quando si fa molto la volontà di Dio. Questa volontà di  Dio  può benissimo riguardare molte azioni esterne, ma può anche
e quando l' uomo desideri unicamente di fare la volontà di  Dio  e di servirlo ugualmente con aurea indifferenza in tutto
è indubitato altresì che tutti quelli che si offeriscono a  Dio  senza condizioni e gusti particolari, desiderosi unicamente
a questo fine e dietro questi principii si offeriscono a  Dio  in una società religiosa. Tale è l' Istituto della Carità
operare. Dunque dilatiamo il cuore: noi siamo chiamati da  Dio  ad avere un cuore grande pel molto amare, siamo chiamati a
la cognizione della grandezza della grazia che avete da  Dio  ricevuta, e colla cognizione la gratitudine verso il vostro
che preferisse la gloria e l' incremento del regno di  Dio  sopra la terra ai suoi propri parenti, lo premierebbe forse
può sempre esser convertito; ma se ci fosse rivelato da  Dio  che una persona, per la quale noi abbiamo pregato, fosse
spirito d' orazione. Conviene intrattenersi intimamente con  Dio  e non permettere mai che il cuore si raffreddi: oltre le
breve lettura nel libro dell' Imitazione ; 2 immaginarsi  Dio  presente, e ottenendo prima l' interno raccoglimento, dire:
peccati. In tutto questo spirituale trattenimento con  Dio  conviene non dimenticarsi di far intervenire Maria SS., e
sarà tanto più facile, quanto più rimetterete nelle mani di  Dio  stesso l' esito de' vostri esami, vincendo l' amor proprio,
come un effetto del grande amore che egli portava a  Dio  ed alle anime. [...OMISSIS...] Ma la cosa non va del tutto
cosa è la santità? E` l' amore, l' unione, la fruizione di  Dio  come del sommo bene. Si ama dunque l' oggetto degnissimo d'
più nobile, qual è l' amore oggettivo, l' amore puro di  Dio  e del prossimo, quando venisse con questo in collisione; e
a catena quell' altro della natura, è il sentimento di  Dio  e del prossimo, raccomandato da Gesù Cristo, il sentimento
impotenza morale [...OMISSIS...] e del venire tutto da  Dio  quello che facciamo di vero bene (non essendo vero e
e morale dell' anima all' uomo è impenetrabile, e solo a  Dio  palese, « qui scrutatur renes et corda »; e però con un
giudizio il superbo s' usurpa la scienza e l' autorità di  Dio  stesso. L' altra maniera con cui dicevamo potersi peccare
con applauso assoluto, dimenticando Iddio, e così facendo  Dio  se stesso. Or poi se attentamente si consideri, si vedrà
e questo equivale ad un pareggiarsi, o ad un anteporsi a  Dio  che solo è fine di tutte le cose, e dee essere per tale
e la riflessione abituale dell' assoluta grandezza di  Dio  e dell' umana pochezza; e oltre a ciò quello della propria
caro Giuseppe, se questo fuoco zelatore della giustizia di  Dio  e diffonditore della santità sarà la vostra vita e l' anima
che non c' è mai nessun motivo ragionevole di diffidare di  Dio  , nè pure il peccato ; chè anzi il peccatore deve sempre
anzi il peccatore deve sempre buttandosi nelle braccia di  Dio  dire: « voi vincerete la mia iniquità, e per occasione del
in Dio, non si può perdere : tutti quelli che sperano in  Dio  non possono essere da Dio abbandonati, e però si salvano.
: tutti quelli che sperano in Dio non possono essere da  Dio  abbandonati, e però si salvano. Conviene dunque che vi
in tutti i gradi: è questo il modo di conoscere proprio di  Dio  solo. E sarebbe un darla vinta agli scettici, dire il
è quell' errore che confonde tutte le cose con Dio, e  Dio  con tutte le cose, l' errore della confusione, l' errore
si può pensare tanto che sia, quanto che non sia; ma se di  Dio  nel suo intero concetto si potesse pensare che non fosse,
intuizione e lume di nostre menti, il quale si riduce in  Dio  come una sua appartenenza (1), basta ella sola a
la realità dalle sensazioni, e non cavarla dall' intuito di  Dio  stesso. Ebbene: donde prendiamo noi la idealità delle cose?
il mezzo con cui l' uomo conosce tutte le cose reali, è  Dio  stesso. E bene, esaminiamo un poco come faccia l' uomo a
cosa. E appunto qui, dicono i nostri avversarj, che essendo  Dio  l' Ente per essenza, abbiamo bisogno di Dio per conoscere
che essendo Dio l' Ente per essenza, abbiamo bisogno di  Dio  per conoscere le cose reali, come l' Ente nel quale sono e
i nostri avversarj è nel primo intuito, il cui oggetto è  Dio  stesso; dunque l' essere reale di tutte le cose è Dio;
, » e che tutte le scienze hanno per « termine immediato  Dio  stesso », e che sono (il che è conseguente) una religione .
essere reale che noi predichiamo di tutte le cose reali è  Dio  stesso, come si sostiene; essendo Dio l' essere di tutte le
tutte le cose reali è Dio stesso, come si sostiene; essendo  Dio  l' essere di tutte le cose, non si può dare scienza che non
personaggio) l' oggetto del nostro conoscere è sempre Dio;  Dio  stesso è il termine immediato della nostra conoscenza, nè
Beati i dotti, che sono divenuti i veri sacerdoti di questo  Dio  giobertiano! Beati i gentili Confucio, Zoroastro, Budda,
i quali, eziandiochè professassero l' ateismo, avevano però  Dio  stesso per termine immediato de' loro studj, quel Dio che è
però Dio stesso per termine immediato de' loro studj, quel  Dio  che è sempre l' oggetto universale del sapere! Beati gli
vero che l' oggetto d' ogni scienza e di ogni cognizione è  Dio  stesso. Ma se per l' opposto, l' oggetto e il termine
oggetto e il termine immediato delle scienze naturali non è  Dio  stesso, converrà dire il contrario, miei signori; converrà
poichè vi ha tanto dalla natura a Dio, quanto vi ha da  Dio  alla natura, e il dire che Iddio è tutte le cose, riesce al
che a dire che tutte le cose sono Dio. Ora coloro che fanno  Dio  quell' Essere che si afferma e si predica delle cose reali,
il termine immediato di ogni cognizione naturale è Dio, che  Dio  è l' oggetto universale del sapere? Questo, come vi dicevo,
ideale, quanto l' elemento reale de' contingenti in  Dio  stesso percepito da noi, com' egli pretende, per un
e tutte le scienze abbiano per loro termine immediato  Dio  stesso, e sieno una religione! Tale è la pretensione del
egli toglie la materia della cognizione da' sensi, e non da  Dio  oggetto dell' intuito. E voi già vi sovvenite quanto il
del nostro intuito, il quale è la sostanza delle cose, ed è  Dio  stesso. Risovvenitevi del Capo IV della sua « Introduzione
E se sono i panteisti che « « quando dicono che esso  Dio  è l' oggetto universale del sapere, intendono sotto il nome
che sono separatissime: la prima « se l' essere ideale sia  Dio  o no »: la seconda « se noi conosciamo i reali contingenti
un reale contingente, l' oggetto del nostro conoscere sia  Dio  stesso ». Ora è questa seconda questione che noi al
materia delle forze finite riluce l' idea, la quale è  Dio  stesso: ma in tal caso, quando noi conosciamo un corpo, il
; lasciando da parte la strana improprietà di applicare a  Dio  la denominazione di concreto, mentre tutta la Teologia
ognuno che conosce un corpo dovrebbe conoscer due cose,  Dio  e il corpo, il che si oppone troppo al senso comune per
poichè niuno quando conosce un corpo dice mai di conoscere  Dio  ed il corpo. Dipoi, se chi conosce un corpo conosce questi
sì o no; e se si conosce sola, o con Dio, in modo che  Dio  sia l' oggetto del conoscere; e conoscendosi insieme con
dunque supporre che noi vedessimo e conoscessimo  Dio  vedendo e conoscendo le forze finite dove egli riluce; e in
di materia e di forma; e che la forma è l' idea la quale è  Dio  stesso. Iddio dunque, secondo quest' autore, viene in
creata (notate bene, la materia e non più la forma), pensa  Dio  stesso. Ed avvertite la ragione che egli dà di questa
formi una cosa sola con Dio, perocchè l' azione creatrice è  Dio  stesso, e d' altra parte Dio appunto, a detta del Gioberti,
perocchè l' azione creatrice è Dio stesso, e d' altra parte  Dio  appunto, a detta del Gioberti, è l' oggetto immediato ed
ed universale del sapere. Se dunque la materia creata e  Dio  sono una cosa sola, e tale che non si possono pensare
Perocchè l' emanatista fa, è vero, che la sostanza di  Dio  sia quella stessa delle sue fatture, ma alla fine, lungi
stessa delle sue fatture, ma alla fine, lungi dal fare che  Dio  emanante e le sue fatture emanate sieno lo stesso oggetto,
ortodossa questa, che « « le idee delle cose finite sieno  Dio  stesso » »? Io non so, a dir vero, se si possa asserire ch'
idee così moltiplici e limitate siccome sono, sia intuire  Dio  stesso. b) Di poi, quanto non s' accresce l' errore se si
può disgiungere dall' azione creatrice, la quale azione è  Dio  stesso. E in fatti egli dovea precipitare a questo
lezione. Panteisti son quelli che, « quando dicono che  Dio  è l' oggetto universale del sapere, intendono sotto il nome
da ogni realità, e qual semplice lume comunicato da  Dio  alle create intelligenze, noi abbiamo veduto che esso gode
all' ordine contingente, ma all' ordine necessario, a  Dio  stesso, di cui è un' attinenza. Se si prende nel senso
Se si prende nel senso giobertiano, nel qual senso esso è  Dio  stesso, molto meno può essere contingente, se non fosse nel
di linguaggio, e dire, in qualche modo, ora che l' idea sia  Dio  stesso, ora che la medesima idea sia l' uomo essere
dall' altro, perocchè l' uno dei due cavalli possibili è  Dio  stesso, poichè è « « il possibile eterno come pensato da
stesso, poichè è « « il possibile eterno come pensato da  Dio  » », è « « l' idea divina numericamente identica » », come
identica », « il possibile eterno, come pensato da  Dio  » », e « « la pensabilità divina del pensato divino » ». Ma
copia finita del cavallo possibile eterno come pensato da  Dio  » ». Anche di questo intrico ci sembra oltre modo
che quando conosciamo un corpo, l' oggetto scientifico è  Dio  stesso, non solo rispetto alla forma, ma anche rispetto
posciachè quest' idea per il signor Gioberti è reale ed è  Dio  stesso, l' ordine contingente non è più diviso dall' ordine
alle sue creature, ma che queste sono effetto, di cui  Dio  è causa. Per evitare il panteismo questo non basta, miei
converrebbe che egli qui ci dicesse di più che la natura di  Dio  e la natura delle creature sono cose infinitamente distanti
materiali, p. e. un corpo, allora noi abbiamo per oggetto  Dio  stesso? e ciò non solo per rispetto alla forma, ma ben anco
questo senso che sono appunto quello che sono in quanto da  Dio  si distinguono. Or come, se la cosa è così, può dire il
proprie mani. Ma pure le cose create sono in Dio, e però in  Dio  si possono vedere; e le vedono in Dio i celesti
in Dio, e però in Dio si possono vedere; e le vedono in  Dio  i celesti comprensori. - Io non so se io debba far parlare
di s. Tommaso «(S. I, III, VIII) »; ma non sono mica in  Dio  nè quanto alla loro forma, nè quanto alla loro sostanza
possibilità? Non ci ha dubbio che l' idea di corpo c' è in  Dio  in qualche modo: in un modo, dico, che resterebbe ancora a
ma compresa in un lume solo; che l' unica cosa che v' ha in  Dio  di realmente distinto sono le persone, e il porre altra
idea che è in noi di un corpo, quell' idea stessa che è in  Dio  del corpo, non si può dire senza errore che noi vediamo l'
anche accordatogli quello che non è, che vedessimo in  Dio  l' idea del corpo, niente avrebbe egli ancora guadagnato;
questo corpo che è qui, ora; la sua materia, la quale in  Dio  non si trova, che anzi ella ha questo per essenza, d' esser
essenza, d' esser fuori di Dio; nè si potrebbe metterla in  Dio  senza divinizzarla, e materializzare Iddio, e quindi essere
non si trova in Dio, nè nell' atto creativo che è  Dio  stesso; ma è tutto fuori di Dio, e fuori dell' atto
dell' atto creativo che il fa esistere. Egli è vero che in  Dio  vi è la virtù che fa sussistere il corpo, perchè è causa
assurdità; giacchè è giocoforza che collochiamo in  Dio  la stessa sostanza e materia corporea; e poichè tutto ciò
sostanza e materia corporea; e poichè tutto ciò che è in  Dio  è Dio; forz' è che concludiamo che Dio è corpo, o che il
tutto ciò che è in Dio è Dio; forz' è che concludiamo che  Dio  è corpo, o che il corpo è Dio; ciò che viene al medesimo.
dunque confessare, che col ricorrere all' intuito di  Dio  e dell' atto creatore, non si può spiegar la percezione
fare. Ma e i celesti comprensori non percepiscono forse in  Dio  le cose create? A questa dimanda, che niuno perito nella
semplicemente. In Dio, nè nel suo atto creatore, che è  Dio  medesimo, essi non possono percepire ciò che non vi è; e
che ancor conservano colle creature stesse. Essi vedono in  Dio  le cose contingenti quante Iddio ne vuol loro dimostrare,
essere ideale; laddove il Gioberti ricorre all' intuito di  Dio  e dell' atto creativo. Vero è che noi abbiamo anche un
argomento fatto di sopra, che possiamo riassumere così. In  Dio  non vi hanno concetti in senso proprio, l' uno realmente
tutte le contingenti si creano, e si distinguono e sono da  Dio  perfettamente conosciute. Ma noi vediamo le cose possibili
privi del tutto: noi non sappiamo come le cose sieno in  Dio  eminenter: questo lo sanno solo i comprensori celesti. E
come noi le conosciamo sperimentalmente, non sono in  Dio  loro causa, ma sono il termine dell' azione di questa
del mondo; ma anche molti fra i panteisti ammisero  Dio  come causa del mondo, e Spinosa in particolare si
e pure essi fecero il mondo della stessa sostanza di  Dio  (1). Egli dichiara che Iddio è l' oggetto del sapere anche
(2)? e che gli stessi teologi più rispettabili dissero che  Dio  fa liberamente tutto quello che fa, anche le stesse
non legata, non determinata da alcun principio straniero a  Dio  (3); onde ancora il dire Iddio causa libera senza spiegare
acconciamente adoperata a significare il sistema che fa  Dio  di ogni ente, ossia che fa ogni ente sia Dio. Onde quella
comunissimo non è Dio; poichè, a detta sua, tra l' idea di  Dio  e l' idea dell' essere comunissimo v' ha quella analogia e
fedelmente la nostra opinione. Primieramente tra l' idea di  Dio  e l' idea dell' essere comunissimo non ci può correre
sono due idee dello spirito umano. La distanza sta bene tra  Dio  e l' essere comunissimo, ma non ancora tale quale il
e numericamente il medesimo veduto da tutti gli uomini e da  Dio  stesso, ma da Dio in tutt' altro modo proprio di Dio, senza
medesimo veduto da tutti gli uomini e da Dio stesso, ma da  Dio  in tutt' altro modo proprio di Dio, senza niente di
di Dio, senza niente di negativo, perciò senza che in  Dio  si distingua dal suo stesso Verbo (1), distinguendosi solo
egli dice, non è Dio, ma creatura, non conserva rispetto a  Dio  che « « quella analogia e somiglianza rimota e
non cade nel panteismo. Dice di poi che quest' essere in  Dio  non si trova a quel modo come si trova nell' uomo per
si trova per essenza e illimitato da tutti i lati, e che è  Dio  stesso non punto nè poco diviso dalla divina natura. Ma
visibile non contiene più ciò che col nome sostantivo di  Dio  viene espresso. E tuttavia, aggiunge il Rosmini, che l'
Quest' ente appunto si trova, secondo il Gioberti, in  Dio  medesimo: Iddio è l' oggetto dell' intuito giobertiano, e
di passaggio, che le cose mandino il loro lume in  Dio  come nello specchio? sicchè le cose sieno il lume, e Iddio
dunque dell' ente finito e dell' infinito, dell' uomo e di  Dio  una cosa sola. Ascoltate di più come egli aveva già prima
andare), dichiararono e dimostrarono fin qui, che in  Dio  non vi è nè generale nè particolare (1), se questo fiume d'
rinviene poi per via d' analisi, in Dio, anzi egli dice che  Dio  stesso è l' ente astratto, è il possibile considerato sotto
non è Dio, non è che un' analogia e somiglianza con  Dio  rimota ed imperfettissima, come quella che corre tra il
umano col quale s' immedesima l' essere astratto è in  Dio  ed è Dio; perocchè tutto ciò che è in Dio è Dio, e la sola
astratto è in Dio ed è Dio; perocchè tutto ciò che è in  Dio  è Dio, e la sola analisi dello spirito è la virtù creatrice
perchè tale si vede in Dio. Or posciachè tutto ciò che è in  Dio  è Dio, dunque anche il finito, ciò che, secondo il
Gioberti? Non altro che qualche cosa che si separa da  Dio  per mezzo della riflessione. Vediamolo. L' oggetto dell'
Dio, e così fare che esistano. Come poi si può separare da  Dio  il reale, così viceversa si può colle operazioni riflesse
si può colle operazioni riflesse della mente separare da  Dio  l' astrattezza e la generalità, e così fare che esistano
modo diverso da quello in cui appartengono a Dio, perchè in  Dio  quelle nozioni sono unite coll' astratto, col generale,
creature: niente dunque produce dal nulla, perchè trova in  Dio  tutto: la concretezza stessa e l' individualità, dalle
» benchè, secondo la Teologia cristiana, la creazione in  Dio  è la stessa divina sostanza, e neppure nella creatura ella
di speranza, che il Gioberti riconosca che le creature e  Dio  non sono una sola sostanza, ma due sostanze veramente
essere reale e sostanziale delle creature. Certo che in  Dio  non vi hanno due sostanze, ma una sola. Tutto quello che è
vi hanno due sostanze, ma una sola. Tutto quello che è in  Dio  è Dio. Dire che il concreto e il particolare, da cui prima
tali proprietà si dividono coll' analisi, esistono in  Dio  in un altro modo, non basta; perchè la differenza non può
coerente a quello che avea detto prima, che togliendo in  Dio  coll' analisi l' astrattezza e la generalità, nascono le
il concreto e il particolare che la riflessione ritrova in  Dio  oggetto dell' intuito, certo che esse si distinguono da Dio
Dio oggetto dell' intuito, certo che esse si distinguono da  Dio  sostanzialmente, perchè le creature in tal supposto,
perchè le creature in tal supposto, lasciano a  Dio  tutta la sostanza e esse non sono che sue proprietà.
ciò che era oggettivo si cangiò in soggettivo, ciò che era  Dio  si cangiò in creatura. - Mirabile spiegazione che voi date,
sostanza dall' ordine assoluto, ossia dall' Ente, che è il  Dio  del Gioberti. La sostanza dunque di Dio e delle creature è
Ente, che è il Dio del Gioberti. La sostanza dunque di  Dio  e delle creature è la medesima; la diversità sta unicamente
»(1) ». E certo la realità contingente non può essere in  Dio  dall' istante ch' ella è il concreto separato per via d'
Gioberti, nell' Ente possibile, che egli afferma comune a  Dio  ed alle creature. Eppure il Rosmini avea dimostrato, che
il nostro filosofo, che l' Ente possibile conviene a  Dio  ed alle creature: è una impressione e una modificazione del
una modificazione del soggetto umano possa essere comune a  Dio  ed alle creature. Ma se l' Ente possibile è una impressione
che è una modificazione dello spirito umano, comune a  Dio  ed alle creature, non sia nello stesso tempo l' idea
creature, non sia nello stesso tempo l' idea posseduta da  Dio  stesso. Questa impressione unica che l' Ente e l'
del soggetto umano che è l' Ente possibile comune a  Dio  ed alle creature, questa modificazione che rende simili fra
che nello stesso tempo è l' idea divina, che è quanto dire  Dio  stesso (2). [...OMISSIS...] . Certo in qual modo la stessa
e che quest' impronta sia l' Ente possibile comune a  Dio  ed alle creature, dichiarando nello stesso tempo che questa
stesso tempo che questa comunità, questa similitudine di  Dio  e delle creature, si ravvisa « « nell' idea eterna dell'
» », converrà dire che vi abbia un archetipo comune a  Dio  e alle creature. Ora quando si udì mai che Iddio abbia un
potrà mai essere l' idea dell' Ente possibile, comune a  Dio  e alle creature? Lasciamo pure la sua gran parte alla
dell' uomo, dall' altra parte è inseparabile da  Dio  dove si contiene, e perciò è Dio. Ma da questo così aperto
[...OMISSIS...] . Voi sapete, l' intelligibilità propria di  Dio  è Dio stesso, come insegna il signor Gioberti, e questa
. Voi sapete, l' intelligibilità propria di Dio è  Dio  stesso, come insegna il signor Gioberti, e questa
che trapassa è dichiarata da lui numericamente identica in  Dio  e nelle creature. Dunque, secondo la sua dottrina, Iddio
universale ed immediato del sapere in tutte le scienze è  Dio  stesso, come abbiamo veduto nelle precedenti lezioni. La
è a dir vero a lui comodissima. L' intelligibilità di  Dio  trapassa nelle creature, perciò anche queste divengono
perchè esse hanno in sè l' intelligibilità stessa di  Dio  in esse trapassata. Ma perocchè l' ordine degli
realtà, conviene che trapassando l' intelligibilità di  Dio  nelle creature vi trapassi anche l' essere reale, e così
ma poichè quella ragione necessaria, che è l' idea divina e  Dio  stesso è passata nelle cose create coll' atto creativo, e
le crea trapassando in esse il divino intelligibile, che è  Dio  stesso. V S' intende ancora in che modo il signor Gioberti
delle sostanze, e queste acquistano natura di accidenti di  Dio  medesimo; il quale oltre comporsi con esse come la forma
creazione si fa col movimento e trapassamento dell' idea di  Dio  e Dio stesso nella creatura (rimanendo quell' idea e
si fa col movimento e trapassamento dell' idea di Dio e  Dio  stesso nella creatura (rimanendo quell' idea e sostanza
idea e sostanza divina numericamente la stessa), di quel  Dio  che come sostanza informa, sostiene e regge le cose create,
è numericamente identica con quella di Dio, e con  Dio  stesso, voi vedete bene qual conseguenza indeclinabile ne
. Dove il discendere che fa lo spirito umano da  Dio  a sè come creatura si dichiara un atto che s' immedesima
idea (2). Dice dipoi che ogni menoma idea obbiettivamente è  Dio  (3). Già voi sentite la conseguenza manifesta che discende
la luce stessa intellettuale sussiste adunque identica in  Dio  e nelle creature, le quali si creano col venire illustrate
creabile sono le idee. Ma la menoma idea obbiettivamente è  Dio  stesso, insegna il Gioberti. Dunque il creabile è Dio
è Dio stesso, insegna il Gioberti. Dunque il creabile è  Dio  stesso; e il possibile non è altro che una relazione che ha
stesso; e il possibile non è altro che una relazione che ha  Dio  verso sè stesso, quasichè in Dio vi avessero altre
che una relazione che ha Dio verso sè stesso, quasichè in  Dio  vi avessero altre relazioni che quelle delle persone. L'
menoma idea oggettivamente, com' è data nell' intuito, è  Dio  stesso. Ma nello stesso tempo egli ci dice, che l' oggetto
in virtù dell' intelligibilità assoluta (3), che è  Dio  oggetto unico dello scibile. Ma come poi, essendo Dio le
che è Dio oggetto unico dello scibile. Ma come poi, essendo  Dio  le cose create, noi le separiamo da Dio? Non già per mezzo
stessa anche nella riflessione, e però rimane divina, anzi  Dio  stesso; e mediante questa intelligibilità sono create, cioè
secondo lui, è l' idea? Ma qual differenza passa dunque fra  Dio  e le creature? Grande certamente e sostanziale; perchè
come la chiama il Gioberti, è l' ordine assoluto, cioè  Dio  stesso. [...OMISSIS...] (voi ben sapete che noi non
del panteismo è sempre quella di sapere se la sostanza di  Dio  e quella delle creature è una e la stessa, o diversa e
quanto è veduto nell' intuito, è l' essere necessario, cioè  Dio  stesso, e il concreto sensibile è il contingente, cioè
nell' atto creativo: essendo quelle una trasformazione di  Dio  medesimo, conviene vedere e Dio e la sua trasformazione per
una trasformazione di Dio medesimo, conviene vedere e  Dio  e la sua trasformazione per averne la percezione. Ora io
l' udire che, come le cose individue sono l' idea, ossia  Dio  trasformato, così l' idea, cioè Iddio, anch' egli alla sua
del corpo, e però ci vede anco l' affermazione di  Dio  stesso. Udite: [...OMISSIS...] . In che dunque consiste,
Ora poichè non vi è nulla che insieda in Dio, e che a  Dio  partecipi, se non Iddio, forz' è dire che anche la materia
Ma notate tuttavia, che il corpo è l' idea generale (il  Dio  di Gioberti) individualizzata, e non l' idea generale nella
di ricevere in sè la potenza di percepire Iddio, cui  Dio  stesso, comunicandosi all' anima, crea in essa. Di qui Ella
per natura nella mente umana, è un' appartenenza di  Dio  - Ma ogni appartenenza di Dio, è Dio - Dunque l' essere
è un' appartenenza di Dio - Ma ogni appartenenza di Dio, è  Dio  - Dunque l' essere ideale è Dio. Distinguo la minore - Ogni
(che gli scolastici chiamano l' essere comunissimo ) da  Dio  sussistente. Di più distinguo la maggiore ancora così - Se
Di più distinguo la maggiore ancora così - Se da  Dio  si divide qualche suo attributo, o qualche cosa che la
Distinguo poi la minore così - La recata distinzione divide  Dio  mentalmente, e in modo che a ciò, che si precide da Dio,
mentalmente, ma in modo da applicare la denominazione di  Dio  a ciò che si considera come preciso da Dio, il che non si
»); ogni cosa ideale lo nego: perchè le relazioni p. e. tra  Dio  e la creatura, hanno un termine increato che è Dio, e un
qualificazione, come nè pure niun attributo preciso da  Dio  si possa dire Dio, perchè gli manca ciò che è a Dio
da Dio si possa dire Dio, perchè gli manca ciò che è a  Dio  essenziale, cioè l' essere completo e d' ogni parte
possa perciò competere la denominazione di Dio, perchè da  Dio  niente si può dividere colla mente che si rimanga Dio,
giacchè se si potesse far ciò, si porrebbe la divisione in  Dio  stesso. L' Ente ideale è creatura in quanto è preciso da
stesso. L' Ente ideale è creatura in quanto è preciso da  Dio  nel modo detto, lo concedo pure, perchè ciò non significa
che per conoscere quale sia la legge della vostra vita,  Dio  v'ha dato due mezzi: la vostra coscienza e la coscienza
intellettuale, che abbracci e fecondi tutte le facoltà che  Dio  vi dava siccome deposito da far fruttare, e che istituisca
colla vita collettiva di tutti, colla vita dell'Umanità,  Dio  v'ha fatto esseri essenzialmente sociali. Ogni essere al
perfezionamento nell'uomo: non intesero la potenza data da  Dio  all'uomo per compirlo, né la via per la quale si compie. Si
Non sospettando la rivelazione continua che scende da  Dio  sull'uomo attraverso l'Umanità, credettero in una
le vostre forze, la vostra potenza d'azione: Questo mezzo  Dio  lo trovava per voi, quando vi dava una Patria, quando, come
nazioni. I tristi governi hanno guastato il disegno di  Dio  che voi potete vedere segnato chiaramente, per quello
a tutta quanta l'Umanità. A voi, uomini nati in Italia,  Dio  assegnava, quasi prediligendovi, la Patria meglio definita
costeranno forse ancora lagrime e sangue: sulla vostra, no.  Dio  v'ha steso intorno linee di confini sublimi, innegabili: da
sugli sbocchi dell'Isonzo, avrà segnato la frontiera che  Dio  vi dava. Sino a quella frontiera si parla, s'intende la
amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la casa che  Dio  ci ha data, ponendovi dentro una numerosa famiglia, che ci
noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l'intenzione di  Dio  e senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i
l'ordine della battaglia. Non abbandonate la bandiera che  Dio  vi diede. Dovunque vi trovate, in seno a qualunque popolo
dalla Nazione. La Patria è il segno della missione che  Dio  v'ha dato da compiere nell'umanità. Le facoltà, le forze di
affratellato colla Virtù; ma è privilegio concesso da  Dio  e non dagli uomini - e quando voi lo riconoscerete
e spegnerla. La Patria deve essere il vostro Tempio.  Dio  al vertice, un Popolo d'eguali alla base; non abbiate altra
seguirete altra via. Per voi l'Italia avrà, sì come un solo  Dio  nei cieli, una sola verità, una sola fede, una sola norma
di tutti, per fine il compimento della missione che  Dio  le dava. E perché voi sarete pronti a morire per l'Umanità,
se non da chi prima di tutto ha estinto in sè coll' amor di  Dio  ogni terreno amor proprio, sicchè non curi di avere altri
non curi di avere altri testimoni delle sue azioni, fuorchè  Dio  solo. A tal uopo rendete il vostro discorso medesimo così
mai potessero essere in chi è bensì il rappresentante di  Dio  per voi altri, ma senza deporre per questo l' umanità. Sì,
che siete entrato negli Esercizj. Raccomandate caldamente a  Dio  il miserabile vostro fratello, e per amor Padre A. ROSMINI
come che esso continui: e non potendo esser volontà di  Dio  che continui senza il pieno consenso del Vescovo diocesano,
ma avrebbe ben presto degenerato, e prodotto fors' anche,  Dio  non lo voglia, più danno che vantaggio alla santa Chiesa.
un religioso stesso fosse quegli, che calcolasse dinanzi a  Dio  se coll' applicarsi questi o quei membri a queste o a
Vostra Altezza Rev.ma consideri e maturi innanzi a  Dio  tutte queste osservazioni che umilmente Le sottometto,
Diocesi: in caso contrario riconoscerò che non è volere di  Dio  che egli esista, e con eguale contentezza sopprimerò la
chiarezza, sincerità, tranquillità e buon fine. Egli è  Dio  stesso che ci difende quando siamo innocenti, e a lui
fortezza provata per tante sciagure, alla bontà infinita di  Dio  che suole proporzionare i pesi alle forze di quelli a cui
voi vi vedrete anche un tratto dell' ineffabile bontà di  Dio  in darvi occasione di mostrargli l' amor vostro coll'
ed adempire. Ma quando la dolcissima volontà del nostro  Dio  ci impone qualche sacrificio grave alla natura, oh allora
cuore, e il suo amore nelle sue piaghe! Amare la volontà di  Dio  nelle cose liete è poco amore, ed incerto se sia amore; ma
i sentimenti ed il cuore, per così dire, comuni. La mano di  Dio  toccando voi, ha toccato me pure. Questa mano sapientissima
ebbi l' acerba notizia, non ho mancato di raccomandare a  Dio  l' anima del defunto, e di farla raccomandare a' miei. V'
non con ismancerie e con artifizi. Nostro Signore, che come  Dio  è la verità stessa, come uomo n' è il grande ed unico
primari sono: 1 La bellezza della virtù; 2 Il merito che ha  Dio  di essere da noi ubbidito ed amato, Cristo d' essere
debbono sussidiare il motivo primario del merito che ha  Dio  di essere da noi ubbidito ed amato, e Cristo d' essere
l' animo dallo spirito: e questa arma è onnipossente come  Dio  stesso, ma è l' unica del sacerdote. D' altro lato, che
perocchè non v' ha alcun male al mondo, che non sia da  Dio  permesso affine di trarne un bene maggiore. Ed è per questo
adunque libero di pensare, che le rivoluzioni nelle mani di  Dio  sieno più o meno utili alla sua Chiesa: questa non è
il suo divin Fondatore ha già detto che il regno di  Dio  viene senza osservazione , e non coi tumulti e colle
da qualche miseria della vita presente ». Lo spirito di  Dio  è lo spirito di Gesù Cristo, e lo spirito di Gesù Cristo
ella venisse da noi, ma ex fide , cioè dalla confidenza in  Dio  misericordioso. Leggevo tempo fa in un libro questa frase,
mio caro marchese, che appigliandosi Ella alla grazia,  Dio  La porterà innanzi, il quale ha detto e Le dice:
con semplicità e non cerca le cose proprie, ma quelle di  Dio  e del prossimo. In questo sta tutto l' Istituto della
(giacchè il resto è vanità), in quanto che il servizio di  Dio  costà ha congiunte difficoltà non poche, distrazioni e
brevi, limitati e spesso fallaci, a differenza di quelli di  Dio  che abbracciano in un modo infallibile le cose tutte, le
di puro cuore la cercheremo. Il primo segno è la legge di  Dio  , da Gesù Cristo apertaci con pienezza e perfezione; la
Dei sanctificatio vestra ». Se dunque la volontà di  Dio  è la nostra santificazione, noi possiamo essere certissimi
non insorgerebbe già contro l' uomo che comanda, ma contro  Dio  che manifesta il suo volere per mezzo di quell' uomo. Egli
non si farà che ottimamente secondo le viste divine, e che  Dio  vorrà servirsi di quello sbaglio od errore del Superiore ai
ed umile. Quando poi non si può conoscere il voler di  Dio  nè col primo nè col secondo di questi due segni, perchè non
del Superiore che prescriva il da farsi, nè la legge di  Dio  o l' amore della santità lo determina, allora convien
secondo è subordinato al primo, cioè a dire se la legge di  Dio  ci obbliga ad una cosa, a quella dobbiamo attenerci; ma se
farsi, allora dobbiamo studiarci di conoscere il voler di  Dio  per mezzo del lume di ragione e della grazia che il deve
col proprio Superiore, in cui ravvisi come in imagine  Dio  stesso, uniti ancora tutti fra di voi in congiuntissima
erano del tutto quelle che si richieggono ad ottenere da  Dio  un pieno perdono. D' altro lato la confessione, e
la carità coll' orazione e con atti frequenti di amor di  Dio  e del prossimo: in ragione che cresce in noi la carità,
di più. Perciò Gesù Cristo, comandandoci l' amor di  Dio  non ci ordinò di amarlo infinitamente , com' ei si merita;
preghiere, annientandovi davanti al trono della Maestà di  Dio  e chiedendogli con gran fervore di poter intendere le
superiore esterno. Voi lasciate fuori il principale, che è  Dio  che parla per mezzo del superiore e vale molto più della
non vuole ubbidire ciecamente alla volontà divina, che  Dio  manifesta per la bocca del suo ministro e del suo
sapientissima, e santissima. E tanto è grato a  Dio  questo cieco ubbidire, che si degnò, non di rado, di
appunto datoci dalla Provvidenza e dalla misericordia di  Dio  nella religione qualunque ei sia; perocchè qualunque ei sia
noi farsi ai prossimi nostri ed alla santa Chiesa. Perocchè  Dio  Padre di tutti gli uomini è quegli che pensa a tutti, e
storia e la rese universale, dacchè proclamando l' unità di  Dio  proclamò quella del genere umano, e insegnandoci ad
la stessa tradizione antichissima della unità di  Dio  si conservò fino presso gli Otaiti, adoratori del grande
parola tutto racchiude in sè questo mistero, non potendo  Dio  ricevere nome di Padre se non ha un Dio per figlio. -
non potendo Dio ricevere nome di Padre se non ha un  Dio  per figlio. - Siccome in questi ed in altri simili luoghi
le ceremonie, l' esempio propagarono il regno di  Dio  »(facc. 46) » si sente che manca il mezzo principale onde
Gli atti generosi della volontà e le proteste fatte a  Dio  di frequente e i gemiti cavati dal profondo del cuore hanno
di quest' atto saranno buoni per me: e se io mi butto in  Dio  (per quanto miseramente posso) son certo, che Egli non mi
riceve quella specie di umiliazione, che gliene viene, da  Dio  e nel suo interno ne cava profitto, umiliandosi e
fino a tanto che il sacrificio che fate di voi stesso a  Dio  non sia intero e perfetto ; e non sarà mai intero e
stesso e alle cose di questo mondo, e non vi stringete a  Dio  solo. « Deus meus et omnia », dee essere la vostra divisa,
la divisa di tutti noi. Quando voi vi mettete nelle mani di  Dio  (e nelle sue mani vi siete messo coi sacri voti e colla
interamente dei beni temporali, la virtù della grazia di  Dio  si aumenterà in voi; e così reso più forte, e da Dio
di Dio si aumenterà in voi; e così reso più forte, e da  Dio  illustrata la mente, non finirete di benedire il suo Nome
parole! Quand' io considero da una parte l' insistenza di  Dio  per fare del bene a me, sua povera creatura, e dall' altra
del bene è suo dono. Dietro a questo desiderio mandiamo a  Dio  delle voci, delle suppliche, de' gemiti almeno; se non
La voce del suo Direttore deve essere per Lei la voce di  Dio  stesso, e perciò se il Direttore Le concede licenza di
E come possiamo noi saperlo? Ce lo fa sapere la voce di  Dio  che noi udiamo dalla bocca del suo Ministro che ha cura
non facendole. Egli è tanto grande il merito che ha presso  Dio  l' ubbidienza, che nella Scrittura stessa vien detto che
per Lei racchiuse le penitenze, di cui si sente verso  Dio  debitrice. Ella le fa tutte ubbidendo. Ma questa stessa
ed umiliarla, essendo un nuovo tratto della benignità di  Dio  verso di Lei, non dee diminuir punto nel suo cuore il
punto nel suo cuore il sentimento di tutto ciò che deve a  Dio  in conseguenza delle sue colpe; dee considerarsi come
la ragione per la quale il suo Direttore, qual organo di  Dio  stesso, Le può impedire alcune penitenze senza scapito
quelle che s' incontrano nello studio stesso di piacere a  Dio  solo, nella meditazione delle cose eterne, nell' orazione,
dell' uomo! essa riposa tutta sull' autorità di  Dio  rivelante, il quale ci fa conoscere la verità col mezzo
reciso dalla vite, buono da gittarsi solo sul fuoco?  Dio  mio! l' udir questo è certo una grande umiliazione. Le
la quale è semplice e in altro non fondasi affatto che in  Dio  e nella santa sua Chiesa. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...]
più bella disposizione che Ella possa avere per ottenere da  Dio  i lumi e la fortezza di cui Ella abbisogna nelle
se non in ordine alla verità ed alla giustizia, e perciò a  Dio  ed alla santa Chiesa Cattolica, a cui ha la grazia di
temute le conseguenze funeste per le opere della gloria di  Dio  e per la dottrina vera del nostro Signore, state pur certo
E qual dubbio che questo sia dovere dell' uomo di  Dio  e del discepolo del Signore? Ma non si può egli benedire
sarebbe un manifesto giudizio temerario, e smentito da  Dio  stesso, che confirmò la condotta di san Paolo in tale
non è che un bene che si fa alla Religione. Il nostro  Dio  è Dio di verità, e il Maestro nostro è la verità in
non è che un bene che si fa alla Religione. Il nostro Dio è  Dio  di verità, e il Maestro nostro è la verità in persona. Ma
e opposti all' ubbidienza; ma di più all' ubbidienza di  Dio  e all' amore della penitenza e della mortificazione
vi paresse d' avere secondo natura, per purissimo amor di  Dio  e ardore di rassomigliare al vostro dolce Maestro e
perfezione vuole assolutamente che siate disposto a fare a  Dio  anche questo sacrificio. E tutto farete per la grazia che
e sostenere ogni cosa, vi risentite, vi mostrate offeso; e  Dio  non voglia che abbiate voi stesso forse dato, se non in
il nostro cuore è retto o non è retto, vede le magagne, e  Dio  non voglia, anche le cancrene più nascoste e più
riceve quindi come grazie speciali e segni dell' amore che  Dio  ci porta, poichè, come dice la Sacra Scrittura: « Iddio
nostra ha al patire, come quella che sarebbe fatta da  Dio  per godere, non essendo lo stato di patimento che una
dalle cose di questa terra, un' unione maggiore con  Dio  e ardente desiderio delle cose del Cielo, un disinganno e
bene sperare contra speranza; giacchè la grandezza di  Dio  si manifesta e spiega in quelli che sono nulla; e la
della santità , tutto verrà dietro a questo: i disegni di  Dio  si compiranno: la legge di Dio ha una virtù nascosa: nella
a questo: i disegni di Dio si compiranno: la legge di  Dio  ha una virtù nascosa: nella sua massima semplicità è
è tutta rivolta in servigio di quelli, che nella legge di  Dio  volunt nimis , e in essa (non nei proprii disegni)
con lei del suo gaudio, del suo regno che è quello di  Dio  medesimo. Ecco quanto brama ora da noi la nostra buona
esserci nuovo motivo di consolazione, pensando che il buon  Dio  ci ha voluto dare anche questo soccorso, prova della
perfetta al divino volere, di rendimento di grazie a  Dio  che in ogni cosa è buono egualmente, e che tutto dispone
egli è certo che un Superiore può avere maggior lume di  Dio  da conoscere prontamente chi è chiamato e chi non è; e in
INFINITA SPERANZA; perchè questa è ragionevole, e perchè  Dio  la gusta dalle sue creature. Guai a confidare in noi
Guai a confidare in noi stessi! ma quanto al nostro  Dio  non ci stanchiamo di dire: « In te Domine speravi, non
il Signore è la salute . «Ckristos», unto di  Dio  Padre, cioè consacrato Re e Sacerdote, « «quello cui il
o misericordia del Signore, ovvero [...OMISSIS...] dono di  Dio  ) fu figliuolo di Zebedeo e di Salome da Betsaida «(Matth.,
di G. C. nel cuore dell' amato discepolo, cuore formato da  Dio  stesso acciocchè fosse idoneo e congruo alla scuola del
le prime parole di Giovanni: « Nel principio, in cui  Dio  creò il cielo e la terra, era già il Verbo ». Ma in qual
esser prodotti o, per dir meglio, comprodotti dall' atto di  Dio  creante, e non essere una cotal forma di questo atto. -
un' altra serie o tempo infinitamente lungo. Se l' atto di  Dio  avesse dovuto aspettare un tempo infinito prima che il suo
escluse ogni pensiero di distanza fra il mondo e l' atto di  Dio  creante. - Ma se l' atto di Dio creante è congiunto senza
fra il mondo e l' atto di Dio creante. - Ma se l' atto di  Dio  creante è congiunto senza alcuna distanza di tempo col
se stesso, e quindi pure il celebre detto di S. Anselmo che  Dio  « uno eodemque (Verbo) dicit se ipsum et quaecumque fecit
esemplare del mondo, ma è la figura della sostanza di  Dio  (1); è questa stessa sostanza in quanto è luce o sia
Esemplare si mostra contemporaneo, coesistente all' atto di  Dio  creante); « « quando con certa legge e con certo giro
che quella divina Sapienza si sollazzava al cospetto di  Dio  in ogni tempo, perchè l' atto suo eterno riferivasi ad ogni
il Verbo » », e non dica: « Nel principio era il Verbo di  Dio  »(1). Dire « il Verbo »senza più, è un parlare assoluto;
questo luogo dica « Verbo »assolutamente e non « Verbo di  Dio  ». « « Quantunque », dice, «molte sieno le verità
al suo popolo il significato di questo vocabolo « parola di  Dio  », comincia a distinguere nell' uomo la sua parola
conoscere in qualche modo la parola di Dio, il consiglio di  Dio  dalle opere esterne della creazione, dicendo:
sulla Trinità. E veramente per i platonici il Verbo di  Dio  era l' idea del mondo ossia il mondo intelligibile, come
di S. Giovanni). Gli stoici del pari usavano del «logos» di  Dio  per ispiegare la creazione contro gli epicurei che
anteriore al presente, esemplare nella mente di Dio, da cui  Dio  ritrasse tutte le cose create, e che egli chiama pure il
la venuta di Gesù Cristo, nel quale si dica che il logos di  Dio  è Dio; ma questi non sono che luoghi piuttosto sfuggiti ai
sussistono per propria essenza, ma perchè un atto libero di  Dio  gli ha fatti sussistere. Essendo dunque due cose affatto
quella che usano i teologi quando chiamano la percezione di  Dio  visione, parola traslata dal senso del vedere. Se non che
umana che si trasmuta passando all' atto, perocchè in  Dio  non vi ha trasmutazione nè passaggio di potenza in atto
essere noi troviamo la dimostrazione dell' esistenza di  Dio  (già indicata da S. Agostino, da S. Anselmo e da altri),
del mondo. Le cose tutte contingenti non sono adunque da  Dio  conosciute per molte idee staccate, ma per un' idea sola
libero al creare e non creare. Rispondesi che la libertà di  Dio  è perfettissima, perchè la sua essenziale santità e
noi facciamo, che dall' amore necessario ed essenziale di  Dio  per se stesso rampolla l' atto libero della creazione,
è pur dottrina comune dei teologi che ogni atto d' amore di  Dio  benchè libero verso la creatura proviene dall' amore che ha
benchè libero verso la creatura proviene dall' amore che ha  Dio  essenzialmente per se stesso, di guisa che suole
ciò che Iddio fece; 4 Che questo tipo non è diverso in  Dio  dall' atto della creazione col quale fu distinto e
5 Finalmente che questo tipo istesso non fu trovato da  Dio  per via d' alcun discorso, ma gli fu sempre presente ed
perchè ab eterno lo ha trovato, essendo essenziale a  Dio  questa stessa attuale sapienza. Di che si vede ancora in
da lui procede come un accidente; laddove il Verbo di  Dio  non reca immutazione di sorta al Padre a cui è essenziale.
forme che si dicono persone. Quindi non si può pensare in  Dio  una potenza anteriore alla generazione del Verbo, non solo
l' atto stesso con cui è Dio; atto per conseguente che è  Dio  stesso. Avanti quest' atto compiuto non vi è nulla, nulla
la grandezza, ed esultando in questa cognizione di  Dio  grande e glorioso, ne godessero, e partecipassero della sua
descrisse accuratamente in queste ammirabili parole che a  Dio  sono indirizzate: [...OMISSIS...] . Dal qual bellissimo
si debbono ammettere coll' ossequio della fede a  Dio  rivelante, non furono ricevute dalla superbia dei filosofi,
non sente Iddio, e però della manifestazione esterna di  Dio  non percepisce che la parte materiale, e non la parte
fit (3) ». Ma ciò che i profeti annunziarono del Verbo di  Dio  e della salute che questo avrebbe data agli uomini venendo
dal chiamarsi egli e figliuolo dell' uomo e figliuolo di  Dio  . Onde l' interrogazione di Cristo a Pietro: « Quem dicunt
degli altri Apostoli: « « Tu sei il Cristo figliuolo di  Dio  vivo » », allora ebbe da Gesù quel magnifico elogio: «
esprimono sensibilmente; onde, essendo rivelata la unità di  Dio  ed i suoi attributi, conveniva che quest' oggetto di quella
lettera collo spirito. Ora da questa percezione incoata di  Dio  doveva venirne un riflesso spirituale e divino anche alla
somministravano ai santi uomini e a' più eminenti eletti da  Dio  acciocchè le comunicassero agli altri. Onde « « Abramo
Per ciò le verità rivelate si chiamano anch' esse parola di  Dio  . E sebbene quelle verità sieno molte, tuttavia non si
quelle verità sieno molte, tuttavia non si dicono parole di  Dio  , ma sì bene in singolare parola di Dio . E ciò assai
si dicono parole di Dio , ma sì bene in singolare parola di  Dio  . E ciò assai acconciamente, perocchè la parola di Dio è
di Dio . E ciò assai acconciamente, perocchè la parola di  Dio  è una, è uno il suo Verbo, nè propriamente Iddio dice altra
in lui si rifondano, e quindi si chiamino altresì parola di  Dio  . Nel che però è da osservarsi che v' hanno delle
provenire, che egualmente molteplici fossero i rapporti di  Dio  con lui, molteplici i mezzi che adoperasse Iddio per
sua perfezione e la sua beatitudine; che la rivelazione di  Dio  si frangesse, per così dire, in molte verità speciali, e
e l' altre operazioni esterne sono fatte pel Verbo, e in  Dio  non sono distinte da quell' atto che costituisce il Verbo
la persona del Verbo promesso era indicata coi nomi di Dio,  Dio  con noi, Padre del secolo futuro, Principe della pace,
ragione come la denominazione di Verbo applicata a  Dio  fosse già in uso prima di Cristo. La perifrasi caldaica di
per quelli tali voci significavano una dottrina rivelata da  Dio  oggettivamente considerata, per questi, cioè per noi,
la dottrina rivelata oggetto della mente, ma il Verbo di  Dio  che è ad un tempo dottrina per sè manifesta e persona.
si attua in modo che l' uomo riferisca esplicitamente a  Dio  tutte le sue azioni, allora tutta la virtù sua diviene
sentito, percepito. La qual comunicazione immediata di  Dio  all' anima suol avvenire con qualche manifestazione esterna
anche della scienza naturale. Ma, oltrecchè il Verbo di  Dio  forma remotamente le intelligenze, quand' egli poi si
predicazione. Onde, quando S. Paolo chiama la parola di  Dio  « gladium spiritus (1) », intendeva la predicazione animata
ci conduce tosto al Padre dicendo: « « e il Verbo era appo  Dio  » ». Iddio qui significa il Padre (1), e con queste parole
d' Aquino (2) la differenza fra il significato della parola  Dio  , e della parola Deità . Questa seconda indica la divinità
a significare solamente la natura divina; laddove la parola  Dio  significa la divinità nel supposito, concretamente, e però
le nature. Ma dopo ciò, sebbene la parola  Dio  s' adoperi convenientemente a significare il supposito,
come nel luogo di S. Giovanni, « « E il Verbo era appo  Dio  » », la parola Dio indichi il Padre. Or questo si rileva
di S. Giovanni, « « E il Verbo era appo Dio » », la parola  Dio  indichi il Padre. Or questo si rileva dal contesto, giacchè
appresso . Finalmente è da osservarsi che la parola  Dio  si suol applicare in primo luogo al Padre come quello che è
che è la processione delle due altre persone; e la parola  Dio  indica appunto la sussistenza dell' essere assoluto senza
perocchè questo averla ricevuta non è espresso nella parola  Dio  . Onde, quando la parola Dio si vuole assumere ad indicare
non è espresso nella parola Dio . Onde, quando la parola  Dio  si vuole assumere ad indicare il Figliuolo o il Santo
il Padre. E S. Giovanni, dicendo che « « il Verbo era appo  Dio  » », parlava più in conformità delle antiche scritture, le
antiche scritture, le quali nominano spesso il « Verbo di  Dio  »; laddove non nominano « il Verbo del Padre ». Oltredichè,
del Padre ». Oltredichè, dicendo che « « il Verbo era appo  Dio  » », si veniva a rendere la ragione del perchè Iddio
il Padre significa che dall' eternità risiedeva appresso  Dio  suo Padre (1). Onde viene a dire del Verbo quello che le
il processo della nostra intelligenza, la necessità di  Dio  Padre presso cui fosse. Volendo ora noi venir dichiarando
natura del Creatore. Dunque ciò che di natura sua è appo  Dio  deve avere la natura divina, dee esser Dio; giacchè fra l'
è distante infinitamente dall' infinito: l' infinito poi è  Dio  stesso. Avendo dunque detto che il Verbo era appo Dio, ci
più spontanea che l' Evangelista dice che il Verbo era appo  Dio  in principio, il che, come vedemmo, viene a dire da tutta
di Cristo col Padre. Si dice che « « il Verbo è appo  Dio  » »; che è « « nel Padre »(2) »; che è « « nel seno del
ad esprimere convenientemente la congiunzione del Verbo con  Dio  che lo pronuncia. Perocchè la parola appo , applicata alle
non si avvera nel creato, e però la parola in applicata a  Dio  non può esprimere una congiunzione accidentale, come accade
queste tre espressioni, applicate all' unione del Verbo con  Dio  che lo pronuncia, si correggano e si completino l' una
prese insieme; perocchè l' appo dimostra che tra il Verbo e  Dio  che lo pronuncia non si dee mettere una unione simile a
noi, mediante l' uso di tali particelle, intendiamo che in  Dio  aver vi dee unità di sussistenza, e ad un tempo pluralità
pluralità di persone, e che tale è l' unione del Verbo con  Dio  che lo pronuncia a sè consustanziale e ad un tempo
appresso Iddio che lo pronunciava eternamente, era Verbo di  Dio  indiviso da Dio. Quivi stava nell' eternità nascosto alle
che l' uomo non si poteva giustificare in comparazione di  Dio  (5), perchè avrebbe veduto la purezza, la santità, la
avrebbe veduto la purezza, la santità, la perfezione di  Dio  stesso. In queste parole il Verbo è il soggetto, e Dio è il
di Dio stesso. In queste parole il Verbo è il soggetto, e  Dio  è il predicato, come si scorge dal testo (1), in modo che
che la costruzione naturale è questa: « « E il Verbo era  Dio  »(2) ». Il Verbo dunque, che era ab eterno, ed era appresso
era ab eterno, ed era appresso Dio, non poteva essere che  Dio  egli stesso. Non trattasi adunque d' un verbo transeunte,
una persona divina. Abbiamo già osservato che la parola  Dio  esprime un supposito, una persona, non l' idea astratta o
come la parola Deità . Quindi dicendosi « E il Verbo era  Dio  », si viene a dire « E il Verbo era persona divina ». Ma
». Ma era stato detto altresì che « il Verbo era appo  Dio  », dunque una persona divina era appo una persona divina:
Dio, tuttavia non ne viene che sieno due Dii, ma un solo  Dio  essente in due persone. Ora, posciachè nelle cose create
eguale a se stesso. Nelle parole « E il Verbo era  Dio  » [...OMISSIS...] S. Giovanni non pone l' articolo alla
[...OMISSIS...] S. Giovanni non pone l' articolo alla voce  Dio  perchè è costruito come predicato, e quanto si costruisce
non si usa di anteporre l' articolo. Usata la parola  Dio  come predicato, ella dà alla clausola questa sentenza: « E
voce «Theos» volevano inferire che il Verbo non era detto  Dio  nello stesso senso di Dio Padre (1). Si potrebbe forse
che il Verbo non era detto Dio nello stesso senso di  Dio  Padre (1). Si potrebbe forse aggiungere che l' omissione
Padre. Perocchè avendo detto che « il Verbo era appresso  Dio  », [...OMISSIS...] con che voleva dire che era presso la
la persona del Padre, se avesse poi detto che il Verbo era  Dio  coll' articolo «o Theos»; sarebbe sembrato ch' egli fosse
fosse la stessa persona del Padre, cui nominò prima appunto  Dio  coll' articolo «ton Theon». In queste tre clausole adunque
definire ai lettori. E` dunque da considerare che la parola  Dio  non basta a definire il Verbo: perocchè quella parola,
di Samosata. La seconda clausola: « « E il Verbo era appo  Dio  » », stabilendo la distinzione delle persone del Verbo e di
» », stabilendo la distinzione delle persone del Verbo e di  Dio  che lo pronunzia, ribatte l' errore di Sabellio, il quale
che s' era incarnato. La terza clausola: « « E il Verbo era  Dio  » », ribatte l' errore di Eunomio, il quale insegnava che
dal Padre, quando invece, secondo l' Evangelista, egli era  Dio  come il Padre. Queste tre clausole onde incomincia S.
II), così S. Giovanni narra com' egli stèsse ab eterno appo  Dio  nascosto alle creature; come S. Marco lo descrive
S. Giovanni nella terza clausola annunzia che Cristo era  Dio  egli stesso. Colle tre comme precedenti S. Giovanni ebbe
riepiloga la dottrina data del Verbo essente nel seno di  Dio  che lo pronuncia, per continuarsi a ragionare come esce
dicendo: « « Questo (cioè il Verbo) era nel principio appo  Dio  » ». Così dichiara Origene questo versetto con l'
ma questo stesso Verbo che era Dio, era nel principio appo  Dio  »(2) ». Laonde, oltre che questa clausola riepiloga le tre
che, dicendo che « « il Verbo era in principio appo  Dio  » », viene l' Evangelista a dimostrare la perpetua
la perpetua concordia e consenso di volontà fra il Verbo e  Dio  che lo pronuncia, dal quale non è mai diviso (2). Qui
contrappone adunque l' Evangelista il Verbo, che era presso  Dio  fin dal principio, alle creature che furono fatte per esso,
furon fatte per esso quasi per un istrumento distaccato da  Dio  Padre creatore. L' essere il Verbo nel principio appo Dio
Dio Padre creatore. L' essere il Verbo nel principio appo  Dio  Padre mostra la consustanzialità col Padre quindi mostra
« per quem fecit et saecula (2) ». Dove apparisce che  Dio  Padre fece i secoli pel Figliuolo. E quantunque tutto ciò
« Iddio fece il mondo », ovvero « il mondo fu fatto da  Dio  o per Dio », cioè per mezzo di Dio causa efficiente del
fece il mondo », ovvero « il mondo fu fatto da Dio o per  Dio  », cioè per mezzo di Dio causa efficiente del medesimo. In
« il mondo fu fatto da Dio o per Dio », cioè per mezzo di  Dio  causa efficiente del medesimo. In questo senso la
natura e diversa operazione, laddove il Verbo ha con  Dio  che lo pronuncia una sola natura ed una sola operazione,
Verbo, pel quale sono state fatte tutte le cose, è « « appo  Dio  » », cioè consustanziale al Padre, come vedemmo. Nelle cose
o per la scienza sua l' uomo compone un libro ». Ma in  Dio  non v' ha distinzione alcuna reale fra le potenze e virtù e
potenza, o una virtù speciale di Dio; quand' anzi egli è  Dio  stesso, tutto quant' è nella divina essenza, la quale
che Iddio « opera per se stesso ». E quando si dice che  Dio  opera per la sua sapienza o per la sua virtù, devesi
o per la sua virtù, devesi intendere egualmente che  Dio  opera per la sua essenza, ossia per se stesso, perchè la
ossia per se stesso, perchè la sapienza e la virtù di  Dio  è la stessa sua essenza, senza alcuna reale distinzione.
se si considerano i vestigi della sapienza e della virtù di  Dio  nelle sue opere esteriori, cioè nelle cose finite da lui
e quantitativa dalla totale ed infinita sapienza e virtù di  Dio  che è la sua essenza. Ma questo è un pensare imperfetto,
è dunque la sapienza e virtù adoperata nell' azione di  Dio  creante, e questa è l' essenza di Dio semplice ed
nell' azione di Dio creante, e questa è l' essenza di  Dio  semplice ed indivisibile, altra è la sapienza comunicata
e la considerano astrattamente, ma tale però che in  Dio  si rifonde nella stessa sapienza divina; nella quale,
sole o luce illimitata. Ma la sapienza essenziale di  Dio  non è il Verbo divino; ella è un attributo che conviene
se non pel concetto del suo intelletto, che è il Verbo di  Dio  e il Figlio di Dio; e perciò egli è impossibile che faccia
fa sì che l' oggetto esista non solo relativamente a  Dio  che lo immagina, ma ben anco relativamente a se stesso e ad
e agli altri enti a cui ha per sua natura rapporto. Ma in  Dio  non può esservi imperfezione, e ciò che vuole immaginare
errerebbe, difetterebbe nel rappresentarselo tale; nè in  Dio  può esistere errore, essendo essenzialmente verità e
il che è appunto creare. Supponendo adunque che in  Dio  vi abbia una perfetta facoltà di immaginare le cose, ossia
suo verbo dee essere pienamente vero, e però la cosa da  Dio  pronunciata dee essere reale, quando la pronuncia come
oggetto (se così lice esprimersi) pel pronunciamento di  Dio  che in quanto pronuncia si chiama Padre. Non è dunque
crea guardando nel Verbo. Onde le creature si producono da  Dio  con un atto posteriore d' origine alla generazione ed alla
le cose non è di tempo posteriore al Verbo, perchè in  Dio  non vi è tempo, ma tutto si fa ivi nell' eternità dell'
ora, rispetto al principio, con un pronunciamento di  Dio  come intelligenza, fu egualmente generato il Verbo, e
nostra consapevolezza fuori del Verbo, relativamente poi a  Dio  ed alla sua azione creante nel Verbo. E poichè noi esprime
la quale si riferisce alla loro sussistenza nel Verbo, dove  Dio  vedendole e volendole le fece essere; l' altra creata sunt,
come persone, realmente distinte; di maniera che è un solo  Dio  sussistente in tre persone, e se non sussistesse in tre
fra loro, cesserebbero d' essere Dio, non essendovi un  Dio  Padre separato da un Dio Verbo, nè un Dio Verbo separato da
d' essere Dio, non essendovi un Dio Padre separato da un  Dio  Verbo, nè un Dio Verbo separato da un Dio Spirito Santo,
non essendovi un Dio Padre separato da un Dio Verbo, nè un  Dio  Verbo separato da un Dio Spirito Santo, nel qual caso
separato da un Dio Verbo, nè un Dio Verbo separato da un  Dio  Spirito Santo, nel qual caso sarebbero tre Iddii, il che è
sue vicissitudini si scorga non solo la onnipotenza di un  Dio  uno, ma ben anco i vestigi di un Dio uno e trino, un
la onnipotenza di un Dio uno, ma ben anco i vestigi di un  Dio  uno e trino, un ectipon dell' augustissima Trinità. Ma
parole: [...OMISSIS...] . E qui si vede altresì come a  Dio  sono presenti tutti i tempi e tutte le cose, « et vocat ea
è vita » », che non si tratta d' un verbo morto, ma di un  Dio  vivo, anzi di un Dio7vita, e che egli è « « luce » », non
che nel Verbo era vita, viene a dire che il Verbo di  Dio  non è, come il verbo dell' uomo, sterile e non sussistente
che di sopra ha detto l' Evangelista che « « il Verbo era  Dio  » »: se dunque egli è Dio, deve avere una vita infinita: se
conviene che la vita del Verbo sia in Dio, e perocchè in  Dio  non v' ha nulla di finito, conviene che la vita non sia
finito, conviene che la vita non sia finita; perciocchè in  Dio  non v' ha nulla che non sia Dio, conviene che la vita
espressa nell' idea della vita), è semplice ed una, e se in  Dio  l' essenza stessa è realizzata: dunque convien dire che la
la virtù da lui praticata. Ora non potendo noi ragionare di  Dio  se non secondo l' analogia di ciò che osserviamo in noi,
impressi i vestigi di se stesso, dobbiamo anche in  Dio  riconoscere qualche cosa di analogo alla triplice vita che
che noi sperimentiamo nella nostra natura. E però anche in  Dio  dobbiamo riconoscere qualche cosa d' analogo al puro
persone, nè le persone dall' essenza, non potendo cadere in  Dio  dipendenza alcuna; ma solo una priorità e una posteriorità
è nello stesso tempo personal sussistenza. Quindi in  Dio  non si può dare un sentimento puramente teoretico, ma dee
esprime alcun limite, di che consegue che l' esser vita a  Dio  solo appartiene, il quale non ha alcun limite nel suo
conviene pervenire non più alla semplice essenza di un  Dio  creatore, ma all' essenza considerata posteriormente (in
avvertire che qualche cosa si dice del Figliuolo di  Dio  secondo sè, come quando lo si dice Dio onnipotente e
del Figliuolo di Dio secondo sè, come quando lo si dice  Dio  onnipotente e simiglianti cose. Qualche cosa poi si dice di
egli sia fatto: così non dicesi che il Figliuolo sia fatto  Dio  o sia fatto onnipotente. Ma in quelle che si dicono di lui
Dalla forma di oggetto che prende la vita (e l' essenza di  Dio  tutta è vita non essendovi nulla in esso di morte, nulla
poteva essere la statua che il Genesi racconta fatta da  Dio  di terra; la statua, dico primachè Iddio v' ispirasse in
che venga comunicata una vita semplice dall' essenza di  Dio  creatrice, senza che la mente nostra in tal causa vegga la
divine, onde S. Paolo dice: « « colui che fu fatto da  Dio  a noi sapienza »(6) », attribuendo al Padre la missione del
in che modo l' uomo fu creato a imagine e similitudine di  Dio  secondo quelle parole: « « Facciamo l' uomo ad imagine e
le tre forme dell' essere analoghe a quelle che in  Dio  costituiscono le tre divine persone: cioè la forma
ma fatto ad imagine, il che avviene perchè l' imagine di  Dio  è l' oggetto che egli intuisce secondo la sua primitiva
(3). Quello che è propriamente chiamato imagine di  Dio  nelle scritture sante è il Verbo. Di Cristo dice S. Paolo:
della Sapienza, che « « ella è un vapore della virtù di  Dio  e una cotale emanazione sincera della chiarezza di Dio
di Dio e una cotale emanazione sincera della chiarezza di  Dio  onnipotente; onde niente di macchiato incorre in essa,
della luce eterna e specchio senza macchia della maestà di  Dio  e imagine della bontà di Lui (4) » ». Nel qual luogo sembra
(4) » ». Nel qual luogo sembra favellarsi della sapienza di  Dio  in quanto viene comunicata agli uomini: onde la sapienza
di Dio, che riducesi al Verbo, chiamasi « virtù di  Dio  », e la comunicazione di essa agli uomini « un vapore di
vapore di tale virtù », la sapienza chiamasi « chiarezza di  Dio  onnipotente », e la comunicazione di essa « una cotal
« candore di quella »; la sapienza « maestà di  Dio  », la stessa maestà in quanto è comunicata « specchio senza
conoscono gli uomini; e quindi tali espressioni nominano il  Dio  oggetto, il Dio conoscibile, il quale noi sappiamo essere
e quindi tali espressioni nominano il Dio oggetto, il  Dio  conoscibile, il quale noi sappiamo essere il Verbo: onde
e però nè tampoco uomo; tuttavia dalla parte di  Dio  era convenientissimo, e di una necessità morale, che l'
illum in ipsam » si possa intendere della conversione a  Dio  di Adamo peccatore, perchè il sacro scrittore aggiunge in
quel tempo in cui non aveva ancora peccato nè ricevuto da  Dio  l' ajuto che poi gli fece della sua compagna. Il che è
di Efeso, e vestite l' uomo nuovo che fu creato secondo  Dio  nella giustizia e nella santità della verità »(1) ». E a'
dell' uomo, che dal Genesi è detto « « fatto ad imagine di  Dio  » ». Di più in questo luogo dell' Apostolo non si dice
« il conoscimento secondo il Verbo », giacchè l' imagine di  Dio  è il Verbo, e quindi viene a significare il carattere
chiamato da S. Paolo « « carattere della sussistenza di  Dio  » ». Alla predetta sentenza potrebbe fare qualche
dell' uomo in Cristo rinnovato sopra l' uomo da  Dio  creato, risulta dal contesto di tutto il luogo dell'
Quindi anche la differenza fra la grazia data da  Dio  ad Adamo, e la grazia che è in Cristo e che Cristo comunica
operava colla grazia di Dio; nel cristiano è la grazia di  Dio  coll' uomo: in Adamo era l' uomo, ma senza la grazia non
col suo libero arbitrio, ma non era quella in cui venne da  Dio  costituito. Perocchè Iddio nell' istituire l' uomo nulla
delle principali differenze fra la condizione in cui da  Dio  fu posto Adamo, e la condizione del Cristiano, si è che in
anzi si sforzarono d' imbrattare e sfigurare il concetto di  Dio  che era in essi: [...OMISSIS...] . Egli è certo che se i
seduzione diabolica, che gli persuase poter diventare un  Dio  mangiando del frutto vietato. Invece adunque di ricorrere a
mangiando del frutto vietato. Invece adunque di ricorrere a  Dio  pel proprio ingrandimento e completamento, cercò questo
quale poteva innalzarsi alla percezione sempre maggiore di  Dio  per mezzo della fedele ubbidienza che avesse prestato alla
esitazione, se non nasce per una speciale ispirazione di  Dio  o non vi abbiano i motivi addotti della propagazione del
di proprio moto e senza conoscer prima la volontà di  Dio  opere straordinarie, benchè in se stesse sante e rivolte a
di Cristo, che è in lui, lo muove, quando la volontà di  Dio  si manifesta, quando si presenta quella necessità morale,
più stupenda di carità non ha limiti. Già egli mandato da  Dio  sente la sua immensa potenza in quel Cristo nel quale
ma di riporre la nostra gloria nell' essere uniti a  Dio  (6); vuol dire ancora di aspettare che quel Signore Gesù
benda corporea e tutte le macchie, perviene al cospetto di  Dio  nel Cielo de' Cieli. Per le cose poi che sono in terra deve
e di materiale, onde anche soffre quanto più lo spirito a  Dio  si congiunga; conviene che a suo tempo venga distrutto e
due parti. L' una e la prima e fondamentale è l' opera di  Dio  solo, è il fondamento della seconda; quella che si chiama
e santificante che viene dal carattere, cioè dal Verbo di  Dio  incarnato che emette il suo spirito nell' uomo che non
non solo negli occhi degli uomini, ma in quelli di  Dio  e della propria coscienza. 2 La giustizia che quasi lorica
ad annunziare il Vangelo ad altre genti, ovvero venga da  Dio  chiamato all' altra vita, dove l' Evangelio della pace si
dove l' Evangelio della pace si compie nella magione del  Dio  della pace. E dicendo l' Evangelio della pace, dopo avere
parola fondata nell' infallibile e fedele autorità di  Dio  stesso trova tali ammaestramenti e tali sentenze con cui
sono tanto più eccellenti dell' uomo. Alla qual parola di  Dio  credettero gli angeli buoni, e furono confermati in grazia.
quel governo che si proponevano. Il che diede occasione a  Dio  di avvertir l' uomo del pericolo, dandogli il precetto di
sarebbero morti: il quale precetto amorevole dalla parte di  Dio  era d' altra parte opportuno per dar all' uomo occasione di
falsamente conchiuse esser cosa migliore il divenire pari a  Dio  per grandezza naturale, cioè fisica, e intellettuale, come
passato, la quale la obbligava ad una costante sudditanza a  Dio  medesimo. Vinta da questo falso consiglio, credette al
il Verbo, e così l' uomo che ne nacque fu non solo uomo ma  Dio  ad un tempo. Quest' uomo aveva la natura umana perfetta,
di esercitare con maggior ampiezza tutte le virtù verso  Dio  e verso gli uomini; era un atto di umiltà e di soggezione a
in cui erano caduti e sulla necessità di convertirsi a  Dio  colla parola e coll' esempio. Ora, se questo era moralmente
di aspettare ogni protezione, difesa, laude e gloria da  Dio  medesimo, che provvede magnificamente a' suoi servitori;
umanità; ma cerco la volontà perfettissima ed infinita di  Dio  Padre da cui procedo, e da cui sono mandato al mondo. Or
ed esterne prove dell' amore verso l' essere stesso, sia in  Dio  dov' è assolutamente e per essenza, sia negli uomini dov' è
perchè non era giusto che l' innocente, il Santo, l' Uomo  Dio  patisse e morisse. Quest' uomo, e ad un tempo Dio, s' era
ricevere »(2) ». Cristo non aveva mai pensato che a dare a  Dio  e agli uomini, in che consiste la generosità, una
dir veramente, per la comunicazione degli idiomi, che  Dio  stesso aveva patito ed era morto. Conveniva dunque, ad
di questa stessa gloria divina ed infinita, che come  Dio  non ho mai perduta, siccome tu già prima della costituzione
che nel giorno del suo trionfo sarà seco il principio, cioè  Dio  Padre, che è essenzialmente il principato, non solo il
morte, la vita sua propria: l' affetto, di cui ardeva verso  Dio  e verso i suoi simili, troppo più richiedeva. E` proprio
questa Sposa dell' Agnello nell' atto ch' ella scendeva da  Dio  di Cielo in terra: [...OMISSIS...] Nel Cantico de' Cantici
signoria del genere umano, atteso l' amor suo verso di  Dio  suo Padre e verso gli uomini consorti della natura da lui
di possederlo, e così di essere veramente figliuoli di  Dio  partecipando della Figliuolanza del Verbo incarnato a cui
Cristo argomenta così: « Mosè disse che il Signore è il  Dio  di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Ora, se questi
che il Signore fosse il loro Dio, perocchè il Signore è  Dio  de' vivi e non dei morti. Dunque questi Patriarchi sono
in una condizione e stato di morte. Soggiunge però che a  Dio  tutti vivono, omnes enim vivunt ei, per indicare che Iddio
dei buoni che de' cattivi; ma, dicendo che « tutti vivono a  Dio  »; parla d' una vita relativa a Dio, non d' una vita
Verbo. Cristo dunque, sebben morto come uomo, era vivo come  Dio  ed aveva la podestà di riassumere la sua vita umana come
umana come aveva avuto la podestà di deporla. Cristo come  Dio  conservava il suo corpo immune dalla corruzione, lo
neque virtutem Dei (1), » e quando chiamava « figliuoli di  Dio  »i « figliuoli della resurrezione »(2). Ora la virtù, cioè
del frutto dell' albero della vita: modo stabilito da  Dio  a principio e reso inutile dall' insidia del demonio. Ora,
ed eterna, la quale egli ha qualora veda il Figliuolo di  Dio  e creda in Lui. Attesa questa vita eterna di cui l' anima è
alle sue parole con efficacia di opere, dà maggiore onore a  Dio  che credendo dopo aver veduto. Quell' atto contiene una
aver veduto. Quell' atto contiene una intiera fiducia in  Dio  rivelante, un intero abbandono a lui come verità, ed è un
orali, provenienti dalle primitive rivelazioni fatte da  Dio  ad Adamo, ed ai successivi Patriarchi prima che l' uman
tutti docibili », ossia atti ad essere ammaestrati da esso  Dio  Padre. Ora questi ammaestramenti dal Padre dati agli uomini
detto: [...OMISSIS...] Questo sangue, che è destinato da  Dio  pro piaculo animae, non è il sangue d' alcun animale, il
per tal modo gli uomini partecipassero della stessa vita di  Dio  o degli Iddii. E Iddio presso il suo popolo mandava sovente
natura umana, che una vittima dovesse esser cibo comune a  Dio  ed agli uomini, era convenevole che Iddio divenuto uomo e
carne, »ovvero: « se non mangerete la carne del Figliuol di  Dio  », dice: « Se non mangerete la carne del Figliuolo dell'
in generandolo, ed il Verbo incarnato vive, tutto  Dio  e uomo, della vita del Padre: perocchè, come Verbo ha
egli si trova al cospetto della nuda e svelata faccia di  Dio  [...OMISSIS...] , quelle che debbono vedere la gloria di
dunque dire, che essi mangino la carne del Figliuolo di  Dio  e bevano il suo sangue dopo morti, e per esso risuscitino
di metterci. Di questa « vita nascosta con Cristo in  Dio  », di cui in questa terrena peregrinazione vive il
suo termine naturale rimane nuda, se non gli è dato da  Dio  soprannaturalmente qualch' altro termine reale (il quale
e sentire, e quindi amare Gesù Cristo, come abbiam detto,  Dio  e uomo, uscito dal Padre, mandato nel mondo dal Padre. Ora
prima ai Corinti, dove, dopo aver detto che la sapienza di  Dio  nel misterio è nascosta e nessuno de' principali uomini del
Similmente noi siamo già stati adottati figliuoli di  Dio  quanto allo spirito; [...OMISSIS...] ma, quanto al corpo
supremo, dalla persona del Verbo. La comunicazione di  Dio  soggettiva all' umanità è operazione dello Spirito Santo:
al principio senziente di quell' uomo che in grazia di  Dio  riceve il cibo eucaristico. Ma qui prima di proceder oltre
corpo dei cristiani, si dice « ostia vivente, e santa, e a  Dio  piacente », perchè dai sacramenti di Cristo anche il corpo
di quest' uomo risiedeva nel Verbo di Dio, onde il Verbo di  Dio  come persona reggeva l' umanità quasi potenza inferiore.
persone abbiano un bene posto in comune. Ora i fedeli con  Dio  e fra sè hanno in comune, e in comune godono il loro bene
di Dio, « qua ipse justus est », dalla giustizia di  Dio  « qua nos justos facit (6); » perocchè, benchè sia una la
finzione, della dissimulazione e fin anco della ipocrisia.  Dio  ci guardi fin dall' ombra di tali mali spirituali! tanto
venerando tutti quelli che comandano come rappresentanti di  Dio  medesimo, senza distinzione di persone. Per me starei certo
dubbio che ella non sia un inganno del demonio? Iddio è il  Dio  della consolazione e della pace. Statevi certo che la
queste mie parole, se le riceverete come venienti da  Dio  per mezzo del vostro superiore (memore che anche Caifas
eccedere nell' immaginarcela grande. Riporre nella bontà di  Dio  una illimitata confidenza, senza che questa ci si
limite e misura, e aspettarle con fede; senza stabilire a  Dio  il tempo nè il modo. Credere che il dolore de' peccati
peccati veniali , e farebbe torto all' amicizia che ha con  Dio  disconoscendola. Non giudicare pertinacemente di se stesso,
allegrezza, temo fortemente di non essere in grazia di  Dio  », contengono il vostro errore. Vi par egli che sia questo
questo un buon argomento « temo di non essere in grazia di  Dio  perchè non ho l' allegrezza? »Egli è un puro sofisma del
mette nella bontà e fedeltà di Dio? Questa giustizia di  Dio  , che l' uomo acquista col pur riporre una piena fiducia,
vuole l' Apostolo che confidiamo; acciocchè sia glorificato  Dio  solo, e non noi stessi. Mira il santo Apostolo in tutta la
della mestizia, dal timore di essere in disgrazia di  Dio  . In quel primo non istà il difetto vostro, ma in questo
Ma il timore inquietante di essere in disgrazia di  Dio  riguardatelo come un vostro nemico, come un' insidia del
vi ha un abbassamento cattivo, che nasce dalla poca fede in  Dio  e produce un tristo scoraggiamento, e questo prende il
sua BONTA`, ed è impossibile che chi conosce la bontà di  Dio  si lasci opprimere dal pensiero di essere in sua disgrazia;
dal cattivo principio, da Satanasso; e non da Dio, che è un  Dio  di pace , come la Scrittura lo chiama. E non basterebbe
falsi dell' inimico, dai ragionamenti veri che procedono da  Dio  autore e lume dell' umana ragione: a questi segni dobbiamo
nell' anima. Se ci mette la guerra, non può venire da  Dio  che è la verità, ma dall' angelo ribelle, padre della
che ci disse: « Non si turbi il vostro cuore: credete in  Dio  e credete in me ». «(Giov. XIV). » Un altro segno per
sono cattivi sintomi: la luce della verità che viene da  Dio  è semplice, tranquilla, umile, soddisfacente, edificante.
mi limiterò a spiegare in che senso dicevo, che la luce di  Dio  e il ragionamento che nasce da tal luce è semplice , e non
verità conosciuta; invece di seguire umilmente la parola di  Dio  che si è a lei fatta udire, seguita l' orgoglio amante
conosciuto in generale la verità. Così noi sacrifichiamo a  Dio  non già il vero ragionamento, ma tutti i falsi ragionamenti
abbiano condotte le anime a Dio, e le abbiano strette con  Dio  nel modo il più intimo? Quale assurdo il pensarlo! Dunque
infedele alla verità conosciuta, e mi rendo ingrato a quel  Dio  che me l' ha fatta conoscere. Oh qual benefizio infinito
un complesso di prodigi dell' amor divino verso di noi. Un  Dio  che si fa uomo e muore per noi, affine di salvarci dal
dall' errore e dall' ignoranza, effetti del peccato: un  Dio  che ci rimette i peccati e che stabilisce de' suoi ministri
colla nostra ragione trovare il fondo. E perchè l' amor di  Dio  è tanto grande che oltrepassa i brevi limiti della nostra
più dee sperare Ella, che fuor del mondo visse sempre a  Dio  e per Dio? Quantunque mi pare che circa il quanto che
, e pensieri di cose allegre, come dell' infinita bontà di  Dio  e del paradiso che ci aspetta, moderata ricreazione e
conservarli nel raccoglimento e innamorarli della casa di  Dio  e del culto che vi si esercita, sono i mezzi adoperati dai
de' proprii peccati. Un sol peccato, una sola offesa di  Dio  è materia sufficiente per piangere mille anni. E che dico
la sua vita dall' immondezza, essa otterrà ben anco da  Dio  la grazia della santa umiltà. Ad un fine sì grande e sì
molto ad ottenere l' umiltà. Ma sopra tutto confidenza in  Dio  ed in Maria Ss. pari alla diffidenza di se stesso.
quelle forze che devono essere da voi consacrate a  Dio  e impiegate negli uffizi che egli presentemente vi diede,
Cristo, il quale non venne se non mandato. Anzi l' uomo di  Dio  non pensa nè pure che possa cadere sopra di lui la
i dubbi: e solo quando si è così certificato di essere da  Dio  inviato, s' incoraggia nella fede della sua parola, e opera
è venuta questa sua maturanza che l' infinita sapienza di  Dio  conosce, ma che è del tutto occulta agli uomini, perchè in
conversione delle anime. Voi dite che « se è volontà di  Dio  che s' aiuti il prossimo ne' bisogni temporali quando
perchè non è opera umana ma divina; non è mai l' uomo, ma  Dio  solo che converte le anime; e può l' uomo sbracciarsi
formidandum », anche quando è imposto sulle spalle da  Dio  medesimo. Come dunque non ne rimarrà oppresso e schiacciato
caso da Dio, come acconcissima ad esprimere ciò appunto che  Dio  voleva, fu eletta cioè a limitare quella legge per modo,
giugne propriamente che in cielo, dove quelli destinati da  Dio  ad essere sue vere vittime avranno compito il loro
raccomandava oltremodo la semplicità in trattando con  Dio  e cogli uomini, e v' ha gran pericolo di perderla
o che fa l' anima nostra. Il nostro bene è fuori di noi, è  Dio  in sè stesso e nel prossimo. Giova dunque pensare a Dio e
è Dio in sè stesso e nel prossimo. Giova dunque pensare a  Dio  e non a noi stessi; cercare lui specialmente ne' prossimi,
permetteva che mi sottraessi. Sono però desideroso, se a  Dio  piace, di applicarmi a così dolce fatica: ma quando il
di applicarmi a così dolce fatica: ma quando il potrò?  Dio  solo lo sa; ma per qualche mese vedo la cosa impossibile.
questi ha acquistato una maggiore libertà di darsi a  Dio  e di consecrarsi a tutte le opere della carità e della
ed esultarne nello spirito del Signore, e renderne a  Dio  misericordioso le grazie più vive. Ed anzi l' una e l'
unione, il desiderio d' essere guidato dallo spirito di  Dio  nella verità, l' uniformità al divin volere, la speranza
riconosce che operò lo spirito di verità. Questo spirito di  Dio  certamente lo illuminò a vedere che, se nella Chiesa non vi
atto della potestà delle chiavi che riapra loro la porta.  Dio  pur volesse che tutti i Vescovi separati che sono in
ella non rimane però priva nè di Dio, nè di noi, che in  Dio  ci rinviene e possiede. Che se qualche leggera macchia
che qualora alcuno dell' Istituto fosse chiamato da  Dio  alla cura d' una parrocchia, egli fosse parroco e ad un
Io non dubito che il movimento italiano sia ordinato da  Dio  a trionfo della sua Chiesa: ma anch' egli è un conflitto
merita, lasciando che la prima s' integri e si compia in  Dio  suo principio, ove tutto ritrova, onde tutto ricupera.
il maggior bene possibile a bene del prossimo e a gloria di  Dio  e della Chiesa. « Non si può dunque raggiungere la cima
che l' ubbidiente è preso sotto la protezione di  Dio  stesso, a cui intende ubbidire ed ubbidisce nel superiore,
nel superiore, perocchè colui che fa tutto per Iddio, ha  Dio  che lo guida. « Justum deduxit Dominus per vias rectas ».
quand' è asceso al cielo, in suo luogo. L' opera di  Dio  non è mai priva del suo effetto: riposi dunque tranquillo
giudizio degli uomini sembrerebbero mortali, agli occhi di  Dio  che considera le subbiettive disposizioni, riescono forse
ne caviamo copioso profitto. Io intanto mi sono subito a  Dio  rivolto, sia per offerirgli il sacrifizio di questo caro
indiscreti, così presuntuosi e temerari da pretendere da  Dio  favori e grazie, frutto di anime a lui guadagnate senza
nè stenti, nè patimenti da parte nostra? Quando mai fece  Dio  tale cosa coi santi suoi? Non abbiamo noi forse lette le
nell' ordine della Provvidenza, acciocchè colla fiducia in  Dio  e colla lotta valorosamente sostenuta, meritiamo noi stessi
mani de' perfidi che formavano il mondo, ma lo aspettava da  Dio  e dai Santi che operano per impulso di Dio: e qual dubbio
e finchè dura la superbia, come si può ottenere da  Dio  la grazia d' esser liberi da gravi tentazioni? I Superiori
maestra e madre, nel grembo della quale per grazia di  Dio  sono nato e sono rinato alla grazia. Il tenore dell'
scritto cose erronee e perniciose, la misericordia di  Dio  Signore mi userà indulgenza, non avendo io mai cercato
devoto ed ubbidiente alla Santa Sede, quale per grazia di  Dio  sono sempre stato di cuore, e me ne sono anche
persecuzione conviene lasciare che si sfoghi, perchè è  Dio  che la vuole, cioè che la permette pe' suoi adorabili fini,
beni; e fra gli altri io ne vedo uno, del quale sono a  Dio  gratissimo, e questo si è del tenermi più lontano dal mondo
benchè giunga tardi, farà buon effetto. Nei disegni di  Dio  sta qualche cosa di grande, di grande dico, anche agli
questo un mezzo necessario a fare andare avanti il regno di  Dio  e la gloria di Cristo: e noi, che altro non vogliamo,
della Chiesa, di cui io sono l' ultimo; nè per grazia di  Dio  un tale avvenimento mi diminuì punto nè poco la pace. Iddio
p. settembre. L' abisso della divina sapienza e scienza di  Dio  merita un abisso di adorazione e di amore; e se la tardità
lo zelo deve già prima ardere in essi, come un dono di  Dio  e segno della vocazione: le anime fredde e comode si
che, dopo aver fatto tutto ciò, spera il buon esito da  Dio  solo, e a lui lo domanda, e lo vuole se lo vuole Iddio, e
gaudio ineffabile nello stare in istretta conversazione con  Dio  nella orazione, è manifesto segno che ha l' animo rozzo e
conoscere l' infinita grandezza e dolcezza e bontà di quel  Dio  a cui si sta presente, e a cui parla. Onde se costui vuole
che colle più fervide e perseveranti istanze otteniate da  Dio  una sì gran misura di carità, che santifichi i vostri
stessi, l' abbiamo premuto, e angustiato, ed afflitto e,  Dio  non voglia, fin anco crocifisso. E` dunque giusto, equo e
ma specialmente quelle che noi facciamo per amor di  Dio  e per amor del prossimo; e così aggiungerà vita alla nostra
quelle parole del Salvatore: « « Cercate prima il regno di  Dio  e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno aggiunte
da superare, ed è solo con un grande aiuto ottenuto da  Dio  coll' orazione, con un' assidua vigilanza sopra se stesso,
per emendare e formare se stesso, se con grande spirito di  Dio  e con grande impegno la intraprende. I due perni del suo
e virtù da conoscere ed amare quanto sia bella e gradita a  Dio  l' opera della carità che esercitano. [...OMISSIS...] 1.50
di conoscerlo che quella di esercitare la sua carità: «  Dio  è carità, e chi rimane nella carità, in Dio rimane e Dio in
sua carità: « Dio è carità, e chi rimane nella carità, in  Dio  rimane e Dio in lui ». [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.50
« Dio è carità, e chi rimane nella carità, in Dio rimane e  Dio  in lui ». [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.50 Non vogliate
sua ragione ad una ragione superiore, che è quella di  Dio  onde viene il comando, questi ha dato un gran passo avanti
dobbiamo essere appagati fino a che non abbiamo ottenuto da  Dio  il lume di congiungere in noi queste due cose. E dico che
lume di congiungere in noi queste due cose. E dico che da  Dio  dobbiamo ottenere la virtù di annodare insieme in tutta la
piuttosto la eserciterebbe ed acuirebbe secondo il detto di  Dio  a san Paolo: « che la virtù si perfeziona nella
in Gesù Cristo ed in Dio, perchè la Scrittura dice: «  Dio  è la Carità ». Ma per acquistare quest' abito ed ottenere
che quella potenza, la quale propriamente comunica con  Dio  e con Dio si congiunge, è una potenza diversa dalle altre
potenza, la quale propriamente comunica con Dio e con  Dio  si congiunge, è una potenza diversa dalle altre con cui si
al di fuori, esse conversavano internamente col loro  Dio  e Creatore; e questa conversazione non le impediva, anzi le
che l' uomo si reputi un nulla, perchè è tale, e che reputi  Dio  essere tutto: è giusto che l' uomo sappia ancora che la
voglia alcuna gloria per sè, ma voglia bensì procacciare a  Dio  solo tutta la gloria possibile: è giusto che l' uomo che sa
contro ogni suo merito, egli dee confondersi e attribuire a  Dio  solo anche la gloria dei medesimi, senza usurparne per sè
che vi sono « missi a Deo , » non mai chiamati da me; che  Dio  me ne guardi. Tuttavia avendo Ella eletto questo minimo
sentimento circa quanto mi domanda: mi sono raccomandato a  Dio  prima di darlo, ed ho consultato qualche persona
e sopratutto datevi all' esercizio della presenza di  Dio  e dell' orazione incessante che si fa col cuore,
chi è altamente persuaso di ciò, non cessa di gridare a  Dio  dal profondo del cuore per ottenerla e averla sempre in
anzi illimitato di azione quant' è illimitato l' amor di  Dio  per gli uomini e la sua Provvidenza, e l' indifferenza
la sua Diocesi per arrecare un bene maggiore al regno di  Dio  sopra la terra. E a questo fine intenderà facilmente essere
all' Istituto delle opere appartenenti alla gloria di  Dio  ed al bene della Chiesa e dei prossimi, l' Istituto le
quanto mai può, dal figlio, abbandonandosi nelle mani di  Dio  e in quelle della Vergine: e in questo abbandono si
e pascere le anime, è il maggiore segno che possiamo dare a  Dio  della nostra carità; onde Cristo dopo aver domandato a
gli altri, ma che v' incendiate altresì d' amor di  Dio  e del prossimo. A questo dunque attendete; e a tal fine
sè e gli altri. All' incontro l' uomo che per amor di  Dio  ha fatte delle battaglie, non può mancare d' acquistar ben
umiltà e dell' orazione; e quando lo fa, è beato , come  Dio  stesso ha detto per la bocca di san Giacomo, perchè diventa
per la bocca di san Giacomo, perchè diventa un servo di  Dio  provato . All' incontro, chi non lo fa, mette in grave
abbandono fatto con tanta viltà è una gravissima ingiuria a  Dio  vocante, della quale Dio solo è giudice e punitore. Ora
viltà è una gravissima ingiuria a Dio vocante, della quale  Dio  solo è giudice e punitore. Ora voi, mio carissimo figlio,
obbligato di mantenere la sacra promessa, che avete fatta a  Dio  medesimo in presenza della corte celeste, e a compiere la
e di santità, castigando anche voi stesso, e stringendovi a  Dio  colle più fervorose orazioni, fino che sia passata e
salvarvi in un altro stato: quasicchè per chi ha fede in  Dio  e conosce chi è Dio, l' abbandonare il posto, nel quale
ubbidienza , e godendo di questa come di cosa che piace a  Dio  e che ci ottiene indubitatamente le grazie più preziose per
alcuna sorte d' avvilimento: non assicurarsi mai di noi, di  Dio  sempre, in qualunque condizione ci ritroviamo. D' altra
condizione l' amore che avete ad essa è buono, utile e a  Dio  gradito. Ma senza questa condizione sarebbe un' illusione e
volta, che quelli che dicevano di volere per puro amor di  Dio  un certo genere di vita che credevano indispensabile per
All' incontro la bella semplicità che s' abbandona a  Dio  senza pensare all' indomani, ma che adempie alacremente
I santi poi le desideravano, le sospiravano, e ne pregavano  Dio  colle lagrime sugli occhi, come io ho letto nelle lor vite,
onde egli ci debbe affliggere, l' immensa bontà di  Dio  ci conforta, le braccia allargando per raccoglierci e
ma ben anche con ammirazione della saviezza, di cui  Dio  l' ha fornita. Mi pare di entrare perfettamente nelle sue
procurato d' introdurlo: ma fino ad ora indarno. Pure, se  Dio  vorrà, gli ostacoli saranno nulla. Preghiamo intanto, e se
anzi, come diceva, che sempre la Chiesa è santa, e che a  Dio  solo sono noti gli infiniti ornamenti di cui tuttora a'
dispersi pel mondo e mescolati coi mondani, non solo in  Dio  si amassero senza conoscersi, ma si conoscessero anche in
mia vita e le molte brighe da cui sono distratto, e per cui  Dio  sa quanto stretto conto dovrò rendere, fa sì che io sia
ci sarebbe bisogno, ed io contribuirò quello che potrò. Oh  Dio  renda perfetta una cosa tanto utile e per li nostri tempi
modesto ricreamento, non può essere, senza dubbio, se non a  Dio  gratissimo, e sommamente vantaggioso a quell' anime, le
questo si lamenta anche spesso S. Agostino; è un dono che  Dio  concede di solito gradatamente, come sul fare di tutte le
e desterità incredibile nell' inescare le anime e a  Dio  soavemente condurle. Onde abbia fiducia, e cosa alcuna non
carità non fosse secondo la scienza , ella non sarebbe nè a  Dio  gradevole, nè giovevole agli uomini: nè infine sarebbe ella
la cosa coll' orazione, e a seconda dei lumi, che  Dio  si degnerà di manifestarci, sia per mezzo de' buoni sensi
che una particolare comunità d' uomini dedicati a  Dio  non potessero da esse trarne tutto il frutto, rivolgendo
i vostri studi; perchè vi rendereste colpevole davanti a  Dio  d' un gravissimo delitto, e non potreste ottenere in nessun
adorabile Signore Gesù Cristo: spirito di carità, carità di  Dio  e carità del prossimo: santificazione interiore e propria,
da tutto questo, quale sarebbe il disegno, su cui (se a  Dio  piace) io bramo ardentemente di vedere eretta una famiglia
santificazione hanno il doppio scopo della carità di  Dio  e del prossimo . Gli esercizi della carità di Dio e della
carità di Dio e del prossimo . Gli esercizi della carità di  Dio  e della propria santificazione li hanno per propria
l' una consistente nel conoscere la positiva volontà di  Dio  intorno al medesimo; l' altra nel giudicare di lui secondo
ambizione, è apparita già in innumerevoli servi di  Dio  che sono vivuti nella dignità coll' esterno della loro
col corpo, quando la voce de' superiori, che è quella di  Dio  stesso, ce ne chiami. Perchè quegli che manda, sostiene. Mi
indeboliscano la unione, alla quale è necessario, se a  Dio  piacerà, lasciare mettere buone radici: tanto più che
essere tutto ciò che fa l' uomo cristiano, carità verso  Dio  e verso il prossimo, giacchè la divisa che ha dato Gesù
e la perfezione della pietà, non arrossendo di dare a  Dio  gloria per tutti i modi anche in faccia al mondo, che
di cui potevamo arricchire; di comparire al tribunale d' un  Dio  giustissimo e onnipotente, ignudi d' ogni bene, a rendere
sieno che altrettanti mezzi onde la gloria della Chiesa di  Dio  si promuova! Non sieno dal cristiano considerate, che come
non ne cavaste verun effetto! Rispetto al merito che avanti  Dio  conseguite, il solo tentare è quanto formare alla Chiesa di
da sè stesso verun limite ad operare quanto è di gloria di  Dio  e di salute del prossimo: nel non mettersi nessun
non già nel prescriversi ogni atto di carità verso  Dio  e verso il prossimo nel senso di volerli immediatamente
quando m' era già noto il vostro cuore ardente di amor di  Dio  e fatto per lui! A me non torna più meraviglioso il vedere
ferma, e che non può dare in fallo. La sola confidenza in  Dio  ci può assicurare in molte parti, nelle quali, senza di
o in luogo facile e piano. La confidenza sola in  Dio  ci può a pieno tranquillare nella perpetua incertezza de'
il primo e principale requisito per conoscere la volontà di  Dio  e fare una buona scelta, sia il costituirsi in uno stato di
uniti collo spirito, se non col corpo, supplicando il  Dio  delle misericordie che ci unisca egli ancora coi corpi, se,
il titolo di servo infedele, « serve nequam , » che  Dio  nol voglia. Questa cosa mi sta tanto a cuore e la credo
e che dovrà essere quello della nostra società, se a  Dio  piacerà di aggiungerci degli amici. Questo consiste nell'
di fare delle gran cose, nè fare nelle cose di  Dio  l' avventuriere e l' ardito, come fa nelle cose del mondo
che cerca di rendersi celebre e potente. Nelle cose di  Dio  si debbe fare precisamente il contrario. Sulle vicende poi
come istrumento a qualche sua opera, acciocchè la gloria di  Dio  risplenda nella sua infermità. Egli non sa dunque ancora
quiete e nella oscurità del suo stato naturale, in cui  Dio  l' ha posto, tranquillissimo, contentissimo. Può essere che
La principale regola per interpretarle si è il sapere che  Dio  dispone tutte le cose con soavità . Secondo questa regola
non desiderando se non quelle che essa ci presenta: mentre  Dio  solo conosce ciò che è bene, e ciò che è male per noi. 3
divina bontà: non impedirci di fare quel bene, che forse  Dio  amerà che noi facciamo; ma non fare calcoli da parte nostra
ciò che spetta alla santità; perocchè il resto farà  Dio  che scruta il profondo dei cuori, se li troverà retti. Che
Allora noi faremo con intelligenza ciò che faremo: perocchè  Dio  ci avrà sparsa innanzi la luce, e nulla faremo più da noi
innanzi la luce, e nulla faremo più da noi stessi, ma  Dio  farà tutto in noi. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.27
possa assicurarsi di se medesimo. A dimostrare la qual cosa  Dio  permise che tutti gli Istituti religiosi deviassero, più o
lacrime e con clamore possente. Laonde questa è l' opera di  Dio  e non dell' uomo, ed è la sola fondata sul Verbo divino che
da un amore superiore, cioè dall' amore del nostro  Dio  Gesù crocifisso, nel quale amiamo tutte le cose. Quest'
« nella cognizione di noi stessi, e nella cognizione di  Dio  ». Questi due punti bene conosciuti apportano nell' uomo
estremo timore, un estremo scoraggiamento; la cognizione di  Dio  all' opposto gli infonde una infinita speranza, un
insieme assai. Ci ricorda che non facciamo solo torto a  Dio  colla presunzione, ma ancora colla diffidenza: al cristiano
ben anco obbligati d' averlo in coscienza? Oh bontà di  Dio  indicibile! Ella si adonta se noi ci perdiamo di cuore;
Chi potrebbe metterci questo obbligo se non Dio, se non un  Dio  infinitamente buono, infinitamente potente a soccorrerci?
Diciamo dunque coll' Apostolo, nelle nostre angustie: « Se  Dio  sta con noi, chi sarà contro di noi? »Ma come si può
di noi? »Ma come si può sapere, soggiunge l' Apostolo, che  Dio  voglia stare per noi? Come? Risponde: non avete un segno
tranquillamente, giubilosamente. C' è tanto di gloria di  Dio  in questa nostra prostrazione conosciuta, sentita! Che ci
desiderosi solo di essere santificati. Eh sì, il  Dio  della consolazione e della pace tira soavemente a sè questi
ogni affrettamento e soverchio desiderio; ma lascieremo che  Dio  tragga dal nostro nulla ciò che egli vuole, ubbidendo solo
che dissi di lui; sono io che presento ciò che sarà, se a  Dio  ne piace. Tante e poi tante cose ai suoi buoni figli, a cui
mio volere, col pretesto della carità, ma faccia quello di  Dio  che è carità. Ma io non posso, come diceva, in una lettera
io, e sarei un menzognero se lo promettessi. Se è  Dio  che chiama, debbe garantirli egli, ed è fedele e verace.
beata! Oh potessimo essere una sola cosa tutti con Gesù, in  Dio  Padre, pel santo Spirito! a cui gloria in tutti i secoli.
Quanto mi sarebbe caro abbracciarvi in quel tempo! ma  Dio  sa se voi ci sarete! Addio mio carissimo. Non vi parlo
da non farne caso nè occuparsi a ricercare se essa venga da  Dio  o dal demonio; il che è superfluo il sapere, purchè non
che facendo ciò si renda ingrato a Dio; mentre è anzi per  Dio  che fa ciò e per non essere svagato dall' opera della sua
da essa o ce ne toglie il pensiero, è cattivo. La legge di  Dio  è il timone della nave. Supponiamo che questa fosse anche
o col pensiero di non fare nulla per le anime anche se  Dio  volesse adoperarlo in ciò. L' avvilimento succederà, se
oscurità in piena quiete; 2 La certezza della bontà di  Dio  , che sebbene operi in un modo recondito e spesso diverso
noi stessi fino che siamo a questo mondo; 4 La viva fede in  Dio  , cioè della sua grandezza, del sommo bene, del tutto ch'
ch' egli è per noi; giacchè se noi faremo tanta stima di  Dio  da giudicare che avendo lui solo, tutto abbiamo e nulla ci
abbiamo e nulla ci manca, e se crediamo di poter possedere  Dio  in tutti i luoghi, in tutte le circostanze della vita
una nostra imperfezione e mancanza di fede, e ricorreremo a  Dio  stesso per vincerla, e per ottener la grazia che egli
natura inferiore. Ah se il nostro tesoro fosse in Dio, in  Dio  solo sarebbe altresì il nostro cuore! ma noi siamo
vivere veramente alla Providenza, guardando sempre in  Dio  che dispone tutte le cose per nostro bene e per quello
che vi dà il Signore. Certo, avanti che un uomo chiamato da  Dio  alla religione sia religioso, deve essere novizio , e
e dicendo in tal modo tutta intera la verità, si confida in  Dio  e non nell' uomo, e si viene in tal modo ad abbandonarsi
avvenire. 2 Che la nostra principale regola, indicataci da  Dio  stesso per mezzo del suo Vicario, si è quella che ci
sodezza e gravità, giacchè lo stesso rappresentante di  Dio  sopra la terra ci ha avvertiti del pericolo, nel quale
alla Congregazione dei Vescovi e Regolari da esaminare, e,  Dio  volendo, anche da approvare. Io spero oltracciò che ci
bello essere così rannodati nella unità. Io vedo la mano di  Dio  sopra N. N., e la traccia di una sua grande misericordia.
credo meglio che per ora non veniate a Roma: ma spero in  Dio  che venererete anche voi il Vicario di Gesù Cristo
abbiamo: umiliamo sotto di essa la nostra povera umanità. A  Dio  di nuovo. Spero che riceverete la mia confidenza come un
ricorrono: perocchè al solo pensare a questa genitrice di  Dio  e nostra, l' animo si tranquilla e la mente si rasserena, a
della sua forza, colla quale egli dovrebbe tendere nel solo  Dio  e a Dio solo congiungersi. Ma tutta la debolezza che noi
forza, colla quale egli dovrebbe tendere nel solo Dio e a  Dio  solo congiungersi. Ma tutta la debolezza che noi veniamo
quando siamo umiliati, allora abbiamo resa giustizia a  Dio  e lode alla verità; e questo è lo stato dove la grazia non
fede, non si riduce se non ad un poco di aspettare fin che  Dio  voglia; ma noi non abbiamo, veramente parlando, perduto
conviene, come dico, fare atti di viva fede, credendo che  Dio  è onnipotente, e che ci può pienamente consolare.
come l' effetto che porterebbe una simile istituzione, se a  Dio  piacesse che avesse luogo, sarebbe quello di mettere in
persuaso che non può essere opera di uomini, ma di  Dio  solo: e che quindi si dee in questo affare tener
in un corpo, purchè però abbiano per fine la vera gloria di  Dio  e la carità. Meditando questi principii voi, signora
aiuto per essere compresi dell' altezza dei giudizi di  Dio  non è per noi il sentire la dissoluzione del corpo nostro,
dove sorge un abbandono ed una confidenza tenerissima in  Dio  solo. Sì, mio caro, così è. Per altro rendo grazie a Dio
in Dio solo. Sì, mio caro, così è. Per altro rendo grazie a  Dio  del sentirvi privo di febbre ora, essendo egli che
di Dio, era il desiderio dei Santi, ed è una disposizione a  Dio  carissima. Questi sono i vostri sentimenti, come raccolgo
nè concepirlo appieno; ed è la pura misericordia di  Dio  quella che gratuitamente ci ha infusa la grazia nel
sentite nel vostro spirito, io credo che ciò sia voluto da  Dio  per farvi sperimentare l' umana miseria e farvi conoscere
libertà di spirito, coll' occhio dell' intenzione mirar in  Dio  solo, ed ivi finir con tutta la nostra libera volontà, e
intenzione di essere uniti di cuore con noi, e formare, se  Dio  vuole, una cosa sola, prescrivendo loro intanto di pregare
scrivere, in cui questa operazione mirabile della mano di  Dio  si vede ogni giorno più manifesta; ma mi contento di
vera amicizia che Le professo, La scongiuro a non fare a  Dio  il sacrificio di se stesso dimezzato, ma intero intero. E
se i sacerdoti, pensando di non servire a se stessi, ma a  Dio  solo, e per Dio al bene de' prossimi, fossero indifferenti
pensando di non servire a se stessi, ma a Dio solo, e per  Dio  al bene de' prossimi, fossero indifferenti a tutto il
amicizia che vi è fra di noi. Io ho raccomandato tosto a  Dio  il caro infermo e voi stesso che, a ragione, siete immerso
e faremo pregare; voi mostratevi forte, abbandonatevi in  Dio  e non temete di nulla: egli vi sosterrà, e la Madonna
dalla radice quell' Istituto, che la sola misericordia di  Dio  e l' opera della sua Provvidenza sembra che voglia
per la Diocesi ed altrove, fino che la volontà di  Dio  non si manifesti da se stessa. Per quella di costì, giacchè
può fare che ricevendo limitazioni ivi non è la volontà di  Dio  che noi facciamo nulla. Non dubitiamo punto: Gesù Cristo
cioè non per la volontà dell' uomo, ma per quella di  Dio  che influisce nella natura stessa di tutte le cose, e
sia degno di allacciare le scarpe. E giacchè tengo che sia  Dio  quello che mi ha fatto tale, mi confido in lui, che suole
tutto ciò che mi offre da fare la Provvidenza per gloria di  Dio  »: abbandonandomi così nella stessa divina Provvidenza. E
e con Molinari, che mi aiuteranno a impetrare da  Dio  il suo lume. Così uniti insieme di spirito, otterremo coll'
di fede nella bontà e provvidenza di Dio, quasi che  Dio  non pensasse e provvedesse da padre a tutti gli uomini e
bisogno di noi, e senza l' opera nostra. Eh! chi conoscerà  Dio  e se stesso si riputerà inutile, e starà basso e tutto
tutti i desideri nostri con un sol colpo e lasciando fare a  Dio  in tutte le cose. Eh se Iddio ci desse la grazia di essere
fiero allorquando noi facciamo la risoluzione di darci a  Dio  solo, a Dio interamente: lo dice la Santa Scrittura:
noi facciamo la risoluzione di darci a Dio solo, a  Dio  interamente: lo dice la Santa Scrittura: [...OMISSIS...] Ma
Oh è pur questa sicurezza nella misericordia di  Dio  di riuscire bene ne' nostri combattimenti colla sofferenza
le aperizioni di coscienza frequenti, le domande a  Dio  particolari rivolte ad ottenere la grazia della vigilanza e
un' amabile serietà, e un continuo lavoro alla presenza di  Dio  e con aspirazioni. Credo poi necessario prendere un solo
alla pace ed alla consolazione. Il cielo, il nostro  Dio  non ci sarà tolto giammai; e con questo solo avremo tutto,
che un decreto di bontà! viviamo dunque di fede; e quel  Dio  che umilia innalzerà, quel Dio che mortifica vivificherà.
dunque di fede; e quel Dio che umilia innalzerà, quel  Dio  che mortifica vivificherà. Io non mancherò di aggiungere le
suoi bisogni. Finalmente è indispensabile, che chi si dà a  Dio  si abbandoni anche a Dio ed alla sua provvidenza, e si
è indispensabile, che chi si dà a Dio si abbandoni anche a  Dio  ed alla sua provvidenza, e si prepari un animo contento di
. Per altro tutto questo affare versatelo con  Dio  in una orazione umile e generosa, colla quale non
e coll' anima in cielo, aventi sempre la memoria di  Dio  e del nostro Signor Gesù Cristo, non meno che della sua
vanità del mondo, e d' altro lato più facilmente servire  Dio  ne' vostri prossimi con grande merito vostro. Ed è questa
vita, e la superbia. E` dunque una grazia grande quello che  Dio  vi fa col darvi lume a conoscere la perfezione a cui vi
che vi prego ogni benedizione, acciocchè la compagna che  Dio  vi destina, sia una cosa con voi nel Signore, e vi sia non
nel loro stato travagliano tutti alle opere della gloria di  Dio  e della carità dei prossimi, quando e come la divina
« di fare qualunque cosa che appartenga alla gloria di  Dio  e alla carità del prossimo, in qualunque paese, purchè sia
questo, insieme cogli altri affari riguardanti la gloria di  Dio  e della minima società nostra. Di questa vi manderò poi, se
a me però non le mandò punto. Egli è bensì vero che a  Dio  non si può legare le mani, e che anche quei laici e quei
quello dell' Apostolo, attende tibi , possono essere da  Dio  chiamati all' esercizio di qualche opera di carità, e ciò,
o consigliate a prestarsi, ed in questi casi la volontà di  Dio  e la missione è quindi manifesta. Ora queste sono le opere
condannare gli altri religiosi Istituti. - No, certamente:  Dio  me ne guardi; ma si viene bensì a dire che i santi
che trascinarmi per le vie le più ordinarie e comuni; e  Dio  sa con quanta imperfezione vada anche per queste vie; e se
prepararsi meglio a fare con generosità di cuore ciò che a  Dio  più piace, e non ciò che il proprio capriccio, o almeno l'
il suo spirito, che è spirito di confidenza nel solo  Dio  e nella ineffabile sua provvidenza. Sì, mio caro, noi
introdotto, un ragguardevole numero di sacerdoti; e, la  Dio  mercè, tali che certamente è ancor più dalla loro qualità
non poco da occuparsi in cose che riguardano la gloria di  Dio  e la carità del prossimo. Umilmente adunque prostrato ai
che, se Vostra Santità approverà questa mia occupazione e  Dio  mi concederà vita e forze, non tarderò di venir
ne' sospiri e ne' gemiti fatti innanzi al trono di  Dio  crocifisso, sarà indubitatamente coronata. Ah! non
alle parole del Cardinale, non vi dieno alcuna noia. E` in  Dio  che noi confidiamo: si farebbe torto a sua divina Maestà
lodi degli uomini, che corrompono il nostro cuore. Piace a  Dio  che la nostra società sia contrastata, combattuta,
per una felice necessità di cui si serve la grazia, ed in  Dio  intieramente s' abbandona; ed allora incomincia a
loro, privato della lusinga de' beni naturali, sente che  Dio  solo basta a tutto e soprabbasta ad ogni suo desiderio. Oh
ma alcuni affari incamminati che riguardano la gloria di  Dio  e che esigono la mia presenza, acciocchè siano prontamente
che fu la culla, come sapete, del minimo Istituto nel quale  Dio  solamente per sua misericordia ci ha insieme congregati e
Società vogliamo sinceramente e pienamente consecrato a  Dio  solo tutti noi stessi, e tutte le cose che abbiamo al mondo
fatali di tutti per chi vuol darsi veramente e pienamente a  Dio  nella nostra società, la quale dee avere siccome scritte in
del Superiore rendono infinitamente più meritoria e cara a  Dio  l' ubbidienza de' sudditi. Ma chi di voi sarà un vero
di Dio: io non v' entro, e non desidero se non quello che  Dio  Le ispira nel cuore; sono però certo che il desiderio della
animosamente, ma in quell' Istituto al quale la volontà di  Dio  piegherà il suo cuore. Ad ogni modo caro assai mi sarebbe
che l' hanno sempre compresa in tutti i secoli. I figli di  Dio  sono stati sempre e sempre saranno, « et fulgebunt quasi
viltà, nè per ingannevole speranza di produrre un bene che  Dio  non vuole, alcuna transazione colle massime carnali e collo
omicida di questo mondo. Il Vangelo basta a se stesso.  Dio  è tutto, e il giusto nei beni eterni ha tutto il suo cuore:
desidera o s' immagina, ma quella felicità temperata che sa  Dio  più convenire a' suoi disegni di misericordia pei
umani non sono cercati direttamente; è il solo regno di  Dio  che hassi direttamente a cercare: « Cercate prima il regno
gl' interessi materiali. Ma, oh quanto il Consiglio di  Dio  è alto sopra i consigli degli uomini! Allora appunto che la
a chi ci vede, che è Dio, ricevendo tutto dalle mani di  Dio  con perfetta indifferenza. Tutto sta dunque in trovare i
i mezzi conosciuti pe' segni della volontà di Dio; insomma  Dio  solo in tutte le cose: « et exaltabitur Dominus solus ». Un
riuscire ad ottenere questo, spargiamo lagrime dinanzi a  Dio  giorno e notte; e i nostri sforzi saranno certo coronati. -
perciò il dovere di rendervi forma e modello di quelli che  Dio  volesse mandare di poi. Farete, prima di cominciare il
mi lascia ancora fra la speranza e il timore. Piacesse a  Dio  che egli vi avesse veramente illuminato a scorgere l'
meno incerta assai, perchè ricusa i mezzi sicuri datigli da  Dio  di salvarsi nella guida de' suoi superiori. Val più
e la maniera di ottenerlo », oppure: « io sono chiamato da  Dio  ad evangelizzare questi popoli: dunque abbandonerò il mio
mali nel mondo per aver voluto far troppi beni, non secondo  Dio  , cioè secondo le regole sicure de' santi. Per tutte queste
voi in altri affari, e che perciò se l' intendano con me.  Dio  mi aiuterà, lo spero, nè ricuserò mai di far manco conto
dubitare della sua fedeltà maritale si tacque, e lasciò a  Dio  la cura di sgombrare (se egli avesse creduto) ogni dubbio
dall' animo del suo sposo. E non dee essere la Madre di  Dio  il nostro modello? Non l' abbiamo noi scelta perchè sia la
fino a tanto che l' oggetto reale del suo conoscere non è  Dio  stesso, l' essere sussistente e infinito. Or l' essere
si acquista dalle creature colle loro forze, ma sì perchè  Dio  stesso spontaneamente si abbassa e si avvicina ad esse
può far che per grazia, mediante la congiunzione reale di  Dio  ad essa per l' intelletto; e senza questo la natura
che abbiam detto sullo stato in cui è uscito dalle mani di  Dio  l' uomo primitivo. La sede del perfezionamento dell' uomo
state perdute e a niun bene usate; e non era in mano di  Dio  il formare l' uomo senza queste parti all' uomo essenziali.
è manifesto che il non creare uomini non gli cresce mica a  Dio  la potenza di crear angeli, mentre egli può creare di
invisibili, le quali consistono appunto nelle relazioni fra  Dio  e le anime: o certo almeno, che ella nell' universo
analogia l' oggetto di quella divina Sapienza per la quale  Dio  componeva l' universo materiale, per forma che fosse all'
pei quali si esprimevano le verità più sublimi intorno a  Dio  e intorno all' uomo, erano tutti tolti dagli oggetti che
di Dio, quasi direi in cifra: perocchè il dire,«  Dio  è un bene illimitato«, è una espressione rassomigliante a
perchè il calcolo non fu fatto. Così il dire, che  Dio  è un bene illimitato, non dice che cosa sia, perchè resta a
gli esprimevano gli oggetti divini. Sicchè supponendo che  Dio  abbia il primo parlato all' uomo primitivo e parlatogli di
applicata a significare il cielo, si traesse a significare  Dio  immenso , come se quel Dio che parlava sensibilmente avesse
cielo, si traesse a significare Dio immenso , come se quel  Dio  che parlava sensibilmente avesse poscia detto all' uomo: Io
delle sublimi dottrine, ci abbatteremo a quel racconto ove  Dio  stesso si fa a imporre i nomi alle maggiori parti dell'
minori dello stesso universo, serbò il metodo imparato da  Dio  di denominare le cose, e appellò gli animali con vocaboli
che acquista l' uomo, pel quale sentesi informato da  Dio  medesimo. Ora in produrre questo sentimento, che amplifica
trattenerci, ricercando in che modo questa grande opera di  Dio  far si possa. Tutta la perfezione ultima dell' uomo ha per
che questo), e formasi in tal modo delle cognizioni di  Dio  naturali: od usa l' essere come lume anche soprannaturale
in questi nostri giorni sì scarsi di fede è sollevata da  Dio  una donzella di angelica vita per nome Maria Moerl abitante
segni coi quali sollevarci alla cognizione di  Dio  e alla cognizione soprannaturale, quando voglia servirsi
Io voglio dire cioè, che il principio operante, che è  Dio  stesso, essendo intelligente, si compiace di operare in un
solo al Fattore come principio della natura visibile, ma al  Dio  vivo e vero come autore del tutto, di cui l' ordine
legge. Il perchè S. Paolo citando quelle parole dette da  Dio  nella prima istituzione del matrimonio fatta in Adamo e Eva
e nel senso più proprio e peculiare il Verbo di  Dio  e medesimamente Cristo che di sè ha detto: « Io sono la
vita: [...OMISSIS...] . Di maniera che, quei simboli che  Dio  pose a principio nel terreno paradiso avevano virtù di
delle cose, ed erano l' esemplare di quel gran concetto che  Dio  intendeva di effettuare colla sua provvidenza mediante il
vita. Per la qual cosa dice S. Agostino sapientemente, che  Dio  non volle che l' uomo vivesse nè pure nel paradiso senza
del tempio, quest' acqua che emana dalla sede di  Dio  e dell' Agnello acconciamente S. Ambrogio la crede simbolo
come Dio, dice S. Giovanni, che scaturisce dalla sede di  Dio  e dell' Agnello, cioè da quella sede dell' Agnello che è la
come un tutto complesso, la cui parte più sublime era  Dio  stesso e la più materiale i corpi. Or questo secondo tutto
dava al corpo dell' uomo quella vita e virtù che egli da  Dio  partecipava, per la quale metteva il corpo umano in atto,
fornita. Non basta ancora. L' uomo privato della grazia di  Dio  non ebbe altre forze che le sue proprie. Egli rimase
trovò il modo di entrare nella natura non più protetta da  Dio  e di operare nell' uomo per mezzo delle cose corporee, di
di tutte le cose. L' effetto del peccato relativamente a  Dio  come giustizia, fu il debito che l' uomo contrasse, la
ad un infinito oggetto. Perocchè l' onore dovuto a  Dio  uscendo come necessaria conseguenza dalla stessa natura
è di natura sua irreparabile: nè gli altri momenti in cui  Dio  fu onorato valgono a risarcire quel momento vuoto della
il qual ordine consiste in questo: 1. che sia dato a  Dio  tutto l' onore che si merita di presente; e 2. che gli sia
l' effetto del peccato è doppio, cioè: 1. Una remozione di  Dio  dall' uomo come da persona resasi incapace e indegna del
naturale. 2. Lo sdegno di Dio, ossia la disposizione di  Dio  a punire l' uomo: il quale effetto è proprio del peccato
relativamente a ciò che soffrì di mutamento il rapporto di  Dio  coll' uomo. Abbiamo detto che lo stato dell' uomo fu
di lui. Abbiamo detto ancora che fu alterato il rapporto di  Dio  coll' uomo: 1. perchè fu violato l' ordine eterno della
della giustizia offesa; 2. l' allontanamento di  Dio  dall' uomo; 3. lo sdegno di Dio, ossia la punizione
a ristabilire il detto ordine conveniva che l' uomo desse a  Dio  non pure tutto l' onore che merita la divina natura per sè,
il suo. Or poi l' uomo non aveva neppure tanto da dare a  Dio  quello che egli per sè meritava, perciocchè dando a Dio
a Dio quello che egli per sè meritava, perciocchè dando a  Dio  tutto sè stesso, non gli dava ancor nulla di ciò che fosse
non avere nè aver mai avuto in sè di più che potesse dare a  Dio  faceva sì che il solo dare tutto sè stesso non fosse
ordine ristabilire dalla natura umana, dalla parte di  Dio  non poteva più essere placato il suo sdegno, cioè evitata
non ci ha più principio di salute per le ragioni dette; in  Dio  neppure ci ha, perciocchè è lontanato dall' uomo e sdegnato
le quali non si vedeva più modo come l' uomo potesse con  Dio  nuovamente riconciliarsi. In questo sistema la redenzione
ha peccato nè difetto; egli è la giustizia stessa, perchè è  Dio  come il Padre. Or l' eterno disegno si fu che questo
o cagionare un tal fatto; nè il peccato dell' uomo impediva  Dio  dal fare una cosa che non aveva per sè alcuna relazione con
E questo fatto del tutto nuovo prodotto spontaneamente da  Dio  fu quello che rese possibile la salute dell' umanità,
la salute del mondo. Se non fosse così, sarebbe paruto che  Dio  si fosse abbassato, e che, in grazia dell' uomo peccatore,
alla divina maestà. Ma oltre a ciò egli potè dare a  Dio  un culto maggiore che non gli si spettava in ordine di
di Cristo non l' avesse accettato, rinunziando per amore di  Dio  Padre al proprio diritto. Allora si trovarono adunque due
Dio: dall' altro eravi fra gli uomini uno, che aveva con  Dio  un credito infinito. Questi però era il ricco, questi
degli altri] (1). L' uffizio adunque dei segni dati da  Dio  all' uomo, perchè con essi si perfezionasse dopo il
sede abita la santità, era in comunicazione diretta con  Dio  e da lui immediatamente attingeva la grazia. Sicchè essi
che eccitano i segni sensibili a ciò destinati da  Dio  o certo quelle impressioni che essi fanno, avessero cotale
al soggetto umano che il movesse alla contemplazione di  Dio  e quindi alla percezione di questo; venendo il soggetto a
già per questo solo ella viene a vederlo, senza che in  Dio  sia nata alcuna mutazione di avvicinamento o allontanamento
alla santità. Or veduto l' ufficio dei segni deputati da  Dio  a dover ristorare la umanità peccatrice, gioverà che noi
nelle divine Scritture: nascere di Dio, essere figliuoli di  Dio  (1) ed altre tali, che si riferiscono alla persona
così: [...OMISSIS...] . E di qui è la similitudine vera con  Dio  che si mette nell' uomo per opera della grazia:
mente vostra, e vestite l' uomo nuovo, che è creato secondo  Dio  nella giustizia e nella santità della verità« (3). » Dove
secondo l' imagine, dimostra che l' uomo si fa a imagine di  Dio  per la grazia, cioè per Dio stesso che abita nell' uomo: e
che l' uomo si fa a imagine di Dio per la grazia, cioè per  Dio  stesso che abita nell' uomo: e convenevolmente si dice, che
stesso che abita nell' uomo: e convenevolmente si dice, che  Dio  è simile a sè stesso, quando nessun' altra cosa senza Dio
Dio è simile a sè stesso, quando nessun' altra cosa senza  Dio  può essere in alcun modo a Dio somigliante. Vedesi che
nessun' altra cosa senza Dio può essere in alcun modo a  Dio  somigliante. Vedesi che questa maniera di parlare non è a
dicendo: « Stimatevi essere morti al peccato, e vivi a  Dio  in Cristo Gesù Signor nostro. E però non REGNI il peccato
poichè IO (persona) trovo il mio diletto nella legge di  Dio  SECONDO L' UOMO INTERIORE (cioè la persona nuova
fin da principio nelle divine Scritture in quelle parole di  Dio  a Caino: « Sotto di TE » (pronome personale che viene a
natura umana. Quello adunque che i segni, istituiti da  Dio  al perfezionamento dell' uomo peccatore, mirano a fare, si
religiosa determinata e istituita peculiarmente da  Dio  medesimo, autore della santificazione. E questo è il terzo
(1). Quando i nuovi segni dovevano ricevere da  Dio  medesimo una efficacia straordinaria, al tutto straniera
soggetto umano lo sollevassero fino alla congiunzione con  Dio  medesimo. E all' opposto mediante il peccato tutta la
quella virtù e quel valore. Questo era quanto dire, che  Dio  [doveva] istituire questi segni e dichiarargli agli uomini:
dichiarargli agli uomini: e da quel punto che si fossero da  Dio  istituiti e dichiarati, quei segni diventarono una
cagione o l' occasione della salute, altresì un culto che a  Dio  si presta e una cotale consacrazione dell' uomo all' onore
(2). Egli è dunque il terzo carattere, dei segni dati da  Dio  all' uomo pel suo perfezionamento,« l' essere Sacramenti,
culto divino«. Ma questi segni istituiti espressamente da  Dio  in cerimonie religiose a lui grate, con che acquistavano la
in cospetto a tutte le create intelligenze e a  Dio  stesso. L' uomo potè essere distrutto senza venire
gli elementi, non opponevasi alla massima glorificazione di  Dio  e santificazione della creatura, presa questa nel suo
l' oblazione e che questa oblazione fosse accettata da  Dio  . Nessuno degli uomini che ereditavano il peccato di Adamo
dice che [...OMISSIS...] . I segni dunque destinati da  Dio  a dover perfezionare l' uomo dopo il peccato dovevano
gli altri efficaci. E il torne alcuni pochi a cui aggiunger  Dio  questa sua virtù era massimamente necessario alla umanità
alla umanità peccatrice; perchè, divisa questa da  Dio  e con essa la natura, avveniva che tutto ciò che ella
già in virtù della fede ottenuta la riconciliazione con  Dio  e la grazia divina; conciossiacchè allora cominciavano ad
comunanza delle nazioni la nazione ebraica era quella che  Dio  deputò a mantenere il magistero delle verità salutifere
l' Apostolo [...OMISSIS...] . Ora il preciso tempo in cui  Dio  cominciò a dare a una famiglia particolare i segni
poi del padre, cui sepellì in Haran, fu nuovamente da  Dio  chiamato, perchè se ne andasse nella Cananea. E di qui
in deposito le rivelazioni che da quell' ora innanzi  Dio  avrebbe fatto agli uomini. Fin qui adunque Abramo non aveva
quelle verità che si dovevano a mano a mano consegnare da  Dio  alla casa eletta de' Patriarchi? Io credo non errare se
della divina sostanza. La dottrina adunque dell' unità di  Dio  era la preparazione che doveva precedere quella della
e stabilire la cognizione e il culto del solo vero  Dio  Creatore del cielo e della terra. Qui tendono costantemente
questo scopo fisso alla educazione del popolo ebreo fu da  Dio  intieramente ottenuto e compito al tempo in cui Israello
che Cristo e il popolo da lui francato, avrebbe stretto con  Dio  (1). Per ciò nel Profeta Zaccaria è chiamata la nuova
poterono più crollare e smovere dal culto dell' unico vero  Dio  e dall' aspettazione del Messia, che solo restava a recare
[...OMISSIS...] Il tempo adunque entro cui furono dati da  Dio  i segni istruttivi alla stirpe d' Israello abbraccia un
tribù di Giuda, acquistano un ampliamento di luce da quanto  Dio  rivelò a' suoi eletti e che fu scritto nei Salmi, nei libri
e resa al tutto salda nella dottrina dell' unità di  Dio  e del suo culto? Non lice agli uomini entrare curiosamente
quei popoli idolatri ricevevano la notizia dell' unità di  Dio  e della vera religione. Questo consiglio della divina
si proseguiva quest' opera di far conoscere il vero  Dio  al mondo tutto (2), Iddio provvide altresì d' un altro
Già abbiamo veduto che tutto l' universo materiale fu da  Dio  imaginato e creato con tale sapienza ch' egli fosse emblema
una fine critica, tutti quei tanti emblemi coi quali  Dio  parlò agli uomini. Ma a noi non è conceduto qui di far
carità, la grazia), chiusa dopo il peccato, e per la quale  Dio  solo poteva passare, e non l' uomo senza Dio. Ma l' uomo vi
figuravano i due tipi precedenti; perocchè ivi il solo  Dio  entrò e ne uscì il Dio uomo. 2. Abele tipo del Messia. 3. I
precedenti; perocchè ivi il solo Dio entrò e ne uscì il  Dio  uomo. 2. Abele tipo del Messia. 3. I figliuoli di Dio e i
il Dio uomo. 2. Abele tipo del Messia. 3. I figliuoli di  Dio  e i figliuoli degli uomini, che colla loro divisione
(Esopo). Ecco pertanto alcune prescrizioni emblematiche che  Dio  fece agli uomini de' primi tempi intorno agli animali
che le bestie in questa antica e primitiva scuola che dà  Dio  agli uomini, sono prese per emblema a significare uomini,
d' intelligenza (2). Per altro lo stesso permesso, che  Dio  dà alla famiglia di Noè dopo il diluvio di ammazzare gli
il sangue), si ravvisano gli empi condannati da  Dio  a morte, e però indegni di vivere: tipo rinnovellato nello
di vivere: tipo rinnovellato nello sterminio, che da  Dio  fu comandato agli Ebrei, dei Cananei e di que' varii popoli
da Cristo, perseguitata e martoriata che dimanda a  Dio  vendetta del suo sangue, verrà agevolmente alla memoria il
diritto alla vita se non per Iddio e per l' imagine che di  Dio  ne porta in sè stesso; e che l' uomo empio è abbandonato
di lui sarà sparso« (4). » Dove si vede che l' imagine di  Dio  su cui è fatta l' anima umana varrebbe a riparare i buoni
essere uccisi, ma non gli uccisori perchè cattivi e da  Dio  alla propria ventura lasciati. Questo tipo viene illuminato
e degli altri micidiali. Voleva insegnarsi con questo, che  Dio  solo è il padrone della vita degli uomini; e che per far
i buoni, che vengono così a rappresentare la persona di  Dio  stesso. Conciossiacchè Iddio ha dominio della vita non solo
della croce (5). 7. Cogli usciti dall' arca uomini e bruti,  Dio  fa un' alleanza sempiterna. Ella era il tipo di quella
Ella era il tipo di quella alleanza che doveva farsi fra  Dio  e il popolo nuovo redento da Cristo (1). L' eternità e
che questa tipica. Indi è l' efficacia delle parole che usa  Dio  ad annunziare quest' alleanza. Egli odora la fragranza del
non vi ha patto sempiterno, secondo i dogmi cristiani, fra  Dio  e l' umanità se non quello del mediatore Gesù Cristo (4). E
seconda o nuova legge, il patto rinnovato da Giosuè con  Dio  dopo entrati gli Ebrei nel possesso della terra promessa, e
e confuse. Questa maniera d' istruire gli uomini da  Dio  tenuta non è semplicemente una nostra opinione: ella è una
nella umanità tutta mediante il Messia. Il titolo di  Dio  di Abramo, d' Isacco e di Giacobbe che prese, è un titolo
Isacco e di Giacobbe che prese, è un titolo che esprime un  Dio  adorato da degli individui (3). Quando egli è per trarne i
per trarne i discendenti dall' Egitto, assume il titolo di  Dio  degli Ebrei, denominazione di un Dio nazionale, cioè
assume il titolo di Dio degli Ebrei, denominazione di un  Dio  nazionale, cioè coltivato da una nazione (4). Il Messia
da una nazione (4). Il Messia all' incontro si chiama  Dio  di tutta la terra (1). Quel tempo che passò dalla morte di
nella lettera agli Ebrei. 5. Il primo patto stretto da  Dio  con Abramo . - Passò non poco tempo dopo le promesse fatte
Abramo . - Passò non poco tempo dopo le promesse fatte da  Dio  ad Abramo, e questo indugio era un' occasione di esercizio
tutto spirituale, come gli veniva proposta, da trovarsi in  Dio  solo, anche soprabbondantemente. Perciò come Iddio non gli
fu da parte di Abramo un sacrificio solenne; e da parte di  Dio  una fornace fumante e una lampa di fuoco che apparì nella
il Messia. A questa alleanza e protezione dalla parte di  Dio  doveva rispondere da parte di Abramo la perfezione morale,
morale, che Iddio gli intima fino a principio: « Io sono  Dio  onnipotente: cammina dinanzi a me e sii perfetto« (3). » E
di questa giustizia morale, che colla fede nella parola di  Dio  doveva rinunziare e quasi toglier da sè il male della carne
in cielo, e le grazie che di colassù i ministri di  Dio  ci riportano. 6. Lotta coll' angelo . - Giacobbe, che lotta
viaggiando alla patria del cielo. Il viaggio del popolo di  Dio  che fa pel deserto dopo passato il Mar Rosso, era il tipo
sostenute a conseguir la virtù, vi riposano, fatti simili a  Dio  (4). b ) La legge, comandata di portarsi scritta sul
modo perfetto ebbe in sè medesimo. Gli animali immolati a  Dio  sono emblema degli uomini che devono essere tanto in questa
che devono essere tanto in questa vita che nella futura a  Dio  dedicati con intero e perenne sacrificio: particolarmente
tutto l' uomo e le cose sue erano soggette al dominio di  Dio  ed a lui da offerirsi. Nel sacrificio per lo peccato una
a significare che l' espiazione dei peccati si faceva da  Dio  pel ministero dei Sacerdoti. Nell' ostia pacifica che si
e ciò a significare che la salute dell' uomo procede da  Dio  secondo la direzione de' suoi ministri e colla cooperazione
essere immolati senza riscatto. E ciò a significare che a  Dio  non è grato se non il sacrificio di cose monde. Or poi il
disse [...OMISSIS...] . c ) In generale il Re del popolo di  Dio  era l' emblema del vero Re del popolo eletto, Gesù Cristo.
al popolo la scienza della legge, sull' altro la casa di  Dio  che comunica la grazia la quale muove la volontà, sono gli
o festa de' tabernacoli, in memoria della protezione da  Dio  accordata al popolo nel deserto, l' ottavo dì della quale
in memoria dell' unione, pace e abbondanza del popolo di  Dio  nella terra promessa dove erano dopo la peregrinazione: le
i costumi di questi, e riporre la propria felicità non in  Dio  ma nei beni sensibili nei quali gli incirconcisi (i
cui esercitare l' estrazione non mancava più: era posto da  Dio  un gran fatto esterno, sensibile, dal quale era
mirava a fissare nelle menti questa idea per sè negativa di  Dio  (2). Abramo è tentato fino ad esigere da lui il sacrificio
e poi da queste spartirla. Ma le idee negative di  Dio  non hanno alcuna materia nell' ordine naturale; hanno solo
l' avrebbero agevolmente ingannato, facendogli credere che  Dio  fosse simile alle cose naturali. Per condurre adunque il
sollevarlo sopra tutta la natura e fargli intendere, che  Dio  era un Essere principio di tutte le cose, il quale da
con Dio, attribuendo o le divine proprietà alla natura o a  Dio  le proprietà naturali; il che era stato larghissima fonte
più sollecite le divine Scritture quanto di far conoscere  Dio  incomprensibile: di che è ragione contenersi nella
non potersi comprendere un sì grande Ente. Chiamasi anche  Dio  nascosto e che abita una luce inaccessibile (3). Per sì
acquistava un nome. A ragione di esempio, egli si chiama il  Dio  di Bethel (1) per la visione che ebbe in questo luogo
visione che ebbe in questo luogo Giacobbe. Egli si dice il  Dio  che ha tratto gli Ebrei dall' Egitto con mano forte (2): il
che ha tratto gli Ebrei dall' Egitto con mano forte (2): il  Dio  che ha parlato dal Sinai (3): e così di tutti gli altri
intendimento ne' suoi primi sviluppi a fissarsi e aderire a  Dio  e alle cose divine e insensibili. E l' uomo pur coll'
di farsi considerare come opera stupenda e di levare a  Dio  le menti collo stupore (1). Perchè adunque l' uman genere
conducesse a formarsi e ben imprimersi le idee negative di  Dio  , si richiedeva un magistero maggiore della provvidenza che
linguaggio e i simboli naturali: ma per le idee negative di  Dio  voleva anzi la cassazione di ogni simbolo od imagine, ed in
Ma un altro spediente messo in opera dalla sapienza di  Dio  per maggiormente scolpire nella mente all' uomo quelle idee
anche con quel luogo della Scrittura dove si parla di  Dio  disceso sul Sinai a dar la legge. [...OMISSIS...] . Per tal
la legge. [...OMISSIS...] . Per tal modo col non mostrarsi  Dio  sotto figura alcuna volle insegnare, che la sua essenza è
un po' più distesamente descrivere, voglio dire il carro di  Dio  . Questo carro è un simbolo costante nelle divine
non può passarvi illeso, quando prima non abbia ricevuto da  Dio  quella tempera al tutto divina che resiste a tali fiamme,
sono quella potenza misteriosa e irresistibile, colla quale  Dio  brucia e distrugge nell' uomo tutti i godimenti de' beni
(1). La tradizione di questa terribile forza di cui va  Dio  circondato passò a tutte le genti; ed è per questo che si
si reputava anche dalle nazioni idolatre che la visione di  Dio  fosse insostenibile all' uomo, e che l' uomo il quale
si dice espressamente che si mostrò a Mosè il carro di  Dio  (4). Questo carro di vittoria fu l' esemplare veduto dal
sui Cherubini; perciò il Salmo LXVII dice che il carro di  Dio  è nel Sinai e nel Santuario, cioè nel Tabernacolo dove fu
al cielo viene simboleggiata da questo carro. Il Verbo di  Dio  discende e si mostra sopra la terra terribile a' suoi
(2). Ma la visione di questo mobile trono ossia carro di  Dio  provisore e del Verbo incarnato più manifesta e più
che formano una indisgiungibile catena; insomma quel  Dio  che da Babilonia viene guerriero a oppugnare Gerusalemme è
da Babilonia viene guerriero a oppugnare Gerusalemme è il  Dio  provisore, è quel Dio che governa insieme le cose tutte
a oppugnare Gerusalemme è il Dio provisore, è quel  Dio  che governa insieme le cose tutte dell' universo. Ciò è
uomo era l' auriga, cioè, Gesù Cristo, il Verbo, vero  Dio  che doveva rendersi vero uomo. La parte di mezzo erano i
forma di uomo nel tutto insieme, perchè fu l' umanità che  Dio  volle innalzare al di sopra degli Angeli coll' unirla alla
umana. Ma quest' uomo è tanto innalzato perchè è anche  Dio  (4): e però quei Cherubini sono anche aquile, avendone la
e pel continuo ammirar che fanno un sì profondo senno di  Dio  nell' incarnazione; sicchè portano di tutte queste cose l'
Nè questo ministerio dei celesti, anello di mezzo fra  Dio  e gli uomini in istato di via, toglie punto, nè impedisce
in istato di via, toglie punto, nè impedisce che lo stesso  Dio  operi anche immediatamente nella Chiesa militante collo
dopo, ove il Profeta dice, che una tal vigna rientrata a  Dio  in amore « canterà come a' giorni della sua gioventù e come
la bontà, e così ascende alla più grande e perfetta idea di  Dio  che a lui sia possibile di avere nel presente,
terra. Questo nome, dice la divina Scrittura, fu imposto da  Dio  ad Adamo per esprimere con esso che Adamo era stato formato
signora mia (2). Il nome ISA7I, vuol dire mio uomo (3). A  Dio  stesso per dargli un nome proprio e contraddistinguerlo
quando ebbe la visione nella solitudine, che li nominò il  Dio  che vede me (2). Egli è manifesto che per quel primo che
nome per proprio antecedentemente ricevuto. Così dicendo il  Dio  di Abramo, è il nome proprio di Abramo che determina a far
il dovettero aiutare alla formazione delle idee negative di  Dio  e degli spiriti trascendenti. Concludiamo da tutto questo
che fuggito ancor tenerello in Egitto di là fu chiamato da  Dio  nella Giudea. Da tutto quello che abbiamo detto si può
si fu« il basso « (3). Fin qui de' segni istruttivi dati da  Dio  all' uomo dopo il peccato perchè gli fossero mezzi di
in qualche modo, quando si pensi che la comunicazione di  Dio  coll' uomo non avviene già mediante qualche modificazione
mutazione da parte di Dio, che non sia l' intendere come  Dio  stesso potesse essere comunicato pel veicolo dei sensi.
affisso all' umanità di Gesù Cristo il lume divino o anzi  Dio  stesso, non è meraviglia che [a] quel contatto delle carni
alla giustizia e pagava il debito della redenzione, e a  Dio  rendeva un ossequio infinito, e da lui di poter tutto in
misero e bisognoso di chi il giustificasse, e si fidava di  Dio  e di Cristo, che avrebbe egli operata quella
che l' uomo non potea dare a sè stesso. E l' uomo che a  Dio  così s' abbandonava non poteva non essere da lui sostenuto
più che que' Sacramenti sotto la legge di Mosè vennero da  Dio  comandati, sicchè inchiudevano ad un tempo un atto di fede
gli Ebrei, essendo questi Sacramenti da loro richiesti da  Dio  per segni della loro fede (3). Di qui si vede ragione
operativa; chè non sarebbe stata vera fede alla parola di  Dio  quella che fosse disubbidiente. Perciò, dopo istituiti i
della fede, si doveano questi praticare per ubbidire a  Dio  che gli avea comandati e non vi potea essere vero fedele
umana consiste ne' capi seguenti: 1. L' uomo fu creato da  Dio  innocente. In questo primitivo stato all' umanità
non la virtù di farle. Ed ora « non sono giusti appresso  Dio  gli uditori della legge, ma sono giustificati solo quelli
Risponde l' Apostolo: questo principio è « la virtù di  Dio  che dà salute ad ognuno che crede; al Giudeo prima ed al
i suoi stessi nemici. E però dice, che la « giustizia di  Dio  (cioè la sua santa misericordia) si è manifestata senza la
si è manifestata senza la legge - che questa giustizia di  Dio  (e non dell' uomo) si è manifestata per la fede di Gesù
» viene a dire che non gli era dovuta strettamente da  Dio  una tale giustificazione: [...OMISSIS...] . E questa è
[...OMISSIS...] . Alla somma giustizia e perfezione di  Dio  partiene di giudicare secondo una legge perfetta; ma la
altro fonte perciò di salvamento se non l' operazione di  Dio  stesso; sì fattamente che il solo Dio sia in ultimo
non l' operazione di Dio stesso; sì fattamente che il solo  Dio  sia in ultimo glorificato. Ora se questo è l' ordine dell'
si può ottenere se non per quella via che umilii l' uomo, e  Dio  solo esalti; qual sarà quella strada legittima che a tanto
perchè il principio extra7morale, che è la virtù di  Dio  ed aiuta l' uomo credente, opera anzi sulla volontà e la
l' uomo negli antichi tempi dopo il peccato a prestare a  Dio  una fede che almeno in quanto alla sua materia era
ricercare la natura di questa fede, donata agli uomini da  Dio  medesimo colla sua grazia, e vedere in quale stato ella
Ora la reale e piena manifestazione e comunicazione che  Dio  fece di sè agli uomini fu solo nella incarnazione (1).
nelle anime degli uomini, degli effetti e doni di Dio, ma  Dio  stesso non era ancora sostanzialmente e pienamente
veniva rivelato. E questa ideale comunicazione di  Dio  era quella, che veniva dalla grazia illustrata e
Antico Testamento deiforme . Questa idea7percezione di  Dio  e di Dio7Uomo era la materia della fede soprannaturale
e quella onde Iddio opera dopo la unione ipostatica di  Dio  coll' umana natura in Cristo. Nell' antico Testamento tutta
in Cristo. Nell' antico Testamento tutta l' operazione di  Dio  nell' uomo era mentale , ma nel nuovo non opera per la sola
Questi indizii , vestigi umani, o traccie indicative di  Dio  e delle cose divine non fanno bisogno nel nuovo Testamento,
di Cristo una reale virtù di comunicarci ineffabilmente  Dio  medesimo. Ora poichè la fede è delle cose che non si
» come gli antichi. E tuttavia, sebbene la cognizione del  Dio  incarnato che venne data nell' antico Testamento fosse
nella mente degli uomini le verità riguardanti il  Dio  Redentore. La prima rivelazione fu fatta subito dopo il
che fu fatto solo nel nuovo Testamento. Tali indicazioni di  Dio  Redentore crebbero di mano in mano: in Melchisedecco fu
il Vangelo « i quali, dice, ignorano la giustizia di  Dio  » (cioè la giustizia spirituale e soprannaturale che si
giustizia cercano di stabilire - e però alla giustizia di  Dio  » (che è tutto spirito) « non sono soggetti. Perocchè il
i mali pensieri, che Iddio solo vede e punisce. Ora questo  Dio  non era percepito vivamente nella sua santità, e come
molto meno a far che li evitassero (5). Tanto la notizia di  Dio  influisce nella moralità! Gli uomini che non percepiscono
antiche rivelazioni, risguardava la dottrina intorno a  Dio  e la morale. La dottrina intorno a Dio era un complesso d'
dottrina intorno a Dio e la morale. La dottrina intorno a  Dio  era un complesso d' indicazioni di Dio, e nulla più. Gli
rispondeva all' imperfezione in cui era la cognizione di  Dio  presso gli uomini. Non avendo ricevuto lo spirito di questi
Dio, come in un esemplare da imitare, appunto perchè questo  Dio  non si vedeva. Restringevasi pertanto la legge nei confini
pe' quali risanava i sordi ed i ciechi. Egli mostrò  Dio  in sè stesso e così dice che egli solo è la porta che
legge; che « essendo inimici sono stati riconciliati con  Dio  per la morte del suo figliuolo« (3) » e che per questa
gli uomini erano peccatori, i quali furono riconciliati con  Dio  solo allora che Cristo realmente morì, come poi in altri
lui pienamente si confidavano. E questo non abbandonarli di  Dio  era la giustificazione degli antichi (1). Ora poi, giacchè
gli uomini a Dio, dicendo l' Apostolo che « figliuoli di  Dio  sono tutti quelli che sono mossi dallo spirito di Dio« (2).
cui muovono tutte le nostre parole. Nell' antico Testamento  Dio  non era realmente comunicato agli uomini, non era
i discepoli suoi, appunto dalla percezione data a questi di  Dio  ed a quelli non data. [...OMISSIS...] Ecco la condizione
una cognizione dell' operare del padrone, che trasportata a  Dio  viene a significare la sua santità, giacchè lo spirito di
la sua santità, giacchè lo spirito di Cristo fa conoscere  Dio  appunto come Santo, che è il suo nome solenne. Prosiegue: «
da Dio, la fede avea bisogno de' Sacramenti perchè da  Dio  positivamente voluti (7), e che i Sacramenti avvivati dalla
Il Sacramento avvivato dalla fede otteneva innanzi a  Dio  la sospensione del pagamento; ma la fede era quella che
modo implicito, sicchè era sola la punta dell' anima che a  Dio  volgevasi per quella fede (1). Duplice era dunque la causa
scriva la circoncisione non dare l' ingresso al regno di  Dio  (5); verissimo detto ove pel regno di Dio s' intenda il
al regno di Dio (5); verissimo detto ove pel regno di  Dio  s' intenda il regno de' Santi che già percepiscono Dio; e
L' uomo è creatura di Dio: dunque è fatto all' onore di  Dio  (1). Iddio è creatore dell' uomo, e non poteva avere altro
vita; e quando la distruzione di questa possa accrescere a  Dio  onore e culto, anch' essa dee essere sacrificata. Indi l'
disposizione di animo per la quale il santo uomo ama più  Dio  di sè stesso. In tale stato non era uopo che fra Dio e l'
più Dio di sè stesso. In tale stato non era uopo che fra  Dio  e l' uomo seguisse un cotal contratto positivo ed esterno,
positivo ed esterno, pel quale questi promettesse a  Dio  di servirlo fedele, e Dio gli promettesse proteggerlo. La
pel quale questi promettesse a Dio di servirlo fedele, e  Dio  gli promettesse proteggerlo. La cosa andava da sè: i
la morale e la stessa perfezione della morale, che nasce da  Dio  comunicante coll' uomo. Per un' altra ragione poi rendevasi
ragione poi rendevasi necessario un contratto positivo fra  Dio  e l' uomo dopo il peccato. La coscienza dell' uomo
mostravagli dover essere Iddio irato a lui peccatore, e  Dio  stesso gliel fece conoscere da principio con positive
da principio con positive rivelazioni. L' adito adunque a  Dio  per l' uomo era chiuso. Come poteva questi riavvicinarsi al
chiuso. Come poteva questi riavvicinarsi al Creatore, se  Dio  stesso non gli faceva conoscere di voler deporre lo sdegno,
alleanza: [...OMISSIS...] . Ecco il patto positivo di  Dio  coll' uomo, occasionato dall' infrazione del patto
dovea ricordare continuamente all' uomo i suoi doveri verso  Dio  e la stretta alleanza. E perchè efficacemente parlasse e
variare altresì quel segno e le forme onde il patto fra  Dio  e l' uomo si rivestiva. Diamo un cenno dello sviluppamento
E secondo questi due sviluppamenti la misericordia di  Dio  ordinava altresì lo sviluppo dell' ordine soprannaturale,
i segni durevoli che ricordassero i patti positivi fra  Dio  e lui intervenuti. E però anche questi segni variarono
volti a rammemorare il patto positivo strettosi fra  Dio  e l' uomo, furono delle cerimonie religiose. Tali sono i
tutte quelle cose che si riferiscono al culto di  Dio  le divide in quattro parti, mettendo in primo luogo i
mettendo in primo luogo i sacrificii ne' quali il culto di  Dio  consiste; in secondo luogo gli strumenti del culto o cose
regolano la conversazione di quelli che sono al culto di  Dio  dedicati distinguendoli da quei che non sono (1). Nel qual
de' Sacramenti in atto che dedicano la persona al culto di  Dio  (2): il che è quanto dire, in altrettanti segni esteriori,
segni esteriori, pe' quali consta del patto onde l' uomo a  Dio  si consacra, e Dio promette all' uomo protezione. E poichè
quali consta del patto onde l' uomo a Dio si consacra, e  Dio  promette all' uomo protezione. E poichè le ragioni di un
protezione. E poichè le ragioni di un patto positivo fra  Dio  e l' uomo sono due, l' ignoranza dell' uomo, per la quale
fosse aiutato contro il peccato crescente, e sempre più a  Dio  si consacrasse, i Sacramenti avanti Cristo ebbero un
non erano Sacramenti, perchè non segnavano alcun patto fra  Dio  e l' uomo; ma erano solamente un atto religioso dell' uomo,
riti fosser venuti da Dio, mi conferma il vedere come  Dio  stesso riconosce i sacerdoti precedenti all' instituzione
di special provvidenza non ispegnessero il regno di  Dio  sopra la terra. Allora col nuovo patto cominciarono de'
la circoncisione come segno del patto strettosi fra  Dio  ed Abramo. Ecco come narra la sua istituzione:
nazionale, vedesi dalle parole del contratto seguito fra  Dio  ed Abramo, nelle quali il patto è fermato non solo con quel
popolo santo, ma sì partecipante dell' alleanza stretta da  Dio  col corpo di sua nazione. E però dal Sacramento de' Padri
condizioni: che Iddio fosse onorato e riconosciuto per  Dio  da Abramo e da tutta la sua discendenza (2). E Iddio all'
peregrinava (3). Dove si osservi come ciò che promette  Dio  ad Abramo sieno cose temporali, esigendo però da Abramo un
principio; ma il riconoscere nello stesso culto ed onore di  Dio  la propria felicità, questo era difficilissimo, e non
come un doppio patto o una doppia promessa fatta da  Dio  ad Abramo: la prima generale e risguardante tutti i
in virtù della circoncisione, ma della predestinazione di  Dio  fu scelto; e quella scelta si dovette alla fede di Abramo,
spiega in un modo sublime e spirituale la promessa fatta da  Dio  ad Abramo di esser padre di molte genti, intendendo per
e a tutte queste dice che si riferisce la promessa fatta da  Dio  (4). Per la medesima ragione il luogo dove andavano le
del nuovo si rappresenta (1). E questa fede promettevano a  Dio  e protestavano gli Ebrei con tal rito, non tutti sapendo
santo padre Abramo. Nè in questa fede finiva il culto che a  Dio  promettevano col circoncidersi. Essi protestavano al
all' uomo il Redentore necessario a salvarlo, e l' uomo a  Dio  di credere fiduciosamente in questo Redentore, e sperar da
di uscir dall' Egitto e fuggire la celeste vendetta di  Dio  (1), cotto nel fuoco della carità col pane azimo della pura
Sacramento consacrava di nuovo il popolo Ebreo al culto di  Dio  più esplicitamente e specificamente: prometteva questo
specificamente: prometteva questo popolo di credere che da  Dio  dovea venire la sua salute mediante il Redentore e la
del quale l' uscita dall' Egitto era un cominciamento. Come  Dio  in virtù di quel patto dovea salvare Israello, essergli
segno la circoncisione, così fu peculiarmente stretto da  Dio  un patto colla famiglia di Aronne, mediante il quale questa
obbligava di servire in un modo speciale al divino culto, e  Dio  da parte sua prometteva a questa famiglia una special
la consecrazione era il segno di questo patto peculiare fra  Dio  e gli Aronnici sacerdoti. Ed è di questo patto colla tribù
che Iddio fece a' sacerdoti di occuparsi nel culto di  Dio  e nelle sacre funzioni. Nè questo patto risguardava
cioè colle offerte a lui fatte; e questi cibi ceduti da  Dio  a' sacerdoti rappresentavano il cibo spirituale e divino
sono peculiarmente dedicati al suo culto: il quale cibo è  Dio  stesso che però si chiama porzione de' sacerdoti. Come
dal popolo ed erano segno del patto onde questo voleva a  Dio  essere dedicato ed unito; così i cibi sacerdotali erano
o realizzazione del patto speciale onde i sacerdoti a  Dio  si univano al culto suo dedicati (4). S. Tommaso annovera
le quali appurando l' uomo, lo disponevano al culto di  Dio  (5). E come erano due i gradi della consecrazione al culto
Che due erano i gradi di sacerdozio o di consecrazione a  Dio  dell' ebraico popolo: il primo de' quali si faceva per la
tutte le leggi morali, giudiciali e cerimoniali da  Dio  intimate, dando in tal modo a Dio ossequio e culto; il
e cerimoniali da Dio intimate, dando in tal modo a  Dio  ossequio e culto; il secondo consisteva nella consecrazione
ed espiazioni, colle quali pure il popolo, e i sacerdoti a  Dio  consecrati confessavano la loro indegnità e come erano male
determinati. Il patto con Abramo racchiudeva da parte di  Dio  delle promesse temporali e spirituali: queste seconde erano
stabilire un nuovo segno di questo patto, già in parte da  Dio  effettuato, affine di restringere vieppiù e consacrare a sè
fu istituito a segno e memoria perenne di quel benefizio di  Dio  e a stimolo dato al popolo di via più promuovere il culto
sempre più esplicita solamente in quanto alla cognizione di  Dio  ideale ed in quanto a quelle circostanze dell' Incarnazione
sua parte soprannaturale o divina esigeva che il patto con  Dio  stesso fosse esterno e che vi avessero molti esterni segni
consumazione del patto di Abramo; le promesse spirituali di  Dio  che conteneva quel patto con ciò erano pienamente adempite:
futura comunicazione. Per ciò l' uomo non parlava già più a  Dio  per mezzi naturali ed esterni, ma senza alcuno
ed esterni, ma senza alcuno intermediario l' uomo e  Dio  si abboccavano insieme, per così dire, nella grazia del
da alcuni: ma nel nuovo, trattandosi che il commercio di  Dio  coll' uomo avviene nell' interiore dell' individuo, egli è
Un' altra conseguenza dello stringersi questo patto con  Dio  nell' interiore dell' anima di ciascun uomo è questa, che
Ordine, i quali con una tale impressione che si opera da  Dio  per ferma legge senza rispetto alla cooperazione dell' uomo
la differenza fra il segno esterno del patto stretto da  Dio  cogli Ebrei, e il segno interno e spirituale de' cristiani.
gloria fino a tanto che erano solamente nella prescienza di  Dio  non potevano conoscersi e distinguersi se non da Dio: come
crearci nell' ordine della grazia. E come tutto ciò che fa  Dio  per via di creazione non lo distrugge più mai, poichè è
figli del demonio. Altra da questa è la figliuolanza di  Dio  che nasce dall' impressione del carattere. Chiamasi questa
e distingue la famiglia di Dio. Cristo è solo figliuolo di  Dio  per natura: i battezzati per questo si chiamano figliuoli
la figliuolanza di Dio, ma Cristo è figliuolo di  Dio  per natura e non ha bisogno di partecipare della detta
che in virtù del carattere viene stretto fra l' uomo e  Dio  un patto, pel qual patto Iddio si obbliga di concorrere
è propriamente un patto positivo la ragione per la quale  Dio  concorre agli effetti de' Sacramenti amministrati e
in cui non erano d' uopo de' patti positivi fra l' uomo e  Dio  (2). Di che Cristo ridusse al suo vero effetto ciò che al
potea solo essere un sacerdote verace, potente di chiamare  Dio  dal cielo e farlo amico dell' uomo; e di questa virtù
un Angelo nell' Apocalisse « il quale ha il segno del  Dio  vivo« (3). » La fronte poi è acconcissima a indicare la
che dalla destra del Padre Cristo mandò sulla terra: «  Dio  è che giustifica, chi è che condanna? Cristo Gesù che è
battezzata e senza peccato era ammessa alla visione di  Dio  per la visione del Verbo e dell' anima di Cristo già
significare che Paradiso è ogni luogo per l' anima che vede  Dio  (2). Dice però meco facendo conoscere che la beata visione
con esteriori segni di gloria quali siano i figliuoli di  Dio  (4). E qui non sarà utile aggiungere parola del Battesimo
soprannaturale consiste nell' unione reale fra l' uomo e  Dio  (1). Cristo ottenne dal Padre di comunicare della propria
Chiesa, e così partecipa , in Cristo, della visione di  Dio  che ha Cristo. Che questa incorporazione poi dell' uomo
Trinità che mette nell' anima sono: 1. un sentimento di  Dio  in Cristo (forza infinita), 2. una luce intellettiva, e 3.
(3). » Ora secondo la dottrina cattolica, l' uomo nasce da  Dio  pel Battesimo. Il nascimento dell' uomo pel Battesimo poi
libertà di poter comunicare agli uomini la percezione di  Dio  che era in lui piena e compita; 2. l' acqua che egli scelse
quando disse che è il trono di Dio, e nissun trono ha  Dio  migliore delle anime sante; e così pure la voce terra ,
Conchiude poi S. Giovanni, che « chi crede nel Figliuolo di  Dio  » (cioè che è unito a lui nel Battesimo) «ha il testimonio
(cioè che è unito a lui nel Battesimo) «ha il testimonio di  Dio  in sè« » (cioè ha il testimonio in sè della Santissima
con Cristo; sebbene quest' uomo possa ricevere da  Dio  delle grazie attuali anche prima d' avere consumato il
arbitrio che possiede. Imperocchè l' unione stessa con  Dio  lo fa atto agli atti soprannaturali e a meritar
il Battesimo quello che conferisce la prima (2). Dice che  Dio  era quegli che li confermava in Cristo (3). E poi soggiunge
quegli che li confermava in Cristo (3). E poi soggiunge che  Dio  pure li ungeva e li segnava e dava lor il pegno dello
di Cristo il Salmo che dice: « perciò te unse Iddio, il  Dio  tuo coll' olio dell' esultanza« (3). » Il segno poi è stato
Cristo dice positivamente: « non può entrare nel regno di  Dio  niuno, che non sia rinato di acqua e di Spirito Santo« (2),
che l' uomo vive di ogni parola, che esce dalla bocca di  Dio  (5); e le parole di Cristo avranno forse avuto minor
egli vuole comunicar loro qualche gran cosa. Il regno di  Dio  poi consiste propriamente nella glorificazione di Cristo;
« m' è stata data ogni potestà in cielo ed in terra«, » e  Dio  regna in Cristo. Volea dunque dire, che non mangerà più la
io non veggo cosa che a ciò si opponga nella parola di  Dio  o scritta o tramandata; molte all' incontro che me lo
non mai di quel primo. In questa supposizione, l' azione di  Dio  non sarebbe già limitata a quel solo fatto dell'
a quel solo fatto dell' annichilamento; perocchè in  Dio  non può cadere che un atto solo e purissimo. Con quello
nè finirebbe in questo solo effetto, poichè l' opera di  Dio  è semplice, e con un atto solo e purissimo fa tutte le
quell' essere è ridotto al niente: dunque quest' opera di  Dio  non persevera in eterno, contro ciò che pone quel luogo
supponiamo si facesse l' inventario di tutti gli esseri da  Dio  creati. Or nel sistema degli avversarii nostri dopo la
alla ragion teologica. Ecco come S. Tommaso prova, che  Dio  non riduce al niente cosa alcuna delle già formate.
non è tanto un' azione quanto negazione di azione. Perocchè  Dio  distrugge il pane cessando dal conservarlo« (2). » Ora
si troverebbe giammai moltiplicità di azioni, perocchè in  Dio  tutte le azioni ch' egli fa è un' azione sola, ed ha un
miracolo della divina onnipotenza, non sarebbero sempre in  Dio  operate con una sola azione? Il Bellarmino qui prova
dicevamo, l' annichilazione. E` vero che nella mente di  Dio  si suppone che stia il fine di annichilar quel pane per
lo stesso Bellarmino, una cessazione dell' azione di  Dio  che conserva il pane per annichilarlo, e un' opera positiva
non si potrebbe più convertire, eziandio che nella mente di  Dio  stesse il pensiero di averlo fatto cessare per sostituire
deve Cristo collocarsi; ma colà vi si colloca Cristo da  Dio  con un altro atto, non con quello della mutazione del pane.
mutar di luogo. 3. Che la distruzione del pane sia fatta da  Dio  coll' intenzione e col fine di addurre in suo luogo il
Padri ne' quali descrivono l' operazione che fa il Verbo di  Dio  transustanziando il pane ed il vino. Noi non troveremo mai
fu detto: [...OMISSIS...] . Dunque non pur Cristo come  Dio  ma come Figliuol dell' uomo altresì dà sè stesso in cibo, e
opina non essere cosa ripugnante, e però possibile a  Dio  la penetrazione de' corpi. Ma ciò ora noi non vogliamo
distinti dall' essenza, e che però dall' onnipotenza di  Dio  si possono separare interamente dall' essenza senza che
di una materia nuova preesistente, nè da materia da  Dio  creata, ella non fu fatta in modo alcuno: e però cadremmo
« ineffabiliter grande peccatum (1), » il Figliuolo di  Dio  si fece carne e fu crocifisso. Egli illuminando gli uomini
eresia pelagiana diversa, il che può escusare davanti a  Dio  le loro persone, non può migliorare la condizione della
creato il mondo da sette angeli, un de' quali essere il  Dio  degli Ebrei. Basilide e il suo contemporaneo Carpocrate
fu creato dagli angeli inferiori, il capo de' quali era il  Dio  degli Ebrei (1). Convien però osservare che in Platone s'
più depravandola. Perocchè se Cerdone avea detto che quel  Dio  a cui era dovuta l' origine della legge e de' profeti non
merito stesso. Indi l' errore che la grazia non si desse da  Dio  agli angeli ed agli uomini gratuitamente, ma secondo i
. Ora Origene toglie a provare che la grazia venne da  Dio  data agli angeli ed agli uomini secondo i lor meriti nella
ed all' esercizio della loro libertà, si leggano da  Dio  santificati, poniamo, un S. Giovanni Battista? - Questa
trasgressione che del divino precetto fece il primo uomo da  Dio  creato, stipite di tutta l' umana schiatta. 6. Le funeste
Adamo perdette la santità e la giustizia ricevuta da  Dio  non solo a sè stesso, ma ancora a noi tutti, e come egli,
ci può essere un vero peccato senza dannazione, sotto un  Dio  giusto? E non sembrano parole uscite dalla bocca di Pelagio
la volontà dei celesti comprensori portandosi tutta in  Dio  spontaneamente, benchè senza alcuna libertà antecedente,
alcuna determinata certezza (se non davanti agli occhi di  Dio  che vede anche la scelta, perchè è presente ad ogni tempo):
trasfusione del peccato. Immaginarono essi un patto tra  Dio  e l' umana natura sussistente in Adamo, in virtù del quale
e vantaggio. E dato, per supposizione impossibile, che a  Dio  fosse stato ignoto l' abuso che Adamo avrebbe fatto della
sono restati privi della grazia, che posto il decreto di  Dio  era loro dovuta: e però questa mancanza di grazia in essi
in sè stesso. 53. L' uomo, si dice, poteva essere creato da  Dio  come nasce al presente non adorno della grazia
de' bambini dipende da un decreto di Dio: secondo che a  Dio  piacque di fare piuttosto uno che un altro decreto, essi
alcuno del bambino stesso, della cui sorte nelle mani di  Dio  si sarebbe così infelicemente disposto. 54. Ma per vedere
persuasione. a ) Se un uomo, dicono, venisse creato da  Dio  nudo della grazia santificante, questa nudità non
privazione consisterebbe in una relazione tra il disegno di  Dio  e la natura umana oggetto di questo disegno. In tal caso
un titolo di diritto non è che una formale promessa da  Dio  fatta liberamente all' uomo, come sono le promesse di
Per questo anche l' antico Testamento o patto stretto da  Dio  col suo popolo si fece con solennità tra le due parti
hanno alcuna cognizione del proposito fatto a principio da  Dio  di conferir loro la grazia, quando il loro stipite avesse
loro dovuta? Converrà dunque ricorrere a un patto fatto da  Dio  con Adamo anche in nome loro. Ma primieramente la Scrittura
e un' avversione negativa, e che il bambino è avverso a  Dio  di questa seconda maniera di avversione. Così mutando il
avversione [ negativa ], e che il bambino è avverso a  Dio  di questa seconda maniera di avversione, coprono il difetto
quale è soltanto una condizione: ma sì bene il decreto di  Dio  di dare a tutto il genere umano la grazia, se Adamo fosse
grazia, e non la volontà di Adamo: il che è un collocare in  Dio  stesso, cioè nel suo decreto, la causa del peccato ne'
ma che solo così si chiama relativamente a un decreto di  Dio  che aveva stabilito che così si considerasse qualora Adamo
come anche la volontà è l' identica essenza. Laonde in  Dio  la volontà è sempre necessariamente nel suo pieno atto, ed
e massimamente con quelli della libera elezione. Poichè in  Dio  l' oggetto naturale così dello intelletto come della
onde può eleggere fra essi. L' oggetto all' incontro in  Dio  essendo Dio, tutto attualmente contiene, e non bisogna d'
e gli altri maestri, che la natura umana è stata creata da  Dio  da ogni lato buona, ma che l' uomo col suo libero arbitrio
[...OMISSIS...] . 65. b ) Essendo la natura umana opera di  Dio  e non dell' uomo, s' ella potesse essere malvagia, verrebbe
e con questo volete dire certamente che essa viene da  Dio  che crea e infonde l' anima intellettiva. Ora con questo le
queste cose venti anni addietro) - ?nella immensa voce di  Dio  che i secoli mi rimandano attraverso la tradizione
diritti, in quelle sfere d'attività dipende d'avanti a  Dio  e agli uomini il merito o demerito degli individui; essa mi
una solenne missione: provare che siamo tutti figli di  Dio  e fratelli in Lui. Voi non la compirete se non
impone o accetta che l'una soggiaccia all'altra. Davanti a  Dio  Uno e Padre non v'è uomo né donna ma l'essere umano,
allo sviluppo comune; ambe rappresentanze del Pensiero che  Dio  poneva, come anima, nell'universo. Abbiate dunque la Donna
che dobbiamo raggiungere. La Bibbia Mosaica ha detto:  Dio  creò l'uomo e dall'uomo la donna, ma la vostra Bibbia, la
donna, ma la vostra Bibbia, la Bibbia dell'avvenire dirà:  Dio  creò l'Umanità, manifestata nella donna e nell'uomo. Amate
 Dio  v'ha fatti sociali e progressivi. Voi dunque avete dovere
se oggi sappiamo che non v'è casta privilegiata tra  Dio  e gli uomini; che i migliori per virtù e per sapienza di
Cielo è santo sulla Terra. E la Comunione degli uomini in  Dio  porta con sé l'associazione degli uomini nella vita
modo di scioglierle. E parmi d'averlo fatto. V'ho additato  Dio  come sorgente del Dovere e pegno d'eguaglianza tra gli
eterni consigli, egli è colla empietà de' suoi nemici che  Dio  purifica i suoi eletti dalle superstizioni, rivolgendo in
al giovanetto altamente impresso e piantato quel vero:  DIO  SOLO E` BENE ASSOLUTO: tutti gli altri beni nell' uomo o
i cristiani principii, che imitazione del modo col quale  Dio  alleva gli uomini per la pietà, ovvero una applicazione, o
si ristrinsero a contemplare se stessi, e la grandezza di  Dio  più non misurarono. Ed in questo modo anche l' uomo il più
abbiamo distinta la scienza di questo mondo e quella di  Dio  da ciò che quella di questo mondo si limita ed
limita ed impicciolisce nei particolari, mentre quella di  Dio  o della Religione mira il complesso delle cose e l' affetto
così: NELLO SPIRITO DELL' UOMO LA COGNIZIONE E L' AMORE DI  DIO  DEBBE INTRODURSI COME ESSENZIALE E NECESSARIO; LA
LA COGNIZIONE E L' AMORE DELLE ALTRE COSE COME ACCIDENTALE:  DIO  COME PRINCIPIO ORDINATORE DI TUTTE LE ALTRE COSE, E LE
le cognizioni naturali, e ponendo il solo possedimento di  Dio  essenziale alla umana felicità e perfezione, viene aperto
all' ordine risplendente nelle medesime. Conoscere  Dio  qual sommo principio regolatore di tutte le cose, e
descritta, in cui domini nel suo intelletto e nel suo amore  Dio  con quello stesso imperio assoluto e con quella piena
tutto insieme il grande sistema di cose fondato da  Dio  nella natura di Adamo, e in tutto quello che era fatto per
della nuova generazione degli uomini divino ed umano, anzi  Dio  e Uomo, aveva in sè infinito valore e merito da solvere il
infinito valore e merito da solvere il debito contratto con  Dio  dalla prima natura umana, al cui pagamento era stato
un respiro, anzi di più aveva merito in sè da compensare a  Dio  il dono di questa mora conceduta al pagamento; la quale non
non sarebbe potuta convenire colla giustizia di Dio; quando  Dio  non avesse scorto di doverne venir compensato, e scorto che
ci mostra tutta la famiglia degli uomini considerata da  Dio  come una cosa sola, e presa, nel consiglio delle sue divine
della verità delle cose, e vi si riflettano; vi si rifletta  Dio  come ordinatore di tutte le cose, e le cose come ordinate.
un giovanetto, ma per un adulto ancora e per un sapiente.  Dio  non ha educato il genere umano al sublime suo fine col tor
Dio, l' Uomo, la Natura. In quanto alla cognizione di  Dio  vorrei che in tutte le scuole fosse letta la Scrittura con
sino ai nostri tempi, e mostrato l' ordine stabilito da  Dio  che tutti gli avvenimenti servano alla gloria della sua
al Clero quei fedeli che ne creda degni, e chiamati da  Dio  al ministero sacerdotale. Dovendo essa tramandare il sacro
se non sulla speranza di distruggere la religione.  Dio  mi guardi dall' attribuire questo pensiero agli avversari
di natura che è pur essa una rivelazione della volontà di  Dio  » ». Ma noi ignoriamo perfettamente questo vostro diritto
quanto voi asserite converrebbe dire, che le volontà di  Dio  sieno due, contraddittorie l' una all' altra; converrebbe
l' una all' altra; converrebbe dire, che la volontà di  Dio  sia in contraddizione colla volontà di Gesù Cristo.
di natura che è pur essa una rivelazione della volontà di  Dio  » ». Ogni diritto di natura dunque si riduce a poter
Ma che, possedendosi già per un dono speciale di  Dio  compiuta e perfetta, ed anzi elevata ad una dignità
che non fosse ella stessa questa dottrina insegnata da  Dio  medesimo la più ferma e la più splendida guarentigia non
per quello che è (Religione). 40 Il pieno possesso di  Dio  non si ha che nell' ordine soprannaturale, nel quale Iddio
unendole in una sola classe, p. es., quando s' applica a  Dio  ed a Salomone l' appellativo di sapiente; supponendo così
soccorresse dimostrando che la parola sapiente applicata a  Dio  ha un altro senso d' allorquando s' applica all' uomo;
natura loro, o per l' offizio, o per la elezione nostra. A  Dio  e ai pastori da lui stabiliti nella sua Chiesa noi dobbiamo
della volontà umana, per questo non v' ha sacrifizio più a  Dio  gradito nè più a lui dovuto di quello, con cui la volontà
la nostra diligenza, non già la loro guarigione (1). Così  Dio  diceva ad Ezechiello, a cui era stato commesso l' offizio
che ci darà anche forze valevoli a sostenere il carico.  Dio  medesimo è che prendiamo in cura. E quando mandò Ezechiello
sopraccennati della Scrittura, sentite di Ezechiello quando  Dio  il mandò a riprendere gl' Israeliti: [...OMISSIS...] .
, quella disciplina , quella scienza , che dimandate a  Dio  nella giaculatoria decimasesta di sopra proposta. Il Savio
in sull' orme di questo gran Dottore nella somiglianza con  Dio  formata dalla intelligenza da lui a noi comunicata, sopra
in somma rendendo per mezzo di Cristo grazie a colui, che è  Dio  di Cristo uomo, e che è padre di Cristo Dio, e il quale ci
e che è padre di Cristo Dio, e il quale ci mandò Cristo  Dio  e Uomo in una congiunto . Dopochè ben a dentro loro avete
uffizio infinitamente più illustre innanzi alla verità di  Dio  di quello che facesse il romano imperatore. Non è vile cosa
il solo fasto del mondo, e qualunque cosa che offenda  Dio  ». Tali massime riposte nel loro cuore, daranno di
vita. Così otterrete con ogni verità, che « la legge di  Dio  sia lucerna a' loro piedi » (3); otterrete che di tutto
argomento continuo di meditazione, ed « un' armatura di  Dio  », per esprimermi con Paolo, « contro alle insidie del
sono da destare in esse sensi di gratitudine verso un  Dio  sì buono: buono non solo per aver egli rivelata e portata
divina parola è più beata cosa che lo stesso esser madre di  Dio  », come insegnò Gesù (2), e se esse hanno ricevuto questo
Spirito, purificate l' intenzione, protestate dinanzi a  Dio  che non volete insegnare errore, e che qualunque v' uscisse
a' padri questi racconti e queste tradizioni! Quando poi  Dio  volle che 'l suo popolo avesse legge scritta, che fece
Su queste vestigie de' primi Santi della Chiesa, anzi di  Dio  stesso, tanto essendo avvenuto per suo comando, camminarono
distinta co' suoi caratteri di vivente, santa, gradevole a  Dio  , all' ultimo egli l' appella altresì ragionevole ossequio:
vari membri a varie funzioni destinati. Secondo le funzioni  Dio  dà la fede, e secondo queste funzioni fa bisogno la
essere ricevuti nella ebraica chiesa essendo il patto di  Dio  stretto colla stirpe sola d' Abramo, « senza la speranza
del Salvatore », consegnata a' Patriarchi, « e senza  Dio  in questo mondo », avendone smarrita la traccia. « Ma
Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo  Dio  e Padre di tutti, che è sopra di tutti, e fra tutte le
solo istituito, da un solo avvalorato, in nome di un solo  Dio  conferito. Che se avessimo senza il battesimo la fede,
io vivo nella carne, la vivo nella fede del figliuolo di  Dio  ». Adunque e la fede ed il battesimo sono di necessità per
dona unità. Quindi Paolo la soggiunge dicendo: « Un solo  Dio  e padre di tutti, che è sopra tutti, e fra tutte cose, e in
Santo, di cui noi siamo templi (4). E dice innanzi tratto  Dio  , per indicarci questi fare la nostra beatitudine infinita
a noi col Battesimo e colla Fede, e termina coll' unione di  Dio  in cielo. E` sempre quella stessa grazia; ma formalmente
sotto agli angeli » (1). Di più, quest' Uomo reso insieme  Dio  mediante l' unione permanente del Verbo, è propriamente e
sopra tutti gli angeli. Si può dire adunque che questo Uomo  Dio  nascendo in terra siasi umiliato infinitamente; ma di più,
gli uomini ». Da chi li ricevette? Certo da quello, che è  Dio  e padre di tutti, e di lui primieramente è Dio come Uomo, e
che è Dio e padre di tutti, e di lui primieramente è  Dio  come Uomo, e Padre come Dio. Ma Paolo invece di riportare
Verbo di ricevere doni? Avea bisogno: non per sè, che come  Dio  aveva tutto dal Padre per necessità di natura, e come uomo
nella Chiesa cotesti gradi di grazia, che più tosto sono a  Dio  conosciuti che agli uomini, si distinguono ancora varii
dice di Mosè, che « era servo fedele in tutta la casa di  Dio  », dipingendolo il maggiordomo o il fattore in tutta la
rispetto a Dio, e di legislatore o luogotenente di  Dio  rispetto agli uomini, là dove Aronne era solo profeta
non furono già messi amministratori in tutta la casa di  Dio  quale fu Cristo come figliuolo, Mosè come servo nell'
giacevano le genti inquiete, angosciose, infelici, senza  Dio  in questo mondo , andavano esse in cerca nell' avvenire di
solo di que' Santi, che sparsi per le nazioni e istruiti da  Dio  con peculiar cura sapevano di lui; non solo di quei
Legislatore simile a Mosè, ma da Mosè tanto distinto quanto  Dio  è dall' uomo. In questo Profeta riposavano e terminavano
di S. Paolo, l' Apostolo dell' antico patto, ecco come  Dio  lo distingueva dagli altri profeti (4): « Se saravvi tra
in questo consista, nell' avere dalla stessa bocca di  Dio  l' istruzione e l' inviamento. Consonano a ciò le parole,
« dagli uomini nè per mezzo d' uomo, ma da Gesù Cristo e da  Dio  Padre, che risuscitò Gesù Cristo da morte ». E appresso
e però vivere tristi senza speranza del futuro, senza  Dio  in questo mondo. Alla fine promette, che non da' loro Iddii
», come è scritto ne' Salmi, « a predicare il precetto di  Dio  » (1). Tengono adunque nel nuovo patto gli Evangelisti quel
se stesso alle città di Giuda, dice altamente: « Ecco il  Dio  vostro », nel che la grande e fortunata novella consiste. E
santificazion degli uomini. Qual bontà non è ella questa di  Dio  di avere il tutto fatto pe' suoi eletti? [...OMISSIS...] Ma
della divina sostanza (2): è la virtù e la magnificenza di  Dio  » (3). Dio adunque è l' ultimo fine di tutte le cose, e
sostanza (2): è la virtù e la magnificenza di Dio » (3).  Dio  adunque è l' ultimo fine di tutte le cose, e tutte cose ha
sè (4). [...OMISSIS...] Cristo adunque è quegli, nel quale  Dio  vuole essere per noi glorificato. La santità nostra dee
del Sacerdozio. Sacerdote è quegli, « che offerisce a  Dio  doni e ostie » (5), e chi avesse la sola facoltà di
tutti gli altri sacerdoti non possono essere mezzani fra  Dio  e gli uomini. L' altra podestà dell' edificazione del corpo
i Vescovi, questi fur posti « a reggere la Chiesa di  Dio  » (1), questi sono i pastori e i dottori , questi gli sposi
ha un corpo (2). Queste diverse parti sono nella Chiesa di  Dio  i diversi doni e' diversi ministeri (3): ognuna necessaria,
risguardi, e appresso del terzo. Ogni atto di virtù verso  Dio  si può agevolmente raccogliere sotto questo solo titolo di
della parola. Non deve essere parte nell' uomo, che a  Dio  non sia devota, o dedicata: non tempo, in cui dalla unione
sia devota, o dedicata: non tempo, in cui dalla unione con  Dio  ci possiamo dividere. Questo è il precetto dell' amor
aduna del camminare alla presenza divina, col quale insegnò  Dio  ad Abramo a conseguire la perfezione. [...OMISSIS...] In
altresì un animo sereno, una mente tranquilla, la pace, e  Dio  con sè. Esigete dunque, e commendate sopra ogni particolare
colle cose esteriori avrà ancora presente l' onnipotenza:  Dio  primo essere, Dio verità e fortezza, umiliatore degli enti
avrà ancora presente l' onnipotenza: Dio primo essere,  Dio  verità e fortezza, umiliatore degli enti tutti, anguste
avrà ognor in sugli occhi la sapienza infinita e la bontà:  Dio  conservatore, e consolatore de' buoni. Chi ravvisa sparsi
senza compatir per conseguenza i suoi difetti, che  Dio  permette, senza congratulare a' suoi pregi, che Dio colla
che Dio permette, senza congratulare a' suoi pregi, che  Dio  colla sua grazia produce: questi non sarà dalle persone
che prima colla divina legge non l' abbia affrontata , sta  Dio  presente; e ciò è dovere, non v' ha dubbio, dell' uomo
lontano: e anche a molti de' buoni si rappresenta più come  Dio  che come uomo: e sembra che si tema, per dire così, di
questo vegliare sopra se stessi, e camminare in presenza di  Dio  con annegamento del proprio volere, e conformità al divino;
Se nel discorso, che in suo cuore tiene, l' adoratore di  Dio  pone cosa, che o disconvenga alla maestà sua, o proporzione
col cuore bene per ogni parte disposto, questi prega in  Dio  che è spirito, e però anche la forma di sua orazione ne
di Dio, che presentiate i vostri corpi ostia viva, santa, a  Dio  gradevole » ». L' ostia ed il sacrifizio suppone cosa, che
se in quelle della Chiesa abbiamo qualunque cosa che a  Dio  convenga, qualunque che alla propria santificazione
imparerà sempre più quella verità, che la divozion grata a  Dio  non è posta in moltitudine o varietà di pratiche, ma nella
nella Messa, cioè l' Offerimento dell' ostia, che si fa a  Dio  qual supremo Signore di tutte cose; e la Consecrazione,
vino pel sacrifizio, si esibisce e presenta sè medesimi a  Dio  quai vittime insieme con Cristo. Poichè solo unito a Cristo
come egli stesso ad essa si congiungeva e con essa a  Dio  dedicavasi ed offerivasi (1). [...OMISSIS...] Ben è
diamo a Dio; ma ben anco per mezzo del sacramento, con cui  Dio  e Cristo in sue carni ed in suo sangue si dà a noi da
di divino amore ineffabile, che dopo avere offerto noi a  Dio  in sacrifizio Cristo, e con Cristo noi stessi (cose per
di Dio, e poi si ritorna questo tesoro: quasi non perchè  Dio  benefichi; ma giocando, come a dire, di liberalità, paia
ad una cena e ad un convito nuziale (2). Nè il regno di  Dio  è egli cibo o bevanda corporea, ma spirituale, cioè
severissimi ordini religiosi. E ancora questi durano: e  Dio  li muta, li riforma, li accresce secondo i bisogni. Quanto
del Sacramento, e insieme del Sacrifizio, offerendo a  Dio  la gran vittima di espiazione e di lode, e da Dio avendo un
a Dio la gran vittima di espiazione e di lode, e da  Dio  avendo un cambio così ineffabile e prezioso. Cantare a Dio
Dio avendo un cambio così ineffabile e prezioso. Cantare a  Dio  lodi, non solo singolarmente, ma in unione di molti, e con
delle cose; mentre anche quelli, che abbandonarono il vero  Dio  e confusero le verità tutte di religione, ebbero però,
penetrare i sensi della pubblica preghiera. Che questa è a  Dio  carissima: a questa ci giova conformare la privata, che
meglio erano soliti di congregarsi, perchè l' ineffabile  Dio  de' Cristiani non è circoscritto, nè ristretto da luogo, ma
più suntuosamente si fa nelle nostre. E fu allora quando a  Dio  piacque di convertire Costantino Imperadore, e dare così
da' feroci Signori del mondo, che si videro alzarsi al vero  Dio  templi maestosi; ed i sacri vasi formati di legno divenire
divozione sincera: mostrando essa al cuore come il nostro  Dio  non ama grandezze umane, nè fasto: ma ama interiore
a' sensi, tanto ha maggior bisogno d' essere tratto a  Dio  per mezzo di esteriori oggetti, quasi per gradi che a Dio
a Dio per mezzo di esteriori oggetti, quasi per gradi che a  Dio  l' innalzino. Quindi la pompa della chiesa, la soavità
sono buoni, ma questi migliori; nè quelli sono cari a  Dio  senza questi. Quando dunque venite in alcun tempio ampio e
a mente i bei tempi primi: e godete in esse il vostro  Dio  immediatamente senza ingombro o senso di cosa mondana; e
de' superiori ecclesiastici, che abbraccia la carità di  Dio  e del prossimo. Ora i colori diversi de' sacri indumenti si
mentre, dovunque e' si trovi il Cristiano è nel tempio del  Dio  suo, e quasi ministro, per dire così, insieme cogli altri
il popolo, o vero dall' unico Sacerdote si trattano con  Dio  in alto raccoglimento, conforme alle intime cose,
e del Tempio ci parlano di Dio; e che mentre glorificano  Dio  insegnano al Cristiano chi sia lui stesso, che Signore
quelli ci vengono a mente i nostri preghi che ascendono a  Dio  per Cristo; e per Cristo, giusta la frase scritturale, si
Dio, ma ben anco tra sè, e talora col popolo; così come con  Dio  la maestà e la dignità è richiesta, i Cristiani trattando
altri, quando prende aspetto d' uomo; benchè in figura di  Dio  venga nella funzione stessa altamente onorato. Quella
nostra salute sarà perfetta e compita, prega alla Chiesa di  Dio  Pace; e pace a tutti i fedeli desidera dal Signore: e bacia
pure e sincere , in sè stesse sono belle e ordinate , verso  Dio  sono gravi e maestose , verso i fedeli sono piene di
esser qualche volta caduti, che cosa evvi di meglio che a  Dio  tornare in quella notturna quiete, e pregarlo, come si fa
cristiani di rafforzarsi nella virtù, prima di promettere a  Dio  vita solennemente cristiana. Dal Battesimo poi scaturisce
risplendere nel fuoco di carità quale continuo olocausto al  Dio  suo. La veste bianca, di che il copre, simboleggia
stessi. Quella destinazione, o carattere, che al culto di  Dio  ci consacra, nol possiamo perdere più mai: possiamo però
questo mondo dobbiamo arrivare alla patria? Ma dopo ciò a  Dio  si rivolge nuovamente e prosegue: [...OMISSIS...] . Così
e virtù di questo stato illustre e nella Chiesa di  Dio  onorato la modestia negli atti, e la verecondia così cauta
della purità ha la vergine donde abbassarsi davanti al  Dio  suo. Ella sa l' esempio di Maria, in cui la Verginità e l'
e molta mortificazione. - Orazione più bella e più grata a  Dio  è, per non dispiacere altrui, diminuir l' orazione.
pura teoria potesse al Cristiano piacere riferendone a  Dio  l' uso, asserisco però a tutta fiducia, che quando il
bellezza interiore dell' anima raccorrà lode e premio da  Dio  che la vede, giusto e per noi troppo sufficiente
stento e con piacere; virtù in somma, che, essendo tutta in  Dio  fissa e a Dio raggiunta, con divina saviezza vive cogli
virtù in somma, che, essendo tutta in Dio fissa e a  Dio  raggiunta, con divina saviezza vive cogli uomini in sull'
pena di peccato mortale, quasi che la legge positiva di  Dio  potesse vietare ciò che fosse, secondo la natural legge,
rassegnato a patir quelle che mi s' aggiungeranno, come a  Dio  piacerà, alle patite sin qui; scrivo, conoscendo quanti
necessario; e per esempio, tanto all' amore che portano a  Dio  i celesti comprensori, quanto a quello che gli portano i
necessità di natura ricevuto. Il santo Dottore suscitato da  Dio  nella Chiesa ad umiliare la pelagiana superbia, così
Pelagianismo che tentò di continuo introdurre nella casa di  Dio  il serpentino suo capo, e che cercò d' entrar per ogni
ogni equivoco: « « un atteggiamento ritroso al bene ed a  Dio  e pendente al male ». ( Tratt. della Coscienza f. 37) » il
. Ma la conseguenza è falsa se « « l' avversion da  Dio  » » s' intenda, come la intendono i teologi cattolici. Un «
ripone il reato della concupiscenza, la quale avversione da  Dio  viene tolta e annullata interamente dalla grazia
in cui la divina scrittura ci dipinge costituito l' uomo da  Dio  a principio; e 2 sì dal confronto tra lo stato presente, e
l' uom si vergogna, non potrebbe mai essere opera stessa di  Dio  (3); argomento che non avrebbe forza, qualora fosse vero,
santificante, qual ella sarebbe quella dell' uomo creato da  Dio  in istato di pura, ma sana ed intera natura; ma si dee far
anima, che la rende incapace ed indegna di comunicare con  Dio  e viver di lui. In secondo luogo, la morte importa un male
e tanti altri. L' ordinazione ed il proposito fatto da  Dio  di elevare ad una sfera soprannaturale la natura umana, non
e di esortar pur essi a CREDER CIECAMENTE alla parola di  Dio  che è per sè luce bastevole, senza più. [...OMISSIS...] ,
chiamandolo [...OMISSIS...] , e quando vuole fino che un  Dio  sia morto per soddisfare alla divina giustizia, e sanarne
della ragione colla concupiscenza, che così non dovesse un  Dio  ottimo e sapientissimo averlo creato, [...OMISSIS...] .
morale da quello stato, qualunque esso sia, nel quale un  Dio  sapiente ed ottimo dee averla creata. Ora il De Rossi
od integra dallo stato presente. Supposto l' uomo creato da  Dio  nello stato di natura pura o di natura integra, Iddio l'
umanità non ha, senza la grazia, quest' amor naturale di  Dio  così facile e perfetto; perchè la sua volontà è moralmente
immensa fra l' uomo caduto e l' uomo che fosse creato da  Dio  in istato di pura od integra natura, [...OMISSIS...] . E
od integra natura, [...OMISSIS...] . E quest' avversione da  Dio  non è già una relazione mentale o esterna, come pretendono
e innondò sempre la terra. Così non può essere stata da  Dio  creata, nè pure nell' ipotesi, ch' egli l' avesse lasciata
viziata e peccatrice, perchè non si solleva colla volontà a  Dio  soprannaturalmente conosciuto (al che le mancano le forze),
perchè l' uomo in essa costituito non si leva a  Dio  colla sua volontà impotente; ma perchè è lontano dalla sua
grazia, siamo peccatori, figliuoli dell' ira, inimici di  Dio  e almeno negativamente avversi a Dio, [...OMISSIS...] .
dipende dunque dalla cosa in sè, ma dal positivo decreto di  Dio  l' esser peccato la nudità della grazia, che per se non è
non che ci sarebbe senso nel dire, che un decreto con cui  Dio  decretò di dare agli uomini un dono, sia obbligatorio anche
uomini, a cui questo dono non è dato? quel decreto di  Dio  poteva essere obbligatorio pel bambino che nasce? ovvero,
formalmente peccatore, inimico di Dio, figliuolo d' ira, a  Dio  avverso! »Che stupore per una simile creatura a tale
Tommaso comprende più cose: 1 l' elevazione della mente a  Dio  soprannaturalmente conosciuto: 2 la rettitudine naturale
gli stessi nostri avversarii, dopo distinto l' amore di  Dio  soprannaturale, e l' amor di Dio naturale che si conteneva
dopo distinto l' amore di Dio soprannaturale, e l' amor di  Dio  naturale che si conteneva nell' originale giustizia, dice,
che nel peccato originale rimase perduto non che l' amor di  Dio  soprannaturale, ma anche il naturale: [...OMISSIS...] . Di
della natura umana, nell' ipotesi che fosse creata da  Dio  senza grazia, ma in pari tempo senza vizio. Obbiezione 3.
natura non iscaduta per cagion di peccato, ma formata da  Dio  medesimo, nel qual caso non avrebbero ragione di colpa .
della natura stessa, e che l' uomo potesse esser creato da  Dio  in tale stato, benchè anche ciò per via di mera congettura,
quale egli dichiara essere LA MANCANZA DI SUBORDINAZIONE A  DIO  DELLA VOLONTA` (2). Obbiezione 4. Quel naturale difetto col
nè soprannaturalmente. Dunque l' uomo creato da  Dio  con questa pugna, benchè non potesse amare Iddio sopra
il grado della pugna: non è un dire che l' uomo creato da  Dio  nell' ordine naturale potesse avere quella stessa terribil
. Dove mai dice questo S. Tommaso dell' uomo creato da  Dio  senza peccato e lasciato da lui all' ordine della natura?
dà certamente peccato, all' incontro nell' uomo creato da  Dio  senz' ordine soprannaturale non pone mai il santo Dottore
natura umana, e quindi si troverebbe in un uomo creato da  Dio  senza la grazia santificante. Risposta . Questa obbiezione
avversione a Dio? quest' abito può egli esser creato da  Dio  stesso colla natura? o l' abito non è sempre cosa distinta
della stessa umana natura, di maniera che creata da  Dio  priva dell' ordine soprannaturale, ella dovesse seco
un male morale che sia tale per essenza, com' è l' odio di  Dio  o del prossimo, l' amore della menzogna, l' amore
materiale , che è la cosa considerata in se, per esempio  Dio  e il prossimo in se stessi; non è questo, a cui si
legge vetante. C' è l' oggetto intellettuale , per esempio  Dio  e il prossimo presenti meramente all' intelletto; nè pur a
prossimo della legge vetante. La legge vieta l' odio di  Dio  e del prossimo . L' oggetto prossimo della legge vetante è
volontà: la legge vieta quella mala adesione . L' odio di  Dio  e del prossimo per sè ed assolutamente la deturpa. Il male
sue forze morali, non sarà obbligato neppure a domandare da  Dio  aiuto coll' orazione. Poichè a qual fine lo dimanderebbe?
dicendo, che colla preghiera essi poteano bene ottener da  Dio  la grazia della continenza (1). I nostri maestri avrebbero
del mondo da esso operata, e la dimostra opera d' un  Dio  fatto uomo; così il sistema, che riduce ogni male morale
dal godere una piena felicità, se questa non gli è da  Dio  misericordiosamente levata; perchè la piena felicità non si
stesso, ma è necessitato di starsi in istato di peccato, se  Dio  nol libera, quia sponte , dice S. Agostino, [...OMISSIS...]
due cose, 1 che l' abito malvagio è male morale , ed a  Dio  odioso, 2 che ha seco congiunto come naturale appendice il
originale, male morale, consistente in un' avversione a  Dio  della sua volontà, la qual volontà si mette colla stessa
volontà verso quella giustizia che è tale agli occhi di  Dio  (2); III Che l' uomo, anche così giustificato, non può
può perseverare nella giustizia senza uno speciale aiuto di  Dio  (3). Tanto impotente è l' uomo senza la grazia. Rimane a
il contrario ne verrebbe l' assurdo, che la grazia fosse da  Dio  dovuta, e non fosse quindi più grazia. Pongasi dunque l'
peccare (3). Ora potrà egli scusarsi al tribunale di  Dio  dicendo che è condannato per necessità? Non potrebbe
Onde a tutti i singoli loro discendenti era destinato da  Dio  il mezzo sicuro e facile d' esser sempre santi e felici; e
IV E oltracciò egli è certo, in quarto luogo, che essendo  Dio  sommamente buono, nè pur avrebb' egli permesso il peccato
tramandato a' loro posteri non più ciò che avevano da  Dio  ricevuto di salutare, ma ciò che da sè avean contratto di
ed alla sola esistenza di Dio, senza la fede esplicita in  Dio  come rimuneratore del bene e del male (3); dottrina
ad adempirla, sarebbe costui, non punto io ne dubito, da  Dio  soccorso. Perocchè, come dice S. Agostino, [...OMISSIS...]
il definirsi questo con piena certezza nel caso reale, e a  Dio  solo suol essere pienamente noto. Laonde l' uomo che opera
all' ordine delle cose soprannaturali, e al regno di  Dio  favorisce oltremodo la tendenza di questo secolo d'
dei PP. Arduino e Berruyer. La « Storia del popolo di  Dio  » di quest' ultimo, di cui s' era promessa la correzione,
sopra S. Paolo dell' Arduino e della « Storia del popolo di  Dio  » del suo confratello, e si riscontrino agli originali
rendevasi anche indegno della grazia, in cui era stato da  Dio  costituito. La giustizia originale in generale è riposta da
volontà e la volontà ubbidisce al lume della ragione ed a  Dio  (1). Egli è chiaro, che supponendo l' uomo creato senza la
soprannaturale di Dio, è ciò che chiamano avversione da  Dio  . Essi insegnano adunque che la piega o conversione alla
originale che tutti i cristiani credono sulla parola di  Dio  rivelante proposta loro dalla santa Chiesa, c' insegna
quella in cui l' uomo personalmente esiste è nella mano di  Dio  che se l' ha presa; e la guarda; se pure il libero arbitrio
peccato reca due mali effetti nell' anima, l' avversione a  Dio  (macchia e reato), e l' inclinazione ad un simile atto (1);
nell' ordine della giustizia naturale aiuti morali da  Dio  naturalmente conosciuto, ed impetrarli ancorchè non dovuti.
alla giustificazione la disponessero; perciò conveniva, che  Dio  stesso operasse quasi una creazione novella e colla sua
di Cristo. Il vangelo è nella virtù di Dio: ma la virtù di  Dio  non soccorre all' infermità dell' uomo, se l' uomo ricusa
da sè secondo la natura senza bisogno della grazia di  Dio  (1) non è un confessare la propria infermità; ma stabilire
grazia conciliandolo col libero arbitrio e colla bontà di  Dio  che vuol tutti salvi; e il gran timore di cadere nell'
exscusationes in peccatis »? Esaltate adunque la bontà di  Dio  che vuol tutti salvi, e ne dà i mezzi a tutti quelli che li
dimenticate, che quella bontà è santità essenziale: e che  Dio  è buono perchè vuol santi gli uomini, prima ancor che
meno e guadagnare più che oggi non fate. Figli tutti di  Dio  e fratelli in Lui e tra noi, noi siamo chiamati a formare
fosse vero, la piaga della miseria sarebbe insanabile; e  Dio  tolga, o fratelli miei, che io possa mai gittare, convinto,
aspirazioni, questa risposta disperata, atea, immorale.  Dio  ha statuito per voi un migliore avvenire, che non è quello
VI, e p. 15 7 16), supponendovi un subietto massimo, fu il  Dio  di Platone corrispondente al «to proton hen» dei Pitagorici
che così l' intenda Platone si ha manifesto dal Timeo, dove  Dio  è chiamato «o to pan xynistas» (4), come altrove è da lui
. E ancora dice, che il Mondo reale fu fatto da  Dio  come un solo vivente simile al Mondo intelligibile che è
e l' altro , quest' altro è relativo all' uno emanato da  Dio  come elemento ( «peras»), e però s' applica non solo a Dio
Dio come elemento ( «peras»), e però s' applica non solo a  Dio  da cui è emanato, ma anche alla materia ideale o reale (
uno come tutto, l' idea o forma di tutte le parti, ed era  Dio  come altro dall' uno emanato; e quello che era contenuto da
si fa colla dialettica stessa che considerare quello che a  Dio  convenga e che non gli convenga. Onde, trapassata la stessa
e l' altre che si vogliono definire. In secondo luogo il  Dio  di Plotino, detto ugualmente l' Uno, il Primo, il Bene, è
Plotino, detto ugualmente l' Uno, il Primo, il Bene, è un  Dio  imperfetto, e non si può descriverlo perfetto se non con un
con ogni altro concetto (2). Per questa stessa ragione il  Dio  di Plotino è ridotto ad una vanissima ed astrattissima
che questo reale sia una produzione necessaria e diretta di  Dio  medesimo. Certo egli suppone, che, col semplice generare la
simili, e poscia il dire che la scienza si predica di  Dio  e dell' uomo analogicamente, riesce un favellare inesatto.
scienza dell' uomo all' uomo, l' abbia pure la scienza di  Dio  a Dio; giacchè la scienza dell' uomo sta all' uomo come un
all' uomo come un abito al soggetto, quando la scienza di  Dio  sta a Dio con relazione d' identità. Noi diremo dunque
come un abito al soggetto, quando la scienza di Dio sta a  Dio  con relazione d' identità. Noi diremo dunque proporzionali
e limitate; onde si dice che tali qualità si predicano di  Dio  analogicamente . Quelle cose adunque che conosciamo
natura dell' essere assoluto, non si possono predicare di  Dio  analogicamente, ma solo metaforicamente (1), come accade
metaforicamente (1), come accade quando si attribuiscono a  Dio  il volto, le mani od i piedi. Ma quelle cose che di natura
appartenere all' essere assoluto, queste si attribuiscono a  Dio  analogicamente a cagione della limitazione in cui tali cose
la vede, è limitato e finito: la cosa adunque si predica di  Dio  veramente; ma il modo, con cui l' uomo la percepisce, si
ma il modo, con cui l' uomo la percepisce, si predica di  Dio  solo analogicamente. E poichè l' uomo non può svestire
dice in generale, che tali doti e pregi sono predicati di  Dio  analogicamente. Sei adunque sono le predicazioni traslate:
operetta che ha per titolo « Itinerario della mente a  Dio  », che qui riproduco: [...OMISSIS...] . Il quale argomento
ragione è giustificata); ovvero egli si fa un Dio, cioè un  Dio  falso, che prende a calunniare le opere del Dio vero. La
cioè un Dio falso, che prende a calunniare le opere del  Dio  vero. La superbia di Satana è dunque ancora nel sistema di
concetto delle cose finite. Ritorna dunque il bisogno di un  Dio  per chi non vuole rinunziare alla ragione. In appresso Kant
appresso Kant passa a sostenere, che, quantunque l' idea di  Dio  non provi l' esistenza di alcun essere realmente esistente,
i principii del suo giudizio? Sono, che l' esistenza di  Dio  è una illusione trascendentale. Non conosciamo dunque
egli contiene non già una dimostrazione dell' esistenza di  Dio  ma bensì una dimostrazione della necessità dell' essere
quanto cade nel pensiero, e perciò l' uomo, il mondo, e  Dio  stesso, conveniva ridursi al solo IO. Egli moveva da questo
una parte, e dall' altra affermo un cavallo, una stella, o  Dio  stesso, è la coscienza, che ho di tutte queste cose, che mi
se fosse posto, non avrebbe bisogno di porsi. Dunque il  Dio  di Fichte s' è cangiato d' un tratto logicamente nel NULLA
sempre imperfetto. Così doveva essere, acciocchè un tal  Dio  potesse convertirsi nel nulla colla stessa facilità (mi si
a concepire il desiderio, come suppone Fichte, di rendere  Dio  sè stesso; il qual desiderio mostruosissimo altro non
ma solo tende a rendersi uguale a Dio. Ma che cosa è questo  Dio  di Fichte? E` l' idea infinita dell' Io; quello che chiama
chiama Io puro, e che pone l' Io empirico: ponendo questo  Dio  non si esce dall' Io umano. E` un Dio ideale che
ponendo questo Dio non si esce dall' Io umano. E` un  Dio  ideale che continuamente tende a realizzare sè stesso, ed è
falso, per dirlo di nuovo, che l' uomo tenda a divenire un  Dio  realizzato; come è falso che l' ideale dell' uomo sia
la coscienza all' Io empirico. Ma un assoluto, e un  Dio  senza coscienza, non può essere un assoluto, e un Dio; ma
fondamento una ragione , sono cieche: la volontà stessa di  Dio  dee essere sempre guidata da un lume intellettivo: onde non
» (1), alla parola Io sostituì finalmente la parola  Dio  . Se questo filosofo avesse potuto vivere una vita due
essere, ed ogni altro essere possibile. Ma come nascon da  Dio  le cose? Ecco lo scoglio perpetuo di que' filosofi che
Fichte adunque pose Iddio , e una estrinsecazione di  Dio  . L' essere di Dio avente quasi due facce: la faccia
pose Iddio , e una estrinsecazione di Dio . L' essere di  Dio  avente quasi due facce: la faccia interna, accessibile solo
che viene anche chiamata dal filosofo « « l' essere di  Dio  fuori del suo essere » ». Questo essere di Dio fuori del
l' essere di Dio fuori del suo essere » ». Questo essere di  Dio  fuori del suo essere è anche detto il sapere di Dio, e
nel linguaggio di Fichte ad imagine . Questo solo schema di  Dio  può essere fuori di Dio, non propriamente come un effetto,
a cui raggiunse Schelling la sua fabbrica. Ma accettando il  Dio  di Fichte, ricusò d' accettare la connessione che Fichte
la connessione che Fichte avea stabilito fra questo  Dio  e l' altre cose, la quale consisteva in dichiarare l' uomo
e non vivo e divino. La separazione dunque del mondo da  Dio  rimaneva così senza spiegazione. D' altra parte il Dio di
da Dio rimaneva così senza spiegazione. D' altra parte il  Dio  di Fichte era fuori della coscienza umana, e non si poteva
quale tutte le cose contingenti vengano identificate con  Dio  ». Ognuno sente quanto vi ha d' arbitrario e di falso in
che fu la detta eredità, avessero il medesimo oggetto, cioè  Dio  con due diverse manifestazioni, che sono natura e spirito,
con Dio, questa ragione manca; perchè il concetto di  Dio  svanisce ogni qualvolta si pone in esso limitazione o
delle limitazioni apparenti; b ) Se le limitazioni di  Dio  sono apparenti, esse debbono apparire a qualche essere,
non sarebbero apparenti. Ma questo essere non può esser  Dio  stesso, perchè Iddio non può far apparire sè limitato a sè
altro che unire il desiderio , l' aspirazione istintiva a  Dio  di Jacobi, colla vuota oggettività del pensiero di Kant.
ontologico, fonte delle cose, è ciò che costituisce il  Dio  Giobertiano. Confuso il reale e l' ideale in uno,
questo: e l' uomo è l' uditore passivo di ciò che l' Idea -  Dio  pronuncia (benchè talora pronuncii a sproposito). Il che
Finalmente, potendosi (benchè in altro senso) attribuire a  Dio  stesso, convertì il suo nulla in Dio; e fece travedere,
dei modi in opposizione alla sostanza; perocchè in  Dio  non v' hanno modi realmente distinti dalla sostanza
in più errori. Poichè primieramente suppone che le idee di  Dio  sieno i modi di Dio, cosa assurdissima: conciossiacchè non
modi di Dio, cosa assurdissima: conciossiacchè non v' ha in  Dio  altre idee realmente distinte che il Verbo divino; e il
poi al Verbo, qualora piacesse di chiamarlo un modo in cui  Dio  è, non dovrebbe in ogni caso dirsi che egli è un modo della
atti di possessione differiscano dalle idee di Dio, e da  Dio  stesso, per la ragione medesima. Se poi differiscono, già i
per la ragione medesima. Se poi differiscono, già i modi di  Dio  non sono più tre (le tre idee), ma per lo meno sei:
di relazione sono idee astratte, onde non possono essere in  Dio  distinte come vengono significate dalle parole, nè l' idea
delle cose a cui si riferiscono. Se dunque si pone in  Dio  l' idea dell' uno come suo modo, forz' è che prima dell'
idea astratta e generica dell' uno, vi sia l' idea d' un  Dio  uno; e innanzi questa, la percezione di sè stesso: e così i
la percezione di sè stesso: e così i modi e le idee di  Dio  si moltiplicano grandemente sopra il numero tre a cui le
l' idea di varietà, il che porrebbe, se non successione in  Dio  e generazione d' idee, almeno più atti distinti, e quasi
il sistema stesso di Cousin che pretende trovare in  Dio  tre modi, ossia tre idee e non più (1). 7 Le stesse
questa è l'opera della fede, della fede nella missione che  Dio  ha dato alla creatura umana qui sulla Terra, nella
scopo: sviluppo libero progressivo di tutte le facoltà che  Dio  ha messo in germe nella sua creatura. Cerchiamo che Dio
che Dio ha messo in germe nella sua creatura. Cerchiamo che  Dio  regni sulla terra siccome nel Cielo, o meglio che la terra
il naturale veicolo, pel quale la mente umana si solleva a  Dio  . Il vizio del sistema cominciò ad apparire, come sempre
un altro principio erroneo, quello che ci possa essere in  Dio  vera composizione, come accadrebbe se Dio fosse Dio per la
possa essere in Dio vera composizione, come accadrebbe se  Dio  fosse Dio per la sua forma, e non dipendesse dall'
in Dio vera composizione, come accadrebbe se Dio fosse  Dio  per la sua forma, e non dipendesse dall' imperfezione del
cristiana. Rimanevano le altre due. Chi avesse collocati in  Dio  gli universali sarebbe venuto al platonismo: chi li avesse
anteriori di maggior polso, onde riposero gli universali in  Dio  ed anco nelle cose create. Evitando essi uno scoglio
quello del panteismo . Poichè se gli universali sono in  Dio  come reali e sussistenti, non si possono più ricacciare l'
reali ridotte all' essere reale erano con questa riduzione  Dio  stesso: perchè l' essere reale è certamente Dio. Se dunque
Dio. Se dunque le idee reali si riducono da una parte in  Dio  che è l' essere reale , e dall' altra sono nelle cose colla
in cui tutte rientrano, l' essere reale essendo  Dio  (se rimane in questo sistema creazione , come pur vogliono
soprannaturale; la prima « è quella cognizione di  Dio  che l' uomo ha mediante le idee », la seconda « è quella
ha mediante le idee », la seconda « è quella cognizione di  Dio  che l' uomo ha per una percezione intellettiva di Dio
di Dio che l' uomo ha per una percezione intellettiva di  Dio  stesso »: in questa s' apprende la realità divina, non già
e lo fece prima e ineffabilmente in Cristo, Verbo di  Dio  incarnato, poi, e certo in un altro modo, in molti altri
riempire quest' ammanco della sua cognizione, raggiungendo  Dio  stesso nella sua reale sostanza. E a tal fine, non
pretendono lavorare col loro pensiero, cioè la realità di  Dio  , devono necessariamente tessere con fili immaginari, e
della dottrina soprannaturale, che riguarda la realità di  Dio  e l' unione intima di questa colla realità umana, ricevono
intellettive si eccitano da una causa soprannaturale, che è  Dio  stesso, essere realissimo, che immediatamente e
le idee proprie dell' uomo per Platone siano produzioni di  Dio  e non qualche cosa d' essenziale a Dio stesso (2): siano
siano produzioni di Dio e non qualche cosa d' essenziale a  Dio  stesso (2): siano cioè la prima produzione, il disegno, l'
ad un tempo e intelligibile e intelligente. Tale è il  Dio  d' Aristotele, tale anche la mente umana. L' oggetto non è
trovato pur d' allora: le forme delle cose si riducono in  Dio  che n' è principio, causa formale egli stesso del mondo
divina, onde conchiude, [...OMISSIS...] , « poichè questo è  Dio  »(1): questo, dico, lo riconosce necessario per ispiegare
l' oggetto della Teologia detta anche Prima Filosofia, ed è  Dio  stesso. Ma che cosa è questo Dio d' Aristotele?
Prima Filosofia, ed è Dio stesso. Ma che cosa è questo  Dio  d' Aristotele? Primieramente è la causa immediata de'
cui fossero? No, certamente; ma la sede delle sue idee era  Dio  stesso, al che vedemmo riuscire lo stesso Aristotele. L'
soddisfa a questa condizione dando per subietto delle idee  Dio  stesso. E questo non è già un fuor d' opera nel sistema di
Stallbaum non doversi già credere, che Platone faccia di  Dio  un' idea, o il complesso delle idee (3); il che ben
del letto, chi la fa dunque? E risponde: indubitatamente  Dio  (2); dimostra anche di più, che il letto che serve d'
Come poi il legnaiuolo imita e ricopia il letto fatto da  Dio  (l' essenza del letto), così il pittore imita e ricopia il
sola materia specifica. Il nome dunque, che Platone dà a  Dio  di «phyturgos», piantatore, o autore della natura, ha virtù
cose, e tutti e tre questi elementi si dicono provenire da  Dio  che è il bene stesso, a tutte le cose superiore. Ora da
secondo potere è il vestigio appunto di quel potere che ha  Dio  di creare. Poichè come l' uomo imaginando e affermando si
(1). Nella dottrina di Platone, ricevendo la materia da  Dio  l' esistenza, si trova la ragion sufficiente, per la quale
, ed è il lume dell' umana intelligenza, il lume di  Dio  segnato nell' anima umana, il qual lume perciò Platone lo
il qual lume perciò Platone lo distingue sapientemente da  Dio  stesso, e nol confonde punto con lui; come faceva, e in
esso visibili. [...OMISSIS...] Il lume dunque, che viene da  Dio  al mondo, è ciò che Platone chiama il Figliuolo del Bene,
del Bene, cioè di Dio, e dice, che è generato analogo a  Dio  stesso [...OMISSIS...] , cioè simile per via di
ma questo lume e queste idee vengono, secondo Platone, da  Dio  stesso, salvo che egli non conobbe, come sembra, in che
nel sistema di Platone tutto ciò che è nel mondo viene da  Dio  e tutto è connesso. Che se in descrivendo la produzione
agitata tra' più recenti eruditi della Germania « Se il  Dio  di Platone sia il Bene o l' Idea del Bene ». La quale noi
ed ombre. Il che intende quando nel « Fedro » dice, che « «  Dio  è divino, perchè è colle idee » » (1). Infatti contenendo
movimento; quand' anzi Platone appunto per ispiegare come  Dio  possa essere causa delle cose, [...OMISSIS...] , gli dà un'
intrinsecamente. Laonde io stimo che quest' anima di  Dio  sia diversa da quella creata e partecipata che Platone dà
d' idee, che pensò Iddio per formare il mondo, è in  Dio  ed appartiene a Dio, benchè da Dio si distingua «kata
formare il mondo, è in Dio ed appartiene a Dio, benchè da  Dio  si distingua «kata logus», e distinto così l' esemplare dal
sono quelle che costituiscono l' Esemplare del mondo, da  Dio  in se stesso col suo pensiero prodotto, quando volle creare
distinti dall' eterno divino esemplare, e molto più da  Dio  stesso che lo vide. Secondo l' ordine logico, l' ordine di
ma è un' astrazione della mente. Che anzi dicendo non che  Dio  facesse nell' anima già compiuta i corpi, ma tutto ciò che
(1), seguita poi da Platone, che il corpo sia stato da  Dio  formato nell' anima. Poichè, come dice Platone stesso, lo
s' estende a tutto lo spazio immensurato, s' intende, come  Dio  poteva, anche prima di creare il corpo, assegnare delle
di numeri rappresentanti ragioni armoniche, fu divisa da  Dio  tutta per lungo, di che si ebbero due serie, ciascuna
qual luogo s' osservi che: 1 Dice che il corpo fu fatto da  Dio  tosto dopo ultimata la costituzione dell' anima, «meta
in se stesso considerato. Ma poichè questo esemplare era da  Dio  pensato, affinchè a sua norma si potesse produrre il mondo
mondo, vero subietto di tali vicissitudini. La natura di  Dio  dunque nulla avendo di tali cose, non potea nè pure
dunque sebbene eterno in se stesso, perchè ab aeterno da  Dio  pensato, riceve dall' atto della divina volontà, che si
mutabile, realizzando in sè quella obiettiva mutazione. A  Dio  dunque, dice Platone, e all' esemplare, come oggetto, non
ampiamente per quali ragioni Platone volle distribuite da  Dio  le anime seminali ai corpi celesti, l' affinità o
tre cose, secondo Platone, le idee eternamente da  Dio  pensate, intelligibili, le anime spirituali ed insensibili
più esteso di quello de' sensibili, perchè vien posto da  Dio  nell' anima avanti della produzione di questi. Vi ha dunque
l' anima essendo con una così perfetta sapienza ordinata da  Dio  secondo l' eterno esemplare, procede che noi dai sensibili
come dicemmo, sono assomigliate ad un giogo imposto da  Dio  all' anima ed alle cose, dal quale, insieme connesse,
sia posto da Platone come elemento mesciuto e rimestato da  Dio  nella sostanza dell' anima. Onde nel Fedone dice che all'
fatta partecipe. Noi dicemmo che l' oggetto proposto da  Dio  all' intuizione naturale dell' anima non è, secondo
intuizione naturale dell' anima non è, secondo Platone,  Dio  stesso, ma il divino esemplare del mondo, che alcun' anima
alla cognizione, alla contemplazione, all' amore di  Dio  stesso. Pure Iddio è tal cosa che sta ancora più su di
rimane come dipinta e formata una certa imagine di  Dio  [...OMISSIS...] (1). Questa certa cognizione poi,
cominciato per opera di Dio: secondo Aristotele è eterno, e  Dio  non fa che imprimergli ab aeterno di continuo il primo
appiccicata. Ma non potè attribuire alla libera volontà di  Dio  tali eventi accidentali, perchè egli avea chiuso Dio in lui
di Dio tali eventi accidentali, perchè egli avea chiuso  Dio  in lui stesso, e privato d' ogni efficienza nella natura,
Aristotele. Se questo filosofo avesse potuto concepire un  Dio  creatore, sarebbe altresì giunto a sciogliere la difficoltà
pensare che le cose mondiali fossero comprese in Dio, e da  Dio  nella loro natura propria conosciute. La conciliazione
che vedere, [...OMISSIS...] (2). Avendo dunque tolto a  Dio  la cognizione delle cose mondiali, gli tolse del pari la
più di tutti sublime si tenesse dal puro atto , ossia da  Dio  e tra l' uno e l' altro estremo gli enti medŒ si
nell' istesso atto dell' intellezione di sè stessa, onde al  Dio  d' Aristotele vien meno l' onniscienza, l' onnipotenza, e
il concetto. Poichè attribuendo a questo suo  Dio  una natura comune, distrugge con ciò quello stesso Dio, che
le forze di muoversi sono già insite nella natura; e il  Dio  d' Aristotele non è che l' ultimo termine di questo
alla luce del cristianesimo: cioè colla dottrina che fa di  Dio  un atto puro che non ha nulla affatto di comune coll' altre
ci fosse un' essenza (non la semplice esistenza) comune a  Dio  ed alle cose mondiali, quest' essenza sarebbe superiore a
ed alle cose mondiali, quest' essenza sarebbe superiore a  Dio  ed alle cose mondiali, e da essa dipenderebbe l' uno e le
una forma dell' intelligenza, colla quale si conoscerebbe  Dio  e le cose mondiali, cioè si conoscerebbe Dio con un lume
conoscerebbe Dio e le cose mondiali, cioè si conoscerebbe  Dio  con un lume che non sarebbe suo proprio, ma comune alle
la teologica »(4) »; dove manifestamente chiama scienza di  Dio  o teologia quella che tratta delle pure forme . Ma nasce il
all' Ente separabile, sostanza prima e singolare, Bene,  Dio  (1); 2 Che ogni scienza ed anco la prima filosofia tratti
quali sussiste da sè separato da ogni passione, e quest' è  Dio  sostanza suprema e singolare, l' altro poi è la specie
quale non ammette con Platone che l' universo sia creato da  Dio  come da un artefice, sull' esemplare delle proprie eterne
ottimo. Laonde e la vita, e il sempre continuo ed eterno in  Dio  inesiste. Poichè questo stesso è Dio »(5) ». Sono queste le
continuo ed eterno in Dio inesiste. Poichè questo stesso è  Dio  »(5) ». Sono queste le più magnifiche parole, o certo tra
le più magnifiche, che siano state pronunciate intorno a  Dio  da un filosofo gentile. Ma il nesso accennato in esse, tra
lascia la dottrina aristotelica. Avendo Aristotele tolto a  Dio  ogni azione sul mondo e lasciatogli solo l' essere
che cosa è il divino che move tutte cose in noi, come  Dio  nel mondo, [...OMISSIS...] ? E` un principio diverso dalla
la mente in eccellenza e la volontà, [...OMISSIS...] . E`  Dio  stesso, [...OMISSIS...] . Convien dunque dire che la mente
la mente sia qui presa in senso subiettivo, e che nomini  Dio  lo stesso oggetto intelligibile. Così si può rendere
ad ammettere il divino ultimato, la specie ultimata,  Dio  stesso nella natura, il che conduce ad una sorte di
senza farla derivare da una qualunque comunicazione di  Dio  stesso (3). Come abbiamo già osservato, fortissimo è il
così lo spiega il suo commentatore Simplicio. Ma se questo  Dio  è veramente incorporeo, come poi trova necessario che a lui
mente, verso cui tutte aspirano; non a dir vero come da un  Dio  creatore, ma come da un Dio che somministra a tutto le
non a dir vero come da un Dio creatore, ma come da un  Dio  che somministra a tutto le forme, e però condizione e
sembra questo, che le tre cause riunite originariamente in  Dio  si dividano discendendo alle cose mondiali. Laonde per
l' uomo verrebbe a sapere più di Dio, perchè essendo  Dio  la mente separata e non avendo questa che i primi
è mente, essendo Dio, come lo chiama Aristotele, questo  Dio  inesistente nell' uomo, anzi in tutti gli uomini, conosce
pure essenze, prive di materia, generi e specie. Onde, come  Dio  puro da ogni veste, non conosce che l' ottimo, ma come Dio
Dio puro da ogni veste, non conosce che l' ottimo, ma come  Dio  nell' uomo conosce le essenze determinate, che sono e non
che ogni astro abbia una mente separata, ossia un  Dio  immoto intelligibile, appetendo il quale si mova colle sue
al supremo perchè appetiti da' singoli astri, quando il  Dio  sommo è l' appetito di tutta l' università delle cose (2).
delle loro differenze (2)? In questo senso dunque il  Dio  d' Aristotele contiene le cose tutte, e però le colloca al
Infatti in questo secondo aspetto Aristotele non dà a  Dio  altro, che il concetto di fine , di estremo, di termine a
benchè mai non ci arrivi. L' essere separato dunque, il  Dio  d' Aristotele, non ha in sè le specie finite, ripugnanti
», che espone la dottrina di Aristotele, si dice che da  Dio  vengono tutte le idee o forme delle cose [...OMISSIS...] in
(7). [...OMISSIS...] (1). Egli è dunque manifesto, che il  Dio  d' Aristotele differisce da quello di Platone in questo,
sono e sono sempre state ab eterno nelle cose stesse: e il  Dio  Aristotelico non è che l' ottimo intelligibile, appetito da
facilità di moversi, [...OMISSIS...] . Ora, se il  Dio  aristotelico non ha in sè le forme finite degli enti
ricevuto l' impulso e il moto da' cieli, e se tuttavia il  Dio  aristotelico è mente, è intelligibile primo, facilmente si
della sostanza, dice che il bene sostanza « « è la Mente e  Dio  » », [...OMISSIS...] (3), dove prende la Mente e Dio come
e Dio » », [...OMISSIS...] (3), dove prende la Mente e  Dio  come sinonimi, indicanti ugualmente il bene sostanza: e,
quello essendo comune a tutti gli uomini, questo diverso in  Dio  e diverso in ciascun uomo. E l' obiettività della mente fu
Così si spiega come Aristotele chiami or divina, ora anche  Dio  la mente nell' uomo, la faccia eterna, e quella che
Aristotelica è questo appunto, come Iddio, cioè il  Dio  supremo, abbia una natura identica a quella della mente
mente in atto, che Aristotele dice essere data all' uomo da  Dio  stesso, come uno strumento con cui procacciarsi coll'
e la causa finale ultima e separata è il Bene, ossia il  Dio  supremo. La prima filosofia dunque, che è universale e
(6), ma più profondamente, tratta specialmente di  Dio  e del Bene (7), e perciò si chiama teologia. Per trovare
in modi diversi; 2 e il trattare dell' universale . Come  Dio  e l' universale sono unico oggetto? Ecco quello che
questo considerato in atto o in potenza. Tratta dunque di  Dio  e dell' essere comunissimo: e riducendosi all' essere come
riferirsi da taluno il movimento « alla mente e a  Dio  »come primo motore. Cercando poi come si divida l' ente in
supporre l' esistenza di Dio, l' altra che esse vengono da  Dio  come desiderato, come fine a cui si slancia la natura, il
ha quella altresì di benedire cose e persone, aggiungendo  Dio  alle benedizioni della Chiesa le benedizioni proprie, cioè
lo spirito della Chiesa, e tali orazioni sono efficaci; 6  Dio  ascolta sempre le preghiere ed accoglie le offerte fatte
genitori il fare molti atti religiosi per lui, derivando da  Dio  al loro fanciullo, già rinato col battesimo, grazie sempre
che anco i fanciulli intendono facilissimamente il vocabolo  Dio  come significante un ente massimo cagione del tutto, ed
lo meno si maraviglierebbero grandemente del concetto di  Dio  che gli si vuole imprimere, e questo concetto non
a riceversi, che, appena concepitolo, già credono che  Dio  esista. Tuttavia non potrebbero i fanciulli accorgersi da
fissarne il concetto. Ma che cosa è la cognizione di  Dio  ne' bambini? - Ella è una concezione ed una credenza . -
rattamente dell' adulto medesimo; ed appartiene assai più a  Dio  che all' uomo il comunicarsi all' anima semplicetta che sa
bene, il bene essenziale: chi non vede che questa idea di  Dio  per chi non vuol esser ateo o inconseguente dev' esser pur
i suoi teneri affetti. Ho già detto che dando l' uomo a  Dio  tutti i suoi affetti non li toglie alle altre cose,
affetti non li toglie alle altre cose, perocchè queste in  Dio  stesso si riscontrano. Non fa altro che santificarli,
che verso l' Essere supremo. Che cosa ordina la legge di  Dio  verso l' Essere supremo? - L' amore: eccone le parole: « «
supremo? - L' amore: eccone le parole: « « Amerai il Signor  Dio  tuo di tutto il cuor tuo e in tutta l' anima tua, e in
e in tutta la mente tua »(1). » Che cosa ordina la legge di  Dio  a' figliuoli verso i genitori? - L' onore: eccone ancora le
Signore Iddio tuo ti darà »(2) ». Perchè riserba l' amore a  Dio  e comanda l' onore a' genitori? Che cosa significa questa
e degenerino in corruzione. A tal fine all' onore verso  Dio  suggerito dalla naturale ragione congiunse e contrappose il
il precetto dell' onore . Di più, all' onore verso  Dio  congiunse e contrappose l' onore verso i genitori; e all'
di ubbidienza e di efficaci servigi: perocchè la legge di  Dio  tutto questo racchiude (3), ed è buon cambio verso a
gravità, di che efficacia. Al modo stesso l' onore verso  Dio  vien migliorato e determinato dal comando che in esso dee
essi quel finale affetto che i figliuoli debbon dare a  Dio  solo, essi perdano anche quel legittimo che loro è dovuto e
acciocchè si sviluppi sufficientemente la grande idea di  Dio  nella mente dell' infante, prima di circondarla d' altre
a sentirla altamente questa maestà, quando il pensiero di  Dio  e de' suoi attributi domina in lui, allora tutte le altre
sezione precedente. Ma dopo qualche tempo che gli si nominò  Dio  e glielo si fece conoscere come un personaggio
comunicazione soprannaturale. La cognizione naturale di  Dio  è sempre ideale negativa (1), perchè l' uomo non percepisce
suo pensiero l' entità delle cose; ma col solenne vocabolo  Dio  , ch' egli sente a pronunciare, viene finalmente a
che gli è finora apparito. Ecco la prima concezione di un  Dio  distinto dalla natura che si forma nella mente infantile.
il bambino apprende a parlare: al terzo ordine il nome di  Dio  che gli suona all' orecchio lo rende già accorto non solo
dell' esistenza sua distinta da quella della natura, ma in  Dio  stesso pone l' intelligenza e la bontà che ha cominciato a
Al quarto ordine d' intellezioni adunque l' idea di  Dio  può essere divenuta nella mente del bambino quella di una
per così dire, ed incarna la cognizione naturale di  Dio  rendendola positiva, ne accelera i progressi, le dà vita,
grazia battesimale e s' acquista coll' udire la parola di  Dio  stesso. Il bambino a questà età dee imparare a conoscere
a questà età dee imparare a conoscere Cristo non solo come  Dio  umanato, ma come maestro degli uomini, avente una volontà,
maniere di unioni. L' unità suprema è formata dall' idea di  Dio  essere essenziale. L' unità di Dio dee dunque rendersi
è formata dall' idea di Dio essere essenziale. L' unità di  Dio  dee dunque rendersi dominante nella mente del fanciullo: a
dee dunque rendersi dominante nella mente del fanciullo: a  Dio  come a creatore, a conservatore, a fonte di ogni bontà dee
Il riferire e rifondere le cose in  Dio  colla maggior generalità possibile di parole è dunque la
e intendere ai fanciulli la dominazione dell' idea di  Dio  quasi assorbente tutte le altre. Al terz' ordine rimane la
un annullamento, un sacrificio di tutte le altre cose a  Dio  è il secondo grado, il secondo modo di subordinare ciò che
si manifesta Iddio come volontà. Cioè dopo essersi distinto  Dio  dalle creature, si distingue in Dio stesso l' ottima
dopo essersi distinto Dio dalle creature, si distingue in  Dio  stesso l' ottima volontà dalla sua natura7intellettiva. La
sola; è un principio che di nuovo unifica nell' idea di  Dio  le altre idee: è il terzo grado, il terzo modo di fare
come intelligenza o superna ragione, allora solamente in  Dio  sono distinte le tre forme del suo essere: la morale, l'
all' idea dell' universo, e ultimamente a quella di  Dio  come essenzial sussistenza. Quanto poi all' operare delle
perfetta, consiste nel fargli conoscere che anche in  Dio  esiste una volontà, e che questa volontà è altissima,
solo affermando che tutte le cose vengono da Dio, che da  Dio  vengono tutti i beni, ch' egli è il fonte d' ogni bontà
prenda nel suo cuore un posto più elevato della volontà di  Dio  . Questa diventa la regola suprema , e quella la regola
de' genitori veramente cristiani, e che vogliono educare a  Dio  i cari pegni consegnati loro da Dio. Chi volesse fare una
fanciullo, quando questi si conduca a conoscere le opere di  Dio  ed i suoi precetti . Ma, oltre questo perfezionamento della
. Ma, oltre questo perfezionamento della notizia di  Dio  nella mente fanciullesca, in quest' ordine d' intellezioni
nelle tempeste delle tentazioni: tutti gli attributi di  Dio  vi sono compresi, la potenza, la sapienza, la giustizia, la
fanno gli ispirati incominciando da' primi profeti, a cui  Dio  parlava per visioni e per segni, fino ai Padri della Chiesa
la causa universale di tutte le cose, cioè Dio, e dico  Dio  non considerato solo come causa efficiente, ma di più come
divini. L' Hegel dunque vi descrive lo Stato come un gran  Dio  organizzato, con l' unione, quasi direi, d' altrettante
a tali leggi, se non ci fosse nel mondo costituita da  Dio  una autorità reale e vivente, atta ad insegnarle e
stessi ascoltando le sue parole, d' assolverli in nome di  Dio  dai peccati. Tutte le cose temporali, secondo la dottrina
soprappiù, quando ha detto: « « Cercate prima il regno di  Dio  e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno aggiunte
per verità un felice ispiratore de' legislatori: l' odio di  Dio  e degli uomini non è quello che possa dare al legislatore
nemici, ma è una compiuta legislazione e istituzione di  Dio  per la perfezione morale dell' uman genere. Per questo fra
e superiore alla religione »; ovvero « se le leggi di  Dio  si debbano conformare alle leggi degli uomini, o viceversa
se gli uomini debbano conformare le loro leggi a quelle di  Dio  »; e di conseguente, quando le due leggi riuscissero
le due leggi riuscissero contraddittorie, « se le leggi di  Dio  debbano essere rispettate e ubbidite a preferenza delle
essere rispettate e ubbidite a preferenza delle leggi di  Dio  ». Per verità, se la libertà di coscienza consiste in
principio. Lo stesso accade nel linguaggio. Se io dico: « a  Dio  non manca cosa alcuna », dò forma d' una doppia negazione
che è il più alto e vero conoscimento che si possa avere di  Dio  naturalmente. Ma dichiariamo meglio questa cognizione
» ed alla scienza teologica, che insegna noi non sapere di  Dio  ciò che egli è, ma solo che egli è, e quindi neppure sapere
non sarebbe, se non avesse in sè una cotal similitudine di  Dio  (4), che non è Dio, ma bensì l' essere in universale, che
quello che spetta alla sussistenza, nè viceversa, benchè in  Dio  siano una cosa sola. Quindi, osservano sapientemente i
che « Iddio (sussistenza, sussistente persona) genera  Dio  (un' altra sussistente persona) », ma non che « la deità
di prendere questa via tortuosa: 1 di ragionare di  Dio  colle idee imperfette ed analogiche cavate dalle
essenza specifica piena (formata, individuata). - In  Dio  non cadono queste distinzioni, ma le idee colle quali noi
segnano quei tre modi di idee. Dunque, anche ragionando di  Dio  non possiamo a meno che usare di tali vocaboli e di tali
astratte degli enti; deità è idea specifica astratta;  Dio  come nome comune è essenza specifica, piena, individuata;
supremo, e applica a lui i vocaboli che le esprimono. Ma in  Dio  propriamente non vi è nè alcuna essenza generica, nè
di quelle perfezioni che sono separate fuori di Dio, in  Dio  sono lo stesso Dio (1); 2 che la deità, che noi concepiamo
che sono separate fuori di Dio, in Dio sono lo stesso  Dio  (1); 2 che la deità, che noi concepiamo come una forma
la deità, che noi concepiamo come una forma astratta, in  Dio  è lo stesso Dio sussistente (2); 3 che finalmente Dio, che
noi concepiamo come una forma astratta, in Dio è lo stesso  Dio  sussistente (2); 3 che finalmente Dio, che suol prendersi
l' una delle quali è il panteismo. Concludiamo: Intorno a  Dio  ed alle cose che non cadono nella nostra percezione noi
dell' idolo diviene facilmente la forma attribuita al  Dio  adorato. Ma quelle nazioni, che ai simulacri degli Dei
e coll' Antropologia soprannaturale , trattati che, a  Dio  piacendo, e favorendoci il tempo, comunicheremo al
avesse saputo accuratamente distinguere il concetto di  Dio  e il concetto di ciò che è divino. Dimorando dunque l'
qualche tempo l' anima, e dopo investigate le cose divine e  Dio  stesso, quanto all' uomo è conceduto, a lei faccia ritorno.
ora alla materia, ora al senso, ora all' idea, ed ora a  Dio  stesso. Come poi si potrà sciogliere e sceverare dentro a
venne dalla corruzione delle verità tradizionali intorno a  Dio  massimamente, le quali degenerarono nei miti e nell'
Ed a me pare che questa idea doveva essere appunto il  Dio  di Pitagora, cui questo filosofo definiva il numero dei
si doveva intendere propriamente dell' uno primo, del  Dio  pitagorico, che secondo noi è l' idea dell' essere,
«theos»; nè sembra possibile che sia applicato il nome di  Dio  alla materia bruta ed informe, giacchè tutta l' antichità
essenziale sinonimo di amicizia, di ente, di sfero, di  Dio  supremo, sia perchè la vita si manifesta col calore, sia
del supremo essere, che vive per propria essenza. Da questo  Dio  egli faceva venire le anime umane. Il che non era alieno da
replicatamente dice essere corpi, e perciò prodotti da  Dio  posteriormente all' anima (3). Ma veniamo all' altra
dell' anima intelligente, che la faceva prodotta da  Dio  in tempo in cui non esistevano ancora i corpi, benchè la
che l' anima risulta da tre nature. A ragion d' esempio, di  Dio  dice: [...OMISSIS...] . Vero è che gli uomini grandi, come
dell' oggetto col soggetto, e nel soggetto dimora. E se a  Dio  piacerà che noi pubblichiamo quella parte dell' Agatologia,
perchè gli antichi non erano giunti a distinguere fra  Dio  e l' idea. Avendo questa caratteri divini, e avendola
fermandosi ai corpi, ed ammettendo l' esistenza di  Dio  e degli spiriti, era inconseguente. Ora, nell' essere Hume
parte da questo principio, che « tutte le cose sono in  Dio  soltanto per le loro eterne nozioni ». Ma questo è falso,
nozioni ». Ma questo è falso, giacchè le cose sono in  Dio  anche come nella loro causa efficiente, non meramente come
Dall' erroneo principio che « « tutte le cose sono in  Dio  soltanto per le loro eterne nozioni » »deduce che « « Iddio
dimostrazione di sorte: « la quale (nozione) è in  Dio  identificata coll' anima, precisamente come questa è col
senso comune di tutti gli uomini distinguerà sempre, e in  Dio  e nell' umana mente: 1) la nozione dell' individuo dall'
alle sue parole. Neppur crediate che le nozioni eterne di  Dio  sieno anime per sè stesse; no, elle sono anime, perchè
fu nudamente proclamata e professata. « La stessa idea di  Dio  - dicono essi - non ha alcuna realità, perchè ella non
di parti che apparirà nella Tavola, colla quale, se a  Dio  piace, conchiuderemo questa raccolta di scritti politici
a pro della moltitudine che governano; sono ministri di  Dio  per il popolo. Nè questo pregiudica ai loro interessi,
Ma l' infallibilità è solo propria di Dio, e però a  Dio  solo spetta senza inconvenienza il governo assoluto. Vi
sui figliuoli solo allo scopo della paternità per la quale  Dio  gliela aveva dato: obbligavano il marito ad usarlo solo
di cui s' abusa: conviene ricercare quale più nuoca.  Dio  l' ha deciso: ha permesso gli abusi anzi che togliere l'
condotta dei Papi, e per ingannare i Principi cristiani.  Dio  voglia che questi ritornino alla sapienza dei loro avi, da
che il principato assoluto. Questa fu la prima cosa di cui  Dio  ammonì gli Ebrei, quand' essi vollero un re. Egli comandò a
e che fa vedere in quello che lo esercita il vicario di  Dio  in terra: 2 ed il combattere, officio che diventa pur
di parti che apparirà nella Tavola, colla quale, se a  Dio  piace, conchiuderemo questa raccolta di scritti politici
a pro della moltitudine che governano; sono ministri di  Dio  per il popolo. Nè questo pregiudica ai loro interessi,
Ma l' infallibilità è solo propria di Dio, e però a  Dio  solo spetta senza inconvenienza il governo assoluto. Vi
sui figliuoli solo allo scopo della paternità per la quale  Dio  gliela aveva dato: obbligavano il marito ad usarlo solo
di cui s' abusa: conviene ricercare quale più nuoca.  Dio  l' ha deciso: ha permesso gli abusi anzi che togliere l'
condotta dei Papi, e per ingannare i Principi cristiani.  Dio  voglia che questi ritornino alla sapienza dei loro avi, da
che il principato assoluto. Questa fu la prima cosa di cui  Dio  ammonì gli Ebrei, quand' essi vollero un re. Egli comandò a
e che fa vedere in quello che lo esercita il vicario di  Dio  in terra: 2 ed il combattere, officio che diventa pur