Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: delle

Numero di risultati: 52 in 2 pagine

  • Pagina 1 di 2
fatto integrale; ripetono nell'individuo, e pel complesso  delle  sue sensazioni, uno studio non meno astratto e non meno
più dolorose e raccogliere le più gradevoli. Il complesso  delle  sensazioni d'un infante decide già de' suoi conforti e de'
del dolore, del pianto e della morte. 4. Il complesso  delle  prime sensazioni è già l'opera di più esseri associati.
colle dita, nel sordomuto che legge la parola sui moti  delle  labbra, una sensazione artificiale, ch'è già una tarda
rimane. Nella regione in cui viviamo, la quale è pure una  delle  più amene e adorne, un buon quinto delle piante fiorifere,
quale è pure una delle più amene e adorne, un buon quinto  delle  piante fiorifere, più di cinquecento specie, appartengono
di cinquecento specie, appartengono alle due sole famiglie  delle  composite e delle graminacee; molte di esse si possono
appartengono alle due sole famiglie delle composite e  delle  graminacee; molte di esse si possono appena con attento
il genio della società può ben superbire al paragone  delle  rare e povere armonie della selvaggia natura. 8. V'è un
l'ago calamitato ella vastità dei mari e nei labirinti  delle  miniere e che conversa col telegrafo, i diede l'equivalente
sparsi in diverse stazioni esplorano il corso dei venti e  delle  piogge, la varietà delle temperature, la tensione magnetica
esplorano il corso dei venti e delle piogge, la varietà  delle  temperature, la tensione magnetica del globo, i fenomeni
la tensione magnetica del globo, i fenomeni dei terremoti e  delle  eruzioni vulcaniche, sono come le parti d'un commune
Per analisi  delle  menti associate, intendo dire quelle grandi analisi le
l'uomo non poteva non avvedersi del sole, della luna,  delle  stelle. Egli aveva dunque fatto per inconscia necessità di
La percezione del vero èuna parte del destino  delle  nazioni. ur troppo, nel seno delle genti, l'esercizio
èuna parte del destino delle nazioni. ur troppo, nel seno  delle  genti, l'esercizio dell'analisi è preordinato e fatale.
ch'egli respira. Solo ai nostri giorni, nell'analisi  delle  lingue, egli distinse le obliate mescolanze delle nazioni;
delle lingue, egli distinse le obliate mescolanze  delle  nazioni; e nell'analisi delle reliquie fossili, finalmente
le obliate mescolanze delle nazioni; e nell'analisi  delle  reliquie fossili, finalmente intravide le indelebili
d'onde, in seno a quella istintiva e spontanea associazione  delle  menti, possa l'analisi attingere una più eccelsa
scintillante. Ma chi poi fermi l'attenzione in alcuna  delle  piante e delle stelle, acquista altre evidenze che
Ma chi poi fermi l'attenzione in alcuna delle piante e  delle  stelle, acquista altre evidenze che chiariscono via via
al metodo. Ma sintesi o analisi che si voglia, l'osservanza  delle  quattro regole non poteva dare l'indiscutable certitude.
opera d'analisi. Dalle astrazioni dei numeri senza oggetto,  delle  linee senza superficie, delle superficie senza profondità,
dei numeri senza oggetto, delle linee senza superficie,  delle  superficie senza profondità, delle forme senza corpo, delle
linee senza superficie, delle superficie senza profondità,  delle  forme senza corpo, delle forze senza sostanza, surge la
delle superficie senza profondità, delle forme senza corpo,  delle  forze senza sostanza, surge la matematica. Dalle astrazioni
già maturato nel corso dei secoli e nella successione  delle  filosofie: - problema che l'io olitario non avrebbe nemmen
e l'altra una disparità di condizioni, secondo la disparità  delle  cose utili o nocive e dei luoghi e dei climi. Le singole
una serie d'atti d'attenzione, oordinata alla serie  delle  più immediate necessità; e tanto quivi inevitabile uanto
dei posteri cogli antenati. Anche nell'intimo recesso  delle  menti, ogni generazione era figlia non solo della sua terra
di quelle analisi primitive. I Latini, per chiarire i fatti  delle  istorie, solevano risalire a ciò ch'essi chiamavano le
della vita canibale, oramai probabilmente, a solo terrore  delle  genti suddite e ad arte di stato. Ma le origini di questa
non sopravivano indelebili, nei successivi incrementi  delle  lingue e nelle loro miscele e trasformazioni. Per un
come molti credono oramai dimostrato che nella cronologia  delle  nazioni primitive si seguano in ordine fisso le successive
scoperte successive. Fin qui mi sono rinchiuso nell'ipotesi  delle  tradizioni universalmente isolate. a già dai primordii, le
si raccolgono in alcuni luoghi certe pietre taglienti  delle  quali essi formavano coltelli e lance, quando era ignoto
trasmessa come cosa sacra. Nel Zendavesta la fondazione  delle  città e delle colonie è chiamata la propagazione dei
come cosa sacra. Nel Zendavesta la fondazione delle città e  delle  colonie è chiamata la propagazione dei fuochi. nche in più
rimase per sempre un diritto della famiglia, un diritto  delle  genti; l'esclusione era un'ingiuria, una pena, un esilio,
feroce. Qui la propaganda vicinale si dilata in propaganda  delle  nazioni. e osservazioni d'una tribù divengono cognizioni
secondo che corrispondono alle tradizioni e disposizioni  delle  società. e menti associate in questa analisi ereditaria e
popoli, le condizioni della società. utto questo progresso  delle  idee rimane posto fuori dall'ipotesi dell'individuo
la solitudine poetica i Rousseau e la commune natura  delle  nazioni i Vico. A compimento della dottrina di Vico resta
della dottrina di Vico resta di chiarire come, la natura  delle  genti essendo commune, le colonie delle nazioni progressive
come, la natura delle genti essendo commune, le colonie  delle  nazioni progressive debbano in molte parti della terra
poi nelle sue più difficili evoluzioni. Le tradizioni  delle  singole tribù ingrossando inegualmente nel corso dei secoli
dovevano ammaestrarsi coll'esempio e colla forza prevalente  delle  offese. L'arco e la fionda furono a quei tempi ciò ch'è in
ed assicurarsi col numero; coordinare i frammenti  delle  tradizioni iniziali nel seno di prevalenti lingue
le prime astrazioni del numero, del tempo, dello spazio,  delle  forme. I poteri dell'osservazione non sono più angustiati
Ciò accresce vie più la facilità del vivere, l'addensarsi  delle  società. Ricomincia il lavoro sociale; ma non è più quello
riposo e pensiero. Ozio in greco si dice scholê, d è una  delle  voci più sapienti di quella lingua sapiente. La scola ssia
quei miseri abbozzi d'uomo l'ipotesi della commune natura  delle  nazioni il principio incontestabile della commune natura
nato morto. Signori, ho tentato dimostrare come l'origine  delle  idee non sia così semplice come la natura dell'intelletto,
Ma l'elemento pastorale era più efficace alla propagazione  delle  scoperte perché più mobile. mansueti e gregarii animali
alla miseria dello schiavo. Il commercio inizia lo scambio  delle  cose; e perciò ciascuno si raccoglie in un'arte sola, fugge
e gridar cuma! iò che vuol dire molti! nella povera lingua  delle  tribù visitate dal nostro commune amico Osculati, nelle
in faccia a Giove Tonante il parafulmine, tese sui gioghi  delle  Alpi e negli abissi dell'Oceano i fili parlanti. Si armò di
aveva consegnato alla Grecia. Volgendosi al mondo  delle  tradizioni 'analisi universale interrogò tutte le lingue,
tutte le lingue, issepellì le loro radici, le radici  delle  loro radici; narrò ad esse colle loro proprie parole
di date sepolte sulle pareti dei templi e nelle viscere  delle  piramidi. Penetrò il senso del sapiente aggettivo dato alla
immani regni dell'Asia si aggreva l'ineluttabile dominio  delle  tradizioni, la scienza delle sintesi premature e
aggreva l'ineluttabile dominio delle tradizioni, la scienza  delle  sintesi premature e anticipate. Oggi nell'Europa e nelle
alla libertà dell'analisi la ricchezza e la potenza  delle  nazioni: - Scienza è forza! on si considera fra noi più
fra noi più nemmeno come scienziato chi vive parasita  delle  tradizioni, chi non abbia dato alla scienza un'idea la
scienza fantastica all'urto dell'analisi libera e armata  delle  opere sue; che inaugura finalmente la concorde libertà del
allora per sommo principio da seguirsi nel complesso  delle  università la divisione del lavoro, ossia la libera
Italia dieci uniformi facultà per gli ingegneri, ciascuna  delle  quali avesse dieci catedre, io intendeva che si ponesse la
per tutte le varietà dell'insegnamento; ma l'altra metà  delle  catedre fosse intesa ad un insegnamento speciale, proprio
speciale, proprio di quella sola università. Una  delle  dieci facultà d'ingegneri dovrebbe fornire un insegnamento
si farebbero conoscere in ben altro modo che colla usanza  delle  terne, consegnate ai favori di amministratori non sempre
amministratori non sempre competenti. Parimenti i veterani  delle  facultà che attendessero notoriamente a studii di scoperta
e non d'una sola generazione. Ma la vasta scala  delle  operazioni assicurerebbe compenso alle perdite, di tempo in
Comunali elettivi . Senza sottrarre alla ricchezza attuale  delle  varie classi, senza attribuire a una sola il ricavato dei
parimente a tre, cioè: 1 a trovare le dimostrazioni  delle  verità note; 2 a trovare le conseguenze che danno le verità
un metodo dimostrativo , che dà le regole acconce a formare  delle  esatte dimostrazioni; uno induttivo, che addita il modo
l' argomento dell' opera nostra presente; gli altri esigono  delle  trattazioni a parte; tutti gli abbraccia, come dicevamo, la
alla scuola che fa; e quest' applicazione, questo uso  delle  regole del metodo che eseguisce il maestro co' suoi
ci move la vaghezza di esporre, mediante sottili ricerche,  delle  leggi meramente speculative del pensare, lasceremmo ben
comune con tutte lor forze. Ma in pari tempo la diversità  delle  opinioni e dei tentativi, le vie diverse per le quali
giudicarlo, e solo il tempo, il quale suole svolgere i semi  delle  dottrine sparsi dagli scrittori nelle società, come quelli
dottrine sparsi dagli scrittori nelle società, come quelli  delle  piante consegnati dall' agricoltore alla terra, potrà
l' aversi intavolata una discussione di buona fede su  delle  questioni attenenti a sì importante materia: e alla peggio,
alto principio di scienza, domina, per così dire, la scena  delle  innumerevoli, sempre nuove, conclusioni che da quel
Ma conviene a quest' uopo affissarsi molto nella luce  delle  comunissime verità, e allor solamente in ciò che è volgare
benchè notissime, poco si adoperino a norma dei pensieri e  delle  azioni, s' adoperino, voglio dire, con poca costanza ed
passaggio; onde i più torpidi si rimangono addietro il più  delle  volte, non perchè le idee che loro si vogliono comunicare
siano tali unicamente perchè non possono seguire la serie  delle  idee colla celerità comune, ma perdendo un anello della
fatto dà poi luogo all' erronea opinione che v' abbiano  delle  dottrine superiori a certe capacità intellettive, quando il
adunque nello stabilire: qual sia la gradazione naturale  delle  idee, come lo spirito passi dall' una all' altra, quali
fiore appartiene ad una specie o classe più ampia, quella  delle  rose, o alla famiglia più ampia ancora de' rosacei. Cos' è
e poi la rosa senz' altre distinzioni, e poi la famiglia  delle  piante rosacee. Chi direbbe che questi oggetti, che possono
di più meco stesso, che quel fiore appartiene alla famiglia  delle  piante rosacee, io dimostro con ciò che oltre all' aver
sempre maggiore, fino che lo conduco a conoscere il genere  delle  piante. 2 Posso tenere la via contraria, cioè fargli prima
nè ordine, parlare al fanciullo di rose, di piante e  delle  altre distinzioni, come mi vengono impensate sulle labbra.
alle lezioni, che noi gli diamo; di poi per conoscere quali  delle  due maniere o serie di operazioni sia a lui più comoda, più
di porre la sua attenzione prima alle dissomiglianze  delle  cose e poi alle somiglianze; perchè l' individuo non è
chiamati rose7bengalesi; se non avvertendo: 1 che vi sono  delle  note simili in alcuni di quegli oggetti, onde avviene che
avviene che si chiamano tutti rose7Adelaidi; 2 che vi sono  delle  altre note simili non solo in tutti quei primi oggetti, ma
tutti insieme rose7bengalesi. Acciocchè ascenda al concetto  delle  rose semplicemente deve osservare una terza serie di altre
le somiglianze amplissime, che sono fondamento alla classe  delle  piante in generale, egli deve apprendere i limiti di quelle
poi quella che costituisce tra rosacei la classe minore  delle  rose, poi la differenza tra le rose bengalesi e le altre, e
agiatamente? E` a lui più facile trovare le similitudini  delle  cose o le differenze? L' operazione mentale, colla quale si
vi aggiungono i giardinieri, i quali esprimono con esso una  delle  ultime e più strette classi delle rose. Pel fanciullo
esprimono con esso una delle ultime e più strette classi  delle  rose. Pel fanciullo adunque quella denominazione non suona
io vo innanzi colla mia lezione e gli dico di più, che  delle  Adelaidi ce ne sono molte e gliele mostro nel giardino,
prima, che io gli mostrassi la Saffo egli non conosceva che  delle  Adelaidi, e però riteneva, che la classe delle Adelaidi
che delle Adelaidi, e però riteneva, che la classe  delle  Adelaidi fosse unica, quindi al primo vedere delle Saffo,
classe delle Adelaidi fosse unica, quindi al primo vedere  delle  Saffo, le applicò lo stesso nome di Adelaide. Udendo poi,
si chiama, vide d' aver preso errore e restrinse la classe  delle  Adelaidi a de' confini, che prima non ci poneva. Veniamo
aveva prima distinte con tali nomi al tutto diversi, hanno  delle  note comuni, per le quali esse sono suscettibili di un nome
Saffo egli opinava, che non ci avesse, che la sola classe  delle  Adelaidi, e però ripose tra queste anche la rosa porporina;
assolutamente, ma solo a significarli in quanto hanno  delle  note, che li distinguono in fra di loro, là dove a
là dove a significar quegli stessi oggetti, in quanto hanno  delle  note comuni, vi ha un altro nome che è comune a entrambi, e
ancora più estesa di que' vaghi oggetti, che non sia quella  delle  rose7bengalesi: voglio cioè condurlo a conoscere la classe
rose7bengalesi: voglio cioè condurlo a conoscere la classe  delle  rose in genere. A tal fine seguendo la via intrapresa, io
a fargli conoscere allo stesso modo, com' ho fatto  delle  due varietà delle rose7bengalesi, l' Adelaide e la Saffo,
conoscere allo stesso modo, com' ho fatto delle due varietà  delle  rose7bengalesi, l' Adelaide e la Saffo, due altre varietà
rose7bengalesi, l' Adelaide e la Saffo, due altre varietà  delle  rose Damaschine, per esempio quella che i giardinieri
varietà farò salire la mente del mio fanciullo alla specie  delle  Rose7damaschine . Ma in tutto questo lavoro dovrà prima
errori, com' è avvenuto, quando il condussi al conoscimento  delle  rose7bengalesi, anzi di più un quinto, che è il seguente:
se non correggesse un nuovo errore circa la significazione  delle  rose7bengalesi e delle rose7damaschine; denominazioni, che
nuovo errore circa la significazione delle rose7bengalesi e  delle  rose7damaschine; denominazioni, che da prima nella sua
due specie, come al tutto separate, e non come aventi  delle  note comuni. Egli pone attenzione a queste note solo allora
Egli prenderà tosto i fiori di quegli arboscelli per  delle  rose. Ma vi ingannate, io gli dico, fanciullo mio; quelli
egli deve ancora riformare il concetto che s' era formato  delle  rose , cioè deve restringere il significato che egli dava
non significano solo gl' individui che gli mostro, ma  delle  famiglie simili a quelle de' rosacei, le quali si dividono
pure se non fo così, non potrei condurlo al chiaro concetto  delle  piante7fiori, come mi sono proposto; concetto più esteso
come mi sono proposto; concetto più esteso che non quelli  delle  famiglie, specie, e varietà di fiori fin qui mostrategli.
passa colla sua mente, se vuol giungere al conoscimento  delle  tre famiglie de' rosacei, de' gigli e de' gelsomini, ne
di fiori conduce il suo intendimento a porre attenzione a  delle  note comuni alle tre famiglie da lui conosciute, alle quali
a questo grado d' istruzione, già lo conduco al luogo  delle  piante fruttifere e gli mostro incontanente un bel pesco
solo egli corregge il suo errore circa il significato  delle  parole per la settantunesima volta, e intende che il genere
quella de' fiori; io potrò innalzarlo al concetto  delle  piante in generale, recandolo a sottomettere a questa nuova
per lui significavano prima di conoscere la classe massima  delle  piante , a classi a questa sottoposte. Tale è il lungo
e però trovarsi poi ingannato quando egli scuopre che  delle  cose vi hanno delle classi maggiori, non è supposizione da
poi ingannato quando egli scuopre che delle cose vi hanno  delle  classi maggiori, non è supposizione da me fatta in aria, ma
intellettivo dall' apprendere i due elementi estremi  delle  umane cognizioni, cioè l' individuo mediante la percezione
ch' egli attribuisce alle parole che ode; e ciò perchè è  delle  parole che egli si serve a classificarsi gli oggetti,
colla sua mente certe note comuni, che sono il fondamento  delle  sue classificazioni (1). Venendo ora al confronto delle due
delle sue classificazioni (1). Venendo ora al confronto  delle  due vie riflettiamo in primo luogo essere una verità d'
che l' uomo è più inclinato a osservare le somiglianze  delle  cose, che le dissomiglianze , a trovar quelle prima di
intendimento fanciullesco, il condur questo per la scala  delle  somiglianze, anzi che per quella delle differenze, cioè il
questo per la scala delle somiglianze, anzi che per quella  delle  differenze, cioè il cominciare a sottoporre all' attenzione
sottoporre all' attenzione del bambino mediante i vocaboli  delle  somiglianze molto ampie delle cose, facendolo poi
bambino mediante i vocaboli delle somiglianze molto ampie  delle  cose, facendolo poi discendere a notare delle somiglianze
molto ampie delle cose, facendolo poi discendere a notare  delle  somiglianze minori; il che è quanto dire recandolo a
gradatamente quelle somiglianze ampiissime mediante  delle  differenze, o dissomiglianze fatte a lui notare tra quelle
prima più ampie, e poi le differenze, quai confini  delle  somiglianze stesse; laddove il metodo che mena il fanciullo
dissomigliante, introducendosi le somiglianze quai confini  delle  dissomiglianze. Dunque il primo è manifestamente il metodo
dall' una parte egli ne trae il tipo ossia il concetto  delle  piante a fiori, e dall' altra ne cava il tipo ossia il
a fiori, e dall' altra ne cava il tipo ossia il concetto  delle  piante a frutta. Egli in questo fatto non ha a correggere
a servirsi di lui per lavorarne anche i disegni più finiti  delle  piante speciali a fiori e a frutta. Il medesimo si dica di
e colle quali ella formasi i concetti anco più finiti  delle  piante rosacee, e di quelle che dan frutto da osso, de'
rose di Bengala, e de' peschi che danno pesche duracine;  delle  Adelaidi di Como e delle pesche duracine, lanuginose,
peschi che danno pesche duracine; delle Adelaidi di Como e  delle  pesche duracine, lanuginose, eccetera. In tutto questo
pel quale si deve insegnare al fanciullo la classificazione  delle  cose, si è quello che comincia a mostrargli e nominargli la
la graduazione che tiene la mente umana nella formazione  delle  classi delle cose; ma ciò che noi cerchiamo è qualcosa di
che tiene la mente umana nella formazione delle classi  delle  cose; ma ciò che noi cerchiamo è qualcosa di più
apprese, era male ordinato, le famiglie e le generazioni  delle  piante confuse insieme. Felice avrebbe voluto veder
di doversi ordinare il giardino secondo la classificazione  delle  piante da lui appresa? - A condizione che egli avesse prima
caso nostro i pensieri degl' individui precedettero quelli  delle  somiglianze tra loro, i pensieri delle somiglianze
precedettero quelli delle somiglianze tra loro, i pensieri  delle  somiglianze precedettero quelli delle classi, i pensieri
tra loro, i pensieri delle somiglianze precedettero quelli  delle  classi, i pensieri delle classi precedettero quelli della
somiglianze precedettero quelli delle classi, i pensieri  delle  classi precedettero quelli della disposizione locale degli
suo, disposto secondo la classificazione da lui appresa  delle  piante. Ecco che, dopo avere pressochè tutto regolato, s'
con più esatta proporzione al numero e alla grandezza  delle  piante di ciascun genere. Questa era una nuova riflessione,
debitamente il terreno secondo il numero e la grandezza  delle  sue piante. Ma quand' anche egli avesse pensato a tutto ciò
dopo gran tempo a conoscere che l' acconcia distribuzione  delle  piante nel suo giardinetto non è quella che gli si
senza aver prima osservato che l' unione dei colori e  delle  forme porta vaghezza; 6 nè poteva trovar l' arte del più
ordine nel quale vengono collocate le varie proposizioni,  delle  quali la geometria si compone. E perchè non si potrebbe
al fanciullo, a cui si faceva conoscere la classificazione  delle  piante andando dal basso all' alto della classificazione;
che riassumiamo quanto abbiamo detto sull' ordine naturale  delle  operazioni della mente e de' loro oggetti. Tre furono le
ai quali osservammo la mente occupata, e tre le maniere  delle  sue operazioni: il classificare le cose secondo le loro
nè prendono tal consistenza da produrre in essa  delle  persuasioni efficaci che la facciano operare con certa
senza quel vero metodo che mantiene l' ordine progressivo  delle  idee e di cui noi andiamo cercando i principii: 1 far
i principii: 1 far cadere la mente in errori; 2 farle avere  delle  idee oscure e confuse; 3 renderla immobile e per poco
pensare, da intendere. Scoperto così l' ordine immutabile  delle  intellezioni umane, noi abbiamo scoperto altresì in esse il
il buon metodo. Il primo autore in Italia che scrivesse  delle  buone letture pei fanciulli della più tenera età (2) dettò
pei fanciulli della più tenera età (2) dettò per essi  delle  sentenze staccate, ommettendo per lo più le congiunzioni.
discorso significano intellezioni d' un ordine più elevato  delle  semplici sentenze che quelli insieme congiungono; e per ciò
è tale, che non può nascere se non preceduto da' pensieri  delle  due cose singolari. I pensieri dunque delle cose singolari
da' pensieri delle due cose singolari. I pensieri dunque  delle  cose singolari sono quelli che somministrano la materia
quelli che somministrano la materia necessaria al pensiero  delle  relazioni che passano tra queste cose, e perciò sono d' un
e perciò sono d' un ordine anteriore. Ma avanti all' ordine  delle  sentenze non vi è qualche altro ordine d' intellezioni pel
esercizi che conducono il giovanetto a conoscere i nomi  delle  cose, sottoponendo alla mente di lui il significato di un
cioè da quelli co' quali s' abbraccia il sentimento  delle  singole parole? Le intellezioni adunque che non hanno per
che i fanciulli non giungono da prima a conoscere il valore  delle  congiunzioni che legano tra loro le sentenze; quegli
che i fanciulli non giungono da prima a conoscere il valore  delle  congiunzioni che legano tra loro i vocaboli, dal qual
nello spirito dell' uomo, vi hanno in lui due principŒ  delle  future sue cognizioni, il sentimento fondamentale e l'
esso l' attenzione (1), que' principŒ non possono formare  delle  attuali cognizioni propriamente dette. Nè manco, quando si
affine di poter bene determinare qual sia il primo ordine  delle  umane intellezioni. Questo esame presenta tre questioni; la
intellettiva dell' uomo; l' altra: quale sia l' oggetto  delle  prime intellezioni; finalmente la terza: qual sia la natura
non quelle che gli nascono continuamente in conseguenza  delle  ben ordinate funzioni della vita, nè pur forse molte
colla quale dimandavamo: quale doveva essere la natura  delle  prime intellezioni. Dopo ciò che si è detto facilmente
ora, qual è di questi due enti quello che forma l' oggetto  delle  prime intellezioni? Io sono stato gran tempo dubbioso in
lo spirito affermare degli enti diversi, o per dir meglio  delle  entità diverse. Queste entità , che si fanno oggetti delle
delle entità diverse. Queste entità , che si fanno oggetti  delle  affermazioni interne dello spirito, ammettono variazione
, perocchè senza por mente a questa perfettibilità  delle  percezioni, non si può giungere a conoscere ciò, che
nel mio senso ». Con questa parola egli non determina nulla  delle  qualità dell' ente da lui sentito, ma fa consistere tutta
che l' attenzione dello spirito si applica a tutte le parti  delle  sensazioni e tutte l' una dopo l' altra le trasporta, per
quattro sensi, il tatto, l' odorato, il gusto e l' udito,  delle  quali ciascuna separatamente l' avevano fatto accorto dell'
imaginaria, che rimane nello spirito o si riproduce,  delle  sensazioni avute, non si può dire che appartenga a un altro
che già si mette in moto nello spirito in conseguenza  delle  percezioni e delle loro memorie e imaginarie riproduzioni,
in moto nello spirito in conseguenza delle percezioni e  delle  loro memorie e imaginarie riproduzioni, sono operazioni,
si separano e si distinguono, quando il fanciullo riceve  delle  altre percezioni della cosa stessa; perocchè allora l'
che l' imagine nello spirito si distingua dalle memorie  delle  percezioni avute, nel quale stato di distinzione ella si fa
del primo ordine appartengono le percezioni, le memorie  delle  percezioni (le imagini da sè sole prese non sono
ha forse un istante di vita, nel quale il bambino non abbia  delle  sensazioni accidentali almeno interne (1), sensazioni che
Quelle sole eccitano l' attenzione intellettiva, nel seno  delle  quali sorge il sentimento d' un bisogno , certo d' un
questo istinto non è più nel suo primitivo stato; riceve  delle  modificazioni dalle esperienze che fa; chè, come ho già
per lui un bisogno. Dopo dunque che il bambino si procacciò  delle  sensazioni coll' occasione di soddisfare ai più penosi suoi
sopra più il piacere al soddisfacimento dei bisogni), cerca  delle  sensazioni per due motivi, per evitare la pena, e anche
io stento a credere, ch' egli vi cerchi solo il mutare  delle  sue sensazioni materiali, ma anzi sospetto, che egli
di trovare un animale in ciò che si muove, o che dà  delle  cangianti sensazioni, egli è indubitato, che vi ha tra gli
pare, che supponga questo principio della comunicazione  delle  anime. Intanto si può mettere tra i fatti al tutto certi,
Al principio stesso di un' azione secreta, scambievole  delle  anime convien forse attribuire anche le avversioni, e
gatto verso il topo, ecc.. Or poi data questa comunicazione  delle  anime sensitive, ella deve aver luogo anche nel fanciullo;
ordine stesso subisce alcune modificazioni in conseguenza  delle  abitudini. L' abitudine oltre di ciò facilita certe
assai più difficile a descriversi per la mutua influenza  delle  operazioni sensuali e intellettive e per la moltiplicità
avviene nell' età prime. Ma vi ha di più. All' età propria  delle  volizioni affettive si può assegnare lo spazio di sei mesi.
questa età sembra che nasca un vero giudizio sulla bontà  delle  cose, il quale dà luogo incontanente alle volizioni
in sè, e la sua volontà dietro a un tale apprezzamento fa  delle  volizioni che apprezzative nominiamo. In questo caso fa una
alle benedizioni della Chiesa le benedizioni proprie, cioè  delle  grazie e dei favori; 5 La Chiesa prega ne' suoi membri,
niuna coscienza di essi. Pure tale è il modo di essere  delle  bestie, e molte volte è anco il modo d' essere del
furono da noi descritte nell' « Antropologia ». Una  delle  proprietà di questa forza si è quella di far giocare
nella sua seconda età, e che corrisponde al primo ordine  delle  sue intellezioni. Ma prima di trattare di questa così
l' abbiamo detto, si perfeziona in ragione del numero  delle  sensazioni, che l' uomo ha dal medesimo oggetto, della
della mano e a regolare i movimenti di essa in conformità  delle  cose vedute, se non in otto mesi all' incirca; ed ha già
la terza età col linguaggio: l' apprendimento de' segni  delle  cose è veramente un nuovo e gran passo dell' umana
perocchè sebbene sia impossibile ch' egli si procacci  delle  intellezioni proprie delle età avvenire, tuttavia è
impossibile ch' egli si procacci delle intellezioni proprie  delle  età avvenire, tuttavia è possibile ch' egli si formi di
alla età precedente. Ch' egli non possa formarsi  delle  intellezioni proprie delle età avvenire è tanto chiaro,
Ch' egli non possa formarsi delle intellezioni proprie  delle  età avvenire è tanto chiaro, quanto è chiaro ch' egli non
di queste. Che poi durante la terza età si possa formare  delle  intellezioni proprie dell' età precedente, ed anzi ch' egli
sentimento fondamentale e sopra l' essere in universale, è  delle  ultime, e come si suol dire delle più difficili. Onde ciò?
essere in universale, è delle ultime, e come si suol dire  delle  più difficili. Onde ciò? Non certo perchè considerate le
sembrano molto più facili, e si fanno molto prima  delle  riflessioni dello spirito sopra gli atti, co' quali si sono
già anche in età precedente. Sono adunque due gli sviluppi  delle  intellezioni umane. Alcune non si formano prima, perchè
solo allora che: 1 Non esigerà mai, che il fanciullo faccia  delle  intellezioni prima d' avergliene dato la materia . 2 Non
dato la materia . 2 Non esigerà mai che il fanciullo faccia  delle  intellezioni, alle quali gli manca lo stimolo . Le materie
e questa successione è quella, che forma gli ordini diversi  delle  intellezioni. Gli stimoli pure vengono dati
ad acquistarsi dall' uomo dopo la prima età un gran numero  delle  intellezioni del primo ordine, le quali egli acquista nelle
egli pensasse alle intellezioni avute, egli non formerebbe  delle  intellezioni nuove, ma solo risveglierebbe la memoria delle
delle intellezioni nuove, ma solo risveglierebbe la memoria  delle  anteriori; se nuovamente contemplandole non traesse delle
delle anteriori; se nuovamente contemplandole non traesse  delle  altre cognizioni, in una parola, se non venisse a conoscere
linguaggio tanta efficacia. Convien premettere che vi hanno  delle  predisposizioni nella natura, che inclina l' uomo a
intendimento, invocandolo qual ausiliare al soddisfacimento  delle  loro tendenze. L' intendimento accorse, fece tutto quello,
maggiore a richiamarsi le memorie e le idee che ebbe  delle  cose (2). Quando egli non avesse quest' aiuto del
stesse o loro parti; 2 o per qualche accidentale movimento  delle  fibre del suo cervello. Ma il linguaggio l' aiuta non poco
linguaggio egli si possa formare il pensiero dell' assenza  delle  cose. Conciossiachè le memorie delle percezioni gli
pensiero dell' assenza delle cose. Conciossiachè le memorie  delle  percezioni gli mostrano le cose nel luogo e nel tempo, nel
(1). Questo passo poi spinge lo spirito alla cognizione  delle  cose invisibili. Or poi le cose assenti sono in numero
poi le cose assenti sono in numero infinitamente maggiore  delle  presenti; e però considerato il linguaggio anche sotto
vocabolo non è che una sensazione, la quale egli unisce con  delle  imagini mediante la seconda funzione della forza unitiva
definito « intellezioni, che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di primo ordine ». Ma si deve osservare che il
fare alla mente, senza però che con essa la mente si formi  delle  intellezioni di secondo ordine. L' operazione, di cui
Quando adunque il bambino sente a nominare con un vocabolo  delle  cose simili, per esempio, a dir « cavallo »ogni qual volta
i vocaboli, senza che tuttavia si producano ancora con essi  delle  intellezioni di second' ordine. La produzione di queste è
pari dalle percezioni alle idee astratte senza accorgersi  delle  idee piene , che stanno tra le une e le altre, come noi
Allora solamente lo si può dir pervenuto all' operazione  delle  prime astrazioni, che sono intellezioni di second' ordine.
a dar loro lo stesso nome. Medesimamente, i nomi plurali  delle  cose mostrano che la sua mente giunse all' operazione di
bianco, si dice un oggetto che, oltre la bianchezza , ha  delle  altre qualità alle quali non si pone una speciale
lingue che usano sono un acconcio specchio dello sviluppo  delle  menti nei loro tempi: e si può dirittamente indurre dallo
fare questa classificazione. La classificazione adunque  delle  cose è un' operazione della mente che vien dopo l'
ad un ordine di intellezioni più elevato di quello  delle  astrazioni medesime, che danno la base alla sua
istinti nuovamente appariti in conseguenza dello sviluppo  delle  due età precedenti: 1 Accrebbe immensamente e perfezionò le
naturale , che inclina l' animale ad esse. La memoria  delle  percezioni avute non è propriamente una concezione di
Ma un' attività maggiore si suscita nella volontà in virtù  delle  prime astrazioni. Come l' intendimento applica
primi v' ha la quantità sia continua , sia intensiva  delle  cose sensibili. Onde avviene che per mezzo di questo
da ciò che ne produce di meno. Questa conoscenza del quanto  delle  cose dà luogo in lui ad una nuova classe di volizioni, cioè
che non è ad essa adattato, cioè le si propone da fare  delle  intellezioni d' un ordine superiore a quello, al quale è
possibile d' oggetti, e a parlar bene dentro al circolo  delle  sue cognizioni. Questa parte era quasi trascurata
sembra doversi sperare assai dalla bellissima invenzione  delle  scuole infantili. Anco rallegrami il vedere, che si
conviene insegnare la lingua al fanciullo entro il circolo  delle  sue cognizioni, cioè in misura conforme alla portata del
la favella materna sia la principale, e che ciò che impara  delle  altre sia una cotal sopraggiunta, un tale esercizio delle
delle altre sia una cotal sopraggiunta, un tale esercizio  delle  due lingue sarà un guadagno di tempo, un passo innanzi
battere colla lingua da chi ci parlava i raddoppiamenti  delle  lettere dove van posti. Colla lingua è che noi formiamo le
con facilità e con rettezza produce nelle anime nostre  delle  disposizioni preziosissime alle morale virtù. Finalmente
perocchè la forma della lingua, cioè la grammatica, esige  delle  intellezioni d' un ordine molto superiore al secondo. Ma
cade in acconcio tornare a dire alcuna cosa sull' ordine  delle  astrazioni, per le quali si dee condurre la mente del
immediati, cioè di quelli, che segnano un elemento comune  delle  cose sensibili, che vengono da noi percepite. Non sarebbe
un cenno. Converrebbe che l' educatore avesse una tavola  delle  classi più o meno estese, nelle quali si possono dividere
bisogni e istinti del fanciullo e la priorità e la vivacità  delle  sensazioni, affin di vedere quali sieno quelle qualità
devono essere operate non sulle cose, ma sui concetti  delle  cose, che stanno nella mente del fanciullo: altramente
altramente nulla egli ne intenderà. Ora i concetti, che  delle  cose si forma il fanciullo sono in se stessi giusti
piantato in terra, dal color verde, dalla forma più comune  delle  piante, dalla freschezza e umidità delle foglie, ecc.:
forma più comune delle piante, dalla freschezza e umidità  delle  foglie, ecc.: tutto ciò non è il concetto d' un filosofo,
e assimilando a se, date le esterne condizioni opportune,  delle  molecole straniere ». Or la classificazione de' vegetali,
devono essere tali, che non pur non trapassino l' ordine  delle  intellezioni, al quale trovasi a gioco la mente del
alle menti de' fanciulli. Tutta la classificazione  delle  rose che noi abbiamo già recata in esempio è fondata in
si considera tutte le classificazioni, che si possono fare  delle  cose insensitive (il che è quanto dire tutte le fisiche
mondo ideale. Fuori al tutto di esso rimane la sussistenza  delle  cose, che costituisce il mondo reale. Di che si può
discende per le semi7astratte fino al sussistente. Una  delle  cose difficili, che al senno dell' educatore spetta di
far troppo; la nostra presunzione ci conduce a formarci  delle  opinioni con precipitazione; e sicuri di noi stessi
turbazione, disordine, ravviluppo, confusione negli atti  delle  facoltà, le quali l' una sull' altra s' impediscono e
e offendono. Questa considerazione importante somministra  delle  regole generali d' educazione infantile: eccone alcune che,
Le persone accorrano ad aiutare il bambino, quando è stanco  delle  cose. 4 Le persone, che trattano il bambino, sieno
in parte difettosa: ella manifesta assai per tempo  delle  disposizioni maligne. Di poi la volontà dell' uomo da prima
Qual è la parte positiva dell' educazione in ciascuna  delle  età dell' uomo? Ecco de' nuovi problemi d' immensa
pure non conosce. E pure è questo che si pretende il più  delle  volte dagli educatori: questi vogliono che il fanciullo
educatori nasce dalla loro ignoranza. Essi si sono fatte  delle  regole di operare, e pretendono, che il bambino abbia le
presto la sua mente gli porge tali regole, la formazione  delle  quali è ciò che dovrebbe fare l' oggetto dello studio dei
infanzia. Già abbiamo veduto, che fino dal primo ordine  delle  sue intellezioni il bambino percepisce l' essere sensitivo
l' oggetto bello agli occhi suoi. Ecco qua la culla  delle  due prime norme del suo operare: dietro a queste norme
supposizione da noi fatta, che v' abbia qualche operazione  delle  anime fra di loro, mediante i corpi animati. Per altro noi
tipo della bellezza e della bontà, è la più prossima  delle  idee dopo le imaginali agli oggetti: è con una regola così
bene, che il fanciullo si forma già fino dal secondo ordine  delle  sue intellezioni, questa regola del suo operare è diversa
presentatagli dalla natura stessa durante il primo ordine  delle  sue intellezioni; ma nel fondo è la medesima. Era il bello
e di male, non la potè esercitare se non sulle percezioni  delle  cose sensibili e sulle loro idee imaginali: perocchè non vi
idea di bene, è necessario che quest' idea sia preceduta da  delle  percezioni del bene; perocchè ogni idea di bene è
(per quantunque questa sia imperfetta) non debbono essere  delle  pure percezioni, nelle quali si afferma solo l' essere, ma
pure percezioni, nelle quali si afferma solo l' essere, ma  delle  percezioni già alquanto perfezionate, in cui si afferma
per disingannarli a pieno, e spogliare le forze esterne  delle  vesti usurpate, di cui si coprirono fino dalla nostra
noto al bambino non arrivato più in là del second' ordine  delle  sue intellezioni? Se queste intellezioni non han per
e riconosce il bene in tutto ciò, da cui gli vengono  delle  sensazioni aggradevoli, e tutto ciò l' ama con effusione di
potrebbe guastare la sua moralità in due modi: 1 Formandosi  delle  regole false del bene e del male; 2 Non dirigendo i suoi
i suoi affetti e le sue operazioni fedelmente a seconda  delle  regole del bene e del male ch' egli si è rettamente fatte.
l' influenza d' altre persone, egli non potrebbe formarsi  delle  regole false, se non a condizione che nelle sue prime
; confuso la mente, egli non ha più l' agio di formarsi  delle  opinioni ben ferme sul merito delle cose, e fino che non si
più l' agio di formarsi delle opinioni ben ferme sul merito  delle  cose, e fino che non si delibera per l' una facoltà o per
nella sua via. Quando poi si deliberi verso l' una  delle  due opposte facoltà, egli non crederà mai alla prescelta
o falsi del bene, egli certamente si forma con ciò  delle  regole false od imperfette della sua morale. Tuttavia non
nè fa torto volontariamente, nè odia: si attiene ad una  delle  due potenze nell' impossibilità di attenersi ad entrambe:
arbitrio, ma alla prevalenza dell' inclinazione verso una  delle  due potenze. Tuttavia hassi a distinguere l' immoralità
piuttosto tacersi; il che è quanto dire far un grand' uso  delle  parole bello, buono, bene , ecc. e fare un uso assai scarso
parole bello, buono, bene , ecc. e fare un uso assai scarso  delle  parole contrarie brutto, cattivo, male, ecc.. Sarebbe poi
il fanciullo comincia intendere i segni convenzionali  delle  parole, egli comincia ad intendere ancora i segni naturali
gli sono de' veri segni che gli appalesano l' interno  delle  persone colle quali egli usa. Mi si permetta di riferire
Non avviene mai che il bambino si componga da se stesso  delle  imaginazioni cupe, tristi, dolorose: ma sì egli va
di questo disordine fisico possono benissimo manifestarsi  delle  disposizioni contrarie alla morale. Prendendo noi a parlare
possa ordinar la benevolenza del nostro bambino ». Ora, una  delle  prime disposizioni anti7morali che si manifestano nel
acciocchè non nasca, e ne abbiam parlato. Queste passioni e  delle  altre, di cui parleremo in appresso, si appalesano fino
guasto. La falsità di questi concetti sul bene e sul male  delle  cose passa per vero inosservata; ma que' concetti intanto
all' odio, quelli co' quali egli giudica sfavorevolmente  delle  cose. Noi dobbiamo mostrargli il lato buono delle cose; e
delle cose. Noi dobbiamo mostrargli il lato buono  delle  cose; e sebbene egli non intenda a quest' età se non il
dell' attenzione. L' attenzione è un concentramento  delle  forze sparse, e da prima allentate dello spirito, le quali
contezza, o glie la danno ben languida. Or l' accentramento  delle  forze, che avviene nell' intendimento, avviene
un altro accidente. Il bambino nella terza età e in alcune  delle  susseguenti non è solo senza affezione per le persone non
ostile. E perchè mai tutto ciò? Tentiamo d' indicare alcune  delle  principali cagioni che noi crediamo influire a produrlo,
pensieri, sia co' suoi affetti, il disfare cioè gli atti  delle  sue potenze intellettive ed affettive per doverli rifare in
loro cuore. Ho già osservato la veemenza e la semplicità  delle  affezioni e passioni fanciullesche. Ciò posto, egli è
altri fatti simili, in cui il loro amore non termina a  delle  belle qualità delle persone, ma alla realità della persona
in cui il loro amore non termina a delle belle qualità  delle  persone, ma alla realità della persona stessa. Vero è che
la persona o la cosa sola per se medesima, foss' anco priva  delle  qualità che prima si amarono in essa, e le qualità medesime
che vo' dire, fanno in pure udendoli agghiacciare il cuore  delle  madri, delle spose, de' padri e de' mariti; ma io pur debbo
fanno in pure udendoli agghiacciare il cuore delle madri,  delle  spose, de' padri e de' mariti; ma io pur debbo dire il vero
In secondo luogo, l' amare i reali finiti secondo il merito  delle  loro buone doti e qualità è certamente giusto. Ma in tal
non propriamente il reale per se solo, ma la realizzazione  delle  qualità e doti e pregi che meritano d' esser amati (1). L'
Iddio è il nodo che stringe insieme l' universo, la ragione  delle  cose, il principio e il fine di tutto, il bene di ogni
quella de' fanciulli che degli adulti, degl' individui che  delle  società, delle nazioni che dell' umanità intera (2)? Se
che degli adulti, degl' individui che delle società,  delle  nazioni che dell' umanità intera (2)? Se dunque abbiam già
fanciulli Iddio abbia un posto maggiore di essi, memori  delle  parole del Redentore: « « Chi ama il padre e la madre più
quasi tempio augusto nell' animo dell' uomo. L' ordine  delle  intellezioni segna un' epoca fissa della mente: colla prima
abbiam seguito e quale intendiam seguire nel compartimento  delle  età. Non avvenendo in tutti i fanciulli il passaggio d' un
il principio della seconda età, abbiam presa la fine  delle  sei settimane; perocchè questo è il tempo in cui
degli ordini precedenti: 1 si aumenterebbe il numero  delle  intellezioni; 2 le intellezioni stesse si
Questi due progressi del numero e della perfezione  delle  intellezioni avvengono entro ciascun ordine delle medesime,
delle intellezioni avvengono entro ciascun ordine  delle  medesime, e non si debbono perdere giammai di veduta da chi
ordine sono quelle che hanno per loro oggetto i rapporti  delle  intellezioni del primo ordine tra loro, o coi sentimenti
del second' ordine si dividono in due classi: I Classe  delle  intellezioni del second' ordine; quelle, che hanno per
second' ordine; quelle, che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di primo ordine tra loro. II Classe delle
delle intellezioni di primo ordine tra loro. II Classe  delle  intellezioni del second' ordine; quelle, che hanno per
second' ordine; quelle, che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di primo ordine coi sentimenti che sono nell'
di più; e si dividono nelle classi seguenti: I Classe  delle  intellezioni di terz' ordine; quelle, che hanno per oggetto
terz' ordine; quelle, che hanno per oggetto i rapporti (1)  delle  intellezioni (2) di second' ordine tra loro. A. - Rapporti
second' ordine tra loro. A. - Rapporti della prima classe  delle  intellezioni di second' ordine tra loro. B. - Rapporti
second' ordine tra loro. B. - Rapporti della seconda classe  delle  intellezioni di second' ordine fra loro. C. - Rapporti tra
di terz' ordine; quelle che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di second' ordine colle intellezioni di prim'
del primo ordine. B. - Rapporti della seconda classe  delle  intellezioni del secondo ordine colle intellezioni di prim'
di terz' ordine; quelle che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di second' ordine coi sentimenti ad esse
antecedenti. Questo specchio dimostra che tutte le classi  delle  intellezioni di terz' ordine già crescono al numero di
recherebbe troppo a lungo il dar qui un esempio di ciascuna  delle  sette classi, mi restringerò a porgerne uno solamente dell'
se qui v' ha una rosa, son certo che in essa vi hanno anco  delle  spine, le quali mi cagioneranno dolore, se colle dita io la
dolore, se colle dita io la stringo »; io formerò con ciò  delle  intellezioni di terz' ordine, e tra le intellezioni di
ordine ed i confini e la varia complicatezza di ciascuna  delle  intellezioni che gli appartiene. Dopo di ciò, lasciando da
ordine, seguendo il seguente progresso. In prima parleremo  delle  operazioni dello spirito colle quali si formano le
di poi parleremo degli oggetti di quelle operazioni, cioè  delle  cose che noi per esse siam venuti a conoscere. Ora poi,
ovvero sono conoscenze appartenenti all' una o all' altra  delle  tre nostre supreme categorie, in cui consideriamo partite
le cose, egli esercita sulle sue percezioni e sulle memorie  delle  medesime de' giudizi analitici (1), cioè scompone le sue
analitici (1), cioè scompone le sue percezioni e memorie  delle  medesime. Veramente la scomposizione delle percezioni nasce
e memorie delle medesime. Veramente la scomposizione  delle  percezioni nasce in due modi: il primo nel modo naturale,
nell' animale, attesa l' associazione che nasce in lui  delle  varie sensazioni. Se il cane trema d' allegrezza al solo
cioè mediante i verbi che segnano appunto l' azione  delle  cose. Mi si permetta qui d' aggiungere ancora le
mediante il linguaggio, giunge a formarsi gli astratti  delle  azioni. [...OMISSIS...] Queste osservazioni sono piene di
tra loro interamente (2): gli astratti sono il fondamento  delle  collezioni, ma non sono le collezioni. Io non potrei avere
dunque per quali passi lo spirito si forma i concetti  delle  collezioni. Al primo vedere di più cose, che fa il
di Bonnet, che questo filosofo non conobbe la vera natura  delle  idee collettive, nè credette necessario d' investigarla; ma
che fanno le collezioni di cose dall' impressione  delle  cose singole, ne dedusse che in questa differenza d'
al filosofo il dovere di descrivere tutto il processo  delle  operazioni che va facendo l' intendimento, quando dalla
poi un' altra, cioè l' uguaglianza sotto un certo rispetto  delle  unità componenti la collezione; conciossiachè se più cose
, e a fermare la sua attenzione sull' unità e sulla qualità  delle  pere. Laonde se noi consideriamo questo processo di
fissino nella mente il rapporto numerico, cioè la trinità  delle  cose, la quaternità ecc.. Di più egli è impossibile il
colle tre prime, e così trascorrendo tutti gli ordini  delle  collezioni a cui i numeri appartengono. In vece la mente,
appartengono. In vece la mente, come diciamo, s' aiuta con  delle  formole generali; che se non le danno l' idea propria e
come si fa nelle lingue moderne. Egli è vero che il duale  delle  lingue antichissime si applica, il più, a quegli oggetti
sotto una sola terminazione plurale. Un altro prodotto  delle  operazioni intellettive del fanciullo in questa età sono i
fanciullo, se non quando questi è giunto al terz' ordine  delle  sue intellezioni. E veramente nel primo ordine d'
di principio per la loro particolarità, e lo stesso dicasi  delle  memorie di esse. Le idee imaginali potrebbero, essendo
sono il loro effetto. Il second' ordine poi somministra  delle  idee astratte, ma non fa più che somministrare queste alla
E veramente, quando la mente applica a giudicar  delle  cose quelle idee ch' ella si procacciò nel second' ordine
veduto che appariscono nel bambino fino dal second' ordine  delle  sue intellezioni. Queste regole primissime si riducono a
Cessano esse? Perdono esse di forza? Se ne sopraggiungono  delle  altre? La natura morale dell' uomo non può perdere le sue
però, che al fianco di quelle regole primitive ne insorgono  delle  altre nell' animo umano. Ogni età, ogni ordine di
la benevolenza è già nata in lui: queste volizioni, effetti  delle  regole primitive, al terz' ordine si cangiano esse stesse
sieno vere o false, sieno conformi o diformi dalla natura  delle  cose, lo ingannino o lo dirigano rettamente. E in vero se
o vero mal formata e mal ordinata. La condizione dunque  delle  regole morali, ch' egli si forma, dipende dalla
camminar diritto quel fanciullo che ha dinanzi agli occhi  delle  regole false? Eziandio che volesse andar bene, non
ciò che spetta al quart' ordine, come vedremo. L' aumento  delle  volizioni affettive e apprezzative che succede nel
da chi non pensava certamente di venire in appoggio  delle  nostre dottrine. [...OMISSIS...] Un altro carattere dell'
nostro bambino è la sconnessione de' suoi atti volitivi, e  delle  sue azioni esterne che vengono in conseguenza di quella
ed azioni esterne è spiegata appunto dalla sconnessione  delle  sue idee. Nella seconda età le concezioni che eccitano e
l' attività intellettiva (2) sono le percezioni, ciascuna  delle  quali è indipendente dall' altra. Tuttavia la sconnessione
sola, ma molte scucite l' una dall' altra, ciascuna  delle  quali non è suscettibile di quelle regole, e tutte insieme
non esistono, perocchè l' una non sa dell' altra: indi una  delle  maggiori difficoltà dell' educazione (1). Vedremo più tardi
una parte di se stesso (1). Percepisce ancora le cose  delle  persone a lui care unitamente con queste, e però gli
usate, non altramente che se essi oggetti formassero parte  delle  stesse persone. Da principio questo fatto ha per cagione la
più tardi) l' intendimento perviene a conoscere gli usi  delle  cose e ad apprezzarle anche per questi; dietro al quale
sentimento della privazione; nel terzo astraendo le azioni  delle  cose comincia a pregiarle pe' loro usi, o almeno a ciò si
linguaggio, che comincia ad apprendere col second' ordine  delle  sue intellezioni e continua cogli altri. Giunto dunque al
il desiderio, la tendenza ad avere le stesse volontà pure  delle  persone colle quali usa. In questa loro prima apparizione
alla mente del discepolo il numero e la perfezione  delle  intellezioni degli ordini precedenti. 2 Quella istruzione
e però attissimi a confonderlo, a turbare il progresso  delle  sue idee come le pietre turbano i passi di chi cammina, ed
di questi, che troppe altre riflessioni esigono sui nessi  delle  cose: intende dunque il nome indeclinato e il verbo nel suo
quella, e non altra, che è proporzionata all' ordine  delle  sue intellezioni; e il difficile consiste appunto nel
ed esso deve continuare ora e per molte ancora  delle  intellezioni che devono venire. Mentre poi allora non si
coi verbi (1) e coll' altre parti del discorso, osservando  delle  regole simili alle accennate. Ma ora egli è tempo di
nella pronuncia, facendo loro vincere le difficoltà  delle  sillabe più difficili. Al quale intendimento già si pose
intendimento già si pose mente da' benemeriti promotori  delle  scuole infantili anco in Italia, e si conobbe che a tal
Tra gli altri vantaggi, che cavar si potrebbe dall' uso  delle  imagini, vi sarebbe quello di disporre il fanciullo alla
ingegnato di mettere insieme un sì fatto alfabeto ad uso  delle  scuole de' Fratelli della Carità, e delle Suore della
alfabeto ad uso delle scuole de' Fratelli della Carità, e  delle  Suore della Providenza, al quale rimetto il lettore (1). La
una madre, che avrebbe pur voluto dire il meglio del mondo  delle  care creature che sono i bimbi: [...OMISSIS...] . In fatti
soggetto, il che non fa il bambino stesso. Noi facciamo  delle  azioni del bambino quel che facciamo delle azioni nostre:
Noi facciamo delle azioni del bambino quel che facciamo  delle  azioni nostre: riferiamo queste a noi stessi, perchè ci
nell' operar dell' adulto; ecco il solito errore: la fonte  delle  tante contraddizioni che ci sembrano scorgere nelle
di pazienza, rettificazione di concetti, purgazione  delle  malevolenze, rimozione de' limiti alla benevolenza sono i
a produrre dei nuovi concetti nell' intendimento,  delle  nuove affezioni nella volontà. Ci basta di averne avvertito
classi. I Classe. Quelle che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di terz' ordine tra loro. II Classe. Quelle
loro. II Classe. Quelle che hanno per oggetto i rapporti  delle  intellezioni di terz' ordine colle intellezioni degli
queste due gran classi (1). E pure il quart' ordine  delle  riflessioni non è ancora nulla verso a quegli ordini tanto
l' operazione propria della mente, quand' è già in possesso  delle  intellezioni di second' ordine, si è la sintesi ; così l'
la legge da noi stabilita che « di tutti gli ordini dispari  delle  intellezioni è propria operazione il giudizio sintetico , e
quart' ordine. I giudizi analitici al second' ordine sono  delle  pure astrazioni ; ma i giudizi analitici al quart' ordine
astrazioni ; ma i giudizi analitici al quart' ordine sono  delle  scomposizioni elementari . La differenza tra queste due
e trascurare tutto il rimanente. Così avendo io ricevute  delle  percezioni di corpi, io posso fermare la mia astrazione al
stessi dell' ente. Come nell' ordine antecedente  delle  intellezioni continuò l' operazione dell' analisi, così
analisi del terz' ordine si fu quello dei concetti astratti  delle  azioni: le azioni dopo essersi astratte si applicano, si
allo spirito l' attribuire a degli enti creatisi con essa  delle  attività che o non sono comprese nel loro concetto o se
in questa età solamente si può avere il prodotto mentale  delle  differenze delle cose. Ciò che abbiamo detto addietro
solamente si può avere il prodotto mentale delle differenze  delle  cose. Ciò che abbiamo detto addietro basterebbe solo a
le somiglianze di quello che sia conoscere le differenze  delle  cose. Ma chi ha seguito il progresso dello sviluppo
nel bambino, da noi descritto fin qui, e l' analisi  delle  operazioni della sua mente e de' prodotti di questa, si
o più cose, trascurando di attendere a tutte le altre parti  delle  medesime, e lo stesso loro numero; perocchè in questa
numeri mediante una relazione di più. Cresce la cognizione  delle  collezioni delle cose di pari colla scienza de' numeri. Il
una relazione di più. Cresce la cognizione delle collezioni  delle  cose di pari colla scienza de' numeri. Il nostro bambino
Il nostro bambino potrà avere oggimai un' idea distinta  delle  collezioni composte di due e di quelle composte di tre
e del ternario, potrà conoscere facilmente che vi hanno  delle  collezioni superiori alle collezioni da lui chiaramente
appunto perchè oggimai può conoscere due cose, l' una  delle  quali condizionata all' altra. Egli diviene anco questo
uno all' altro una serie di mezzi: a far ciò egli dee fare  delle  riflessioni appartenenti ad un ordine superiore. I filosofi
nel terz' ordine egli giunge a formarsi l' idea astratta  delle  azioni delle cose. Solo adunque al terz' ordine egli può
ordine egli giunge a formarsi l' idea astratta delle azioni  delle  cose. Solo adunque al terz' ordine egli può nominare le
azioni di tutte le altre cose. Egli ha bensì il sentimento  delle  proprie azioni che è una cotale estensione del suo
le vestigia. Anche qui non manca la traccia dell' infanzia  delle  nazioni, se si osserva che quanto le lingue sono più
a rettamente usare i pronomi personali io e tu . In vece  delle  mie proprie osservazioni, io assai volentieri accolgo le
futuro. A tanto può arrivare il fanciullo al quart' ordine  delle  sue intellezioni. Al terz' ordine egli ha un' idea accurata
i sensi, è una limitazione dell' esistenza sopra sensibile  delle  cose. Egli è dunque necessario alla mente il linguaggio,
rilevanza adunque, che il bambino acquista al quart' ordine  delle  sue intellezioni, consistono in quelli che egli si trae
consistono in quelli che egli si trae dalle idee  delle  azioni. Quando egli ha conosciuto le azioni delle cose, e
idee delle azioni. Quando egli ha conosciuto le azioni  delle  cose, e veduto replicarsi molte volte sempre le stesse,
lentamente i fanciulli mettano de' limiti all' operare  delle  cose. Mio zio Ambrogio, che ha preso tanta cura della mia
nella mente del fanciullo va ponendo i limiti all' operare  delle  cose, e prima che il fanciullo trovi questi limiti nella
potendosene trarre di grandi conseguenze a conferma  delle  dottrine ideologiche e antropologiche. E veramente due cose
o di più sostanze, e ha l' intima nozione della stabilità  delle  sostanze. Vedendo il costante ordine della natura, non
comporsi « i principŒ, le opinioni e credenze sull' operare  delle  cose ». Veggendo avvenir gli effetti allo stesso modo
il sì col no , ma ne sente la ripugnanza): e poi si forma  delle  opinioni che limitano il potere delle cose che percepisce.
e poi si forma delle opinioni che limitano il potere  delle  cose che percepisce. Queste opinioni per certe cagioni
è a noi costantemente manifestato ». Questa parte negativa  delle  opinioni sull' operare degli enti è quella che chiude e
avviene che l' uomo chiuda le sue opinioni sull' efficienza  delle  cose; 2 quale sia il grado di fermezza onde quelle opinioni
al grado di forza onde l' opinione intorno all' impotenza  delle  cose si suggella e si chiude, questa è più o meno forte
molte volte non è completa, e rimangono occulte nelle cose  delle  facoltà e delle forze che non si presentano se non per caso
è completa, e rimangono occulte nelle cose delle facoltà e  delle  forze che non si presentano se non per caso e rompono i
de' principŒ od opinioni chiuse o fermate sull' operare  delle  cose, e poi d' infrangerle per formarsene delle altre, si
operare delle cose, e poi d' infrangerle per formarsene  delle  altre, si ripete più volte in una vita che progredisca
restituita in parte ad esso da una cognizione più ampia  delle  forze della natura. Allargandosi questa credulità colla
può conoscere tutti i segreti naturali? Chi può provare che  delle  occulte virtù non esistano nel seno della natura, le quali
il dolor fisico, combatterà, per così dire, colla natura  delle  cose, dovrà esercitare la scelta tra quelle cose piacevoli
benevolenza e la sua ammirazione sono la misura e la regola  delle  sue azioni. Ma tostochè egli giunge a conoscere mediante il
la sua benevolenza e la sua ammirazione secondo il merito  delle  cose. Questa distribuzione poteva benissimo falsificarsi,
per degli inganni tesi al suo giudizio dalla falsità  delle  persone che lo attorniavano: ma finalmente le false
di una persona è qualche cosa di opposto alla natura  delle  cose: nella natura vi è la necessità , nella volontà tutto
che quest' ordine abbia ancor formole ma ha il contenuto  delle  formole, che si forman più tardi), le formole dico, o sieno
via più e quasi tritano dinanzi al suo pensiero l' entità  delle  cose; ma col solenne vocabolo Dio , ch' egli sente a
sua cognizione di Dio, nè dare a lui materia di farvi sopra  delle  analisi e delle sintesi, che è il modo onde si sviluppa la
Dio, nè dare a lui materia di farvi sopra delle analisi e  delle  sintesi, che è il modo onde si sviluppa la cognizione umana
è vero che se io tolgo i limiti alle perfezioni a me note  delle  creature, poniamo alla potenza di operare, alla sapienza,
(1). Ma questa prima volta viene appunto al quart' ordine  delle  intellezioni. La collisione tra le cose attraenti per lui e
conosciuta per tale dal fanciullo, e donde possa trarre  delle  conseguenze; e più di quella utilità, ch' egli possa in se
il fanciullo si è formato una credenza vera e ne ha tirato  delle  conseguenze, egli si rende più docile e desideroso di udire
nell' uno o nell' altro modo di conservare l' accordo  delle  due volontà, che pur non vorrebbe rompere, sebbene
in occasione di parlare degli ordini precedenti, molte  delle  quali anche a questo ed a' susseguenti si appartengono. Che
col pensiero da essi e prendere il volo per le immense vie  delle  astrazioni. Chi più sottilmente considera trova pure che
hanno la loro origine dal significato improprio e vago  delle  parole. Dunque al fanciullo una cognizione profonda della
ancora un vocabolario, che contenga la grande proprietà  delle  parole e che sia per conseguenza necessaria una cotale
e talora a molti secoli sopravvivente nelle vitali radici  delle  parole alle lingue stesse perite (1). Dee continuarsi nel
presta gli orecchi come ad amica ed affettuosa interprete  delle  più nobili concezioni, che già sono entrate nell' animo
è veramente un insegnare a parlare, se si fa bene. Vi sono  delle  idee, de' pensieri che sebbene alla portata della mente
d' un ordine d' intellezione e non d' un altro. Vi sono  delle  costruzioni difficili a' fanciulli; e perchè mai sono
e di scritto. Le parole pronunciate, le lingue sono segni  delle  idee; le parole scritte, le scritture sono segni delle
delle idee; le parole scritte, le scritture sono segni  delle  parole (1). La scrittura adunque appartiene all' ordine d'
perocchè chi scrive non fa che aggiungere l' azione  delle  mani a disegnare quel carattere che già conosce, onde non
finalmente giova ad analizzare le lettere stesse, elementi  delle  parole, notandosi ciascuna parte di cui le lettere si
ma quando si legge, allora l' attenzione si ferma al suono  delle  parole, e la figura impressa che abbiam sott' occhio non
il termine della nostra azione. Il termine adunque  delle  nostre azioni intellettive è dove si ferma e posa l'
tostochè la sua mente sia capace di ricevere l' ordinamento  delle  proprie idee, cioè di ridurre le proprie idee a certi
sua memoria, il che si ottiene promovendo l' associazione  delle  sue idee; 2 Di unificare, quant' è possibile, i suoi
ma fondata nella verità, nell' ordine universale  delle  cose, perocchè egli è questo che dà all' unità de' pensieri
ma non da qualsivoglia associazione d' idee viene l' ordine  delle  idee stesse; che anzi l' associazione che si forma per
leggero, mutabile, capriccioso, del tutto anti7logico  delle  menti: il delirio stesso si alimenta di una rapida e strana
e fanno presenti tutte le altre parti; quello che io dico  delle  immagini complesse cioè risultanti di più immagini come che
animale7intellettivo: perocchè l' associazione consiste fra  delle  sensazioni animali, quali sono le imagini della persona,
sono le imagini della persona, dei suoi discorsi ecc. e  delle  intellezioni, quali sono le idee che formano quella
e non si assomigliano; ma anzi l' una sta nell' ordine  delle  cose reali, l' altra in quello delle ideali: sono cioè
una sta nell' ordine delle cose reali, l' altra in quello  delle  ideali: sono cioè separate da una distinzione categorica.
di pensieri, perocchè tra il pensiero dell' uomo e quella  delle  sue parti passa una relazione intrinseca e intellettuale,
casuale, sicchè il fanciullo acquisti talmente la signoria  delle  proprie cognizioni e de' proprŒ pensieri, ch' egli le abbia
specie di associazioni fondata nella relazione intrinseca  delle  idee e delle cose conosciute. Che se noi consideriamo che
fondata nella relazione intrinseca delle idee e  delle  cose conosciute. Che se noi consideriamo che ogni rapporto
intellezioni complesse sono: 1 le classificazioni maggiori  delle  cose nelle quali si comprendono le classificazioni minori
idee di cose composte, nelle quali si comprendono le idee  delle  parti delle cose come idee elementari; 3 e più generalmente
composte, nelle quali si comprendono le idee delle parti  delle  cose come idee elementari; 3 e più generalmente ancora i
il savio istitutore sappia accortamente osservare, e con  delle  opportune interrogazioni e sperienze scoprire quali sieno
loro classe suprema, s' imparano a veder le parti bensì  delle  cose, ma nel loro tutto unificate, e ai sommi principŒ si
padrone, s' egli pur vuole, di passare alla considerazione  delle  classi minori, il che non potrebbe fare, se non l' avesse.
virtuale d' esso, di spaziare a sua voglia pel campo  delle  conseguenze. Sicchè può dirsi a tutta verità che « la
a suo vantaggio liberamente disporre. E nel vero l' ordine  delle  idee e dei pensieri aiutano moltissimo anche la
fantastica; ma se quelli rendono un sentimento, l' ordine  delle  idee rende tosto assai più facile quella operazione stessa
Viceversa poi l' associazione animale aiuta la reminiscenza  delle  idee, e per ciò anche quella del loro ordine, perocchè l'
e per ciò anche quella del loro ordine, perocchè l' ordine  delle  idee è formato da altre idee di connessione, le quali
E questo è il fatto dell' invenzione dei linguaggi e  delle  scritture, e la ragione del vantaggio immenso che recano ai
Per altro, l' associazione che si fonda nell' ordine  delle  idee è la sola che possa servire alla moralità. Abbiam
secondo nessi arbitrarŒ e falsi; 2 che questo annodamento  delle  idee sia il più compiuto possibile. Si vedrà facilmente
Si conduca l' uomo ad assimilare il suo spirito all' ordine  delle  cose fuori di lui, e non si voglia conformare le cose fuori
cuore. Se la mente dunque si conforma all' ordine oggettivo  delle  cose, se si ha in esso il tranquillo lume del vero, non il
in esso il tranquillo lume del vero, non il falso e confuso  delle  opinioni e pregiudizŒ, il cuore avrà il tipo su cui, per
educare la mente del fanciullo a riconoscere tutti i nessi  delle  cose ch' egli può riconoscere in ciascuna età, voglio dire
di cui è capace; al che fare è necessario che i nessi  delle  cose si dispongano nella sua mente non già a caso, ma essi
legar tutte le cose con Dio, rifondendo in esso le ragioni  delle  cose tutte, e in tutte adorando l' eterna sapienza. Queste
il fanciullo discendere dalla classe massima alle minime  delle  cose. Ma e quali saranno i gradini di questa scala? -
del fanciullo facendol parlare, quali sieno le classi  delle  cose ch' egli in ciascuna età è pervenuto a formarsi:
a formarsi: certamente queste classi avranno per base  delle  idee semi7astratte, come abbiamo veduto; ma queste stesse
per esempio, dalla casa si potrà farlo discendere all' idea  delle  stanze, dall' idea delle stanze all' idea de' siti diversi
potrà farlo discendere all' idea delle stanze, dall' idea  delle  stanze all' idea de' siti diversi che si possono in una
di Dio come essenzial sussistenza. Quanto poi all' operare  delle  cose, si dee rilevare parimente quali sieno i principŒ
il fanciullo è giunto a formarsi sulle forze e le attività  delle  cose; e moderare l' insegnamento in modo di far sempre uso
un' applicazione continua di essi: in tal modo le idee  delle  azioni si unificano, perocchè si sollevano alle loro cause.
si mantiene retta procacciando l' ordine universale  delle  idee (1): il cuore si mantiene del pari retto all'
e la vita riceve e conserva la sua rettitudine con  delle  azioni sempre ordinate e ragionevoli, rispondenti a quel
rispondenti a quel perfettissimo ordine de' pensieri e  delle  affezioni. Il fare che il fanciullo operi irragionevolmente
od a caso, per non dir male, il fargli contrarre  delle  abitudini non fondate nè nella natura, nè nella ragione; è
non risultano che da quella immediata comunicazione  delle  anime, di cui abbiamo parlato, che si fa tra il bambino e
si fa tra il bambino e le persone che il trattano per mezzo  delle  dimostrazioni sensibili, risi, baci, carezze, sensibili
principio di coscienza morale. E` venuto al quart' ordine  delle  sue intellezioni, che avendo già conosciuta una volontà
cioè dalla natura ragionevole o no, giusta o no,  delle  cose volute e comandategli. Questo però non dispensa gli
può sperare ch' egli intenda l' intrinseca ragionevolezza  delle  cose che a lui vengono comandate: questo è del tutto
Dio vengono tutti i beni, ch' egli è il fonte d' ogni bontà  delle  persone (2). Laonde il ringraziamento è l' atto di culto
loro da Dio. Chi volesse fare una classificazione  delle  intellezioni di quint' ordine potrà farla agevolmente,
(prim' ordine): la seconda specie si fu la predicazione  delle  qualità delle cose (terz' ordine): quale è ora la terza
la seconda specie si fu la predicazione delle qualità  delle  cose (terz' ordine): quale è ora la terza specie? Questa
son due può vederli in un pensiero complesso sia pel nesso  delle  somiglianze e delle differenze (2), sia per quello delle
in un pensiero complesso sia pel nesso delle somiglianze e  delle  differenze (2), sia per quello delle cause e dell' effetto,
delle somiglianze e delle differenze (2), sia per quello  delle  cause e dell' effetto, sia per altra relazione qual si
mente del fanciullo l' idea distinta dell' imputabilità  delle  azioni, e nel quinto già si prepara alla formazione d' una
del sillogismo disgiuntivo può ridursi a questa formola «  delle  due sole maniere, in cui può essere (o farsi o avvenire)
questa proposizione si esige aver prima l' idea complessa  delle  due maniere, nelle quali una data cosa può essere, o farsi
un' alternativa di necessità metafisica, e lo stesso dicasi  delle  proposizioni, nelle quali le due parti sono formate dal sì
successivi. Il nostro fanciullo cominciò già a formarsi  delle  collezioni di cose; e nel quint' ordine procede innanzi
al progresso del suo spirito in quest' opera del formarsi  delle  collezioni di cose, noi rimettiamo al lettore la cura di
contenti come siamo d' aver segnato l' età in cui l' opera  delle  collezioni incomincia e la legge secondo la quale procede.
ordine egli cominciò a notare colla sua mente le differenze  delle  cose. Veramente da principio non bada « che alle differenze
non bada « che alle differenze numeriche o totali, e  delle  altre non cura »: queste appena si possono dire differenze.
appena si possono dire differenze. Ma tosto dopo ne nota  delle  altre, e quest' altre differenze sono la base di collezioni
di differenze, ma due collezioni sì. Dopo l' età  delle  collezioni adunque, e dopo l' età delle differenze, segue
sì. Dopo l' età delle collezioni adunque, e dopo l' età  delle  differenze, segue l' età dell' ordine nel quale pone più
la conseguenza che se ne trae a vantaggio d' una  delle  due cose differenti e a scapito dell' altra, non si ha se
il fanciullo può giugnere a distinguere i tre tempi  delle  cose; cioè può osservare gli avvenimenti passati e
avvenire; e così concepire lo stesso avvenimento vestito  delle  tre forme del tempo. A questa età egli comincia altresì a
facciano nell' animo suo grandi impressioni e vi lascino  delle  tracce durevoli quasi di altrettante epoche, aiutato dalle
l' intendimento a notare distintamente le differenze  delle  cose, potrà venire a distinguere (sempre eccitato dal
a percepire il sentimento fondamentale attribuendogli  delle  azioni, ed avendo altresì col quart' ordine stesso
sono diverse. L' IDENTITA` dell' IO nel mezzo della varietà  delle  azioni e de' tempi, è una cognizione che qui nasce e che si
ogni qualvolta pone l' azione contraria all' esigenza  delle  cose. Questo è un principio di sentimento morale, che in
di cui egli sente l' esigenza (poniamo la rispettabilità  delle  intelligenze e lor volontà) sorge una disarmonia di fatto:
L' anima nel suo essere morale può ricevere adunque  delle  ferite e dolorarne prima ancora di conoscere se stessa, di
ordine non solo egli cominciò a distinguere le differenze  delle  cose, ma a collocare in un certo ordine di dignità più cose
ad ingannarsi nel giudicare il grado di bontà e di dignità  delle  volontà contrarie, che a sè il vogliono uniformare; ma il
in una parola egli dee misurare non tutta la bontà  delle  volontà intelligenti, ma tutta quella porzione di questa
formato gli astratti di azione e della bontà ed eccellenza  delle  azioni; ch' egli di più può attribuirle al soggetto; onde
reale7ideale, che fa sentire in lui la sua forza: la natura  delle  intelligenze che si comunicano è un effetto reale, la
oggetti della moralità: esiste nel mondo ideale, nel mondo  delle  possibilità: quando anco nessun ente sussistesse, la norma
piegata alcuna sua foglia entro il calice. Il passaggio  delle  norme concrete alle norme astratte della morale è un grande
cui è chiamato dall' istante, ch' egli è venuto in possesso  delle  norme astratte , è ella egualmente facile, come quella che
si conterrebbero nella loro sfera, produrrebbero forse  delle  azioni senza intervento dell' intelletto (almeno se l'
avviene pure spesso in contrario: l' uomo sente, e, schiavo  delle  sue sensioni, non s' accontenta di esse; vuol fare servir
al fine di conoscere la qualità e l' indole dello sviluppo  delle  facoltà morali nel fanciullo. La morale soggiacque nel suo
fine ebbe per termine la nozione ideale, l' idea come norma  delle  azioni. Quando l' uomo dice seco medesimo: io debbo
« fa ciò, che ti mostra dover tu fare la nozione o idea  delle  cose, colla quale si misura e pesa il valore delle cose
o idea delle cose, colla quale si misura e pesa il valore  delle  cose stesse ». Le tre forme della morale da noi qui
nella mente fanciullesca è un faro di salute nelle tempeste  delle  tentazioni: tutti gli attributi di Dio vi sono compresi, la
per la stretta connessione, che esse hanno collo sviluppo  delle  sue facoltà attive e morali, che ora prendiamo a sporre. Vi
impreveduti accidenti. Indi è, che non si dà nel rivenire  delle  sue imagini alcuna composizione nuova; si ripetono
colla sua imaginazione crearsi degli avvenimenti, comporsi  delle  favole, de' miti, se non a condizione di aver già appreso
dopo essersi formato de' principŒ definiti circa l' operare  delle  cose. 2 Che non potrebbe tampoco fare tutto ciò
se i principŒ da lui formatisi circa l' operare  delle  cose fossero così definiti e legati alla realità, ch' egli
il suo maggiore sfogo, una qualche cognizione dell' operare  delle  cose che compongono l' universo; ma non una cognizione
stato d' imperfezione la cognizione intorno all' operar  delle  cose; la mente del fanciullo ne sa abbastanza per fingere
cose; la mente del fanciullo ne sa abbastanza per fingere  delle  cose sull' esempio di quelle che avvengono realmente in
ne apparò prima l' arte; cioè se non ha qualche cognizione  delle  cose esteriori e del loro operare, ch' egli dee pur fingere
Quando poi egli è già in possesso di alcune idee astratte  delle  azioni e si è formati alcuni tipi grossolani dell' operar
azioni e si è formati alcuni tipi grossolani dell' operar  delle  cose, il che comincia egli a fare al quart' ordine, egli è
sua imaginazione, perocchè d' una parte: 1 egli sa fingere  delle  cose e de' fatti; perchè ha già delle idee astratte che a
1 egli sa fingere delle cose e de' fatti; perchè ha già  delle  idee astratte che a ciò lo dirigono e de' tipi ricevuti
racchiuse le nature nelle loro azioni: i tipi dell' operare  delle  cose, che egli s' era formato in mente e che erano incerti
interessanti: viene ben presto il tempo che egli vuol  delle  vere storie (2). Il periodo d' una straordinaria quantità
periodo mitico è più o meno lungo, secondo che l' infanzia  delle  nazioni è più o meno prolungata. Le favole non si possono
presso que' popoli, nei quali la cognizione precisa  delle  cose reali ha reso impossibile la loro illusione. Allor
di soddisfare alle sue nuove esigenze col presentargli  delle  nuove bambolaggini, le boreali. Non poteva riuscire il
evidenza il giuoco dell' imaginazione puerile, toccano anco  delle  cagioni che entrano a produrlo. E certo il piacere di
Hanno pur anche esse l' imaginativa e provano piacere  delle  rinnovellate imagini: ma come ottimamente venne osservato,
tratte una volta in inganno dall' imaginazione, per esempio  delle  uve di Zeusi, non ne vogliono sapere di vantaggio di
vien diretta e guidata dalle idee astratte, ciascuna  delle  quali è un cotal tipo non finito, sul quale innumerevoli
è ciò che rende sì vasto l' imaginar dell' uomo sopra quel  delle  bestie. Tuttavia quest' attività intellettuale che s'
o non sia; egli contempla e gusta la natura, la essenza  delle  cose; di questa è incantato e preso. Questa è una
Egli è l' istinto d' imparare a conoscere l' entità  delle  cose, che lo muove, che lo trattiene a contemplare
le forme di quest' essere, che sono appunto l' essenza  delle  cose limitate, di cibarsene come del suo nobilissimo cibo,
a conoscere il cuore umano, vuol contemplare l' indole  delle  passioni, le pieghe di questo cuore, che palpitando in
si riduce nella formale sua parte; nè il sapere più o meno  delle  cose reali e positive rende per sè l' uomo più savio e più
Questa osservazione medesima dimostra la possibilità  delle  lingue. Si noti, che la maggior parte de' suoni, che
Or come sarebbe possibile, che all' udire i suoni  delle  parole il fanciullo fosse tratto a pensare alle cose, colle
de' segni di altre cose, cioè della natura, dell' essenza  delle  cose. Se la natura non lo dicesse loro, niun potrebbe
freccia dall' arco, per cogliere e infiggersi nella natura  delle  cose, oggetto della sua intellettuale contemplazione: è per
e per segni, fino ai Padri della Chiesa e agli interpreti  delle  Sante Scritture, che negli stessi fatti più semplici del
(1). La tendenza, che porta l' uomo alla contemplazione  delle  cose in se stesse è essenzialmente morale; appunto perchè
fosse solo un aumento di contemplazione intellettiva  delle  cose nel loro essere metafisico; indubitatamente, che ella
la tendenza dell' intelletto ad affissarsi nell' entità  delle  cose, senza più. Ma egli ha un altro mobile tuttavia, e
si compiaccia nella luce della verità, nella visione  delle  essenze; tuttavia vi ha in lui un' altra tendenza a lato di
ne' sogni, nei quali non dubitiamo punto della realità  delle  cose, che ci si rappresentano, perchè la loro
del fanciullo: le imagini e i sentimenti di paura sono  delle  realità, e le realità muovono la persuasione, inducono il
che egli possa concepire stante la qualità e quantità  delle  sue cognizioni ». Questa gran legge dell' intendimento
se non è costretto dalla necessità dell' esperienza e  delle  cognizioni in lui crescenti. Egli dunque prende degli
da fanciullo, quand' egli aggiunge fede alla realità  delle  sue imaginazioni, non violentato a ciò dalla forza reale di
d' un oggetto reale, d' un negro, d' uno spazzacammino,  delle  maschere, e rinfrescarsene la memoria con ispavento; ma ben
e senza fantasia per quelle che gli dispiacciono. Ecco  delle  osservazioni: [...OMISSIS...] Le speranze imaginarie della
attentamente, come si sogliono guastare i fanciulli  delle  grandi famiglie, si troverà per lo più divenire il guasto
alle persone reali del mondo reale, e fanno continui abusi  delle  cose pure reali. Poveri fanciulli! Tutti sono falsati i
e civili avvi una cotale idolatria; perocchè dovunque sono  delle  eccedenti passioni, queste non finiscono di reclamare dall'
ma non rende mai se stesso soggetto termine fisso  delle  sue operazioni. Ma tosto, che egli si è formata la
e cresce per lo più nel seno dell' ignoranza, è proprio  delle  persone volgari. [...OMISSIS...] Questa specie d' egoismo è
talora improvisi e momentanei, l' azione dell' angelo  delle  tenebre è cosa segreta e nascosta all' umana
dalla coscienza di se stesso, si è quello della memoria  delle  cose passate e del calcolo delle future. La coscienza di se
si è quello della memoria delle cose passate e del calcolo  delle  future. La coscienza di se stesso importa la coscienza
presenti, e fa però de' giudizi vari come varia la qualità  delle  azioni, senza indurre niuna sentenza universale e
- Tanto è vero che si manifesta anche nell' infanzia  delle  nazioni, e nel popolo minuto, che in gran parte non esce di
suo odio, nelle quali non vi è bene alcuno, sia a favore  delle  persone, oggetto del suo amore, nelle quali non vi è alcun
dei vostri doveri. Voglio parlarvi, come il core mi detta,  delle  cose più sante, che noi conosciamo, di Dio, dell'umanità,
migliorato? I milioni che vivono alla giornata sul lavoro  delle  loro braccia hanno forse acquistato una menoma parte del
tutti i paesi. Specialmente qui, dove io scrivo, il prezzo  delle  cose necessarie alla vita è andato progressivamente
tempo si son fatte più frequenti. L'accrescimento annuo  delle  emigrazioni di paese in paese, e d'Europa alle altre parti
e la cifra sempre crescente degli istituti di beneficenza,  delle  tasse pei poveri, dei provvedimenti per la mendicità
è diminuito, quindi, col prezzo del trasporto, il prezzo  delle  derrate. E, d'altra parte, l'idea dei diritti inerenti alla
prodotti, invece di ripartirsi equamente fra tutti i membri  delle  società europee, s'è concentrato nelle mani di pochi uomini
Perché nol fosse, sarebbe stato necessario che gli uomini  delle  classi agiate avessero consentito a ridurre il tempo
Era naturale che così dicessero infatti. E questo pensiero  delle  classi privilegiate di fortuna, riguardo alle classi
brevemente questo distinto lavoro della mente solitaria e  delle  menti associate nella successiva formazione dei sistemi. Il
qualsiasi più lontano termine, sarebbe sempre l'assopimento  delle  nostre facultà più attive, e la mutilazione della nostra
al nostro intelletto. In primo luogo, tutti li objetti  delle  nostre percezioni fanno già parte d'un medesimo universo; e
maturità dei tempi, Linneo doveva ordinare tutto il sistema  delle  piante. Tutti li oggetti che destano in noi le idee,
di tutte le operazioni riflessive, ende a far sistema  delle  sue nozioni anche se lo imaginiamo onninamente isolato, a
dicono del sole e della luna, del vento e della pioggia,  delle  erbe e degli animali. E dove rinviene il selvaggio
e riflessive. È ciò che Vico chiamò la commune natura  delle  nazioni; n virtù della quale si riscontrano le medesime
perché col corso del tempo cresce naturalmente il numero  delle  verità. In generale un sistema posteriore ad un altro
di trelingue, la latina, la sabina, l'etrusca, ciascuna  delle  quali rappresentava un proprio sistema d'idee. Roma adunque
riunì tre sistemi che divennero un solo; poté valersi  delle  idee di tre popoli; a queste aggiunse poi le idee d'altri
mille anni la Grecia, dopoché all'instancabile agitazione  delle  rivali republiche si sovrapose la conquista macedonica e
d'idee, portate dalle mescolanze politiche e commerciali  delle  nazioni, vengono sovente a involgersi principj fra loro
dello stato e l'infallibilità della chiesa; il disprezzo  delle  cose mondane e il culto della ricchezza. Inoltre, il
ed apre i sistemi più compatti. Fin dal risurgimento  delle  scienze, le menti costrette a combinare tanti discordanti
espansiva preme e incalza i sistemi tradizionali, tanto  delle  nazioni barbare le cui facultà non furono peranco
le cui facultà non furono peranco esercitate, quanto  delle  nazioni vetuste le cui facultà erano già ricadute nel
cuore dicevano vivi! a ciascuno di noi, ma per la salute  delle  generazioni avvenire, scegliemmo morire?. Da Caino alla
intellettuale, ha bisogno per ampliarsi e manifestarsi,  delle  influenze esterne e d'assimilarsi parte almeno delle idee,
delle influenze esterne e d'assimilarsi parte almeno  delle  idee, degli effetti, delle altrui tendenze. La vita dell'
e d'assimilarsi parte almeno delle idee, degli effetti,  delle  altrui tendenze. La vita dell' industria s'innalza, come la
sociale, politica, religiosa. L'antichità, gli uomini  delle  vecchie religioni Orientali e del Paganesimo, credevano nel
in una Potenza arcana, inintelliggibile, padrona arbitraria  delle  cose umane, creatrice e distruggitrice alternativamente
e di schiavi, come nella Grecia, accettavano la divisione  delle  caste o la credenza in due nature diverse d'uomini; e
qui sulla terra nell'umanità. Poco importava la serie  delle  generazioni a chi non sentiva come l'una agisse sull'altra;
dolori presenti e dell'incertezza del domani negli stimoli  delle  forti bevande, e si coricano in luoghi ai quali è meglio
non quello di stanza, per ridestarsi allo stesso esercizio  delle  forze fisiche. È tristissima condizione e bisogna mutarla.
,che non promuova d'un grado il miglioramento materiale  delle  classi più povere, viola il disegno di Dio, si riduce a una
di commercio fra le nazioni, abbassamento progressivo  delle  tariffe daziarie specialmente sulle materie prime,
alle grandi imprese industriali, alla moltiplicazione  delle  vie di comunicazione, alle macchine che rendono più attiva
non di prosperità universalmente diffusa: la miseria  delle  classi operaie è la stessa di prima. La libertà di
della Società economica attuale - è despota del lavoro.  Delle  tre classi che oggi formano economicamente la Società -
il lavoro, non lasciano all'operaio la libera scelta  delle  sue condizioni. Da un lato sta per lui l'assoluta miseria,
paralleli, colle determinazioni dei varii significati  delle  parole e delle frasi tecniche, coll' aiuto degli scoliasti
colle determinazioni dei varii significati delle parole e  delle  frasi tecniche, coll' aiuto degli scoliasti antichi e dei
Biese (2). Io restrinsi dunque il mio lavoro nei confini  delle  dottrine filosofiche, come quelle che sono intimamente
come quelle che sono intimamente connesse colla questione  delle  categorie, la quale diede l' occasione dello scrivere.
accingermi a quella più ristretta esposizione e discussione  delle  dottrine prettamente filosofiche, avessi potuto prevedere
avrei probabilmente incominciato coll' esporre la serie  delle  aporie o dubitazioni, colle quali Aristotele spesso delinea
colle quali Aristotele spesso delinea l' ambito  delle  sue ricerche metafisiche (1): e di poi avrei esposto il
avrei esposto il libro aristotelico della significazione  delle  parole (2), che sebbene non sia ricco abbastanza per
dottrine, ma alla connessione intima di queste dottrine e  delle  sentenze che le contengono. In realtà la dichiarazione d'
non si affacci allo sguardo tutto il quadro intero  delle  dottrine, pure niuna sentenza è sconnessa e spezzata dalla
altresì e colle stesse forme immutabili, come le forme  delle  statue degli Dei. E basta per convincersene dare uno
principale di tutta la polemica aristotelica, che è quel  delle  idee , su cui in luoghi diversi e tante volte ricade il suo
qual sia il valore scientifico di tutto il sistema e  delle  sue parti . Non vuol dunque esser considerata questa
derivavano dall' annullamento degli universali, e quindi  delle  idee . Insieme con queste è tolto via dal mondo tutto ciò
è comune alle tre persone. Per salvare dunque la Trinità  delle  persone, egli cadde necessariamente in una specie di
universali. Se Roscellino, invece di salvare la Trinità  delle  persone in Dio, si fosse applicato a salvarne l' unità
i realisti puri finalmente coll' aria di difensori  delle  medesime idee, dicendo che sono reali; di che consegue, che
e lo stesso realismo si divise in più scuole, nessuna  delle  quali andava priva delle sue nubi ed incertezze (3). Che
si divise in più scuole, nessuna delle quali andava priva  delle  sue nubi ed incertezze (3). Che anzi quando il realismo di
allora nè pure s' accorse d' essere uscito dalla sfera  delle  idee, nella quale era racchiusa la questione, e confessando
la formula. Tuttavia il realismo si conteneva nella sfera  delle  idee ; poichè non era venuto ancora a nessuno in mente lo
la denominazione comune di reali . In questa disposizione  delle  menti, trattandosi nelle scuole degli universali , si
scuole degli universali , si rimaneva bensì nella sfera  delle  idee , ma si poteva anche uscirne e trascorrere in quella
idee , ma si poteva anche uscirne e trascorrere in quella  delle  sussistenze , senza pure avvedersene, senza avvedersi dello
a questa battaglia, chè egli non conosceva la natura  delle  idee meglio che la conoscessero i nominali. Questi
moltitudine , sia per la similitudine . Il realismo dunque  delle  idee, di cui si disputava, si cangiò in un realismo di
cui fu poi ristretta questa parola. In una tale condizione  delle  menti era inevitabile che ogni qualvolta un pensiero
che il mondo è di un' altra natura diversa da quella  delle  idee ; perchè composto di sussistenti che sono
; perchè composto di sussistenti che sono realizzazioni  delle  idee , non idee. E in questo sistema soltanto è possibile
tali proposizioni conseguono necessariamente dal realismo  delle  idee. Se le idee, la specie e il genere sono realità, come
del genere e della specie deve essere la stessa realità  delle  cose; perchè la realità non ha alcun altro mezzo di
esserci altramente, essendo reali), e però sono la materia  delle  cose (4): segue che Iddio sia la materia stessa di tutte le
loro realità, di maniera che sono il fondo e la materia  delle  cose, quindi debbono essere anche create. Questo insegnava
per quattro differenze in quattro specie, la seconda  delle  quali specie di cose [...OMISSIS...] . Infatti, convien
. Infatti, convien dire che le stesse ragioni  delle  cose che sono in Dio, siano create nelle cose, se (non
e questa distinzione medesima ha per suo fondamento quella  delle  due forme, l' ideale e la reale , dell' essere. Il solo
l' intendimento naturale, che non eccede la sfera  delle  idee, egli mette in movimento la sua immaginazione e il suo
ancora da questo, che la realità mistica non si predica  delle  cose create, se non, quasi per una comunicazione d' idiomi,
le idee, intendono d' una realità attiva , come quella  delle  cose sussistenti nell' universo: questo è quel realismo,
di essere tutta loro propria, interamente diversa da quella  delle  cose reali. Non arrivandosi a questo colla mente che già
alle idee un' esistenza subiettiva ed attiva , come quella  delle  cose mondiali? Circa la quale questione, per quanto pare a
nelle cose reali: le idee esistono fuori del tempo, molte  delle  cose reali soggiacciono al tempo. Tant' è lungi che secondo
altro se non imitazioni, e però servono alle menti di segni  delle  idee, perchè ne sono il realizzamento. Quanto poi alla
Quanto poi alla partecipazione che le cose hanno  delle  idee, questa ha luogo solo nella mente umana , a cui è data
solo nella mente umana , a cui è data la contemplazione  delle  idee stesse: e nella nostra mente le realità sensibili
suoi predecessori ed abbia conosciuta la singolar natura  delle  idee (1). Era impossibile che Aristotele, avendo udito per
non ne ritraesse nulla della nuova e sublime dottrina  delle  idee. Ritenne le idee immateriali, ma in molte maniere le
aristotelico , che si parte in due proposizioni, ciascuna  delle  quali, prese a parte, costituisce da sè un sistema di vero
arte), e perciò reali. Il nominalismo e il concettualismo  delle  scuole ebbero il loro germe nello stesso realismo
, che contiene anche quello dell' intelligibilità  delle  idee, il carattere che distingue la filosofia platonica da
cura di rendere a se stesso o agli altri un conto accurato  delle  proprie idee: anzi nell' oscurità misteriosa delle loro
accurato delle proprie idee: anzi nell' oscurità misteriosa  delle  loro locuzioni si piacevano d' involgere una pretesa
di proprio e di eccellente, cioè la dottrina non più intesa  delle  idee, delle idee dico, quali si presentano alla mente
di eccellente, cioè la dottrina non più intesa delle idee,  delle  idee dico, quali si presentano alla mente nostra come
si presentano alla mente nostra come eterne conoscibilità  delle  cose : e con ragione fu osservato che questa prevalenza d'
una filosofia degna del Vangelo. Quindi l' esemplarità  delle  idee si tenne, quanto bastava a spiegare la divina sapienza
(1). Il realismo dunque, che formava il vizio radicale  delle  ultime scuole filosofiche, rimase fitto e appiattato nel
del genere umano sulla terra, è indubbiamente quella  delle  due società, di cui fa menzione il « Genesi » (3); e ogni
errore vi fu combattuto, e se rimase tuttavia il realismo  delle  idee, sotto questa parola equivoca s' intese dai più sani
fu del tutto vinto e dovette nascondersi per fare soltanto  delle  uscite momentanee: poichè, appena si affermava, veniva
e denudandosi; quando sterile tronco, e quando col seguito  delle  sue ultime conseguenze, ora senza schermi ed ora
nell' aver dato alle specie ed ai generi, cioè alle idee  delle  cose mondiali, una esistenza nelle stesse cose reali .
le idee cosa divina e ponendosi esse come forme reali  delle  cose, si faceva manifestamente Iddio forma reale degli enti
forma si denominano. Se questo sistema, riguardato da una  delle  sue facce, è una specie di panteismo, riguardato dall'
1641), cioè più di trecento anni. E questa non fu la minore  delle  deplorabili calamità a cui questa nazione soggiacque. Lo
lungo nelle cattedre autori, i cui principŒ erano prolifici  delle  più perniciose dottrine: si credeva renderli innocui con
spiccato come se fosse un trovato pur d' allora: le forme  delle  cose si riducono in Dio che n' è principio, causa formale
degli ecclettici francesi (questi terribili riabilitatori  delle  riputazioni perdute ) ripropose nel secolo XIV la forma
rimanente, al vedere che la scuola nominalista può vantare  delle  glorie postume, dal secolo XVI e XVII fino a noi, ben
ci sia altro che talune contraddizioni casuali, la causa  delle  quali si debba cercare o in un andazzo del tempo o in
o la mancanza d' uno studio profondo sulla natura intima  delle  filosofie che hanno esercitata una lunga dominazione nel
che difficilmente si potè e si può riconoscere a quale  delle  due indicate classi ciascuno dei libri si debba riferire, e
contrari, e che pure non sarebbe facile convincere una sola  delle  tante teorie, di non aver a base qualche passo delle opere
sola delle tante teorie, di non aver a base qualche passo  delle  opere dello Stagirita strettamente interpretato.
il maggiore sforzo nel suo dire e spende la maggior copia  delle  parole in ottenere che il lettore senta la difficoltà della
nel mezzo, così pare che egli si compiaccia di fare altresì  delle  opinioni (2): cerca di collocarsi tra i due estremi
conoscere i suoi contemporanei. Ma non è questa per noi una  delle  più piccole cagioni dell' oscurità d' alcuni luoghi dello
concetti della mente, o dipenda dalle formule verbali,  delle  quali quei principŒ si vestono. Nell' uno e nell' altro
aver ragione qualora s' avvedessero e convenissero che una  delle  determinazioni non esclude l' altra, onde il principio
comune maestro. E non fu questa certamente la meno efficace  delle  ragioni per le quali i seguaci di Platone e quelli d'
Senocrate, Speusippo, Amicla ed altri. Ma molti luoghi  delle  sue opere e il fondo stesso della sua dottrina ci persuade
non si può ricevere scienza. Ma il separare è la causa  delle  difficoltà, che occorrono intorno alle idee:.
che cagionò lo scisma aristotelico fu la separazione  delle  idee. Egli riconosceva: 1 che senza le idee universali non
e lodava Socrate per aver eretta la morale su definizioni  delle  essenze incorruttibili delle cose; 3 ma diceva, dopo di
la morale su definizioni delle essenze incorruttibili  delle  cose; 3 ma diceva, dopo di ciò, che Socrate non aveva mai
che Socrate non aveva mai pensato a dividere le essenze  delle  cose sensibili da queste, e che aveva ben veduto non
ben veduto non separandole. Biasimava perciò coloro che  delle  idee fecero altrettante sostanze sussistenti da se medesime
stesse nei singolari sensibili, ma solo in questi riconosce  delle  copie «ektypa», di quegli esemplari. Il concedere, come
ad un primo e proprio, e gli altri nascano dalle relazioni  delle  cose nominate colla prima nominata in senso proprio (3). La
dal singolare? E` sempre la stessa questione, che ritorna,  delle  due attribuzioni contrarie: all' «usia» si dà l' essere
dei metafisici, nel quale Aristotele dà i vari significati  delle  parole filosofiche, in vano si cercherebbe quello di cui
, noi dobbiamo fissare quei due che divennero il fondamento  delle  due filosofie di Platone e d' Aristotele; e che nascono da
umana apparirà chiaro a chi avrà ben intesa la distinzione  delle  due fondamentali facoltà, da noi distinte nella medesima,
domanda a se stesso: Che cosa ho io pensato fin qui? forse  delle  astrazioni? e risponde: No certo, ho pensato un numero
d' ammettere alcun universale esistente nella natura  delle  cose, si persuase finalmente d' aver conciliata in tal modo
conciliata in tal modo l' universalità e la singolarità  delle  essenze. Laonde definendo l' «usia» non solo dice che è la
[...OMISSIS...] . Fuori dunque degli individui reali, ossia  delle  prime essenze sostanziali, altra essenza sostanziale non
qualità sia la stessa . Come più qualità reali, ciascuna  delle  quali inesiste come propria in diversi individui, possono
escludere. Questa ragione dunque sarà la conoscibilità  delle  cose, l' universale fuori delle cose. Si dirà che ella è un
sarà la conoscibilità delle cose, l' universale fuori  delle  cose. Si dirà che ella è un atto della mente? Sia pure. Ma
ma non s' intende come un atto della mente sia un quale  delle  cose, se pure le cose, per esempio le pietre e gli alberi,
della cognizione umana, come pure quello de' generi e  delle  specie delle cose, rimane insoluto, nelle mani del
umana, come pure quello de' generi e delle specie  delle  cose, rimane insoluto, nelle mani del discepolo dissidente
della contraddizione), come là dove, dopo aver parlato  delle  prime sostanze, cioè delle sostanze singolari che chiama «
come là dove, dopo aver parlato delle prime sostanze, cioè  delle  sostanze singolari che chiama « primi degli enti », dice
dall' aristotelico. Del rimanente l' una e l' altra  delle  due opposte espressioni, prescindendo dai sistemi, ha la
dove fosse l' universale eterno, e quindi la fonte  delle  idee, sarebbe andato d' accordo con Platone. Ma parlando
idee, sarebbe andato d' accordo con Platone. Ma parlando  delle  specie in relazione agli enti reali della natura, pretese,
e reali, si passa ad una conclusione che riguarda l' ordine  delle  cose ideali . C' è anche una petizione di principio, perchè
ora anteriori ai singolari. Ma vediamo, se facendo uso  delle  sue sottili distinzioni, possiamo conciliarlo seco
senso si trova. Di nuovo dunque, nell' ordine dell' essere  delle  cose, l' universale è anteriore al singolare, parlando
l' universale è anteriore al singolare, parlando sempre  delle  cose contingenti. Finalmente, secondo lui, sono anteriori
generato: il che non ha a far nulla colla questione  delle  specie. Questa comparisce ben tosto appresso, quando
un equivoco di parole. Così dunque Aristotele, parlando  delle  cose, che si generano, ossia, come dice, dei principŒ dei
poi ei non era preoccupato da questa terribile questione  delle  idee, confessava ingenuamente, che la specie, per esempio:
[...OMISSIS...] . Perchè dunque, quando nella questione  delle  idee si trova stretto, dice, che la sanità stessa è l'
in fatto non bastandogli la specie a spiegare la produzione  delle  cose, ci aggiunge un abito attivo che è veramente un quarto
sforzo, che fa Aristotele, per conciliare il suo sistema «  delle  specie non altrove esistenti che nelle sostanze reali » col
non altrove esistenti che nelle sostanze reali » col fatto  delle  operazioni e produzioni dell' uomo, che si fanno dietro le
forma. [...OMISSIS...] ; in un altro per verità da quello  delle  cose naturali. - Qui confessa, che l' arte, la specie nell'
che le cose reali e sensibili sono l' altro o il diverso  delle  specie, e le specie l' altro o il diverso delle cose «alla
il diverso delle specie, e le specie l' altro o il diverso  delle  cose «alla tuton»: di qui vuol conchiudere Aristotele, che
indisgiungibili. Avea detto ancora Platone, che le essenze  delle  cose tutte sono le specie , e poichè nominandosi le cose si
, quali per lui sono le specie sostanziali, si predicano  delle  prime, cioè delle sostanze reali [...OMISSIS...] in modo,
sono le specie sostanziali, si predicano delle prime, cioè  delle  sostanze reali [...OMISSIS...] in modo, che a queste si dà
che le specie non ci possono essere, secondo Platone, che  delle  sole cose in quanto sono naturali, e non in quanto sono
dei reali, e il filosofo non ci tiene anche qui a bada con  delle  metafore, è da conchiudersi, che le specie non sussistano
è obbligato, per sostenere il suo sistema, d' adoperare  delle  frasi contradditorie. A ragion d' esempio dice che la
sono le sostanze prime, tutto il contrario dice nel libro  delle  Categorie, dove, come abbiamo veduto, insegna, che le
che « le cose non si potrebbero conoscere per mezzo  delle  specie qualora queste non fossero nelle cose »verremo
le specie dell' intelletto sono simili alle specie o forme  delle  cose reali: poichè lo stesso può dir Platone; e poi, come
questione, onde s' andrebbe all' infinito colla serie  delle  specie «( Ideol. 11.0 7 11.9) ». Dirà dunque, come
3 Aristotele dice, che la forma, che è l' essere stesso  delle  cose, è separabile dalla materia per opera dell'
rendendo anzi più difficile la spiegazione dell' esistenza  delle  cose? Ma per sostenere la detta identità, quanti assurdi
Sia pur dunque, che la scienza si possa dire il complesso  delle  cose intese, non è per questo che l' anima intelligente sia
Che se è ben detto, che l' anima intellettiva sia il luogo  delle  forme in potenza, consegue che l' anima intellettiva sia
ma quali sono nella mente concepite dall' anima. L' una  delle  due dunque: o le sostanze reali e prime non esistono che
e dentro, e in tal caso la mente non è più il proprio luogo  delle  forme, perchè queste stanno anche fuori della mente. Ma se
l' intelligenza un che puramente possibile, un suscettivo  delle  forme, e però è obbligato d' aggiungere all' anima stessa
sè stessa, ma nell' altra mente possibile, che è suscettiva  delle  forme, e che diventa tutte le cose. Tuttavia dice che
convien dire che c' è qualche cosa di più eccellente  delle  specie stesse in atto, e queste periscono, quella poi
sia la scienza in atto, la quale è appunto il complesso  delle  specie in atto, come avea detto avanti? e queste stesse
Aristotele? Senso. Vediamo come questo senso sia suscettivo  delle  specie . In fine al secondo libro degli Analitici
poi in esperienza ( «empeiria»), poi in principŒ ( «arche»)  delle  arti e delle scienze pure col fermarsi nell' anima. Questi
( «empeiria»), poi in principŒ ( «arche») delle arti e  delle  scienze pure col fermarsi nell' anima. Questi suoi modi,
d' una parte intellettiva dell' anima (2), e altri luoghi  delle  sue opere esigendo una diversa interpretazione, conviene
che Aristotele oppose a Platone, circa l' attitudine  delle  idee a far conoscer le cose. Come dunque si risponderà alla
per via di similitudine non si possa spiegare la cognizione  delle  cose esterne, fu da noi dimostrato (10 7 11). Laonde si
esistenza della essenza in sè fuori d' ogni mente, e fuori  delle  cose (1). Ora l' essere caduti a questo, era un trovarsi
osservi anche qui, come inframetta di continuo al discorso  delle  particelle diminutive ed eccezionali, che poi non ispiega
giacchè chi pensa è consapevole di non esser nessuna  delle  cose pensate, eccetto se pensa se stesso: che se fosse le
il possibile ; e sarebbe pervenuto alla nostra teoria  delle  idee, che pone nell' anima umana una materia ideale
idee platoniche non potevano giovar nulla alla cognizione  delle  cose, perchè estranee a queste; onde non gli rimase che la
dottrina dell' anima dall' anima stessa, ma dall' analogia  delle  cose esteriori, attribuendosi all' anima quella
subietto di questa, benchè si possa prendere per subietto  delle  sue proprie forme corporee. La materia estrasoggettiva
è suscettivo di determinazioni si può chiamar materia  delle  idee speciali e generiche, ma in quanto egli è essenziale
negli enti finiti, ma si prende come subietto dialettico  delle  sue determinazioni. C' è però un subietto, che non s'
questo passaggio, nello spiegare come la mente si provveda  delle  specie determinate , che le mancano da principio, onde si
a una tavola rasa, la quale è la questione dell' origine  delle  idee. Poichè spiegate le idee, è facile lo spiegare gli
introdotta da' moderni sensisti per ispiegare l' origine  delle  idee: i moderni introducono il paragone de' singolari, il
sola, che fa la mente, colla quale, all' occasione  delle  sensazioni, conosce ad un tempo gli universali e in questi
potenza un' attività propria, per la quale all' occasione  delle  sensazioni, ella si mova a formare, o più veramente a
gli dà Aristotele, tra l' altre quella di non essere alcuna  delle  specie, quand' è in potenza, ed esser tutte le specie,
»(1), e finalmente con tutta chiarezza « «specie  delle  specie », [...OMISSIS...] »(2). Ora niente più propriamente
parte l' appellazione di specie , e molto meno « di specie  delle  specie », non può convenire a niuna facoltà subiettiva. 4)
determinate e subietto, e forma universale , ossia « specie  delle  specie »come lo chiama appunto Aristotele. Al modo stesso i
è coerente, che Aristotele non solo chiami la mente materia  delle  specie, ma ben anco genere », poichè ammette nell' uomo per
mente oggetto, egli la chiama propriissimamente « specie  delle  specie », e la rassomiglia alla mano (3), che è per l' uomo
a dimostrare che i principŒ si devono sapere e credere più  delle  conclusioni, altramente essi non ci potrebbero servire di
si può dire, che ci sono in potenza le specie sensibili  delle  cose sentite (5), perchè diviene tutte le sensazioni, non
in potenza tutto ciò, che poi sa l' uomo in appresso, luogo  delle  specie, [...OMISSIS...] (6), anzi specie delle specie
luogo delle specie, [...OMISSIS...] (6), anzi specie  delle  specie [...OMISSIS...] ? (7). Continua Aristotele
che di spiegare la cognizione che l' uomo s' acquista  delle  cose corporee, delle grandezze sensibili, e rispetto a
la cognizione che l' uomo s' acquista delle cose corporee,  delle  grandezze sensibili, e rispetto a queste, certo non si può
della scienza (5), e sia principio de' principŒ, e specie  delle  specie, e privo d' ogni corpo e d' ogni fantasma. Lo stesso
intelligibile, tanto necessario per ispiegare la natura  delle  cose mondiali, da dichiararlo per sè sostanza ,
del frutto, tuttavia non può esser così nella università  delle  cose, e il seme precedente a quel frutto, che di sè
dottrina aristotelica. Quest' è fondata sulla distinzione  delle  tre essenze elementari, materia, specie e composto . La
materia e formante il composto dà alla materia un atto  delle  operazioni, che non aveva da sè. Ora Aristotele dice che l'
per natura amino di conoscere, allega l' amore, che hanno,  delle  sensazioni (5). E poichè l' anima separata non cade sotto
anima sola, senz' uso di corpo, e in mille luoghi parla  delle  diverse funzioni ed operazioni dell' anima, onde gli è
anima come subietto paziente ed operante, e non come mezzo  delle  operazioni. E del pari in tutti quei luoghi dove dice, che
non si predicano del subietto, ma sono sostanze prime,  delle  quali si predicano le specie come del loro subietto (5).
dunque, secondo Aristotele, è una sostanza dell' ordine  delle  specie , che quantunque si può predicare del corpo vivente,
del corpo vivente, come si predicano l' altre specie  delle  sostanze prime ossia composte (3), tuttavia è determinata,
di spiegare il fatto della generazione e della corruzione  delle  cose, che suppone sempre stata e quindi sempre stato il
intelligente, ed è pura specie. Ammette dunque Aristotele  delle  specie eterne, che sono sostanze senza materia, e menti in
uomo ne' sensibili. Trova dunque necessario di ammettere  delle  specie, come sostanze eterne, intelligibili, senza materia,
causa, i movimenti mondiali e la generazione e corruzione  delle  cose. Perchè si concepiscono certe cose mosse e non
della mente umana, che la generazione e il movimento  delle  cose naturali. Ma come egli applichi quest' intelligibile
da sè i primi intelligibili, [...OMISSIS...] , in occasione  delle  sensazioni, i quali primi intelligibili nè sono fantasmi,
appartiene la verità e la falsità. Ora la verità appunto  delle  proposizioni è ciò che Aristotele riconosce superiore alla
qual sia il fondamento della verità de' giudizi e  delle  proposizioni, trova che tutte dipendono in ultimo da due
e quindi l' altre loro doti. Altrove suddivide il falso  delle  cose, che ammettono composizione, e dei giudizŒ, in due
argomentò dal considerare « i giudizi intorno alle verità  delle  cose », i quali, mettendo a confronto le specie per
inganna (3). All' intelligenza sola poi riserva l' essere  delle  cose (4), le essenze , la verità, gli universali. Laonde
sia la mente in atto d' Aristotele. Nell' ordine dunque  delle  cognizioni umane, secondo Aristotele, c' è: 1 l' essere,
insieme, colla maggior coerenza possibile, i varŒ luoghi  delle  sue opere, ne' quali egli la sparpaglia, e la va quasi
forme , e le forme altro non sono che gli atti sostanziali  delle  stesse cose reali: laonde esistono solo in queste unite
è un carattere dello stesso pensiero, e non  delle  cose reali e singolari. Entrò nondimeno tra' piedi la
incaglio il filosofo rispondendo, che quest' era la ragione  delle  cose. Ma si dimenticò d' avvertire che, se questa ragione
Ma si dimenticò d' avvertire che, se questa ragione comune  delle  cose, era diversa dalle cose, conveniva pur dire che cosa
al maestro questa stessa parola di metafora , a proposito  delle  sue idee esemplari (1). Infatti è per ogni verso
stessa della sua mente ad ammettere, che le specie  delle  cose reali esistono anche separate da queste, cioè nella
abbondandogli l' acume dell' ingegno, che nell' ordine  delle  cose intelligibili non c' erano solamente quelle specie,
dissidio entro a' suoi più brevi confini, non tenendo conto  delle  divergenze apparenti, anzi, per tutto dove ne incontriamo
non intendeva propriamente impugnare nè l' esistenza  delle  idee o specie delle cose, nè l' immutabile ed eterna loro
propriamente impugnare nè l' esistenza delle idee o specie  delle  cose, nè l' immutabile ed eterna loro natura, ma unicamente
e i generi, hanno per carattere comune che si predicano «  delle  sostanze della prima classe come di loro subietti », di
dialettica, ella non ha virtù d' uscire dal circolo  delle  idee e dei reali possibili , che non hanno ancora attualità
io posso dire di questa quello appunto ch' egli dice  delle  sue sostanze prime, cioè posso dire che d' un' idea piena
prima ragione dunque d' Aristotele vale bensì a favore  delle  sostanze individuali, ma non a favore delle sostanze
bensì a favore delle sostanze individuali, ma non a favore  delle  sostanze attualmente sussistenti. La seconda ragione
specie si può distinguere più cose col pensiero e però c' è  delle  entità molteplici, ma nello stesso tempo si può negare di
fatta da ogni altra cosa. Se dunque il sommo genere  delle  idee secondo Platone è limitato, e limitato più d' ogni
. Non dice che il nome e la definizione, cioè l' essenza  delle  specie e dei generi si predicano delle sostanze singolari,
cioè l' essenza delle specie e dei generi si predicano  delle  sostanze singolari, esprimendosi così la natura di queste,
Platone non separa punto l' esistenza reale dal discorso  delle  idee, ma anzi in queste vuole che si veda l' essenza che è
idee, è quella che s' attribuisce veramente e si predica  delle  cose reali e singolari, e per quella queste si conoscono,
tenerla con quelli che tentano di spiegare l' esistenza  delle  cose reali per la partecipazione delle idee, converrà dire
l' esistenza delle cose reali per la partecipazione  delle  idee, converrà dire che la partecipazione di ciascuna d'
uomo vero, e una statua di legno. La partecipazione dunque  delle  idee non può spiegare l' esistenza de' subietti
Di poi, Aristotele pretende che l' essenza de' generi e  delle  specie consista unicamente in questo che sieno atte ad
di mano in mano che si seguita Platone nella perscrutazione  delle  idee, la sua dottrina diventa più consistente in ragione
si fonda la stabilità e certezza e necessità  delle  definizioni e della scienza dimostrativa, onde la verità
nelle idee. Confessa Aristotele che Platone non fa  delle  idee de' meri predicabili, ma dà loro una natura anteriore
. Se dunque Aristotele stesso riconosce che Platone non fa  delle  idee de' meri predicabili, a che vale il suo argomento che
raddoppi le sostanze, senza spiegar meglio l' esistenza  delle  sostanze sensibili. E quando dice che i sensibili tra loro
d' intendere questa dottrina, si perpetuano i dissidŒ  delle  scuole filosofiche e sembrano inconciliabili. Aristotele
e comuni è una relazione che consegue alla natura  delle  essenze quando queste si considerano come il fondamento de'
ma l' apparente e fenomenale; all' incontro l' essere vero  delle  cose appartiene alla mente, e l' essere vero è uno
dalla loro unica essenza. E questo io credo in parte una  delle  cause, che condussero Aristotele in errore: vide che i
applicata al caso nostro ci rimanda alla dottrina  delle  idee, e non vale a chiarirla. Consideriamo l' esempio con
ad un reale. All' incontro tutt' altra è la questione  delle  idee separate di Platone; poichè non si cerca più se un
stabilisce Aristotele che [...OMISSIS...] che è quanto dire  delle  prime e più universali idee. Distingue poi le scienze in
circa l' ente, [...OMISSIS...] , laddove la prima tratta  delle  cose che sono nell' ente per sè, [...OMISSIS...] . Ma i
può preesistere la potenza all' atto, ma per l' università  delle  cose, e però basta a soddisfarvi che ci abbia un atto primo
sostanza in cui fossero? No, certamente; ma la sede  delle  sue idee era Dio stesso, al che vedemmo riuscire lo stesso
Ora Platone soddisfa a questa condizione dando per subietto  delle  idee Dio stesso. E questo non è già un fuor d' opera nel
Che anzi dice chiaramente essersi appigliato allo studio  delle  ragioni, ossia delle idee, per poter sollevarsi da queste
essersi appigliato allo studio delle ragioni, ossia  delle  idee, per poter sollevarsi da queste più alto, cioè a Dio,
in cui risiede come in prima fonte l' assoluta verità  delle  cose. Laonde giustamente avverte Goffredo Stallbaum non
credere, che Platone faccia di Dio un' idea, o il complesso  delle  idee (3); il che ben avvertano quelli, a' quali in Italia
falso, come vedemmo, che le idee di Platone costituiscano  delle  essenze diverse da quelle de' sensibili, perchè questi
sparli di questa partecipazione che i sensibili fanno  delle  idee, tuttavia egli stesso attesta, che secondo Platone « «
Platone « « i sensibili sono enti per la partecipazione  delle  specie, come i Pitagorici dicevano esser enti per la
la denominazione che Platone diede alle idee di cause  delle  cose (3): onde la prima delle sue quattro cause « « l'
diede alle idee di cause delle cose (3): onde la prima  delle  sue quattro cause « « l' essenza e la quiddità separata
tempo Aristotele insegna, che l' essere sta in queste cause  delle  cose, per modo che la loro definizione e quiddità si
per modo che la loro definizione e quiddità si predica  delle  sostanze reali, singolari e sensibili, sicchè ciò che di
introdussero le specie, fanno le specie quiddità a ciascuna  delle  altre cose, e alle specie l' uno (2). Avendo dunque
dunque considera quelle cause o principŒ prossimi e formali  delle  cose in se stesse, non potendo negare che preesistano, nè
dire così: noi dobbiamo considerare com' è fatta la natura  delle  cose, quale noi la conosciamo e la esprimiamo nel
esterno, e questo fedele rilievo dell' ordine della natura  delle  cose, qualunque sia, purchè non involga contraddizione, non
Ora che cosa ci risulta da questa attenta osservazione  delle  cose tutte da noi conosciute? Ci risultano queste
l' una dall' altra distinte, e molte. Le qualità dunque  delle  cose (chiamando qualità non i soli loro accidenti, ma anche
. Stabilita dunque questa comunione e copulazione  delle  diverse cose, che unite senza confondersi organano gli enti
di generi e di specie, intende sotto queste parole parlare  delle  essenze che ne' generi e nelle specie si contemplano dalla
che dà qui Platone circa il mutuo abbracciarsi e copularsi  delle  essenze, vale egualmente sia che si parli d' una
coll' attenzione della mente nel fatto della natura  delle  cose, rispetto alle quali la chiama più spesso comunione ,
i reali. Anzi i reali sono in Platone il sostegno  delle  idee, sono quelli a cui esse appartengono, e ne' quali si
cadevano nell' errore, cioè la verità dell' « impassibilità  delle  essenze ». Platone più forse per dimostrare quanto quella
confonderli che per convincerli e dare la vera soluzione  delle  difficoltà, li tirava ad accordare, che l' essere
. Dal che deduceva non essere assurda la comunicazione  delle  essenze. Ma sebbene quest' ultima, cioè la comunicazione o
Ma sebbene quest' ultima, cioè la comunicazione o comunione  delle  essenze, fosse indubitatamente opinione di Platone,
parmi aver data origine, chi ben considera, alla differenza  delle  due grandi filosofie dell' antichità, l' Aristotelica e la
viene già provveduto d' opinioni intorno alla natura  delle  cose mondiali, dalle quali ascende al primo Motore; e così,
Platone fa che le idee stesse, in cui ripone la natura  delle  cose, sieno generate o prodotte da Dio, molto più la
a più casi. Se dunque si prende per tutto il mondo intero  delle  idee, certamente allude alla loro contenenza in Dio, come
riguardando come un religioso mistero l' ultima origine  delle  cose. [...OMISSIS...] . Il che non direbbe se non
commentatori. Egli prima parla di tre principŒ elementari  delle  cose: 1 la specie; 2 la materia corporea; 3 il corpo, che è
nel vero se le idee del mondo che pure contengono l' essere  delle  cose, sono « veri enti », o enti semplicemente (6), pure
definita è reale, e come quella si chiama immobile al par  delle  idee, così questa si move, chiamandola Platone « «
» » (2). Dove chiaramente è distinta la conoscibilità  delle  cose, «to gignoskesthai» dall' essere, «to einai», e dall'
dall' essere, «to einai», e dall' essenza, «ten usian»,  delle  cose, e tutti e tre questi elementi si dicono provenire da
ed affermazione divina: non è come nell' uomo l' intuizione  delle  specie, un ricevere, ma un fare collo stesso esser suo. Ora
dalla forza del suo ingegno a riconoscere, che l' essere  delle  cose non è punto sensibile, tuttavia non sa punto slegarsi
s' acchiudano virtualmente, e da essa escano all' occasione  delle  sensazioni, e altre operazioni dello spirito «( Ideol. 229,
similitudine adunque si può paragonare questo lume naturale  delle  menti ad un giogo che aggioga la mente e le cose reali,
Onde Platone usando della similitudine del Sole materiale e  delle  cose visibili agli occhi, dice appunto: [...OMISSIS...] . E
si riferisce all' intelligibile, onde, senza dubbio il lume  delle  menti per Platone è una prima idea, quella che egli chiama
una sua partecipazione e similitudine, così l' impressione  delle  idee nel sentimento inferiore dell' anima non sono le idee
dell' anima non sono le idee stesse, ma un cotal simulacro  delle  idee, ed è perciò che i corpi formati dice che sono
Dio e tutto è connesso. Che se in descrivendo la produzione  delle  cose mondiali le divide, e prima descrive la formazione
platonica. Due proprietà ha quest' idea: 1 che è l' essere  delle  cose; 2 che quest' essere è oggettivo, cioè per sè
Dialettica (4). Nella quale vide che si potevano stabilire  delle  ferme basi su cui ragionare, e spiega tosto la via che
l' idea. Non rimane dunque che a considerare la natura  delle  idee, e vedere ciò che alle idee si confà, o che ad esse
trovare ciò che è vero, o non è. Ora lo studio della natura  delle  idee, causa prossima, per la quale le cose sono quello che
(2). E questo studio del collegamento e della opposizione  delle  idee è appunto quello che il filosofo chiama dialettica , a
sotto il nome d' idee Platone intende l' essere stesso  delle  cose, non le loro similitudini, imagini ed ombre. Il che
come nel X della « Politeia », benchè io intenda questo  delle  sole idee del mondo, e non delle prime idee, che non sono
benchè io intenda questo delle sole idee del mondo, e non  delle  prime idee, che non sono tipi del mondo, come verrà forse
senza un' anima » » (2). Il che non intende già affermare  delle  menti create, ma assolutamente, con questa avvertenza però
Platone appunto per ispiegare come Dio possa essere causa  delle  cose, [...OMISSIS...] , gli dà un' anima, cioè un
Platone ha spiegato nel « Fedro », attesa la reminiscenza  delle  cose colà vedute dalle nostre anime (2). Così deve
mondo tutto l' anima, « « la bellissima e venerabilissima  delle  nature » », [...OMISSIS...] (4). E l' anima si chiama
e ora si ricordano di quello che hanno veduto a cagione  delle  similitudini di cui è abbellito l' Universo. Anche nel
assoluto, a diversità del modo in cui sono nel mondo, usa  delle  parole «alethos kinesin k. t. l.», e appresso dice che sono
alla verità ed alla cognizione umana ed all' essenza  delle  cose mondiali (3). Ma oltre queste idee che compongono,
secondo le ragioni della mente umana, Dio, ci sono  delle  altre idee relative alle cose mondiali, che contengono l'
dalle più eccellenti alle inferiori. L' ultima possibile  delle  nature, la materia corporea, non è di natura sua ordinata.
come Dio poteva, anche prima di creare il corpo, assegnare  delle  leggi armoniche a questo sentimento, quasi screziandolo di
poichè l' ente è per sua essenza uno. La pluralità dunque  delle  parti assegnabili nello spazio non esiste se non nell'
le idee e notizie preconosciute, di cui all' occasione  delle  sensazioni non faccia che ricordarsi, le dà una vera
tradizione (2). Non rimanendogli tempo, nella vastità  delle  ricerche in cui era occupato, di meditare una teoria più
il decoro d' un cotale spirituale organismo, e ciascuna  delle  dette membra riuscìa così composta di quei tre primi
per lungo, di che si ebbero due serie, ciascuna dotata  delle  stesse proporzioni numeriche: delle quali due liste fece
serie, ciascuna dotata delle stesse proporzioni numeriche:  delle  quali due liste fece una croce decussata, e piegata,
parti rispondenti ai sette numeri della medesima, ciascuna  delle  quali movendosi in giro, ne riuscirono le orbite dei sette
dal corpo, secondo l' ipotesi che altrove introduce  delle  anime viventi immuni da ogni concrezione materiale. 2 Dando
si rappresentarono coi due movimenti opposti del cielo  delle  stelle fisse che si move equabilmente, prendendo la legge
dell' anima e del corpo mondiale, narra la formazione  delle  specie d' animali minori, le quali sono tante quante ne
il seme ed il cominciamento [...OMISSIS...] formando,  delle  reliquie di quella stessa sostanza, di cui aveva elaborata
produce tutti i grandi e i minimi movimenti, fino a quelli  delle  coesioni e delle chimiche affinità. Così la materia riceve
grandi e i minimi movimenti, fino a quelli delle coesioni e  delle  chimiche affinità. Così la materia riceve dall' anima non
cose ci esprimiamo. Le forme adunque e la distribuzione  delle  cose sensibili, essendo determinate dall' anima secondo le
ad essi soprastante, ordinatrice e temperatrice degli anni,  delle  stagioni e de' mesi, la quale a troppo buon diritto
come a me pare, specialmente si dee riferire la presenza  delle  idee, «parusia», ai corporei sensibili la comunione ,
veementissima al Bene stesso, che è appunto la causa  delle  idee che compongono l' esemplare, e quella che in sè
d' ogni altra si dee pregiare e cercare siccome la massima  delle  discipline [...OMISSIS...] . Niun' altra cognizione giova
quattro gradi di cognizione, due appartenenti all' ordine  delle  cose visibili, e due a quello delle cose invisibili. Perchè
all' ordine delle cose visibili, e due a quello  delle  cose invisibili. Perchè le cose visibili si dividono in due
, «eikasia», che si riferisce all' imagini visibili  delle  cose, come quelle che si vedono riflettute da uno specchio
ma al triangolo stesso e all' altre figure ideali,  delle  quali le sensibili sono imperfetti simulacri. In questo
. A questo dunque Platone assegna due gradi: l' uno, quello  delle  matematiche e dell' altre scienze, che non ascendono al
l' una più eccellente dell' altra. La classe inferiore  delle  idee è di quelle che si riferiscono immediatamente al mondo
, laddove il sensibile avea luogo nell' ordine  delle  percezioni, ed anche nel primo grado del raziocinio,
col suo principio, e con tutto se stesso alla verità  delle  cose, e che abbiamo chiamato ricognizione dell' essere (3).
le idee e il loro ordine. Ora che cosa è questo lume  delle  menti, effetto, ossia prole del Bene, che per mezzo di
[...OMISSIS...] è lo stesso ente, in quanto è esemplare  delle  cose reali e definite e queste lo imitano e così
Bene poi non è solamente causa del suo Figliuolo, la luce  delle  menti umane, ma, senza cessar d' esser luce inaccessibile
[...OMISSIS...] . Dove parla manifestamente dell' essenza  delle  cose finite, di quelle essenze che tutte unite insieme
di rendere il mondo similissimo a sè stesso, Iddio creò  delle  intelligenze, e in servigio e gloria di queste, altre cose
. Ma quanto la mente e la sapienza umana ossia il complesso  delle  idee accessibili all' uomo sia inferiore del Bene stesso,
deve risultare da un' armonica unione e contemperamento  delle  due vite, cioè della sapienza e del piacere, e di questo
ma non per alcuna positiva esperienza; bensì per via  delle  ragioni , cioè raziocinando da quel bene che sperimentiamo;
ossia l' ammettere più e meno, è il fonte, secondo Platone,  delle  imperfezioni a cui soggiacciono le nature finite e
idee eminenti che si vedono nel mondo partecipate, ciascuna  delle  quali dà una tale essenza che dee essere necessariamente
di quella sua solita riverenza e modestia, con cui parla  delle  cose divine e che s' addice tanto ad un uomo, specialmente
chiaramente l' idea del Bene, non solo esser causa  delle  cose intelligibili, ma anche delle visibili; il che
non solo esser causa delle cose intelligibili, ma anche  delle  visibili; il che dimostra due cose: 1 che per « idea del
di tutte le cose è la più simile e la più vera » » (3).  Delle  quali parole, le prime, cioè che la mente sia il medesimo
Appunto per questo, oltre alla prima e più sublime  delle  facoltà intellettive, cioè alla mente che intuisce le più
paragonando certi luoghi d' Aristotele, in cui parla  delle  dottrine di Platone, con altri che ancor si leggono nelle
poichè se le materie si distinguono tra di loro, hanno  delle  differenze, qualunque sieno: se hanno differenze, hanno
differenze, qualunque sieno: se hanno differenze, hanno  delle  forme, onde non trattasi più d' una materia prima, d' una
di predicati generalissimi; laddove la classificazione  delle  specie in pure e composte ha per sua base la natura delle
delle specie in pure e composte ha per sua base la natura  delle  forme stesse, è una classificazione di subietti . Venendo
altre, il caso e la fortuna , che nascono dalla privazione  delle  due prime, [...OMISSIS...] , e però presuppongono le due
materia e dell' ultima specie, vale anche per le ultime  delle  altre cause. Dice dunque che sussiste in natura il composto
la causa efficiente , quanto la causa della cognizione  delle  cose reali sieno nelle stesse cose reali, perchè dice, se
stesse cose reali, perchè dice, se ci fossero specie fuori  delle  cose reali, queste nè potrebbero produrre o informare le
e di forma, e lo chiama natura , e spiega la cognizione  delle  cose collocando del pari in queste un principio conoscibile
unica maniera di produzione che ci sia nell' universalità  delle  cose. Se questa è l' unica maniera, dunque la forma e la
materia, quali sono nella mente, sono cause efficienti  delle  cose di cui il mondo sensibile risulta (2). Stabilisce
direttore di lavori distribuisce le parti diverse a seconda  delle  capacità, ripartiva in gruppi, in nuclei distinti l'Umanità
l'Umanità sulla faccia del nostro globo e cacciava il germe  delle  nazioni. I tristi governi hanno guastato il disegno di Dio
dal voto dei liberi, sulle rovine della Patria dei re,  delle  caste privilegiate. Tra quelle patrie sarà armonia,
della propria legge di vita, ripartito a seconda  delle  capacità locali e associato, potrà compirsi per via di
agli sbocchi del Varo e segnate con essa, nella direzione  delle  Alpi, un semicerchio: quella punta che andrà, compito il
l'Europa intera acclamerà, sorta e accettata nel consorzio  delle  Nazioni, l'Italia. A quest'ultima prova dovete tendere con
i bastardi dell'umanità. Soldati senza bandiera, israeliti  delle  Nazioni, voi non otterrete fede né protezione: non avrete
stranieri, e non giovano che ad accarezzare la vanità  delle  aristocrazie locali, alle quali è necessaria una sfera più
privilegi, d'ineguaglianze - dove l'attività d'una porzione  delle  forze e facoltà individuale è cancellata o assopita - dove
amata, moverete in bella e santa armonia allo sviluppo  delle  vostre facoltà e della missione Italiana - ricordatevi che
e tiene incatenati all'Italia l'occhio ed il pensiero  delle  Nazioni. I vostri doveri verso la Patria stanno in ragione
mantenerla pura d'egoismo, incontaminata di menzogna e  delle  arti di quel gesuitismo politico, che chiamano diplomazia.
religiosi, dagli uomini del privilegio e dall'egoismo  delle  dinastie, chiedono l'abolizione d'ogni religione, d'ogni
È procedere di fanciulli o di barbari. Perché in nome  delle  malattie generate da un'aria corrotta, non tenterebbero la
nelle loro mani, fondatori della dittatura ereditaria  delle  antiche caste? No; il Comunismo non conquista l'eguaglianza
noi eravamo ancor giovanetti 2) ignari della limitazione  delle  nostre forze, guidati solo dall' immensa voglia di sapere e
questa raccolta di scritti politici quasi epilogo  delle  materie trattate in essa, e traccia di quelle che
in alcune opere di minor lena e lunghezza, ciascuna  delle  quali fosse compiuta in sè medesima. Nacquero così i due
nel primo Volume di questa raccolta. Il secondo fonte  delle  ultime ragioni o criterŒ politici dicemmo essere: La
e secondo quella degli umani istinti è fondata nella natura  delle  cose, e però acconciamente ella dicesi naturale. Il
la sua rettitudine, qualunque sia la disposizione  delle  cose esterne: tuttavia queste, i beni ed i mali sensibili,
popolo è inalienabile, e non offende menomamente i diritti  delle  persone governanti. Quindi la costituzione della società si
suo temporaneo fondamento: questa è la cagione universale  delle  rivoluzioni e delle agitazioni dei popoli. Ma quando noi
questa è la cagione universale delle rivoluzioni e  delle  agitazioni dei popoli. Ma quando noi diciamo che si dee
e definita: noi l' abbiamo mostrato. 2) Noi abbiamo parlato  delle  ingiustizie che può commettere la società civile in quant'
civile e deve essere da questa rispettato; ma vi ha anche  delle  società anteriori ad essa, quali sono la società teocratica
3 Che i Principi, e più generalmente parlando i governi  delle  società civili, sono obbligati di riconoscere questo
ed i governanti non sono istituiti a loro pro, o a pro  delle  loro famiglie, ma unicamente a pro della moltitudine che
tali si debbono riconoscere e trattare senza tener conto  delle  piccole anomalie ed eccezioni che si potessero qua e colà
leggi non possono essere mai altro che conseguenze logiche  delle  prime cioè di quelle che antecedono l' istituzione della
ed hanno voluto, anche allora quando si ritrovavano piene  delle  più atroci usurpazioni ed ingiustizie, ostentarlo: hanno
usurpatori hanno dovuto prima ingannarli sulla natura  delle  loro imprese: e ricoprendo il mostruoso ceffo d' ingiusti,
l' erezione dei tribunali di giustizia; rimanessero però  delle  azioni nella società che a questi tribunali non venivano
in due parti, supreme egualmente nella loro linea, l' una  delle  quali presiedesse alla giustizia politica, e l' altra all'
contro di essi, ed alle minorità contro il dispotismo  delle  maggioranze, parte importantissima che manca presentemente
non riuscirebbero eguali nel loro effetto per la diversità  delle  forze morali: l' opinione della propria forza infonderebbe
dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari, o  delle  minorità, o della parte debole o di tutto il corpo sociale.
sufficienti guarentigie, le quali assicurino la giustizia  delle  sue disposizioni. » Quando il governo resiste a questo
sufficienti guarentigie, le quali assicurino la giustizia  delle  sue disposizioni. »Il popolo che ha trionfato nella
soluzione che essi hanno saputo dare al problema sociale  delle  guarentigie, soluzione che forse si è operata alla stessa
la giustizia, coll' aggiungersi ai Tribunali che giudicano  delle  azioni private de' cittadini altri Tribunali incaricati di
Tribunali incaricati di portar sentenza della giustizia  delle  azioni pubbliche del governo, noi dovremmo venir
trattazione di tutte le cause è da ritenere il principio  delle  tre istanze, converrà che per le cause maggiori il supremo
dei membri del Tribunale supremo e il numero di ciascuna  delle  due camere che formano il parlamento. Questa proporzione
quelli che hanno dei richiami a fare, porgendosi all' esame  delle  ragioni che gli presentano e di quelli che oppone la parte
se la legge o il diritto indeterminato, come sono i diritti  delle  libertà accordate dalla costituzione, e vuol sapersi se di
in se stessa o nelle sue conseguenze. Questa separazione  delle  materie che sono di competenza del Tribunale politico, da
della Costituzione: gli altri Tribunali sono i custodi  delle  altre leggi: il Tribunale politico dee appoggiare le sue
della Costituzione; gli altri Tribunali a qualche articolo  delle  altre leggi. Ogni imputazione davanti ad un Tribunale dello
Appello. Ciascuno dei poteri che concorrono alla formazione  delle  leggi, cioè le due camere ed il re, può anch' egli
consultazione dee farsi contemporaneamente ai dibattimenti  delle  Camere, i quali non devono essere per tale motivo
Tribunale. La consultazione che fa il re per la giustizia  delle  relazioni esterne può essere ugualmente proposta all' uno
uomini, e per mostrar loro ciò che l' istantanea esigenza  delle  cose addimandava. Ma erano traveduti alla sfuggita, e
altro, e quando il politico veniva indotto dalla natura  delle  cose a fare qualche disposizione a quelli consentanea,
malori. Quindi si può dire che i grandi sconvolgimenti  delle  società civili ed i mali a cui esse si trovarono
continuamente soggette condussero talora i governatori  delle  medesime ad operare in un modo consentaneo ai principŒ
essi stessi che si facevano, condotti dalla forza naturale  delle  cose; che perciò non operando dietro un principio, ma solo
d' una teoria, hanno dovuto lasciare nelle società civili  delle  irregolarità innumerevoli, nel tempo stesso che vi
di regolarità; e tale si può dire che sia il presente stato  delle  medesime. Egli è da aggiungere ancora un' altra
cognizioni intorno alla natura dell' uomo, e allo sviluppo  delle  sue passioni mediante la società, si debbono prender da
all' assemblea dei Padri, prevedendo che avrebbe incontrato  delle  grandi opposizioni, come quello che esigeva prima la
a dar loro una baldanza, che avrebbe alterato l' ordine  delle  loro famiglie. Qualcheduno dei più avveduti credette ancora
dei deboli, chi più deboli dei figliuoli rispetto ai padri,  delle  mogli rispetto ai mariti, dei servi rispetto ai padroni?
il bene dei figliuoli non è che il bene dei futuri padri e  delle  future generazioni, e che la giustizia infranta dai padri
L' introdurre alla vostra presenza gli altri membri  delle  vostre famiglie non è dar loro alcun diritto; mentre con
e dolci affezioni che gli avvincolavano coi soccorritori  delle  loro miserie, li cangia in esattori assidui, e li rende
non già col patto che questi li risarciscano mediante  delle  fatiche che posson prestare, ma col patto che restino
maggiormente in tal modo coi non proprietarŒ i vincoli  delle  naturali affezioni, vincoli spirituali che stringono una
il posto che debbono occupare nella società ciascuna  delle  quattro classi in cui si divisero tutte le persone da
dei proprietarŒ e dir loro: A noi spetta l' amministrazione  delle  vostre ricchezze perchè noi sappiamo meglio amministrarle
povere divenissero ricche, e così viceversa. E` il merito  delle  povere, soggiungete voi, che a ciò ne spinge. Avvertite,
queste vostre persone misere ad un tempo e fornite insieme  delle  più alte virtù: la compassione vostra si occupa adunque
dei vostri nuovi proprietari, cioè contro la classe  delle  persone di merito da voi innalzata e coperta in tal modo di
acconsentirete voi che quanto possedete passi in proprietà  delle  persone di voi più meritevoli? Tale è la assurda condizione
in quest' altro: l' uomo debbe mangiare non in ragione  delle  forze del suo stomaco, ma di quelle del suo spirito, poichè
parziale: la conservazione, cioè, e l' aumento ordinato  delle  proprietà. La società del genere umano ha uno scopo sommo e
i mezzi opportuni per render a pieno giustizia a ciascuna  delle  sue creature. La società civile all' incontro non è che
modo medesimo che se il ricco mercatante non si spoglia  delle  proprie ricchezze per premiare le fatiche del letterato,
conveniente e possibile che aver potesse ciascuna  delle  quattro classi di persone, che comporre dovevano la nuova
occupò la quinta sessione dell' assemblea. La prima classe  delle  persone componenti la società civile era quella delle
delle persone componenti la società civile era quella  delle  persone non libere. La Commissione definì le persone non
ovvero ancora di diritti relativi ad altre persone verso  delle  quali si considerano come liberi. Tutti questi diritti qui
persone non libere, queste verrebbero ad entrare in alcuna  delle  tre classi susseguenti: e di essi si debbe intendere tutto
debbe intendere tutto ciò che si dirà più sotto dei membri  delle  dette tre Classi. Considerando adunque i diritti delle
delle dette tre Classi. Considerando adunque i diritti  delle  persone non libere come tali non ne troviamo che due: 1 la
che questi potessero fare di loro autorità. Il Delegato  delle  persone non libere rispose, esser falso che i diritti della
pubblica nulla poteva fare per la medesima se non mediante  delle  spese; che quindi, perchè si rendesse possibile una
loro fatta giustizia, allo stesso modo come si disse  delle  persone non libere. Conchiuse che era necessario dare loro
entrando nella società civile, il singolare diritto di fare  delle  inutili querimonie sopra la perdita irreparabile delle più
fare delle inutili querimonie sopra la perdita irreparabile  delle  più care e delle più sacre proprietà dell' uomo; e sia loro
querimonie sopra la perdita irreparabile delle più care e  delle  più sacre proprietà dell' uomo; e sia loro assegnato
introdotto nella società, essendo contro la natura  delle  cose perchè trasforma la beneficenza in giustizia,
si è che i non proprietarŒ essendo liberi possono disporre  delle  loro operazioni e con queste pagare la Società, con queste
della loro abilità, di poi in ragione della loro salute o  delle  peculiari circostanze nelle quali si trovano, finalmente in
circostanze nelle quali si trovano, finalmente in ragione  delle  ricerche? possono essi assicurarsi di provvedersi
farà l' Amministrazione sociale di tanti operai? porrà ella  delle  fabbriche manufattrici, o pianterà degli stabilimenti di
e il rese così evidente che fu generalmente approvato. Una  delle  ragioni radicali proposte dalla Commissione si fu, che
in una voce, efficace quanto più esser poteva, di richiamo  delle  offese ricevute dagli altri membri della società, o dall'
supporre che avessero il modo di soddisfare alle spese  delle  loro cause, e se ciò si supponeva, doveva supporsi
era la ricchezza materiale , distinzione caratteristica  delle  due società. Di poi tirò pure la conseguenza da tutto ciò
sociale non possa giammai trattare esclusivamente i negozi  delle  persone che entrano in essa, ma debba riconoscere le
tutte queste incombenze fra varie famiglie, alcune  delle  quali si restringessero per esempio alla cura del gregge,
per esempio alla cura del gregge, altre alla filatura  delle  lane, altre alla tessitura, ed altre alla facitura delle
delle lane, altre alla tessitura, ed altre alla facitura  delle  vestimenta. Egli fu in tal modo che si moltiplicarono i
non avesse temperato i fieri costumi e la corruzione  delle  passioni raccendendo nelle menti il lume della verità; ma
dalle cose dette, o piuttosto era una recapitolazione  delle  medesime. In fatti egli discendeva da quell' altro più
passiva e la rappresentazione attiva: la prima  delle  quali, corrispondente ai diritti personali, era formata da
entrare con essa in un contratto stabile. I possessori  delle  terre fecero però sentire che non sembrava loro giusto d'
Le arti ed il commercio sono di somma utilità ai possessori  delle  terre: dunque questi quando anco potessero abbandonarli non
a' proprŒ vantaggi. Dall' istante adunque che i proprietarŒ  delle  terre non vogliono nè possono volere rinunziare ai vantaggi
il commercio. E chi la poteva produrre, se non i possessori  delle  terre somministrando le materie prime? Le arti dunque ed il
officŒ. Alla seconda obbiezione, colla quale i proprietarŒ  delle  terre pretendevano che solamente i loro fondi fossero
i seguenti riflessi. Ella è la legge che regola il prezzo  delle  cose, quella che può dileguare la difficoltà proposta. Per
proposta. Per conoscere la legge che regola il prezzo  delle  cose bisogna prendere per regola una misura comune del
prezzo più acconcia di tutte. Valutiamo dunque il prezzo  delle  cose in danaro, o per dir meglio consideriamo la
che costituiscono questo prezzo, o questa valutazione  delle  cose? Sono due: 1 La ricerca delle medesime corrispondente
o questa valutazione delle cose? Sono due: 1 La ricerca  delle  medesime corrispondente ai bisogni che si hanno di esse,
ecc. ecc.. Egli bisogna ben intendere che questo prezzo  delle  cose appunto perch' egli risulta dal rapporto fra la somma
perch' egli risulta dal rapporto fra la somma de' bisogni  delle  medesime e la loro acconcezza a soddisfarli, non è già
speranza di guadagno che gli accompagna. Nè i proprietarŒ  delle  terre possono già dire: che il prezzo che viene loro
valutar la ricchezza se non riportandosi al prezzo relativo  delle  cose, cioè al prezzo che acquistar possono messe in cambio
ha più luogo a sconto; poichè questo prezzo è il risultato  delle  qualità stimabili dell' oggetto apprezzato, meno le qualità
l' amministrazione? Si vuol forse fare una nuova divisione  delle  ricchezze materiali in un modo regolare, sicchè una persona
si ha mai, nè si potrebbe conoscerla avendola: il diritto  delle  parti adunque non si estende ad esigerla; perocchè i
che più dappresso s' avvicinassero all' esecuzione  delle  basi sopra poste di giustizia, e che diminuissero le
della giustizia non debbe punto atterirsi dallo stabilire  delle  regole difficili all' esecuzione, ma che tutto ciò che è
proposte, cioè la passiva e l' attiva, la prima  delle  quali corrispondeva alla specie di diritti che è comune a
regolarizzazione s' ottiene coll' instituire due centri  delle  medesime, i quali possano agire regolarmente ed
agire regolarmente ed ordinatamente: e questi due centri  delle  due forze elementari dell' uomo e della società sono le due
dall' Assemblea stessa, fu finalmente ammesso. L' articolo  delle  elezioni per la composizione del Tribunale, che si doveva
trova instituita presso varŒ popoli, in cui vi fossero già  delle  persone che s' incaricassero di tutte le incombenze che la
da difendere e da rappresentare quanto è maggiore il numero  delle  persone che la compongono. Perchè adunque gli uomini
conviene che i voti stieno in ragione del numero  delle  persone componenti la famiglia. Si oppose che i padri
che riunendo nei padri e nei mariti i voti dei figliuoli e  delle  mogli si privava la società di un maggior numero di
punto della discordia, innanzi cioè che si sappia a cui  delle  due parti appartenga il diritto conteso. Se dunque il
essere al tutto indivisa da quella dei padri, e la volontà  delle  mogli essere al tutto indivisa da quella dei mariti. E` l'
raccogliessero i voti dei loro figliuoli ed i mariti quel  delle  mogli, costituirebbe e autorizzerebbe legalmente una falsa
dalla quale essa non avvenga che mai dissenta in nessuna  delle  esterne relazioni. Coll' introdurre adunque nella famiglia
senza necessità; perocchè ciascuna legge ne chiama  delle  altre all' infinito, giacchè nel mentre ch' essa vuol
vuol rimediare ad un disordine, contorce il naturale stato  delle  cose, e ne produce infiniti altri. Questo disordine nell'
lo stesso legislatore, per quanto avveduto egli sia, a  delle  instituzioni totalmente false; perocchè non v' ha uomo d'
farete un' instituzione che metta disunione o diffidenza  delle  armate verso i loro generali distruggerete l' effetto delle
delle armate verso i loro generali distruggerete l' effetto  delle  militari ordinanze. Il ricco può abusare delle sue
l' effetto delle militari ordinanze. Il ricco può abusare  delle  sue ricchezze: prescrivetegli l' uso ch' ei ne debbe fare:
E` dunque da osservare diligentemente qual sia la natura  delle  instituzioni sociali. Sono esse tali che determinano in se
punto: e quando ci sia il caso per levare gli abusi  delle  medesime, si debbono attorniare di altre instituzioni
i diritti degli uomini, ad ottenere lo scopo proprio  delle  instituzioni preventive o repressive; cioè a prevenire i
estremamente corrotta, il legislatore è costretto di fare  delle  instituzioni false; 1) è costretto di confondere quei due
quei due generi d' instituzioni in un solo: quei due scopi  delle  medesime in un solo; cioè in quello tendente colla
morte degli schiavi autorizzavano di cavare dei giuochi e  delle  pubbliche ricreazioni. Non v' ha nessun falso diritto, o
uomini fra di loro che non abbia portato in conseguenza  delle  false instituzioni e delle false leggi. All' incontro delle
non abbia portato in conseguenza delle false instituzioni e  delle  false leggi. All' incontro delle false leggi e delle false
delle false instituzioni e delle false leggi. All' incontro  delle  false leggi e delle false instituzioni producono sempre
e delle false leggi. All' incontro delle false leggi e  delle  false instituzioni producono sempre delle relazioni false
false leggi e delle false instituzioni producono sempre  delle  relazioni false fra gli uomini, se essi vivono per lungo
Egli è vero, lo ripeto, che i legislatori sono costretti a  delle  istituzioni false, allorquando la società è estremamente
sussistere, danno il solo diritto di ovviare gli abusi con  delle  instituzioni particolari ed a tal fine appositamente
particolari ed a tal fine appositamente ordinate. Se  delle  instituzioni costituissero l' autorità dei padri e dei
in tal modo dal fine proprio per conseguire il fine  delle  instituzioni di un altro genere cioè delle instituzioni
il fine delle instituzioni di un altro genere cioè  delle  instituzioni preventive e repressive . Ad ovviare dunque
abusi dell' autorità paterna e maritale debbono rivolgersi  delle  instituzioni apposite, le quali non apportino un colpo
lasciato questo potere in tutta la sua pienezza dalla parte  delle  persone soggette, ed all' incontro ha dato ai padri ed ai
moderarlo. Egli è dunque inconveniente e contro la natura  delle  cose stabilire che il padre abbia il dovere di raccogliere
era dato ai padri quello dei figliuoli, o ai mariti quello  delle  mogli; perocchè mentre questi due vincoli, cioè il paterno
che temporaneo in una società civile cristiana; ed una  delle  prime cure della medesima, quando sarà instituita, debb'
stato dimostrato nella sessione antecedente conduce a fare  delle  false instituzioni. E che cosa è altro questo sofisma che
alle instituzioni stabilitive, ed il fine proprio  delle  instituzioni stabilite non è già quello di evitare i
dopo costituito lo Stato non siate forse condotti a fare  delle  riforme che alterino le prime basi su cui è costituito, o
la civile società pure arbitraria: in tal caso il principio  delle  instituzioni sociali è l' arbitrio. Egli è vero che si
va senza di lui, e che è così complicata per la moltitudine  delle  sue parti che gli riesce impossibile di calcolarne l'
ma non essendo questi diritti in fondi, ma nell' opera  delle  loro mani, l' avevano solo in corpo, e non in individuo
si restrinse a far osservare alla medesima solo la prima  delle  due difficoltà sopraddette, e in conseguenza di essa a
loro abili ministri o delegati forniti dei loro poteri e  delle  loro instruzioni, i quali potevano essere ridotti a quel
di tutto il corpo che rappresenta: nella collisione perciò  delle  grandi colle piccole proprietà egli non abbandonerà mai
ricchezza che rimane senza rappresentazione è sempre minore  delle  lire cento. Supponete in fatti un proprietario di mille e
voti; perchè in essa il numero dei voti equivale al numero  delle  centinaia di lire. Laonde questi non resta senza
come rappresentante il proprio, e non come delegato  delle  Assemblee antecedenti. In tal caso l' Assemblea dei
parte di rappresentanti di beni proprŒ, parte dei delegati  delle  Assemblee precedenti, i quali non sono che ministri delle
delle Assemblee precedenti, i quali non sono che ministri  delle  Assemblee stesse. La Commissione propose « che ciascuna
Ciò che è detto nei paragrafi precedenti per lo scemamento  delle  fortune, vale anche per il loro aumento; e perciò ciascuno,
ha diritto e dovere di domandare una nuova ricognizione  delle  fortune di quelli che sono negligenti nel pagare le
nel pagare le imposizioni. 5 I lavori del Tribunale e  delle  Assemblee sono indipendenti, e quelli dell' uno non possono
negli scrittori antecedenti, o sia nelle costituzioni  delle  nazioni che fin quì sulla terra sono esistite. Questa
ma questo interrompimento, che nuoce invero al filo  delle  idee, sarà forse compensato da un maggior avvicinamento che
a quella forma regolare. Parmi insomma che tanto la natura  delle  cose, quanto le menti degli uomini ci si sieno aggirate d'
tempo, non è già da credersi che ciò nasca dall' opera sola  delle  passioni degli uomini: egli si prolunga anzi per l'
propria incapacità, e sulla fallacità dei loro giudizŒ e  delle  loro operazioni. Se noi veniamo osservando la storia delle
delle loro operazioni. Se noi veniamo osservando la storia  delle  nostre moderne monarchie, cominciando dalle loro origini
del loro avvedimento e della loro destrezza nel maneggio  delle  pubbliche cose. Si grida contro alla costoro improbità: ma,
contribuito degli uomini sommamente probi, e forniti  delle  più pure intenzioni. - Ma essi, si dice, hanno rinserrate
gli occhi, come cadono sotto gli occhi tutti i disordini  delle  amministrazioni di più persone, sieno grandi o sieno
terza per vendicare i delitti della seconda. Nel fermento  delle  opinioni e nella prontezza e temerità dei giudicŒ si
sè stessi. E non fa però meraviglia, se fino a qui solo  delle  incerte traccie si ravvisino essere state di consimile
me proposto, e come i principŒ sieno conformi alla natura  delle  cose. Io ho cercato un sintomo che ci faccia conoscere
al Tribunale politico; e veggiamo se il popolo risentitosi  delle  offese degli amministratori abbia chiesto e resosi com' ha
le ribellioni: queste nascono perchè il popolo si risente  delle  offese che vengono a lui fatte dagli amministratori della
da sé. Esiste adunque sempre nel fatto e per la natura  delle  cose un Tribunale per gli affari politici, come esiste
per gli affari politici, come esiste sempre per la natura  delle  cose un Tribunale per gli affari privati. La sola
la modalità stessa dei diritti 2) in un tempo, che il fine  delle  guerre ognor minacciate era l' esistenza, o la distruzione
il risentimento morale adunque questo naturale giudice  delle  offese era quello che determinava la stessa forma
una giustizia, un Monarca, a cui rendere il conto  delle  arbitrarie sentenze. Conviene concedere in fatti che questo
ordinari. Le parti del popolo, dice il Sismondi parlando  delle  forme di governo dei popoli settentrionali del medio evo «
che così fu sempre, e che sarebbe contro la natura  delle  cose supporre il contrario. In fatti la natura si risente
Saint7Pierre. Leibnizio che credeva la cosa possibile fece  delle  eccellenti osservazioni sul progetto di Saint7Pierre. 1)
aveva in vista la protezione dei popoli o il miglioramento  delle  costituzioni degli Stati. Bensì dei due modi proposti, cioè
la quale fu occasione fino dal nascere della Chiesa  delle  calunnie che a lei diedero i pagani. I cristiani, dice l'
« Hanno tentato i Papi di tirare a sè l' Amministrazione  delle  società civili? »Convien rispondere: « Non mai: egli è in
ancora: « Hanno ì Papi voluto giudicare della giustizia  delle  azioni politiche, o sia hanno essi voluto entrare in questo
o i modi di entrare nella comunanza civile, alla prima  delle  quali « tutto ciò che spira, fornito che sia di ragione
è vero che il Senato romano divenne ben presto l' arbitro  delle  questioni che insorgevano fra i Re; ma quest' era piuttosto
il riputavano anzi il fonte della giustizia, ed il padrone  delle  sostanze e di tutti gli altri diritti privati dei quali
quello che la storia stessa somministra. La storia adunque  delle  civili società presenta costantemente i fatti generali
per amore della quiete e della sicurezza hanno fatto sempre  delle  disposizioni favorevoli alla detta legge. 3 Le grandi
prevale debba portare una mutazione nella distribuzione  delle  ricchezze; il quinto fatto finalmente dimostrando che non è
senza il danaro 1). Le ricchezze naturali apportano  delle  derrate che non si conservano a lungo, e alle quali perciò
prezzo come diceva, che quello che risulta dal mantenimento  delle  persone. Lo scopo dunque dell' affezione nella Società
Società domestica: secondo forma; Società civile. Progresso  delle  forze prevalenti nella Società umana: forza prevalente
si conosce che può accrescersi mediante degli instrumenti  delle  arti; quindi si porta l' attenzione e il desiderio sopra
altre società contro le quali bisogna difendersi. Il prezzo  delle  ricchezze così va crescendo fino a tale, che la ricchezza
non si guerreggia se non per la ricchezza. Tale è lo stato  delle  Società civili bene avvanzato. 1) Le Società civili all'
che consiste nella forza personale. Perciò le instituzioni  delle  società civili che non hanno riguardo alla ricchezza, ma
come la forza prevalente, appartengono alla seconda età  delle  Società civili, o sia alla loro virilità. Quasi tutte le
averne una parte per le spese pubbliche senza bisogno  delle  contribuzioni private; e l' altra parte potè dividersi in
potè dividersi in trenta parti, come trenta era il numero  delle  curie. Ma egli era impossibile che questa instituzione
come a lungo non può conservarsi la perfetta eguaglianza  delle  ricchezze: doveva manifestarsi ben presto la legge della
di questa legge, tosto che fosse successo lo squilibrio  delle  fortune, avrebbe potuto dare la più grande scossa alla
la esistenza, s' essa fosse stata guasta dalle passioni  delle  Società invecchiate e corrotte, e se non avesse avuto degli
avuto degli uomini prudenti capaci di seguire la natura  delle  cose, e di modificare le antiche instituzioni a tenore
cose, e di modificare le antiche instituzioni a tenore  delle  nuove forze che si manifestavano e si rendevano prevalenti
Società. L' uomo prudente che seppe accorgersi della legge  delle  Società civili appena che si manifestò in Roma e che diede
Società civili appena che si manifestò in Roma e che diede  delle  instituzioni in armonia colla medesima fu Servio Tullio,
Servio Tullio sesto re di Roma: nel qual tempo la divisione  delle  fortune private aveva soggiaciuto a grande varietà. Quindi
fu solamente la numerazione del popolo: fu ancora l' estimo  delle  sostanze di ciaschedun cittadino. La prima classe era
altre espressioni: « « L' avere, » dice, «e la ricchezza  delle  famiglie è una specie di ostaggio e di pegno ch' esse danno
non sono stati condotti a quelle savie disposizioni già per  delle  teorie, ma per la forza della natura: il loro merito sta
appoggio dei fatti. Noi veggiamo adunque che la natura  delle  cose ha indicato ai popoli la legge da noi indicata che l'
e che i popoli docili alla voce della natura hanno fatto  delle  instituzioni favorevoli ad una tal legge. Ma come noi
manifestasse la sua influenza: per ciò non è negli esordi  delle  nazioni, ma dopo ch' esse sono bastevolmente costituite,
colle istituzioni. La distinzione di questi due tempi  delle  nazioni non si può veder meglio che tenendo dietro ai passi
nazioni non si può veder meglio che tenendo dietro ai passi  delle  nazioni conquistatrici; perocchè quando esse si
la legge della società domestica, cui susseguì la divisione  delle  terre, e venne ben presto la ricchezza a far sentire la sua
la sua preponderanza fra le forze sociali, che è la legge  delle  Società civili avviate; si rinnovellò nelle nazioni
erano scomparsi ed i vincitori poco numerosi in proporzione  delle  terre divise, erano divenuti possessori di latifondi.
francese rappresentasse di sua natura dei principŒ, e non  delle  cose, a differenza della costituzione inglese
a differenza della costituzione inglese rappresentante  delle  cose e non dei principŒ. Non vogliamo già dire che l'
il potere; legge che non si può violare senza che la natura  delle  cose non ne punisca l' imprudenza severamente, fino che non
prossima che la violazione di una tale legge. Se lo stato  delle  cose pubbliche era difettoso, se le imposte pesavano
il soverchio lusso, e le dilapidazioni della Corte e  delle  finanze mal disponevano gli animi: qual era il rimedio
a tali mali? Bisognava formare un più comodo riparto  delle  proprietà, e quindi appresso una distribuzione dell'
equilibrata colle medesime. Un più comodo riparto  delle  proprietà non si potea far che in due modi: il primo con
in un modo giusto, qual fu quello della francazione  delle  città appartenenti ai dominŒ della corona, promovendo e
fronte alle soperchieriere della nobiltà. Ma solo con  delle  instituzioni che avessero messe in esecuzione con maggior
più potute sconcertarsi le cose pubbliche per la prevalenza  delle  opinioni, o sia dei principŒ, mentre le parole la perdono
le parole la perdono sempre quando si mettono a fronte  delle  cose. Ma invece di ciò, che si fece? I mali di cui era
come « una idea vana e una fatica ingrata lo studio «  delle  antiche costumanze, »presso i quali tutto ciò che era
alquanto dai due altri ordini, non immuni dalla vertigine  delle  teorie, e il giorno 17 di Giugno i Comuni, che così si
non restava dunque ai nobili che di lasciar la preda  delle  lor proprietà, e di mettere in salvo colla fuga le loro
un grande squilibrio tra la proprietà e il potere, lo stato  delle  cose pubbliche era tale, che il diritto al potere non
E come questo potere, portava seco il dispotico dominio  delle  proprietà, poichè non v' era più nessuno che le potesse
che nacquero. A chi si poteva appellare nel contrasto  delle  abilità personali? alla forza; secondo la legge del primo
tutta la storia conferma questa legge uscente dalla natura  delle  cose; che la proprietà ed il potere tendono ad
che dura fino alla rivoluzione francese; ed esso è l' opera  delle  forze della stessa natura. La rivoluzione sostituisce alla
del terzo stato, e quindi resi i minori proprietari arbitri  delle  fortune della nazione, diventa un oggetto della cupidità di
potere civile, quanto pel rapito potere civile una rapina  delle  proprietà. Delle grandi fortune erano sorte sulla
quanto pel rapito potere civile una rapina delle proprietà.  Delle  grandi fortune erano sorte sulla distruzione delle antiche;
Delle grandi fortune erano sorte sulla distruzione  delle  antiche; e quelli ch' ebbero in mano prima il potere civile
di lor natura, perchè era stato restituito l' equilibrio  delle  proprietà e del potere, ed in tal modo doveva apparire il
ai proprietarŒ avea cagionato la rivoluzione, e la rapina  delle  proprietà l' aveva finita; perchè aveva restituito l'
conciossiacchè tanto è lungi che l' arbitrio dei possessori  delle  terre voglia distruggere quella ricchezza, che anzi questo
civile solamente alla ricchezza terriera, sta la storia  delle  Società civili, la quale dimostra il fatto qui sopra
rappresentazione reale, che sono i due stati sopra distinti  delle  Società, la prima ricchezza che si manifesta è la
e industriale. Prendendo a considerare la storia  delle  nazioni conquistatrici cioè di forse tutte le nazioni, si
quindi nascita dei piccoli proprietarŒ, e rappresentazione  delle  proprietà mediante il terzo stato; 4 Comparsa del commercio
repubblicano. Le prime repubbliche d' Italia furono quelle  delle  coste del Regno di Napoli, fra le quali è celebre quella d'
i membri di quella magistratura avevano il titolo di priori  delle  arti » » per indicare, dice il Sismondi, « « che l'
di quella di essere essi stessi quelli che dispongono  delle  cose politiche? Il perchè si può ragionevolmente dire, che
necessità vuol di nuovo regolarizzarsi. - Ma i proprietarŒ  delle  terre trovandosi già in possesso del governo, se in vece di
regolarizzare la proprietà si perde di vista: i proprietarŒ  delle  terre, ossia i nobili 1) credono d' essere ingiuriati dal
disordinare la Società, lo spirito sedizioso, il disprezzo  delle  potestà costituite da Dio, il democratismo, l' empietà. In
l' empietà. In tal modo non è più la forza naturale  delle  cose che opera, ma le sollevate passioni, e l' accanimento
cose che opera, ma le sollevate passioni, e l' accanimento  delle  due parti passa ben presto ogni termine. In tale stato di
parte contraria. Tale è la celebre ed infelice istoria  delle  repubbliche italiane del medio evo. Ascoltiamo ancora
medio evo. Ascoltiamo ancora qualche passo dell' istorico  delle  medesime. Abbiamo veduto che la forma di governo stabilita
nel 12.2 fu interamente mercantile, giacchè i sei Priori  delle  Arti eran quelli che componevano la signoria. Ma l'
non esisteva nè come proprietario, ne' come amministratore  delle  cose pubbliche: egli era schiavo dei nobili. Dopo il mille
vent' anni del secolo XIII i mercatanti ebbero la somma  delle  cose pubbliche, esclusa la nobiltà. La lotta delle parti
la somma delle cose pubbliche, esclusa la nobiltà. La lotta  delle  parti che sostiene, anche presentemente, il governo d'
Confessore (1066). » » Non si può parlare con più mal senso  delle  modificazioni che Odoardo I ha dato alla Costituzione
ad una resistenza che nasce da una legge della natura  delle  cose, e non dagli uomini ». Il dire che ciò nacque più da
più da timidità che da saviezza, non toglie la verità  delle  cose dette, non toglie che se fosse stato sul trono inglese
o troppo tenace del sommo diritto, o troppo presuntuoso  delle  sue forze, non avesse operato assai peggio, e per lo meno
medesima, vie più si confermò. Il Sig. Raynal fu spettatore  delle  conseguenze funeste della rivoluzione francese, vide il
ed i furti politici, come gridare contro l' alterazione  delle  proprietà particolari, mentre prima si ha dato licenza, si
di popolazione. Questa popolazione che eccede la ricchezza  delle  famiglie, e che forma la classe dei poveri, è quella che
d' impossessarsi del potere civile per impossessarsi quindi  delle  proprietà. I principii dunque del Sig. Raynal menavano
principŒ stessi, d' essere stato non già un filosofo, lume  delle  nazioni, ma un cieco caduto nella fossa coi ciechi da lui
ricavare la risposta a questo quesito dal confronto  delle  due autorità che portano sulle cose giudicii così opposti,
quale le loro ricchezze vanno a pericolo, accetteranno  delle  condizioni gravose. Essi ricevono queste condizioni per
non fa danno nella nazione. Sebbene nell' America vi sieno  delle  grandi e delle piccole fortune, tuttavia non v' è quella
nazione. Sebbene nell' America vi sieno delle grandi e  delle  piccole fortune, tuttavia non v' è quella sproporzione che,
Non così però sarebbe se egli possedesse più che la metà  delle  ricchezze della nazione; poichè in tal caso la maggiorità
è difesa per sè stessa, e non ha bisogno di cercare  delle  alleanze per sostenersi, come pure è priva di timore d'
fu dissipata con essa la nazione. La storia politica  delle  diverse nazioni dell' Europa non è che la storia di questi
potere vincitore, e prevalente; si viene a render ragione  delle  costituzioni dei diversi stati d' Europa. La povertà del
cadere. Le costituzioni del medio evo prodotte dalla natura  delle  cose, e dalla docilità degli uomini nell' arrendersi a ciò
lungi dal cavare i vantaggi che loro offeriva la bontà  delle  costituzioni, venivano a distruggere le costituzioni
veniva loro strappata un poco alla volta dalla natura  delle  cose, così essi la formavano pezzo per pezzo senza però
dignità. I nobili sempre avidi di acquistare de' feudi, o  delle  donazioni, li sollecitavano continuamente dalla corona. La
ancora i passi seguenti dell' autore dello spirito  delle  Leggi: [...OMISSIS...] I feudi resi ereditarŒ, l'
una base così falsa se non esistesse una legge nella natura  delle  cose che ve li spingesse, la legge che il potere civile
feudale nacque dalla conquista, cioè dalla distribuzione  delle  terre conquistate fra i vincitori. In alcune nazioni però
la pace interna e la comune sicurezza. Il buon esito  delle  armi, od anche la speranza del medesimo giustificava la
di passione pochi sapevano conoscerle nè il risentimento  delle  parti per cui era seguita l' ingiusta sentenza poteva
autorità nel riparto dei terreni, e non venivano defraudati  delle  aspettate ricchezze. Che cosa nasceva mediante una simile
le ricevano; a riconoscere in essi il diritto di disporre  delle  medesime in tutto ciò che riguarda la conservazione dell'
che in pratica non si restasse contenti della divisione  delle  terre; e se in ciò succedeva un malcontento, già
considerare l' autorità principesca come quella che portava  delle  conseguenze dannose sulle proprietà private, non custodiva
doveva cercare di porre un limite alla sovrana autorità; e  delle  terre il principe doveva perciò disporre di consenso della
[...OMISSIS...] E` però osservabile che il principio  delle  leggi feudali, il quale attribuisce al principe la
feudali, il quale attribuisce al principe la proprietà  delle  terre per la ragione detta, non era che una espressione
proprietà, si diceva che il principe aveva la proprietà  delle  terre. La cosa però si sentiva ben distinta nel fatto: ed
che poteva mostrar le leggi, che davano a lui la proprietà  delle  terre, poteva altresì rinfacciare d' infedeltà e d'
legge, ma come dicevamo il re non aveva che la modalità  delle  proprietà, e non la proprietà stessa: era governatore e non
la sua impresa fosse diretta con unità. La proprietà dunque  delle  terre conquistate apparteneva alla nazione conquistatrice,
guerra, così aveva bisogno di un ordine nella divisione  delle  terre: e questo era naturale, che lo ricevesse dal suo
un principe debile ad un principe forte: ed è il vizio  delle  monarchie elettive. La legge adunque feudale, che mise per
introdusse, secondo il racconto che ne fa il commentatore  delle  leggi inglesi Blackstone. Egli è d' opinione, che il
da lui, e col dar a lui il diritto di privarli  delle  medesime se non conservassero la dovuta fedeltà. Questa
la modalità assai esteso quanto richiedeva l' esigenza  delle  circostanze, basterà che noi traduciamo l' instituzione
e che evitando tutte le espressioni equivoche, la vestiamo  delle  espressioni che ci verrebbero suggerite da una legislazione
che il capo della nazione abbia autorità di privarli  delle  medesime: io propongo che tutti voi riconosciate di
di passaggio si può cavare questa regola circa la bontà  delle  costituzioni: « Che la costituzione debbe bensì assegnare
che sembrasse realmente che il principe avesse la proprietà  delle  terre. E` vero che il togliere ed il donar le terre nel
L' anno ..9 Eude di Parigi re di Francia concedette  delle  terre a Ricabodo suo vassallo pel tempo di sua vita, e di
e rilevata l' autorità dei principi rimettendoli alla testa  delle  loro nazioni, probabilmente tutte le società civili d'
già contenti i nobili di rendersi così assoluti padroni  delle  terre, ricevendole dal principe a titolo di feudi; ma col
il quale lasciava ai principi apparentemente la proprietà  delle  cose, seppero strappare dalle mani principesche anche le
titolo di feudo. Chi crederebbe che l' elemosine stesse  delle  messe dette ad un tale altare, le ottenessero dei Baroni
conseguenze? Blackstone si scaglia con ragione contro  delle  sottigliezze dei giurisperiti normanni che avevano guasta
in mano poichè gli fa credere ch' egli sia il proprietario  delle  terre. Dipende dunque solo dall' indole del principe, e
più vera e più moderata. Dopo avere Blackstone parlato  delle  conseguenze di un potere esagerato che tiravano gli
si potè essa correggere senza che la nazione sofferisse  delle  pene e degli scompigli di fatto? con sì gravi pene adunque
il Rosso mantennero imperiosamente tutto il rigore  delle  dottrine feudali; ma il loro successore Enrico I giudicò
sue pretensioni alla corona di promettere il ristabilimento  delle  leggi del re Edoardo il confessore, o dell' antico sistema
che hanno traveduta questa legge, che hanno anche fatte  delle  instituzioni ad essa consonanti, non hanno poi recato alla
che il potere civile si dividesse rigorosamente in ragione  delle  ricchezze o pure che il potere civile si dividesse con una
fra gli uomini, nè fosse perfettamente diviso in ragione  delle  ricchezze. Dopo di ciò riuscirà facile a spiegare la
della natura, poichè trovando in queste costituzioni stesse  delle  irregolarità, bisogna dire che i legislatori non le abbiano
insuperabile che veniva loro opposto dalla stessa natura  delle  cose. Per esempio noi abbiamo veduto quanto bene Servio
di semplicità e di regolarità si tralascia qualcheduna  delle  forze della natura; e di ciò viene il detto, che è diversa
e che osservò d' altra parte come la sola influenza  delle  ricchezze nella rappresentazione reale lascierebbe scoperti
come prezzo di quella gara che è tra gli uomini grandissima  delle  ricchezze; nè stabilire il principio, che i beni in
esige che sia divisa fra i membri della nazione in ragione  delle  ricchezze che possedono: ed il giudicio perfetto esige che
non riuscirebbero eguali nel loro effetto per la diversità  delle  forze morali: l' opinione della propria forza infonderebbe
valesse ogni Tribunale sarebbe al tutto inutile e ciascuna  delle  parti potrebbe sottrarsi allo stesso, dico ogni Tribunale
qual può essere la maniera migliore di assicurare i popoli  delle  loro rette e pure intenzioni, se non quella di mostrarsi
uomini: ma più di quelli che più posseggono; e la speranza  delle  rapine non vale mai tanto quanto il ragionevol timore di
cause; non debbe dare il giudizio solo all' orecchio d' una  delle  due parti, ma debbono tutte due poter dire le loro ragioni
l' indole di un Tribunale non contiene già un' inquisizione  delle  cause da giudicare; ma è solo una corte stabile e per così
dei richiami da fare, ed essa si porge pronta all' esame  delle  ragioni che si presentano e di quelle che contro alle
essa ha ancora un pieno diritto di commutare i diritti  delle  medesime in altri diritti equivalenti, purchè lo esiga il
in simili materie sieno irreperibili, mentre il rigore  delle  prove per l' indole d' un tal Tribunale non dovrà essere al
intorno ad esse costano tanto sangue e tanta depravazione:  delle  basi che non si potranno giammai a pieno ritrovare e
gran numero di casi particolari non menino gradatamente a  delle  sentenze generali, e sgombrino delle teorie imaginarie
menino gradatamente a delle sentenze generali, e sgombrino  delle  teorie imaginarie fondate nell' aria; fino a che insomma il
di altre decisioni; e da queste norme sieno quindi cavate  delle  leggi e ridotte in un codice: e la giurisprudenza politica
dividere il giudice dalla parte, e fosse necessario che una  delle  due parti fosse anche giudice sarebbe sempre preferibile di
Che l' amministrazione possegga il giudicio sulla giustizia  delle  sue disposizioni, questo è cosa naturale, perchè è naturale
cioè a dire sebbene una tale amministrazione giudice  delle  proprie disposizioni non sia punto assurda nè contro
sciogliere il problema del tempo, e soddisfare il bisogno  delle  nazioni. In vece di ciò per fuggire un vizio corrono
ad un Tribunale, ma alla parte opposta, cioè al popolo:  delle  due parti fra cui verte il giudicio lo rapiscono a quella
altro dall' istante che il giudicio dalle mani di una  delle  due parti passa nelle mani dell' altra; poichè ciascuna
relazione che di una continua ostilità: nella quale ognuna  delle  parti si crede aver fatto assai quando gli è riuscito di
colui, a cui fosse commesso l' incarico di fare la scelta  delle  persone componenti il politico Tribunale: qualunque sieno
il politico Tribunale: qualunque sieno le altre condizioni  delle  persone qui non vanno per nulla curate: quelli che più
non è già solo quello che ci conduce a desiderare  delle  nuove idee, ma bensì ancora qualunque altro oggetto per
partito gli ambiziosi. Appo di noi la falsa filosofia  delle  male usate astrazioni fece credere al popolo che egli abbia
la legge che provvede alla scambievole sicurezza  delle  famiglie, e però che mette il fondamento della tranquillità
della specie umana nelle singole famiglie colla ricchezza  delle  famiglie, o sia che un padre non generi maggior numero di
. Abbiamo dato la regola di ricorrere all' origine  delle  cose per distinguere in esse la sostanza dall' accidente.
il bisogno di forza fisica per difenderlo dalla prevalenza  delle  altre famiglie. La nostra regola adunque si cangia in
lagno importuno che si fa sempre contro la disuguaglianza  delle  proprietà. La cagione, forse più stabile di tutte l' altre,
disuguaglianza è la moltiplicazione maggiore o minore  delle  famiglie, rimanendo più povere quelle (fatte l' altre cose
si sono moltiplicate. Consideriamo adunque l' opulenza  delle  famiglie come un diritto che hanno alla generazione dei
usato questo diritto totalmente, non possono più lamentarsi  delle  tristi conseguenze che essi stessi cagionano volendo far
famiglie miserabili che indi provengono, aspirando ai beni  delle  famiglie ricche, usurpano a queste il diritto della
scioglie il detto problema per riguardo alla distribuzione  delle  due cose, popolazione e ricchezza; primi elementi di ogni
noi eravamo ancor giovanetti 2) ignari della limitazione  delle  nostre forze, guidati solo dall' immensa voglia di sapere e
questa raccolta di scritti politici quasi epilogo  delle  materie trattate in essa, e traccia di quelle che
in alcune opere di minor lena e lunghezza, ciascuna  delle  quali fosse compiuta in sè medesima. Nacquero così i due
nel primo Volume di questa raccolta. Il secondo fonte  delle  ultime ragioni o criterŒ politici dicemmo essere: La
e secondo quella degli umani istinti è fondata nella natura  delle  cose, e però acconciamente ella dicesi naturale. Il
la sua rettitudine, qualunque sia la disposizione  delle  cose esterne: tuttavia queste, i beni ed i mali sensibili,
popolo è inalienabile, e non offende menomamente i diritti  delle  persone governanti. Quindi la costituzione della società si
suo temporaneo fondamento: questa è la cagione universale  delle  rivoluzioni e delle agitazioni dei popoli. Ma quando noi
questa è la cagione universale delle rivoluzioni e  delle  agitazioni dei popoli. Ma quando noi diciamo che si dee
e definita: noi l' abbiamo mostrato. 2) Noi abbiamo parlato  delle  ingiustizie che può commettere la società civile in quant'
civile e deve essere da questa rispettato; ma vi ha anche  delle  società anteriori ad essa, quali sono la società teocratica
3 Che i Principi, e più generalmente parlando i governi  delle  società civili, sono obbligati di riconoscere questo
ed i governanti non sono istituiti a loro pro, o a pro  delle  loro famiglie, ma unicamente a pro della moltitudine che
tali si debbono riconoscere e trattare senza tener conto  delle  piccole anomalie ed eccezioni che si potessero qua e colà
leggi non possono essere mai altro che conseguenze logiche  delle  prime cioè di quelle che antecedono l' istituzione della
ed hanno voluto, anche allora quando si ritrovavano piene  delle  più atroci usurpazioni ed ingiustizie, ostentarlo: hanno
usurpatori hanno dovuto prima ingannarli sulla natura  delle  loro imprese: e ricoprendo il mostruoso ceffo d' ingiusti,
l' erezione dei tribunali di giustizia; rimanessero però  delle  azioni nella società che a questi tribunali non venivano
in due parti, supreme egualmente nella loro linea, l' una  delle  quali presiedesse alla giustizia politica, e l' altra all'
contro di essi, ed alle minorità contro il dispotismo  delle  maggioranze, parte importantissima che manca presentemente
non riuscirebbero eguali nel loro effetto per la diversità  delle  forze morali: l' opinione della propria forza infonderebbe
dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari, o  delle  minorità, o della parte debole o di tutto il corpo sociale.
sufficienti guarentigie, le quali assicurino la giustizia  delle  sue disposizioni. » Quando il governo resiste a questo
sufficienti guarentigie, le quali assicurino la giustizia  delle  sue disposizioni. »Il popolo che ha trionfato nella
soluzione che essi hanno saputo dare al problema sociale  delle  guarentigie, soluzione che forse si è operata alla stessa
la giustizia, coll' aggiungersi ai Tribunali che giudicano  delle  azioni private de' cittadini altri Tribunali incaricati di
Tribunali incaricati di portar sentenza della giustizia  delle  azioni pubbliche del governo, noi dovremmo venir
trattazione di tutte le cause è da ritenere il principio  delle  tre istanze, converrà che per le cause maggiori il supremo
dei membri del Tribunale supremo e il numero di ciascuna  delle  due camere che formano il parlamento. Questa proporzione
quelli che hanno dei richiami a fare, porgendosi all' esame  delle  ragioni che gli presentano e di quelli che oppone la parte
se la legge o il diritto indeterminato, come sono i diritti  delle  libertà accordate dalla costituzione, e vuol sapersi se di
in se stessa o nelle sue conseguenze. Questa separazione  delle  materie che sono di competenza del Tribunale politico, da
della Costituzione: gli altri Tribunali sono i custodi  delle  altre leggi: il Tribunale politico dee appoggiare le sue
della Costituzione; gli altri Tribunali a qualche articolo  delle  altre leggi. Ogni imputazione davanti ad un Tribunale dello
Appello. Ciascuno dei poteri che concorrono alla formazione  delle  leggi, cioè le due camere ed il re, può anch' egli
consultazione dee farsi contemporaneamente ai dibattimenti  delle  Camere, i quali non devono essere per tale motivo
Tribunale. La consultazione che fa il re per la giustizia  delle  relazioni esterne può essere ugualmente proposta all' uno
uomini, e per mostrar loro ciò che l' istantanea esigenza  delle  cose addimandava. Ma erano traveduti alla sfuggita, e
altro, e quando il politico veniva indotto dalla natura  delle  cose a fare qualche disposizione a quelli consentanea,
malori. Quindi si può dire che i grandi sconvolgimenti  delle  società civili ed i mali a cui esse si trovarono
continuamente soggette condussero talora i governatori  delle  medesime ad operare in un modo consentaneo ai principŒ
essi stessi che si facevano, condotti dalla forza naturale  delle  cose; che perciò non operando dietro un principio, ma solo
d' una teoria, hanno dovuto lasciare nelle società civili  delle  irregolarità innumerevoli, nel tempo stesso che vi
di regolarità; e tale si può dire che sia il presente stato  delle  medesime. Egli è da aggiungere ancora un' altra
cognizioni intorno alla natura dell' uomo, e allo sviluppo  delle  sue passioni mediante la società, si debbono prender da
all' assemblea dei Padri, prevedendo che avrebbe incontrato  delle  grandi opposizioni, come quello che esigeva prima la
a dar loro una baldanza, che avrebbe alterato l' ordine  delle  loro famiglie. Qualcheduno dei più avveduti credette ancora
dei deboli, chi più deboli dei figliuoli rispetto ai padri,  delle  mogli rispetto ai mariti, dei servi rispetto ai padroni?
il bene dei figliuoli non è che il bene dei futuri padri e  delle  future generazioni, e che la giustizia infranta dai padri
L' introdurre alla vostra presenza gli altri membri  delle  vostre famiglie non è dar loro alcun diritto; mentre con
e dolci affezioni che gli avvincolavano coi soccorritori  delle  loro miserie, li cangia in esattori assidui, e li rende
non già col patto che questi li risarciscano mediante  delle  fatiche che posson prestare, ma col patto che restino
maggiormente in tal modo coi non proprietarŒ i vincoli  delle  naturali affezioni, vincoli spirituali che stringono una
il posto che debbono occupare nella società ciascuna  delle  quattro classi in cui si divisero tutte le persone da
dei proprietarŒ e dir loro: A noi spetta l' amministrazione  delle  vostre ricchezze perchè noi sappiamo meglio amministrarle
povere divenissero ricche, e così viceversa. E` il merito  delle  povere, soggiungete voi, che a ciò ne spinge. Avvertite,
queste vostre persone misere ad un tempo e fornite insieme  delle  più alte virtù: la compassione vostra si occupa adunque
dei vostri nuovi proprietari, cioè contro la classe  delle  persone di merito da voi innalzata e coperta in tal modo di
acconsentirete voi che quanto possedete passi in proprietà  delle  persone di voi più meritevoli? Tale è la assurda condizione
in quest' altro: l' uomo debbe mangiare non in ragione  delle  forze del suo stomaco, ma di quelle del suo spirito, poichè
parziale: la conservazione, cioè, e l' aumento ordinato  delle  proprietà. La società del genere umano ha uno scopo sommo e
i mezzi opportuni per render a pieno giustizia a ciascuna  delle  sue creature. La società civile all' incontro non è che
modo medesimo che se il ricco mercatante non si spoglia  delle  proprie ricchezze per premiare le fatiche del letterato,
conveniente e possibile che aver potesse ciascuna  delle  quattro classi di persone, che comporre dovevano la nuova
occupò la quinta sessione dell' assemblea. La prima classe  delle  persone componenti la società civile era quella delle
delle persone componenti la società civile era quella  delle  persone non libere. La Commissione definì le persone non
ovvero ancora di diritti relativi ad altre persone verso  delle  quali si considerano come liberi. Tutti questi diritti qui
persone non libere, queste verrebbero ad entrare in alcuna  delle  tre classi susseguenti: e di essi si debbe intendere tutto
debbe intendere tutto ciò che si dirà più sotto dei membri  delle  dette tre Classi. Considerando adunque i diritti delle
delle dette tre Classi. Considerando adunque i diritti  delle  persone non libere come tali non ne troviamo che due: 1 la
che questi potessero fare di loro autorità. Il Delegato  delle  persone non libere rispose, esser falso che i diritti della
pubblica nulla poteva fare per la medesima se non mediante  delle  spese; che quindi, perchè si rendesse possibile una
loro fatta giustizia, allo stesso modo come si disse  delle  persone non libere. Conchiuse che era necessario dare loro
entrando nella società civile, il singolare diritto di fare  delle  inutili querimonie sopra la perdita irreparabile delle più
fare delle inutili querimonie sopra la perdita irreparabile  delle  più care e delle più sacre proprietà dell' uomo; e sia loro
querimonie sopra la perdita irreparabile delle più care e  delle  più sacre proprietà dell' uomo; e sia loro assegnato
introdotto nella società, essendo contro la natura  delle  cose perchè trasforma la beneficenza in giustizia,
si è che i non proprietarŒ essendo liberi possono disporre  delle  loro operazioni e con queste pagare la Società, con queste
della loro abilità, di poi in ragione della loro salute o  delle  peculiari circostanze nelle quali si trovano, finalmente in
circostanze nelle quali si trovano, finalmente in ragione  delle  ricerche? possono essi assicurarsi di provvedersi
farà l' Amministrazione sociale di tanti operai? porrà ella  delle  fabbriche manufattrici, o pianterà degli stabilimenti di
e il rese così evidente che fu generalmente approvato. Una  delle  ragioni radicali proposte dalla Commissione si fu, che
in una voce, efficace quanto più esser poteva, di richiamo  delle  offese ricevute dagli altri membri della società, o dall'
supporre che avessero il modo di soddisfare alle spese  delle  loro cause, e se ciò si supponeva, doveva supporsi
era la ricchezza materiale , distinzione caratteristica  delle  due società. Di poi tirò pure la conseguenza da tutto ciò
sociale non possa giammai trattare esclusivamente i negozi  delle  persone che entrano in essa, ma debba riconoscere le
tutte queste incombenze fra varie famiglie, alcune  delle  quali si restringessero per esempio alla cura del gregge,
per esempio alla cura del gregge, altre alla filatura  delle  lane, altre alla tessitura, ed altre alla facitura delle
delle lane, altre alla tessitura, ed altre alla facitura  delle  vestimenta. Egli fu in tal modo che si moltiplicarono i
non avesse temperato i fieri costumi e la corruzione  delle  passioni raccendendo nelle menti il lume della verità; ma
dalle cose dette, o piuttosto era una recapitolazione  delle  medesime. In fatti egli discendeva da quell' altro più
passiva e la rappresentazione attiva: la prima  delle  quali, corrispondente ai diritti personali, era formata da
entrare con essa in un contratto stabile. I possessori  delle  terre fecero però sentire che non sembrava loro giusto d'
Le arti ed il commercio sono di somma utilità ai possessori  delle  terre: dunque questi quando anco potessero abbandonarli non
a' proprŒ vantaggi Dall' istante adunque che i proprietarŒ  delle  terre non vogliono nè possono volere rinunziare ai vantaggi
il commercio. E chi la poteva produrre, se non i possessori  delle  terre somministrando le materie prime? Le arti dunque ed il
officŒ. Alla seconda obbiezione, colla quale i proprietarŒ  delle  terre pretendevano che solamente i loro fondi fossero
i seguenti riflessi. Ella è la legge che regola il prezzo  delle  cose, quella che può dileguare la difficoltà proposta. Per
proposta. Per conoscere la legge che regola il prezzo  delle  cose bisogna prendere per regola una misura comune del
prezzo più acconcia di tutte. Valutiamo dunque il prezzo  delle  cose in danaro, o per dir meglio consideriamo la
che costituiscono questo prezzo, o questa valutazione  delle  cose? Sono due: 1 La ricerca delle medesime corrispondente
o questa valutazione delle cose? Sono due: 1 La ricerca  delle  medesime corrispondente ai bisogni che si hanno di esse,
ecc. ecc.. Egli bisogna ben intendere che questo prezzo  delle  cose appunto perch' egli risulta dal rapporto fra la somma
perch' egli risulta dal rapporto fra la somma de' bisogni  delle  medesime e la loro acconcezza a soddisfarli, non è già
speranza di guadagno che gli accompagna. Nè i proprietarŒ  delle  terre possono già dire: che il prezzo che viene loro
valutar la ricchezza se non riportandosi al prezzo relativo  delle  cose, cioè al prezzo che acquistar possono messe in cambio
ha più luogo a sconto; poichè questo prezzo è il risultato  delle  qualità stimabili dell' oggetto apprezzato, meno le qualità
l' amministrazione? Si vuol forse fare una nuova divisione  delle  ricchezze materiali in un modo regolare, sicchè una persona
si ha mai, nè si potrebbe conoscerla avendola: il diritto  delle  parti adunque non si estende ad esigerla; perocchè i
che più dappresso s' avvicinassero all' esecuzione  delle  basi sopra poste di giustizia, e che diminuissero le
della giustizia non debbe punto atterirsi dallo stabilire  delle  regole difficili all' esecuzione, ma che tutto ciò che è
proposte, cioè la passiva e l' attiva, la prima  delle  quali corrispondeva alla specie di diritti che è comune a
regolarizzazione s' ottiene coll' instituire due centri  delle  medesime, i quali possano agire regolarmente ed
agire regolarmente ed ordinatamente: e questi due centri  delle  due forze elementari dell' uomo e della società sono le due
dall' Assemblea stessa, fu finalmente ammesso. L' articolo  delle  elezioni per la composizione del Tribunale, che si doveva
trova instituita presso varŒ popoli, in cui vi fossero già  delle  persone che s' incaricassero di tutte le incombenze che la
da difendere e da rappresentare quanto è maggiore il numero  delle  persone che la compongono. Perchè adunque gli uomini
conviene che i voti stieno in ragione del numero  delle  persone componenti la famiglia. Si oppose che i padri
che riunendo nei padri e nei mariti i voti dei figliuoli e  delle  mogli si privava la società di un maggior numero di
punto della discordia, innanzi cioè che si sappia a cui  delle  due parti appartenga il diritto conteso. Se dunque il
essere al tutto indivisa da quella dei padri, e la volontà  delle  mogli essere al tutto indivisa da quella dei mariti. E` l'
raccogliessero i voti dei loro figliuoli ed i mariti quel  delle  mogli, costituirebbe e autorizzerebbe legalmente una falsa
dalla quale essa non avvenga che mai dissenta in nessuna  delle  esterne relazioni. Coll' introdurre adunque nella famiglia
senza necessità; perocchè ciascuna legge ne chiama  delle  altre all' infinito, giacchè nel mentre ch' essa vuol
vuol rimediare ad un disordine, contorce il naturale stato  delle  cose, e ne produce infiniti altri. Questo disordine nell'
lo stesso legislatore, per quanto avveduto egli sia, a  delle  instituzioni totalmente false; perocchè non v' ha uomo d'
farete un' instituzione che metta disunione o diffidenza  delle  armate verso i loro generali distruggerete l' effetto delle
delle armate verso i loro generali distruggerete l' effetto  delle  militari ordinanze. Il ricco può abusare delle sue
l' effetto delle militari ordinanze. Il ricco può abusare  delle  sue ricchezze: prescrivetegli l' uso ch' ei ne debbe fare:
E` dunque da osservare diligentemente qual sia la natura  delle  instituzioni sociali. Sono esse tali che determinano in se
punto: e quando ci sia il caso per levare gli abusi  delle  medesime, si debbono attorniare di altre instituzioni
i diritti degli uomini, ad ottenere lo scopo proprio  delle  instituzioni preventive o repressive; cioè a prevenire i
estremamente corrotta, il legislatore è costretto di fare  delle  instituzioni false; 1) è costretto di confondere quei due
quei due generi d' instituzioni in un solo: quei due scopi  delle  medesime in un solo; cioè in quello tendente colla
morte degli schiavi autorizzavano di cavare dei giuochi e  delle  pubbliche ricreazioni. Non v' ha nessun falso diritto, o
uomini fra di loro che non abbia portato in conseguenza  delle  false instituzioni e delle false leggi. All' incontro delle
non abbia portato in conseguenza delle false instituzioni e  delle  false leggi. All' incontro delle false leggi e delle false
delle false instituzioni e delle false leggi. All' incontro  delle  false leggi e delle false instituzioni producono sempre
e delle false leggi. All' incontro delle false leggi e  delle  false instituzioni producono sempre delle relazioni false
false leggi e delle false instituzioni producono sempre  delle  relazioni false fra gli uomini, se essi vivono per lungo
Egli è vero, lo ripeto, che i legislatori sono costretti a  delle  istituzioni false, allorquando la società è estremamente
sussistere, danno il solo diritto di ovviare gli abusi con  delle  instituzioni particolari ed a tal fine appositamente
particolari ed a tal fine appositamente ordinate. Se  delle  instituzioni costituissero l' autorità dei padri e dei
in tal modo dal fine proprio per conseguire il fine  delle  instituzioni di un altro genere cioè delle instituzioni
il fine delle instituzioni di un altro genere cioè  delle  instituzioni preventive e repressive . Ad ovviare dunque
abusi dell' autorità paterna e maritale debbono rivolgersi  delle  instituzioni apposite, le quali non apportino un colpo
lasciato questo potere in tutta la sua pienezza dalla parte  delle  persone soggette, ed all' incontro ha dato ai padri ed ai
moderarlo. Egli è dunque inconveniente e contro la natura  delle  cose stabilire che il padre abbia il dovere di raccogliere
era dato ai padri quello dei figliuoli, o ai mariti quello  delle  mogli; perocchè mentre questi due vincoli, cioè il paterno
che temporaneo in una società civile cristiana; ed una  delle  prime cure della medesima, quando sarà instituita, debb'
stato dimostrato nella sessione antecedente conduce a fare  delle  false instituzioni. E che cosa è altro questo sofisma che
alle instituzioni stabilitive, ed il fine proprio  delle  instituzioni stabilite non è già quello di evitare i
dopo costituito lo Stato non siate forse condotti a fare  delle  riforme che alterino le prime basi su cui è costituito, o
la civile società pure arbitraria: in tal caso il principio  delle  instituzioni sociali è l' arbitrio. Egli è vero che si
va senza di lui, e che è così complicata per la moltitudine  delle  sue parti che gli riesce impossibile di calcolarne l'
ma non essendo questi diritti in fondi, ma nell' opera  delle  loro mani, l' avevano solo in corpo, e non in individuo
si restrinse a far osservare alla medesima solo la prima  delle  due difficoltà sopraddette, e in conseguenza di essa a
loro abili ministri o delegati forniti dei loro poteri e  delle  loro instruzioni, i quali potevano essere ridotti a quel
di tutto il corpo che rappresenta: nella collisione perciò  delle  grandi colle piccole proprietà egli non abbandonerà mai
ricchezza che rimane senza rappresentazione è sempre minore  delle  lire cento. Supponete in fatti un proprietario di mille e
voti; perchè in essa il numero dei voti equivale al numero  delle  centinaia di lire. Laonde questi non resta senza
come rappresentante il proprio, e non come delegato  delle  Assemblee antecedenti. In tal caso l' Assemblea dei
parte di rappresentanti di beni proprŒ, parte dei delegati  delle  Assamblee precedenti, i quali non sono che ministri delle
delle Assamblee precedenti, i quali non sono che ministri  delle  Assemblee stesse. La Commissione propose « che ciascuna
Ciò che è detto nei paragrafi precedenti per lo scemamento  delle  fortune, vale anche per il loro aumento; e perciò ciascuno,
ha diritto e dovere di domandare una nuova ricognizione  delle  fortune di quelli che sono negligenti nel pagare le
nel pagare le imposizioni. 5 I lavori del Tribunale e  delle  Assemblee sono indipendenti, e quelli dell' uno non possono
negli scrittori antecedenti, o sia nelle costituzioni  delle  nazioni che fin quì sulla terra sono esistite. Questa
ma questo interrompimento, che nuoce invero al filo  delle  idee, sarà forse compensato da un maggior avvicinamento che
a quella forma regolare. Parmi insomma che tanto la natura  delle  cose, quanto le menti degli uomini ci si sieno aggirate d'
tempo, non è già da credersi che ciò nasca dall' opera sola  delle  passioni degli uomini: egli si prolunga anzi per l'
propria incapacità, e sulla fallacità dei loro giudizŒ e  delle  loro operazioni. Se noi veniamo osservando la storia delle
delle loro operazioni. Se noi veniamo osservando la storia  delle  nostre moderne monarchie, cominciando dalle loro origini
del loro avvedimento e della loro destrezza nel maneggio  delle  pubbliche cose. Si grida contro alla costoro improbità: ma,
contribuito degli uomini sommamente probi, e forniti  delle  più pure intenzioni. - Ma essi, si dice, hanno rinserrate
gli occhi, come cadono sotto gli occhi tutti i disordini  delle  amministrazioni di più persone, sieno grandi o sieno
terza per vendicare i delitti della seconda. Nel fermento  delle  opinioni e nella prontezza e temerità dei giudicŒ si
sè stessi. E non fa però meraviglia, se fino a qui solo  delle  incerte traccie si ravvisino essere state di consimile
me proposto, e come i principŒ sieno conformi alla natura  delle  cose. Io ho cercato un sintomo che ci faccia conoscere
al Tribunale politico; e veggiamo se il popolo risentitosi  delle  offese degli amministratori abbia chiesto e resosi com' ha
le ribellioni: queste nascono perchè il popolo si risente  delle  offese che vengono a lui fatte dagli amministratori della
da sé. Esiste adunque sempre nel fatto e per la natura  delle  cose un Tribunale per gli affari politici, come esiste
per gli affari politici, come esiste sempre per la natura  delle  cose un Tribunale per gli affari privati. La sola
la modalità stessa dei diritti 2) in un tempo, che il fine  delle  guerre ognor minacciate era l' esistenza, o la distruzione
il risentimento morale adunque questo naturale giudice  delle  offese era quello che determinava la stessa forma
una giustizia, un Monarca, a cui rendere il conto  delle  arbitrarie sentenze. Conviene concedere in fatti che questo
ordinari. Le parti del popolo, dice il Sismondi parlando  delle  forme di governo dei popoli settentrionali del medio evo «
che così fu sempre, e che sarebbe contro la natura  delle  cose supporre il contrario. In fatti la natura si risente
Saint7Pierre. Leibnizio che credeva la cosa possibile fece  delle  eccellenti osservazioni sul progetto di Saint7Pierre. 1)
aveva in vista la protezione dei popoli o il miglioramento  delle  costituzioni degli Stati. Bensì dei due modi proposti, cioè
la quale fu occasione fino dal nascere della Chiesa  delle  calunnie che a lei diedero i pagani. I cristiani, dice l'
« Hanno tentato i Papi di tirare a sè l' Amministrazione  delle  società civili? »Convien rispondere: « Non mai: egli è in
ancora: « Hanno ì Papi voluto giudicare della giustizia  delle  azioni politiche, o sia hanno essi voluto entrare in questo
o i modi di entrare nella comunanza civile, alla prima  delle  quali « tutto ciò che spira, fornito che sia di ragione
è vero che il Senato romano divenne ben presto l' arbitro  delle  questioni che insorgevano fra i Re; ma quest' era piuttosto
il riputavano anzi il fonte della giustizia, ed il padrone  delle  sostanze e di tutti gli altri diritti privati dei quali
quello che la storia stessa somministra. La storia adunque  delle  civili società presenta costantemente i fatti generali
per amore della quiete e della sicurezza hanno fatto sempre  delle  disposizioni favorevoli alla detta legge. 3 Le grandi
prevale debba portare una mutazione nella distribuzione  delle  ricchezze; il quinto fatto finalmente dimostrando che non è
senza il danaro 1). Le ricchezze naturali apportano  delle  derrate che non si conservano a lungo, e alle quali perciò
prezzo come diceva, che quello che risulta dal mantenimento  delle  persone. Lo scopo dunque dell' affezione nella Società
Società domestica: secondo forma; Società civile. Progresso  delle  forze prevalenti nella Società umana: forza prevalente
si conosce che può accrescersi mediante degli instrumenti  delle  arti; quindi si porta l' attenzione e il desiderio sopra
altre società contro le quali bisogna difendersi. Il prezzo  delle  ricchezze così va crescendo fino a tale, che la ricchezza
non si guerreggia se non per la ricchezza. Tale è lo stato  delle  Società civili bene avanzato. 1) Le Società civili all'
che consiste nella forza personale. Perciò le instituzioni  delle  società civili che non hanno riguardo alla ricchezza, ma
come la forza prevalente, appartengono alla seconda età  delle  Società civili, o sia alla loro virilità. Quasi tutte le
averne una parte per le spese pubbliche senza bisogno  delle  contribuzioni private; e l' altra parte potè dividersi in
potè dividersi in trenta parti, come trenta era il numero  delle  curie. Ma egli era impossibile che questa instituzione
come a lungo non può conservarsi la perfetta eguaglianza  delle  ricchezze: doveva manifestarsi ben presto la legge della
di questa legge, tosto che fosse successo lo squilibrio  delle  fortune, avrebbe potuto dare la più grande scossa alla
la esistenza, s' essa fosse stata guasta dalle passioni  delle  Società invecchiate e corrotte, e se non avesse avuto degli
avuto degli uomini prudenti capaci di seguire la natura  delle  cose, e di modificare le antiche instituzioni a tenore
cose, e di modificare le antiche instituzioni a tenore  delle  nuove forze che si manifestavano e si rendevano prevalenti
Società. L' uomo prudente che seppe accorgersi della legge  delle  Società civili appena che si manifestò in Roma e che diede
Società civili appena che si manifestò in Roma e che diede  delle  instituzioni in armonia colla medesima fu Servio Tullio,
Servio Tullio sesto re di Roma: nel qual tempo la divisione  delle  fortune private aveva soggiaciuto a grande varietà. Quindi
fu solamente la numerazione del popolo: fu ancora l' estimo  delle  sostanze di ciaschedun cittadino. La prima classe era
altre espressioni: « « L' avere, » dice, «e la ricchezza  delle  famiglie è una specie di ostaggio e di pegno ch' esse danno
non sono stati condotti a quelle savie disposizioni già per  delle  teorie, ma per la forza della natura: il loro merito sta
appoggio dei fatti. Noi veggiamo adunque che la natura  delle  cose ha indicato ai popoli la legge da noi indicata che l'
e che i popoli docili alla voce della natura hanno fatto  delle  instituzioni favorevoli ad una tal legge. Ma come noi
manifestasse la sua influenza: per ciò non è negli esordi  delle  nazioni, ma dopo ch' esse sono bastevolmente costituite,
colle istituzioni. La distinzione di questi due tempi  delle  nazioni non si può veder meglio che tenendo dietro ai passi
nazioni non si può veder meglio che tenendo dietro ai passi  delle  nazioni conquistatrici; perocchè quando esse si
la legge della società domestica, cui susseguì la divisione  delle  terre, e venne ben presto la ricchezza a far sentire la sua
la sua preponderanza fra le forze sociali, che è la legge  delle  Società civili avviate; si rinnovellò nelle nazioni
erano scomparsi ed i vincitori poco numerosi in proporzione  delle  terre divise, erano divenuti possessori di latifondi.
francese rappresentasse di sua natura dei principŒ, e non  delle  cose, a differenza della costituzione inglese
a differenza della costituzione inglese rappresentante  delle  cose e non dei principŒ. Non vogliamo già dire che l'
il potere; legge che non si può violare senza che la natura  delle  cose non ne punisca l' imprudenza severamente, fino che non
prossima che la violazione di una tale legge. Se lo stato  delle  cose pubbliche era difettoso, se le imposte pesavano
il soverchio lusso, e le dilapidazioni della Corte e  delle  finanze mal disponevano gli animi: qual era il rimedio
a tali mali? Bisognava formare un più comodo riparto  delle  proprietà, e quindi appresso una distribuzione dell'
equilibrata colle medesime. Un più comodo riparto  delle  proprietà non si potea far che in due modi: il primo con
in un modo giusto, qual fu quello della francazione  delle  città appartenenti ai dominŒ della corona, promovendo e
fronte alle soperchieriere della nobiltà. Ma solo con  delle  instituzioni che avessero messe in esecuzione con maggior
più potute sconcertarsi le cose pubbliche per la prevalenza  delle  opinioni, o sia dei principŒ, mentre le parole la perdono
le parole la perdono sempre quando si mettono a fronte  delle  cose. Ma invece di ciò, che si fece? I mali di cui era
come « una idea vana e una fatica ingrata lo studio «  delle  antiche costumanze, »presso i quali tutto ciò che era
alquanto dai due altri ordini, non immuni dalla vertigine  delle  teorie, e il giorno 17 di Giugno i Comuni, che così si
non restava dunque ai nobili che di lasciar la preda  delle  lor proprietà, e di mettere in salvo colla fuga le loro
un grande squilibrio tra la proprietà e il potere, lo stato  delle  cose pubbliche era tale, che il diritto al potere non
E come questo potere, portava seco il dispotico dominio  delle  proprietà, poichè non v' era più nessuno che le potesse
che nacquero. A chi si poteva appellare nel contrasto  delle  abilità personali? alla forza; secondo la legge del primo
tutta la storia conferma questa legge uscente dalla natura  delle  cose; che la proprietà ed il potere tendono ad
che dura fino alla rivoluzione francese; ed esso è l' opera  delle  forze della stessa natura. La rivoluzione sostituisce alla
del terzo stato, e quindi resi i minori proprietari arbitri  delle  fortune della nazione, diventa un oggetto della cupidità di
potere civile, quanto pel rapito potere civile una rapina  delle  proprietà. Delle grandi fortune erano sorte sulla
quanto pel rapito potere civile una rapina delle proprietà.  Delle  grandi fortune erano sorte sulla distruzione delle antiche;
Delle grandi fortune erano sorte sulla distruzione  delle  antiche; e quelli ch' ebbero in mano prima il potere civile
di lor natura, perchè era stato restituito l' equilibrio  delle  proprietà e del potere, ed in tal modo doveva apparire il
ai proprietarŒ avea cagionato la rivoluzione, e la rapina  delle  proprietà l' aveva finita; perchè aveva restituito l'
conciossiacchè tanto è lungi che l' arbitrio dei possessori  delle  terre voglia distruggere quella ricchezza, che anzi questo
civile solamente alla ricchezza terriera, sta la storia  delle  Società civili, la quale dimostra il fatto qui sopra
rappresentazione reale, che sono i due stati sopra distinti  delle  Società, la prima ricchezza che si manifesta è la
e industriale. Prendendo a considerare la storia  delle  nazioni conquistatrici cioè di forse tutte le nazioni, si
quindi nascita dei piccoli proprietarŒ, e rappresentazione  delle  proprietà mediante il terzo stato; 4 Comparsa del commercio
repubblicano. Le prime repubbliche d' Italia furono quelle  delle  coste del Regno di Napoli, fra le quali è celebre quella d'
i membri di quella magistratura avevano il titolo di priori  delle  arti » » per indicare, dice il Sismondi, « « che l'
di quella di essere essi stessi quelli che dispongono  delle  cose politiche? Il perchè si può ragionevolmente dire, che
necessità vuol di nuovo regolarizzarsi. - Ma i proprietarŒ  delle  terre trovandosi già in possesso del governo, se in vece di
regolarizzare la proprietà si perde di vista: i proprietarŒ  delle  terre, ossia i nobili 1) credono d' essere ingiuriati dal
disordinare la Società, lo spirito sedizioso, il disprezzo  delle  potestà costituite da Dio, il democratismo, l' empietà. In
l' empietà. In tal modo non è più la forza naturale  delle  cose che opera, ma le sollevate passioni, e l' accanimento
cose che opera, ma le sollevate passioni, e l' accanimento  delle  due parti passa ben presto ogni termine. In tale stato di
parte contraria. Tale è la celebre ed infelice istoria  delle  repubbliche italiane del medio evo. Ascoltiamo ancora
medio evo. Ascoltiamo ancora qualche passo dell' istorico  delle  medesime. Abbiamo veduto che la forma di governo stabilita
nel 12.2 fu interamente mercantile, giacchè i sei Priori  delle  Arti eran quelli che componevano la signoria. Ma l'
non esisteva nè come proprietario, ne' come amministratore  delle  cose pubbliche: egli era schiavo dei nobili. Dopo il mille
vent' anni del secolo XIII i mercatanti ebbero la somma  delle  cose pubbliche, esclusa la nobiltà. La lotta delle parti
la somma delle cose pubbliche, esclusa la nobiltà. La lotta  delle  parti che sostiene, anche presentemente, il governo d'
Confessore (1066). » » Non si può parlare con più mal senso  delle  modificazioni che Odoardo I ha dato alla Costituzione
ad una resistenza che nasce da una legge della natura  delle  cose, e non dagli uomini ». Il dire che ciò nacque più da
più da timidità che da saviezza, non toglie la verità  delle  cose dette, non toglie che se fosse stato sul trono inglese
o troppo tenace del sommo diritto, o troppo presuntuoso  delle  sue forze, non avesse operato assai peggio, e per lo meno
medesima, vie più si confermò. Il Sig. Raynal fu spettatore  delle  conseguenze funeste della rivoluzione francese, vide il
ed i furti politici, come gridare contro l' alterazione  delle  proprietà particolari, mentre prima si ha dato licenza, si
di popolazione. Questa popolazione che eccede la ricchezza  delle  famiglie, e che forma la classe dei poveri, è quella che
d' impossessarsi del potere civile per impossessarsi quindi  delle  proprietà. I principii dunque del Sig. Raynal menavano
principŒ stessi, d' essere stato non già un filosofo, lume  delle  nazioni, ma un cieco caduto nella fossa coi ciechi da lui
ricavare la risposta a questo quesito dal confronto  delle  due autorità che portono sulle cose giudicii così opposti,
quale le loro ricchezze vanno a pericolo, accetteranno  delle  condizioni gravose. Essi ricevono queste condizioni per
non fa danno nella nazione. Sebbene nell' America vi sieno  delle  grandi e delle piccole fortune, tuttavia non v' è quella
nazione. Sebbene nell' America vi sieno delle grandi e  delle  piccole fortune, tuttavia non v' è quella sproporzione che,
Non così però sarebbe se egli possedesse più che la metà  delle  ricchezze della nazione; poichè in tal caso la maggiorità
è difesa per sè stessa, e non ha bisogno di cercare  delle  alleanze per sostenersi, come pure è priva di timore d'
fu dissipata con essa la nazione. La storia politica  delle  diverse nazioni dell' Europa non è che la storia di questi
potere vincitore, e prevalente; si viene a render ragione  delle  costituzioni dei diversi stati d' Europa. La povertà del
cadere. Le costituzioni del medio evo prodotte dalla natura  delle  cose, e dalla docilità degli uomini nell' arrendersi a ciò
lungi dal cavare i vantaggi che loro offeriva la bontà  delle  costituzioni, venivano a distruggere le costituzioni
veniva loro strappata un poco alla volta dalla natura  delle  cose, così essi la formavano pezzo per pezzo senza però
dignità. I nobili sempre avidi di acquistare de' feudi, o  delle  donazioni, li sollecitavano continuamente dalla corona. La
ancora i passi seguenti dell' autore dello spirito  delle  Leggi: [...OMISSIS...] I feudi resi ereditarŒ, l'
una base così falsa se non esistesse una legge nella natura  delle  cose che ve li spingesse, la legge che il potere civile
feudale nacque dalla conquista, cioè dalla distribuzione  delle  terre conquistate fra i vincitori. In alcune nazioni però
la pace interna e la comune sicurezza. Il buon esito  delle  armi, od anche la speranza del medesimo giustificava la
di passione pochi sapevano conoscerle nè il risentimento  delle  parti per cui era seguita l' ingiusta sentenza poteva
autorità nel riparto dei terreni, e non venivano defraudati  delle  aspettate ricchezze. Che cosa nasceva mediante una simile
le ricevano; a riconoscere in essi il diritto di disporre  delle  medesime in tutto ciò che riguarda la conservazione dell'
che in pratica non si restasse contenti della divisione  delle  terre; e se in ciò succedeva un malcontento, già
considerare l' autorità principesca come quella che portava  delle  conseguenze dannose sulle proprietà private, non custodiva
doveva cercare di porre un limite alla sovrana autorità; e  delle  terre il principe doveva perciò disporre di consenso della
[...OMISSIS...] E` però osservabile che il principio  delle  leggi feudali, il quale attribuisce al principe la
feudali, il quale attribuisce al principe la proprietà  delle  terre per la ragione detta, non era che una espressione
proprietà, si diceva che il principe aveva la proprietà  delle  terre. La cosa però si sentiva ben distinta nel fatto: ed
che poteva mostrar le leggi, che davano a lui la proprietà  delle  terre, poteva altresì rinfacciare d' infedeltà e d'
legge, ma come dicevamo il re non aveva che la modalità  delle  proprietà, e non la proprietà stessa: era governatore e non
la sua impresa fosse diretta con unità. La proprietà dunque  delle  terre conquistate apparteneva alla nazione conquistatrice,
guerra, così aveva bisogno di un ordine nella divisione  delle  terre: e questo era naturale, che lo ricevesse dal suo
un principe debile ad un principe forte: ed è il vizio  delle  monarchie elettive. La legge adunque feudale, che mise per
introdusse, secondo il racconto che ne fa il commentatore  delle  leggi inglesi Blackstone. Egli è d' opinione, che il
da lui, e col dar a lui il diritto di privarli  delle  medesime se non conservassero la dovuta fedeltà. Questa
la modalità assai esteso quanto richiedeva l' esigenza  delle  circostanze, basterà che noi traduciamo l' instituzione
e che evitando tutte le espressioni equivoche, la vestiamo  delle  espressioni che ci verrebbero suggerite da una legislazione
che il capo della nazione abbia autorità di privarli  delle  medesime: io propongo che tutti voi riconosciate di
di passaggio si può cavare questa regola circa la bontà  delle  costituzioni: « Che la costituzione debbe bensì assegnare
che sembrasse realmente che il principe avesse la proprietà  delle  terre, E` vero che il togliere ed il donar le terre nel
L' anno ..9 Eude di Parigi re di Francia concedette  delle  terre a Ricabodo suo vassallo pel tempo di sua vita, e di
e rilevata l' autorità dei principi rimettendoli alla testa  delle  loro nazioni, probabilmente tutte le società civili d'
già contenti i nobili di rendersi così assoluti padroni  delle  terre, ricevendole dal principe a titolo di feudi; ma col
il quale lasciava ai principi apparentemente la proprietà  delle  cose, seppero strappare dalle mani principesche anche le
titolo di feudo. Chi crederebbe che l' elemosine stesse  delle  messe dette ad un tale altare, le ottenessero dei Baroni
conseguenze? Blackstone si scaglia con ragione contro  delle  sottigliezze dei giurisperiti normanni che avevano guasta
in mano poichè gli fa credere ch' egli sia il proprietario  delle  terre. Dipende dunque solo dall' indole del principe, e
più vera e più moderata. Dopo avere Blackstone parlato  delle  conseguenze di un potere esagerato che tiravano gli
si potè essa correggere senza che la nazione sofferisse  delle  pene e degli scompigli di fatto? con sì gravi pene adunque
il Rosso mantennero imperiosamente tutto il rigore  delle  dottrine feudali; ma il loro successore Enrico I giudicò
sue pretensioni alla corona di promettere il ristabilimento  delle  leggi del re Edoardo il confessore, o dell' antico sistema
che hanno traveduta questa legge, che hanno anche fatte  delle  instituzioni ad essa consonanti, non hanno poi recato alla
che il potere civile si dividesse rigorosamente in ragione  delle  ricchezze o pure che il potere civile si dividesse con una
fra gli uomini, nè fosse perfettamente diviso in ragione  delle  ricchezze. Dopo di ciò riuscirà facile a spiegare la
della natura, poichè trovando in queste costituzioni stesse  delle  irregolarità, bisogna dire che i legislatori non le abbiano
insuperabile che veniva loro opposto dalla stessa natura  delle  cose. Per esempio noi abbiamo veduto quanto bene Servio
di semplicità e di regolarità si tralascia qualcheduna  delle  forze della natura; e di ciò viene il detto, che è diversa
e che osservò d' altra parte come la sola influenza  delle  ricchezze nella rappresentazione reale lascierebbe scoperti
come prezzo di quella gara che è tra gli uomini grandissima  delle  ricchezze; nè stabilire il principio, che i beni in
esige che sia divisa fra i membri della nazione in ragione  delle  ricchezze che possedono: ed il giudicio perfetto esige che
non riuscirebbero eguali nel loro effetto per la diversità  delle  forze morali: l' opinione della propria forza infonderebbe
valesse ogni Tribunale sarebbe al tutto inutile e ciascuna  delle  parti potrebbe sottrarsi allo stesso, dico ogni Tribunale
qual può essere la maniera migliore di assicurare i popoli  delle  loro rette e pure intenzioni, se non quella di mostrarsi
uomini: ma più di quelli che più posseggono; e la speranza  delle  rapine non vale mai tanto quanto il ragionevol timore di
cause; non debbe dare il giudizio solo all' orecchio d' una  delle  due parti, ma debbono tutte due poter dire le loro ragioni
l' indole di un Tribunale non contiene già un' inquisizione  delle  cause da giudicare; ma è solo una corte stabile e per così
dei richiami da fare, ed essa si porge pronta all' esame  delle  ragioni che si presentano e di quelle che contro alle
essa ha ancora un pieno diritto di commutare i diritti  delle  medesime in altri diritti equivalenti, purchè lo esiga il
in simili materie sieno irreperibili, mentre il rigore  delle  prove per l' indole d' un tal Tribunale non dovrà essere al
intorno ad esse costano tanto sangue e tanta depravazione:  delle  basi che non si potranno giammai a pieno ritrovare e
gran numero di casi particolari non menino gradatamente a  delle  sentenze generali, e sgombrino delle teorie imaginarie
menino gradatamente a delle sentenze generali, e sgombrino  delle  teorie imaginarie fondate nell' aria; fino a che insomma il
di altre decisioni; e da queste norme sieno quindi cavate  delle  leggi e ridotte in un codice: e la giurisprudenza politica
dividere il giudice dalla parte, e fosse necessario che una  delle  due parti fosse anche giudice sarebbe sempre preferibile di
Che l' amministrazione possegga il giudicio sulla giustizia  delle  sue disposizioni, questo è cosa naturale, perchè è naturale
cioè a dire sebbene una tale amministrazione giudice  delle  proprie disposizioni non sia punto assurda nè contro
sciogliere il problema del tempo, e soddisfare il bisogno  delle  nazioni. In vece di ciò per fuggire un vizio corrono
ad un Tribunale, ma alla parte opposta, cioè al popolo:  delle  due parti fra cui verte il giudicio lo rapiscono a quella
altro dall' istante che il giudicio dalle mani di una  delle  due parti passa nelle mani dell' altra; poichè ciascuna
relazione che di una continua ostilità: nella quale ognuna  delle  parti si crede aver fatto assai quando gli è riuscito di
colui, a cui fosse commesso l' incarico di fare la scelta  delle  persone componenti il politico Tribunale: qualunque sieno
il politico Tribunale: qualunque sieno le altre condizioni  delle  persone qui non vanno per nulla curate: quelli che più
non è già solo quello che ci conduce a desiderare  delle  nuove idee, ma bensì ancora qualunque altro oggetto per
partito gli ambiziosi. Appo di noi la falsa filosofia  delle  male usate astrazioni fece credere al popolo che egli abbia
la legge che provvede alla scambievole sicurezza  delle  famiglie, e però che mette il fondamento della tranquillità
della specie umana nelle singole famiglie colla ricchezza  delle  famiglie, o sia che un padre non generi maggior numero di
. Abbiamo dato la regola di ricorrere all' origine  delle  cose per distinguere in esse la sostanza dall' accidente.
il bisogno di forza fisica per difenderlo dalla prevalenza  delle  altre famiglie. La nostra regola adunque si cangia in
lagno importuno che si fa sempre contro la disuguaglianza  delle  proprietà. La cagione, forse più stabile di tutte l' altre,
disuguaglianza è la moltiplicazione maggiore o minore  delle  famiglie, rimanendo più povere quelle (fatte l' altre cose
si sono moltiplicate. Consideriamo adunque l' opulenza  delle  famiglie come un diritto che hanno alla generazione dei
usato questo diritto totalmente, non possono più lamentarsi  delle  tristi conseguenze che essi stessi cagionano volendo far
famiglie miserabili che indi provengono, aspirando ai beni  delle  famiglie ricche, usurpano a queste il diritto della
scioglie il detto problema per riguardo alla distribuzione  delle  due cose, popolazione e ricchezza; primi elementi di ogni
dall' altra, uno stupore de' ragionamenti sofistici,  delle  incoerenze, e de' pregiudizŒ ed errori fanciulleschi. Se
la sua sentenza che « le forme sieno le prime cause  delle  cose », sofisticamente interpretandola. Aristotele si
avrebbe mai contraddetto, cioè che non c' è una generazione  delle  forme separate dalla materia; ma che il composto tutt'
e nell' uomo. Quanto poi alla questione del modo d' operare  delle  cause seconde, l' abbandonò al fisico, e non la reputò
la volle elevare al primo seggio, esagerando l' importanza  delle  cause seconde, come se non ce ne fossero altre, come se
d' Aristotele, ha forse dimostrato l' assurdità del ricorso  delle  cause all' infinito, e della necessità d' arrestarsi ad una
cause sia veramente eterna. Le cause in potenza e le specie  delle  cause non possono essere infinite; gli atti di ciascuna di
lascia il mondo e la quantità, la qualità, la disposizione  delle  cose di cui consta il mondo, senza ragione sufficiente, e
causa accidentale? Avea altrove insegnato, che la causa  delle  cose che avvengono per caso, è la materia che si move
falso che risiede nella mente non può allogarsi in alcuna  delle  categorie, e che la causa dell' accidentale è del pari
avea parlato dell' eligibile [...OMISSIS...] come principio  delle  scienze ed arti pratiche: poichè la facoltà d' eleggere è
contenti di lasciare senza ragione sufficiente l' esistenza  delle  cose finite, gli ripugna troppo a lasciare senza causa il
motore deve essere una sostanza, chè la sostanza è la prima  delle  cose, l' altre tutte riferendosi alla sostanza e
l' intelligibile fa una serie di cose per sè, e la prima  delle  cose intelligibili è la sostanza, poichè l' altre cose si
così si va all' infinito. La speculazione filosofica dunque  delle  genti, all' ultimo, al più sublime e al più necessario suo
così formata venne da Aristotele escluso il conoscimento  delle  cose inferiori, perche, disse, d' alcune cose è indegno
(2). Avendo dunque tolto a Dio la cognizione  delle  cose mondiali, gli tolse del pari la provvidenza di esse:
che sè stessa, onde vengono le idee determinate, le forme  delle  cose mondiali che, separate dalla mente, sono
stessa. E in fatto le cose intelligibili hanno più di atto  delle  sensibili, e nell' ordine delle intelligibili, ciò che vi
hanno più di atto delle sensibili, e nell' ordine  delle  intelligibili, ciò che vi ha di più attuale è l'
idee e ogni oggetto intellettivo, unicamente come predicati  delle  cose (1), e considerati i reali unicamente come subietti, a
gli dà un contrario; quando assegna per carattere costante  delle  sostanze singolari, il non avere contrario alcuno (2).
s' intende quando si pone con Platone, che il vero essere  delle  cose sensibili giaccia nelle idee, e i sensibili non sieno
luoghi dove se la prende con Platone, che il vero essere  delle  cose non sia già nelle idee, che nega, ma nelle cose stesse
idee, che nega, ma nelle cose stesse sensibili? E` una  delle  tante sue incoerenze: dopo aver rifiutate le
la sostanza è la prima, [...OMISSIS...] (1), e che  delle  sostanze è prima quella che « « è semplicemente e secondo
in tale sistema manca la ragione sufficiente dell' ordine  delle  stelle medesime, la differenza tra le sostanze prime ed
e l' ottimo sia ad un tempo come il duce nell' università  delle  cose, distinto da questa, e tuttavia sia ancora nell'
dai suoi subietti individuali, e però non l' atto finale  delle  cose; e lo stesso si può dire del concetto dell' ordine che
che si trovarono nella sua mente: da una parte  delle  speculazioni razionali sui concetti ontologici di sostanza,
di sostanza, d' intelligenza, d' idee e simili; dall' altra  delle  osservazioni de' fenomeni sensibili e naturali; in terzo
de' fenomeni sensibili e naturali; in terzo luogo  delle  tradizioni favolose e superstiziose annesse ai fenomeni
potenza, così Aristotele stabilì che nell' universo prima  delle  entità e anteriore di concetto fosse la sostanza . Ma
verso l' ultima loro perfezione. Ma l' ultimazione stessa  delle  specie, cioè l' ultimo loro atto di perfezione, o è per sè
classifica, come si può raccogliere da tutto il complesso  delle  sue dottrine: 1 Forme pure , prive di materia ed ultimate
(3), anche la sensazione dunque appartiene all' ordine  delle  cose che sono per sè conoscibili. Ma queste specie
per essa che non sia congiunto coll' università  delle  cose, ma che abbia natura non mista coll' altre cose). E
che ha il suo bene nel suo capitano, ed anche nell' ordine  delle  schiere, benchè questo sia pel capitano, e non viceversa.
. Le diverse forme in potenza costituiscono le diversità  delle  materie d' Aristotele. In quanto dunque una data materia ha
gl' intelligibili secondo Aristotele? E` forse il complesso  delle  potenze anteriori, incominciando dal senso fino all'
non voleva ammettere, la diede alla mente. Ora la materia  delle  idee secondo Platone è l' essere in universale. Ma questo
si può considerare sotto due aspetti: 1 o come il subietto  delle  determinazioni, colle quali egli diviene tutte le idee,
per misurare l' entità di tutte le cose, prima di tutto  delle  sensibili, e di vederne le essenze, che è appunto formare
aspetto egli tutto fa, egli produce tutte le specie o forme  delle  cose. Così lo stesso essere in universale da una parte
sono le specie; e d' essere medesimamente « « il luogo  delle  specie » » [...OMISSIS...] , giacchè le specie determinate
non sono che nella specie indeterminatissima, specie  delle  specie, come la chiama pure Aristotele, cioè nell' essere
gl' inseparabili » » (dalla materia) « « e non immobili;  delle  matematiche alcune sono circa gl' immobili per vero dire,
chiama scienza di Dio o teologia quella che tratta  delle  pure forme . Ma nasce il dubbio se Aristotele riponga tutte
del volgo (.). E veramente la cognizione e le specie  delle  cose vili non sono vili; benchè poco di bene saprebbe la
Ma questo luogo in cui suppone Aristotele, che le notizie  delle  cose vili sieno vili, basta egli, o può valer tanto, quand'
materia corporea sono da Aristotele collocate nella classe  delle  entità divine. E nel vero, le essenze non sono date dal
, e quelle concede al senso, ma riserva l' essere stesso  delle  cose alla ragione (1). Che cosa dunque ci dà il senso,
cosa dunque ci dà il senso, secondo lo stesso Aristotele?  Delle  apparenze che sono vere solamente come apparenze, cioè
verità in sè stesso, ma solo il pensiero fa intorno ad esso  delle  proporzioni vere, dicendo a ragione d' esempio « è di
ne cavò Platone, quando disse che le essenze  delle  cose sensibili erano nelle idee , e le cose sensibili non
le specie o idee non sono le cose, ma contengono l' essenze  delle  cose, non dice quello che poi ripete Aristotele, cioè che
se non un riflesso, un' imagine, una realizzazione  delle  intelligibili; laddove Aristotele trova esser questo un
via d' induzione, e non dànno allora una cognizione attuale  delle  sostanze composte di materia e di specie; talora poi in sè
seconda dicesi «to kath' hekaston» (5), cioè « « specie  delle  cose singolari » ». Quest' ultima denominazione dimostra
e indipendenti nè le specie artistiche, nè le specie  delle  cose naturali. Pure le ammette, ma in che modo? Le ammette
si vede considerando come Aristotele distingue gli oggetti  delle  scienze in cui divide la speculativa che sono fisica,
e filosofia prima. L' oggetto della fisica è l' essenza  delle  cose naturali unita colla materia, come il naso simo che ha
nè pure assurdo, che tale sia l' essere come predicabile  delle  sostanze, ma sì che tale sia l' essere come predicabile
in cui l' ente si predica per sè, sia de' generi, sia  delle  specie, sia delle differenze, esso significa partecipazioni
si predica per sè, sia de' generi, sia delle specie, sia  delle  differenze, esso significa partecipazioni dell' ente. Ma
dell' ideologia . Platone vedendo l' immutabile natura  delle  essenze, disse che dovevano essere eterne sostanze, di cui
certamente, che gli universali non indicano l' essere  delle  cose, ma alcune loro qualità comuni (3), perchè in fatti
alle nove categorie che seguono a quella della sostanza,  delle  quali l' ente si dice «omonymos,» e così non appartiene più
due, cioè stabilisce due ragioni dell' ente, secondo l' una  delle  quali sussiste da sè separato da ogni passione, e quest' è
che costituisce tutte le singolari sostanze come subietti  delle  modificazioni e passioni, e di tutti i predicati. Ora, la
Ora, la scienza è sempre degli universali; laonde  delle  singolari sostanze finite non si dà scienza, ma si
è anche universale, specie universalissima, specie  delle  specie. L' essere dunque è per sè conoscibile. E poichè le
prima che tratta dell' essere come essere, tratta anche  delle  passioni dell' essere come essere. Di più tra gli atti
(4). Aristotele dunque trova, che nell' università  delle  cose, ci sono e ci devono essere sempre state queste cinque
e organato l' universo, si fa a spiegare la generazione  delle  cose. Osserva, che certi corpi passando all' atto metton
(2). Medesimamente, non contenendo il sensibile l' essere  delle  cose, che è l' oggetto, secondo Aristotele, dell'
le cose, ma confondendo la specie7idea colla forma reale  delle  cose (cioè col loro atto immanente), dà a questa forma
dunque nega a dirittura, come vedemmo, l' esisenza da sè;  delle  specie naturali non parla così reciso. [...OMISSIS...]
alle sole specie naturali, che costituiscono la natura  delle  cose e il principio della generazione e della corruzione, è
sia creato da Dio come da un artefice, sull' esemplare  delle  proprie eterne idee, ma vuole, che tutto sia stato sempre,
della specie accidentale. I generi poi sono più potenza  delle  specie, e ricevono il loro atto in queste (6). Le specie
una potenza, ed ecco come egli lo fa. I generi sono materia  delle  specie, specie in potenza (1). Essendo, specialmente certi
opposte. Quando considera i generi qualità comuni  delle  cose (2), dice contro Platone, che non possono esistere
novo aspetto, esistono nella mente non come qualità comuni  delle  menti, ma come atti di ciascuna mente, e questi atti sono
(2). La specie sostanziale dunque, presa come forma reale  delle  cose, è la quiddità (3), la natura delle cose, e il
come forma reale delle cose, è la quiddità (3), la natura  delle  cose, e il principio di ogni generazione e movimento (4).
maniere di permutazioni naturali, che producono solamente  delle  specie accidentali, che non riguardano la categoria della
che non riguardano la categoria della sostanza, ma alcuna  delle  altre nove. Ora Aristotele pone questa differenza tra le
della medesima specie in atto; laddove gli accidenti nuovi  delle  cose possono esser prodotti quantunque precedentemente non
che ab aeterno, secondo Aristotele, doveano esistere  delle  menti: perchè altrimenti non se ne sarebbero mai generate
E dice la mente, come abbiamo più volte detto, « la specie  delle  specie ». Ma poichè il pensiero speculativo è il principio
confessa ad un tempo e che l' intelligibile è l' essere  delle  cose, e che l' essere delle cose non è punto nè poco
l' intelligibile è l' essere delle cose, e che l' essere  delle  cose non è punto nè poco offerto allo spirito dalle
. In questa dottrina i corpi esterni sono cause occasionali  delle  specie sensibili, e le specie sensibili cause occasionali
specie sensibili, e le specie sensibili cause occasionali  delle  intelligibili. E queste cause occasionali sono di quella
è l' istrumento degli strumenti, e l' intelletto la specie  delle  specie, e il senso medesimamente la specie de' sensibili »
intelligibili. E per la stessa guisa è specie indeterminata  delle  specie determinate. Anche delle specie sensibili? Così
è specie indeterminata delle specie determinate. Anche  delle  specie sensibili? Così parve agli scoliasti doversi
Nè noi ripugniamo, osservando solo che se la mente è specie  delle  specie sensibili, già con questo s' ha, che le specie
natura, dice Aristotele, ed ella è la specie intelligibile  delle  specie sensibili. Onde anche dice, che « « l' intellettivo
come diceva Platone, non già le specie, ma la realizzazione  delle  specie; queste sono la loro parte intelligibile, e l'
della natura deve preesistere la specie e nell' acquisto  delle  notizie, ce ne deve essere sempre una precedente. Non di
alle specie e alle definizioni (5), e non sono l' essere  delle  cose, ma il loro modo di essere; l' essere stesso della
che per ciò stesso non si dà definizione nè dimostrazione  delle  singolari sostanze sensibili, perchè hanno materia. Onde «
senza materia ». Ora una tale questione non può farsi che  delle  specie, poichè o queste possono sussistere senza materia, o
o no. Se non possono sussistere, molto meno i generi che  delle  specie si predicano, e così sono un loro elemento iniziale.
o universale (2). Ora il proprio ed unico significato  delle  parole specie e genere , secondo l' uso moderno, è quello
moderni in Aristotele. In fatti la difficoltà, principio  delle  altre, che trova Aristotele ad ammettere le idee di
che operando in essa l' attuasse. Onde anche nell' ordine  delle  operazioni intellettive ci deve essere, secondo Aristotele,
all' atto quelle cognizioni in potenza all' occasione  delle  sensazioni. Noi abbiamo già detto e in parte provato, che
idee platoniche sussistessero per sè stesse, e vi sostituì  delle  intellezioni, onde dice: [...OMISSIS...] . La scienza
idee specifiche che si cavano da quelle; 2 le ultime regole  delle  scienze e delle arti. Dice dunque che « la mente è degli
che si cavano da quelle; 2 le ultime regole delle scienze e  delle  arti. Dice dunque che « la mente è degli estremi »
intendimento (4), e per mezzo di questo, all' occasione  delle  sensazioni si vedono gli altri universali. Poichè non
atto. Ma molti intelligibili si manifestano all' occasione  delle  sensazioni, benchè essi non sono sentiti. Ora le specie
intelligibili in atto nella mente umana, che all' occasione  delle  sensazioni riduca in atto gl' intelligibili in potenza. E
luogo si osservi, che viene supposta qui la distinzione  delle  due materie corporea e ideale. Poichè mentre altrove chiama
in generale stabilisce questo principio, che se « « alcuna  delle  cause non ha contrario, ella conosce se stessa, ed è in
subietto, secondo Aristotele, onde il genere è il subietto  delle  specie, e così l' essere è il subietto di tutti gl'
o per sè. Lasciando noi da parte la considerazione  delle  cose che sono uno per accidente, considerazione puramente
giacchè il genere è appunto per Aristotele la materia  delle  specie, [...OMISSIS...] (5). Il subietto ideale dunque è
e questa prima misura è il principium quo della cognizione  delle  cose contenute in ciascun genere, non ci sarà un uno
l' essere che raccoglie in sè i generi, ed è il fondamento  delle  proporzioni che le cose d' un genere hanno colle cose d' un
questi due modi, all' estensione e alla comprensione  delle  idee, al contenente ed al contenuto: il contenuto (gli
l' oggetto intelligibile primo, costituente la ragione  delle  cose. Ma uno e il medesimo essere, come insegna lo stesso
che essendo una riduce molti in atto (all' occasione  delle  sensazioni), in un modo simile a quello che ha dichiarato
indivisibilità radicale, si divide poi secondo le ragioni  delle  cose, e con questi atti ulteriori diventa gl' intelligibili
il quale sembra moltiplicarsi secondo le varietà  delle  determinazioni stesse, vengono dal sentimento; 5 Che c' è
Ma questo non toglie nè la generazione, nè la pluralità  delle  menti. In quanto alla generazione, la natura, certe nature,
Le quali due sentenze si conciliano per la subordinazione  delle  cause. In fatti, domandare « se la mente venga all' uomo
ragione Platone distinguendo le idee, contenenti le essenze  delle  cose sensibili, dagli atti o forme di queste che non
o imitazioni di quelle, e anche questo dietro l' analisi  delle  percezioni, che noi abbiamo di esse. Laonde quando dice,
Platone perchè dicesse questo appunto, che l' essenza  delle  cose sensibili non si dice dell' idea, e anche delle cose
delle cose sensibili non si dice dell' idea, e anche  delle  cose reali, se non equivocamente (3), dovendo Aristotele
questo a noi è solo momentaneo. Dal qual luogo pare che una  delle  due: o l' atto nostro della contemplazione è lo stesso atto
la dottrina d' Aristotele, e in parte è tessuta di brani  delle  sue opere, s' incontra un luogo, che complica maggiormente
l' altra. Poichè ripone la natura del sensibile nella sfera  delle  cose naturali, quella poi dell' intelligibile nella sfera
cose naturali, quella poi dell' intelligibile nella sfera  delle  divine ed immutabili. A queste poi assegna il principato,
non ci potrebbe essere la mente (1). Ma la mente è il luogo  delle  specie pure di materia, e le specie pure di materia sono
unite alla materia: poichè le specie sono la causa formale  delle  cose, causa incorruttibile ed eterna (2). Ora se tutte le
generi convien fermarsi ad un principio, anche nell' ordine  delle  specie (5). Laonde se non c' è un primo non c' è niuna
come ad essere divino, potea mancare, ma per l' appetito  delle  sue parti (5), stranissimo pensiero, esprima o no la mente
da questo deriva come da prima causa la conservazione  delle  cose naturali e l' uniforme esistenza: ma sotto il moto del
esistenza: ma sotto il moto del primo cielo pone poi quelli  delle  altre sfere e degli astri; moti diversi e non uniformi, e a
nell' esempio che adduce per dimostrare che le cause  delle  cose generabili devono esser tre, queste cause sono già
calore (3). Dal calore ancora fa dipendere l' assimilamento  delle  parti componenti il corpo umano, non però la specie , che
suo sistema una perfetta unità e a ridurre l' universalità  delle  cose a un unico principio: ma che egli ammette una dualità
generi [...OMISSIS...] (4), anteriori e più universali  delle  categorie (5). Ma, considerato l' essere come genere e come
dall' altra si trovi predicato universalissimo de' generi,  delle  specie e degli individui (secondo una maniera puramente
trattiene a provare, che l' ousia è la causa dell' essere  delle  cose, poichè «he usia arche kai aitia tis estin» (1) ed è
Così l' essenza sostanziale è la causa dell' essere  delle  cose. Ma trattasi qui sempre di cose finite e materiali.
si tratta di attribuirgli; 2 concepito il subietto vestito  delle  qualità essenziali. Quindi l' atto della predicazione
di cui la mente è il primo; disse anche che trattava  delle  cause, poichè nella mente suprema finivano tutte le cause,
e quindi prima causa motrice, e di conseguente causa  delle  specie, e di conseguente ancora causa della materia, la
in lui, ond' anco la mente è detta da Aristotele « il luogo  delle  specie ». Ma come l' ente contiene le specie? Aristotele,
(3). Onde dunque, secondo Aristotele, l' origine  delle  specie finite? - Dalla tendenza, crediamo noi, che egli dà
l' uomo all' incontro accogliendo anche le specie finite  delle  cose naturali, conosce queste oltre di quelli. A questa
, il quale ottimo è l' essere puro. Le notizie dunque  delle  cose inferiori non aggiungono, ma col loro miscuglio
quando il Dio sommo è l' appetito di tutta l' università  delle  cose (2). Aristotele dunque non solo vuole, che la natura
la ricerca della causa formale, che è la causa dell' essere  delle  cose, [...OMISSIS...] (5). Secondo lui dunque la materia è
di no, ma distinguendo la causa motrice dalla causa formale  delle  cose finite dice: 1 che ogni ente che vien generato o
contenute nel genere, che costituisce l' unità e identità  delle  cose che differiscono d' essenza ossia di specie (2); i
s' identificano tutte le cose, ed è il principio identico  delle  loro differenze (2)? In questo senso dunque il Dio d'
l' eternità la imita come può mediante il continuo circolo  delle  generazioni (3). E infatti non si potrebbe spiegare l'
si dice che da Dio vengono tutte le idee o forme  delle  cose [...OMISSIS...] in conseguenza del semplice movimento
di Platone in questo, che il platonico ha tutte le idee  delle  cose, e ha la potenza d' operare fuori di sè, creando ad
il mondo alla guisa d' un artefice, e le specie stesse  delle  cose non sono in Dio, ma nè tampoco la causa efficiente o
o la forza, [...OMISSIS...] (1): quando le specie o forme  delle  cose mondiali sono e sono sempre state ab eterno nelle cose
Platone per aver detto che l' ente e l' uno sia causa  delle  essenze e dell' essere di tutte le cose, ma per non avere
[...OMISSIS...] , dell' universo (4). L' essere è la forma  delle  forme. Ma l' essere (lo stesso dicasi dell' uno in quanto
tra gli enti, [...OMISSIS...] , e però la prima o l' ultima  delle  scienze si chiama «theologike». Ma l' essere come essere, e
Ma non esisterebbe questa scienza, se le essenze o specie  delle  cose non si potessero riferire all' essere come essere
specifica. Laonde quando si domanda « la causa dell' essere  delle  cose finite », l' essere qui è preso per sussistere , e il
», l' essere qui è preso per sussistere , e il sussistere  delle  cose è in ciascuna di esse e non separabile. Ora questo
in ciascuna di esse e non separabile. Ora questo sussistere  delle  cose sta nell' unione della materia colla forma, ma, poichè
o essenza è la causa dell' essere, cioè del sussistere  delle  cose (3), ed è principio non elemento di esse (4). Ma se si
esistono che in natura, sono la stessa natura determinata  delle  cose corruttibili, [...OMISSIS...] , e perciò non esistono
pure ab aeterno furono in essa tutte le forme o essenze  delle  cose corruttibili. Queste dunque non si generano, ma sono
Le forme naturali e reali; 2 Le forme artistiche e ideali,  delle  quali parla in un modo vacillante, prendendole talora per
specifiche; 3 I principŒ del ragionamento e la serie  delle  conseguenze (entità ideali) che deriva da essi la mente
ora dall' ordine della generazione naturale, ora da quello  delle  produzioni artistiche, ora dalle logiche distinzioni ed
più disparate. Negando dunque a Platone che le essenze  delle  cose corruttibili sieno idee separate da queste, perchè
egli tiene un medesimo discorso e fa una sola teoria  delle  essenze specifiche naturali, delle essenze artistiche,
e fa una sola teoria delle essenze specifiche naturali,  delle  essenze artistiche, delle logiche, delle astratte di ogni
essenze specifiche naturali, delle essenze artistiche,  delle  logiche, delle astratte di ogni maniera: tutte nascendo
naturali, delle essenze artistiche, delle logiche,  delle  astratte di ogni maniera: tutte nascendo alla materia
diversità di forme egli distingua ugualmente nell' ordine  delle  cose reali e delle ideali senza distinzione e tutte
egli distingua ugualmente nell' ordine delle cose reali e  delle  ideali senza distinzione e tutte sommettendole alla stessa
l' assegnare l' uno per causa formale dell' essere reale  delle  cose è vero, ma l' uno comune, non proprio delle singole
reale delle cose è vero, ma l' uno comune, non proprio  delle  singole specie e generi (1). L' essere attualissimo adunque
col pensante (4), la cosa coll' idea. Onde quest' è una  delle  principali censure che Aristotele fa a quelli che posero le
arrivare col suo conato a gradi diversi: il primo è quello  delle  specie degli enti inanimati ; il secondo è quello delle
delle specie degli enti inanimati ; il secondo è quello  delle  specie di vegetabili , il cui complesso, e il cui nesso è
cui nesso è la vita o anima vegetativa; il terzo è quello  delle  specie sensibili , il cui complesso e il cui nesso è la
che costituisce l' animale; il quarto grado è quello  delle  specie intellettive , il cui complesso e il cui nesso è l'
E l' obiettività della mente fu anche cagione a Platone  delle  sue idee, di cui Aristotele ritenne il principio
attuale, non potrebbe raccogliere dalle sensazioni le forme  delle  cose e da queste universalizzando pervenire ai primi,
in atto dia movimento alla mente [...OMISSIS...] (4). Niuna  delle  cose della natura intelligibile in atto: ma le cose
alle cose che tendono al fine), e contenente tutto il tempo  delle  cose periture, [...OMISSIS...] (perchè non si può concepire
un chè, se non per la causa formale, e però l' essere  delle  cose essendo la forma o essenza specifica, e i nomi che si
e si possa quindi chiamare l' unitutto. Così parlando  delle  antiche favole, egli non le riprende per aver posta una
s' informassero per via d' imitazione o di partecipazione  delle  specie (3). E accusa oltracciò Platone di non aver fatto
l' abbiamo veduto, e d' aver fatto dipendere dagli elementi  delle  idee, che sono elementi di tutte le cose, il bene o mal
confessa che posero in qualche modo anche la causa finale  delle  azioni, delle trasmutazioni e de' movimenti, e restringe la
posero in qualche modo anche la causa finale delle azioni,  delle  trasmutazioni e de' movimenti, e restringe la sua censura a
non era atta a spiegare l' esistenza stessa e la produzione  delle  cose, ma solo le accidentali loro mutazioni (5). - Come
ma è intesa, e appetita, e questa è in questo modo la causa  delle  stesse essenze o specie, la prima di tutte le cause, la
essenze o specie, la prima di tutte le cause, la causa  delle  cause, distrutta la quale tutto è distrutto,
parole la dottrina di Platone, che faceva l' uno causa  delle  idee , e le idee cause dei sensibili (5), salvochè
di spiegare la partecipazione dell' essere ossia  delle  forme? - L' abbiamo veduto: replichiamolo, e aggiungiamo
ma anche del senso (3). - Di poi come identificare le forme  delle  cose inanimate o delle sensibili colle idee? Ed è pur
- Di poi come identificare le forme delle cose inanimate o  delle  sensibili colle idee? Ed è pur necessaria questa
sieno veramente essenze. - In quarto luogo , o le specie  delle  cose naturali sono identiche colla prima e suprema essenza,
e varie? Se sono diverse, perchè non si assegnano le cause  delle  loro differenze? E poi, come in tal caso compariscono? come
tornati agli universali per ispiegare la partecipazione  delle  forme , cioè ritornati al sistema di Platone. Di più
di specie, e le specie reali o imiteranno o parteciperanno  delle  specie mentali: siamo dunque ricondotti di novo alle specie
della mente), e fa che l' essere e sapersi, e il nominarsi  delle  cose venga dalla predicazione delle specie (3). Ma il nodo
sapersi, e il nominarsi delle cose venga dalla predicazione  delle  specie (3). Ma il nodo più duro a sciogliere nella dottrina
specie di enti. Attribuisce dunque puramente alla diversità  delle  materie, e quindi alla diversa forza e natura del loro
imitazione della prima ed unica mente, secondo la diversità  delle  materie aventi varie potenze e capacità di giungere all'
2 Aristotele ammette tre sole sostanze: due sensibili,  delle  quali l' una, quella de' cieli, incorruttibile, l' altra,
tendenti a lui; egli non potrebbe avere le idee distinte  delle  cose che sono al tutto così fuori di lui. Vediamo nondimeno
sue proprie specie accidentali, ond' ella è detta specie  delle  specie. E qui ha luogo la distinzione tra la mente fattrice
colla morte dell' uomo, e non si conserva la memoria  delle  specie acquistate, perchè queste si vedono nelle sensazioni
ricevuto le specie « deve essere impassibile, suscettiva  delle  specie, e che sia queste specie in potenza »(2). Qui parla
è puramente il possibile (3), non avendo ancora niuna  delle  specie naturali in atto, ma solo il possibile, che è quanto
che è una stessa ed identica mente, anteriore all' acquisto  delle  specie naturali, che poi formano la mente passiva . Questa
non in potenza, [...OMISSIS...] , onde la chiama il luogo  delle  forme (1). E prova che questa mente in potenza è separata
in atto i colori che sono in potenza (5), così la mente fa  delle  specie che sono ne' sensibili e nelle cose materiali. La
colla materia negli enti naturali (1). Aristotele si fa  delle  obbiezioni, che servono non poco a render chiara la sua
mente ed ha in potenza tutte le altre. All' occasione  delle  sensazioni, le altre specie che ha in se stessa in potenza,
Così è perfettamente congiunta la mente colla natura  delle  cose mondiali: il che tuttavia non rimove le gravi
in sè le specie naturali scevre di materia, all' occasione  delle  sensazioni, e dicesi mente in potenza , in quanto ha queste
il sapere dell' uomo, quello che lo rende atto a far uso  delle  cose mondiali, ed a riflettere anche sopra se stesso, sta
a costituirsi come atto, entelechia, tuttavia ci sono  delle  altre specie sostanziali nella natura che arrivano ad
ultima (3). Adunque tra il primo stato della mente, priva  delle  specie mondiali e fornita solo d' un primo atto che
fattivo o teoretico (4). Il pensiero pratico è il principio  delle  azioni umane, e circa lui più abiti si distinguono ne'
l' arte (6): l' uno e l' altro di questi pensieri non sono  delle  cose necessarie, ma delle contingenti (7); ma l' arte è
altro di questi pensieri non sono delle cose necessarie, ma  delle  contingenti (7); ma l' arte è sempre del vero, la pratica
tutte le specie della natura (3). Questa raccolta  delle  specie naturali fatta dall' anima coll' organo della mente,
questi non si dà scienza (4). Questi poi sono l' essere  delle  cose; «to ydati einai» è la pura specie sostanziale dell'
è il genere: il genere dunque non c' è propriamente fuori  delle  specie. Or come l' essere si predica in un modo anteriore
abbiamo già data, e che ripeteremo in altre parole. Ci sono  delle  cose che si predicano d' altre, e queste devono avere un
- subietto - e di forma - predicato - (1). Parliamo  delle  sole forme o essenze sostanziali, alle quali le accidentali
dice della mente suprema che forma la continuità e l' unità  delle  cose e de' tempi, ora lo stesso dice della mente nell' uomo
come essere non esiste separato nella natura, ma esistono  delle  specie unite alla materia, le quali non sono universali, se
il nome di Dio. Ma anche le specie ossia i generi  delle  cose naturali sono essere, [...OMISSIS...] . La filosofia
come il circolo contiene il poligono, e però tratta anche  delle  specie e de' generi diversi, e de' contrarŒ e delle
anche delle specie e de' generi diversi, e de' contrarŒ e  delle  negazioni, non per parti, come fanno le scienze speciali,
di Platone, che l' uno sia la forma o causa formale  delle  specie. Ma in quest' universalissimo la cui scienza è
intelligibile, [...OMISSIS...] (4). Ora questa è l' una  delle  tre essenze sostanziali ammesse da Aristotele, l' essenza
da ogni materia, e quindi fuori della natura, esistano  delle  essenze sostanziali. Ma riprende Platone per aver confuse
comuni ; ma anteriormente a queste c' è la radice materiale  delle  cose propria di ciascuna, distinta e contrapposta al fine
e l' uno non possono esser generi , perchè si predicano  delle  stesse differenze (3). Dice ancora, che se l' ente e l' uno
per certo che il filosofo abbia i principŒ e le cause  delle  sostanze » » (6). Ora il principio e la causa, secondo
ha virtù di riceverne: e così accade che sia principio  delle  essenze sostanziali nella natura, e che si divida in generi
perviene al comunissimo : quest' è l' essere svestito  delle  differenze: da questo salendo ancora, intende la necessità
sè: nè intende i primi universali: ma intende l' universale  delle  cose finite : i generi delle cose finite, e non l' ente e
ma intende l' universale delle cose finite : i generi  delle  cose finite, e non l' ente e l' uno, benchè li chiami primi
intende di domandare: « se l' ente e l' uno sieno generi  delle  essenze naturali ». Alla questione così posta risponde di
stantechè il genere che si divide in ispecie non si predica  delle  loro differenze, e l' ente e l' uno si predicano delle
delle loro differenze, e l' ente e l' uno si predicano  delle  differenze: ma si dividono bensì in generi, cioè nelle
o si conoscono le cose (6). In quanto sono, egli è la forma  delle  forme, perchè Mente, [...OMISSIS...] (1): in quanto si
Questa, dice, deve trattare indubitatamente de' principŒ e  delle  cause. Ma questi principŒ sono essi singolari o universali?
alla natura, Platone separò al tutto dalla natura le idee  delle  cose naturali, come essenze da sè esistenti. Aristotele
specie separata, la mente; negò che le specie intelligibili  delle  cose, benchè eterne e semplici, esistessero separate e da
nella natura, perchè c' erano le specie intelligibili, una  delle  quali si costituiva da sè, e diveniva mente umana; ma negò
rispetto agli uni quanto rispetto agli altri nella ricerca  delle  cause non si può andare all' infinito: lo stesso sensibile
ne sono la cagione. Quindi non potemmo al tutto ragionare  delle  leggi ontologiche e delle cosmologiche, che l' anima segue
non potemmo al tutto ragionare delle leggi ontologiche e  delle  cosmologiche, che l' anima segue nel suo operare, senza
col ricongiungerli, se vuole avere una piena contezza  delle  cose; finalmente se l' oggetto reale su cui medita non le è
fuori di sè che già non fosse, negavano ogni cominciamento  delle  cose, ammettendo solo l' ente, e questo eterno e immutabile
e in questa entità di mezzo si dovessero cercare i principŒ  delle  cose. Era il sistema di Aristotele, che distingueva l' ente
un vero ente, che possa essere principio o causa efficiente  delle  cose; come fecero quei filosofi. I terzi, cioè Aristotele e
alcuna », dò forma d' una doppia negazione alla più grande  delle  affermazioni, perocchè quella proposizione equivale a
successivi, appartengono allo stesso gruppo; e così dicasi  delle  varietà, che si trovano nelle varie pere individuali. Quale
gli effetti accidentali sensibili. La diversità dunque  delle  specie procede dalla relazione ontologica, che ha l' essere
della sua mente e di concentrare la sua attenzione. Ma una  delle  creazioni o finzioni della mente umana più degne di
degli individui reali di quella specie (almeno parlando  delle  specie degli esseri contingenti a noi conosciuti), ma nello
prodursi le cose dal non7ente [...OMISSIS...] , come detto  delle  cose materiali e della causa materiale, non è senza verità.
di Aristotele ha detto di sì, ed anzi tutta la dottrina  delle  forme aristoteliche è tratta dalle forme, di cui si
materia (forza diffusa nell' estensione), ed è il gruppo  delle  sensazioni che la veste, che a noi la determina, e ci fa
la nostra attenzione all' estensione figurata, al tocco  delle  sensazioni, e abbiamo il concetto di accidenti figurati,
ad un altro fondamento sensibile, e abbiamo il concetto  delle  diverse guise di materia, per esempio, acqua, aria, fuoco,
Il primo esclude qualunque forma, gli altri pongono  delle  forme imperfette, che sono parti della forma. Dove si vede
limita le cose limitabili); e d' altra parte la sussistenza  delle  cose materiali è materiale, quindi s' intende come la
e produce in esso l' effetto del fondamento sensibile e  delle  sensazioni di cui si veste, i corpi ricevono un' altra
A tale uopo nondimeno egli è aiutato dalla composizione  delle  forze attrattive, che appartiene alla costituzione del
che si può dare ad un corpo per la concentrazione  delle  sue forze, non è più che un' individualità astratta e non
come si vede nell' algebra, per esempio nel calcolo  delle  funzioni analitiche, dove una funzione di una o più lettere
seco medesimo convenuto. Quindi le idee complesse, una sola  delle  quali può far conoscere qualsivoglia gruppo di altre idee;
far conoscere qualsivoglia gruppo di altre idee; l' ultima  delle  quali è l' idea del tutto . Ma l' idea del tutto non è
dei segni che li rappresentano al principio razionale, cioè  delle  azioni ed effetti, che ricevono l' indole e il carattere
alcuna virtù rappresentativa dell' ente di cui si tratta;  delle  relazioni ontologiche degli enti percepiti coll' ente non
o minore moltiplicità o numerosità, ecc., costituiscono  delle  proprietà che riguardano gli enti, non in quanto sono
Dal ragionamento ontologico; e questo ci dà ancora  delle  cognizioni analogiche di Dio; ma nel tempo stesso che ci
che dà all' uomo la facoltà di conoscere le limitazioni  delle  sue stesse idee, e di non cadere nell' errore di credere
uomo il possesso della verità. Pigliamo ad esempio alcune  delle  idee più generali, che si convertono poscia in principŒ
ente in universale i ragionamenti da noi fatti coll' aiuto  delle  idee derivate) corregge il nostro limitato pensare, e
ragionamento quel sistema, il quale insegna: Che l' ordine  delle  nostre concezioni è perfettamente eguale all' ordine delle
delle nostre concezioni è perfettamente eguale all' ordine  delle  cose; il che non si avvera per le cose divine, e per tutte
gravissimi in sè, gravissimi nelle loro conseguenze, l' una  delle  quali è il panteismo. Concludiamo: Intorno a Dio ed alle
principio nostro razionale, a ragionare secondo l' analogia  delle  cose da noi percepite. Questo ragionare ci conduce ad una
corso per quel che suonano, secondo l' importante documento  delle  scuole che: [...OMISSIS...] . Finalmente il ragionamento
per evitare l' errore, abbastanza perchè possiamo usare  delle  altre cognizioni nostre imperfette a nostro prò, senza
acciocchè egli divenga oggetto. Ora, posciachè la serie  delle  riflessioni non può essere che limitata, quindi accade che
o gli anelli mediati distinti fra loro; anzi la mente trova  delle  scorciatoie e dei compendi suoi propri, come appunto fa l'
che questi uomini abili a misurare coll' occhio le quantità  delle  cose, non saprebbero spiegare a sè stessi il fatto, nè dire
insegnamento della morale, vien meno alcuna volta alla cura  delle  malattie spirituali delle anime. Quanti, che sembravano
vien meno alcuna volta alla cura delle malattie spirituali  delle  anime. Quanti, che sembravano eccellenti teorici in
del problema; arrischia ancora di omettere, nella farragine  delle  cose che egli considera, alcune di quelle circostanze date
occhio intellettivo il nodo dell' affare, il gruppo preciso  delle  contingenti circostanze. Perocchè, conosciuto questo gruppo
classifica in generi i mali ed i beni; si forma così  delle  regole medie, ciascuna delle quali gli dimostra, gli fa
mali ed i beni; si forma così delle regole medie, ciascuna  delle  quali gli dimostra, gli fa conoscere immediatamente una
e dei mali, quando è fatta, è il fondamento dei desideri e  delle  avversioni generali consentite dall' uomo. Perocchè, come
dall' uomo. Perocchè, come l' uomo nella sua mente ha  delle  regole generali, così nel suo cuore ha dei desideri
generali, così nel suo cuore ha dei desideri generali e  delle  avversioni generali; coi primi appetisce abitualmente e con
e regole abituali, prescelte secretamente a direzione  delle  proprie operazioni, variano i caratteri morali degli
disposizione interna ed occulta (1); è anche la cagione  delle  più tempestose rivoluzioni politiche. Il che spiega molti
sola causa non basterebbe, se non ci fossero negli animi  delle  interne ed occulte disposizioni uniformi, preparate di
disposizioni uniformi, preparate di lunga mano innanzi,  delle  opinioni, delle affezioni generali, che in tutti
uniformi, preparate di lunga mano innanzi, delle opinioni,  delle  affezioni generali, che in tutti armoneggiano e cospirano a
sola ragione della loro riuscita è la disposizione segreta  delle  menti e degli animi delle masse; la quale se vi è, al primo
è la disposizione segreta delle menti e degli animi  delle  masse; la quale se vi è, al primo inalberarsi d' una
a cui si lega in parte la celebre controversia del culto  delle  immagini. E` un fatto non dubbio per ogni buon osservatore
immaginazione e la sensualità, e lo sviluppo intellettivo  delle  quali non s' allontanava molto dalla percezione,
Cristo cominciò l' ingegno italiano a filosofare, una  delle  prime verità, che gli si pararono innanzi, si fu la falsità
prime verità, che gli si pararono innanzi, si fu la falsità  delle  forme umane e dei costumi umani dalle plebi attribuite agli
della loro naturale e verace regolarità. E quel che si dice  delle  piante si può dire egualmente dell' educazione degli
rispondente al luogo immaginario, per la corrispondenza  delle  immagini colle entità reali, cause delle sensazioni. E ciò
la corrispondenza delle immagini colle entità reali, cause  delle  sensazioni. E ciò perchè si tratta di confrontare
modi dello stesso sentire. I movimenti dunque del dimenar  delle  gambe che portano su quel luogo, dove egli si è sbramato
della serie successiva, come è presente alla moltiplicità  delle  parti assegnabili nell' esteso; e per la legge dell'
sogno, o anche in veglia, non sono la riproduzione esatta  delle  sensazioni avute, perciò è da ricorrersi a un terzo
sensitivo semplice ed uno si muove a produrre in sè stesso  delle  immagini, a questo è mosso da una moltitudine di stimoli
l' intelligenza abbraccia compendiata tutta la moltitudine  delle  cose, in quanto sono così regolarmente disposte, ed anzi
Quindi colla regola intellettiva si conoscono le pluralità  delle  cose in ispecie, e non in individuo, cognizione che
che ordina e dispone in un dato modo la molteplicità  delle  cose, questa regola gli diviene principio e norma di
la scienza a determinare cotante e bellissime proprietà  delle  curve, che altrimenti sarebbero restate incognite? E come
quella formula che esprime quale sia la regolarità  delle  curve, fu amplissimo fonte di nuove cognizioni alla mente;
le regole, che esprimono in compendio la regolarità  delle  diverse linee rette e curve, e dei loro varii sistemi. Onde
loro varii sistemi. Onde l' uomo deve amare la regolarità  delle  cose anche per questo, che nella regolarità, trovatane la
per una quarta e più sottile ragione, che la regolarità  delle  cose, contemplate dalla mente e raccolte in breve regola,
principio razionale non manca del suo istinto; e l' ordine  delle  cognizioni, che sono nella mente umana, è principio
più le riesce di scorgere l' unità nella molteplicità  delle  cose. Perocchè, che è mai l' unità delle cose molteplici?
nella molteplicità delle cose. Perocchè, che è mai l' unità  delle  cose molteplici? E` un considerarle nell' essere
è già conoscerle per principŒ. Vero è che la cognizione  delle  cose per principŒ, presa da sè sola, è una cotale
così la cognizione dei puri principŒ, senza la distinzione  delle  conseguenze, è una cognizione astratta, anch' essa
» ». L' anima sensitiva gode ella veramente dei numeri e  delle  loro proporzioni? Gode della simmetria delle parti? Gode
dei numeri e delle loro proporzioni? Gode della simmetria  delle  parti? Gode finalmente dei movimenti proporzionali? Questa
sembra sommare insieme accuratissimamente le celerità  delle  due barche, perocchè il moto apparente di quella barchetta
barchetta è d' una celerità precisamente pari alla somma  delle  due celerità dell' una e dell' altra barchetta. Vogliamo
gli rimane impedita. E perchè nella produzione  delle  sensazioni, per esempio delle ottiche ed acustiche, ad un
E perchè nella produzione delle sensazioni, per esempio  delle  ottiche ed acustiche, ad un dato numero e metro di
prova evidente che nel sentimento non entra il numero  delle  vibrazioni e le loro proporzioni, ma che egli nasce come un
costituita dai diversi sguardi della mente, e non è propria  delle  cose materialmente prese, nè del senso di esse. E che cosa
« un quadrato diviso in vent' una figura, ciascuna  delle  quali ha la forma di due scacchi quadrati diritti ed uno
lo stesso scacchiere reale, secondo le relazioni diverse  delle  sue figure, secondo i diversi sguardi della mente, diventi
e corrispondenze coll' ideale, dove stanno le regole  delle  cose; onde anche qui ricomparisce il sintesismo fra il
che ogni sensorio animale è così ordinato (parte a cagione  delle  leggi della materia, di cui è composto, e delle leggi della
a cagione delle leggi della materia, di cui è composto, e  delle  leggi della comunicazione del moto, parte a cagione dell'
del moto, parte a cagione dell' organismo, parte a cagione  delle  relazioni della materia e dell' organizzazione coll'
seconda serie. Così, se la corda di violino è vellicata, dà  delle  oscillazioni isocrone, le quali scemano di estensione e di
organi e apparati sensitivi, altrettanti quante le specie  delle  sue sensazioni. Ciascuno poi di tali sensorii ha una serie
le quali entrano a determinare la naturale successione  delle  sensazioni proprie di un organo sensorio, vi è altresì la
sono molti, ed ognuno ha il suo proprio metro nella serie  delle  sensazioni che egli ama, come non accade che i diversi
o per debolezza e vizio dell' uomo; ed allora nascono  delle  disarmonie nell' uomo. Ma queste disarmonie, che accusano
non dubitiamo affermare che esso nell' invenzione  delle  mode che crea ogni giorno, e ogni giorno distrugge, venga
ammirabile diriga segretamente la durata più o meno lunga  delle  usanze e la qualità di esse, e contenga la naturale ragione
non ebbe a sofferire l' influenza di tutta la ruota  delle  usanze, che precedentemente si andò rivolgendo. Una segreta
rivolgendo. Una segreta legge, adunque, determina il corso  delle  usanze e dei frivoli costumi con una cotale fatalità; un'
ai sensorii diversi, a facoltà diverse, ciascuna  delle  quali ha una successione di atti che preferisce ad ogni
medesimamente come presso varie nazioni varii il corso  delle  fogge e delle maniere socievoli; perocchè le circostanze
come presso varie nazioni varii il corso delle fogge e  delle  maniere socievoli; perocchè le circostanze diverse
a determinare le varie consuetudini dei popoli, il corso  delle  loro opinioni, e fin' anche la serie degli storici eventi.
e fin' anche la serie degli storici eventi. Il gusto  delle  arti belle e della letteratura mantiene pur esso la legge
maggiore, se ci vien fatto, e qualche nuovo svolgimento  delle  cose dette di lei; senza di che non parrebbe forse al
sentimento. IV Funzione . - Quella che nasce in conseguenza  delle  tre prime, cioè di agire sul termine corporeo, e quindi di
organizzatrice . Nasce questa funzione in conseguenza  delle  tre prime; poichè essendo il corpo, come abbiamo veduto, il
debbono essere all' uopo - Assimilazione e riproducibilità  delle  parti viventi (3). Terzo momento della funzione
lettore che noi non intendiamo di entrare nella questione  delle  cause, per le quali viene limitato il dominio del principio
ma intendo che diminuisce e tempera la gravitazione  delle  une sopra le altre, e le volge ed atteggia in modo che il
della spontaneità7motrice sensuale, che è conseguenza  delle  quattro prime. Perocchè ai quattro indicati atteggiamenti e
lotta coll' organizzatore. Quindi si scorge un altro fonte  delle  forze perturbatrici della natura animale (1). La quale
ma produce di più la diminuzione della reciproca coerenza  delle  molecole e degli elementi di cui il corpo vivo si contesse,
come diremo in appresso; ci si renderà chiaro il fatto  delle  località morbose, illustrato dal Professor Fanzago e da
dell' attività annessa al sentimento. La serie adunque  delle  cause e degli effetti in tutti i fenomeni animali, divisi
altra volta descritto. II - Movimento (extra7soggettivo)  delle  parti sensibili del corpo umano, eccitate dagli stimoli
attirato, con diversità di tempo, e quindi con oscillamento  delle  parti, rottura talora della coesione fra esse, cessazione
al magnetismo, ecc.. Ma i movimenti istintivi o volontari  delle  varie membra del corpo non obbediscono punto alle leggi
queste questioni importantissime, senza proporre almeno  delle  congetture. Incominciamo dalla legge dell' inerzia.
in ragione diretta della massa e indiretta del quadrato  delle  distanze, abbia pieno vigore anche nell' attrazione
millesimo di milionesimo di linea, le faccie che si toccano  delle  due particelle dovrebbero essere attirate immensamente più
essere attirate immensamente più che non i dossi opposti  delle  medesime particelle, sicchè i centri di gravità non si
i centri di gravità non si potrebbero collocare nel centro  delle  sfere, ma assai più vicini fra loro. Intanto è certo che
ma ella non è conciliazione appartenente alla natura stessa  delle  cose; suppone anzi l' esistenza nella natura di più forze
dello stesso principio reciprocamente contrari a cagione  delle  diverse porzioni di materia che investe e delle diverse
a cagione delle diverse porzioni di materia che investe e  delle  diverse condizioni in cui esso si trova, il quale, seguendo
causa sia a pieno sufficiente a spiegare tutti i fenomeni  delle  diverse attrazioni. Una delle maggiori difficoltà, che può
a spiegare tutti i fenomeni delle diverse attrazioni. Una  delle  maggiori difficoltà, che può rendere questa opinione
necessaria a sospingere il sangue per mezzo  delle  arterie al cervello (2). Laonde niuno dei tre movimenti può
vitale d' un organismo dovrebbe riuscire più potente  delle  forze puramente attrattive (fisiche e chimiche), i cui
Ora, come avviene che la forza vitale impedisca l' effetto  delle  forze chimiche, e faccia che gli elementi della materia
motrice7vitale, per la quale agevola il movimento intestino  delle  molecole e degli organi stessi, che esse compongono. Il
vitale che tende ad impedire i movimenti degli elementi,  delle  molecole e degli organi contrari alla vita. Il secondo ed
innestino; il secondo poi è la causa dei movimenti vitali  delle  molecole già vive, ossia del misto vivente, le quali
in questi, che sono suo termine necessario », gli effetti  delle  forze chimiche debbono rimanere sospesi ed apparire effetti
ad essere eccitato, aiuti e faciliti i movimenti  delle  molecole organiche di prima formazione, l' una al contatto
probabile da poter anzi vedere nella stessa forma sferica  delle  molecole la prova dei movimenti intestini, coi quali l' una
in sull' altre da tutte le parti (2). La forma rotonda  delle  molecole rende altresì facile spiegazione del come si vada
che lasciano tra loro le molecole. Ora, data la rotondità  delle  molecole, è chiaro che esse lasciano, quando si trovano al
deve essere) non produce già l' effetto che i sentimenti  delle  molecole divise a forza rimangano discontinui; anzi ella
altre (1), alla comunicazione dei vasi, alla continuazione  delle  fibre e delle membrane, ecc. (2). E certo non si può
comunicazione dei vasi, alla continuazione delle fibre e  delle  membrane, ecc. (2). E certo non si può dubitare essere
perdita di forza per la confricazione e per l' attrito  delle  parti, onde è bisogno che un principio inesausto di forza,
nervose, conchiusero precipitosamente che quel movimento  delle  fibre sia il primo fenomeno, a cui il sentimento, come
che a spiegare i fenomeni animali, e massimamente quelli  delle  simpatie, conviene ricorrere ad un principio unico . Il che
a ciò pienamente idonea? Cominciamo dunque dal fenomeno  delle  simpatie, e prima di tutto determiniamo in quale ampio
esso non si può spiegare mediante l' uno dei tre eccitatori  delle  proprietà vitali, il cervello che trasmette l' eccitamento
della scienza facessero conoscere fra gli organi simpatici  delle  comunicazioni sino ad ora sconosciute. II - E` anche una
spiegazione di certi movimenti, che eccedono la quantità  delle  forze materiali e che si sottraggono alle leggi del moto
ricorrere ad un principio di moto diverso da quello  delle  dette forze materiali; ed un tale principio o è l' attività
e preesigano un meccanismo, una organizzazione,  delle  comunicazioni di filamenti, delle contiguità e continuità,
una organizzazione, delle comunicazioni di filamenti,  delle  contiguità e continuità, dei tessuti, dei vasi, ecc. per
anche osservare essere un metodo erroneo quello che ragiona  delle  operazioni animali, in modo da supporre che il principio
. Non si può disconoscere che gli animisti abbiano abusato  delle  cause finali, pretendendo che il principio operatore dei
l' azione o la passione animale, è una sensazione  delle  pareti interne del corpo animale. - Il titillamento dell'
e si complica. Lo stesso si può dire del titillamento  delle  nari, a cui sussegue lo starnuto, movimento ancora più
in movimento i nervi e i muscoli dello stomaco; lo stesso  delle  fecce e dei drastici, che irritano gli intestini e
figurati, come sono le sensazioni provocate nelle superfici  delle  pareti interne del corpo, o in conseguenza d' immaginazioni
perturbato e disordinato si riordini. Enumerare le classi  delle  funzioni dell' istinto sensuale, secondo i loro prossimi
Quindi se si considera l' attività sensitiva come causa  delle  simpatie patologiche, si ricorre ad una causa la cui
un tempo del sentimento e del movimento. Tutti i fenomeni  delle  simpatie morbose confermano che queste si debbono
di sentimento, quando egli è anzi propriamente l' organo  delle  passioni. Noi abbiamo distinto i sentimenti in figurati e
sensitività veramente ganglionare; onde la classificazione  delle  simpatie, fatta da Brachet, si dovrebbe probabilmente
suddividendo poi questa seconda classe (2). A conferma  delle  quali osservazioni sull' intervento del sistema cerebrale
perchè è immune dallo spazio; in altre parole, la diversità  delle  sensazioni nell' anima non è fondata nella diversità degli
solo in differenze sensili, ossia appartenenti all' essenza  delle  sensazioni stesse, le quali non hanno a far nulla colle
dai sensorii non si riporta all' anima, ma solo lo spazio  delle  singolari sensazioni; e questa unicità è fondata nella
a recarsi nelle estremità inferiori, e guariva poi l' edema  delle  gambe facendo uso di rimedi fortificanti. Continuiamoci
ecco spiegata quella legge patologica, che fu reputata una  delle  più belle scoperte di Broussais, la quale si è che « quando
più complicate del corpo umano i molteplici movimenti  delle  molteplici parti, che concorrono ad eseguirle, e questo
diversamente viene loro impressa, come esige l' armonia  delle  loro operazioni, sia perchè esse sono diversamente
vari organi concorrenti ad una stessa funzione, ve ne sono  delle  altre fra più funzioni eguali, cioè a dire fra organi
ne succeda un' altra in un organo lontano senza lesione  delle  parti intermedie, non può bastare la comunicazione dei vasi
importante cade opportuno in questo luogo, dove trattiamo  delle  simpatie da spiegarsi colla semplicità del principio
che ella operi rettamente, e sì quando, in virtù  delle  nostre opinioni, noi le attribuiamo degli errori.
Da ciò che diremo apparirà che l' istinto vitale, fonte  delle  leggi medicatrici della natura, è talora limitato nella sua
benchè ne avrebbe avuto il sentimento fondamentale, scevro  delle  forme relative allo spazio misurato, che si estende oltre
aumenta le forze dell' istinto vitale, aiuta l' energia  delle  funzioni; una gioia eccessiva cagiona l' apoplessia, come
da Dio, le cui opere sono perfette. Insomma qui vi è una  delle  molte prove dell' originale decadimento, che non privò
afflusso degli umori ad una parte ferita, e dall' effetto  delle  passioni, che accelerano o ritardano il corso del sangue,
che lo rende la causa di tutte le escrezioni, come pure  delle  secrezioni, sia il corpo in istato di sanità o in quello di
ai quali pare aver riconosciuto nei solidi la prima causa  delle  malattie, non hanno però negato che, qualora i solidi
i medici moderni, che hanno ridotto il maggior numero  delle  malattie all' infiammazione, ricorrono sì sovente all'
non l' offendano. Ma se il corpo continuamente perdesse  delle  sue parti senza acquistarne, si ridurrebbe al niente, e
di continuo quegli stimoli opportuni al perfetto corso  delle  funzioni animali. Senza continuità di parti non esiste l'
aiutando la continuazione e opportuna organizzazione  delle  molecole; 2) possono essere di quelli che danno alle
e così ha luogo il circolo perpetuo, più o meno lungo,  delle  sensioni e dei movimenti, che si dice processo morboso . Un
morboso . Un esempio della serie e vicenda dei movimenti e  delle  sensioni, che riesce a pregiudizio dell' animale, lo
che contrasta coll' istinto vitale. In tal caso il corso  delle  alterazioni e delle vicende interne dell' animale si
istinto vitale. In tal caso il corso delle alterazioni e  delle  vicende interne dell' animale si continua indipendentemente
denominata diatesi . Queste due qualità del corso alternato  delle  sensioni e dei movimenti, della prima delle quali uno dei
corso alternato delle sensioni e dei movimenti, della prima  delle  quali uno dei principali caratteri è la breve durata, della
più o meno, e la salute non ne riceve detrimento. Il corso  delle  funzioni animali cangia sì, ma non rimane alterato; la
cangia sì, ma non rimane alterato; la vicenda alterna  delle  sensioni e dei movimenti intestini può dunque essere resa
conviene trovare questo carattere nella vicissitudine  delle  sensioni e dei movimenti intestini, di cui abbiamo più
perchè, data un' irritazione, o succeda il corso morboso  delle  sensioni e dei movimenti sì breve che tosto finisce poco
alla condizione in cui si trova l' interna vicenda  delle  sensioni e dei movimenti intestini, apparisce, secondo che
azione dell' istinto vitale e dell' istinto sensuale,  delle  sensioni e dei movimenti organici, che costituiscono una
riconobbe che la generazione, lo sviluppo e la riproduzione  delle  parti sono operazioni interne dell' animale, le quali, data
Che nella generazione, nella riproduzione normale  delle  parti tagliate, nel processo per cui dall' infanzia alla
non vi è eccesso propriamente, ma irregolarità e anormalità  delle  operazioni animali quando, [...OMISSIS...] . Se un
e dell' eccitamento che passivamente riceve, ma dal gioco  delle  forze interne, il quale viene perturbato dallo stimolo,
seco necessariamente non poca molestia. Così le leggi  delle  due abitudini, lungi dall' essere in contraddizione, si
un sistema così angusto che non riconosce altra cagione  delle  modificazioni che presenta l' eccitabilità, se non la pura
se non la pura organizzazione della fibra; i fatti dico  delle  passioni razionali. E chi può negare: I - Che le passioni
passioni razionali sieno uno stimolo eccitatore dei nervi e  delle  fibre? La gioia, la collera, il terrore, l' amore possono
sembra dover essere nata nella condizione organica  delle  sue fibre; ma sì l' abito gl' impone oggimai la necessità
divenuta più irritabile, più mobile. Ella è una convulsione  delle  labbra, si dice; ed appunto il rendersi le convulsioni
solo momento nella vita, in cui la mistura e la tessitura  delle  parti sia in tutto e per tutto eguale a quella del momento
del grand' uomo è quello di pretendere che l' eccitabilità  delle  parti e la suscettività di rispondere agli stimoli dipenda
e i processi morbosi non sono altro che una parte del corso  delle  azioni alterne, di cui parliamo, non interrompono questo
sieno immutabili e necessarie, tuttavia il corso alterno  delle  sensioni e dei movimenti riesce così diverso che varia di
uomini devono dunque riuscire assai maggiori che non quelle  delle  fisonomie; conciossiachè, essendo egli disposto in una
riferirci a cagioni estranee all' animale, la principale  delle  quali è la materia. Questa ora somministra ubbidiente il
senza declinare nè a destra, nè a sinistra. Ma se l' una  delle  due cause esteriori mentovate influisce di nuovo sull'
mi pare probabile che vi sieno due limiti della continuità  delle  molecole, entro i quali si conservi la vita in istato
maggiore o minore dipende dalla forma e dalla grandezza  delle  molecole, le quali circostanze fanno sì che rimangano fra
dovesse riuscire più fitta e robusta; ma la troppa aderenza  delle  molecole impedisce il loro movimento, e deve quindi scemare
di continuità anche secondo la maggiore o minore continuità  delle  molecole, di cui l' animale risulta. Varia secondo la
nella stessa perfezione della vita vi siano dei gradi, o  delle  forme diverse ed equivalenti, questo è assai più difficile
se si suppone che alcune particelle, non al tutto prive  delle  predisposizioni necessarie alla vita, sieno in lotta coll'
la loro qualità, il loro collocamento, ecc.); le varietà  delle  forze dell' istinto vitale imprimono uno stampo diverso
che devono cangiare l' indole, il grado, il numero  delle  sensioni, ed appartiene ai progressi della scienza il
che si riproducono con legge costante, ma che tengono  delle  varietà nei vari individui della stessa specie. I quali
egli sia tale: 1 che non tenda a togliere la continuità  delle  parti; 2 che tenda a perpetuarsi; 3 non tenda a togliere
sono: Quelli che tendono a distruggere la continuità  delle  parti. Quelli che impediscono la continuazione dell'
ed anche la materia estranea al corpo umano in virtù  delle  sue forze chimiche, o pel suo movimento meccanico, o per la
ma nel produrre sul corpo un' azione disarmonica a quella  delle  forze vitali, cioè contraria ad alcuna delle tre condizioni
a quella delle forze vitali, cioè contraria ad alcuna  delle  tre condizioni dell' animale, la continuità delle parti, l'
ad alcuna delle tre condizioni dell' animale, la continuità  delle  parti, l' eccitamento perpetuo e l' individualità. La
sensuale, e per essi la riproduzione degli stimoli e  delle  sensioni conseguenti, forz' è che si mantenga una somma
od ordinata a progressione. Allora si manifesta nel gruppo  delle  particelle viventi quel fenomeno, che corso zoetico abbiamo
primo anello del corso zoetico quello che si compone: 1  delle  prime sensioni; 2 dei movimenti continuati o prodotti dall'
sensuale in conseguenza di esse (1). I movimenti , cagioni  delle  dette sensioni, variano per molte cagioni, le quali si
varietà in meglio od in peggio dipenderebbe dall' azione  delle  sue forze interne, determinate da quell' unica maniera, e
istante della vita, e per più cause associate, una sola  delle  quali basta a farnelo deviare; ma tutte queste nuove
quelli che l' animale produce a sè stesso, in conseguenza  delle  alterne azioni di esso corso. Sì i movimenti primitivi come
tre elementi, da cui l' animale risulta: 1) la continuità  delle  parti; 2) l' eccitamento; 3) l' individuazione dell'
alle sensioni , che si dividono anch' esse nei due generi  delle  primitive e delle seconde. Le primitive sono cagionate dai
che si dividono anch' esse nei due generi delle primitive e  delle  seconde. Le primitive sono cagionate dai movimenti prodotti
movimenti si ripete nelle sensioni; anzi la classificazione  delle  sensioni e quella dei movimenti vanno di pari passo, e l'
Questa classificazione si ravvisa non meno nel genere  delle  sensioni primitive, che nell' altro delle sensioni seconde.
meno nel genere delle sensioni primitive, che nell' altro  delle  sensioni seconde. Le sensioni primitive danno la leva all'
ed i temperamenti robusti. Di qui ancora la divisione  delle  malattie in acute e croniche ; quando le sensioni
procedono molte e importantissime conseguenze, alcune  delle  quali sono: Che quanto è maggiore l' impulso, cioè l'
la disposizione, e la forma mobile, e il grado di vita  delle  molecole. Che allorquando l' organizzazione sconcertata
e le sensioni seconde . Noi abbiamo riposto il carattere  delle  sensioni primitive in questo, che l' istinto vitale, che le
dalle sensioni primitive produce colla sua azione quasi  delle  nuove potenze, cioè l' abitudine , la ritentiva , l'
acquisite, e propriamente modificazioni e accrescimenti  delle  facoltà originali dell' animale. Le sensioni primitive ,
esterni e dai connaturali stimoli interni. Altro carattere  delle  sensioni primitive si è l' esser quelle singolari : l'
che si fondono in una sola affezione , è già un prodotto  delle  sensioni primitive, e non primitivo. Nè le sensioni
del moncone cogli integumenti, del rimarginamento  delle  ferite, ecc.. In tutti questi accostamenti di molecole si
ciò che manca al perfetto combaciamento e continuità  delle  parti. Supposto questo caso come possibile, l' aggiunta
parti. Supposto questo caso come possibile, l' aggiunta  delle  molecole egualmente organizzate sarà utile o dannosa al
, che viene in soccorso del vitale. E questo è il caso  delle  febbri, che nascono dai miasmi, del vaiuolo, e di tutte le
Premesse le quali cose, veniamo a considerare la varietà  delle  sensioni primitive, il cui complesso, nella sua parte
gli stimoli interiori ed esteriori, il sistema  delle  sensioni e dei movimenti conseguenti deve alterarsi. Dico
del sistema della quantità. Quante volte la prostrazione  delle  forze e l' abbassamento dei polsi sembrano indicar
modificazione del quale è la sensione. Poichè la ragione  delle  modificazioni, di cui è suscettibile un soggetto, non può
modi, forme e gradi cioè, a posteriori, dall' esperienza  delle  sensioni, che sono atte a cadere nella nostra coscienza. Ma
extrasoggettivo e la sua maniera di operare deve essere una  delle  condizioni, da cui dipende lo stato più piacevole dell'
di maniera che la ragione perchè l' occhio è suscettivo  delle  sensioni colorate, l' orecchio delle sensioni sonore, le
l' occhio è suscettivo delle sensioni colorate, l' orecchio  delle  sensioni sonore, le nari delle sensioni odorose, il gusto
colorate, l' orecchio delle sensioni sonore, le nari  delle  sensioni odorose, il gusto delle saporose, lo stomaco, gli
sensioni sonore, le nari delle sensioni odorose, il gusto  delle  saporose, lo stomaco, gli intestini, ecc., di sensioni di
speciale della sensitività ha virtù di mutare la serie  delle  azioni vitali, di cui si compone il corso zoetico,
insegna che in certi corpi vi è una tessitura più fina, e  delle  membra più sottilmente organate; e gli individui, le cui
piacere. Ma se diminuisce il piacere reale nello schiavo  delle  passioni voluttuose, ne aumenta l' avidità angosciosa dell'
stimoli interni; di che è ragione la maggiore intensità  delle  sensioni, e le stesse cause che rendono più potente l'
dell' occhio s' accresca non solo per la protensione  delle  estremità nervose, che vanno a cercare lo stimolo e gli
ultimi capillari venosi dal movimento maggiore del cuore e  delle  arterie; e i capillari venosi, che non lo possono smaltire,
ed irritati; il sangue stesso accalorito dall' orgasmo  delle  arterie, e quasi stagnante, tende a disorganizzarsi, cioè a
pure ammirabili, o che si considerino i capricciosi gusti  delle  fanciulle che si avvicinano all' epoca della pubertà, o di
o che soffrono altri incomodi, o che si considerino quelli  delle  donne incinte. La ragione della maggiore attività della
regolatrice della sua attività . Dopo ciò si possono fare  delle  altre domande importantissime, le quali sono: « Se l'
d' esempio, lo splendere del sole impedisce la visione  delle  stelle? Certo si deve attribuire in parte all' azione
uniforme, nella quale si fonde la sensione parziale  delle  stelle. Ma questo non ispiega a pieno come la luce delle
delle stelle. Ma questo non ispiega a pieno come la luce  delle  stelle, che continua a ferire certe fibrille della retina,
vitale (1). E qui mi conceda il lettore che a conchiusione  delle  cose dette, e quasi a riposo, manifesti un voto, che
che fosse quella di togliere l' apparente discordia  delle  opinioni, levando gli equivoci del parlare. Contendono i
e la poca importanza d' un altro? il cogliere la gradazione  delle  somiglianze e della loro importanza per caratterizzare una
alla stessa maniera il corso e l' esito diverso  delle  malattie nei climi, temperamenti ed altre circostanze
Dopo queste separazioni, a che si ridurrà il difetto  delle  due sette indicate? Non più al mancare l' una di scienza, e
brama di ottenere il fine dell' arte, si può mettere in una  delle  due vie. Può persuadersi di riuscire a conoscere il modo di
e di coglierle all' origine, investigandone il complesso  delle  forze, dei movimenti e loro effetti da cui risultano; il
dai pochi dati dell' esperienza. Certo, il calcolo  delle  azioni reciproche delle varie forze, ciascun atto delle
dell' esperienza. Certo, il calcolo delle azioni reciproche  delle  varie forze, ciascun atto delle quali ha una sua intensità
delle azioni reciproche delle varie forze, ciascun atto  delle  quali ha una sua intensità e una sua misura, vince l' umana
stimolo. Sicchè vi sono, a ragion d' esempio, secondo essi,  delle  idropi per eccesso di stimolo, ma ve ne sono anche di
proprie; non è solo passivo, ma ben anche attivo. In niuna  delle  malattie, benchè si guariscano con una cura stimolante, la
e l' arterioso rispettivamente attivo, tuttavia le tuniche  delle  vene non si possono spogliare affatto d' ogni virtù
morbosa, qualunque sia, che accresce l' azione del cuore e  delle  arterie, non sia altresì quella che produca in sulle vene
cagione, nel sistema venoso, la stessa maggior cedevolezza  delle  parti dei vasi venosi dovesse avere per effetto una
In questo caso la debolezza sopravvenuta nella forza vitale  delle  vene sarebbe una cagione dello stato morboso, di cui si
il considerare che, supposta una dilatazione maggiore  delle  vene, una minore resistenza al corso del sangue, esse
ne andrebbe difettando. E supponendosi che il calibro  delle  arterie non si accrescesse punto nella stessa proporzione,
punto nella stessa proporzione, in cui si accresce quello  delle  vene (perocchè le arterie dotate di maggior vita resistono
a cercare la prima causa di questa rilassatezza morbosa  delle  vene; la quale indubitatamente si dovrà rinvenire in una
almeno per induzioni certe, a stabilire le cause interne  delle  malattie, e le modificazioni in più o in meno dell' azione
qualunque sia il complesso degli elementi interni e  delle  cause materiali e formali dell' infiammazione, tende a
siccome l' intende il popolo, unico maestro e legislatore  delle  lingue. Ma pure quella distinzione è reale, fondata in
nasca da una assolutamente soverchia attività del cuore e  delle  arterie, anzichè da una attività soverchia relativamente al
da una attività soverchia relativamente al rilasciamento  delle  vene capillari, di maniera che la debolezza cresciuta in
fra la debolezza relativamente soverchia, poniamo  delle  vene, e la robustezza pure relativamente soverchia, delle
delle vene, e la robustezza pure relativamente soverchia,  delle  arterie. Ad ogni modo riesce del tutto falso anche nel
più forte o minaccioso; e questo è l' infiammazione il più  delle  volte; perciò in questa si vuol portata l' attenzione di
da questi medici si fu la somma difficoltà di cavare  delle  illazioni logiche da quel principio. E veramente, chi
la complicazione e le leggi arcane del corso zoetico, e  delle  molle e forze ad ogni ora mutabili, che lo producono. Di
in correlazione all' effetto. Ecco alcune circostanze  delle  molte, che dovrebbero essere discusse nel Trattato dell'
influire sul corpo umano è complesso, sì per la pluralità  delle  sostanze, di cui è composto, sì per la diversità delle
delle sostanze, di cui è composto, sì per la diversità  delle  forze meccaniche e chimiche, colle quali agisce; 2 molto
la loro azione si considera come modificatrice piuttosto  delle  forze meccaniche che delle chimiche, ecc., o viceversa.
come modificatrice piuttosto delle forze meccaniche che  delle  chimiche, ecc., o viceversa. Producono un effetto diverso,
ripugnanza. Agisce in modo diverso, secondo la proporzione  delle  due o più sostanze che si mescolano insieme; secondo il
leggi della comunicazione del moto, la forma, il contrasto  delle  forze, ecc., sono circostanze che producono effetti opposti
volevamo dimostrare l' incredibile varietà e molteplicità  delle  vie, per le quali scorre il corso zoetico, e la sua estrema
produce, le varietà degli stimoli primitivi e naturali, e  delle  sensioni che ne sorgono, e del medesimo istinto vitale, che
azione dell' istinto, furono dette seconde . Di queste e  delle  loro varietà noi dobbiamo ancora parlare. A formarsi chiaro
Perchè avviene, a ragion d' esempio, che gli abitatori  delle  montagne, o dei luoghi ove l' aria è asciutta ed
più o meno cospira con essi alla produzione dei movimenti e  delle  sensioni provocate. L' istinto animale è dunque quell'
in pari tempo la perturbano. Questo ci richiama a parlare  delle  diverse maniere di debolezza e di robustezza, che nell'
materia, nasce anche qualora il corpo perda insensibilmente  delle  molecole, come per traspirazione, ecc., senza che vengano
di continuità, il quale si discontinua e resta diminuito  delle  parti staccate, il che non è ancora condizione morbosa; e
cessata la lotta, colla vittoria cessa altresì lo sfoggio  delle  forze bellicose, ed apparisce la debolezza nel principio
bellicosa è quella che trasse principalmente l' attenzione  delle  moderne scuole di medicina, e che produsse le dottrine
agisce troppo debolmente, sicchè col solo aggiungergli  delle  forze, riuscirebbe l' effetto (debolezza soverchia
senza essere la malattia, allorquando il rallentamento  delle  funzioni della vita cagioni qualche sconcerto, pienezza o
l' universo, qualora fosse data la continuità necessaria  delle  parti; anzi egli tende in effetto ad estendersi ed a
all' eccitamento, combinata colle forme degli elementi e  delle  molecole materiali; chè se in un continuo composto di
altre funzioni animali si rallentano. Ora il rallentamento  delle  passioni animali è l' effetto manifesto della debolezza del
e della sua debolezza, che consiste nella scemata coscienza  delle  proprie forze, nella diminuzione del sentimento
o ingombra le cellule aeree del polmone, come in sulla fine  delle  polmoniti, sicchè il sangue, non potendo compire l'
eccitamento, se non in quanto produce i movimenti intestini  delle  molecole animate. Se dunque i movimenti provocati sono
attribuire ai pesi che usavano di portare sul capo. Una  delle  principali ragioni, per le quali l' istinto animale
talora si toglie solamente all' uomo la coscienza  delle  sensioni; tal' altra sembra che restino veramente impedite
cervello, che aiuta l' intelletto somministrandogli i segni  delle  immagini, che fissano la sua attenzione, ne rimanga anch'
calda ad una fredda, ne riportiamo varie infiammazioni  delle  membrane mucose, della pleura, del polmone, degli
comparativamente accresciuta l' attività dei vasi interni  delle  dette membrane; debbono dunque i fluidi affluire dall'
tre cavità splancniche, sospendono ed alterano il corso  delle  secrezioni; essendovi molta attività vitale al centro e
degli umori al di fuori. Quantunque il ristabilimento  delle  funzioni degli organi secretori sia, quando succede
lontane dal centro; indi il calore accresciuto alle palme  delle  mani ed alle piante dei piedi, le rose alle guance, il
o azione maggiore dei vasi; là dove la reazione del cuore e  delle  arterie non essere accresciuta per uno stato di loro
nel sistema nervoso, all' incontro, si propaga a seconda  delle  sue diramazioni, partendo dal punto dove prima è stata
bellicosa, e invece d' aver per successo la nutrizione  delle  parti, lascia in queste dei danni, fra i quali quello
L' infiammazione dei reni trae seco talora l' atrofia  delle  glandole testicolari. Nella colica dei pittori è singolar
E` del pari certo: Che talora il sistema nervoso esercita  delle  funzioni, nelle quali una sola parte è interessata, e
della pelle oltre misura, per le ragioni dette parlando  delle  malattie del cervello, come vedesi nei maniaci, negli
i nervi, che vanno ad esse. Ci rimane in fine a parlare  delle  località, di cui abbiamo fatto cenno qua e là sol di
in certi luoghi che in altri del corpo vivente ». La teoria  delle  località ha dei principŒ generali, delle leggi, le quali si
». La teoria delle località ha dei principŒ generali,  delle  leggi, le quali si applicano egualmente al corpo sano e al
od infermo. Noi dunque esporremo prima le leggi generali  delle  località , che chiameremo fisiologiche , facendone poi
leggi terapeutiche . Le leggi fisiologiche, ossia generali  delle  località, sogliono desumersi dai sei elementi, che
extrasoggettivo; nel qual caso nasce l' irritazione, causa  delle  malattie, che è la stessa forza della spontaneità, che si
a proprio scopo, l' attività animale, sono la sede appunto  delle  simpatie. Ma incontra che, essendo il principio senziente
dell' animalità, gli avvenga di contrarre anche  delle  abitudini, si assuefaccia a muovere contemporaneamente
tre modi di sentimenti, si possa spiegare la località  delle  sensioni. Io provo in una mano una sensione piacevole o
cervello o lungo il braccio, dove si continua il movimento  delle  fibre; che è la questione della località. Alla prima
immediatamente si sente (il sentito); ed anzi ha con questo  delle  disarmonie ed apparenti contraddizioni (1). Le località
soggettivo; noi teniamo per regola dei nostri pensieri e  delle  nostre azioni quello, benchè fenomenale, e non questo,
insieme ci danno la figura del corpo; e la figura di esso e  delle  sue parti (2) è quella che ci costituisce l' immagine del
una data sensione. Per altro questi giudizi sulle località  delle  sensazioni interne sono incerti, senza precisione, e
precisione, e spessissimo fallaci. La località adunque  delle  sensioni interne non è che un rapporto fra esse e le
si soffregano insieme; ora questo soffregamento non è che  delle  superfici, attesa l' impenetrabilità dei corpi. Se le
l' impenetrabilità dei corpi. Se le piccole superfici  delle  molecole, dove nasce l' eccitamento, ne costituiscono una
e distintamente un vero solido, perchè l' interno  delle  molecole non è sentito che col sentimento di continuità; il
nel sentimento il movimento attivo (2). Il movimento dunque  delle  superfici sentite, questo movimento sentito anch' egli, gli
esterna, possiamo far dare innanzi un passo alla soluzione  delle  località. Perocchè dato, come supponevamo, che ci venga
per loro luogo il cervello, perchè dell' interno cervello e  delle  sue parti non abbiamo la percezione extrasoggettiva, e non
La sensione cesserebbe tostochè è finita la ricomposizione  delle  molecole. Rimanendo scomposte le prime molecole più a lungo
l' uomo esserne consapevole. Come quando la scomposizione  delle  molecole sensorie comincia all' estremità esteriore per
di queste. Lo stato di spostamento, dunque, degli elementi  delle  molecole sensorie è ciò che dà alla sensione quanto le
dell' extrasoggettivo; onde quando diciamo che gli elementi  delle  molecole restano spostati, per esempio, all' estremità di
sentimento d' uno spazio solido determinato. La continuità  delle  superfici da tutti i lati e il movimento fanno sì che l'
onde si alterano fisiologicamente nella composizione  delle  loro molecole sensorie; quando le molecole intermedie,
un extrasoggettivo, e non più. La spiegazione data fin qui  delle  località è tratta dalla natura dell' animale; perciò ella
un luogo. - Convien dire in tal caso che la scomposizione  delle  molecole si ripeta continuamente con un movimento
qualità e quantità dei fluidi, e finalmente dalle leggi  delle  simpatie. A ragion d' esempio, un forte dolore accelererà
nell' ipotesi che noi facciamo, una diversa composizione  delle  molecole sensorie. Se il senso rimane alterato di qualità,
opportuno, che non aveva prima. Fin qui della località  delle  sensioni. Parliamo ora della località dei movimenti e
e fenomeni morbosi ricevono la stessa spiegazione di quella  delle  sensioni, perocchè movimenti precedono e movimenti
agli intestini, alla vescica, ecc.. Rimarrebbe a parlare  delle  località terapeutiche, cioè dell' applicazione e dell'
terapeutiche, cioè dell' applicazione e dell' azione  delle  sostanze terapeutiche in determinate parti del corpo, e dei
operano questi sistemi (1). E qui basti. Chè questo libro  delle  leggi dell' animalità, dove si disse tanto poco d' un
a parlare dello spirito, altri del corpo; a ciascuna  delle  due parti parve possedere tutta la scienza, e contese coll'
e quindi trovammo la via d' accordare la molteplicità  delle  attitudini colla semplicità del principio; dalla
umane. Ma tutte queste attività conservano nel loro operare  delle  leggi costanti e meravigliose, e per entro a questa nuova
poscia tutte uscire. L' ultimo libro finalmente, che tratta  delle  leggi dell' animalità, noi l' aggiungemmo come appendice,
ella sia pervenuta alla fine; nè veramente nella dottrina  delle  attività e leggi, colle quali l' anima si sviluppa ed
sentenza di Nicolò Malebranche, che Iddio è come « il luogo  delle  intelligenze ». Nulla mancherebbe alla piena verità di
dei loro pensamenti, anzi che di fermarmi alla corteccia  delle  parole, di cui li rivestirono. E così io trovai, non senza
e l' occasione d' un tale movimento venne dalla corruzione  delle  verità tradizionali intorno a Dio massimamente, le quali
sacra tradizione il suo principio dell' acqua come origine  delle  cose, pare confermarsi dall' osservare che egli aggiungeva
come diremo a suo luogo. Eraclito di Efeso pose a principio  delle  cose il fuoco (2). Democrito ridusse l' anima ad atomi
e per essere sentita non avesse bisogno degli orecchi e  delle  anime altrui che la sentano! Finalmente si passò all'
altri antichi; nè tampoco accenni che sieno « astratti  delle  entità, presi a base del ragionamento, che si voleva
addirittura col suo pensiero alla questione sull' unità  delle  cose ; e come mediante Parmenide e Zenone il grande
rigorosamente una? o cosa che sia due, tre, quattro, ecc.?  Delle  quali questioni la risoluzione pitagorica si era che nell'
la ragione di quella unità si doveva rinvenire nella natura  delle  idee; poichè Aristotele dice che fu Platone che aggiunse ai
che introdurre un linguaggio più filosofico circa la natura  delle  idee, e desse a questa dottrina una maggiore importanza.
di cangiare la natura dell' anima intellettiva nella natura  delle  idee stesse, il che è un deificarla, dappoichè la natura
che questi posero l' uno e l' ente nella sola essenza  delle  cose (2), quando Empedocle soppose all' unità l' amicizia.
il che poscia da Platone e dai Platonici fu detto appunto  delle  idee. Aristotele afferma che, secondo Empedocle, gli
dei Platonici, che di ogni idea fanno un Dio, e pure  delle  idee compongono gli animi umani. Quindi Empedocle, cangiati
ideali, nei quali solo veramente risiede la similitudine  delle  cose, con cui l' anima conosce (3). Di poi, che cosa è la
esemplare ed essenziale, cioè l' idea, causa, secondo lui,  delle  cose reali. Così pure l' idea di uno è il principio
ragionamento simile, anche dalla considerazione del tempo e  delle  mutazioni, che in esso nascono, alle cose materiali e
» ». Ora Platone argomenta così appunto dalla mutabilità  delle  cose nel tempo: « « Se una cosa fosse solamente in un punto
non esiste. Così Platone stabilisce la necessità  delle  idee come cause delle cose. La sua maniera di esprimersi è
Così Platone stabilisce la necessità delle idee come cause  delle  cose. La sua maniera di esprimersi è certamente diversa da
Egli si trattiene ad osservare la mutabilità continua  delle  cose; io ho spinta questa mutabilità all' estremo,
questa mutabilità all' estremo, mostrando che l' esistenza  delle  cose materiali è così fluente che non ha durata alcuna,
a insegnare che la sostanza o materia che forma il soggetto  delle  modificazioni sensibili, è dalla mente supposta e non data
questi chiaramente afferma che Empedocle ripose l' essenza  delle  cose nelle idee. Il qual luogo è in sulla fine del primo
ora esser causa motrice e unitrice, ora poi causa materiale  delle  cose (2). Ma se noi moviamo da questo principio, che per
a noi i due uffizi: 1) di virtù unitrice e congregatrice  delle  cose materiali, perocchè vedemmo cogli argomenti di
degli altri numeri, rappresentante le specie e i generi  delle  cose. Ora, poichè ciascun genere e ciascuna specie ha l'
ella è causa unitrice, che della pluralità indefinita  delle  cose soggette allo spazio e al tempo, fa riuscire un solo
Temistio viene paragonata al concetto, ossia alla notizia  delle  cose: [...OMISSIS...] ; perocchè quell' amicizia non è
si avvicini a Platone, e l' abbia preceduto nella dottrina  delle  idee, torniamo al mondo intelligibile . Appresso gli
questa colla critica dei generali, cioè coll' unità  delle  scuole e delle tradizioni, coll' analogia delle sentenze, e
colla critica dei generali, cioè coll' unità delle scuole e  delle  tradizioni, coll' analogia delle sentenze, e con tutte le
coll' unità delle scuole e delle tradizioni, coll' analogia  delle  sentenze, e con tutte le circostanze dei tempi e delle
delle sentenze, e con tutte le circostanze dei tempi e  delle  menti. Ora una critica, che non dimentica queste vedute più
II) Che l' antichità presenta due grandi scuole, l' una  delle  quali ha per suo carattere il raziocinio individuale , che
quale consiste nella contemplazione dell' essere ideale e  delle  sue divine proprietà, risale alla più remota antichità, ed
egli sia stato poi interamente all' oscuro della dottrina  delle  essenze? Nè tuttavia pretendo che egli abbia chiaramente
nella dottrina di Elea la prima questione fondamentale  delle  altre spettanti all' applicazione. Quando quei filosofi
venire a capo, considerarono principalmente la variabilità  delle  forme che presentano i corpi, e conchiusero che sotto di
che sia quella cosa effigiata, non si risponde che sia una  delle  figure passeggere, ma si deve rispondere che sia cera, e la
in ragione umana e ragione divina ; la prima ragionante  delle  cose sensibili, la seconda delle intelligibili (3). Ora, se
; la prima ragionante delle cose sensibili, la seconda  delle  intelligibili (3). Ora, se si ammette la sentenza nostra,
in quell' antichissimo tempo la dottrina platonica  delle  idee, in quella forma esplicita ed analitica in cui la
in qualche modo la cognizione che ha l' anima umana  delle  cose, ricorsero alle immagini: ma facendo queste stesse
dice nel « Timeo »; il che a me pare non altro che una  delle  solite calunnie, colle quali lo Stagirita suol deprimere il
a trovare la propria natura dell' anima umana. Ma il nesso  delle  idee con noi è così intimo, che talvolta accade a Platone
un' altra; 3) di una specie di essenza media, che tiene  delle  due prime. Delle quali tre cose commiste Iddio fece una
di una specie di essenza media, che tiene delle due prime.  Delle  quali tre cose commiste Iddio fece una sola e medesima
anche le due parti estreme. La media viene detta partecipe  delle  due estreme, dimostrando con ciò che è dessa quella che
è unita, percependo il sensibile, cioè il diverso, si forma  delle  opinioni e delle persuasioni ferme e vere, «doxai kai
il sensibile, cioè il diverso, si forma delle opinioni e  delle  persuasioni ferme e vere, «doxai kai pisteis gignontai
; mentre il senso non contiene il simile, ma l' azione  delle  cose corporee. III) La differenza, che Platone assegna tra
cognizione relativa o soggettiva e la cognizione assoluta ;  delle  quali la prima ha per materia il sentimento mutabile, e la
e ogni cosa promettente all' uomo dal freddo cielo  delle  idee. Nel libro IV della « Repubblica » Platone non parla
idee. Nel libro IV della « Repubblica » Platone non parla  delle  tre parti dell' anima, ma insegna che « « nell' anima dell'
e dei due principii, acciocchè, avendo ella in sè il simile  delle  varie cose, possa conoscerle, non provvide poi a fare che
quasi coperta da quello; ma pure, secondo la ragione  delle  cose, è il contrario. II) Quindi l' estensione si può
al movimento », ciò è verissimo, se è detto ad esclusione  delle  parti e del moto materiale; ma non tiene, se si parla di
[...OMISSIS...] . Prova poi che la mente è il medesimo  delle  cose percepite, da questo, che ella le considera in sè
del sentimento fondamentale, b ) all' associazione  delle  sensazioni e ai giudizi, che nell' uomo vi si mescolano
a voi stesso che voi siete il diavolo, o secondo un' altra  delle  vostre scuole, che « il diavolo è una modificazione o una
vero che il concetto di un corpo è tutt' altro dal concetto  delle  modificazioni dell' anima; e però non si può confondere l'
che tutto il modo esprime colla parola corpo, col concetto  delle  modificazioni dell' anima propria. 2) La dottrina del
diversa ed opposta alla natura propria ed alla natura  delle  proprie modificazioni; e questo oggetto, a cui ella pensa,
sè; dunque tale credenza dover essere un necessario effetto  delle  leggi soggettive indicate da Reid, senza che queste
che per esse l' uomo ammetteva. Così nacque la dottrina  delle  forme kantiane, degli schemi e delle antinomie: Criticismo
nacque la dottrina delle forme kantiane, degli schemi e  delle  antinomie: Criticismo (idealismo razionale ridotto in
se tutte le cose concepite dall' uomo sono un risultato  delle  forme soggettive, nessun' altra ne può rimanere, perchè l'
mostrato nella « Psicologia ». Ed è costante, che una  delle  cose più difficili a cogliere, per coloro che prendono a
una continua confusione fra la cognizione e l' esistenza  delle  cose, sempre l' antico errore di Parmenide: «to gar auto
sè; la quale coscienza potendosi replicare secondo i numeri  delle  riflessioni, accade che gli Io stessi si vadano così
eguale; imperocchè certi uomini conoscono del mondo e  delle  cose da sè diverse più, ed altri meno; e quindi l' Io dei
non significasse più produrre un ente reale, ma produrre  delle  illusioni, e in tal caso lui stesso sarebbe un' illusione
di lui, del manas intelligente, il quale ha la coscienza  delle  cose; e sostengono che tutto il resto è vuoto, cioè nulla,
perdendo la coscienza di sè, ritiene la coscienza solo  delle  opere belle prodotte e individuate. Ma quale ragione
non può perdere la coscienza di sè, ma solo dei suoi atti e  delle  sue produzioni, e in tal caso ritorna la dualità, che si
Bruno ». Quivi si toglie prima a provare che il produttore  delle  opere artistiche è un' eterna nozione, confondendosi così
che la nozione dell' individuo sia il produttore stesso  delle  opere estetiche. Venuto a questo, soggiunge che la nozione
di aggiungervi la minima prova, che Iddio « « dà alle idee  delle  cose, che sono in lui, una propria indipendente vita, in
nozioni, cangiate dal filosofo in anime, sono il produttore  delle  opere estetiche; 4) che queste opere estetiche hanno vita,
senza fermarsi mai a considerare seriamente il valore  delle  prove. A conferma di che, facciamo alcune osservazioni sul
anima e il corpo è di sostanza a sostanza; e due sostanze,  delle  quali l' una è termine dell' altra, non si possono
come questa si trasformava nelle diverse categorie  delle  cose, dispensandosi sempre, secondo il metodo invalso, dal
non è che l' oggetto intuìto dallo spirito, l' essenza  delle  cose; per esempio, l' idea dell' uomo è l' essenza dell'
che operano. Questi due concetti, il tipo manifestativo  delle  cose reali e le cose reali operanti, sono categoricamente
a sufficiente ragione di tutti gli atti che conseguono, e  delle  loro circostanze (1). Tuttavia non si può negare che,
in qualche modo conseguenti, inevitabili; perocchè la serie  delle  proposizioni erronee si può esporre così: 1) Il pensiero
psicologico, quello stesso che forma la prima proposizione  delle  dieci da noi annoverate. Ecco due tesi, che si trovano in
in quanto si ritengono le attribuzioni divine  delle  idee e le si attribuiscono all' anima, che con esse si
dell' aristotelica dottrina; una critica imparziale  delle  sue opere era impossibile. Questo freno d' indebita
che nel libro secondo « Degli Analitici Posteriori » parla  delle  facoltà conoscitive degli animali imperfetti (attribuendo
passa a confermare la sua dottrina, provando che niuna  delle  tre anime può venire dal di fuori del corpo.
filosofo più s' avvicina alla vera teoria dell' origine  delle  idee, perchè parla di un universale quiescente nell' anima,
sua possibilità, mentre il fantasma non esce dalla realità  delle  cose passate e presenti, e nulla più produce che un'
nell' anima, pel quale l' esperimento o l' effetto  delle  memorie, rimasto nell' anima, venga esteso all' avvenire e
dirige l' animale a risuscitare il fantasma. Ma la memoria  delle  sensazioni e del fantasma esige l' intendimento, se per
esige l' intendimento, se per memoria s' intende le idee  delle  sensazioni avute, che rimangono in noi; si salta dunque
è uno non secundum esse, cioè secondo il sussistere  delle  cose, perchè esso è fuori di questa sussistenza, praeter
sta l' universale. Se noi dunque riassumiamo l' analisi  delle  cognizioni umane, fatta da Aristotele, e l' ordine in cui
(giudizi analitici); 4) la questione adunque dell' origine  delle  cognizioni si riduce a sapere quali sieno i primi termini
cui si considerano. Dunque tutta la questione dell' origine  delle  idee e delle cognizioni umane si riduce, secondo il
Dunque tutta la questione dell' origine delle idee e  delle  cognizioni umane si riduce, secondo il medesimo Aristotele,
termini espressi non si trova così proposta in niuna parte  delle  opere dello Stagirita. Rimane dunque a vedere come la
non è ancora, come già osservammo, spiegare l' origine  delle  cognizioni, poichè non basta il dire che l' anima abbia la
viene egli a dire, è così disposta, che al ricevimento  delle  sensazioni ritiene quella parte che esse hanno di comune,
della scienza, in quanto la scienza tratta teoreticamente  delle  cose e per astrazione. E` chiaro ancora che l' unum in
è nelle cose, era la materia, e che il proprio era la forma  delle  cose (1); sistema assurdissimo, perchè faceva sì che la
fazione si spartiva nuovamente in due scuole; la prima  delle  quali sosteneva che l' universale, riposto nei singoli
umane, quando ricevono per mezzo del senso l' impressione  delle  cose, allora rimanga in esse il comune insieme col proprio;
dicendo di lei, che [...OMISSIS...] ; laddove l' ultima  delle  forme che naturalmente si conoscono, conviene cercarla
di riferirti i sistemi chiusi nella corteccia antica  delle  parole, ma tentai d' inciderla e romperla, benchè spesso
abbia prodotto una sentenza, o nuova, o almeno migliore  delle  accennate. Se non che l' età dei padri nostri, per più di
di un secolo, depose fino l' animo d' investigare la natura  delle  cose, dichiarandola impenetrabile e deplorando la
secoli accumulato, alle onde gonfie e spumose dei sensi e  delle  ribollenti passioni. Le quali ricchezze, posciachè alcuni
volevano innalzare l' anima, dandole le divine qualità  delle  idee, egli degradò le idee dalla loro condizione altissima,
altissima, riducendole al grado dell' anima stessa e  delle  cose soggettive. Che se nol disse espressamente, conseguita
altri non finiscono di rimirarlo quale prospetto abbellito  delle  più ridenti imagini o più fecondo almeno di speranze
che li conturbi, imitano senza avvedersene la favolosa voce  delle  sirene, ed addormentano gl' infelici che varcano un immenso
viva e sperimentale ch' essa non è fabbricata sopra nessuna  delle  cose umane, ma sulla sola virtù della sua divina parola.
gravitazione che hanno verso Dio, verso questo centro  delle  intelligenze, e non possono a lungo stare in questo stato
e la maggior parte di essi resi poscia accorti dai successi  delle  cose abbandonarono le ingannatrici bandiere sotto le quali
via di declinarne lo scoppio! E è certamente l' educazione  delle  venienti generazioni uno di que' preziosi mezzi che possono
quanto è vantaggioso che si senta altamente l' importanza  delle  salutari istituzioni, altrettanto è necessario che venga
è impossibile che la religione non pugni colle istituzioni,  delle  quali ella non sia la madre, o nelle quali essa non sia
già credere, che nella educazione basti l' insegnamento  delle  cose. Anzi tutta la forza di lei si spiega mediante due
principii. E veramente la brevità e la pochezza  delle  sentenze, e quasi assiomi, dà più nerbo e costanza alle
adunque colla sua spiritualità, coll' ampiezza  delle  sue idee che travalicano ogni materiale ristringimento,
dirò così, anche al corpo, facendolo pronto esecutore  delle  conseguenti azioni. La massima virtuosa vuole essere
suo corpo o di suo spirito, agilità della persona, sanità  delle  membra e vigorìa, ovvero molta suppellettile di cognizioni,
dal disordine degli affetti. Poichè questo è certo effetto  delle  affezioni, tirar via tutta la nostra mente dalle altre cose
acutissimi potessero errare a tal segno le ragioni  delle  proprie forze, che volessero tenerla contro Dio: non già
mentre quella di Dio o della Religione mira il complesso  delle  cose e l' affetto del tutto; così parimenti tengono lo
alla misura del loro rispettivo valore, pesando il valore  delle  cose singole colla ordinazione loro agli scopi generali, e
questa relazione della mente e dell' animo, degli affetti e  delle  cognizioni: e quelli e queste sono soggetti allo stesso
e queste sono soggetti allo stesso ordine, e partecipano  delle  stesse imperfezioni. Laonde non è maraviglia se i savii
bella concordia, che l' affetto stesso al vero intendimento  delle  cose quasi li manuduce. Ecco dunque in questo ragionamento
CONDUCA L' UOMO AD ASSIMIGLIARE IL SUO SPIRITO ALL' ORDINE  DELLE  COSE FUORI DI LUI, E NON SI VOGLIANO CONFORMARE LE COSE
rassomiglierei ad uno specchio atto a ricevere l' imagini  delle  cose e di tutte ornarsene. Coll' atto del suo intendere
il farà misero. Ora qui sta a vedere quale sia l' ordine  delle  cose fuori di noi per aggiustare a quelle le menti e gli
anche lo spirito dell' uomo quasi specchio come dicevo  delle  cose, non può essere altro che il Signore e formatore delle
delle cose, non può essere altro che il Signore e formatore  delle  cose tutte; di che nasce un altro principio della buona
COME ESSENZIALE E NECESSARIO; LA COGNIZIONE E L' AMORE  DELLE  ALTRE COSE COME ACCIDENTALE: DIO COME PRINCIPIO ORDINATORE
e umane, e apportatrici della amicizia, e rimovitrici  delle  mondane e filosofiche diseguaglianze, e consigliatrici
l' unico ignorante, e chi presume essere l' ordinatore  delle  cose, sia privato ancora della partecipazione dell' ordine.
da Dio come una cosa sola, e presa, nel consiglio  delle  sue divine ed eterne ragioni, in solido (3), e questo sì
direi cadano sopra il nostro spirito i raggi della verità  delle  cose, e vi si riflettano; vi si rifletta Dio come
SUA DISTRUZIONE: E OGNI ASSIMILAMENTO IN NOI DELL' ORDINE  DELLE  COSE, CIOE` OGNI NOSTRA PERFEZIONE, NON SI PUO` IN NESSUN
coloro che non possono ricevere l' Educazione de' palagi e  delle  reggie, ma quella della stalla e del solco, ch' essi hanno
orare e vegliare in sì dolce modo, che non divieti l' uso  delle  cose umane, degli amminicoli necessari a questa povera
degli amminicoli necessari a questa povera vita, nè altresì  delle  cognizioni intorno alle opere di Dio, quando però queste
che l' uomo nel suo spirito accolga l' ordine perfetto  delle  cose, e nel principio di quest' ordine si rallegri e si
felicità, e l' occupazione dello spirito nello studio  delle  cose create sarebbe più veramente rimasto un arbitrario
spediti, fanno gli appoggi da' lati e l' assistenza  delle  guidatrici. Di cui viene un altro principio grande e
principio nega o limita a noi medesimi l' uso e lo studio  delle  creature, suscita in noi un infinito ardore, e genera una
energia per soccorrere collo studio e colla pratica  delle  medesime alla infermità maggiore o minore di tutti gli
ministre di un accorgimento diabolico: indarno il figliuolo  delle  tenebre schernisce la freddezza, l' inerzia, e il poco
le forze umane non valgono a mutare la verità o la natura  delle  cose, e che tutto l' avvedimento, tutta la possibile
il numero, e viceversa, chi studia la moltiplicità  delle  medesime più difficilmente conseguirà l' ordine. Di questo
di cui si vantano autori per non so quale contrasto  delle  medesime arti e degli stessi uomini troppo insopportabili a
la moltiplicità, o sia ad eccitare ancora i variati studi  delle  arti materiali, dando all' uomo per istimolo acutissimo a
e senza disegno fisso danno, per così dire, de' tratti e  delle  pennellate e conducono quasi a caso il lavoro. Ma di qui
cioè la natura e i fini a cui è destinata questa natura: ha  delle  altre cose comuni co' suoi connazionali, cioè il carattere
e nazionale: e a questo error si conduce il difetto  delle  educazioni de' popoli antichi, principalmente de'
educazione privata (parlando in genere, cioè del comune  delle  famiglie) suppone già la perfezion della pubblica, e che
che servano a' maestri non meno che a' discepoli per guida  delle  lezioni? E` egli per amore soverchio di risparmio questa
ciò che può arrestare il volo del pensiero e far dubitare  delle  proprie forze intellettuali, è pure un caro servigio;
con un' altra che consiste, come dicevo, nell' escludere  delle  parti rilevanti di verità, come quelle che sembrano troppo
la rilassatezza, e con ciò conoscere che v' hanno al mondo  delle  cose delle quali non si può giudicare se non dopo uno
e con ciò conoscere che v' hanno al mondo delle cose  delle  quali non si può giudicare se non dopo uno studio lento e
non si privino della verità solida e necessaria. Vi sono  delle  cose le quali sembra che nulla abbiano di profondo e che la
profondi nella materia; perciocchè se l' uomo nello studio  delle  cose fisiche va dai particolari a' generali, nello studio
va dai particolari a' generali, nello studio all' incontro  delle  cose morali e metafisiche viene dai generali a'
Si spandano adunque negli animi e nelle menti de' fanciulli  delle  grandi verità, eziandio che tosto non le comprendano,
altrui, e colla perspicacità della mente rilevate le molle  delle  nostre operazioni. Dal che quanto si trovi star lungi un
prova anche dalla natura di tutti i compendii o breviarii  delle  scienze. Poichè quegli che intende ben addentro che cosa si
de' casi particolari senza calcolare l' effetto generale  delle  medesime, e ciò in dipendenza o dall' essere accaduto forse
particolare. Data la formazione di questo piano generale  delle  scuole, l' occupazione de' naturali officiali dello Stato
cerca di quell' abbassamento naturale e a dir vero ignobile  delle  menti mediocri e ristrette; ma egli precettò l'
grandezza, vi potrà tenere intero dominio, se il carico  delle  elezioni si dia a sole persone secolari, il più delle quali
delle elezioni si dia a sole persone secolari, il più  delle  quali professano il cristianesimo senza averne il pieno
dovrebbe, sarebbe appunto quella che « tutti i testi  delle  scuole formassero insieme una perfetta unità, sicchè
mostrare le verità fra di loro, e dell' unità del metodo o  delle  diverse potenze che si debbono tutte istruire e
opera de' testi scolastici; collo stabilimento successivo  delle  quali regole s' otterrebbe di dare un regolar movimento
fondamentali, come pure la notizia dei mezzi all' acquisto  delle  medesime. Le quali dottrine tutte possono entrare nell'
questi studi abbracciano due parti: 1 i mezzi all' acquisto  delle  cognizioni, cioè le lingue, tre delle quali a me paiono
i mezzi all' acquisto delle cognizioni, cioè le lingue, tre  delle  quali a me paiono necessarie, la italiana, la latina e la
soave che si sente ne' fiorentini scrittori, ed usiamo  delle  loro grammatiche, conciossiachè è lor nativa tal grazia di
di frasi sì della lingua italiana che della latina, e  delle  particelle messe insieme dal Tursellino, cioè di que' nessi
quello del Nitz che tiene continuo risguardo alle origini  delle  parole (1), e che mi parrebbe assai comodo anche in Italia,
Religione come rivelata , cioè fosse un raccolto semplice  delle  rivelate verità, o un catechismo da essere usato nelle
la Religion come vera , presentandola col corredo  delle  sue prove, non tanto per gli studiosi che nutriti alla fede
e in una parola il modo ond' usar bene, secondo la guisa  delle  lor varie professioni, questa Religione, perchè ella
a pieno a quello della Diocesi, perchè l' insegnamento  delle  Scuole e della Chiesa proceda d' un medesimo modo. Ciascuna
sapiente venga insieme a ripetere quanto n' ha imparato  delle  sue bellezze, de' suoi precetti, e de' suoi dogmi, e dicasi
Di poi potrebbero succedere tre altre parti; l' una  delle  quali contenesse la Storia Universale più polposa della
dipinte le successioni degl' imperii e quasi una istoria  delle  umane società. Ma nel medesimo tempo che quest' opera debbe
debilezza e fallacia del loro ingegno e il dominio cieco  delle  passioni, fino nelle menti più perspicaci, che in se
nei lumi della divina rivelazione confidarono. E la varietà  delle  opinioni in tutte parti della filosofia insegnerà alla
sistemi: dalle quali virtù nasce la urbanità e la dolcezza  delle  dispute, la facilità della convivenza, e la scoperta stessa
stessa, giacchè egli debbe insegnare a portar giudizio  delle  diverse opinioni, e dare in mano il filo per non ismarrire
in mano il filo per non ismarrire nell' infinito labirinto  delle  umane disputazioni. La Filosofia e la Storia della
come persona mezzo sconosciuta che in casa si alberghi,  delle  cui vicende poco si conosce, poco delle circostanze ond' è
casa si alberghi, delle cui vicende poco si conosce, poco  delle  circostanze ond' è circondata. Ed io credo esser questa una
fedele: perciocchè essa è quella che fa rivivere gli autori  delle  grandi verità, che trasporta noi nel mezzo alle loro
classi questi si riducono; poichè o riguardano le quantità  delle  cose, o le loro qualità. Questo studio della natura perciò
natura perciò potrà essere in due opere digerito. La prima  delle  quali conterrà le cose matematiche, la seconda le fisiche.
principio sino alla fine; alla qual perfezione il Calcolo  delle  Funzioni analitiche pare che colla sua purezza e generalità
quanto avranno maggiore connessione con tutti gli altri  delle  scuole a cui appartengono, sicchè servano a più scopi ad un
la Storia Naturale sia un esempio della proprietà  delle  parole, ed un fonte di diletto alla Imaginazione, che nella
religiosa bontà. Come poi nella Grammatica oltre lo studio  delle  cose fu necessario lo studio delle lingue, istrumenti al
oltre lo studio delle cose fu necessario lo studio  delle  lingue, istrumenti al conseguimento delle cognizioni, così
lo studio delle lingue, istrumenti al conseguimento  delle  cognizioni, così l' uso di queste lingue già apprese è dato
ascoltatori. E comincerò osservando come il risorgimento  delle  lettere dopo i secoli di ferro movesse da una imitazione
anzi pure vera superstizione, che al tempo del risorgimento  delle  lettere universalmente si vide per la sapienza greca e
fosse, o paresse: questo spiega quella sozza mistura  delle  autorità profane colle autorità sacre; quel miscuglio di
e, con peccato minore, tutti gli eroi della seconda età  delle  favole: spiega finalmente quello stile di pensare e d'
sviluppamento, se il germe cristiano, sicchè col vigore  delle  poste radici vada a vincere la mala semenza che gli cresce
fatta sicura di non perire, si rivolgesse alla gentilezza  delle  lettere e delle arti; ed allora, come dicevo, prendendo l'
non perire, si rivolgesse alla gentilezza delle lettere e  delle  arti; ed allora, come dicevo, prendendo l' uomo la via che
aperta da pervenire al suo scopo, si diede all' imitazione  delle  lettere antiche, anzi che alla creazione di nuove lettere;
solo mediante i confronti egli può conoscere le misure  delle  cose. E quindi non si potrà giammai proporre che sieno
giovanetto una forma sicura ed unica; e non lascia in esso  delle  confuse traccie ed incerte, degli elementi discordi, dei
venuti ad età più matura, come riposo fra' gravi studi  delle  scienze sociali. E volendo istituita nell' Università
l' animo del giovanetto, se lo dispone a sentir la bellezza  delle  lettere, e se lo invoglia delle medesime, porgendogli quel
a sentir la bellezza delle lettere, e se lo invoglia  delle  medesime, porgendogli quel dolce ch' egli può utilmente
Filosofia, tutto il campo o il giardino, per dir così,  delle  lettere; e nella Università finalmente gli si fa conoscere
non s' intenderanno giammai, e le innumerabili opinioni,  delle  quali un idoneo linguaggio è il solo conciliatore,
battaglia. Perchè in quelle parole non è fatta menzione  delle  tradizioni de' primi padri, che hanno fecondato lo spirito
non saranno che due parti d' una medesima scienza, l' una  delle  quali all' altra si continui, e la filosofia sarà allora l'
le circostanze dell' allievo, della famiglia onde nacque,  delle  facoltà dell' ingegno suo, de' suoi sensi o arditi
nelle quali fa più bisogno esercitare l' alunno (poichè  delle  interiori che il formano non si può ometterne alcuna)
arte di renderle care, che assai procede dalla discrezione  delle  indoli. Nello stile giova studiare principalmente quattro
l' idea come più piace, e quindi di andare fino al fondo  delle  cose. Di questa utilità sono lontanissimi coloro, i quali
una non so quale agevolezza mirabile nella varia celerità  delle  loro menti. E di questa abilità di trovare ed amare
accompagni e consocii, nasce quella che io chiamo scienza  delle  convenienze; per cui quasi con tatto finissimo si sente in
abitudini, d' alcuni sentimenti, onde risultano i genii  delle  nazioni, permalosa cosa e irritabile, e nè pur trattabile
di cui ragioniamo. Molto intesero la convenienza  delle  cose in antico i Romani: e quando si leggano con questa
indolcimento che il compie, e che non è altro che il senso  delle  cose convenienti, se non l' Abbondanza della facondia. L'
già preparato e guadagnato l' altrui animo al ricevimento  delle  dottrine. Sono in questo maravigliosi i Greci ed
al tutto la gravezza del carattere, e quasi il ferreo  delle  armi debellatrici. Ma i nostri scrittori del Trecento nati
stile rapido e focoso per l' incalzamento e quasi contrasto  delle  idee porta nell' animo una faticante ansietà, un'
questo stile pertanto debbono essere scritti tutti i testi  delle  pubbliche scuole, ed egli potrà essere di regola onde
E dopo ciò al precettore è necessaria la cognizione  delle  indoli, onde risulta quella delle ragioni e dei motivi che
necessaria la cognizione delle indoli, onde risulta quella  delle  ragioni e dei motivi che hanno maggior forza a muovere
non sia per l' opera stessa degli educatori l' esercizio  delle  cattive (1). E non niego che sia facile al precettore l'
la Religione, e tutta la varietà degli altri studi, e  delle  altre occupazioni disposte bellamente per la giornata, la
e fedeli: non sia preterito un dì, nel quale la meditazione  delle  cose celesti non ricrei lo spirito, e non lo indirizzi al
le scienze, debbono armoneggiare le facoltà. L' armonia  delle  scienze è la somma legge nel trattato degli oggetti della
nel trattato degli oggetti della educazione: l' armonia  delle  facoltà è la somma legge nel metodo. Queste leggi pertanto
grande » » (2). Tale è la vera grandezza de' Principi e  delle  Nazioni. Come la giustizia è il primo e il maggiore tra i
dire di più, che questa via conduce a trovare con facilità  delle  soluzioni inaspettate, così vantaggiose sotto tutti gli
i Governi. I popoli sono obbligati all' esecuzione  delle  leggi comuni da' Governi; i Governi non hanno alcuno al
facoltà. E quanto sia prezioso l' esercizio e l' uso  delle  proprie potenze, ognuno può intenderlo, quando consideri
l' uomo mette impedimento all' uso inoffensivo ed onesto  delle  potenze d' un suo simile, viola il naturale diritto e lo
libertà in generale, cioè: « all' esercizio non impedito  delle  proprie potenze ». E da questo diritto generale discende
poichè uno dei più nobili e santi usi, che si possono fare  delle  proprie potenze, si è quello d' insegnare altrui cose utili
e il pericolo allora sarà che si spoglino i Governi anche  delle  loro legittime attribuzioni all' insegnamento. Poichè ogni
abusando del potere civile che hanno in mano, promulgassero  delle  leggi, ovvero facessero intervenire la forza,
anche i segni esteriori del loro stato, e vergognandosi  delle  vesti sacerdotali, o sdegnandole: in questo caso certa cosa
per diritto divino l' istruzione religiosa e la cura  delle  anime, e ne' collegi e fuori de' collegi. Con questi modi
stessa del diritto in diritto, snaturando la natura  delle  cose, dico in diritto legale, sancito dalla forza pubblica,
licenza, e la paghino, e prima di ricevere la licenza dieno  delle  prove della loro scienza. Le prove poi della scienza tocca
ripulsano, e li disgustano del medesimo. Essa è forse una  delle  principali cause, per la quale in detto ufficio si ha a
decreti osa metter fuori una tale e tanta pretesa, l' una  delle  due, o deve credere, che il suo metodo sia l' estremo parto
e non contrastati esperimenti, che facciano i dotti,  delle  diverse maniere di comunicare il sapere, che essi
Ma chi non sa, che l' indole varia degli ingegni e  delle  naturali abitudini fa sì, che un metodo buono in certe
e degli istitutori ufficiali non siano fatte per via  delle  consorterie: non ci vogliono nè consorterie metodistiche,
chiaro, che questo rimane tanto più vincolato nella scelta  delle  scuole e dei maestri, quanto più dal Governo si mettono
in tre categorie quelli che suppliscono alle spese  delle  scuole e istituti educativi: poichè altri vi suppliscono
alla fine considerino l' intero del sistema, e la relazione  delle  diverse sue parti. Avendo noi diviso l' influenza sull'
primo colla concorrenza, per la quale si limitano i diritti  delle  varie persone reciprocamente, e al Governo non mancano i
degli altri. A cui s' aggiunge, che quando gli alunni  delle  altre scuole vogliono passare alle scuole ufficiali, il
da una virtù personale straordinaria) farà talora  delle  cose buone, talora delle cose cattive, secondo che gli
straordinaria) farà talora delle cose buone, talora  delle  cose cattive, secondo che gli suggerirà la politica dell'
giustizia, di dovere e di diritto, se non per un accidente  delle  circostanze. Aggiungete a questo, che l' interesse
dire, o dal credere, che tutti gli speculatori facciano uso  delle  arti sopra accennate: convengo anzi che ce ne possono
che può avvenire, ma su quello che è conforme alla natura  delle  cose, ed è verisimile che avvenga. Pure, si dirà, che anche
, come dicevamo, ed altro è insegnamento . Ci vogliono  delle  guarentigie, acciocchè questo non sia sacrificato a quella,
di richiedere, per quello che riguarda l' insegnamento,  delle  guarentigie sufficienti. Dalle leggi d' un savio e giusto
che finora nè l' amministrazione de' Comuni, nè quella  delle  Provincie, nè quella dello Stato è veramente
del Governo generale per provvedere agl' interessi speciali  delle  Provincie, senza che abbia in diritto altra autorità che
alle spese comunali, essi si riservano l' approvazione  delle  spese che l' autorità comunale decreta. Non è egli
cedere di questa, e nulla usurpare di quella: ecco una  delle  parti principali e delle più difficili della sapienza
nulla usurpare di quella: ecco una delle parti principali e  delle  più difficili della sapienza politica. Da questo il lettore
che sia tracciata una via sicura, acciocchè il Comune abbia  delle  guarentigie d' una buona scelta contro l' autorità
che la detta autorità possa prendere nell' andamento  delle  scuole. Il Governo deve proteggere i maestri legittimamente
la loro libertà nell' uso de' metodi, e nella condotta  delle  scuole, e non abbandonarli alla mercè d' opinioni
dalla perdizione la natura stessa. Ed ecco la ragione  delle  nostre dispute, della discordanza d' opinione tra la scuola
la morale. Che se deve la Chiesa giudicare dell' infrazione  delle  leggi quant' elle mai possono essere, a lei dunque è
di uomini morali a buon mercato, e perciò si fabbricano  delle  morali, che contengono soltanto alcuni doveri, e quando
essi non hanno una sola morale, ma ne hanno molte, ciascuna  delle  quali si ritiene qualche brandello della morale intera, ma
non potere qui trascrivere tutto intero il terzo capitolo  delle  « Osservazioni sulla morale cattolica » (1), e di vedermi
vedermi incapace a scegliere tra tante bellezze, ciascuna  delle  quali pare che meriterebbe la preferenza. Quivi, ognuno che
un disparere momentaneo, ma non una lotta. Nessuna infatti  delle  grandi lotte tra la Chiesa e lo Stato ebbe mai altra
le quali certamente aveano e doveano avere virtù di muovere  delle  forze fisiche, come lo spirito muove la materia: l'
dovrebbe condurre a una moderazione e conciliazione  delle  opinioni di tutti i cittadini, e degli opposti partiti,
contro la verità e la vita. Come se altri domandasse  delle  guarentigie alla sanità a nome e a favore del colèra. Può
e a danno de' cittadini, è necessario che questi abbiano  delle  guarentigie contro l' abuso ». Dall' intima natura dunque
dunque di questo sistema di governo nasce la necessità  delle  guarentigie da prestarsi dal potere alla nazione. Ora le
della dottrina religiosa e morale come la più preziosa  delle  loro ricchezze, e la causa principale della loro civiltà e
ragione e fa quello che le attalenta. Ecco la necessità  delle  guarentigie. E` dunque ragionevole, che il popolo cattolico
costituzionale che tutto si fonda sul principio generale  delle  guarentigie. Certamente col primo articolo dello Statuto
sua Chiesa; quell' ordine gerarchico, che la « Rivista  delle  Università e dei Collegi » con parola insolente e con
Chiesa diverrebbe una alleata utilissima al consolidamento  delle  libere istituzioni consacrate dalla religione. Ma tra le
Governo da una parte è una viltà, è un' inconsapevolezza  delle  proprie forze: dall' altra non nasce, se non in quei
che altro non bramano che il bene, che hanno per norma  delle  loro azioni de' principii di morale, di giustizia e di
offendere la Chiesa, ma proteggerla, non vuol pubblicare  delle  leggi empie e contrarie ai suoi dommi, o alla sua morale,
il ragionare e facile l' errore; 2 quindi la seduzione  delle  passioni, che vogliono essere giustificate, travia l' umana
sofistica che pone in dubbio e nega gli ultimi principii  delle  cose. Tale è questa del nostro tempo. - Tutto si è negato,
si è negato, tutto posto in dubbio (Descrizione dello stato  delle  menti del secolo passato, e in parte del presente, ecc.). -
rimediare che la filosofia, cioè la scienza dei principii,  delle  ragioni ultime . Questo è quello che poco si conobbe;
superficiale, e che non sia necessario entrare ne' visceri  delle  principali questioni. 2 Importanza per le scienze . S'
metodo di filosofare. Necessità e importanza del metodo,  delle  definizioni generali di esso. - Il metodo è la via , ecc..
decidere per autorità; fomentata specialmente dallo studio  delle  leggi umane, dell' antichità classica, ecc.; e 3 La
giusto metodo. - Disposizioni degli scienziati. - Qualità  delle  scienze filosofiche a cui è più difficile applicare il
ed inclinare l' animo. - Ragionevolezza di ciò. 4 Vi hanno  delle  cose su cui tutti gli uomini convengono - Senso comune,
pervenuti alla verità è quello della concordia spontanea  delle  opinioni. - Questa non si ottiene coll' imporre una
non intendiamo la parte tecnica o materiale del metodo  delle  singole scienze, ma unicamente la parte logica. - Noi
ce la esageriamo. - Una verità esagerata è un errore. - Una  delle  regole principali che dee dirigere il filosofo, è la
- La moderazione risulta dal complesso, dalla totalità  delle  vedute. Sacrificano ad un' idea sola tutte le altre quelli
non apprende che le idee, le quali contengono le ragioni  delle  stesse. Quindi l' inclinazione di restringere la filosofia
di restringere la filosofia alle idee. Ora lo studio  delle  idee non può condurci ad altro che a trovare l' ordine,
il concatenamento che hanno fra esse. Ora il concatenamento  delle  idee è appunto ciò che presenta il metodo di andare dall'
e di certo anteriormente alla filosofia: noi ammettiamo  delle  verità indubitabili, delle certe evidenze comuni a tutti
alla filosofia: noi ammettiamo delle verità indubitabili,  delle  certe evidenze comuni a tutti gli uomini, anche a quelli
morale e la conseguente felicità. Ma le cognizioni  delle  prime ne sono il mezzo prossimo, perocchè la natura dell'
mezzo di altre verità ». Il ragionamento adunque suppone  delle  verità apprese immediatamente, le quali sieno la base del
» - Confutazione diretta di questo errore. - Confutazione  delle  funeste conseguenze. Questa è una via che conduce
tutto ciò che si vede necessario nell' intuizione. - Se  delle  esperienze fisiche paressero provare una contraddizione
suppongono sempre qualche oscurità e confusione nel nesso  delle  idee. [...OMISSIS...] Che cosa si fa quando si prende a
conosce bene lo stato della questione. 4 Conoscere i nessi  delle  condizioni fra loro. 5 Non proporre la questione in modo
che si segnino più concetti principali, nasce la confusione  delle  idee, onde innumerevoli errori, per es., l' idea dell'
che tutte esprimono lo stesso concetto principale. 2  Delle  definizioni o proposizioni equipollenti. - Qui si può
il sistema di quelli che credono avere spiegata l' origine  delle  idee col dare all' uomo semplicemente una facoltà di
cose, o di darne la definizione o sottointenderla; il più  delle  volte, parmi, si converrà assai meglio ch' egli la dica a
dal dare prima le notizie necessarie all' intelligenza  delle  altre che poi seguiranno e quindi replicarsi queste di mano
Si può dar di essa una definizione generale e imperfetta, e  delle  definizioni più speciali e più finite. Ora, acciocchè gli
di quella prima definizione imperfetta, moversi, istituire  delle  osservazioni e esperienze, che gli dieno tutte quelle
definito. Pretendere all' incontro, che si istituiscano  delle  osservazioni e esperienze senza una precedente definizione,
e sperimentatore; è solo un prestarsi a ricevere  delle  impressioni o sensazioni della cosa fortuite, senza che
Si potrà avere un esempio di questo progresso nella serie  delle  formule, che io ho usate per esprimere la legge morale (1),
che io ho usate per esprimere la legge morale (1), la prima  delle  quali messa in queste parole « segui il lume della ragione
di misterioso, d' inesplicabile, che costituisce il fondo  delle  cose sussistenti. Ora, se la definizione esprime l' essenza
scienze. Ecco quali sono le basi di una giusta partizione  delle  scienze; ecco la regola secondo la quale si può disporre lo
a filosofare coll' anima purgata, dove si può fare un cenno  delle  purgazioni istituite da questi filosofi, le quali avevano
per l' umanità. Ella sola mette a profitto tutta l' eredità  delle  cognizioni lasciateci dai nostri padri, e lega le diverse
contentarsi del probabile, quando non arriva a formarsi  delle  sue opinioni una dimostrazione rigorosa. Si faccia vedere
dubbio sulla giustizia e bontà, colla quale egli dispone  delle  cose umane: eppure ciò non si verifica in molti, non perchè
se non si pone molta attenzione, si attribuisce ad una sola  delle  potenze che l' hanno prodotto, e così si cade in errore.
ai sensi. Ora primieramente la cognizione dell' essenza  delle  cose appartiene agli universali, perchè le essenze sono
Qui si dimostri che le idee non sono che le essenze ideali  delle  cose, e che però se non possono far conoscere le essenze,
l' osservazione; III Le scienze di percezione interna, una  delle  quali è la psicologia, usano per primo loro istrumento o
. Difesa - Obbiezione: Non si possono conoscere le essenze  delle  cose - Risposta tratta dallo stabilire che cosa è l'
- Risposta tratta dallo stabilire che cosa è l' essenza . -  Delle  essenze conoscibili e non conoscibili. Le prime solo sono
tale dee animare, ossia dar vita a ciò che non l' ha. 32  Delle  diverse definizioni della vita. - Vita comunicata. - Vita
Lezione VII. In questa lezione si dovrebbe fare una critica  delle  diverse definizioni dell' anima dimostrando che quelle che
e però la questione cade propriamente sull' identità  delle  singole facoltà. - Il dubbio che nasce, e che si dee
ella più atti o meno: e qui si dee rinvenire l' identità  delle  facoltà rispetto alla moltiplicità de' loro atti, che sono
ne' detti stimoli, o anche le disposizioni abituali  delle  facoltà stesse. 3 Che la varietà poi delle facoltà ha per
abituali delle facoltà stesse. 3 Che la varietà poi  delle  facoltà ha per sua cagione la diversità specifica delle
poi delle facoltà ha per sua cagione la diversità specifica  delle  virtualità che costituiscono le facoltà, ossia anche la
loro termini. (E` necessario aver qui a mano la dottrina  delle  specie e de' generi, quale è data nel « Nuovo Saggio »).
faccia 519 - 522 dove si distinguono i principii d' operare  delle  persone. Esporre il sistema condillacchiano sulla genesi
persone. Esporre il sistema condillacchiano sulla genesi  delle  potenze, e confutarlo con gli indicati cenni, darebbe
per la loro natura, e però sono innati. La distinzione poi  delle  altre potenze nasce dall' applicarsi questi due primi
sovente », dice Giovanni Gersen, « di quel proverbio  delle  sacre carte: che la vista non si sazia per vedere, nè per
si leggono, che non si vede l' estensione e l' applicazione  delle  massime che quelli insegnano. Bisogna persuadersi di
stesse, come veggiamo in Paola, in Eustochio, in Fabiola,  delle  quali Dame romane parla S. Girolamo. Accuserò io i moderni
volte non si può avere un Sacerdote che ci diriga, fornito  delle  tre gran doti richieste da S. Francesco di Sales ad un
sono affidate alla nostra attenzione le anime, il prezzo  delle  quali è in qualche modo infinito. Perciò nella cura delle
delle quali è in qualche modo infinito. Perciò nella cura  delle  povere ragazze che prendete, viene ad essere a voi dato un
l' educazione di una parte della greggia di Cristo, dopo  delle  preghiere a Dio, sarebbero venuti alla scelta cauti e
condotta, di conosciuta virtù, di frugalità, di lavoro  delle  mani, di carità, ritiratezza, orazione, di tutto in somma
gravi dispiaceri, veggendo talvolta il riuscimento cattivo  delle  vostre fatiche, e l' asprezza del vincere indoli ritrose.
della fortezza. [...OMISSIS...] Sarannovi fatte ancora  delle  dicerie, date delle molestie, e supponiamo ancora che
[...OMISSIS...] Sarannovi fatte ancora delle dicerie, date  delle  molestie, e supponiamo ancora che veniate perseguitata o
propose la difficoltà. Sovente uno schiarimento maggiore  delle  cose dette, un esempio, un racconto, una parabola,
di madre. Anche qui vi bisogna spiare le varie indoli  delle  giovani, e calcolare il vantaggio che ne prendete. A questa
del tesoro, può, cioè, anzi ha l' uomo necessità di fare  delle  cose, che di loro natura spirituali non sono, ma farle a
pure di dire con ogni franchezza, che nella educazione  delle  ragazzine vi proponete di farle sante e perfette quanto è
Formiamo adunque breve trattato ne' fogli seguenti sì  delle  verità da insegnare, che delle virtù da infondere. La
ne' fogli seguenti sì delle verità da insegnare, che  delle  virtù da infondere. La intelligenza è quel dono magnifico
dottrina conviene, perchè bene l' assaporino, fare loro  delle  applicazioni a tutte le opere della vita. Di spesso accade,
tutte cose le più spregiate o indifferenti. Di qui i modi  delle  virtù intorno al cibo contrari a que' cinque vizi. In fine
che fa la donna forte ne' « Proverbi » descritta (7),  delle  vigilie degli antichi cristiani; e come la santa Chiesa nel
antichi cristiani; e come la santa Chiesa nel ripartimento  delle  ore notturne e diurne dà l' immagine della vita del
conversazioni. Oltre a questo poi è bisogno avere  delle  ore stabilite e conservate diligentemente, nelle quali
loro (3): lo riformò e raggiornò « sgombrandovi l' opere  delle  tenebre, ed apportandovi l' arme della luce » (4); di cui
questo mio discorso, che vi delineassi la forma e l' ordine  delle  dottrine, che dovete fare alle fanciulle vostre. Ma poichè
Vi bisogna poi conoscere la capacità dell' intelletto  delle  vostre discepole, l' indole, quai cose influiscano a
dà in mano ai catechisti suoi, come anche giovarvi potrete  delle  dichiarazioni vocali del vostro Parroco, che sarà bene con
di quello, a cui esso si dà, e s' appresta. Ora la natura  delle  vostre fanciulle è primieramente di esser cristiane,
della moderazione nell' insegnamento, richiedesi, che  delle  cose stesse da insegnare diciamo alcun poco sopra quelle di
in sulle vestigie dei santi maestri, i luoghi più opportuni  delle  divine Scritture. Questo studio egli è quasi abbandonato
voi prenderete a dichiararlo. Io raccorrò qui solo alcune  delle  cose, che potreste opportunamente trar fuori in simiglianti
a compimento degli oracoli profetici, e la gran VOCAZIONE  delle  genti alla salute dell' Evangelio. Ecco di che vocazione
di Cristo. Perciocchè egli è nostra pace e unione che  delle  due cose n' ha fatta una », cioè dei gentili e de' giudei
gratuito, non essendo noi tutti della nazione eletta, ma  delle  perdute. « Edificati adunque sopra il fondamento degli
è scritto ne' Proverbi (2): « fra superbi v' hanno sempre  delle  altercazioni »; e pone ogni umiltà, cioè sì l' interna come
risse », e chiama in suo luogo la mansuetudine mitigatrice  delle  brighe e serbatrice della pace; ancora allontana l'
tutto la fragranza sua, è fatta e vien mantenuta la unione  delle  membra fra loro, e coll' unico spirito che le avviva.
differenti, e in che si convengono. Conciossiachè è proprio  delle  unità formate di diverse parti, che queste parti abbiano
che è pure unica in tutti, e questo insieme coll' abito  delle  altre virtù il riceviamo dentro a noi nel cristiano
ultima del mistico corpo, di cui parliamo, tale il fine  delle  sue operazioni, la terza cosa che a questo corpo dona
sopra di tutti » è proprio del Padre, fontale principio  delle  altre due persone a cui compete stare sopra tutto; « essere
, cioè tanto di Cristo come di noi, tanto del capo come  delle  membra, acciocchè riconosciamo l' amore, che ci vuole mercè
misura della donazione di Cristo ». Mostra qui la varietà  delle  membra dalla diversa abbondanza di vita che ricevono dal
d' un inviato dal cielo; ma ben anco l' espettazione era  delle  nazioni in generale, che sordamente angosciate dall'
quindi del presente scontentissimo, quella curiosità somma  delle  future cose, per cui alle pagane superstizioni ognora
dalla sua legge, il torgli da Dio; ma solo la verificazione  delle  profezie, di cui egli stesso è autore (2). Cristo era
Cristo profetato pel loro ministerio, la verificazione  delle  loro profezie prova lucidamente la dote di vero e sommo
il medesimo mostrando, che appena chiamato quale Apostolo  delle  genti non andossi già egli in Gerusalemme dagli Apostoli a
stesso spirito inviate a ben degli uomini. Che poi non sia  delle  predizioni sustanzial bisogno nella Chiesa, da questo s'
aprire le grandi mire della provvidenza ne' successi  delle  nazioni, e profetando un Cristo, a cui que' successi si
sustanza del corpo stesso. Ma per tornare alla similitudine  delle  membra e del capo, in che dunque consiste questa pienezza
corpo, i doni, e i ministeri; e nel seguente parlando  delle  operazioni, o sia « de' doni spirituali (1), della via più
i gradi del merito come diversa è la qualità ed il vigor  delle  membra. Chi però morisse imperfetto (ma senza colpa grave),
sua dispensa. E allorchè già viene l' autunno, il tempo  delle  frutta e della ricolta; veniamo in noi eccitando i santi
Così da per tutto ci parla la sapienza nel succedere  delle  stesse visibili cose ed esteriori, quando noi l'
quanto poi non c' istruisce coll' aspetto del mondo morale,  delle  passioni, e de' traviamenti degli uomini, colle avventure e
sono da fuori, e da dentro. Quelli consistono nella lusinga  delle  cose fuori di noi, questi siamo noi stessi: quelli si
di dentro per lui: l' unirsi a caso fuori della chiesa o  delle  ore stabilite, proporre d' intuonare qualche cantico al
qualche ritagliuzzo di tempo avanza fra l' una e l' altra  delle  opere esteriori; non l' ozio, ma la preghiera lo occupi. Le
a chi non sa, per propria imperfezione, all' abbondanza  delle  maggiori pienamente abbeverarsi. La Chiesa, come dice
d' avanzo? Quale adunque sia l' ubertà e la ricchezza  delle  pochissime e manifestissime pratiche da Gesù Cristo
così veniam benedetti in essa), « ascritta » (al numero  delle  cose aggradite: noi veniam con ciò ascritti in Cielo), «
ultimi luoghi della chiesa stavano udendo la spiegazione  delle  sante dottrine. Elli poi se n' uscivano di conserva co'
ogni dì bisogni di più avere superata la maggior parte  delle  cattive inclinazioni, e farlo a consiglio del direttore
come in sostanza queste pratiche si fondano nella ragione  delle  cose; mentre anche quelli, che abbandonarono il vero Dio e
Testamento. Ivi la partizione del dì e della notte all' uso  delle  preghiere (1). Ivi il salmeggiare, che tutto avemmo da que'
antichi (2). Ivi i cantici, e gl' inni (3); ivi le lezioni  delle  Scritture; ivi le acque lustrali, il balsamo, l' olio, e
manifestazione del quale ne' tempi primi era dato il dono  delle  lingue; e per l' interpretazione del medesimo, che allora
persona indicano gl' interiori sensi. E ancora per mezzo  delle  cose esterne l' uomo rappresenta e parla: formando di
che a' suoi figliuoli insegnandoli e innamorandoli  delle  cristiane verità. Poichè in essa come in perfetta persona
del fabbro divino, e sacrate dall' eterno pontefice:  delle  quali chiese le materiali non danno che un emblema: ed è
Signore ne hanno fatto sacrifizio. Sono perciò le ricchezze  delle  chiese trofei, che Gesù ha portato sovra il mondo. Così
la pompa della chiesa, la soavità della sacra musica, e  delle  altre esteriorità ecclesiastiche a quello stato della
di S. Agostino è questa, che « « allora è buono l' uso  delle  cose umane, quando negli inferiori oggetti non veniamo
cose umane: nude e sfornite di cose divine, dello spirito e  delle  virtù de' Cristiani. Quegli ornamenti sono buoni, ma questi
la mondana vanità. Sono nelle chiese, oltre agli ornamenti,  delle  altre cose; e farò qui un piccolo cenno delle principali,
ornamenti, delle altre cose; e farò qui un piccolo cenno  delle  principali, notandovi di che cosa possano essere figure o
monte, ne' diletti suoi tabernacoli. [...OMISSIS...] L' uso  delle  cose necessarie nella Messa e nelle altre funzioni
e nelle altre funzioni facilmente apparisce. Laonde dirò  delle  loro mistiche significazioni, essendo queste atte a nudrire
perfezione. Nella tonicella poi del Soddiacono è l' imagine  delle  interiori virtù, come nella dalmatica del Diacono delle
delle interiori virtù, come nella dalmatica del Diacono  delle  esteriori: poichè si spetta a' Diaconi la cura de' poveri,
erano certe urne con una fontana posta in mezzo all' atrio  delle  chiese, ove si lavavano le mani e la faccia i fedeli avanti
di toccare nel capo seguente. Dalla meditazione de' riti e  delle  cerimonie dalla Chiesa usate quali cose e quante non impara
con sè, col carattere de' suoi ministri, e coll' altezza  delle  cose divine. Or facciamoci addentro alcun poco nel loro
fra queste e le cerimonie del mondo! Alcuni distintivi  delle  cerimonie della Chiesa paragonati a' corrispondenti delle
delle cerimonie della Chiesa paragonati a' corrispondenti  delle  cerimonie del mondo ne mostreranno, quanto le une dalle
quanto le une dalle altre si dispaiano. Il primo carattere  delle  cerimonie di Chiesa è la SINCERITA`. Essendo santa essa
soldati di Gesù: stare in piedi nella Domenica al recitare  delle  antifone di Maria, in memoria del Signore risorto; e usare
distanza dal tumulto, dal fracasso, e confuso agitamento  delle  mondane feste, le quali mescolano o sconvolgono tutto l'
riti celebrano eterno giorno festivo. Il quarto carattere  delle  cerimonie ecclesiastiche è quello di RIVERENZA, di cui sono
mondo? Ma il carattere precipuo, più soave e più bello  delle  cerimonie ecclesiastiche si è il quinto, cioè l' essere
cristianissimo e amabilissimo. Chi mira all' ordine  delle  preghiere, che la Chiesa usa, può acconciamente dire colla
santificare queste ore anche chi non dice i salmi  delle  Ore canoniche. Gli OffizŒ divini, come sono al presente, si
defunti. Occorrono oltracciò in ciascun mese alcune feste,  delle  quali brevemente diremo appresso. Nel tempo, in cui la
qui in terra imagine del Cielo? In fatti la numerosità  delle  feste, dice S. Bernardo, spetta ai cittadini e non agli
gran numero degli uffizŒ de' Santi, e avessero luogo que'  delle  ferie. Noi poi e nelle feste de' Santi la magnificenza
e a' Magi si palesa: intanto freme la Sinagoga, e la parte  delle  tenebre si sbrama nel sangue degl' innocenti, mentre se ne
la Quadragesima. In questa la morte; la natura e i rimedŒ  delle  tentazioni, il laborioso battesimo, che purga le macchie
tempo. Alla Domenica di Passione incomincia il ricordo  delle  ultime memorande geste del Salvatore. Che esempio del sommo
la preghiera ardente, e in particolare coll' occasione  delle  feste della Croce, di Maria, degli Angeli e de' Santi
Finalmente fermandovi in questo lavacro vivificatore  delle  anime consiste ogni migliore studio in penetrarne lo
a' Corinti, che tutte cose avvenivano agli Ebrei in figura  delle  nostre (1). Ora egli vuole, che noi veggiamo viva
mondo, potremo cantarla altresì in Cielo, a grato ricordo  delle  ottenute grazie divine (1). Dopo avere trattata un po'
di tutte virtù cristiane, mi resta a fare alcun cenno  delle  virtù, che si praticano con sè e cogli altri: delle prime
cenno delle virtù, che si praticano con sè e cogli altri:  delle  prime toccherò in questo capo, delle seconde nel capo
con sè e cogli altri: delle prime toccherò in questo capo,  delle  seconde nel capo seguente. Ora le virtù rispetto a se
di raccorle sotto il titolo posto qui sopra del Contegno  delle  vergini , poichè la bella Verginità, precipua di tutte,
e vergognare; la custodia degli occhi, della lingua,  delle  orecchie, delle mani, di tutti i sensi, suggellati colla
la custodia degli occhi, della lingua, delle orecchie,  delle  mani, di tutti i sensi, suggellati colla croce di Gesù ad
che accresce allo spirito forze contro alle lusinghe  delle  sensibili cose. Quanto il Digiuno non gode di stare colla
prende piacere di nessuna cosa di terra: l' abbigliamento  delle  vesti è netto, ma tutto semplice, dimesso, conformato a
timore, il pio ritiro, l' incorrotto digiuno, ha la nausea  delle  cose terrene, il gusto delle celesti, è protetta
digiuno, ha la nausea delle cose terrene, il gusto  delle  celesti, è protetta principalmente dall' umiltà, guernita
grave male è piacere, colle virtù gran bene: nell' uso  delle  cose indifferenti poi ha luogo una particolare saviezza per
più a procacciarsi quel reale che risponde all' ideale  delle  loro menti, se questo secondo fosse della stessa natura del
abbiamo noi poi almeno qualche speranza del buon successo  delle  nostre ricerche? Il buon successo di ricerche filosofiche
questi due basta a produrle. Spogliamo Raffaello e Canòva  delle  loro menti, lasciamo pur loro le mani; che faran esse?
ad esprimere i lavori dell' arte. Priviamoli in quella vece  delle  mani, lasciando loro la sola mente: essi ci diverranno de'
poichè questo l' avevamo ammesso. Noi cercavamo quale  delle  due cose fosse la più eccellente. Vediamo dunque che è più
bisogno di grande penetrazione per riconoscere che le opere  delle  arti non si pregiano che pel bello , e che il bello non
ha per oggetto suo l' ideale. Il reale dunque nelle opere  delle  arti belle non è che il segno sensibile, il veicolo, il
rapporto dunque tra l' ideale e il reale, che nei lavori  delle  arti belle si congiungono e costituiscono propriamente il
ideale sopra il reale: tutto il mondo cerca nelle opere  delle  arti non la materia, non i materiali colori prismatici, o
argomenti. Poichè davvero, che ciò che abbiam detto  delle  arti belle si può estendere egualmente a tutte le arti
considerata bene la cosa, che si possa dire altrettanto  delle  idee? A primo aspetto può parere di sì; può parere che la
o tutti o quelli che più mi piacquero. Così appunto è  delle  idee: la mente può contemplare queste e quelle, passare da
quando i protestanti si abbattevano in qualche libro  delle  Scritture ad una autorità manifestamente contraria al loro
che il libro è apocrifo. Così Lutèro tolse dal canone  delle  Scritture la lettera di s. Jacopo, perchè il suo sistema
o sono anch' esse realità. Così si spoglia la Filosofia  delle  verità più evidenti, unicamente perchè queste hanno la
cognizione di essi? Dunque la sussistenza ossia la realità  delle  cose che si conoscono è rispetto a noi anteriore e
dell' arte; ma traendo da tali enti le loro idee niuna  delle  quali è perfetta, egli si giova di esse quasi di scala per
si serve l' artista a giudicare della bellezza e deformità  delle  idee de' reali, e a scegliere ed accozzare le parti belle.
che si può attribuire all' oggetto reale nell' acquisto  delle  nostre idee? Niun' altra se non l' aver egli eccitata e
accade nei bambini: questi acquistano assai prima le idee  delle  cose esteriori che le idee di se stessi, che l' idea della
il contrario: prima affermarsi gli enti in occasione  delle  sensioni; poi dalle affermazioni cavarsi le idee pure. Come
cavarsi le idee pure. Come affermare prima d' aver l' idee  delle  cose e di sapere che sia ciò che affermiamo? Questa è la
dell' atto che fa lo spirito quando si rende partecipe  delle  idee, conchiudemmo ch' egli non se le forma; che quell'
fossero. Dunque ciò che volgarmente si dice la formazione  delle  idee , non può essere altro che un eccitamento ed una
prestano i sentimenti allo spirito umano nella formazione  delle  idee, non consista in altro se non nello stimolarlo e
occhiata, almeno per caso, senza bisogno de' sentimenti e  delle  immagini, massimamente trattandosi d' uno spirito già reso
rispondere, se non meditiamo più addentro sulla natura  delle  idee; solo il concepirle meglio ci può dare speranza di
sapevano vedere distintamente; e vi so dire che ce ne sono  delle  altre, che gli uomini non ci hanno veduto ancora; perocchè
Avvertite che il nostro discorso versa nella sfera  delle  idee, e però è acconcissimo l' esempio de' principj e delle
delle idee, e però è acconcissimo l' esempio de' principj e  delle  conseguenze; piuttosto che un esempio è anzi la cosa stessa
d' imparare assai, perchè apprendono con poca fatica  delle  pretese soluzioni de' più difficili quesiti, che altro
fanno che coprire ai loro occhi la difficoltà, il vero nodo  delle  questioni. All' incontro il prudente e savio studioso della
che modo? - E non vedete, essi ci dicono, che le immagini  delle  cose vedute sono quelle che le rappresentano e le
Voi veramente parlando non pensate e non parlate che  delle  vostre immagini; ma credete di parlar di esse, perchè
pensiero; noi diciamo che sono le immagini di Firenze e  delle  cose vedute in essa l' oggetto della nostra mente; ma
sia sufficiente. Ora voi mi dicevate pur ora che per mezzo  delle  immagini pensate alla vera Firenze qual' ella è in realtà,
che per pensare a Firenze io non ho bisogno d' altro che  delle  immagini che me la rappresentano, e così è spiegato il
- Io non dico che sia inesplicabile, ma dico che ci ha  delle  difficoltà, ed eccovene una. Se per mezzo delle immagini di
che ci ha delle difficoltà, ed eccovene una. Se per mezzo  delle  immagini di Firenze voi pensate alla vera Firenze, egli è
che rimane in noi dopo la percezione, unicamente per via  delle  immagini della cosa, rimasta impressa nel nostro cervello,
ancor maggiore: noi dobbiamo trasportare la difficoltà  delle  immagini alla percezione stessa. Facciam conto dunque d'
sensazioni nostre non sono per fermo le realità esteriori  delle  contrade, delle piazze, del fiume e di tutto ciò che colà
non sono per fermo le realità esteriori delle contrade,  delle  piazze, del fiume e di tutto ciò che colà esiste. Convien
conoscere la possibilità della sussistenza della cosa) ora  delle  due proposizioni sussiste e non sussiste, affermiamo la
mosso da un impulso qualsiasi a pronunciare: sì, sussiste;  delle  due proposizioni possibili è vera l' affermativa e non la
cognizione dell' ente reale può durare in me senza bisogno  delle  immagini. Supponiamo il contrario, supponiamo che mi
ne abbia io l' immagine o no. Ma qual' è dunque l' ufficio  delle  immagini? Quello de' sentimenti in generale. Quale è l'
mezzo dell' immagine che me ne rimane. Quello che dicevamo  delle  immagini vale universalmente per tutti gli effetti che un
signori, una preziosa conseguenza, ed è la classificazione  delle  nostre cognizioni in negative e in positive . Negative
equivoci del favellare, definendo accuratamente il valore  delle  parole e lo stato delle questioni, e seguire quel metodo
definendo accuratamente il valore delle parole e lo stato  delle  questioni, e seguire quel metodo rigoroso che tronca l' ali
si riduce a verificare questo fatto: « se tra le specie  delle  cognizioni umane ci ha quella che noi chiamiamo positiva; e
il sentire l' essenza del sentimento. Così noi percepiamo  delle  sostanze distinte dal soggetto noi, che perciò chiamiamo
Se dunque la riflessione non dà a se stessa la materia  delle  sue cognizioni; s' ella non crea nulla, ma solo deduce;
rende persuaso della loro realtà; ma quanto alla cognizione  delle  realità, ella è per l' idea che s' acquista nel modo che
volevamo cogliere e fermare si era, quali sieno le specie  delle  cognizioni umane. Che queste cognizioni di cui l' uomo
Dunque il linguaggio è il testimonio irrefragabile  delle  nostre cognizioni, perchè n' è l' espressione. Tutto ciò
forma lo scibile umano. Nel linguaggio che è il deposito  delle  cognizioni umane noi troviamo continuamente significate le
e in nessun modo conosce. Dunque il negare la cognizione  delle  essenze è lo stesso che negare il linguaggio, o anzi
nell' idea dell' ente come abbiam detto. Ma la cognizione  delle  essenze appartiene ella alla cognizione positiva, o all'
lezione. Il sentimento e l' idea sono i due elementi  delle  cognizioni umane. Il sentimento presta alle cognizioni
abbiamo confutati quelli che negano all' uomo la cognizione  delle  essenze: abbiamo in particolare veduto, che la mente
risposto a quelli che pretendono niente conoscer noi  delle  cose sentite, perchè veniam meno in rispondere a molte
Qual savio dubitò mai per un solo momento, che la mole  delle  cose che l' uomo ignora, e che ignorerà mai sempre, non sia
e che ignorerà mai sempre, non sia infinitamente maggiore  delle  cose che egli sa, o anche che saprà? In qual pelago d'
spettacolo a vedere, che quando la civiltà ed il sapere  delle  nazioni è arrivato al suo apice s' invecchia, quasi fosse
sostengano, che noi non conosciamo punto nè poco le essenze  delle  cose, e v' abbiano degli altri, tra i quali Sigismondo
sono gli strumenti datici dalla natura al percepimento  delle  cose. Questi, non uscendo mai dall' ordine naturale, sono
signori, che un rapporto di forze; non più che un effetto  delle  forze corporee sopra di noi; (prescinderò ora dal
anima nostra) anzi nè pure è tanto, poichè la sensilità  delle  cose non è effetto di una causa sola, cioè delle cose; ma
sensilità delle cose non è effetto di una causa sola, cioè  delle  cose; ma ella è effetto di una causa composta di più
effetto di una causa composta di più concause, voglio dire,  delle  forze delle cose stesse, e delle forze nostre proprie che
causa composta di più concause, voglio dire, delle forze  delle  cose stesse, e delle forze nostre proprie che agiscono
più concause, voglio dire, delle forze delle cose stesse, e  delle  forze nostre proprie che agiscono simultaneamente. Dunque
Egli dunque inclina e tende per sua natura a volere avere  delle  cose una cognizione assoluta, e si sforza di trovare una
e a negare risolutamente di conoscere le essenze  delle  cose. Ed ha ragione, se egli intende negare di conoscerle
servire di guida all' umana perfezione. Ma qui si sollevano  delle  turbe. E come? Ci dicono molte voci: voi sostenete, che ciò
che cosa vuol dire cognizione soggettiva, se non cognizione  delle  cose che appartengono al soggetto? O finalmente cognizione
oppositori? Nell' aver confuso la cognizione in genere  delle  cose, colla cognizione assoluta. Ciò che è vero si è, che
colla cognizione assoluta. Ciò che è vero si è, che noi  delle  cose sensibili non abbiamo una cognizione assoluta, e il
non si possono distinguere due specie di cognizioni,  delle  quali l' una sia cognizione soggettiva, e l' altra
l' uomo pretende che la cognizione soggettiva che egli ha  delle  cose reali, non deva essere soggettiva com' ella è. Con
interrogazioni condotto Alcibiade a pronunciare  delle  sentenze erronee intorno alle cose giuste e ingiuste, belle
non sarebbe invalsa nelle menti l' opinione, che la natura  delle  cose sensibili, p. e. dei corpi, si conosca con cognizione
negando che l' uomo abbia una cognizione qualunque  delle  essenze delle cose sensibili, tosto che venne loro
che l' uomo abbia una cognizione qualunque delle essenze  delle  cose sensibili, tosto che venne loro dimostrato, o da se
trovarono, che tutta la cognizione che noi possiamo avere  delle  cose sensibili, che è quanto dire tutta la cognizione
di confusione in cui si trovan le menti negli esordj  delle  nazioni (2)? Per la ragion de' contrarj dimostriamo tosto
la ragion de' contrarj dimostriamo tosto quanto l' analisi  delle  cognizioni umane ci spiani dinnanzi una via regia da
non si può negare. Infatti l' uomo conosce per mezzo  delle  idee; senz' idee niente egli conosce. Tuttavia ella è una
Cominciamo dal nostro. Onde prendiamo noi la realtà  delle  cose? Dal sentimento, dal sentimento che ci costituisce, e
dal sentimento che ci costituisce, e poi dall' azione  delle  cose stesse reali su di noi, la quale da noi si sente,
di Dio stesso. Ebbene: donde prendiamo noi la idealità  delle  cose? Non già dal sentimento; il che per tutti quelli che
abbia cominciato ad esistere nella possibilità universale  delle  cose (nella mente divina). Che servigio adunque presta a
conoscere le cose sussistenti; poichè altro è la cognizione  delle  cose sussistenti, e altro la loro stessa sussistenza; senza
intuire le sussistenze come possibili (la possibilità  delle  sussistenze), in tal caso neppure potrà affermarle, e
affermare le sussistenze; non è egli stesso l' affermazione  delle  sussistenze, e molto meno le sussistenze medesime. Ora
argomentiamo in questo modo: noi conosciamo la sussistenza  delle  cose reali, coll' affermare che esse sussistono, il che è
tutte le scienze non sono che Teologia, e l' enciclopedia  delle  scienze, come dice appunto Vincenzo Gioberti, altro non è
altro culto, di altra sacerdotale gerarchia, che il culto  delle  scienze e delle arti, i cui sacerdoti sono tutti gli uomini
altra sacerdotale gerarchia, che il culto delle scienze e  delle  arti, i cui sacerdoti sono tutti gli uomini dotti,
tutti naturalmente divini; e sacerdotesse sono le donne  delle  stesse attitudini fornite: di che traevano altresì che la
Ma se per l' opposto, l' oggetto e il termine immediato  delle  scienze naturali non è Dio stesso, converrà dire il
ha più bisogno d' altro culto, che del culto della natura,  delle  piante, degli animali e degli astri, perocchè questi sono
Onde non ci vorremo noi lasciare illudere al suono  delle  parole, ma col pensiero semplice e retto cercare i
più generali per le quali si può rovesciare nel panteismo,  delle  quali il Gioberti non par che conosca se non una sola.
che fanno Dio quell' Essere che si afferma e si predica  delle  cose reali, e col quale si conoscono, sogliono essere di
il principio del sapere sia altresì il principio e la base  delle  realità contingenti, anzi egli scrisse così:
sistemi da noi indicati, non riconoscendo che una sola  delle  due vie che mettono a tale errore, qual meraviglia, miei
detestata ed abborrita. Noi per ispiegare la cognizione  delle  cose reali, e principalmente la percezione intellettiva,
il panteismo cercando nella natura divina la realità  delle  cose contingenti, quant' è difficile il capire come si
accusare di panteismo una filosofia che toglie la realità  delle  cose contingenti da queste stesse cose, e non ricorre all'
o la materia senza la forma. P. e. il fisico che parla  delle  diverse specie di sostanze corporee, prende forse ad
come fa il Rosmini col senso comune degli uomini e  delle  scuole, ma si deve trovarla in Dio, che è l' oggetto del
che cosa è la materia del sapere, se non la realtà  delle  cose che si conoscono, o al più la cognizione di questa
come egli dice che fanno i panteisti, che per l' oggetto  delle  scienze fisiche si debba intendere la forma de' dati
oggetto del nostro intuito, il quale è la sostanza  delle  cose, ed è Dio stesso. Risovvenitevi del Capo IV della sua
il concetto della concretezza e della individualità  delle  cose, incomincia a dire [...OMISSIS...] Era facile, voi il
quale il Gioberti pretende che noi conosciamo la realità  delle  cose, dico delle cose contingenti, notate, per un immediato
pretende che noi conosciamo la realità delle cose, dico  delle  cose contingenti, notate, per un immediato intuito di Dio,
il quale ci rivela non la sola corteccia, ma la sostanza  delle  cose. Ora l' oggetto di quest' intuito, come oggetto
rivela è « « non solo la corteccia, ma ben anco la sostanza  delle  cose ». » Or pel principio che due cose eguali a una terza
Iddio è « « non solo la corteccia, ma ben anco la sostanza  delle  cose ». » Non siamo noi nella sostanza universale dello
del Gioberti, è non solo la sostanza, ma anco la corteccia  delle  cose? Noi siamo pervenuti a questo risultato per una
che il Gioberti pretende che si conosca la realità  delle  cose contingenti per un intuito semplice e indivisibile, e
su di che mi riserbo, o signori, a farvi in altro luogo  delle  speciali osservazioni. Dunque se l' oggetto dell' intuito è
per evitare il panteismo conviene dividere il conoscimento  delle  cose contingenti in IDEA o forma, e in MATERIA. Ora voi ben
corpo, abbiamo per oggetto del nostro conoscere la materia  delle  forze finite, e se non avessimo questa materia delle forze
delle forze finite, e se non avessimo questa materia  delle  forze finite per oggetto del nostro atto conoscitivo, non
un corpo. In secondo luogo egli dice, che in questa materia  delle  forze finite riluce l' idea, la quale è Dio stesso: ma in
che si vuole evitare, l' altro oggetto sarebbe la materia  delle  forze finite che costituisce il corpo e che non è Dio. Ed
conosce solamente un corpo e non Dio, conosce la materia  delle  forze finite sotto una sua propria forma e non più, il che
limitandosi a cercar solo se il corpo, ossia la materia  delle  forze finite si conosca sì o no; e se si conosce sola, o
Gioberti dice che l' Idea, cioè Dio, riluce nella materia  delle  forze finite. Ora come possiamo noi sapere che vi riluca,
che vi riluca, se non supponendo di conoscer la materia  delle  forze finite, dove l' Idea, cioè Dio, riluce? Converrebbe
le forze finite dove egli riluce; e in tal caso la materia  delle  forze finite sarebbe l' oggetto precedente del nostro
l' oggetto susseguente e il contenuto. La materia dunque  delle  forze finite si conoscerebbe per sè stessa, e Iddio, ossia
anche il come voglia il Gioberti che si conosca la materia  delle  forze finite che egli fa sinonimo alla sostanza delle cose
delle forze finite che egli fa sinonimo alla sostanza  delle  cose create . Udiamolo attentamente. [...OMISSIS...] .
notate, o cari signori, che questo principio che l' ordine  delle  cose nella mente sia quello stesso dell' ordine delle cose
delle cose nella mente sia quello stesso dell' ordine  delle  cose fuori della mente, fu sempre graditissimo ai panteisti
fa, è vero, che la sostanza di Dio sia quella stessa  delle  sue fatture, ma alla fine, lungi dal fare che Dio emanante
proposizione del tutto ortodossa questa, che « « le idee  delle  cose finite sieno Dio stesso » »? Io non so, a dir vero, se
l' idee sono reali, e non contengono la sola possibilità  delle  cose, che anzi questa possibilità, secondo lui, è
acciocchè in lui potessimo trovare e conoscere la realità  delle  cose contingenti, delle quali si parla; senza di che questa
trovare e conoscere la realità delle cose contingenti,  delle  quali si parla; senza di che questa realità non sarebbe
ricerca, penetrare più addentro, considerare altri brani  delle  opere d' un autore, che fu letto avidamente in qualche
si è, che l' idealità si dichiara separabile nell' ordine  delle  cose contingenti. Dunque almeno in quest' ordine può essere
meraviglia, o signori, se il Gioberti ponga nell' ordine  delle  cose contingenti qualche specie d' ideale . Poichè dove mai
realità, e in quello una idealità con due realità, l' una  delle  quali è separabile! Quali imbarazzi, quali contradizioni
egli qui ci dicesse di più che la natura di Dio e la natura  delle  creature sono cose infinitamente distanti l' una dall'
Gioberti dice « « perchè Iddio è causa creante e immanente  delle  cose » »: ma e che per questo? Noi gli rispondiamo, o la
l' atto creatore non si può spiegare la percezione  delle  cose create, p. e. dei corpi, meglio che coll' introdurre
a suo vantaggio; cercando cioè di non trapassare niuna  delle  ragioni apparenti, che potessero scusare i suoi gravissimi
che è pur Dio, ciò che non vi è. Ma il corpo, e niuna  delle  cose contingenti, in quanto hanno un loro essere proprio
Dio e dell' atto creatore, non si può spiegar la percezione  delle  sostanze create, e specialmente delle materiali, e questo è
spiegar la percezione delle sostanze create, e specialmente  delle  materiali, e questo è rinunziare al giobertiano sistema;
è da credersi che neppure ad essi sia tolta la percezione  delle  creature nel loro essere proprio fuori di Dio; ma questa
Verbo, che è figura della sostanza; e insieme esemplare  delle  cose, pel quale tutte le contingenti si creano, e si
concetti determinati dalle nostre percezioni, ciascuna  delle  quali è realmente diversa dall' altra, e non già
conoscibili in Dio. Dunque noi non vediamo la possibilità  delle  cose in Dio, e quindi non vediamo Iddio, come pretende il
nessuno dirà che noi conosciamo prima l' esistenza eminente  delle  cose in Dio, e poi l' esistenza loro propria e reale; come
come pure niuno dirà che noi conosciamo la sussistenza  delle  creature per via di argomentazione che parte dalla causa e
Seneca, che il professava. Questi, nel libro II, cap. 45, «  Delle  naturali questioni », così prende a parlare di Dio:
creatore, come quello che produce non già solo gli atti  delle  cause seconde, ma le stesse cause seconde. Andiamo avanti:
dell' universo, non identico colle sue fatture, la causa  delle  cause, il rettore e il signore di tutte le cose; ma insieme
III. [...OMISSIS...] . Questi riverberi e queste postille  delle  cose impresse in nitido vetro, non farebber pensare, per
noi tutti cattolici, miei signori, che l' università  delle  cose contingenti è cavata dal nulla? Perciò se gli fosse
macchiati di panteismo, perchè a spiegare la cognizione  delle  cose esistenti non sono ricorsi all' intuito della
mondo, cioè dell' esistenze reali, ma ben anco l' origine  delle  idee, come vedemmo. Perocchè a quel modo che, analizzando
sostanza, non meno che alle forme potenziali ed attuali  delle  cose prodotte » »; ma è da vedere in che modo egli intenda
si tratta d' un' insidenza dell' essere reale e sostanziale  delle  creature. Certo che in Dio non vi hanno due sostanze, ma
spirito, miei signori, la penetrazione di cui siete dotati,  delle  quali alcune saranno forse le seguenti: 1 Il Gioberti dice
benchè non sia vero che ne deduca le idee, ma solo la forma  delle  idee. Tiratene la conclusione: non solo voi, miei eruditi
uomo. Ancora, dopo averci detto, che la sola dovizia reale  delle  scienze è quella che consiste nel concreto, egli ci
non hanno saputo dividere Iddio coll' astrazione dal resto  delle  cose, benchè sia indivisibile, come il centro è
libero del primo. Dunque l' ordine contingente, l' ordine  delle  cose create ch' egli chiama effetto libero, quest' ordine
ed all' analisi appartiene l' ordine contingente  delle  cose, le quali cose, per dirlo di nuovo, sono create in
le quali cose, per dirlo di nuovo, sono create in virtù  delle  operazioni della mente umana, che è appunto il sistema de'
di cose contingenti? G. L' ho detto. - E che l' ordine  delle  cose contingenti è l' effetto libero dell' ordine assoluto,
soggettiva? G. Così nè più nè meno. - L' ordine adunque  delle  cose contingenti è formato dalla riflessione, che scompone
voi chiamate principio di creazione, pel quale l' ordine  delle  cose contingenti, è un effetto libero dell' ordine assoluto
ordine assoluto che è l' oggetto dell' intuito. L' ordine  delle  cose contingenti dove si dà separazione dell' ideale dal
ma differisce nella forma, perchè in quell' ordine  delle  cose contingenti vi è lo stesso che nel primo, oggetto
mi pare che possa essere più chiara, o signori: l' ordine  delle  cose contingenti non differisce, secondo il nostro
che è il Dio del Gioberti. La sostanza dunque di Dio e  delle  creature è la medesima; la diversità sta unicamente nella
tempo che questa comunità, questa similitudine di Dio e  delle  creature, si ravvisa « « nell' idea eterna dell' Ente »(2)
creature? Lasciamo pure la sua gran parte alla confusione  delle  idee che cozzano nell' ardente immaginazione del nostro
dell' ente » (2) », di maniera che anche la concretezza  delle  cose contingenti è intelligibile allo spirito senza alcun
si pone tra l' idea e la cosa, ci sarà pure tra il valore  delle  parole idealmente e realmente . Ma quella differenza è
realmente, non differendo l' ordine dell' idee da quello  delle  cose. Ma il dir questo è panteismo svelato, e perciò gli
della vostra indulgenza. Noi abbiamo veduto che l' ordine  delle  cose è identico a quello delle idee, e che ogni cosa è un'
abbiamo veduto che l' ordine delle cose è identico a quello  delle  idee, e che ogni cosa è un' idea, e che la prima idea,
felice per evitare intieramente il panteismo. In un luogo  delle  sue opere, mettendosi uno scanno più su di Platone, egli
in composizione colle sue creature, dichiarandolo forma  delle  medesime; ma di più egli passa colla sua propria
de' suoi lettori. E veramente egli descrive l' attinenza  delle  sostanze seconde alla sostanza prima, come si descriverebbe
che li regge e sostiene. Così Iddio diviene sostanza  delle  sostanze, e queste acquistano natura di accidenti di Dio
in tante identificazioni. Identico è per lui l' ordine  delle  cose e l' ordine delle idee, come vedemmo, identico l'
Identico è per lui l' ordine delle cose e l' ordine  delle  idee, come vedemmo, identico l' ideale ed il reale,
di un altro lume mediatore, perciò l' intelligibilità  delle  cose s' immedesima colla concretezza delle cose, ed è cosa
intelligibilità delle cose s' immedesima colla concretezza  delle  cose, ed è cosa identica l' esser le cose intelligibili e
e l' essere concrete. Ma posciachè l' intelligibilità  delle  cose non differisce numericamente dall' intelligibilità
l' intelligibilità divina s' immedesima colla concretezza  delle  cose finite; e il renderle intelligibili s' immedesima
ed il crearle suona il medesimo, dunque tutto l' essere  delle  cose create consiste nella loro intelligibilità, ed elle
ciò appunto di essere astratta). Se dunque la concretezza  delle  cose è la loro esistenza, e quest' esistenza s' identifica
Filosofo. Noi l' abbiamo veduto, ma suggelliamo la serie  delle  contradizioni accennate, con un gruppetto di esse alquanto
assoluti sono le idee obbiettivamente considerate, ciascuna  delle  quali, benchè essenzialmente distinte, è Dio; gli
quanto egli disse a Vittorio Cousin: « « Non si tratta  delle  parole, ma dei concetti »(1) ». Perocchè il signor Cousin
miei signori, e la logica è inesorabile, non ha compassione  delle  parole, quando queste la vogliono impaniare e impastojare.
quasichè in Dio vi avessero altre relazioni che quelle  delle  persone. L' idea dunque è quella che crea ed è ad un tempo
sua mente. Egli riduce la creazione ad una individuazione  delle  idee. Iddio è l' idea, anzi ogni menoma idea è Dio: questo
non differiscono che per la varietà degli accidenti e  delle  forme passeggiere. Non vedete voi qui aperto quel fonte a
fosse, miei signori, per non interrompere troppo il corso  delle  idee, vorrei pur trattenermi un poco anche su questo punto
solamente nell' ordine della riflessione, che è l' ordine  delle  cose contingenti: in quest' ordine il generale è già
indipendente della cognizione, tanto della generalità  delle  idee riflesse, quanto del concreto de' sensibili, cose, a
essendo in fine quest' unica radice della generalità  delle  idee riflesse e del concetto dei sensibili, per Vincenzo
è sempre quella di sapere se la sostanza di Dio e quella  delle  creature è una e la stessa, o diversa e infinitamente
del Gioberti è di sostanza diversa affatto dalla sostanza  delle  due piante che si fanno nascer da essa (la generalità delle
delle due piante che si fanno nascer da essa (la generalità  delle  idee riflesse e il concreto dei sensibili), in tal caso le
mai il Gioberti fa uscire le due piante della generalità  delle  idee riflesse, e del concreto dei sensibili? Le fa uscire
oggetto dell' intuito è dunque la radice della generalità  delle  idee riflesse e del concreto dei sensibili, che sono come
parla, nella stessa pagina che vi citavo testè, del flusso  delle  creature che si contempla congiuntamente alla immanenza
d' accorgersi ch' egli non conosce tutto, e che vi hanno  delle  cose ch' egli neppure può conoscere nella presente sua
se il signor Gioberti avesse avuto sott' occhio la « Tavola  delle  potenze dell' anima umana »da me pubblicata in Rovereto, vi
facoltà. Onde può dirsi, che v' abbia una facoltà naturale  delle  cose soprannaturali. Ma all' incontro a fare la seconda di
vedrà manifesta ragione per la quale nella citata Tavola  delle  umane potenze, io abbia collocata l' integrazione (facoltà
della Teologia naturale), come anche la fede (facoltà  delle  idee negative) che le si associa, fra le potenze naturali;
del sentimento . Ora il concepire a questo modo la facoltà  delle  cose soprannaturali, dà, egli è vero, ai ragionamenti che
Come, di nuovo si possono dare tali notizie o percezioni,  delle  quali noi siamo ben certi, quando elle sieno poi prive al
più luoghi, e ch' Ella potrà veder di nuovo nella « Tavola  delle  potenze »dove, senza accennar nulla che si riversi al di
al tutto, e por mente a ciascuna parte, giungere al fondo  delle  questioni principali; ed in questo fondo non veggo esser
così in generale nell' essenza l' elemento incomprensibile  delle  cose, se egli avesse posto attenzione a quanto io dissi in
il pane altrui, eziandiochè questi beni siano in mano  delle  persone peggiori che ci vivono. Sappiam tutti che bella
così si ragiona, o anzi si sragiona dai pretesi riformatori  delle  politiche società, i quali vorrebbero surrogare, com' essi
da cui fu preciso, e intanto non è creatura, ma ritiene  delle  qualificazioni divine, benchè niuna qualificazione, come nè
formale, cioè di un ragionamento che non esce dall' ordine  delle  idee, ed è perciò che nell' essere ideale, oggetto del
ragionare, perchè i principj appartengono tutti all' ordine  delle  idee; nego se si tratta di cognizione materiata, perchè la
di conoscere capono solamente le idee , e non entrano punto  delle  cose (2). Ma ciò che conferma questa distinzione ed
degli uomini, il quale si manifesta massimamente nell' uso  delle  parole. Due adunque sono i modi dell' essere al tutto
Ideologia che la percezione precede la cognizione positiva  delle  cose; cioè che è necessario che le cose agiscano realmente
formata la difficoltà:« come, date le percezioni sensitive  delle  cose, noi ci possiamo formare le idee delle medesime? Se il
sensitive delle cose, noi ci possiamo formare le idee  delle  medesime? Se il senso percepisce il solo modo reale dell'
adunque è nella mente umana anteriormente alle percezioni  delle  cose; ma vi è in uno stato di universalità, in uno stato di
che fa le cose, tragga quelle idee proprie e particolari  delle  cose medesime; il che succede all' occasione che da noi le
guisa come se sopra una superficie pianissima si mettessero  delle  piastrelle di metallo, che ognuna ne coprirebbe la sua
due elementi si componga la nostra cognizione positiva  delle  cose, è un vero attestato dal senso comune, di cui il
trovarlo evidente, purchè si cerchi nella composizione  delle  lingue che sono specchio al pensare comune degli uomini.
fuori della mente: il che è quanto dire l' elemento ideale  delle  cose (1). Ma tuttavia dall' uso, per una tacita convenzione
quella operazione interna che fa la mente nella percezione  delle  cose e che ho descritta di sopra: colla quale operazione
aver presieduto alle menti di quelli che primi usarono  delle  parole: 1. acciocchè l' uomo abbia cognizione di cosa
molte cose di quell' ente, cioè negare che sia nessuna  delle  cose da me percepite. Da questa ultima parte, per la quale
indurre che Dio sussiste, dal considerare la universalità  delle  cose percepite nel loro complesso siccome esigenti una
là dove quando vengo a determinare quest' ente qual causa  delle  cose tutte, la determinazione riesce tanto più perfetta,
ciascuno per sè non determini nessun individuo, ma solo  delle  specie e de' generi, tuttavia presi insieme determinino
non solo l' ufficio che abbiamo veduto fare i nomi proprii  delle  cose, i quali non possono che dirigere l' attenzione della
somma che corre fra la cognizione negativa che abbiamo  delle  cose finite, come della cosa incognita occultataci da un
finita ha sempre sicuramente qualche somiglianza con  delle  altre cose da noi percepite, somiglianza o generica o
che l' essere è la sola cosa che si può predicare di Dio e  delle  creature in un senso medesimo o, come dissero le scuole,
nè può essere altro, sebbene questa teoria possa trattare  delle  cose o delle azioni. V' ha dunque una parte di scienza che
altro, sebbene questa teoria possa trattare delle cose o  delle  azioni. V' ha dunque una parte di scienza che è Teoria
azioni. V' ha dunque una parte di scienza che è Teoria  delle  cose , e un' altra parte di scienza che è Teoria delle
delle cose , e un' altra parte di scienza che è Teoria  delle  azioni (della pratica). Anche la pratica dunque ha la sua
esterna: e tali sono le arti meccaniche e le liberali. Ma  delle  azioni legate insieme a uno scopo, si dànno anche senza che
conveniente a questa domanda. L' uomo non percepisce se non  delle  cose sensibili. La percezione è la condizione richiesta a
La percezione è la condizione richiesta a poter formarsi  delle  idee positive delle cose. Dunque l' uomo non può avere
condizione richiesta a poter formarsi delle idee positive  delle  cose. Dunque l' uomo non può avere naturalmente idee
dell' uomo non comprende altre idee positive se non quelle  delle  cose materiali e dello spirito suo proprio. Vi sono alcune
operazioni possono essere ripetute sopra il prodotto  delle  prime; e di nuovo possono ripetersi sopra il secondo
l' analisi non portano la mente nostra fuori del materiale  delle  idee positive che sono la base di tutto il loro lavoro: ma
che sono la base di tutto il loro lavoro: ma fuori al tutto  delle  idee che la mente possiede, quasi per salto, la mente viene
al tutto le forze dello spirito umano, stretto nel circolo  delle  cose naturali. Giacchè i soprannaturali misteri sono
i soprannaturali misteri sono veramente un compimento  delle  cognizioni naturali, le quali ne sono come i lineamenti e
non si può percepire intellettivamente l' elemento reale  delle  cose se non si abbia insieme l' elemento ideale, così
savio umano potesse conoscere. Ora la persona che comunica  delle  notizie, è indifferente se resta ignota, e per chi riceve
non c' è altro interesse che quello che nasce dalla qualità  delle  notizie stesse. Le cognizioni naturali adunque intorno a
di tutte le cognizioni positive che aver possiamo  delle  cose reali. Ora di Dio noi non abbiamo la percezione in
attenta osservazione, si è che vi hanno, oltre le positive,  delle  cognizioni che abbiamo chiamate negative o ideali7negative
la vista, egli acquisterebbe, con questo nuovo senso,  delle  percezioni interamente nuove, di cui prima non si poteva
suoni al tutto vani e nulla significanti. Egli è certo che  delle  parole luce , e colore nulla ne intende: nulla ne intende,
esser cose che agiscano sullo spirito e vi producano  delle  sensazioni: non intende la specie di sensazioni che sono,
la specie di sensazioni che sono, ma intende il genere  delle  sensazioni, a cui appartengono. Intende ancora che quella
di ciò, egli acquista tuttavia, come dicevo, della luce  delle  idee generiche e universali. Se non sapesse altro se non
una generale e ideale concezione, nascono i misteri : cioè  delle  proposizioni che, sebbene chiare nei loro termini ,
e misteriosi per quelli che hanno puramente idee negative  delle  cose, delle quali si ragiona. Così, per esempio, è un vero
per quelli che hanno puramente idee negative delle cose,  delle  quali si ragiona. Così, per esempio, è un vero mistero per
più di trecento passi, e mi accorgo che sulla torre stanno  delle  campane appese, e sulla sua sommità una palla e una croce«.
che in ciò che ci vien narrato di Dio a noi appariscano  delle  oscurità e dei misteri. Ma questi lungi dal togliere o
diamo alle divine cose, sono anzi nuove prove della verità  delle  cose rivelateci: perocchè è la ragione quella che ci mostra
che egli è limitato nelle sue percezioni e che vi hanno  delle  nature, degli esseri, vi ha un essere infinito, che si
e le quali comprendono necessariamente de' misteri, cioè  delle  affermazioni, nelle quali, sebbene s' intendano i termini,
che si fonda sulle percezioni che naturalmente abbiamo  delle  cose. Ma ciò che è soprannaturale in essi si è l' essere
ideali7negative ; e 2 di verità contingenti , la concezione  delle  quali è positiva , cioè tale di cui hassi la percezione.
specifiche, ma solo si scuopre ed insegna nuove relazioni  delle  idee già note, un nuovo nesso onde risultano delle verità
delle idee già note, un nuovo nesso onde risultano  delle  verità recondite, le quali pur non si veggono, come diceva,
in cifra e in enimma disegnate (1). Oltre la concezione  delle  verità rivelate per avervi fede in un uomo egli deve
forse in grado minore ma pure un amore, possono darsi anche  delle  opere naturali e buone fatte in conseguenza di quell'
una azione dico di tal fatta che non è l' azione di nessuna  delle  forze degli esseri creati; quest' azione di Dio introdotta
secondo il cristiano sistema. Quando l' uomo concepisce  delle  verità, assente praticamente alle medesime, ama le azioni a
naturalmente perchè nessun agente estraneo alla natura  delle  cose create, nessuno stimolo divino, che eccede (la natura)
di questa grande verità, e lo stabilirla è lo stesso scopo  delle  Scritture, perchè è il medesimo che lo stabilire una
luce e calore, e non sappiano più credere a questa potenza:  delle  persone insomma che parlano e pensano alla religione, ma i
nel cuore profonda, e farle di là portare i buoni effetti  delle  opere. Ma perchè questa meditazione della legge? questo
la divina grazia ci rende meditativi della santa legge e  delle  cose divine, nè mai sazi di contemplarle. San Paolo,
Santo, io credo probabilmente che nel suo spirito rimangano  delle  traccie profonde di questi doni soprannaturali, le quali
è l' essere reale: la Teologia appartiene all' ordine  delle  cognizioni, la Religione all' ordine delle azioni. La
all' ordine delle cognizioni, la Religione all' ordine  delle  azioni. La Teologia naturale è composta di cognizioni
poi non possono non essere appoggiati a una credenza, a  delle  cognizioni e opinioni intorno le cose divine, in somma ad
qui tutti, sono i seguenti: 1. Una Teologia , ossieno  delle  idee intorno alla divinità (1). Non è poi essenziale che
De' sentimenti religiosi, nati in virtù di quelle idee. 3.  Delle  azioni religiose e interiori, cioè di culto. Queste azioni
Come poi l' essenza dell' anima è il principio comune  delle  potenze, così le potenze sono altrettanti principii delle
delle potenze, così le potenze sono altrettanti principii  delle  varie maniere di operazioni che alle singolari potenze
o cattive, morali o immorali; e questa bontà o malizia  delle  azioni si deve riferire e riportare ai principii delle
delle azioni si deve riferire e riportare ai principii  delle  azioni stesse: quindi le potenze sono la sede delle virtù e
delle azioni stesse: quindi le potenze sono la sede  delle  virtù e dei vizii. Ma nell' ordine soprannaturale la grazia
la grazia deve informare e perfezionare lo stesso principio  delle  potenze, cioè l' essenza dell' anima, giacchè le singolari
anima, giacchè le singolari potenze sono solamente la sede  delle  virtù singolari, e non di ciò che è il comune fonte di
soggetto della grazia in quanto essa appartiene alla specie  delle  nature intellettuali o razionali (5). Indi è che la grazia
. Ora, secondo l' Angelico, il fondamento della specie  delle  cose è la loro essenza . Dunque l' intelletto appartiene
quella che io ho esposta nella Ideologia . Tra le essenze  delle  cose io ho messo in primo luogo quelle appunto che chiamo
che chiamo specifiche , perchè costituiscono le specie  delle  cose (2): ed è di queste che parla S. Tommaso. E facendoci
sempre a quel medesimo oggetto: il che non è proprio  delle  potenze. Perocchè la potenza , come indica il suo nome,
con quell' azione; e per questo alcune espressioni  delle  divine Scritture sembra quasi che parlino di un intelletto
ma tutta calda, che si ha per grazia) (4). L' analisi  delle  idee dimostra, che il primo elemento intellettivo che
che accompagna le idee nella mente, la reale è l' azione  delle  cose sussistenti. L' idea è fredda e non è un agente , ma
inganni il parerci che in molti casi grande sia la potenza  delle  idee. Convien riflettere che, quando si tratta di idee
la potenza che sembrano avere su di noi le idee positive  delle  cose. Si consideri quanto questo vestigio o effetto, che
è che si spiega quella potenza, che pare sì smisurata,  delle  idee nell' uomo. La idea della ricchezza, a ragione di
cioè che la legge non faceva che presentare alla mente  delle  idee , la fredda cognizione dei doveri: ma la grazia di
e incomprensibile divinità, varrà a vincere gli impulsi  delle  passioni sommosse e gli eccitamenti di tanti beni umani
cognizione della sua natura? Come insomma questi due amori,  delle  creature e del Creatore, potranno essere subordinati,
illusione viene dissipata dalla realtà; che questa « realtà  delle  cose », come confessava un uomo che se n' era voluto
solo tutti i diletti reali, l' uomo si disingannasse  delle  cose sensibili e svanisse per lui quell' errore, giudicato
sebbene più languido, senza venire in collisione con quello  delle  creature. In tal caso, fino che l' uomo fosse privo della
amare Iddio, di cui ha solo una fredda idea , a preferenza  delle  creature, di cui ha la percezione , e il raffrenare, il
metter ordine, con quest' alto amore, all' amore seducente  delle  creature. E questa ragione del percepirsi, del vedersi gli
che esercita su di essi la continua percezione e azione  delle  cose reali esteriori e che li strappa e travolge da quella
quell' amore che a un tanto Essere si conviene, può dirsi  delle  idee astratte della giustizia. Ogni qualvolta tutto ciò che
e dalla sua reità. Questa autorità e questa impotenza  delle  idee della giustizia, divise che sieno da ogni altro
confessata da tutti gli uomini. Fra le stesse frivolezze  delle  scene comiche si manifesta questo gran vero, questo vero
si operava nel mondo allora che fosse accompagnato con  delle  reali utilità, e dove di esterne utilità venisse a
e soprannaturale. [...OMISSIS...] Vi sono nello spirito  delle  potenze che hanno bisogno di esser mosse da altre potenze,
di essere mosso dalla volontà o dall' istinto. Vi sono  delle  altre potenze le quali non sono mosse da una potenza
perocchè questi non hanno ancora acquistato l' arbitrio  delle  loro potenze e non sanno rivolgere l' attenzione sopra ciò
rinforzato, risanato, godiamo dell' accrescimento,  delle  forze e della sanità. Applichiamo ora questa legge del
sebbene la divina rivelazione ci narri della natura divina  delle  cose assai più eccellenti di quelle che noi possiamo
l' uomo di penetrare in quelle misteriose e occulte verità,  delle  quali tanto gli tarda lo scoprimento. Quest' uomo, tocco
La grazia gli mostra qualche tenue lume, qualche particella  delle  infinite bellezze che gli stanno velate e nascose. Così la
che nell' uomo privo della grazia è nulla verso all' idea  delle  cose sensibili, diventa per la grazia potentissima, a tale
e Carità; nel quale la fede rimane la prima e condizione  delle  due seconde. Per questa cagione è che si suole chiamare
della fede per riconoscerli per suoi e metterli a parte  delle  ulteriori sue grazie. Ecco come Sant' Agostino ragiona di
uscente da quella percezione, che ci persuade la verità  delle  cose percepite (2). 4. Potenza di credere e di operare
del credere, giudizio pratico sulla verità ed eccellenza  delle  cose conosciute e percepite: atto di stima, il
[...OMISSIS...] . Della carità poi si dice: [...OMISSIS...]  Delle  opere poi si dice: [...OMISSIS...] S. Giovanni, in un luogo
faccia del Signore, il cupio dissolvi , e l' assiduità  delle  orazioni e delle contemplazioni per ire innanzi in quella
il cupio dissolvi , e l' assiduità delle orazioni e  delle  contemplazioni per ire innanzi in quella notte oscura,
ora detto s' intende quale sia il carattere distintivo  delle  due cognizioni naturale e soprannaturale, in questa vita.
in noi qualche cosa che non si possa confondere con nessuna  delle  creature e che sia evidentemente qualche cosa di più di
scorto dal lume rivelato, lascia la solita confusione  delle  idee colle realtà, e entra benissimo a distinguere ciò che
e l' essere sensitivo, è l' attività , cioè il moto  delle  parti, moto ove è numero e estensione; ed è per questo che
frutta che voi mangiate - ; io non dimando già l' idea  delle  frutta, ma dimando le frutta stesse, di che altri mangia.
che abbiamo percepito non è l' essere, come tale, ma  delle  appartenenze, delle affezioni dell' essere. La mente poi è
non è l' essere, come tale, ma delle appartenenze,  delle  affezioni dell' essere. La mente poi è quella che supplisce
si ha per la grazia, come il mostrano apertamente i luoghi  delle  Scritture, più sopra da me riferiti (2), e altri che potrei
uomo della grazia, colla similitudine della partecipazione  delle  scienze e delle idee: della quale similitudine non si può
colla similitudine della partecipazione delle scienze e  delle  idee: della quale similitudine non si può trovar nulla di
accomodato e di più vero. Poichè se l' intelletto è la sede  delle  scienze e delle idee, e il Verbo di Dio opera nell'
più vero. Poichè se l' intelletto è la sede delle scienze e  delle  idee, e il Verbo di Dio opera nell' intelletto, forza è che
inabitazione del Verbo nell' uomo, somigliandola a quella  delle  idee nella mente nostra e mostrandone la differenza. A
l' azione della grazia in noi tolto dalla partecipazione  delle  cognizioni, perocchè dice così: [...OMISSIS...] .
della mente dell' uomo soprannaturale. Egli dice nel libro  delle  LXXXIII questioni, che la mente dell' uomo considerata nel
è concepito dalla mente indipendentemente dalla realtà  delle  cose. All' incontro in Dio il modo reale è congiunto
ogni partecipazione di Dio, il che è contro all' autorità  delle  divine Scritture e di tutta la cristiana tradizione; o
che colle idee pure non si conosce che la possibilità sola  delle  cose Quindi è impossibile colle pure idee conoscere Dio, e
divinità: o conviene concedere che questa comunicazione  delle  anime giuste con Dio è immediata , che hanno la percezione
essenziale colle creature, di diverso modo in ciascuna  delle  tre divine Persone. A quel modo che, essi dicono, che il
col qual passo si distingue manifestamente il conoscere  delle  altre cose colla idea , che è un segno freddo e imperfetto,
mostra ancora in che diverso modo concorra ciascuna  delle  divine persone in essa, mediante le accennate preposizioni:
in modi varii e diversi« (3) ». Se l' universo è l' opera  delle  tre divine persone, e se l' operazione di queste, sebbene
per egual modo, ove que' tre elementi sono grandi, ivi sono  delle  nature grandi; ove piccoli, ivi sono delle nature piccole:
grandi, ivi sono delle nature grandi; ove piccoli, ivi sono  delle  nature piccole: ove nulli, non v' è nessuna natura. Dunque,
sua forza etimologica non altro significa se non una vista  delle  cose ( species, aspectus ); mostrando con ciò di credere
se noi ne togliessimo via le idee; i generi e le specie  delle  cose perirebbero. Ma, innoltrandoci di più, troviamo ancora
avviene per ragione che non si possono rimuovere le idee  delle  cose, come dicevo, senza annientare le cose stesse; poichè
Agostino, l' ordine che hanno le cose a un fine. L' ordine  delle  cose non ha prezzo alcuno se non a una condizione, che egli
che se la intelligenza apprezza l' ordine o la perfezione  delle  cose, conviene che quest' ordine abbia un prezzo
della intelligenza. Dunque il compimento dell' ordine esige  delle  volontà ordinate, cioè consenzienti alla verità. L' ordine
si è che ben diverso è il poter inferire dalla trina forma  delle  cose una causa pure trina e una trina operazione di questa
e dallo stesso Aquinate); e il poterne dedurre il mistero  delle  tre divine persone sussistenti in una sola sostanza.
un' altra istanza. Le divine Persone hanno la causalità  delle  cose create secondo il modo del loro procedere (2): sicchè
esteriore, cioè nel mondo, non si vedranno le traccie  delle  distinte persone? Per rispondere acconciamente all' istanza
fa, dividerò le questioni: e prima parlerò della pluralità  delle  operazioni; poi dell' indurre che si fa da queste, doversi
che si fa da queste, doversi avere nell' universo sparse  delle  traccie adeguate della santissima Trinità. Cominciamo
Quinci si vede la differenza che passa fra la processione  delle  persone, e la creazione delle cose. Le operazioni, onde
che passa fra la processione delle persone, e la creazione  delle  cose. Le operazioni, onde procedono le persone, non sono
ma o si vogliono considerare anteriormente alla processione  delle  persone, e, in tal caso, non è che la potenza di produrre
e sussistenti come loro causa. Quindi nella processione  delle  persone non viene prodotta nessuna natura nuova, ma non si
ha tutte in sè le sue relazioni. E quindi nella produzione  delle  creature non entra una sola persona, ma tutte e tre,
adunque data da S. Tommaso, per la quale la produzione  delle  cose create esige la cooperazione di tutta la santissima
singolari persone, il produrre le cose create non è proprio  delle  singolari persone, ma è comune a tutte tre, in quanto è
che nell' effetto, cioè nell' essere creato, le traccie  delle  divine persone si devano vedere adeguate e realmente
in modo, che per la sua limitazione non può ricevere  delle  relazioni personali a lei intrinseche e in lei sussistenti;
che i teologi chiamano appropriate , e non proprie ,  delle  divine persone. Perocchè si attribuisce, in ragion di
vedere nell' universo cosa appartenente a ciò che è proprio  delle  singole persone, ma bensì negli appropriati , i quali
non in altro che in tre persone indivisibili, ciascuna  delle  quali è la sostanza stessa divina con una relazione, che la
un trino sentimento deiforme, rispondente alla Trinità  delle  persone; questa operazione si può acconciamente chiamare
per non esser infinito, dove parlano della inabitazione  delle  tre divine persone nell' uomo. S. Cirillo d' Alessandria
S. Anastasio: [...OMISSIS...] . Finalmente S. Basilio dice  delle  divine persone l' una tirar seco l' altra, [...OMISSIS...]
una limitazione nostra il non partecipare della distinzione  delle  persone e solo avere di tutte un sentimento confuso della
Ed ora, che ripugnanza può averci mai che questa divisione  delle  persone dalla natura, che avviene nella nostra mente per la
veramente si possa triniforme , che percepiamo le proprietà  delle  persone, che percepiamo un essere infinito agente in noi
di corpo e di spirito, e lo spirito riceve la materia  delle  sue cognizioni e l' occasione delle sue operazioni dai
riceve la materia delle sue cognizioni e l' occasione  delle  sue operazioni dai sensi; così anche nell' ordine sopra
che per l' udito si riceve (2). Ora la rivelazione  delle  divine verità fu data agli uomini per una serie successiva
così che ci descrive l' Apostolo la mirabile dispensazione  delle  divine verità comunicate agli uomini, non tutte in un
a rappresentare non meno l' incremento successivo  delle  verità esteriormente rivelate, che quel della luce
della luce corrispondente, colla quale le anime partecipano  delle  cose divine (2). Osservando i gradi che distinguer si
è necessario che entri in essa altresì la cognizione  delle  persone, che diviene il compimento di quella cognizione;
che si può conoscere di Dio, cioè il mistero della Trinità  delle  Persone: dottrina propria e fondamentale dell' Evangelio.
è men vero che in tutto l' antico Testamento vi abbiano  delle  traccie manifestissime della Trinità delle divine persone.
vi abbiano delle traccie manifestissime della Trinità  delle  divine persone. Ma del più di queste traccie si può dire
essa continuamente si allude, si menzionano gli appropriati  delle  persone; ma in nessun luogo si dànno chiaramente le
e il fondamento della rivelazione evangelica la Trinità  delle  divine persone, nella quale la cognizione che Dio diede
e infinito, non è tal cosa che esiga una comunicazione  delle  divine persone; ma, per quanto a me pare, un' operazione
creata, ma che sorte solo dalla fede di Dio, non dalla fede  delle  tre distinte persone sussistenti nella divinità. La fede
persone sussistenti nella divinità. La fede all' incontro  delle  tre persone è il foco onde raggia, per così dire, la grazia
del principio della rivelazione antica, può dirsi anche  delle  cose stesse rivelate. Certo in questa rivelazione si
può dar maniera più efficace a esprimere l' unione massima  delle  possibili, giacchè Cristo come Dio è una cosa
del Vangelo e le similitudini acconcissime della veste e  delle  membra, del capo e del corpo, e altre tali che si usano per
, perchè espressamente si spiega e, fatta la distinzione  delle  cose proprie e delle appropriate, in quelle mette l' essere
si spiega e, fatta la distinzione delle cose proprie e  delle  appropriate, in quelle mette l' essere il divino Spirito
passiva e attiva: in quanto è passiva, riceve le specie  delle  cose, il che costituisce l' intelletto; in quanto è attiva,
Ma come può egli entrare in noi? Forse colla comunicazione  delle  verità rivelate? No certamente con queste sole, perchè
questa siamo attivi; con quella riceviamo l' essere ideale  delle  cose, ma con questa giungiamo alla loro sussistenza; quella
e muove, verso di questa che vede i pregi o i difetti  delle  cose e li rende volontariamente nell' animo efficaci. Si
(6) » cioè il Padre. Ricevere adunque, secondo il parlare  delle  Scritture, è aderire a Cristo, è riconoscerlo
insegnata dalla Chiesa. S. Atanasio appunto da' testimonii  delle  Sacre Scritture prova che lo Spirito Santo può
gli uomini fatti« dei«, non è altro, secondo il parlare  delle  Scritture e de' Padri, che un essere la natura umana
sole in gran parte è certamente cagione della vegetazione  delle  piante, ma in nessuna maniera dalla sola vegetazione delle
delle piante, ma in nessuna maniera dalla sola vegetazione  delle  piante noi potremmo farci la minima idea del sole, se noi
ferma nella teologia cristiana che la causa o il principio  delle  operazioni ad extra , come le chiamano, cioè che portano
Testamento nè il Verbo nè lo Spirito personalmente forma  delle  anime sante, ma provenendo quei doni parziali d' intelletto
e agli uomini sono stati dati altresì de' varii doni,  delle  varie rivelazioni, o illustrazioni o grazie. Queste non si
con una diligente analisi di tutti i doni e grazie,  delle  quali parliamo, [come] essi non sono che carità sotto
il saperlo dire a sè stesso, il poter rendersi conto  delle  proprie operazioni. Quanti semplici e virtuosi cristiani
sono avvezzi a far abitualmente la disanima più scrupolosa  delle  proprie azioni e de' proprii affetti, con quanta fatica e
certamente a sè stesso, ma nascosti alle riflessioni  delle  anime, nelle quali abita Cristo, le quali anime, dice, per
per Gesù Cristo« (2) ». In tal modo il Verbo divenne forma  delle  anime, e quell' operazione della grazia che prima non era
ancor prima della sua morte, veniva comunicata dalla virtù  delle  sue divine parole e dello stesso suo umano sembiante, a
in me e io in voi« (5) »; attribuendo appunto all' effetto  delle  sue parole la cognizione sua soprannaturale co' discepoli
discepoli. La divina rivelazione aveva date agli antichi  delle  cognizioni e notizie separate della divinità: ma Cristo
spiegare le parole di Cristo, ma un sostituirne a quelle  delle  altre. In che maniera dunque di nuovo io chiedo, poteva
note. Si badi a quel TUTTE, che significa il complesso  delle  stesse verità. Il Verbo era quello che le aveva tutte in
è significata assai acconciamente in assaissimi luoghi  delle  Scritture e, fra gli altri, in quello di S. Paolo che dice:
non potendo capire il significato spirituale e interno  delle  sue parole: « Se prestaste fede a Mosè, forse credereste a
Cristo risorto, come il gaudio, la pace e l' intelligenza  delle  divine Scritture. Ma la promessa dello Spirito Santo non fu
quindi le parole: « Questa è l' ora vostra, e la podestà  delle  tenebre« (1) ». Le quali tenebre indicano anco la
che ha prodotto la sensazione. La forza dunque, causa  delle  sensazioni, è anteriore alle sensazioni, nell' ordine delle
delle sensazioni, è anteriore alle sensazioni, nell' ordine  delle  realtà; ma nell' ordine delle idee, o percezioni nostre, la
alle sensazioni, nell' ordine delle realtà; ma nell' ordine  delle  idee, o percezioni nostre, la sensazione precede la
noi col pensiero dall' effetto alla causa. Ciò che dico  delle  sensazioni, deve applicarsi a tutte le specie intellettive,
di ogni altra certissima cognizione che si abbia  delle  cose inferiori (2). Mettiamoci adunque più addentro nella
ancora l' immensa azione interiore e il positivo sentimento  delle  persone divine. Ma allora quando lo Spirito da principio
in quella soprannaturale comunicazione, massime nel tempo  delle  grazie speciali e attuali, e finalmente mettere in parole
a significare quella idea. Or come abbiamo noi le idee  delle  cose? Noi non conosciamo propriamente le cose, cioè non ne
ne abbiamo le idee positive, se non mediante le percezioni  delle  medesime, cioè mediante quei sentimenti che esse hanno
dunque quand' anco fossero trovate e istituite  delle  parole a significare quei sentimenti e percezioni, queste
che dice S. Paolo d' aver udito (nel suo celebre ratto)  delle  arcane parole che non lice all' uomo di proferire (2): il
che non lice all' uomo di proferire (2): il che vuol dire  delle  parole che l' uomo non può usare, perchè sarebbero
. Con questo medesimo parimente è chiaro, perchè  delle  stesse cose divine in tanto altro modo giudica il mondo e
del mondo. Ciò nasce perchè il mondo e l' uomo cristiano  delle  stesse cose non han già gli stessi sentimenti, le stesse
suo i confini della natura, e però non avendo di Dio e  delle  cose divine se non un' idea negativa: di che è quella
medesima parimene s' intendono certi luoghi misteriosi  delle  divine scritture; come quello dove si legge: « Al vincitore
scienza si potrà sapere senza la bontà della vita; quella  delle  cose soprannaturali e divine, no: perocchè di questa una
comune e dottrina segreta. Indi è che le stesse parole  delle  due Teologie hanno una significazione infinitamente
far le parole se non risvegliare le percezioni avute  delle  cose? Ma chi è privo di queste percezioni, tutte le parole
a cui Dio siasi degnato di palesarsi interiormente, che non  delle  biblioteche intere di volumi, cui a leggere non bastino le
per chi non ha mai avuto interna comunicazione e percezione  delle  divine cose. Questi nella lettura di tanti volumi raccorrà
naturale, ove voglia mettersi a parlare come maestra  delle  materie soprannaturali della cristiana Teologia, suole
suole snaturare questa dottrina coll' introdurre in essa  delle  sottigliezze perniciose e false, delle interminabili
introdurre in essa delle sottigliezze perniciose e false,  delle  interminabili dispute, dei raggiri implicatissimi di
ne' più recenti secoli, germinata dalla confusione  delle  idee filosofiche, prodotta dalle scuole moderne. Indi i
nelle sacre cose le questioni interminabili, la moltitudine  delle  insulse parole e l' affettazione di una umana e veramente
soggette a una intelligenza continuamente variabile, a  delle  interpretazioni indefinitamente diverse e di continuo
in questo mondo, o non avesse ricevuto le impressioni  delle  cose sensibili, e tuttavia ne sentisse parlare, nulla ne
Gli uomini del secolo adunque, ristretti dentro il circolo  delle  cognizioni naturali, non sanno che esista altra cognizione
cognizioni naturali, non sanno che esista altra cognizione  delle  cose divine se non quella che consiste nelle idee . Tutta
e studii hanno tutta la loro vita nelle speculazioni  delle  umane lettere consumata; e dichiara questi savi uomini
della morale naturale è la legge . La legge è nell' ordine  delle  idee, la grazia nell' ordine de' sentimenti; quella mostra
secolo, trattando la morale, non parlano quasi altro che  delle  relazioni degli uomini che hanno scambievolmente tra loro;
umani. Ma ove ciò nasca semplicemente dalla limitazione  delle  forze umane (2), e non da qualche malvagità (nel qual caso
naturale; e la pura ragione materiale fatta giudice ultima  delle  verità religiose, che cosa potevasi farsi dei misteri?
- Il giudizio dunque è fatto prima di aprire i libri  delle  Scritture: non si cerca sapere se nelle Scritture s'
razionalismo (2) che ci presenta come il frutto dei lumi e  delle  scoperte dei nostri tempi civilissimi. Ecco gli argomenti
alla rivelazione esterna, erano necessari dei segni o  delle  prove certe che ella venisse da Dio. Questo non è un
prossimamente a qualche causa del mondo sensibile, ovvero a  delle  origini nascoste nella mente stessa. E per ciò è colpa di
sanno bene anch' essi (e ci vuol poco a saperlo) che  delle  cause, che restano occulte nella natura troppe ci sono, e
il contentarsi di pronunziare col tuono il più deciso  delle  sentenze non sorrette da alcuna prova è ragionare questo?
i cattolici disputano, i cattolici pubblicano continuamente  delle  scritture, stampano de' libri contro il razionalismo: il
gratuitamente lo spirito umano entro sè stessi e il circolo  delle  materiali sostanze. Che cosa decidere fra tali contendenti?
può esservi, o che ambe le parti s' ingannino, o che l' una  delle  due dica il vero? Ora certo è che, non potendo io
mente trasportarsi a oggetti fuori della natura materiale e  delle  leggi stesse della mente. Il signor professore adunque
meditazione a qualche causa del mondo sensibile, ovvero a  delle  origini nascoste nella mente stessa: è arrogante e stolto
l' attività dello spirito umano entro la sfera de' sensi e  delle  leggi soggettive del suo intendimento, mentre l'
dottrine, eziandio che dei misteri contenessero, cioè  delle  verità al mio debol vedere superiori di lunga mano. Ella è
Nè manco dal sentire, approvare e giudicare noi le bellezze  delle  eccellenti pitture, statue, poesie, musiche e ogni altro
La discordia irreparabile, continua, perpetua, disperata  delle  opinioni, che doveva pure mostrare qual confidenza
con tuono sì alto e sicuro d' infallibil maestro, immemore  delle  migliaia di sistemi contrarii al suo, che pure il dovrebbe
ma questa ragione è quella che fa un continuo e solo uso  delle  storiche e pratiche verità, e che addita la religione
l' uomo trovi la pace, la sicurezza e la stabilità fuori  delle  irrequiete e sempre mai tempestose fluttuazioni del proprio
tutti contenuti nella Bibbia? - Sì, certamente: io ne ho  delle  altre prove. I primi fedeli hanno creduto agli Apostoli
contemplare i singoli effetti di lei apparenti nella natura  delle  cose. Le operazioni di Dio si possono dire immediate per
quel luogo che tener dovrebbe lo studio accurato e fedele  delle  loro dottrine. Non è dunque vero, diremo al signor
nelle cause, e però, oltre la causa prima, ammettano  delle  cause subordinate; tuttavia l' ordine di queste cause, per
nol fanno dipendere dal tempo, ma dicono che tutta la serie  delle  cause è da Dio percepita, creata e conservata con quell'
non distrugge punto nè poco la vera subordinazione  delle  cause in fra loro e la loro temporale successione, poichè
realità (1), deve naturalmente negare la subordinazione  delle  cause, e quindi le cause mediate e immediate; perocchè
pur intendere chiaramente quale fosse la sentenza cattolica  delle  cause mediate e immediate. La stessa mancanza di cognizione
uomo, e generalmente del rendere il proprio corpo fornito  delle  qualità de' corpi gloriosi, ecc.. Finalmente è da avvertire
sono forniti i miracoli, generalmente parlando, come quelle  delle  subitanee guarigioni, che per lo meno inducono un sommo
dire a quelli che non intendono la verità divina e salutare  delle  sue voci, quello stesso che diceva il suo Fondatore a
ne' vostri peccati« (5) ». Tutti i Padri commentano con  delle  sublimi riflessioni questi luoghi profondi delle Scritture
con delle sublimi riflessioni questi luoghi profondi  delle  Scritture dove si legge che l' essere è appunto Dio stesso.
S. Bonaventura parla a lungo e profondamente in più luoghi  delle  sue opere della relazione che passa fra l' essere che forma
della perfezione, se non potessimo consultare nel segreto  delle  nostre menti, in un modo maraviglioso e recondito, l'
e conoscere e giudicare i varii gradi di perfezione  delle  cose che a quel genere appartengono. Egualmente si dica del
esseri, il qual nome di esseri abbraccia tutti i generi  delle  cose. Dice adunque il santo Cardinale così: [...OMISSIS...]
. E perciò il santo Dottore dice questo essere, luce  delle  menti, una similitudine di Dio che in noi sta di continuo.
a sè stessa una luce incommutabile, nella quale si ricorda  delle  immutabili verità. E così apparisce nelle operazioni della
pure vi sta, se non dopo di aver ricevuto l' impressione  delle  cose reali nei sensi e aver confrontate queste impressioni
le cose stesse agiscano nel nostro sentimento e ci lascino  delle  modificazioni, che sono altrettante traccie e segni di sè
sono altrettante traccie e segni di sè stesse, coll' aiuto  delle  quali noi interpretiamo l' ordine e la natura dell' essere
essere noi conosciamo. Perocchè è manifesto che nessuna  delle  cose limitate è puro e sincero essere, ma ha in sè una
quelle cose dissimili dal purissimo essere che è la luce  delle  menti. Anzi se noi attentamente consideriamo la maniera,
la cosa che ci ha modificati: tale è la nostra percezione  delle  cose, e la cognizione loro è pure determinata dal fantasma
in quanto opera su di noi, ne viene conseguentemente che  delle  cose tutte noi non sentiamo già l' essere, ma puramente la
le intelligenze (1); perocchè veramente la conoscibilità  delle  cose è ciò che le costituisce cose, e per la quale si
e in lui solo esisterebbero. Quindi è che la conservazione  delle  cose è veramente una continua creazione, e che noi, come
queste volgono i loro affetti (4). E una tale similitudine  delle  ombre dopo averla trovata Platone, fu ripetuta da tutta l'
esprime medesimamente il magno Gregorio, là dove, parlando  delle  create cose, dice: [...OMISSIS...] . E ciò rende luce su
soggiunge: [...OMISSIS...] . Chi scruta adunque la natura  delle  cose create, chi bene attende a quello che realmente noi
immutabilità e eternità si ravvisa egualmente nell' ordine  delle  idee e nell' ordine delle cose appartenenti alla divinità:
ravvisa egualmente nell' ordine delle idee e nell' ordine  delle  cose appartenenti alla divinità: il che costituisce una
l' essere a ciò [le] aiuti e spinga. Quindi la contingenza  delle  cose porta in esse la possibilità di mutazione e di una
così dall' essere ideale. E da questa mutabilità appunto  delle  cose e difformità loro dalla natura e proprie condizioni
mutazione (3). Nel dichiarare il qual vero è in più luoghi  delle  sue opere Sant' Agostino, e particolarmente nel trattato
così noi veggiamo tanti varii esseri quanta è la varietà  delle  passioni; ma conosciamo che tutti questi esseri non hanno
puro, fonte e creatore di tutti. Così è che al sentimento  delle  cose noi aggiungiamo un' operazione dello spirito che noi
quel filosofo ateniese, che « a Dio è proprio di essere, e  delle  altre cose è proprio di non essere« ». E poi seguita a
che fa la mente che si predica l' essere di Dio e  delle  creature univocamente, come ho altrove affermato. Questa
non sia tale se non nel concetto che noi possiamo avere  delle  creature e di Dio: perocchè noi non possiamo avere concetto
queste notizie sull' intrinseca natura dell' uomo e  delle  sue potenze, apparisce manifestamente che l' uomo
pone sempre grande accuratezza nel precisare il significato  delle  parole le quali egli usa. Dice adunque il santo Dottore,
concetto d' imagine (1). L' imagine è una similitudine  delle  più perfette: e in che poi mette egli questa perfezione
parte, siccome può avvenire negli esseri creati che hanno  delle  qualità comuni e delle qualità proprie, appunto perchè non
negli esseri creati che hanno delle qualità comuni e  delle  qualità proprie, appunto perchè non sono perfettamente
la divinità: perchè rispetto a Dio non vale l' esempio  delle  creature delle quali si danno imagini che partecipano della
perchè rispetto a Dio non vale l' esempio delle creature  delle  quali si danno imagini che partecipano della sostanza o
si danno imagini che partecipano della sostanza o natura  delle  cose ritratte, ma non di tutto, e solo di una parte, e
de' corpi mediante le loro figure. Indi è che i maestri  delle  teologiche dottrine insegnano concordemente, non darsi di
legno e non il legno in una pietra si vede per la diversità  delle  sostanze, conseguente cosa è che Dio Re dell' universo si
descrivono forse due operazioni distinte di Dio, coll' una  delle  quali egli desse all' uomo il lume dell' intelligenza e
havvi l' imagine di Dio a quel modo che nella natura  delle  cose v' hanno i vestigi della Trinità. Questa è sicuramente
alla divina natura che alle persone (1). Ora i vestigi  delle  Persone divine sparsi nella natura eziandio ragionevole non
che noi facciamo di quelle qualità all' origine  delle  divine Persone, e non perchè siano veramente atte a
con essa, di non addomesticarsi amorevolmente all' opere  delle  sue mani? Che enti sono questi, che dicono all' Eterno che
ha formati: « ritirati da noi, noi non vogliamo la scienza  delle  tue vie?« (2) ». Ma e dove si ritirerà il Creatore, se deve
materiale, è ordinato a dover essere ministro all' anima  delle  notizie delle cose e eccitamento alle sue nobili
è ordinato a dover essere ministro all' anima delle notizie  delle  cose e eccitamento alle sue nobili operazioni: così
L' uomo non riceveva già solo ne' suoi orecchi i nudi suoni  delle  parole del Creatore, atti a eccitargli alcune idee, nè solo
di distinzione, di lume e di ampiezza tutti quegli ordini  delle  varie riflessioni, il cui numero è indefinito. Tutto ciò
di gloria che ci sopravvestiva senza bisogno di spogliarci  delle  membra del corpo e deporre la vita della natura. Anzi ciò
uomo deve perire, perchè è l' uomo del peccato. Solo in una  delle  due parti però dell' uomo, cioè nell' anima, Iddio che
e l' altro le assenti; e l' uno de' quali, cioè quello  delle  cose assenti, potesse colla sua virtù equilibrare di
di continuo la violenza dell' altro, cioè di quello  delle  cose presenti; e che il primo fosse dato in pieno dominio
a tanto adunque che si considera l' uomo entro la sfera  delle  cose naturali, e in cui egli non ha che a scegliere fra
dell' universo e di sè stesso un sostegno e fondamento  delle  cose tutte, e non trovandolo, sarebbe andato al di là della
indietro a cosa alcuna. Egli è vero che l' ottimo Autore  delle  creature intelligenti non può permettere giammai una sì
della grazia, perchè sia conservato nell' uomo l' ordine  delle  potenze, cioè la ragione dominante e il senso ubbidiente;
non escludo l' aiuto che Dio come Creatore e conservatore  delle  creature presta loro, non meno, acciocchè possano
la sua intelligenza è la inferiore di tutte nella gerarchia  delle  intelligenze, perocchè la natura di lei sta nel veder l'
più sapiente di prima in quanto alla profondità, dirò così,  delle  sue cognizioni e all' acutezza della sua vista spirituale
e con essa convertirsi: salvo che se abusasse dell' ultima  delle  grazie ch' egli può ricevere, perocchè allora nascerebbe
Se poi dei lunghi abiti di virtù acquistati dai genitori e  delle  abbondanti grazie possano giungere a migliorare
più perseveranti e diligenti osservazioni sull' andamento  delle  famiglie e alterazioni che in un lungo corso di secoli
una tanta ricerca all' umanità, non è del mio ufficio nè  delle  mie forze il qui trattarla, giovandomi solo l' averla
e le forze corporali si trovi aver negletto la coltura  delle  forze dello spirito, e che gli uomini più dotti e
i più robusti. Medesimamente lo sviluppo e perfezionamento  delle  forze intellettive non va già sempre innanzi d' un passo
per esistere una qualche imperfezione della natura.  Delle  prime il santo Dottore reca in esempio la carità e la
reca in esempio la carità e la giustizia: e in esempio  delle  seconde adduce la fede e la speranza, le quali suppongono
e spera; come pure la penitenza e la compassione, la prima  delle  quali suppone essere preceduto il peccato e si forma dal
imperfetta dall' altra, e fra queste due quantità, l' una  delle  quali cresce mentre l' altra scema secondo una certa legge,
avendovi difetto solamente nelle potenze inferiori, niuna  delle  quali per sè è morale, l' uomo però non si potrebbe dire
delizie della vita, o se si vuole anche tutti i progressi  delle  scienze e la coltura dell' intelletto, a esclusione della
i figliuoli di Dio e i figliuoli degli uomini, i cittadini  delle  due città, i figli della luce e delle tenebre. La divina
uomini, i cittadini delle due città, i figli della luce e  delle  tenebre. La divina scrittura, parlando dei figliuoli degli
morale, come pure per li diversi gradi dello sviluppamento  delle  altre parti della natura. E non è già che quelli, i quali
alquanto occupato nello sviluppamento e perfezionamento  delle  altre parti della sua natura. Imperciocchè in quanto a
in tal modo le differenze fra gli uomini de' meriti e  delle  specie di perfezione o pregi acquistati. Distinta adunque
curiosità che li porta a bramare di conoscere l' indole  delle  cose quant' ella si stenda. Or se dei due primi punti non
che li sgomenta e li fa trovar fuori di tutti i limiti  delle  cose reali. Che dirò della fisica, della fisiologia e della
la virtù del semplice fedele il quale pochissimo conoscendo  delle  cose divine, pure mantiene la giustizia e cerca ovecchessia
della quale la mente di Platone trovò convenire a  delle  divinità minori. Perocchè avendo voluto quel filosofo
per legge di natura ama la vita e con essa la prolungazione  delle  sue fluttuazioni e de' suoi patimenti. Quando si considera
immensi desiderii e speranze, coll' altra percuotendolo  delle  più inattese sciagure, produca lo spettacolo di un essere
umana? Da una parte quest' uomo appena entra nel mondo  delle  cose reali, ignora sè stesso, è impotente, pieno di
le schiavitù, le tirannidi. E di fianco a questo stato  delle  cose sta pure nell' uomo, inseritovi da natura, un
affinità col Platonico, è quello della trasmigrazione  delle  anime, tolto a seguire e reso celebre da Pitagora, per la
lui. Cominciò allora il tempo, e con esso le trasmigrazioni  delle  anime che già prima erano puri spiriti (3). Qui si vede a
prima di essere inseriti nei corpi, e la trasmigrazione  delle  anime di Pitagora: o certo almeno tutte quelle dottrine vi
nulla si trova di uniforme e di consentaneo nella faraggine  delle  favole, ove si abbia qualche raggio di luce che renda una
mitologie si accordano in questo che narrano nel principio  delle  cose l' esistenza di una età d' oro, tempo di felicità e di
dell' Indo) la quale si confonde coll' origine stessa  delle  cose, è quella che fu rivelata da Brahmƒ, il creatore del
i sistemi da loro inventati non esser meglio soddisfacenti  delle  comuni credenze ch' essi avevano rigettate e benanco
tanta sicurezza i peccati commessi dall' anime abitatrici  delle  stelle, s' accorgeva poi di non aver fatto con ciò che un
scoprire in esse un abisso di luce e cava dal loro seno  delle  stupende cognizioni e trova che in esse si nasconde il più
avrebbe queste continuamente rimutate; come quelle nessuna  delle  quali il poteva lungamente accontentare, senza pervenire
intorno alla grazia, eccitate nella Chiesa in occasione  delle  dottrine di Baio e di Giansenio, condussero a fissare l'
quanto abbiamo esposto altrove sulla natura della volontà e  delle  potenze in generale, non rimarrà dubbio intorno alla verità
viene presentata poi da sentimenti e che forma l' oggetto  delle  sue cognizioni acquisite e corrispondenti volizioni. Ora
della volontà, è difettoso e guasto, e se è soggetto a  delle  perverse suggestioni, egli par naturale che dovrà fare
sebbene appena generato e non ancor venuto al libero uso  delle  proprie potenze. E non può essere altramente dall' istante
corrotto (2), e l' abito è sempre una cotale disposizione  delle  potenze; e poi cercando a qual potenza principalmente
anteriormente all' uso della sua libertà, e all' acquisto  delle  cognizioni che attinge da' sensi. Ora se la volontà non si
umana corruzione. Per natura umana intendiamo il complesso  delle  potenze che si trovano nell' uomo, non meno che il nesso
dal soggetto immediatamente, e sceglie fra i risultamenti  delle  potenze e quindi è superiore alle potenze stesse e per così
che è atto immediato del soggetto, fu cagione della rovina  delle  potenze dell' intendimento e della sensibilità, così
animale finalmente fu reso violento e senza il freno  delle  potenze superiori, distratte, traviate e congiurate con
stesso soggetto umano che lo riceve: ella è una conseguenza  delle  cose dette fin qui. Abbiam veduto che la volontà è piegata
E finalmente, in terzo luogo, anche lo stesso guasto  delle  potenze si attribuisce al soggetto, ove egli pure è
della natura per la disarmonia (1) e l' intimo guasto  delle  potenze, dalle quali la natura risulta: è una infezione del
di questi a quelli parmi una di quelle battaglie  delle  scuole, le quali collo schiarire de' vocaboli o coll'
Se dunque per essenza dell' anima s' intende il principio  delle  potenze, egli è manifesto che, parlando dell' uomo, ciò che
la personalità umana. Noi abbiamo definita la imputazione  delle  azioni quello attribuirsi che si fa alla persona le azioni
e che è essenzial cosa in ogni peccato. Lo stesso si dica  delle  due specie di demeriti che corrispondono alle due specie d'
originale. Ora questa lesione e questo deterioramento  delle  potenze, quando si considera da sè solo, cioè prescindendo
potenze col loro principio supremo: allora anche il guasto  delle  potenze partecipa la ragione di peccato: allora nell' uomo
per astrazione della mente si può considerare il guasto  delle  potenze a parte dal guasto della persona, chiamando quello
quello la parte materiale del peccato. Nè solo il guasto  delle  varie potenze si considera come formante un solo peccato di
che il soggetto trovasi impacciato e legato nell' operare  delle  potenze: di maniera che a ogni potenza, per così dire,
e queste due parti sono due essenze separate, l' una  delle  quali, per così dire, non sa niente dell' altra e per ciò
e rimane solo un disordine materiale. S. Agostino, parlando  delle  conseguenze del peccato originale, le distingue secondo le
non potete far nulla« (5) »; e quegli innumerevoli luoghi  delle  divine Scritture ne' quali si afferma la necessità della
la operazione soprannaturale fa due cose nell' uomo: 1 o dà  delle  notizie nuove; 2 o dà nuova luce e forza alle notizie
il lume della grazia produrrà nell' uomo che lo partecipa 1  delle  obbligazioni nuove , le quali corrispondono alle nuove
alle decisioni dell' Apostolica sede. E forse la divergenza  delle  opinioni fra i teologi che trattano di queste materie nasce
anche le pietre e gli animali, i quali hanno pure  delle  forze e delle potenze, ma il cui oggetto non è Dio
le pietre e gli animali, i quali hanno pure delle forze e  delle  potenze, ma il cui oggetto non è Dio conoscibile e amabile.
è Dio conoscibile e amabile. Sarebbe ciò contro la natura  delle  cose: e questa oppugnazione della natura non può essere
Santo. E questa è una di quelle distinzioni per mancanza  delle  quali io dicevo non essersi ancora intieramente chiarite le
che questo amore non può reggersi a lungo contro a  delle  forti tentazioni, delle quali tentazioni è piena la vita
non può reggersi a lungo contro a delle forti tentazioni,  delle  quali tentazioni è piena la vita umana, che le percezioni
quali tentazioni è piena la vita umana, che le percezioni  delle  sensibili cose colla loro violenza tirano e governano a
ripete di continuo la divina Scrittura intesa a far  delle  cose create scala al Creatore, come specialmente in quel
abbiamo di amare le cose non è proporzionata all' esistenza  delle  cose come ella è in esse, ma come questa loro esistenza è
sufficiente all' uomo per operare: ma dove abbia incontro  delle  tentazioni forti, l' uomo con lui solo non regge, vincendo
avvenuto tutto ciò che avessero prodotto il complesso  delle  forze naturali con tutti i loro ordini e collisioni. Ma
che temperi e guidi in lor favore le forze della natura e  delle  creature tutte, se non per accidente, cioè in quanto ciò
QUINTO. - L' anima in tale stato è esposta all' azione  delle  creature, come dicevamo, anche le più malefiche, ma essendo
universale, non pare dover essere suscettiva dell' azione  delle  forze a lei nemiche. Perocchè il sentimento materiale non
il general principio che mi guida in tutto questo discorso  delle  pene de' fanciulli morti senza battesimo o più generalmente
da' Teologi, sull' autorità principalmente dell' Angelo  delle  scuole, non è precisamente quella di cui trattavasi e
teologi dichiararono la dottrina della quotidiana creazione  delle  anime non essere punto cosa di fede; fra i quali è l' Estio
dei germi. Perocchè par loro di ritrovare i germi sì  delle  piante, che degli animali, non crearsi mai, ma non altro
gli uni negli altri continuamente: sicchè nelle ovaie  delle  prime femmine fosser già posti da Dio tutti i germi delle
delle prime femmine fosser già posti da Dio tutti i germi  delle  piante e degli animali che dovevan poi nascere. Cosa a cui
all' uomo, che non preesistessero nella prima madre se non  delle  anime sensitive e animali, dotate bensì di percezione e di
si apprendano al germe e con esso lui s' impastino (forse  delle  parti sottilissime e quasi un' aura vitale che da esso
che l' animale si costituisca col precidersi e confondersi  delle  parti che costituiscono l' embrione; e che si costituisca
per dire in uomini. Egli è difficile conciliare molti passi  delle  divine Scritture colle opinioni da questa diverse; e
hanno tentato di conciliare con le medesime i luoghi  delle  Divine Scritture, non mi pare scevra di un cotale sforzo, e
quell' espressione o che favoreggi l' assurdo sistema  delle  emanazioni. Conciossiacchè l' ente è veramente una
contenente ciò che spetta al contenuto, son date a lei  delle  divine attribuzioni. Per questa S. Giustino nel dialogo con
stesso modo dice dell' uomo che è una porzione di Dio (2).  Delle  espressioni uguali si trovano in Clemente Alessandrino (3)
cui egli commenta il soffio divino della Genesi. L' autore  delle  false Clementine dice pure che l' anima ha una stessa
i Padri, su questa autorità di S. Paolo e altre somiglianti  delle  divine Scritture, parlano di una unione e comunanza fra il
loro capo. Ora tutti questi luoghi dei Santi Padri e quelli  delle  Scritture sui quali insistono non possono essere intesi nel
[...OMISSIS...] . Usa anche S. Tommaso la similitudine  delle  membra che sono colpevoli e punite del peccato commesso dal
del peccato. Perocchè una tale unione è vera nell' ordine  delle  idee e non nell' ordine delle realità: e il peccato all'
unione è vera nell' ordine delle idee e non nell' ordine  delle  realità: e il peccato all' incontro appartiene a questo
per quanto a noi pare: questa è indicata nei passi  delle  divine Scritture e massime in quelli di S. Paolo: e per
si affacciavano: si travedeva, dico, scorti dalle autorità  delle  Scritture e dai dogmi cattolici che nel loro seno
. [...OMISSIS...] E chi considererà tutto il parlare  delle  Scritture, troverà che nelle stesse frasi, nelle parole,
sull' origine dell' anima da noi esposta tutti questi passi  delle  divine Scritture si fanno chiarissimi: altramente l'
nel senso in cui lo dice Aristotele, se non nel sistema  delle  tre anime separate, le quali sono giustamente rifiutate
anima intellettiva, la quale ha in sè le proprietà anche  delle  due precedenti. Ora su questa dottrina primieramente
la sentenza scolastica. In secondo luogo il progresso  delle  osservazioni sullo sviluppo del feto umano, fa credere
disposizione che quella che consiste in un cotal ordine  delle  sue particelle materiali, ed ogni altro atto che appartenga
ai primi padri, che prendessero a comporre e effigiare  delle  statue di creta e di loto, come aveva fatto egli stesso con
e volesse farla consistere piuttosto nella identità  delle  particelle materiali, per soprabbondanza e non per
in nessuna maniera si può provare l' identità materiale  delle  particelle che compongono un corpo umano, le quali sono in
continuo movimento e partono dal medesimo per dar luogo a  delle  nuove. Se non che io giungo fino a dubitare, che una tale
io giungo fino a dubitare, che una tale sentenza rinserri  delle  conseguenze, le quali non si possano sostenere, salva la
argomento insuperabile, dove non si voglia eludere con  delle  sottili e vane distinzioni. Di più, quell' anima sensitiva
venga creata e infusa nell' atto del concepimento, molte  delle  difficoltà sopra indicate sussistono egualmente in tutta la
gli altri animali in generando producono ne' lor figliuoli  delle  anime sensitive e animali, mentre l' uomo sebbene abbia una
Io non dubito adunque di chiamare spirituale l' anima  delle  bestie, considerata nel suo principio, e solo dalla parte
e questa mia maniera di parlare è conforme a quella  delle  divine Scritture che dicono: « lo spirito di ogni carne«
. Tuttavia chi sostenesse avervi nei padri talora  delle  disposizioni morali perverse, le quali vengono comunicate
inclinati a certi vizii (2), siccome pure avervi  delle  buone abitudini morali che sembrano conservarsi in certe
iniquità e nei peccati« (4) ». A spiegazione e commento  delle  quali parole, Innocenzo III dice: « il corpo si concepisce
si esprime pur chiaramente quando dice: [...OMISSIS...] .  Delle  quali parole si può egli dar nulla di più chiaro e di più
ha sofferita la cute dello scabbioso o di colui che soffra  delle  insolite pruriginose sensazioni (1). Nè si potrebbe
Dirò di più, quando si dovesse fare in tal materia  delle  conghietture, più volte essermi passato per la mente che
Perciò il serafico Dottore esaminando un passo del Maestro  delle  Sentenze, dove afferma che il peccato originale sia la
Quanto più lo spirito del mondo prevale anche nel mezzo  delle  nazioni cristiane, tanto più si vede allontanarsi e
un altro essere sopraumano che tenda a lui soccorrevoli  delle  braccia piene di pietà e di misericordia. Le dottrine
e aiutata, acciocchè col trovare i principii e le ragioni  delle  verità, dia essa ragione un tributo alla fede, la quale
contro alle verità rivelate e accampino contro di esse  delle  obiezioni cavate dalla ragione naturale; allora, dico, si
di un perfetto consentimento ed accordo coll' intima natura  delle  cose e resi fin necessarii da questa natura delle cose ben
natura delle cose e resi fin necessarii da questa natura  delle  cose ben conosciuta, di modo che l' ordine stesso delle
delle cose ben conosciuta, di modo che l' ordine stesso  delle  cose naturali diverrebbe un assurdo, non che un enigma
efficace di sua verità. All' opposto persuasa colla virtù  delle  sue prove intrinseche una tale filosofia a coloro i quali
vi possono essere e vi sono nell' anima dei sentimenti e  delle  idee di cui l' uomo non ha nessuna avvertenza per molto
nesso che aveva la questione filosofica dell' origine  delle  idee col dogma teologico del peccato originale, e che
teologo che ciò vide, non potè però indicare un sistema  delle  idee innate che potesse al tutto reggersi e sostenersi
stata nota se non quando il mondo fosse ben vecchio?  Delle  riflessioni simili a queste mi potrebbe somministrare la
viene infusa la grazia dello Spirito Santo e gli abiti  delle  virtù teologiche della fede, della speranza e della carità.
per molti secoli e il venir solo in ultimo col progresso  delle  scienze trovate quelle ragioni che rendano quei misteri
dimostrati, non ci rende egli manifesto come la infusione  delle  virtù teologiche e il raddrizzamento e sollevamento a Dio
questa risoluzione, non buttandosi perciò nel sistema  delle  idee innate di Cartesio (come poco avvedutamente vedemmo
richiedesse ed esigesse di quelle cattoliche dottrine  delle  virtù infuse. Perocchè avendo ridotto il ministro
battezzato la ragione, questo non può premettere alla fede  delle  verità che gli sono proposte da Santa Chiesa alcun esame e
della mente, la desolazione, lo scoraggiamento, la perdita  delle  forze spirituali. No, mio caro, non vogliate lasciarvi così
Taumaturgo, o di quelli infiniti che nacquero in occasione  delle  persecuzioni fatte alla Chiesa Cattolica, ecc.. Questa
convincersi col proprio ragionamento della verità  delle  altre prove. Che dovrà fare questa persona? Se questa
è convinta. Ma ella non s' è potuta convincere della verità  delle  altre prove col proprio ragionamento. Questo non fa: basta
prova convincente: dunque è vero tutto ciò che nel sistema  delle  sue verità si contiene; dunque i miei dubbi sono
che ella anzi si perde spesse volte anche nello studio  delle  cose semplicemente naturali, trovandosi nella stessa natura
tutto il resto di umiliarsi sotto l' abisso e la immensità  delle  cose divine, contenta di credere tutto ciò che si contiene
di questa verità generale (e dee bastare anche una sola  delle  innumerevoli prove che n' abbiamo), allora ella dee anche
non crederebbe mai più, e in sulla via ne troverebbe  delle  altre. Quando una religione riceve una dimostrazione
e mi riduca interamente sulla buona strada, a malgrado  delle  continue opposizioni che io metto alle sue misericordie.
Del resto ciò che mi dice nella venerata sua lettera  delle  tentazioni che patisce contro la Fede, non ci stia a
toglie che alla superficie dell' anima nascano dei timori e  delle  trepidazioni, ed anche dei dubbi che non sono veri, ma
ma apparenti: cose tutte che Iddio permette per esercizio  delle  anime a lui più care, acciocchè stiano sempre più vigilanti
e confidenziale trattenimento colla dolcissima Madre  delle  speranze Maria santissima. Deh non dubitiamo, caro Padre!
a renderlo più istruito colla comunicazione scambievole  delle  dottrine, e più uniforme nelle opinioni morali, e a
secondo altro principio che secondo quello del merito e  delle  prove avute della idoneità; evitando particolarmente di
loro l' eccellenza di questo ministero, e dando loro  delle  guide che in esso li dirigano. Giova sopratutto un buon
io provo co' fatti che l' esser disposto secondo l' ordine  delle  idee spiana incredibilmente la via a' catechizzati ed agli
de' matrimoni, che sono il principio e il fondamento  delle  famiglie, e non può esservi cura soverchia a fine di
i santi proponimenti de' convertiti, facesse man bassa  delle  cattive usanze invalse in quelle popolazioni, e
si compone di due principali sezioni di membri, la prima  delle  quali costituisce un Ordine religioso legato con voti d'
in coteste parti: come pure della notizia che mi dà  delle  ottime disposizioni del suo clero ad unirsi con un cuore
e la ragione si è, che essendo vari i bisogni dei fedeli e  delle  Diocesi, e vari gli spiriti, si vuole che i sodalizi
santa purità. Che se combattendo valorosamente colla fuga  delle  occasioni e con tutti gli altri mezzi che insegnano i
la nostra superbia e tutta la illusione e la prepotenza  delle  nostre passioni; e prima di tutto ORAZIONE. Oh quanto non è
quale e quanto divina sia l' opera della conversione  delle  anime. Voi dite che « se è volontà di Dio che s' aiuti il
de' nostri cari fratelli e compagni sia tanto ignorante  delle  cose divine, o tanto orgoglioso da nutrire in capo sì
altro genere, che esigono sottile raziocinio e conoscenza  delle  cose umane, la quale i giovanetti non hanno. Ma quelli che
mai di fare il confronto fra i vizi e le miserie  delle  società pagane, e la virtù e la grandezza delle società
le miserie delle società pagane, e la virtù e la grandezza  delle  società cristiane; se moralizzando con opportuni e brevi
e benchè le angustie di una lettera non permettano di dire  delle  mille cose l' una, tuttavia per esserle ubbidiente Le dirò
che si fa madre di Dio, soggetta alle miserie penali  delle  altre madri? Or dove avete trovata che sia fatta per Maria
esprimono di nuovo la cagione de' molteplici concepimenti  delle  altre donne? Ora Maria a qual mai uomo fu soggetta?
spiegazione che vi si aggiunge è tutta conforme all' indole  delle  lingue orientali. Ma posciachè le stesse lingue orientali
poco inclinato alla pietà, all' ubbidienza, all' osservanza  delle  regole? R. E` preferibile quel governo che: 1 Convinca i
i disordini nei loro principii, facendosi gran conto  delle  piccole cose, quando queste possono essere seme di
9 Che a queste regole del governo ordinario, aggiunga  delle  scosse straordinarie quando v' è il bisogno; gli esercizi
bisogno; gli esercizi spirituali fatti con tutto il rigore  delle  regole di S. Ignazio, e dati da un sant' uomo che abbia la
tal modo si può ottenere l' uniformità degli abiti sacri e  delle  cerimonie, che è un' espressione visibile dell'
dicono gli autori, che trattano degli stati d' orazione e  delle  divine operazioni nell' interno dell' anima, può essere
sè stesso al Signore. Che se si volessero aggiungere  delle  piccole meditazioni o riflessioni sul sangue sparso da Gesù
sieno oziose: il che non è, mancando solo l' avvertenza  delle  loro operazioni, ed essendo l' oggetto, in cui sono
tenersi per sospetta, fino a tanto che Iddio non desse  delle  prove palmari della sua volontà, per esempio, che il Papa
mio non bene intendere il suo pensiero. Quando Ella parla  delle  vittime che vuole il Signore, parmi che Ella intenda di
sola: e perciò una società, che s' incaricasse di formare  delle  vittime usurperebbe l' opera di Dio. Non è dunque
Quello stesso che hanno sempre fatto i santi fondatori  delle  religioni; unire delle persone che aspirano alla
hanno sempre fatto i santi fondatori delle religioni; unire  delle  persone che aspirano alla perfezione, e dare loro tutti i
e di spendersi a vantaggio dei prossimi, Iddio si sceglierà  delle  vittime, egli sia benedetto e lodato in eterno: questo è
essere utile alle anime. [...OMISSIS...] 1.45 Partecipe  delle  gentilezze del Conte e più ancora della Contessa Masino,
fedele servizio. Io so, che Ella piena di Fede, e nutrita  delle  profonde verità della nostra Religione santissima,
dolce, più caritatevole, più distaccato ed anzi disgustato  delle  vanità. Onde il Signore che ama i suoi d' un amore
del nostro cuore. Poichè anche quando le virtù conosciute  delle  persone passate di questa vita ci danno piena fiducia della
da lui: da sè stesso si è ridotto così malamente; ed una  delle  più grandi e delle più prossime cagioni fu il meschino
si è ridotto così malamente; ed una delle più grandi e  delle  più prossime cagioni fu il meschino disegno, le anguste
sottopongono le spalle a delicati offici di cura d' anime,  delle  quali non conoscono il prezzo, e perdendone molte perdon sè
applicare ai casi tutte le cognizioni raccolte dallo studio  delle  varie scienze teologiche e delle ausiliarie. Per l'
raccolte dallo studio delle varie scienze teologiche e  delle  ausiliarie. Per l' insegnamento di questa scienza
il consolò l' intendere ch' Ella riconosce la potestà  delle  chiavi lasciata da GESU` Cristo alla sua Chiesa, e non potè
e lo speriamo per quelle che, riconoscendo già il potere  delle  chiavi, possono invocarlo e dimandare che loro sia aperto,
a vedere che, se nella Chiesa non vi fosse un poter supremo  delle  chiavi, ma questo potere fosse dato a molti in egual grado
nella Chiesa Romana, non solo riconoscono il potere  delle  Chiavi, ma il poter supremo delle Chiavi in S. Pietro e ne'
riconoscono il potere delle Chiavi, ma il poter supremo  delle  Chiavi in S. Pietro e ne' suoi successori, avendo GESU`
a quest' Apostolo, e impetrano che questo potere supremo  delle  chiavi apra loro la porta del regno de' cieli, che prima
dell' Inghilterra si operò per un atto della podestà  delle  chiavi, non si può nè pur negare che vi avesse una giusta
esservi ricongiunta, se non per un altro atto della potestà  delle  chiavi che riapra loro la porta. Dio pur volesse che tutti
coll' applicazione de' suoi meriti, la purificazione  delle  anime trapassate e renderle degne del suo cospetto. Ed
divina e questa efficacia, che ci attesta la fede  delle  orazioni, e dei suffragi, e delle buone opere a vantaggio
che ci attesta la fede delle orazioni, e dei suffragi, e  delle  buone opere a vantaggio de' nostri cari defunti, è pur cosa
per istaccarci e liberarci vieppiù dalla servitù  delle  cose visibili ed unirci con Dio, considerando il tempo
parlando, soggetto alla giurisdizione dei Vescovi  delle  singole diocesi, ciascun de' quali pensa naturalmente pel
scopo di un tale Istituto; ho conosciuto che gli Ordinari  delle  diocesi non potrebbero reggere un Istituto colle stesse
e quel che è più, che, occupati nella cura esteriore  delle  anime, non avanza loro tempo (nella presente condizione di
d' una tale società, che è pur la radice ed il fondamento  delle  virtù e delle opere esteriori. Ma d' altra parte, essendo
società, che è pur la radice ed il fondamento delle virtù e  delle  opere esteriori. Ma d' altra parte, essendo essi i
della Chiesa la missione necessaria per esercitare la cura  delle  anime e la predicazione apostolica; esercitando in tutto e
pubblico culto sul sentimento religioso, io credo, che una  delle  principali massime della Chiesa Cattolica nell' opera d'
che mi accenna, l' introdurre i diversi riti fra i membri  delle  Congregazioni cattoliche destinati a diventar Missionari e
Voi volete qualche indirizzo che vi scorga a ben giudicare  delle  cose presenti. Io non dubito che il movimento italiano sia
quelle parole che Cesare Balbo pose in fronte al suo libro  delle  « Speranze »: «porro unum est necessarium ». A costoro l'
sarà in fine condotto ad uno dei più splendidi trionfi e  delle  più magnifiche glorie della sua Chiesa. Noi, e come
celeste, gioveremo alla patria terrena, perocchè i flagelli  delle  nazioni vengono dai peccati degli uomini; e dalla fede,
scriverne un librettino, se avessi tempo, ma eccone alcune  delle  principali: 1 Il sentimento costante della Chiesa e
uomo, e però il contenere in sè l' adempimento compiuto  delle  parole di Gesù Cristo: « Qui vult venire post me, abneget
mio carissimo in Cristo fratello già e compagno, alcune  delle  ragioni da lei dimandate. Nella lettera di S. Ignazio sull'
senta potentemente la scossa della sciagura che ci priva  delle  cose più care. Così Iddio permise che fossimo ridotti per
e in ogni altro penoso ufficio riguardante la salute  delle  anime, la sua pazienza conosciuta da pochi, ma ben nota a
conosciuta da pochi, ma ben nota a Dio, la rettitudine  delle  sue intenzioni, il fervore del suo zelo, la sua carità che
apostolica o comecchessia chiamati legittimamente alla cura  delle  anime, cercano in un' altra dottrina la loro beatitudine!
a cotesta fondazione di Verona si mantenga quella massima  delle  nostre Costituzioni, che prescrive la costanza nelle opere
la croce che vi vuole imporre quel Dio, il quale si giova  delle  cose più inferme all' opere sue, e al bisogno le soccorre
le quali non mancano, e non mancherò di mandarvi io stesso  delle  commendatizie. Quindi potrete avere soccorsi a pro di
che tanto ingrandisce i nostri cuori, perchè è la sostanza  delle  cose che abbiamo a sperare. [...OMISSIS...] 1.4. Non Le
dividono e contrariano secondo il vario sentire e pensare  delle  menti, e pur troppo ancora secondo le varie passioni da cui
tutto buon diritto è mio maestro. [...OMISSIS...] 1.49 Una  delle  opere più vantaggiose, che conviene prefiggersi
essere l' Eucologio stampato in Torino dai Fratelli  delle  Suole Cristiane. Converrebbe altresì, che i missionari ne
o fratelli carissimi, che siete sacrati alla grand' opera  delle  Missioni, accingetevi all' impresa di introdurre
piedi i fedeli della primitiva Chiesa ponevano il prezzo  delle  possessioni vendute; così fecero tanti Vescovi, che
che voi avete loro arrecato colle vostre censure continue  delle  loro paterne disposizioni. I Superiori nondimeno hanno
che a questa sola autorità io aderisco, che mi compiaccio  delle  verità da essa insegnatemi, che mi glorio di ritrattare gli
fatiche che la sua gloria, il bene della Chiesa e la salute  delle  anime; e questo stesso sentimento me l' ha infuso Egli per
proibire le mie due operette aventi per titolo, l' una: «  Delle  cinque piaghe della Santa Chiesa », e l' altra: « La
io le dichiaro di sottomettermi alla proibizione  delle  nominate operette puramente, semplicemente, e in ogni
Sono ormai certo che verrà proibito tanto il libro  delle  « Cinque piaghe » quanto quello della « Costituzione »,
Theiner fece stampare a Napoli un opuscolo contro il libro  delle  « Cinque piaghe », nel quale si dicono molti errori
che per ora non si può più parlare della ristampa del libro  delle  « Piaghe ». Io vi ho sempre tutti nel cuore, e vi metto
sforzo perchè vengano messi all' Indice i due miei scritti  delle  Cinque piaghe , e la Costituzione ; e vi riusciranno per
certo prima di ottobre, allora saprò forse qualche cosa  delle  sue disposizioni a mio riguardo. Qualora voi poteste senza
», al quale è piaciuto che si proibissero i due libri  delle  « Cinque piaghe » e della « Costituzione ». La cosa mi
il cambio de' suoi servigi. Addio, non vi prendete pena  delle  cose mie, perchè in qualunque modo vadano a sciogliersi, il
quanto prima in mezzo di loro a consolarli: ma l' ingombro  delle  cose che ho a Roma, e di cui non so ancora come disporre,
2 e 7 corrente, che non è d' affliggersi per la proibizione  delle  mie due operette; e ciò perchè non è da prendersi affanno
gloria. Quindi ho benedetto il Signore nella proibizione  delle  due mie operette, come in ogni altro evento più felice, e
decreto: m' avea trattato come il solito, m' avea parlato  delle  cose dello Stato, e solo nell' ultima udienza o nella
senza fatica. Questa finalmente non importa una condanna  delle  dottrine; ma importa la proibizione fatta a' fedeli di
contiene ogni bene. L' improvvisa e inaspettata proibizione  delle  mie due operette non ha potuto togliermela; nè il modo
religiosa; i quali se non si avviano a pensare ed occuparsi  delle  cose religiose, rovescieranno la loro esorbitante attività
Roma, il che non so davvero quando possa essere, lo stato  delle  cose pubbliche e delle opinioni rimanendo ancora tutt'
quando possa essere, lo stato delle cose pubbliche e  delle  opinioni rimanendo ancora tutt' altro che sicuro e
e perchè non rimanessero offesi alcuni Governi tenaci  delle  nomine vescovili; benchè io credessi in buona fede, che la
vescovili; benchè io credessi in buona fede, che la libertà  delle  elezioni diventerebbe un vantaggio non meno della Chiesa
sacrileghi che si stanno ordendo per ispogliare la Chiesa  delle  sostanze temporali, e renderla schiava del Governo che le
accendere, o piuttosto nutrire in essi un ardentissimo zelo  delle  anime; e dico piuttosto nutrire, perchè lo zelo deve già
che avessero un' altissima stima e devozione allo studio  delle  Sacre Scritture siccome ispirate da Dio, e sopra tutto del
assalire i bramini, al che fare si esige moltissimo studio  delle  loro filosofie, oltre alla lingua indiana e l' indiana
discepoli, guidato da un vero e ardente zelo della salute  delle  loro anime, alle quali un maestro di scuola può sempre in
vostro profitto nella via dello spirito e nell' osservanza  delle  nostre sante regole. Che se mi dovessi accorgere che l'
Dio, non avete acconsentito e non siete caduto. Il sentire  delle  molestie venienti dai nemici infernali è una prova che
domandate anche questa grazia al Signore, che è la grazia  delle  grazie; e se vi sforzerete a dimandarla istantemente con
rompere la propria limitazione. - Che se sorgono in noi  delle  antipatie alle cose e alle persone, reprimiamole, mio
Non così facilmente conosce l' uomo il male ed il danno  delle  antipatie, che si manifestano nell' animo suo; e però,
»! Quanto le angustie di Cristo sono state maggiori  delle  nostre! Certo di tanto, di quanto egli era più grande di
ne lo prego. Ci consoleremo a vicenda, abbiamo entrambi  delle  afflizioni, abbiamo entrambi delle consolazioni,
abbiamo entrambi delle afflizioni, abbiamo entrambi  delle  consolazioni, accomuneremo insieme le une e le altre, e
quali sono consegnati i semi, così scarsi tutt' altrove,  delle  speranze che ci rimangono. Gli educatori e le educatrici,
che Ella tratta sotto il titolo: « Ragionevolezza dell' uso  delle  punizioni »mi pare che dovrebbe ricevere delle importanti
dell' uso delle punizioni »mi pare che dovrebbe ricevere  delle  importanti modificazioni, considerato in quell' ordine più
ma deve prima ben accertarsi del fatto e prendere notizia  delle  circostanze. Deve ascoltare a testa fredda le
debbono essere tali da rilasciare per nulla l' osservanza  delle  Regole, il che sarebbe contro il fine; 9 Finalmente il
deve prestare aiuto e sostegno ai fratelli nell' esecuzione  delle  loro incombenze ed officii. Facciamoci dunque coraggio, o
vero. Un giovane che deve fare il Superiore ha pur troppo  delle  grandi difficoltà da superare, ed è solo con un grande
sua del 2. agosto, nella quale, senza far più menzione  delle  spiegazioni declaratorie, di cui già aveva espresso
scrivessi un' operetta in opposizione a quella intitolata «  Delle  Cinque Piaghe » »: e di più mi aggiunge che: « questo passo
che mi fosse richiesta dal Santo Padre; Che per fare alcuna  delle  dette cose, io ho bisogno che mi venga indicato quali siano
del Papa io mi sottomisi alla gravissima spesa per fornirmi  delle  cose necessarie. Quelle carrozze ed altri oggetti, che ora
che, quuantunque non distruggesse intieramente il merito  delle  vostre buone azioni, tuttavia andava purtroppo corrodendole
altro sono, a che altro tendono, se non a spingervi fuori  delle  angustie e della povertà di queste cose visibili e
[...OMISSIS...] 1.50 Non vogliate attribuire la scarsezza  delle  mie lettere a poca carità che io abbia verso di voi, perchè
attribuitelo alla scarsezza che ho di tempo, alla debolezza  delle  mie forze, ed al sapere che siete provvedute di un
in altro modo, ed è col fare ai Superiori che comandano,  delle  rispettose osservazioni, qualora sembri che nel comando che
quell' atto d' ubbidienza contiene una mortificazione  delle  più grate a Dio. Chi mortifica sè stesso per ubbidire, sia
? L' unione della santa contemplazione coll' esercizio  delle  opere di carità è l' intento del nostro Istituto; epperò
devono essere familiari ad una persona spirituale), facendo  delle  applicazioni delle sue parole e de' suoi esempii a noi
ad una persona spirituale), facendo delle applicazioni  delle  sue parole e de' suoi esempii a noi stessi e a tutto quello
per noi stessi. Se noi abbiamo un vivo zelo per la salute  delle  anime, noi faremo tutto il possibile per acquistarle ed
nemici di tutte le parole inutili ed oziose, e parimenti  delle  superflue conversazioni e di ogni vana curiosità. Ma per
che si propone in tutto quello che fa o che dice, il bene  delle  anime, sì delle altrui che della propria, starà sempre
in tutto quello che fa o che dice, il bene delle anime, sì  delle  altrui che della propria, starà sempre raccolta anche in
stringere questo intimo e indissolubile nodo con Dio, Sposo  delle  anime loro, nodo che deve poi durare tutta la loro vita. E
ed obbrobrii? E` questa una questione non meno difficile  delle  due precedenti, non dico difficile a risolversi in parole,
sono più o meno ricchi e preziosi, secondo l' abbondanza  delle  virtù, dei meriti e della grazia. Sarebbe una gran pazzia
distaccati da noi stessi, dobbiamo esaminare se godiamo  delle  lodi date altrui, e specialmente voi dovete esaminarvi se
date altrui, e specialmente voi dovete esaminarvi se godete  delle  lodi che vengono date alle sorelle; chè sarebbe un gran
e l' abilità dei loro soggetti, e le forze e l' abilità  delle  singole Case e Famiglie religiose: come fanno i padroni di
i soggetti più idonei che si possono avere all' esecuzione  delle  opere assunte; Che i soggetti applicati ad un' opera di
richieda il bene spirituale degli stessi soggetti o quello  delle  stesse opere intraprese. Questa costituzione assicura i
tutto quel bene che essi bramano da lui, dentro i limiti  delle  sue forze e della sua possibilità; ed anche qui non si
Che quando i Vescovi si degnano di affidare all' Istituto  delle  opere appartenenti alla gloria di Dio ed al bene della
e in questo gli sono pienamente soggetti. Lo stesso si dica  delle  altre opere che il Prelato della Diocesi volesse affidare
a ricompensarla. Colla sua saviezza, colla rettitudine  delle  sue intenzioni potrà giovare a queste difficili condizioni
della caritatevole verità e della vera carità. E la lettera  delle  Reverenze vostre è di tutto ciò un nobilissimo documento.
è quello che aspetto e spero dalle orazioni dei buoni e  delle  Reverenze Vostre particolarmente. E quando, ritornando
fine, e però si può dire che tutti esercitino la cura  delle  anime, perchè le loro fatiche tendono finalmente alla
perchè le loro fatiche tendono finalmente alla salvezza  delle  anime. Questo sublimissimo intento è l' effetto che deve
i discorsi sien buoni ed importanti), e sostenere anche  delle  questioni o scientifiche o d' altro genere, spiegandovi
i precetti o i comandamenti del Signore. Quinto mezzo . Una  delle  più potenti maniere di prendere coraggio è quella di
coraggio è quella di persuadersi che la buona riuscita  delle  opere nostre non dipende da noi, ma da Dio, e quindi d'
altri. All' incontro l' uomo che per amor di Dio ha fatte  delle  battaglie, non può mancare d' acquistar ben presto il
1.51 Avreste fatto bene ad avvisarmi prima d' ora  delle  tentazioni e delle battaglie che vi dà il nemico dell'
fatto bene ad avvisarmi prima d' ora delle tentazioni e  delle  battaglie che vi dà il nemico dell' anima vostra. Iddio ne
creda che quella perfezione si consegua colle forze umane,  delle  quali, sentendosi poi deboli, si dispera. Ma chi ha fede e
se pur non vogliamo ingannarci, essere lo spirito  delle  tenebre e della menzogna, e però essere il nemico più
tutto ciò che deve soffrire il suo spirito allo spettacolo  delle  cose di questo mondo: nello stesso tempo conosco quanto sia
non ho da Roma nuova alcuna, spero nondimeno che lo stato  delle  cose pubbliche colà si vada migliorando. 1.51 Ecco
predicazione e della confessione, abbiate un grande zelo  delle  anime del prossimo e un grande amore di fargli del bene in
pei loro diritti ? Parlo, s'intende, della generalità e non  delle  eccezioni che esistono in tutte le dottrine. Perché, sedato
dei più fra gli Italiani d'oggidì, imbevuti come sono  delle  vecchie idee francesi: tristissima storia; ma come
povere mogli degli operai? - ma dall'amore e dallo sguardo  delle  madri, cacciandoli, per alcuni soldi, ai lavori nocivi
madri, cacciandoli, per alcuni soldi, ai lavori nocivi  delle  manifatture; come possono, in condizione siffatta,
sono come certe piante che danno veleno o rimedio a seconda  delle  operazioni di chi le ministra. Gli uomini buoni fanno buone
unicamente i vostri diritti ,siate loro riconoscenti  delle  buone intenzioni, ma diffidate della riuscita. I mali del
Siate tali e vincerete. Predicate il Dovere agli uomini  delle  classi che vi stanno sopra, e compite, per quanto è
preteso trattar la sua causa, egli, Lamennais, l'autore  delle  Parole d'un credente (3)
amor proprio, sicchè non curi di avere altri testimoni  delle  sue azioni, fuorchè Dio solo. A tal uopo rendete il vostro
ragionevole e pieno di compatimento; l' esercizio infine  delle  opere anche più umili e contrarie all' amor proprio,
Dio, dove non vi abbia peccato. E` dunque il capitolo VII  delle  Regole nostre comuni che dovete meditare, pesandone ogni
grandi cose che Iddio si degna di fare coll' istromento  delle  persone ubbidienti, umili e mansuete, egli il reputa a loro
spirituale de' membri della Società, come anche il frutto  delle  loro fatiche, potete ben credere che mi è di grandissimo
umiltà: chi è mite, non fa mai questioni: egli terrà però  delle  dispute accademiche: perocchè queste, se sono ben fatte,
appunto acciocchè i Vescovi secondo i bisogni particolari  delle  Diocesi lo limitino e lo determinino, prescrivendogli i
Istituto quando egli dovesse senza limitazione prestarsi a  delle  opere esterne ». - Egli è per questo appunto che l'
positivamente , cioè quando si trattasse di assumere  delle  opere esterne, dipendesse ad un tempo medesimo dal Vescovo
e la pazienza di informarsi di tutte le minute circostanze  delle  Case religiose e dei singoli religiosi, che abbia il tempo
da occuparsi in tante minute particolarità, dal calcolo  delle  quali però dipende il buon esito di una religione; non
quello de' Gesuiti. Ora se l' Istituto della Carità avesse  delle  analogie con alcuno degli Istituti malveduti, egli è facile
religioso, che dia qui una spiegazione di quel paragrafo  delle  Costituzioni, che V. A. cita nella sua lettera:
conservazione si devono sacrificare, per mio avviso, anche  delle  cose ottime. Ora tutti i santi Istitutori hanno
che la S. Chiesa medesima ha creduto di sanzionarlo con una  delle  sue leggi e canoni, sopprimendo anche quei conventi che non
per quanto io sappia, che un Istituto religioso in virtù  delle  sue Costituzioni mandasse fuori i suoi membri in qualità di
Filippini, i Cistercensi ed altri Ordini religiosi coprono  delle  Parrocchie; ma primieramente essi convivono insieme, e
si contentano di applicare alla Parrocchia uno o più membri  delle  loro Congregazioni, ma vogliono che la stessa congregazione
di nuovo, in ciò che dite nelle istruzioni non fate cadere  delle  proposizioni troppo severe e che non reggerebbero a
peccato mortale quello che è solo veniale ». - In penitenza  delle  vostre mancanze v' impongo di leggere con tranquillissimo
vuol formare noi pure al celeste amore; e il magistero  delle  tribolazioni, con cui ci forma, non è meno ammirabile di
che misericordioso abbia voluto esser con noi, parlandoci  delle  grandi verità colla lingua de' fatti, che è lingua di Dio.
ma puramente dispositivi al bene, quali sono la dolcezza  delle  maniere nei precettori, le carezze, le industrie, onde si
e nelle circostanze accidentali della vita produrre  delle  massime contrarie a quelle che si sono insegnate nella
ho pensato seriamente qual potrebbe essere la cagione  delle  vostre turbazioni e della insistenza onde vi molestano. Oh
parlando, precetto. Ma noi non dobbiamo nella direzione  delle  anime parlare mai con troppa sicurezza su questo punto;
stabilite, e ciò appunto perchè ella non si mescola  delle  cose temporali, se non allorquando elleno abbiano relazione
forza all' autorità pubblica che lo catturava, rispose loro  delle  parole sempre mai memorabili. Egli chiamolli a riflettere
sì certo, tutte le rivoluzioni degl' Imperi, le sovversioni  delle  città, i massacri, gli incendŒ, gli sterminŒ, hanno servito
non è opinion condannata: voi siete libero di giudicare  delle  circostanze de' tempi minacciosi, e di metter fuori
Sede dai popoli è una conseguenza falsa che voi deducete da  delle  false premesse. Calmate, io ve ne scongiuro per amore del
troverete un caos dove della luce celeste è mescolata con  delle  tenebre infernali. Talora il vostro stile sembra infuocato
sacerdote, vi avesse dato la missione di occuparvi tutto  delle  cose terrene. Qua mettete in campo la mansuetudine dei
vostra lettera, supponendoli tutti veri, io trovo bensì  delle  cose umilianti all' umanità; ma non dei motivi spirituali.
della verità. Onde noi riceveremo la salute malgrado  delle  nostre imperfezioni, indi riceveremo la vital luce della
indi riceveremo la vital luce della mente, il lumen vitae  delle  Scritture, malgrado della nostra ignoranza. Oh questa è
nè in alcuna prodezza o gloria umana, nè buon riuscimento  delle  imprese esteriori; ma bensì nel praticare quelle virtù che
praticare quelle virtù che Gesù Cristo, Salvatore e forma  delle  anime nostre, ha mostrato in sè stesso, massime pendente
cuore a questo fine, non facendo conto che della pratica  delle  virtù evangeliche, come del solo bene (giacchè il resto è
secondo quella, uniformandovi allo spirito e alla lettera  delle  Regole, che vi sono prescritte, con sommessione perfetta.
povertà, ubbidienza, carità e disprezzo di noi stessi e  delle  cose nostre; perocchè facendo così, noi siamo certi di non
che si fa sentire negli avvenimenti esterni e nel complesso  delle  loro circostanze. Conviene che questa voce sia da noi
di dover partecipare della pienezza de' vostri meriti e  delle  vostre preghiere che con un cuor puro e retto innalzerete
ed opera pe' suoi ministri, e massime per li superiori  delle  sante Religioni e Congregazioni. Sicchè vi è tanta ragione
in una parola di Gesù Cristo Crocifisso, noi ci fermiamo a  delle  considerazioni umane e di altro ordine interamente diverso
umane e di altro ordine interamente diverso da quello  delle  virtù evangeliche. A ragion d' esempio, quando quel celebre
è sempre l' interprete dei divini disegni e il ministro  delle  divine misericordie. Vedremo tutto questo rispetto a noi;
non vuole da me udire prette lodi, ma mi dimanda un parere,  delle  osservazioni: come di quelle mi sarebbe facile il
selvaggio: questa unità fu proclamata dai più insigni savi  delle  Indie, di Grecia e di Roma: Maometto la proclamò, e quasi
e quasi direbbesi, più di Cristo, giacchè negò la Trinità  delle  Persone; e questo dogma della unità tanto proclamato non
Pure il proclamare questi dogmi sarebbe stato un profferire  delle  vane o pazze voci, se la onnipotenza della grazia non
Non riprendo che si ragioni ; ma io dico che vi sono  delle  ragioni primarie e di assoluta verità, e delle ragioni
che vi sono delle ragioni primarie e di assoluta verità, e  delle  ragioni secondarie , e che hanno una verità relativa
Cristo ha insegnato a' suoi discepoli a far conto solamente  delle  ragioni grandi o primarie, di cui parlo: elle sono quelle
Non conviene ragionare con esse, ma colla forza onnipotente  delle  ragioni primarie soffocarle appena nate, annientarle, prima
dal Sommo Pontefice nelle Encicliche pubblicate a condanna  delle  opinioni dell' abate De La Mennais. Forse voi avrete anco
Padre: io non voglio stare nella Giudea, perchè provo  delle  tristezze, o perchè mi espongo al pericolo della morte? Per
apostolica; ma la vita apostolica può ella essere priva  delle  più solide virtù? Si dà egli vita apostolica senza
bene è suo dono. Dietro a questo desiderio mandiamo a Dio  delle  voci, delle suppliche, de' gemiti almeno; se non possiamo
dono. Dietro a questo desiderio mandiamo a Dio delle voci,  delle  suppliche, de' gemiti almeno; se non possiamo pregar molto,
nonchè invitati, quasi cacciati dentro a forza nella sala  delle  nozze di quel gran signore. E come possiamo noi saperlo? Ce
altri buoni desiderii, dee sottomettersi alla più grande  delle  virtù, all' ubbidienza, e da questa esser interamente
Scrittura stessa vien detto che questa piace più a lui  delle  vittime. Nell' ubbidienza adunque stanno per Lei racchiuse
il sentimento di tutto ciò che deve a Dio in conseguenza  delle  sue colpe; dee considerarsi come doppiamente debitrice e
come doppiamente debitrice e per le soddisfazioni  delle  quali Iddio La dispensa, e per la grazia della quale Iddio
riposare. Come Ella vede, io parlo di alcune penitenze,  delle  arbitrarie ch' Ella stessa s' imporrebbe: non resterà
studio stesso di piacere a Dio solo, nella meditazione  delle  cose eterne, nell' orazione, nel combattimento contro tutti
ma sono nato bensì per esser credente e fatto degno  delle  promesse di Cristo, qual figliuolo devoto della sua Chiesa.
siasi grandemente riscaldata la testa, e che mal pratico  delle  dottrine filosofiche e dello stile rigoroso, che io stimai
ai loro semplici principŒ, abbia preso, come si suol dire,  delle  cantonate. Egli è facile, appigliandosi a qualche frase
giudicare del merito dei partiti ardenti, uno scatenarsi  delle  passioni; ciò appunto che voleva « inimicus homo, qui
dalla coscienza insieme e dalla cognizione non leggera  delle  materie nei miei scritti trattate, non ha ancora da far
ma di mano in mano rifletterà all' uso che potrà fare  delle  cognizioni che Le verranno acquistate, e stimerà più quelle
val nulla; giacchè, per grazia di Dio, non mi curo nulla  delle  ingiurie personali, nè me ne sono mai curato. Laonde se non
umilianti? La civiltà non istà nella materialità esterna  delle  parole, ma nello spirito con cui sono proferite. Sono certo
nascesse in voi dal non conoscere a pieno lo stato  delle  cose e delle circostanze, e la natura del male, a cui si
in voi dal non conoscere a pieno lo stato delle cose e  delle  circostanze, e la natura del male, a cui si deve opporsi.
di non essere ascoltato, potrà mai rendersi degno ministro  delle  opere divine? Che farete, se or siete tanto delicato,
meditiate altamente le prime quattro regole del capitolo X  delle  Comuni , che procuriate di gustarne la bellezza, di
di voi, e non altramente », mostrando così di giudicare  delle  loro intenzioni, quando l' umiltà è il precetto di nostro
possano avere in verso di noi; ma occuparci unicamente  delle  nostre colpe, iniquità, ingiustizie, nequizie,
dei nostri stessi sentimenti, dei nostri pensieri,  delle  nostre parole ed azioni, anche quando ci sembra che nulla
vostro Superiore. Gesù Cristo vi faccia sentire la verità  delle  cose che vi scrivo, e vi muova il cuore a praticarle, e
uno scellerato! Ma ho poi trovato anche nella cara vostra  delle  cose, che sono ben lontane dalla vera sapienza spirituale.
manifestatalesi. Io la farò raccomandare al Signore da  delle  anime buone, come Ella desidera, ed io stesso indegnamente
dalla sua grazia, sa ben conoscere che nel patimento  delle  malattie si nasconde una preziosissima occasione di
terra, un' unione maggiore con Dio e ardente desiderio  delle  cose del Cielo, un disinganno e accrescimento di luce
candore, per quell' avidità insaziabile di sentir parlare  delle  cose di Dio, per la rettitudine delle sue intenzioni, e in
di sentir parlare delle cose di Dio, per la rettitudine  delle  sue intenzioni, e in somma per la solida sua virtù; che l'
a cui muoiono i parenti, anche dopo esser giunti al colmo  delle  umane prosperità, manca poi questa solida ragione di
in quel suo letticciuolo, accanto al quale passavamo  delle  ore gradevoli: ma invece abbiamo motivo di contemplarla in
stata oltracciò lungamente provata e appurata nel crogiuolo  delle  tribolazioni. Quando l' oro è reso tutto puro e mondo dal
col quale ella apprezza tanto meglio di noi il vero valor  delle  cose: vorrebbe che noi potessimo uscir colla mente e col
nostro ed un avviso acciocchè ci disinganniamo vie più  delle  cose terrene, e ci innamoriamo delle celesti, ed a queste
disinganniamo vie più delle cose terrene, e ci innamoriamo  delle  celesti, ed a queste ci prepariamo; oh quanto renderemo
se tutto questo ci stringe il cuore e ci manda agli occhi  delle  lagrime involontarie; e che per ciò? Non inquietiamoci
massime che io tengo in ciò, e che sono conformi a quelle  delle  nostre « Costituzioni ». Io distinguo fra il ricevere in
mi espongo volontieri ad essere ingannato, a sostenere  delle  spese, a patire degli incomodi. Non mi sono mai pentito di
non posso io giudicare che facciano così, fino che non ho  delle  prove positive. D' altra parte, io considero la venuta a
volea dare a condizione che sel guadagnasse col merito  delle  fatiche, coll' orazione per lui fatta al trono della sua
facoltà di accettare gli aspiranti: queste sono le massime  delle  Costituzioni. Resta a farne l' applicazione; e questa
posso, ricorro. Un' altra varietà cade nell' applicazione  delle  dette massime, a cagione delle circostanze esterne. Se
cade nell' applicazione delle dette massime, a cagione  delle  circostanze esterne. Se queste fanno sì che il ricevere gli
ai successivi gradi. Come non ricuso nessuno senza avere  delle  ragioni positive per rifiutarlo, così stimo essere
così stimo essere assolutamente necessario di aver  delle  ragioni e prove positive che l' alunno abbia le qualità
al grado, prima di promuoverlo ad esso. Se l' alunno dà  delle  prove positive di non essere chiamato, non indugio un solo
totale di se stesse, per servire Gesù Cristo, sposo  delle  anime loro, ne' prossimi, attendendo specialmente all'
attendono con più cura presentemente, si è l' educazione  delle  fanciulle povere e ricche, per le città e per le ville,
le vuole. Esse si compiacciono del titolo di povere serve  delle  serve dei poveri . Professano la povertà per imitare anche
dee consistere nelle cose; del resto la dote precipua  delle  parole e mai studiata abbastanza, nel caso nostro è la
Stato; abbiamo la sua origine prossima, e con essa quella  delle  diverse forme del suo governo; abbiamo altresì un criterio
di questi uomini, dei quali ciascuno dipende nell' ordine  delle  obbligazioni morali e di coscienza dalla Chiesa; anche lo
sua dispersione sotto un padre comune, Iddio (4). Un' altra  delle  questioni più clamorose de' nostri tempi è quella della
rispondere alla Chiesa: « Voi siete uscita dalla sfera  delle  vostre attribuzioni: sono io il giudice di quello che mi è
e salute dell' uomo stesso. Perciò a differenza  delle  religioni false, che sono piuttosto superstizioni, Gesù
apprezzano talmente il libero culto di essa, che niuna  delle  cose terrene gli paragonano, ma considerano la loro
con tutte le loro forze, e non solo con il sacrificio  delle  sostanze temporali, ma con quello della vita stessa. Quanto
questi diritti e averli presenti, sia per istabilire  delle  leggi e dei regolamenti atti ad ottenere questa difesa, sia
il governo civile deve aver riguardo, nella formazione  delle  sue leggi ed altri atti governativi, alla religione dei
Se voi intendete una Autonomia ristretta dentro la sfera  delle  cose morali ed oneste, lo Stato è Autonomo in verso a
regola? Donde prenderà la moderazione, la misura, l' ordine  delle  sue disposizioni? Dalla legge naturale? No, perché l'
francesi; in bocca di molti che governano: onnipotenza  delle  leggi, indipendenza, autonomia , sono le loro frasi più
che difenda i diritti degli individui, se deboli, e  delle  minorità, a questi non resta certamente alcun' altra
già con questo gli avreste tolto l' Autonomia. Il voto  delle  Assemblee Parlamentari . - E` egli certo che le assemblee
la nazione? - Tutto ciò che di più favorevole si possa dire  delle  assemblee parlamentari, si è ch' esse rappresentino la
della maggioranza? e per poco che altri conosca la storia  delle  assemblee parlamentari, e abbia osservato che cosa possono
che con abuso d' ingegno, si cercano o nell' equilibrio  delle  forze, o nei calcoli dell' utilità, o nella potenza dell'
come non si arresta il sole nel suo corso al gracidare  delle  ranocchie. Le sole menti più deboli vacillarono, e molte ce
ripugnano ad una tale dottrina, qualunque sia il lenocinio  delle  loro parole, sono i nemici del progresso, della libertà,
allo Stato. Questo fonda sulla supposizione che ci sieno  delle  materie veramente miste. Altri negano che queste materie
diverso; ed essendo diverso il rispetto, la materia  delle  due legislazioni, formalmente considerata, rimane già con
Non si può dunque erigere in sistema il principio, che una  delle  due potestà, deva di necessità immischiarsi in ciò che
concessione, questo non deriva dalla natura intrinseca  delle  potestà stesse, e si dee riguardare siccome cosa
E` dunque chiaro, che il tracciare la linea di confine  delle  due giurisdizioni riesce in alcuni casi difficile: di che
affine di accordarsi e convenire sulla separazione  delle  due materie distinte sì, ma quasi impercettibilmente tra
non è punto necessario, potendosi sempre le materie  delle  due giurisdizioni, con più o meno di cura e di studio,
lo impedisce e genera di più il pericolo, che ciascuna  delle  due potestà, uscendo dalla propria via, che diritta le
legge, un diritto pubblico, in forza del quale egli vanta  delle  magnifiche ragioni, che hanno per base consuetudini o
che esso è quello che nasce logicamente dalla natura  delle  due potestà, utile e decoroso ad entrambe e solo degno d'
sia che pretendano che il legislatore nella formazione  delle  leggi civili parta dall' ipotesi che non esista la
al conseguimento dei suoi fini, tanto più anche gl' inimici  delle  cose divine manifestarono d' astuzia e di potenza, e con
coperto, fu quello che essi applicarono al raffazzonamento  delle  società civili che dà materia alla nostra presente
e che dimostra come i sofismi possano allacciare anche  delle  menti non comuni e delle persone ben intenzionate, si è il
i sofismi possano allacciare anche delle menti non comuni e  delle  persone ben intenzionate, si è il fatto che alcune appunto
nasce da una imperfetta considerazione della legge civile,  delle  sue disposizioni e de' suoi oggetti. Non basta partire da
la difesa personale, l' ordine pubblico, la tutela  delle  proprietà e cose simili. Questa legislazione riuscirà essa
Religione Cattolica, attese molte collisioni che diverse  delle  sue disposizioni verrebbero indubbiamente a produrre con la
di necessità ogniqualvolta il legislatore nella formazione  delle  leggi segue il principio « di non badare affatto a niuna
ma è falso che la civile autorità possa astenersi dal fare  delle  disposizioni intorno ai medesimi. Solamente che ella o può
E` dunque impossibile, che il governo civile non prenda  delle  disposizioni riguardanti oggetti religiosi, per la intima
theologico7politicus » (1670), divenuto poi il manuale  delle  società segrete e degli stessi gabinetti. Essi videro che
l' ateismo. Infatti abbiamo veduto: 1) Che le disposizioni  delle  leggi civili, anche quando riguardano oggetti puramente
modo: « Noi padri di famiglia vi incarichiamo di farci  delle  leggi, in modo che sieno tutelati i nostri diritti
il che vi sarà facile parimente di fare promulgando  delle  leggi che esse stesse li infrangano, e che proteggano tutti
i governi risicano la propria esistenza, e nella turbazione  delle  pubbliche cose essi stessi sono reputati sediziosi.
il che conduce per inevitabile conseguenza a stabilire  delle  leggi che lottano col princìpio religioso e con la
è il naturale, ma questo poi deve essere rivestito  delle  formalità ecclesiastiche, acciocché sia riconosciuto valido
riconosciuto valido dalla Chiesa, e deve essere rivestito  delle  formalità civili, acciocché sia riconosciuto valido dallo
da cui conviene che noi partiamo per risolvere l' altra  delle  leggi civili, intorno al matrimonio. E infatti supponiamo
ovvero supponiamo che il matrimonio deva essere rivestito  delle  formalità civili, e cose simili. A malgrado di queste
di Dio debbano essere rispettate e ubbidite a preferenza  delle  leggi degli uomini, o se le leggi civili degli uomini
uomini debbano essere rispettate e ubbidite a preferenza  delle  leggi di Dio ». Per verità, se la libertà di coscienza
partono oggidì gli avvocati degli Stati costituzionali e  delle  repubbliche, che dettano le loro leggi atee; soltanto che
al tutto di fede religiosa, ma inette a cercare il fondo  delle  questioni. Quando la Francia, facendo ritorno al culto
fare i legisti: vi dicono di partire, nella formazione  delle  loro leggi, dal princìpio della libertà di coscienza, e
gli oggetti religiosi, perciò il princìpio dell' uniformità  delle  leggi cade in aperta contraddizione con quello della
chiaro e da galantuomini che il princìpio dell' uniformità  delle  leggi li obbligava a sacrificare quello della libertà di
ad immolare; e dell' altro, cioè della materiale uniformità  delle  leggi, che era il solo che veramente mantenevano, non
sincerità in legislatori di questa sorta, quando vi fanno  delle  leggi che torturano crudelmente la coscienza cattolica, e
utilitari dunque si mettono dalla loro parte, fanno loro  delle  concessioni e così la fazione incredula riesce infine
essere quella che più di tutti influisce nella formazione  delle  leggi e negli atti del governo stesso. Non avendo dunque
i princìpii da quei partiti a cui s' associano, e il più  delle  volte ne' tempi nostri s' associano, come dicevamo, al
essenziali riceveranno lume e sviluppo dalla trattazione  delle  seguenti questioni. Che i cittadini sieno uguali davanti
le quali s' esprimono, danno luogo a varie interpretazioni  delle  quali una sola è vera e l' altra è falsa. Al nostro tempo
una classe di essi, e tengono conto della disuguaglianza  delle  altre classi? Essendo tutto questo assurdo, è evidente per
Ma non potrebbero essere uniformi, se esse tenessero conto  delle  diverse comunità religiose, e provvedessero a ciascuna di
matrimonio civile. Dovendoci essere, a giudizio di costoro,  delle  leggi anche sul matrimonio uniformi per tutti i cittadini,
o non si devono osservare dal legislatore nella formazione  delle  leggi le differenze che dividono i cittadini in classi
o classi formate da certe loro differenze, a ciascuna  delle  quali ha minuto riguardo la legge. La legge civile, a
alle femmine. La legge civile considera la differenza  delle  professioni e delle arti; e ciascuna classe de' cittadini
La legge civile considera la differenza delle professioni e  delle  arti; e ciascuna classe de' cittadini risultante da queste
e le sue leggi. La legge civile considera la differenza  delle  fortune, quella della nobiltà di stirpe o personale, e
ella costituisce un privilegio? Quasiché la massima parte  delle  leggi civili non fossero necessariamente fatte per classi
e i sentimenti invisibili dell' animo sono il fondamento  delle  operazioni umane. Che cosa è dunque la Religione? La
mondo, sigillandolo con il proprio sangue, se l' empietà  delle  leggi civili a ciò li riduca: tanti altri sono i segni
tutti questi segni formano la maggiore e più complessa  delle  differenze esterne che possono mai separare una classe d'
altre classi e società, e tien conto, secondo il dovere,  delle  diverse condizioni in cui i cittadini si trovano, e delle
delle diverse condizioni in cui i cittadini si trovano, e  delle  varie loro differenze? Se la legge civile è istituita all'
potenza e l' autorità dello Stato, mettendola al di sopra  delle  cose divine ed umane. Schiavi del rispetto umano (segno di
grossolani equivoci è certamente quello che prende il volgo  delle  rivoluzioni, quando gli si fa risuonare agli orecchi la
tutto ciò che gli attalenta, di soddisfare agli impulsi  delle  sue passioni senza ostacolo d' alcuna autorità, di non
quando si fa progredire la licenza. Ora la confusione  delle  idee nel mondo è pervenuta a tal segno, che su questo
licenza all' opposto è bensì in qualche modo un esercizio  delle  facoltà umane, ma non regolato dalla legge morale, anzi a
di nuovo qualunque sia la loro forma, che nella formazione  delle  loro leggi, e in tutti i loro atti seguitano la massima,
quella noia che suole bene spesso accompagnare il ripetere  delle  medesime cose. Iddio solo è infinito, ed ogni creatura è
i quali è costretto l' essere, è ciò che forma la varietà  delle  creature. La limitazione trae seco, quasi necessaria sua
La limitazione trae seco, quasi necessaria sua conseguenza,  delle  imperfezioni : e le imperfezioni rendono soggetta la
loro quel mezzo, cioè dall' essere reale, termine  delle  sue cognizioni. Ma poichè per qualunque essere reale si
che egli possiede. La creatura umana appartiene al genere  delle  intelligenze, ma si trova in essa una speciale limitazione.
esso nessuna determinazione di cosa veruna senza l' aiuto  delle  sensazioni. Di maniera che questa luce, che irraggia lo
. Questi mezzi però, per quanti sieno nel complesso  delle  cose create che formano l' universo e che circondano l'
dunque, per dirlo di nuovo, che dal di fuori del circolo  delle  cose create, dal seno dell' infinito proceda l' umana
umana perfezione piena e assoluta. Ma se tutto il complesso  delle  create cose fra le quali l' uomo fu posto, non possono
data altresì quella perfettibilità progressiva nell' ordine  delle  cose naturali, che pur nol conduce al pieno suo
dello spirito (data la condizione esterna dell' azione  delle  creature) è la causa della perfettibilità, o anzi
stato che l' avervi una natura di meno nella università  delle  cose, e però di meno tutti quei beni che questa natura
di essi. E così farebbe Iddio, se in luogo di servirsi  delle  cagioni secondarie e subordinate, volesse far tutto
e adducendosi al suo ultimo perfezionamento per uso  delle  sue stesse potenze: il che è quanto dire per quei mezzi che
oggetti finiti che formassero, per così dire, il pascolo  delle  sue potenze e pei quali esse potessero adoperare e
in una maniera proporzionata e corrispondente all' uso  delle  umane potenze. Veggiamo adunque quali leggi conveniva che
(1). Ora rimane a vedere come egli doveva essere l' ordine  delle  cognizioni che l' uomo veniva naturalmente acquistando,
e fondamentale cognizione naturale dell' uomo è quella  delle  sostanze crate. Ma chi considera ben addentro questa
cognizione dell' uomo secondo la natura è quella  delle  cause. Ma queste non sono che sostanze produttrici di
appartiene a Dio. Egli è per questa via della serie  delle  sostanze e delle cause che si perviene alla sostanza prima,
a Dio. Egli è per questa via della serie delle sostanze e  delle  cause che si perviene alla sostanza prima, alla causa prima
fosse avviato a questo conoscimento dalla stessa natura  delle  cose, faceva uopo, come dicemmo, che il complesso delle
delle cose, faceva uopo, come dicemmo, che il complesso  delle  cose visibili che lo circondano potesse essere un cotal
la mente umana, quasi in ispecchio, il complesso  delle  cose invisibili, le quali consistono appunto nelle
vedesse quasi segnato e rappresentato il sistema universale  delle  cose (1). Ma questa traccia e rappresentazione, che l' uomo
doveva nell' universo materiale del sistema universale  delle  cose, non era al tutto arbitraria, di guisa che Iddio
conoscono coll' idea specifica, io le chiamo imagini le une  delle  altre. Ciò posto egli è manifesto che non si possono dar
basta di cavare dal detto una conseguenza, che l' analogia  delle  cose tutte fra loro è una proprietà necessaria, e quindi
che fosse all' uomo come una tavola tutta segnata e scritta  delle  relazioni sue col suo Creatore. I generi delle cose le
e scritta delle relazioni sue col suo Creatore. I generi  delle  cose le rendevano simili, e le specie le rendevano imagini
creatrice: perocchè il far che fossero de' generi e  delle  specie, non era più che il far esistere delle similitudini
de' generi e delle specie, non era più che il far esistere  delle  similitudini e delle imagini parziali, e la scienza
non era più che il far esistere delle similitudini e  delle  imagini parziali, e la scienza salutare dell' uomo doveva
quella che gli rendea manifesto il sistema universale  delle  cose e l' Essere assoluto. Ora il sistema universale delle
delle cose e l' Essere assoluto. Ora il sistema universale  delle  cose e l' Essere assoluto non poteva conoscersi se non pei
principalmente Iddio, capo e fine o ultima perfezione  delle  cose. Or questo era l' alto intendimento della divina
solo certe analogie; e che parimente il sistema universale  delle  cose in nessun oggetto dell' universo materiale trovava
si consideri che all' essere universale, fondamento  delle  analogie, appartiene il numero, e quindi anco ogni ordine
de' suoni, abbiam detto, deve essere associata alla serie  delle  idee, perchè quella ci possa servire a rammentarci di
il bambino in questo fatto qualche specie di sensazione  delle  più comuni e forti che egli soffra, e la universalizzazione
più comuni e forti che egli soffra, e la universalizzazione  delle  sue idee comincia dall' idea specifica di queste
E per questa somiglianza di proporzione fra la grandezza  delle  cose materiali e dei sentimenti egli giunge a generalizzare
tuttavia v' hanno fra la natura divina e le cose create  delle  relazioni, le quali costituiscono, come abbiam detto, una
possono essere i mediatori fra le parole e le idee  delle  cose divine; e tanto più quanto questi pregi si considerano
adunque si tratta di significare colle parole cose divine,  delle  quali non abbiamo nella vita presente la percezione, ciò
sensi, nel medesimo tempo che ci si fa udire il suono  delle  voci, perchè questi abbiano similitudine colle cose
si intromette mediatrice a farci intendere il significato  delle  parole. E ciò basta, trattandosi d' idee di oggetti divini,
erano quelle dell' ampiezza de' cieli, della immensità  delle  terre, della profondità dei mari, del giorno e della notte.
intendere una lingua la qual gli parlasse della divinità e  delle  relazioni di questa coll' uomo. E io sono di quest' avviso
il primo parlato all' uomo primitivo e parlatogli di sè e  delle  relazioni dell' uomo con lui, i vocaboli che componevano il
l' anima sua a due riflessioni successive, la prima  delle  quali spianava l' intelligenza di que' vocaboli, e la
del cielo e della terra, avviene che, non senza scoprirvi  delle  sublimi dottrine, ci abbatteremo a quel racconto ove Dio
mediante l' uso di simboli o segni: massime trattandosi  delle  cose divine che non cadono sotto ai suoi sensi e a esprimer
Platone, di quelle che son sole vere cose. Ma l' acquisto  delle  cognizioni naturali non è ancora l' ultimo perfezionamento
e tale limitazione viene rimovendosi collo sviluppamento  delle  facoltà umane che abbiamo descritto, mediante i segni
naturale (non avendo che questo), e formasi in tal modo  delle  cognizioni di Dio naturali: od usa l' essere come lume
disse che virtù era uscita di lui. E il medesimo si dica  delle  guarigioni operate da Cristo col toccamento, e con altri
o come materia di cognizione. Dico che aver si possono  delle  sensazioni prodotte da oggetti non puramente naturali,
che li produce (1). E tali sono le doti del corpo glorioso,  delle  quali un cotal principio ne fa Iddio vedere talora nei
quali l' uomo viene naturalmente istruito, e in compagnia  delle  quali riceve anche la grazia: 1. Quelle impressioni
se dovessero servire anche dei segni del primo genere, cioè  delle  sensazioni puramente naturali: poichè non so, se nello
che ove anche gli uomini primitivi avessero dovuto ricevere  delle  sensazioni puramente naturali, avrebbero però essi vestite
come si trova frequentissimo in quei vetusti monumenti  delle  Indie che furono pubblicati per opera della società Inglese
ristretti talora a una teoria generale della natura  delle  cose e talora macchiati ancora di empietà (2). 6. L' albero
vita piantati nel mezzo dell' Eden erano simboli sensibili  delle  due primigenie forme dell' essere, cioè dell' essere ideale
un senso completo e assoluto, è una vera sussistenza , una  delle  tre persone divine, la quale si chiama anco Verbo Divino.
maravigliosamente quanto doveva trovarsi nella fine  delle  cose, ed erano l' esemplare di quel gran concetto che Dio
e dice che questi legni hanno foglie saluberrime in sanità  delle  nazioni, perchè queste si convertono, e sananano appunto
all' Apocalisse, dal principio della creazione al termine  delle  cose in cielo. Questo tipo è rinnovellato nelle acque del
si aveva questo simbolo, uscendo le acque dal disotto  delle  are, delle quali acque misteriosamente parla Ezechiello
questo simbolo, uscendo le acque dal disotto delle are,  delle  quali acque misteriosamente parla Ezechiello così:
assai di là del solo letterale e materiale concetto  delle  parole. Il che prova anche manifestamente il confronto che
parte più sublime dell' anima, e la disposizione e lo stato  delle  parti inferiori di lei: e dove la disposizione di queste
suprema sua parte, deve corrispondere uno stato armonico  delle  parti inferiori, le quali sieno acconcie non a impedire,
Sacramento, e che Iddio aveva dato questo mezzo  delle  sensibili cose, dalla sua virtù confortate, perchè l' uomo
una nuova via, perchè non sazii una servile ripetizione  delle  stesse cose, dico che il sistema dell' uomo primitivo
di una tal provvidenza vegliante al governo di lui e  delle  cose che lo circondano, per modo che non permettesse
mutamenti a cui necessariamente la espone la natura  delle  proprie limitazioni e il disordine introdotto in essa dagli
significare un cotal ordine misterioso, di cui appena con  delle  idee negative rimaneva traccia nella umana intelligenza. Di
non più protetta da Dio e di operare nell' uomo per mezzo  delle  cose corporee, di cui era entrato in balìa. Circa il modo
dell' uomo non poteva nè ricomporsi l' armonia disgregata  delle  sue potenze, e togliersi il guasto introdotto in esse; nè
del mondo nasce, quasi direi, per accidente. L' oggetto  delle  compiacenze del Padre non è per sè l' uomo, ma il Verbo
fatto non era più in essa umanità nè in tutta la natura  delle  cose alcun principio di riparazione e di salute. Ed è da
che la maniera onde per la via de' segni sensibili e però  delle  sensazioni corporee l' anima riceve la grazia è misteriosa
e vuole riempirle di sè e santificarle: ed è solo difetto  delle  cose se nol veggano e nol percepiscano. Sicchè rinforzata
che questo movimento del corpo non ha luogo che nella via  delle  parti più delicate e sottili del corpo che immediatamente
rinato di nuovo, non potrà vedere il regno di Dio« (5). »  Delle  quali parole stupì quel maestro della legge e non ne poteva
condurre l' opera voluta al suo intero effetto (per difetto  delle  potenze che dovrebbero ubbidire alla volontà e nol fanno).
che è nelle mie membra«. Dove egli dice che la legge  delle  membra captiva e assuddita lui, volendo dire che tiene
buon volere non corrisponde l' ubbidienza pronta e fedele  delle  membra o inferiori potenze. Conciossiacchè il debito ordine
in poi. Nel primo tempo Iddio comunicò la rivelazione  delle  salutifere verità a tutta la umana famiglia: nel secondo
moltiplicati perdettero il senno dietro ai diletti  delle  cose materiali e non rivolsero più l' animo a udire Iddio
non venisse meno chi ricevesse e conservasse il deposito  delle  verità, a cui conservare diligentemente si esigeva oggimai
di nuovo l' umanità tutta e la rimettesse a parte  delle  verità al mondo conservatesi e della pienezza della salute.
certe persone a speciali ministeri; così nella comunanza  delle  nazioni la nazione ebraica era quella che Dio deputò a
ebraica era quella che Dio deputò a mantenere il magistero  delle  verità salutifere (1). Questa disposizione benefica della
de' Patriarchi? Io credo non errare se affermo che il fine  delle  antiche rivelazioni destinate alla casa di Giacobbe si può
di Cristo. Seguendo questa legge la serie successiva  delle  profezie intorno a Cristo, che le anteriori profeteggiano
e le posteriori meglio particolareggiano; doveva quella  delle  LXX settimane appartenere alle ultime fra tutte le
era di fare conoscere agli uomini e adorare la Trinità  delle  divine persone: qui parava la missione di Gesù Cristo (3).
qui parava la missione di Gesù Cristo (3). Ma la Trinità  delle  persone non poteva essere conosciuta e adorata dagli uomini
Qui tendono costantemente le prime e le ultime parole  delle  antiche carte: qui convergono e parano tutte le linee dell'
del Messia, che solo restava a recare la pienezza  delle  rivelazioni. [...OMISSIS...] Il tempo adunque entro cui
di Ciro, non oltrepassavano il numero di cinquemila, e  delle  ventiquattro famiglie sacerdotali non fecero ritorno che
suo grande e benefico consiglio, cioè del volgarizzamento  delle  divine Scritture in greco, lingua comune allora a tutti i
di Cristo. Così non solo per la viva voce, mezzo proprio  delle  società familiari, ma finalmente anche per la scrittura,
ma finalmente anche per la scrittura, mezzo proprio  delle  società nazionali, le dottrine rivelate furono aperte e
due principali generi ci si presentano, quello  delle  parole e quello delle cose. Ora le parole segnano le idee e
generi ci si presentano, quello delle parole e quello  delle  cose. Ora le parole segnano le idee e le richiamano per una
e l' idea; e anche per una analogia che passa fra l' ordine  delle  parole e quello delle idee, come prima fu detto (3). Quindi
una analogia che passa fra l' ordine delle parole e quello  delle  idee, come prima fu detto (3). Quindi se una lingua
adunque che dànno le percezioni e quindi le idee prime  delle  cose sono indispensabili all' uso delle lingue vocali, le
le idee prime delle cose sono indispensabili all' uso  delle  lingue vocali, le quali ricevono da esse il loro valore e
notizia potrebbero comunicare; molto più era necessario che  delle  percezioni sensibili accompagnassero i discorsi divini coi
comunicare all' uomo la cognizione di sè e in generale  delle  cose soprasensibili. Questo vero risulta da ciò che
raziocinii e ragionamenti); 3. nelle imagini e idee  delle  cose materiali e nei prodotti avuti da queste coll' uso
nei prodotti avuti da queste coll' uso della lingua trovare  delle  analogie colle cose insensibili e divine; 4. e ciò
nelle cose divine che non cadono sotto i sensi, con  delle  sole parole vocali (2); ma che conveniva a dar corpo e
e in secondo luogo, che in questi oggetti fossero emblemi  delle  cose insensibili per una cotale analogia di esse a quelle,
essere scossa e eccitata a ricevere le impressioni: 1. da  delle  visioni , che così noi le chiameremo, o in sogno o in
noi le chiameremo, o in sogno o in veglia; 2. ovvero da  delle  locuzioni metaforiche , da parabole, allegorie e da ogni
il che è ciò che alcuni chiamano parlare enigmatico  delle  sacre Scritture. Perciò a quattro specie si riducono i
istruttivi coi quali Iddio rivelò agli uomini la serie  delle  divine verità. Noi ne faremo prima l' enumerazione di
verità. Noi ne faremo prima l' enumerazione di alcune  delle  tre prime specie; e poi diremo alcuna cosa di quelli che
che seguitarono ai primi, posti nella prima creazione  delle  cose e nella prima istituzione dell' uomo innocente, da noi
al legno della vita ai primi uomini scacciati dal luogo  delle  delizie e della immortalità. Questo tipo fu rinnovellato
per ciò non operassero senza ragione (2). Questo errore era  delle  masse, sebbene alcuni pochi si sollevassero talora a
manifesta dunque chiaramente che questo rispetto al sangue  delle  bestie è puramente emblematico, non per sè, ma per ragione
voleva provvedere di cibo l' operaio evangelico che ha cura  delle  anime, e che nel bue triturante veniva rappresentato (2).
avere altra ragione che questa tipica. Indi è l' efficacia  delle  parole che usa Dio ad annunziare quest' alleanza. Egli
tutte le altre si riferivano. .. La torre di Babele tipo  delle  opere dei malvagi che cominciano con grandi e superbe
soprannaturale. Egli spicca questo simbolo nella efficacia  delle  parole che usa Iddio per separarlo dagli altri uomini:
. Questa separazione influiva anco allo sviluppo  delle  naturali facoltà di Abramo: conduceva la mente di questo
dell' anima, e dimostrava che il patto era nell' ordine  delle  cose non transitorie, ma che non passano, nell' ordine che
parte immortale. E acciocchè meglio apparisca la diversità  delle  promesse temporali dalle eterne, dice Iddio ad Abramo di
tre Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe sono emblemi  delle  tre divine persone. 1. Agar e Sara . - Agar e Sara, l' una
e i pensieri nostri. Lo scriversi poi sopra la soglia  delle  porte delle case mostrava, il non doversi vergognar punto
nostri. Lo scriversi poi sopra la soglia delle porte  delle  case mostrava, il non doversi vergognar punto l' Israelita
fosse emblematica. Basti recar qui un solo luogo  delle  sue Epistole. Ai Colossesi egli scriveva: [...OMISSIS...] .
il modello è Cristo, nel quale è espressa la perfezione  delle  due vite. Non deve adunque far maraviglia se gli antichi
Cristo. Tutto era figurativo negli istrumenti e utensili  delle  sacre funzioni del popolo Ebreo. Ecco alcune di queste
della carità. e ) La giustizia ideale non eccede l' ordine  delle  idee, ma la giustizia reale appartiene all' ordine delle
delle idee, ma la giustizia reale appartiene all' ordine  delle  cose: questa tocca il sentimento, quella la sola norma
la grazia la quale muove la volontà, sono gli emblemi  delle  due parti della giustizia di cui parliamo. Poichè questi
nelle divine Scritture. Già l' abbiamo trovato al principio  delle  cose in quelle due piante della vita e della scienza del
vitale, ordine reale. Questi due elementi sono della natura  delle  cose; e quindi la spiegazione che io do di tali [simboli]
si vegga che questa dottrina appartiene anzi al deposito  delle  più comuni tradizioni cristiane, io citerò un brano di un
in quel giorno appunto sopra gli Apostoli. 5. La festa  delle  trombe nel primo giorno del settimo mese, in memoria della
il decimo dì del settimo mese, alla quale la festa  delle  trombe era come l' invito, in memoria dell' essersi Iddio
cose seducenti e impure, e dar opera alla contemplazione  delle  celesti. Anche questa spiegazione risulta manifesta dalla
ma per un cotal conseguente. » [...OMISSIS...] . 5. Sangue  delle  vittime, nell' alleanza contratta ai piedi del Sinai . -
usa fra gli altri riti quello di aspergere col sangue  delle  vittime non solo il popolo ma ancora il libro dell'
che Iddio usò ad ammaestramento degli uomini questo mezzo  delle  sensibili rappresentazioni. Or raccogliendoci a contemplare
e possente in modo che prevalesse in forza alle stesse idee  delle  cose sensibili. Ora gli uomini primitivi erano tutto senso,
che avessero operato secondo le norme della sua legge, e  delle  pene temporali a quelli che avesser violati i suoi
scegliere, e per scegliere doveva riflettere al valore  delle  due cose fra cui cadeva la scelta. Preferendo la giustizia
giustizia è l' essere applicato a giudicare del prezzo  delle  cose poste in relazione colla volontà che sente di doversi
non hanno alcuna materia nell' ordine naturale; hanno solo  delle  analogie. Non si poteva dunque con dei simboli puramente
questo Iddio tolse a divietare agli Ebrei tutte le imagini  delle  divinità (1), per pericolo appunto di confondere la natura
divina natura in sè stessa considerata. E che il divieto  delle  imagini non fosse universale ma si restringesse a quelle
non l' effiggiassero. Qui è manifesto che la proibizione  delle  imagini e sculture si restringe a quelle che si facevano
che si facevano per rappresentare la natura divina; l' uso  delle  quali avrebbe rovesciati gli Ebrei nella idolatria, come
gli Ebrei nella idolatria, come era avvenuto sotto il velo  delle  imagini. Ragione che dà lo stesso sacro Testo, del non
dell' Onnipotente da Babilonia quasi alla testa non più  delle  armate del suo popolo, ma bensì degli eserciti dei Caldei
il capo di leone e il capo e i piedi di vitello, stemmi  delle  due qualità del Signor loro, che sono l' esser egli Re di
le quali toccavano terra (1), e simboleggiavano il mondo  delle  cose mobili e esteriori nel quale ciò che è formale è
cima ai beati comunica per mezzo di essi spiriti angelici e  delle  anime già pervenute a stato di angelo (2), che sono le
reale sensibile e rappresentativa, o eccita nello spirito  delle  imagini variamente accozzate dalla efficacia della lingua
simbolo egualmente atto a esprimere i popoli abitatori  delle  sue sponde pel rapporto di vicinanza che ha con questi; e
discorso simbolico si rende chiaro e determinato in virtù  delle  circostanze di chi parla e di quelli a cui parla. Sapendosi
, che sono il fondamento della classificazione specifica  delle  cose, ritiene innanzi allo spirito la specie e la richiama:
rapporti o caratteri, che costituiscono appunto la natura  delle  idee generiche. Veduti e classificati i vantaggi che la
presta allo spirito nella formazione e nel perfezionamento  delle  idee, non ci sarà difficile d' intendere come la parola, a
altro molto importante a essere trattata in una filosofia  delle  lingue. Noi osserveremo solo che questi sottointendimenti
sensi fossero intesi. Mi rimetto intorno a ciò al trattato  delle  elissi e delle reticenze che si trova nei grammatici. E
intesi. Mi rimetto intorno a ciò al trattato delle elissi e  delle  reticenze che si trova nei grammatici. E dico, ora che cosa
da un oggetto medesimo all' atto della sua percezione e  delle  quali l' intero della percezione stessa si compone e
puri, molto più il dovettero aiutare alla formazione  delle  idee negative di Dio e degli spiriti trascendenti.
il nesso fra quelle due profezie sopra Sedecia (1):  delle  quali l' una diceva che non avrebbe veduto Babilonia, e l'
ella dee avere avuto un progresso, dee avere sofferto  delle  vicissitudini. E` ciò una conseguenza della natura dell'
luminosa che dee precedere, quella parte della filosofia  delle  lingue che insegna come di mano in mano l' uomo inventò i
Ciò che si voleva con questa era d' infondere nelle menti  delle  traccie, e quasi un abbozzo del Verbo: il quale abbozzo
di quella santissima umanità, le sue parole, il contatto  delle  divine carni erano altrettanti mezzi sensibili pe' quali da
negli uomini ogni maggiore abbondanza di grazia. Al tatto  delle  sacratissime mani di Cristo era annessa virtù non solo di
(6). Egli prescrisse loro l' uso di alcune parole, in virtù  delle  quali in suo nome e come suoi istrumenti amministrassero i
acqua e dell' olio, di alcuni riti come dell' imposizione  delle  mani, alle quali cose debitamente adoperate aggiunse la
si metta al contatto con quelle materie al pronunciarsi  delle  parole mistiche da chi amministra il Sacramento. E qual
l' umanità medesima di Cristo possa venire, in proferendosi  delle  parole, a un invisibil contatto con quelle altre sostanze,
della lingua, ciò che fa intendere il significato  delle  parole non è solamente l' esser esse disposte e regolate
sensazioni (5). Sicchè nel mirabil fatto della intelligenza  delle  lingue, tutto il formale dell' intendere procede dal lume
i diversi pareri de' teologi cattolici, e i vari luoghi  delle  Scritture e de' Padri che sembrano fra loro contrari e
indirette della grazia? (1) operano esse per la via  delle  sensazioni? Rispondo che non per la sola via delle
la via delle sensazioni? Rispondo che non per la sola via  delle  sensazioni, ma sì bene per un principio anteriore a quello
o anzi Dio stesso, non è meraviglia che [a] quel contatto  delle  carni divine colle carni degli altri uomini questo divino
il perchè non è bisogno d' altro in questo Sacramento che  delle  disposizioni del penitente, e del proferimento dell'
nelle cose sensibili, materia de' Sacramenti, al proferirsi  delle  parole, e dalle cose nelle persone che ricevono i
non poco giovavano. Se Cristo allora non era nell' ordine  delle  cose , poteva però essere nell' ordine delle idee ; e come
nell' ordine delle cose , poteva però essere nell' ordine  delle  idee ; e come dopo Cristo gli uomini sono salvati dalla sua
Ed è questo che S. Paolo dice chiamandoli ombra  delle  cose future, della qual ombra il corpo è Cristo (3). L'
nulla nell' uomo. L' idee e la cognizione rappresentativa  delle  cose può aver congiunta la promessa e la predizione di
perchè a cagione del peccato sono entrate in lui  delle  altre tendenze verso il male più forti di quelle verso il
mosaica. Poichè anche questa non faceva che dar la notizia  delle  cose a farsi, non la virtù di farle. Ed ora « non sono
Perciò quando anco « Abramo fosse giustificato in virtù  delle  opere sue, che potrebbe esser ciò? avrebbe gloria, ma non
ad escludere l' uso di quella potenza e però l' esercizio  delle  buone opere? Non già, dice l' Apostolo, perchè il principio
e questa grazia vien crescendo di mano in mano col crescere  delle  rivelazioni, e fa crescer la fede alle medesime. Ma giova
il qual pure non si percepisce. Così parimente è a dirsi  delle  operazioni divine negli animi degli uomini. In alcune di
incarnazione (1). Prima di Cristo adunque vi aveano bensì  delle  operazioni divine nelle anime degli uomini, degli effetti e
che riceve per gli organi vitali e sensitivi la materia  delle  cognizioni. Non essendoci adunque prima della venuta di
indizii , vestigi umani, o traccie indicative di Dio e  delle  cose divine non fanno bisogno nel nuovo Testamento, se non
ineffabilmente Dio medesimo. Ora poichè la fede è  delle  cose che non si veggono, apparisce da ciò che è detto, che
Questo progresso consisteva nell' aumento successivo  delle  indicazioni , colle quali Iddio determinava nella mente
al serpente: [...OMISSIS...] . Egli è manifesto, che con  delle  indicazioni al tutto naturali qui si determina degli
fossero interiormente illustrate colla comunicazione reale  delle  cose divine così indicate; il che fu fatto solo nel nuovo
questi personaggi erano uomini, puri uomini, ed esprimevano  delle  dignità appartenenti alla società umana; le quali non
ciò realmente far conoscere Cristo, ma solo indicarlo ; con  delle  attribuzioni non uguali, o simili alle sue, ma in qualche
dicono le Scritture ed i Padri, che l' intelligenza vera  delle  Scritture non si ebbe se non quando il Verbo prese carne
la legge antica, e intendiamo con questo nome il complesso  delle  antiche rivelazioni, risguardava la dottrina intorno a Dio
non si vedeva. Restringevasi pertanto la legge nei confini  delle  esteriorità, e col gran numero di queste occupava gli
pienamente osservarle. Imperfetto adunque nell' osservanza  delle  materialità della legge; molto più imperfetto era lo stato
allora che Cristo realmente morì, come poi in altri luoghi  delle  divine Scritture si afferma di Abramo e di altri personaggi
agli uomini, non era percepito; ma solo indicato con  delle  indicazioni e segni naturali. Queste indicazioni non il
convenzione, conciossiachè questa è inutile, ove la natura  delle  cose parla chiaro e di forza. Ma la mente oscurata dell'
contratto positivo in cui entri l' uomo, conviene che abbia  delle  forme esterne che lo manifestino. Vi dee essere altresì un
Fino a tanto che non acquista questa libera direzione  delle  sue facoltà, l' operare dell' uomo è complessivo, è tutto
avessero potuto operar sole, essi si avrebbero formato  delle  idee pure della divinità, cioè scevre dagl' integumenti per
così dire de' sensi. 2. La materia o gli oggetti sensibili  delle  facoltà umane vanno sempre crescendo, il che dee variare
gli oggetti puramente intellettivi. Indi nasce il progresso  delle  varie riflessioni, le quali dividono la scienza umana in
del cuore. 5. Come poi l' uomo acquistò il libero dominio  delle  sue potenze, l' arbitrio suo è un principio novello che
sono gli sviluppi simultanei dell' uman genere: 1. quello  delle  facoltà naturali, e 2. quello del germe vizioso che nell'
Per ciò di pari passo con ambo gl' indicati sviluppamenti  delle  facoltà naturali e della perversione dell' umanità procede:
il patto positivo strettosi fra Dio e l' uomo, furono  delle  cerimonie religiose. Tali sono i Sacramenti. Per ciò S.
si adoperavano nel tempio; in terzo luogo la dedicazione  delle  persone al culto divino, e qui mette i Sacramenti; e in
sacrifizii, o quelli per cui si facevano, partecipassero  delle  cose offerte al Signore; rito che significa assai bene l'
grazia. Perocchè questa sola grazia dà una percezione viva  delle  cose spirituali e divine per l' infusione dello Spirito
col pane azimo della pura conversazione, e coll' amaro  delle  lattughe agresti simbolo di penitenza, cinte le reni di
de' sacerdoti che ricevevano dall' altare, avendo parte  delle  vittime che si offerivano per lo peccato o per impetrare e
ministri di santità (5). E però dice: [...OMISSIS...] . Una  delle  cerimonie della consecrazione sacerdotale consisteva in
ciò sì nell' Efod come nel Razionale erano scritti i nomi  delle  dodici tribù che dovea abbracciare colla carità e con una
virtù si debbono esercitare (1). I sacerdoti avevano parte  delle  cose sacrificate al Signore, e vivevan con esse. Questo è
de' sacerdoti. Come adunque l' agnello pasquale e parte  delle  vittime pacifiche si mangiavano dal popolo ed erano segno
l' altro proprio de' sacerdoti, la parte loro spettante  delle  vittime immolate e degli altri commestibili offerti al
da' peccati, e quanto a' sacerdoti e Leviti le lavande  delle  mani e de' piedi e la rasura di tutti i peli del corpo.
nuove consecrazioni propriamente, ma una continuazione  delle  prime; il perchè queste si replicavano; ma le prime fatte
Il patto con Abramo racchiudeva da parte di Dio  delle  promesse temporali e spirituali: queste seconde erano le
queste seconde erano le principali e le prime erano figure  delle  seconde, atte a far intendere agli uomini il prezzo di
di Abramo; eccetto quei Santi privilegiati a cui dava Iddio  delle  particolari illustrazioni, attuali il più, e non mai tali
Or come Iddio ogniqualvolta avea eseguito l' una o l' altra  delle  sue promesse contenute nel patto Abramitico avea rinnovato
umana, adempiendo così l' ultima sua promessa, la massima  delle  promesse, quella promessa a cui le altre tutte erano
la natura di questo nuovo patto nel quale sta il compimento  delle  promesse fatte ad Abramo. Col Redentore donato in
Per questo medesimo la grazia è chiamata dal Maestro  delle  scuole « l' ultimo effetto del Sacramento« (1) » ed il
la causa all' effetto. Questo essere intrinseco pensiero  delle  scuole cristiane vedesi da ciò, che il carattere si appella
partecipazione. Però S. Basilio coerentemente al parlare  delle  Scritture dice, che Iddio dà le tessere a chi milita sotto
indelebile il sangue onde furono segnate le soglie  delle  porte de' figliuoli d' Israello in Egitto, quando passò l'
E come l' unione maritale non è che una unione particolare  delle  persone, perciò essa non può che aggiunger loro un grado di
fa di una potestà opera l' Ordine, nel quale la imposizione  delle  mani affigura la congiunzione dell' ordinante e dell'
degli altri uomini, non potea essere che pel contatto  delle  sue sacratissime carni da cui usciva virtù di sanare non
non vi avesse mala disposizione (4). Il contatto però  delle  carni sacratissime di Gesù Cristo vivente in questo mondo
e invisibile di Gesù Cristo cogli elementi costitutivi  delle  materie sacramentali. Perocchè la virtù santificatrice
Giovanni, e i Padri della Chiesa attribuiscono al contatto  delle  divine carni la virtù che ricevette l' acqua di mondare le
grazia abituale. Rispondo, vivente Cristo, il contatto  delle  sue sacratissime carni aver potuto a ciò supplire
proprio effetto è l' unione e la percezione sensibile  delle  cose divine: « Se poi siamo morti in Cristo, crediamo che
vita nuova di Cristo viene la costanza della percezione  delle  cose divine. [...OMISSIS...] Alla Ascensione poi di Cristo
Per indicare i primi, usa S. Giovanni, secondo lo stile  delle  Scritture, la parola cielo , e per indicare i secondi usa
un solo fine (1). E chi ha meditato sulla lingua enigmatica  delle  Scritture, non troverà difficoltà alcuna sull'
disse che è il trono di Dio, e nissun trono ha Dio migliore  delle  anime sante; e così pure la voce terra , quando disse che è
con Cristo; sebbene quest' uomo possa ricevere da Dio  delle  grazie attuali anche prima d' avere consumato il martirio,
la costituzione dell' uomo. Questo è un essere semplice, ma  delle  molte sue parti che formano la sua natura, una sola è
il Verbo. Tutti due questi mezzi dell' aspetto di Cristo e  delle  sue parole sono indicati da Cristo stesso nel colloquio ch'
si conosce. Tocca poi il secondo mezzo, che era la virtù  delle  sue parole, dicendo: « Non credete che io sia nel Padre, e
« Se non altro credete per le stesse opere« (4); » una  delle  quali opere erano i Sacramenti. In questi modi adunque il
è sempre il Verbo. Confrontiamo con questa dottrina i passi  delle  Scritture e della tradizione, e troveremo quanto sieno
che noi riceviamo dopo il Battesimo per l' impostazione  delle  mani dei Vescovi (4). Nell' antichissimo Concilio
che può stabilirsi questo canone nell' interpretazione  delle  Scritture e de' Padri, che ogni qual volta si parla di
fu detto. A ragion d' esempio S. Giovanni Grisostomo in una  delle  sue omelie viene cercando in che consista l' infanzia
viene lo Spirito Santo: il Verbo dà la cognizione diretta  delle  cose divine, ma lo Spirito Santo muove ed accende la
si riceve lo Spirito Santo, e in esso la viva riflessione  delle  cose medesime. Quindi è che S. Giovanni attribuisce all'
sangue dell' agnello, di cui tinsero gli Ebrei le imposte  delle  loro case, serve ai Padri di figura tanto del carattere del
o egli si chiama orazione, invocazione, o imposizione  delle  mani, o segnacolo, o unzione. Queste quattro denominazioni
Per esempio S. Agostino dice: « Che cosa è l' imposizione  delle  mani se non l' orazione che si fa sull' uomo?« (2). » Quasi
si fa sull' uomo?« (2). » Quasi voglia dire l' imposizione  delle  mani è quel Sacramento che si chiama anche orazione che si
uomo. Sebbene adunque nella denominazione di « imposizione  delle  mani« non si contenga espressa alcuna invocazione od
anche l' orazione che si fa contemporaneamente all' imporsi  delle  mani, e che è un' altra parte dell' amministrazione del
unzione o crismazione« con quell' altra di« imposizione  delle  mani« scrivendo, che « per la crismazione della fronte vien
appellazioni di« crismazione o unzione« e di« imposizione  delle  mani« si usurpano ad indicare lo stesso Sacramento, che si
rado anco tacendosi l' unzione si esprimono l' imposizione  delle  mani e l' orazione, ciò che si fa negli stessi Atti degli
è a credersi che esprimendosi« l' unzione e la imposizione  delle  mani« s' intendano escluse le parole che accompagnano
talora l' espressione di segnacolo si congiunge con alcuna  delle  altre tre. Con quella di unzione o di crisma è congiunta
di S. Pietro dice, che [...OMISSIS...] . Nel libro  delle  Costituzioni apostoliche non si fa menzione solamente del
ne' quali il segnare sia espresso non pure con una sola  delle  altre parti, ma con due qualsivogliano di esse. E veramente
ad un tempo del segno, dell' unzione, e dell' imposizione  delle  mani? Odasi Tertulliano: [...OMISSIS...] . Ecco espresse
esplicitamente accennate le due parti dell' imposizione  delle  mani e dell' orazione o invocazione del Santo Spirito?
17; XIX, 6), dove è fatta bensì menzione dell' imposizione  delle  mani ma non del crisma, e dice così: [...OMISSIS...] .
. Poscia il Bellarmino si propone l' obbiezione  delle  parole d' Innocenzo III, e di Eugenio IV nel Concilio di
dire, che il crisma ora tenga il luogo dell' imposizione  delle  mani usata dagli Apostoli e risponde: [...OMISSIS...] .
Confermazione. Dunque o la Chiesa erra, o l' imposizione  delle  mani non è necessaria. Ma l' una e l' altra cosa è falsa.
è falsa. Dunque è il contrario, cioè che l' imposizione  delle  mani necessaria alla Confermazione è quella che fa il
dagli scrittori antichi imposizione della mano e non  delle  mani, e che si dice farsi a' singoli e non a tutti ( « quod
che fa Benedetto XIV (2), contro la prima imposizione  delle  mani: [...OMISSIS...] . Se dunque il P. Iacopo Sirmondo
ben sovente i dotti, e che insegna loro a sorridere  delle  opinioni più rispettabili. Io mi accosto poi al P. Merlin
in quanto le sue osservazioni provano che l' imposizione  delle  mani è indivisa dall' unzione del crisma; non convengo però
Apostoli conferissero il Sacramento colla sola imposizione  delle  mani senza Crisma. Tale mi sembra l' intimo e vero
sentendo tanto nominata nella Scrittura l' imposizione  delle  mani e non osservando che nel segnare la fronte la mano
che il crisma sia stato sostituito all' imposizione  delle  mani apostoliche, ma ciò dee attribuirsi a mancanza di
di coloro che sostengono negli antichi tempi l' imposizion  delle  mani essere stata distinta dall' unzione, ma poscia forse
e massime presso i Greci, non si richiedesse imposizion  delle  mani distinta dalla stessa unzione, perchè mai ne' primi
della fronte si faceva allora una distinta imposizione  delle  mani, questa non era cerimonia essenziale, come non è
come non è essenziale quella distinta imposizion  delle  mani, che si usa ancora nella Chiesa latina e che la greca
Sacramento; il Crisma è la materia remota, l' imposizione  delle  mani e il segno di croce determina il modo onde la materia
la materia rimota viene applicata e si fa materia prossima.  Delle  quali affermazioni potrebbe incontrare qualche difficoltà
che unitamente alle parole consecratorie si proferissero  delle  invocazioni e delle orazioni, dalle quali si denominasse il
parole consecratorie si proferissero delle invocazioni e  delle  orazioni, dalle quali si denominasse il Sacramento più
In ragione d' esempio il passo di S. Clemente Papa o sia  delle  Costituzioni Apostoliche da noi citato di sopra « l'
cioè l' unzione, il segno della croce e l' imposizione  delle  mani, esse simboleggiano, secondo la Scrittura e i Padri, i
Spirito, che s' attribuisce da' Padri all' imposizione  delle  mani. Tertulliano commenta questo passo di S. Paolo
segno di croce al Figliuolo, e l' effetto dell' imposizione  delle  mani allo Spirito Santo; di maniera che, secondo questo
grazia triniforme. [...OMISSIS...] Anche in alcuni luoghi  delle  Scritture l' unzione è attribuita al Padre. Negli Atti
sebbene la fortezza per quanto dipende dall' uso  delle  potenze diverse dalla volontà non sia necessariamente
a quel modo che io il concepisco contenersi nel deposito  delle  verità della fede, nelle Scritture e nella Tradizione. Dico
osservare ciò che avviene nel fenomeno della nutrizione.  Delle  particelle inanimate vengono ricevute nel nostro stomaco, e
Benchè ciò sia vero, e valga per intendere altri luoghi  delle  Scritture; pure qui il testo di S. Matteo e di S. Marco non
non muta l' esser suo, ma ella si nobilita e acquista  delle  nuove qualità. Il perchè non è da credere, che rimanendo il
che rimanendo il corpo nostro formato come è al presente e  delle  stesse membra composto, egli non debba avere altresì un uso
stesse membra composto, egli non debba avere altresì un uso  delle  sue membra, sebbene quest' uso soverchi di presente il
è ha pur tanto di vita in sè stesso da poterla comunicare a  delle  particelle di materia inanimata; e come di una tale virtù
al tutto perfetto, anche l' operazione di cui parliamo non  delle  sue imperfezioni parteciperebbe, ma più tosto de' suoi
imperfezioni parteciperebbe, ma più tosto de' suoi pregi e  delle  sue eccelse prerogative. Acciocchè dunque un corpo
ma anche vero corpo. Egli avea loro mostrate le cicatrici  delle  sue piaghe, e fattele loro toccare, ma essi tuttavia non
prova non era tampoco maggiore del mostramento fatto loro  delle  cicatrici, e del toccamento di quelle ch' essi avean fatto.
adunque di un corpo umano non consiste nell' identità  delle  particelle che lo compongono (1). Ove adunque consiste l'
identiche particelle materialmente prese, se il mutare  delle  particelle onde si compone un corpo non cangia la sua
di essere attentamente considerato: l' identità materiale  delle  particelle inanimate dall' anima nostra è al tutto
la loro identità non è l' identità del corpo. Ma quando  delle  particelle sono rapite dallo spirito, per così dire
rinnovato o mutato. E qui a chiarimento e conferma maggiore  delle  cose dette osserviamo un' altra espressione che usano i
volendo significare l' identità del corpo, non l' identità  delle  particelle componenti il corpo. Così non disse già queste
il corpo di Cristo nel Sacramento Eucaristico in virtù  delle  parole consecratorie, ma per sola concomitanza.
come poteva il corpo di Cristo alimentarsi per così dire  delle  particelle del pane e del vino se ivi tutto non fosse
l' ineffabile e divina nutrizione, che segue in virtù  delle  parole, e che le parole, per così dire, comandano, se non
vino. Laonde acciocchè si avveri, che in virtù e in forza  delle  parole sacramentali tutto il corpo di Cristo stia nell'
Santissima Eucaristia. 2. Che egli vi si trova in virtù  delle  sacramentali parole. 3. Che tutta la sostanza del pane e
che« sotto le specie eucaristiche sta bensì in forza  delle  parole tutto Cristo quanto alla sostanza, ma non quanto
sangue di Cristo, ma vuole di più che vi sia l' identità  delle  particelle materialmente prese che compongono il corpo di
ella nasce dal non avere abbastanza distinto l' identità  delle  particelle componenti il corpo: il che mi si mostra dal
che il corpo umano nella vita presente perde continuamente  delle  particelle di cui è composto, le quali separandosi da lui
informate; come pure è certo ch' egli riceve continuamente  delle  altre particelle che prima di unirsi con lui erano morte, e
legge della natura umana nella vita presente, è conseguenza  delle  funzioni animali nel presente stato di cose; nè la natura
umana in Gesù Cristo si sottrasse a tali leggi, conseguenza  delle  quali fu pure l' esser nato Cristo bambino, e poi cresciuto
vivente quaggiù ebbe luogo la stessa continua permutazione  delle  particelle di suo corpo: e però le particelle che
Dunque l' identità di questo non è legata all' identità  delle  molecole o particelle che lo compongono. Questa
vuole, che il corpo di Cristo nell' Eucaristia sia composto  delle  identiche particelle onde constava il corpo di Cristo;
certo e dimostrato che non si può sostenere la seconda  delle  due proposizioni, nella quale facemmo consistere quell'
. Ora confesso che questa sentenza conta per sè  delle  autorità ragguardevolissime, le quali molto mi atterrirono
e nella stessa Sacra Scrittura. 3. Quella sentenza involge  delle  difficoltà insuperabili ad ogni ragione teologica, sempre
si vuol evitare, collo stabilire la durazione sempiterna  delle  cose create, senza alcun bisogno di adoperare questa parola
questa parola di annichilazione. A ragion d' esempio, una  delle  testimonianze scritturali, che provano la durazione degli
in eterno, contro ciò che pone quel luogo chiarissimo  delle  Scritture. Nel nostro sistema all' incontro sebbene la
alcuna accessione, sarebbe adunque mancante nel novero  delle  cose un essere sostanziale, e non si sarebbe aggiunto tutto
S. Tommaso prova, che Dio non riduce al niente cosa alcuna  delle  già formate. [...OMISSIS...] Ora il pane ed il vino
pane. Da tutte le cose dette è facile di provare la seconda  delle  nostre tesi, che nel sistema degli avversari manca il vero
ella è costretta di più manifestarsi, cioè nell' angustia  delle  obbiezioni. Il grand' uomo a ragione d' esempio sente assai
necessario, che rimanga ciò che fu pane, e a provarlo reca  delle  similitudini naturali dicendo: [...OMISSIS...] . Qui
e legno. Non conviene adunque far violenza al significato  delle  parole per sostenere una opinione particolare, tanto più
qualche cosa che appartiene alla fede. Or il significato  delle  parole convien desumersi dall' uso. Però chi mai non fa
tutti i Padri e che per conseguente contengono il deposito  delle  più sacrosante verità come in vasi d' oro incorruttibili.
incorruttibile (3). Cristo dunque s' asconde sotto il velo  delle  mistiche specie per un atto d' amore, ed è questo che volle
poscia in bocca de' suoi cari bamboli, de' frutti  delle  sue viscere. E di qui nasce che nell' invocazione dello
viene e sta nell' Eucaristia nell' atto della diffusione e  delle  unioni amorose, come più largamente diremo appresso. Nè
a credere che la transustanziazione non nascesse in virtù  delle  parole di Cristo, ma in virtù dell' invocazione dello
Eugenio IV (3). Ma egli è ben facile di conciliare la virtù  delle  parole consecratorie coll' opera intiera dello Spirito
del pane e del vino: perocchè questa nasce solo in virtù  delle  parole consecratorie, le quali hanno forza di far venire lo
e naturali e soprannaturali ripetuto. Rechiamo alcuna  delle  similitudini che a tal uopo usavano. 1. Ho già notato, che
distruzione, ma solo un perfezionamento, un elevamento  delle  nature a stato di natura migliore? chi non sente con quanta
usava di somiglianti similitudini del legno che fruttifica,  delle  fonti che scaturiscono, del frumento che matura:
cioè che s' aggiungano al corpo ed al sangue di Cristo  delle  particelle nuove, le quali non mutano, ma anzi esse pure
il principio nostro formale; pure ci sono state aggiunte  delle  parti, che non avevamo; il nostro corpo è cresciuto. Questo
che non si consideri l' identità del tutto, ma l' identità  delle  particelle che compongono il tutto; non il tutto come uno,
alla natura del corpo nel Nuovo Saggio sull' origine  delle  idee , alla qual opera rimettiamo il lettore che brami più
spazio, che io ho espresso nel Nuovo Saggio sull' origine  delle  idee . E veramente io ho dimostrato avervi due modi di
sentimento fondamentale; e se noi troviamo l' identità  delle  due estensioni non è per altro se non perchè l' estensione
Che se si volessero le ragioni indagare del diverso opinar  delle  Scuole, forse questa si troverebbe esser una: l' essersi
l' aculeo; ma dico essere questi peccati degli uomini e non  delle  Scuole, i quali furono già da me nei due libri precedenti
benchè non possa a meno di registrarsi nell' istoria  delle  teologiche discussioni, dee recar ombra alcuna alla gloria
teologiche discussioni, dee recar ombra alcuna alla gloria  delle  Scuole medesime, ma solo dar materia di compatimento in
colpevoli, già per ciò solo non appartengono più a campioni  delle  Scuole cristiane; rifiutandosi queste di riconoscere per
di opinare, finchè i teologi si contenessero entro la sfera  delle  scolastiche opinioni, fuor d' essa non punto disorbitando.
cui posson trascorrere; il disorbitar voglio dir da' limiti  delle  Scuole, talmente impaurendosi d' un errore, di quell'
Ora io dicevo, che se un campione dell' una o dell' altra  delle  Scuole, ammesse nella Chiesa cattolica, traboccasse così
dall' esser campione della sua Scuola; perocchè ognuna  delle  Scuole cattoliche egualmente proscrive gli errori tutti
io dissi, che invano egli sarebbesi lusingato, che una  delle  Scuole cattoliche gli venisse in aiuto: conciossiachè s'
nasce l' uomo, della grazia santificante, e che l' uomo ora  delle  naturali sue forze e facoltà sia provveduto tanto
a conoscersi da coloro che tolgono a narrare le vicende  delle  scienze e delle dominanti opinioni; nè tuttavia guari ancor
da coloro che tolgono a narrare le vicende delle scienze e  delle  dominanti opinioni; nè tuttavia guari ancor conosciuto da
Nella Chiesa adunque videsi lo stesso alterno movimento  delle  menti: una tendenza al fatalismo (nel senso detto) fino a
degli accennati due errori, a quel modo e in quelle forme,  delle  quali vestiti essi sursero nel seno stesso della Cattolica
la persuasione messasi fra gli uomini, che v' abbiano  delle  buone e delle cattive azioni, degne le prime di ricompensa,
messasi fra gli uomini, che v' abbiano delle buone e  delle  cattive azioni, degne le prime di ricompensa, le seconde di
di tutto il male, vestì in mano di questi due eresiarchi  delle  forme più filosofiche, e propriamente platoniche : gli
filosofiche, e propriamente platoniche : gli angeli ebbero  delle  genealogie: il mondo fu creato dagli angeli inferiori, il
, donde vedesi, come appoggiava all' autorità  delle  Scritture inspirate l' empietà dei due principii. E poichè
distrutto da S. Agostino, quanto si legge nel dizionario  delle  Eresie stampato dal Contin in Venezia (1) intorno al
Scuole secondo i due metodi tradizionale e razionale:  delle  quali Scuole furono rappresentanti nell' antichità Pitagora
anco a quelli che non sono pervenuti ancora al libero uso  delle  loro potenze e con essa li santifica, come avviene co'
arreca contro a' Pelagiani, deducendoli da' testi più ovvii  delle  divine Scritture, sono efficacissimi. Perocchè se la
esser morali; sarebbe costretto a riporre fra' caratteri  delle  cose moralmente buone non solo l' ordine della ragione, ma
non esser morale: conciossiachè potrebbe quell' uomo usare  delle  forze del suo arbitrio, senza darsi cura che queste fossero
peccato. Indi l' errore d' Origene che negava l' eternità  delle  pene dell' inferno. Certo Origene così scrive:
ne' posteri, di poi della sua natura, in terzo luogo  delle  sue conseguenze, e finalmente del suo rimedio, indicando i
un aiuto di grazia. [...OMISSIS...] 10. Tutto il fondamento  delle  dispute che queste due schiere opposte di eretici agitarono
del filosofo l' investigare le definizioni e la natura  delle  cose; e conviene infatti ricorrere all' osservazione e al
intorno alla natura intima dell' umana libertà e  delle  sue relazioni col bene e col male morale, da cui solo si
le quali dànno origine a due forme di moralità, l' una  delle  quali riguarda l' abitudine della volontà all' oggetto
azione personale . E con questa distinzione si conciliano  delle  autorità, che sembrerebbero in contraddizione tra loro,
sua essenza? « Il peccato » (parliamo sempre nell' ordine  delle  cose morali) «è una deviazione della volontà personale
è quella che stabilisce all' uomo (e lo stesso può dirsi  delle  altre creature intelligenti), il suo fine e al medesimo lo
anima. E così quella definizione è conforme al linguaggio  delle  divine Scritture, e dell' ecclesiastica tradizione, della
sta la sua vita. Per riguardo poi alla maniera di parlare  delle  Scritture, noi ne abbiamo addotti i testimoni nel Trattato
un esempio da altre verità cristiane, dagli abiti infusi  delle  virtù teologiche nel santo battesimo. Sono abiti che si
filosofi. Che se queste ancorchè sfavorevoli all' acquisto  delle  virtù non sono peccati, ciò accade perchè non affettano la
questa proposizione: [...OMISSIS...] , che è la prima  delle  31 condannate da Alessandro VIII col decreto de' 7 dicembre
di numero in ogni uomo, e che l' inesistere non è proprio  delle  relazioni che non sieno per sè sussistenti, e che esso
alla colpa. Onde S. Tommaso divide il male nell' ordine  delle  cose volontarie in queste due specie appunto di: 1 male
opere (2), principalmente nella prima e seconda parte  delle  Nozioni di peccato e di colpa illustrate . Altri luoghi
con facilità pure si spiegano ponendo attenzione al valore  delle  parole. Così ciò che dice: « ibi incipit genus moris, ubi
dunque le parole colle quali ho conchiuso la seconda parte  delle  Nozioni di peccato e di colpa . « Trattasi di due concetti
e propria di peccato. Conviene dunque togliere l' equivoco  delle  parole, e invece di negare che ci possa essere un peccato
nel quale consentì il loro padre prima di generarli?  Delle  cose contingenti e molto meno della scelta che farà una
cui consenso si presume. Da parte di Dio, il quale dispone  delle  sue creature cum magna reverentia , quando con quel patto
assurdo, che un decreto positivo cangerebbe la natura  delle  cose, non dico già un decreto efficace che influisce e
dare quest' altra ragione, e torneremo nel ginepraio  delle  difficoltà. Ma suppongasi che il bambino sia stato
. 5.. e ) Finalmente i fautori di questo sistema abusano  delle  proposizioni condannate in Baio, citandole senza darsi cura
le classi, ridurle alle ultime irreducibili, è il Problema  delle  categorie , secondo l' uso che noi intendiamo fare di
il primo lavoro ontologico, che è quello, come dicevamo,  delle  Categorie, non si compie per via di ragionamento, ma per
non ancora approfondita, ma accennata nella distribuzione  delle  categorie. All' invenzione di queste poi l' Ideologia e la
forma si può derivare. Non c' è dunque circolo nel discorso  delle  Categorie, ma un ragionare diretto; riducendosi tutto a una
qual risultato di un' osservazione filosofica. Il Problema  delle  Categorie si offerse da sè alla mente dei primi filosofi, e
errori, divideremo questo libro in due Sezioni, la prima  delle  quali sarà storica, la seconda teoretica. Per Categorie
ma solo allora che ne scòrsero il bisogno all' intento  delle  loro speculazioni. Con queste cercano da principio d'
posteriori. A noi basterà di indicare la dottrina  delle  categorie (1) della scuola pitagorica avanti Platone, senza
B) Unità in relazione con altra . III Unità come finimento  delle  cose. - Si osservava che ogni ente compito doveva avere
aver Platone chiamato quelli numeri intelligibili , cause  delle  cose, non le cose stesse, chiamate bensì numeri anche da
i numeri non subiettivati, ossia le astrazioni dei numeri.  Delle  quali distinzioni essendo egli in possesso, e non gli
di molte considerazioni. Dopo conosciuta la numerosità  delle  cose, venendo a considerare le cose singole, si trovava in
che la dottrina de' numeri contenesse la dottrina  delle  cose, e le categorie delle cose avessero i numeri per
numeri contenesse la dottrina delle cose, e le categorie  delle  cose avessero i numeri per fondamento, di maniera che
de' numeri », o quando consideravano i numeri come cause  delle  cose, cadendo in quella contraddizione che osserva lo
preso, non essendo numero, non poteva essere la materia  delle  cose. Ma, che i Pitagorici considerassero il numero come «
indeterminato era a' Pitagorici come la causa materiale  delle  cose. Ciò dunque da cui il pensiero incomincia il suo
trovandosi il numero determinato, per es. il numero  delle  specie che contiene quell' uno (genere), e ricongiungendo
Ma allo stesso modo si concepiva il processo ontologico  delle  cose dall' uno primo; il che mi fa credere che per Platone
si trovano nell' idea universale le specie, ciascuna  delle  quali è un numero. Ma l' Uno primo è quello dove risiede l'
nell' unità, e sono primamente specie, poi forme o essenze  delle  cose. Nell' Uno primo dunque e massimo si trovano immersi i
(l' uno nel V significato, come principio dei numeri e  delle  cose); 3 era uno in altro , quando diveniva forma o essenza
uno in altro , quando diveniva forma o essenza dei numeri e  delle  cose, e in quest' ultimo stato l' uno si considerava come
universale, cioè alla teoria dell' essere senza distinzione  delle  sue forme o categorie, e però: 1 Non conoscendosi ancora le
(il quale non poteva essere che la distinzione  delle  forme primitive): indi la confusione sempre crescente del
con quei soli principii tutto si spiegasse; onde alla forma  delle  cognizioni riducevasi violentemente la materia: il che
dunque esser queste le vere categorie , od ultime classi  delle  entità; poichè i due principii pitagorici ripetendosi in
poichè i due principii pitagorici ripetendosi in ciascuna  delle  tre forme dell' essere come vedemmo, supponevano una
predicati [...OMISSIS...] , ed Archita poi scrisse il primo  delle  categorie [...OMISSIS...] . Dexippo Erennio ateniese (3) e
l' ente in quanto determina e unisce la pluralità  delle  sue determinazioni. Avendo dunque concepito Platone il
e piccolo »; ma si sarebbe appigliato alla terza coppia  delle  opposizioni pitagoriche anzichè alla seconda. La quarta
destro come il lato più nobile o la situazione più perfetta  delle  cose, e il sinistro il contrario; e riputavasi mancante di
Pitagorici co' loro due principŒ. Alla rettezza e stortezza  delle  linee si vedono applicati nella settima coppia i concetti
considerato come indefinito, cioè come una privazione  delle  determinazioni che dovrebbe avere. Mi sembra Aristotele
la questione degli elementi degli enti con quella  delle  classi degli enti . L' espressione « elementi degli enti »,
« generi degli enti », che sembrava dover significare «  delle  classi generiche degli enti », e anche « delle qualità
« delle classi generiche degli enti », e anche «  delle  qualità universali »che si predicano di molti enti. Ora la
suo sistema, che in opposizione a Platone nega l' esistenza  delle  idee separate dalle cose, e però non possono essere che
cose, e però non possono essere che appartenenze (elementi)  delle  cose stesse. I quattro principŒ dunque de' Pitagorici e di
quale , il secondo è il quanto . Il che rammenta l' ordine  delle  categorie d' Archita (se si dee credere a Dexippo,
. Il che però non vuol dire che il modo di essere  delle  cose sia uguale in tutto al modo di concepire della mente
al modo di concepire della mente umana. E questa è una  delle  cause dell' oscurità di Platone e di Aristotele stesso,
che convenissero ugualmente al concepire e all' essere  delle  cose; onde, quando applicano al primo lo stesso linguaggio,
reale di tenebre; e questo risponde all' ottava coppia  delle  categorie pitagoriche, luce, tenebra [...OMISSIS...] . La
tali specie o numeri. Trovate queste specie , ciascuna  delle  quali raccoglie in sè un certo numero di qualità e
numeri si conforma; da Platone poi fu detta partecipazione  delle  specie (2) ( «methexis»), onde le specie rimanevano
Antinomìa del sistema di Platone, ed è la terza coppia  delle  dieci che Aristotele attribuisce ad alcuni Pitagorici, «hen
è l' indefinito: la prima coppia, «peras kai apeiron»,  delle  dieci pitagoriche. Di che conchiude, che quell' uno, poichè
ideale », considerata da Platone come la materia universale  delle  idee di cui l' uno è la forma. Ora da quello che segue s'
che segue s' intende perchè egli dava a questa materia  delle  idee la denominazione di « grande e piccolo ». Egli ha
ripete Aristotele senza spiegarlo, che l' uno è la forma  delle  specie e de' numeri. E che l' uno sia tutto e parte,
speciale): poichè è determinato in quanto che il complesso  delle  parti o elementi che contiene sono raccolti e compresi
significato la mista , che è come mediatrice e vincolo  delle  due prime. Questa figura, data da Platone all' ente, da
vuole che il filosofo rimova nello studio dei numeri e  delle  figure geometriche ogni materia corporea (3). Il che però
i varŒ suoi aspetti, ora in sè, ora come partecipabile  delle  cose reali. Dicendo dunque, non che l' ente sia figura, ma
unite [...OMISSIS...] . Ora l' uno, preso come il complesso  delle  parti, e contenuto nell' uno preso come tutto; perchè le
Dall' esser poi l' uno sotto il rispetto materiale, cioè  delle  parti, in se stesso, cioè nell' uno formale; e sotto il
. Il che viene a dire che l' uno tutto, forma  delle  cose, come essente nella mente divina, è diverso dall' uno
che egli può e non può diventare più giovane e più vecchio  delle  altre cose. Prova che l' altre cose non possono diventare
e sempiterno. Il che quanto sia vero apparisce dalla Teoria  delle  Categorie che noi daremo in appresso, dove vedremo che i
l' esistenza, non può stare, non è al tutto (che è la prima  delle  due fondamentali ipotesi intorno a cui s' aggira la
, in quanto si considerano, ognuno da sè, come aventi  delle  specie subordinate. Il che per intendere come sia, dobbiamo
che riceve in sè differenze e ha specie, e si predica  delle  specie come loro quiddità comune. [...OMISSIS...] L' uno
una verità. Poichè veramente il bene appartiene alla terza  delle  supreme forme dell' essere, come vedremo, ed eccede tutti i
uno e molti: e allo stesso modo ciascuno dei secondi enti e  delle  seconde menti (chè sono tra i molti dell' uno primo) è uno
altre differenze che queste cinque. Poichè introducendosi  delle  differenze in ciascun genere, di modo che se n' abbiano
dall' Anima esce la Natura reale? L' Anima, il complesso  delle  specie, il mondo intelligibile ultimato, ha la virtù di
materia , essendo esaurita tutta la distinzione e la serie  delle  specie; e in quant' è intelligenza, comparisce la forma
genitale, e questa la natura sensibile, l' una e l' altra  delle  quali è come una vita evoluta [...OMISSIS...] , e questa
Così l' Anima, che è la contemplazione de' generi minori e  delle  specie, si moltiplica secondo che gli anelli della
dice: [...OMISSIS...] . Quando dunque nel continuo operare  delle  cause si giunge all' Anima prima, o Mondo intelligibile, e
e sensibile; in questa rimane il mondo intelligibile  delle  specie, come in queste rimane la Mente o i generi, e in
è migliore e ottimo. Poichè, se l' Anima umana si compone  delle  parti accennate, non è difficile l' intendere come, in
del tutto. Onde poi questa debolezza? Venuta la catena  delle  cause all' ultimo anello, e all' infimo prodotto la
pone due enti medii (1), la Mente e l' Anima; la prima  delle  quali comunica da una parte immediatamente col Bene, da cui
da Platone enumerati già nel Sofista, e altrove. Il difetto  delle  categorie di Plotino, come pure di tutti i Neoplatonici, si
dell' Unitarismo, che confuteremo dove esporremo la teoria  delle  categorie e ne' libri ontologici, che verranno appresso.
dei cinque generi, e però è un composto, secondo Plotino,  delle  cinque prime idee generiche. Ma è costretto tantosto a
raziocinŒ a persuadersi, facendosi altresì caso  delle  possibili obbiezioni. Questa sicurezza e autorevolezza di
qual è questo perchè? Certamente è questo che nella serie  delle  specie quando il nostro pensiero perviene a quelle che sono
dell' ente. Ella si può dividere certamente in più sˆtte,  delle  quali una fu quella de' Gnostici. Come furono divisi i
anime, i demoni: superiormente a questi si trovano i generi  delle  cose intelligibili, ossia le idee: tiene il luogo supremo
abbraccia colla sua virtù, e collega in sè i generi tutti  delle  cose e le forze diffuse per l' universo. Tutte queste
dell' altre, contiene nel suo seno tutti i contrarii generi  delle  cose congiunti, avvincolati in uno, e indistinti: e però è
Quindi ne' sistemi de' Neoplatonici manca il nesso  delle  sentenze, cioè si preteriscono quelle questioni che cercano
perfetta, e in fine contenente tutti i contrari generi  delle  cose, avvincolati in uno ed indistinti, credono d' avervi
contro il loro intento, che è quello di filosofare  delle  altissime cose. Essi dunque pigliano la via di mezzo, che è
all' umano ingegno. Ma restringendosi a parlar solo  delle  categorie de' nuovi Platonici, essi le riducevano a tre,
pigliarsi per vere categorie. L' affinità e continuità  delle  sentenze ci persuase che riuscirebbe più naturale e facile
de' suoi ragionamenti. Nondimeno l' estensione e la varietà  delle  materie toccate nelle diverse opere di Aristotele, e l'
approfittato di tutti i suoi predecessori, massimamente  delle  dispute che ebbero luogo nella scuola di Platone, ci
quasi abbandonati da Platone, disconobbe in parte la natura  delle  idee o specie, che rinchiuse nè reali, benchè finiti; e,
quest' occasione altresì per fare su ciascuna di esse  delle  riflessioni non solo v“lte a distinguere quello che ci
quelli che naturalmente e logicamente si dovrebbero avere  delle  entità che vengono espresse, o connessi altrimenti, allora
allora si manifesta la necessità di far notare nell' uso  delle  parole tutti que' casi, ne' quali i concetti e i pensieri
connessioni naturali; ma svolgono altresì tutte le fallacie  delle  argomentazioni: su di che questo filosofo ritorna in altri
come cadrebbe in errore colui che inducesse la pluralità  delle  essenze o de' concetti da più sinonimi. Una dunque delle
delle essenze o de' concetti da più sinonimi. Una dunque  delle  prime regole logiche ed ontologiche deve esser quella di
di spogliare i concetti e gli enti dalle vestimenta  delle  parole, figgendo la mente in quelli anzi che in questi (
e l' uggia che s' era messa di maneggiar quest' arme  delle  forme verbali non solo in assalire, ma ancora in difendere
senso proprio e rigoroso a que' ragionamenti, che trattano  delle  cose spirituali, e massimamente delle divine, in cui non
che trattano delle cose spirituali, e massimamente  delle  divine, in cui non cade la quantità; ovvero che volendola a
sono suggerite all' uomo dalle facoltà dell' associazione  delle  idee, e da quella legge per la quale colui che parla è
a qualche cosa che conosciamo negativamente, a cagione  delle  relazioni che la cosa cognita ha coll' incognita con una
due specie a spianarci il cammino per favellare esattamente  delle  cose divine. Convien dunque osservare, che, quando noi
discrepanza di linguaggio generò confusione nelle dispute,  delle  quali le scuole si trovarono infine stanche e svogliate.
co' suoi analoghi si può chiamare analogante , e i nomi  delle  essenze che hanno con essolei analogia, si possono chiamare
le differenze che si osservano tra quelle due filosofie,  delle  quali differenze parleremo in appresso. Il principio,
per accidente [...OMISSIS...] . E a queste otto, nel libro  delle  categorie, aggiunge le due altre dell' essere situato e
per conseguente appartengono ugualmente all' ordine  delle  cose possibili ed ideali, e all' ordine delle cose
all' ordine delle cose possibili ed ideali, e all' ordine  delle  cose sussistenti o reali. b) Essere od è , può significare
facoltà dell' intendimento umano di vestire gli enti  delle  sue proprie disposizioni, e di convertire poscia a sè
parte una relazione di pura ragione (4). Ma il filosofo  delle  scuole non considerò abbastanza in questo fatto degli enti
61 e seg.) », e siccome vedremo anche in appresso, parlando  delle  Categorie. La seconda cosa, non osservata abbastanza, si è
suo corrispondente, e così l' ideale si manifesta come tipo  delle  cose reali. Questa visione del reale nell' ideale è un'
e si riduce al DIVIDERE. Ma i limiti e le privazioni  delle  cose, concepiti astrattamente, sono enti negativi con
quale pure suole rivestire varie relazioni, quasi termine  delle  limitazioni da una parte, e termine dell' entità che
specie, e questi generi e specie sono come elementi formali  delle  relazioni medesime. IV Comporre - Unioni razionali . -
attribuir loro, per via di certa analogia, le proprietà  delle  cose ch' ella positivamente conosce, e queste proprietà, in
esaminiamo diligentemente questa partizione. La dottrina  delle  Categorie Aristoteliche soggiacque a diverse
soggiacque a diverse interpretazioni, ciascuna  delle  quali potrebbe subire una critica speciale; ma la prima
dell' ente (1), non farà più meraviglia, che nella tavola  delle  categorie aristoteliche non si trovi nè l' ente , nè la
ad altre, sieno una sola, o più; e questa è la ricerca  delle  Categorie, come le concepisce Aristotele. Onde « il diverso
Aristotele, come materia rispetto alla specie , e subietto  delle  differenze . Ma il subietto stesso e la materia prendono
che ci sia una materia ideale , che costituisce il genere  delle  specie, e una materia reale , che costituisce un altro
le differenze [...OMISSIS...] , come la materia, priva  delle  specie, avrà differenze? In nessun modo, differenze che
specie: altro è il genere che si definisce: « il subietto  delle  differenze », e questa definizione non conviene ala materia
chiamò Categorie, poichè questi sono « i primi subietti  delle  differenze », che uniti a queste costituiscono i generi
suo concetto il dichiara, tra gli altri luoghi, nel libro  delle  « Categorie », dove parla della sostanza (4).
ma una semplice classificazione degli universali, ossia  delle  idee. Di poi è necessario osservare su questa
osservare su questa classificazione quanto segue: 1 Niuna  delle  dieci categorie esprime puramente l' ente qual è in sè, non
è l' opera della mente: non trovasi nella natura  delle  cose, dove, quantunque ci sia distinzione, non vi ha
predicare di cosa alcuna, e però non appartiene al novero  delle  Categorie; ma è un' ousia prima. 3 Manca ancora nelle
sono relazioni reali. Onde da una parte la divisione  delle  categorie riesce imperfetta, perchè nella quarta «pros ti»
considera la spiegazione che il nostro stesso filosofo dà  delle  Categorie, vedesi che egli riduce alla categoria della
le quali sono relazioni. Il che dimostra che la distinzione  delle  Categorie è tutta dialettica , come deve essere, perchè
sicchè esse si distinguono secondo il senso preciso  delle  parole, e però secondo le relazioni mentali significate
nelle scuole, racchiuse gl' ingegni entro il circolo  delle  partizioni dialettiche, e se alcuno tentò di uscire da
che non aveva fatto Aristotele i concetti generali  delle  cose, componendo arti magne e mnemoniche e lingue
egli s' occupò unicamente, come avea pure fatto Aristotele,  delle  forme del pensiero, e credette avere esaurito il suo
intelligenza un' entità esteriore. Se adunque la condizione  delle  due potenze in tutte queste condizioni è uguale, perchè
relazione, ella si trova nella limitazione e mutabilità  delle  cose contingenti, riferita dalla mente all' illimitazione,
di fatto Kant ritrasse un grande svantaggio nella deduzione  delle  sue categorie, perocchè egli non pensò a classificare in
distinte: il concetto pone innanzi alla mente l' essenza  delle  cose racchiusa nel concetto, e questa essenza è data all'
è data (1). Erra dunque grandemente Kant sopprimendo una  delle  due grandi classi del conoscere umano; cioè confondendole
sommettiamo prima agli occhi del lettore la tavola Kantiana  delle  diverse maniere di giudizŒ. Ed è la seguente:
lettore (1). Di più dalla critica, che testè abbiamo fatta  delle  classificazioni de' giudizŒ, risulta quanto esse, come loro
Ma sarei infinito se volessi continuarmi in tutti i difetti  delle  categorie Kantiane; veniamo dunque alle idee della ragione.
, se non percorrendo ed abbracciando tutta la serie  delle  condizioni, trovando così l' incondizionato. Quest' è
e legati al suo carro trionfale. Ma seguiamo la deduzione  delle  tre idee trascendentali della Ragione Kantiana. La ragione
dee pervenire a ciò che dia unità a tutta la serie  delle  condizioni in ciascuna di quelle tre maniere di relazioni.
e d' effetto, perviene all' unità assoluta della serie  delle  condizioni de' fenomeni , argomento della Cosmologia;
d' enumerazione de' possibili, perviene all' unità assoluta  delle  condizioni di tutti gli oggetti del pensiero in generale,
che nel sentimento suo proprio l' anima e sente la varietà  delle  sue modificazioni, e sente sè stessa soggetto unico e
, quand' ella giunge all' unità assoluta della serie  delle  condizioni dei fenomeni , cioè del Mondo. E qui deride e
All' incontro quando la ragione cerca l' unità assoluta  delle  condizioni de' fenomeni (mondiali), allora ella produce a
e, chiamatala al suo tribunale, convincerla di aver dette  delle  contraddizioni. L' alta persuasione che dimostra Kant di sè
che si contraddice; almeno il certo ed evidente risultato  delle  antinomie si è questo, che « l' uomo individuo, chiamato
del sentimento fondamentale. Si cangia dunque il soggetto  delle  due proposizioni opposte, e si vuol far credere che sia il
ad esistere. Il tempo possibile appartiene dunque al mondo  delle  idee, il quale è nel suo fondo eterno, e non mai
continuo; ma dalle forze dei singoli estesi, ciascuna  delle  quali forze, diffondendosi in un piccolo spazio determinato
è che lo stato esteriore, una mera relazione accidentale  delle  sostanze » ». Anzi vi ha una composizione sostanziale ,
e con quest' azione eterna produsse il cominciamento  delle  cose che sono l' effetto di quella azione. Un secondo
come potrà essa pur servire all' uomo di guida nell' uso  delle  cose sensibili? Il filosofo dunque, impegnatosi a mostrare
distinzione? Non è ella arbitraria come tutto il resto  delle  vostre dottrine? [...OMISSIS...] Onde questo ottimo? Forse,
valore di provare oggettivamente, e tuttavia somministra  delle  regole suppositorie atte unicamente a compire la sintesi
un' anima pensante; di pervenire all' unità assoluta  delle  condizioni de' fenomeni mondiali , e a questo non perviene
proposizione; di pervenire finalmente all' unità assoluta  delle  condizioni di tutti gli oggetti del pensiero , e rispetto a
alla sua esigenza di ridurre ad unità assoluta la serie  delle  condizioni di tutti gli oggetti del pensiero? Kant crede
a questa sua esigenza di trovare l' unità assoluta  delle  condizioni degli oggetti del pensare. Perocchè egli dice,
sta nel concetto d' un altro ente, e non nel concetto  delle  cose finite. Ritorna dunque il bisogno di un Dio per chi
confessa, che la ragione la esige per trovare l' unità  delle  condizioni degli oggetti del pensiero; poscia questa
necessità assoluta dei giudizŒ non è la necessità assoluta  delle  cose »(1) »: il che è quanto dire, che la necessità
problema della ragione così: « « trovare l' unità assoluta  delle  condizioni di tutti gli oggetti dell' umano pensiero » ».
universale che serve di fondamento alle determinazioni  delle  cose . Egli confonde l' ideale col reale; perocchè: 1 La
di Kant; 3 nel voler indurre dal valor meramente ideale  delle  idee e de' concetti, che anche i giudizŒ ed i raziocinŒ
conoscere l' essenza (1). 3 Egli dice che il fondamento  delle  determinazioni dee contenere in qualche modo la provigione
della materia , onde possono esser presi tutti i predicati  delle  cose; ma qui l' uso della parola materia è di nuovo
realità: all' incontro i predicati appartengono all' ordine  delle  idee, e però alla forma, trattandosi di cose possibili.
incongruenza riconoscere la necessità di un fondamento  delle  determinazioni tutte, e voler poi che questo fondamento sia
spirito, il qual vestiva la materia data dalla sensitività,  delle  due forme dello spazio e del tempo. Ma in quanto alla
nel concetto della cosa; giacchè se è fuori del concetto  delle  cose, è fuori della cosa. Quando dunque un ente non ha la
essere idealisti, pure intendono che al di là de' sensi e  delle  idee l' uomo ammette qualche cosa, e lo vogliono spiegare
nell' altro »: dove la conseguenza è troppo più ampia  delle  premesse, e però vi ha il difetto logico della falsa
potenti di lui? Non potrà annullare nè accrescere il numero  delle  sue creature? Non potrà più riassumere il suo maraviglioso
Mentre adunque Fichte inventa un sistema per assegnare  delle  ragioni sufficienti al fatto della coscienza, egli dà per
prende nuovo argomento per dichiararla assoluta e creatrice  delle  cose. Egli dice « che ogni tendenza dell' Io va a parare a
disprezza e deve disprezzare tutti i motivi sensuali  delle  sue azioni, ed esercitare il dovere solo pel dovere: l'
degli esseri, ed a produrre a sè stesso gl' ideali  delle  loro perfezioni; certo, dee suscitarsi in esso il desiderio
non può essere in alcun modo assoluto, infinito, ragione  delle  cose, Iddio. E veramente: I Quest' Io puro di Fichte non ha
si riduca al sapere, e che il sapere sia il solo generatore  delle  cose. Quindi l' uomo era per Fichte l' unica espressione e
perchè Iddio abbia bisogno o voglia di porre a sè stesso  delle  limitazioni apparenti; b ) Se le limitazioni di Dio sono
v' ha un reale spirituale , che non appartiene già al mondo  delle  idee, ma nè pure a quello della materia. All' incontro
dello stesso errore fondamentale egli disse che lo sviluppo  delle  potenze reali porge il sistema cosmico dei prodotti
e libere. All' incontro disse che « « lo sviluppo  delle  potenze ideali dà la storia dell' umana libertà in tutto il
natura , cioè la gravità , la luce e la vita; tre al mondo  delle  idee , nel quale confuse gli spiriti, cioè la verità , la
«( Psicol. 29 7 33) ». Ma udiamo onde trae la partizione  delle  due filosofie. Richiamando la distinzione degli Scolastici
egli chiama negativa, si limita a far conoscere le essenze  delle  cose, senza poter giammai decidere se niuna cosa realmente
sufficiente, nè della coscienza, nè dell' esperienza, nè  delle  operazioni del pensiero, nè dell' universo materiale;
noteremo l' abuso d' astrazione come il fonte principale  delle  filosofie tedesche, con un esempio tolto dalla Filosofia
trascendentali, senza dichiarare impossibile l' esistenza  delle  cose esterne e di Dio, benchè non accessibile alla ragione,
che abbia qualche realità ». Ma intendiamoci sul valore  delle  parole. Il suo argomento varrebbe, se per realità s'
noi nel nostro sentimento; 2 Coll' analisi dell' essenza e  delle  sue relazioni. Ma questo secondo modo ha luogo solo
anima, fonte de' concetti, unita al primo ontologico, fonte  delle  cose, è ciò che costituisce il Dio Giobertiano. Confuso il
differiscono tra loro essenzialmente: nè contro le nature  delle  cose possono menomamente le sottilità de' sofisti, nè le
dialettico, come si può vedere nella sua « Enciclopedia  delle  scienze filosofiche » (1). La quale Enciclopedia pare che
il mondo. Ciascuno, che un po' considera questa partizione  delle  scienze filosofiche, sente il dominio che ha l'
filosofie tedesche, e n' è prova altresì l' abbondanza  delle  metafore di cui lussureggia lo stile di que' filosofi. Il
po' più piccolo del presente; perchè, divenendo il genere  delle  bestie, diventi proprio quel numero di bestie che abita il
in sè e per sè, secondo il nostro filosofo è la solida base  delle  altre due scienze filosofiche che da esse derivano,
ancora che questa indeterminatezza è una determinazione  delle  altre determinazioni dell' essere. Niente affatto: anzi è
finalmente nel senso kantiano è una cotal relazione  delle  idee fra di loro, e però non si può ridurre, nè pur essa,
procede in questo colla maturità d' un filosofo; precipita  delle  conclusioni senza usare la necessaria pazienza ad osservare
le differenze tra il concetto di sostanza e i concetti  delle  categorie kantiane, le quali differenze sono immense, e
sostanza e di causa non si contengono i concetti dei modi  delle  sostanze: e però quei due concetti non abbracciano tutto
di causa: il che non è veramente uno sciogliere il problema  delle  categorie, ma un distruggerlo. Conciossiacchè le categorie
veramente lo stesso Cousin viene poi a classificare i modi  delle  sostanze, dove ragiona della sostanza per sè: di Dio. Ma
come queste suppongono innanzi di sè le percezioni  delle  cose a cui si riferiscono. Se dunque si pone in Dio l' idea
in un modo al tutto diverso dall' idea. Lo stesso si dica  delle  altre due idee, che non sono certamente il mondo nè modi di
de' vestigi di trinità, è per intero diversa da quella  delle  categorie; e l' avervi de' vestigi, non è l' avervi in esse
ed egualmente finita. Altre molte applicazioni, ch' egli fa  delle  sue tre idee fondamentali, non sono più felici di questa.
in fronte a' suoi decreti repubblicani. Ma gli uomini  delle  credenze del medioevo non potevano intenderla. Non erano
intenderla. Non erano maturi i tempi. Tutto l'edifizio  delle  credenze che successero al Paganesimo posa, a ogni modo,
rapidamente a seconda dell'opere nostre. Son queste alcune  delle  verità contenute in quella parola Progresso, dalla quale
giuste e sante, e in questo modo non si trova in nessuna  delle  altre creature. Questo è quello che promise Cristo quando
qualche suggerimento, non posso negarmi di farlo. La prima  delle  quattro che mi proponete, ed è quella del metodo che vi
qualche modo non solo alla terza, ma ben anco alla quarta  delle  vostre difficoltà. Purchè tanto nell' insegnamento della
in quello della mitologia si faccia risaltare il pregio  delle  virtù e la turpitudine de' vizi, potrà l' una e l' altra
se sono onesti, e quelle sì. Quindi il voler privarsi  delle  prime, e poi conchiudere di aver bisogno delle seconde per
privarsi delle prime, e poi conchiudere di aver bisogno  delle  seconde per poter sostener il peso dell' aridità
interna, formata solo con una intenzione generale; priva  delle  opere esterne. E` un errore del pari il credere, che le
che sono da Dio incaricati di dirigerlo, si privi anche  delle  cose oneste, quando sia il caso, mortifichi gl' istinti
esercizi d' orazione, continue mortificazioni e pratiche  delle  virtù che si dimostrino nel fatto esteriore. E` un errore
da qui un altro effetto, che disvela l' opera del principe  delle  tenebre, cioè la tristezza all' occasione d' essere tolta
operare in me », quasi Iddio non voglia anzi servirsi  delle  tribulazioni e afflizioni della natura per purificare le
a lui si consacra, e non lascia che sia tentato al di sopra  delle  sue forze. Chi vuole fare molto pel Signore, deve vincere
[...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.53 Dalla lettura  delle  lettere, che mi avete indirizzato, ho raccolto il comune
una negligenza e trascuratezza abituale nell' osservanza  delle  proprie regole, sarà una pigrizia ed accidia, che ricusa di
lo spirito retto, Iddio mett' egli in ordine gli oggetti  delle  nostre preghiere, anche se non li mettiamo noi, o se
prendendo da quello occasione di fare de' santi desiderŒ,  delle  offerte, delle preghiere, degli atti di confidenza in Dio,
quello occasione di fare de' santi desiderŒ, delle offerte,  delle  preghiere, degli atti di confidenza in Dio, di diffidenza
atti di confidenza in Dio, di diffidenza di sè stessi,  delle  proteste e promesse, de' rendimenti di grazie, ecc., con
un S. Francesco Saverio godesse ed esultasse della salute  delle  anime che per suo mezzo si salvavano, e ne ringraziasse
di piacere, che si può svegliare in noi quando facciamo  delle  belle azioni, e che abbiamo chiamato soggettivo. E
a noi stessi; onde quando ci rallegriamo dei doni e  delle  grazie che ci ha date Iddio e delle buone azioni che per
rallegriamo dei doni e delle grazie che ci ha date Iddio e  delle  buone azioni che per sua grazia facciamo, riservandone a
in generale in tutti gli animali maschi che sono più forti  delle  femmine; essi sembrano anche più superbi. Quello che accade
altri soggetti. Qualora adunque questo sentimento eccitato  delle  proprie forze cada in un ente che, oltre essere sensitivo,
e arrogante; poichè questo pericolosissimo sentimento  delle  proprie forze s' estende a tutte le specie di forze e di
e di facoltà. Un sentimento infatti accompagna l' esercizio  delle  forze e delle sensazioni fisiche: un sentimento, l'
Un sentimento infatti accompagna l' esercizio delle forze e  delle  sensazioni fisiche: un sentimento, l' esercizio delle forze
e delle sensazioni fisiche: un sentimento, l' esercizio  delle  forze intellettive: un sentimento, anche l' esercizio delle
delle forze intellettive: un sentimento, anche l' esercizio  delle  forze e facoltà morali; e ogni sentimento puramente
quindi non sono vivamente conosciute. Il sentimento adunque  delle  proprie forze ha seco un pericolo per l' umiltà e per la
negare se stesso, se non disdire e ribattere il sentimento  delle  proprie forze? che cosa è prendere la sua croce, se non
vada quella vita che lo produce? Di qui anche il gran bene  delle  tribolazioni che Iddio provvidenzialmente distribuisce ai
uomo non può vincere del tutto questo sentimento soggettivo  delle  proprie forze col solo castigarlo che faccia, se in pari
Fin qui del sentimento che accompagna gli atti immediati  delle  potenze umane: di quel sentimento dico della propria forza
La riflessione nell' uomo adulto accompagna la più parte  delle  sue operazioni, e questa è più o meno elevata, cioè di un
proprio dee meditare molto sopra se stesso. E questa è una  delle  ragioni per le quali la superbia si nasconde talvolta in
e per la perfezione dell' anima vostra e per la salute  delle  anime altrui. Confidate nel Signore, ed egli vi benedirà.
sicura ed amata maestra. Se talora ne' miei libri dimostrai  delle  persuasioni forti, quando ho creduto che ciò giovasse alla
da tutto quello che s' è fatto fin qui circa l' esame  delle  mie opere, che non si tratti più di dottrina, ma che,
ogni mio detto che conoscessi, per qualunque sia rispetto o  delle  cose o delle parole, difettoso. Io mi ricordo vivamente di
che conoscessi, per qualunque sia rispetto o delle cose o  delle  parole, difettoso. Io mi ricordo vivamente di quanto dice
di persone sagge e virtuose! E parlo, caro fratello,  delle  virtù cristiane, perchè non ve ne son altre di vere. Vero è
ricevesse la vista e lo Spirito Santo per l' imposizione  delle  mani di Anania che gliel mandò a questo fine? Sì, il
non ne usa egli? Egli ci parla amorevolmente per mezzo  delle  prosperità e delle disgrazie; per mezzo degli avvenimenti
Egli ci parla amorevolmente per mezzo delle prosperità e  delle  disgrazie; per mezzo degli avvenimenti che secondano la
quello esser l' organo per cui Iddio vi vuol ricolmare  delle  sue grazie: allora mettetevi intieramente nelle sue
come siamo a sentire le espressioni della sacra Scrittura e  delle  pubbliche preci, di cui per poco è composto il libro, e che
anticamente i preti, nella lettura, nella spiegazione  delle  sacre carte per quello che riguarda la vita, e nella
carte per quello che riguarda la vita, e nella pratica  delle  virtù. Ben istruiti così, non in scienze di curiosità, ma
prestassero degli aiuti ai Parroci ed ai Curati nella cura  delle  anime! Io sono vivamente tocco da questo pensiero, sebbene
composta d' uomini) ciò che avviene nell' ingrandirsi  delle  altre società, cioè che quanto maggiormente alcuna si
avverrà dell' anima loro, e quali ritorneranno! Nei luoghi  delle  Università, sentine pur troppo ai tempi nostri d'
brevi, ma calzanti ed eloquenti; a cui sono più utili  delle  opere grandi e sistematiche. Malgrado di tutto questo,
fo io. Mi ami e mi dia nuova dello stato della Religione e  delle  lettere in codesta città, della libreria di cui Ella è
in codesta città, della libreria di cui Ella è custode,  delle  sue occupazioni che sento essere diverse, e di ogni cosa
1.22 Sebbene varie circostanze portino alcuna volta  delle  interruzioni e delle lacune nel nostro carteggio, non è
varie circostanze portino alcuna volta delle interruzioni e  delle  lacune nel nostro carteggio, non è però che si raffreddi da
Io so bene che talora anche, come scrive, Ella proverà  delle  angustie e il dispiacere di veder qualche ragazzo che non
debito. Potrebbe però avvenire che cessasse qualcheduna  delle  spese, e in questo caso mi sarà carissimo potere adoperare
qualche cenno della sua venerata persona, della istituzione  delle  Sorelle della Carità , e non ommetterò di dare un tocco
mi piacerebbe però ancora una cosa, che le forme esteriori  delle  loro divozioni fossero, per così dire, di uno stile il più
di tutta questa augusta funzione; 3 Nell' intelligenza  delle  parole che dice il sacerdote, le quali le dice quasi sempre
questa divozione si rese troppo difficile, si cercarono  delle  altre divozioni, le quali sono state buonissime ed hanno
profitto di quanto si trova ne' libri che usa la Chiesa e  delle  sante funzioni che essa pubblicamente eseguisce. Nel che
altrove non si può oggimai sperare, che nel consociamento  delle  buone volontà, nell' accomunamento delle ottime intenzioni
nel consociamento delle buone volontà, nell' accomunamento  delle  ottime intenzioni e delle forze de' singoli. Pur troppo i
volontà, nell' accomunamento delle ottime intenzioni e  delle  forze de' singoli. Pur troppo i cattivi, sempre in
siete istruito nella nostra religione, come sia una grazia  delle  maggiori, secondo Dio, l' essere chiamato a formar parte
nel Breviario questo ordine, che primo scontriate il comune  delle  ferie, cioè di quei giorni in cui non si celebra alcun
alcun Santo: di poi le feste mobili, e con esse il proprio  delle  ferie; in terzo luogo le feste stabili, cioè i Santi, e di
quanto sia grande e sublime il ministero della cura  delle  anime, istituito da nostro Signore nella Chiesa. Il petto
il suo timore, comprendo come questa introduzione  delle  ecclesiastiche cariche sia cosa di tanto pericolo, quanto
soda e compiuta; e che perciò certi pericoli, come quelli  delle  dignità, sieno minori che in altri tempi. Le dignità
si debbe istruire, bisogna assai dottrina e cognizione  delle  cose umane. Ora questa non s' acquista solo co' libri, ma
usare la carità . Ora questa non s' acquista senza l' uso  delle  cose umane. Vorrei dunque santificare questa prudenza,
religiosi. La mancanza ancora di questa cognizione positiva  delle  cose fa sì, che nei semplici religiosi si osservi un certo
però all' orazione e alla contemplazione gli studi  delle  cose divine ed umane. A malgrado però di questo essi non
Carità desidera ardentemente di fondarsi negli esercizi  delle  opere caritatevoli sulla divina missione , sapendo bene
punto, in cui, venendo alcuno di loro destinato alla cura  delle  anime, cominciasse questa Congregazione ad uscire dal suo
dal ritiro che ella si elegge. Poichè gli uffici della cura  delle  anime si desidera che sieno sempre congiunti nella stessa
in quella si viene erigendo distinguendosi sempre i diritti  delle  due potestà: e i superiori diversi delle case singole
sempre i diritti delle due potestà: e i superiori diversi  delle  case singole esistenti in varie parrocchie (perciocchè due
alle medesime (nel debito modo però e secondo la natura  delle  cose e non altramente) tutte le altre istituzioni umane, le
che la Società della Carità non ricusa punto l' assunzione  delle  dette opere di carità, e che tutte possono trovare in lei
che al maggiore consolidamento, estensione e durazione  delle  opere stesse: e che quindi i buoni cristiani che cooperano
altra vi è il sacrificio del pastore stesso per la salute  delle  sue pecore, poichè il buon pastore pone la vita sua per le
che si debba sempre e incontanente riceverla, a preferenza  delle  opere caritative che risguardano i poverelli; ma solamente
ma con egual ilarità ed efficacia eseguire qualunque  delle  opere caritative: in somma costituirsi in uno stato di
fare a principio, fino che l' Instituto è bene avviato,  delle  eccezioni a questa regola; potrà cioè assumere
Milanesi io sono molto contento, e La assicuro che ci trovo  delle  anime al tutto singolari; e queste non solo nel clero, ma
della nostra religione cattolica, e venendo a parlare  delle  imagini anch' egli nota il buon uso dell' imaginazione nel
più si ama, e cavare dall' amico il conforto ed il lume  delle  risposte. [...OMISSIS...] 1.26 Nella cara vostra fra le
ed essi vi alleggeriscano, se mai avete degli affanni e  delle  gravezze. Dico che vi alleggeriscano coi conforti dei
che pare all' uomo di cavare dalla turbolenta agitazione  delle  esterne cose, la quale lascia poi l' animo più confuso,
tutte le nostre spine, sparge di balsamo tutto l' assenzio  delle  nostre sventure. Ella viene dentro di noi, ella si asside
Scrivetemi, ma ditemi ogni cosa più per minuto che potete  delle  circostanze in cui vi trovate, e delle occupazioni in cui
minuto che potete delle circostanze in cui vi trovate, e  delle  occupazioni in cui dividete la vita. [...OMISSIS...] 1.27
contiene due difficoltà: la prima riguarda la relazione  delle  due vite contemplativa e attiva, perchè non vengano in
parte, la prima di queste due difficoltà, giacchè l' ordine  delle  due vite dovrebbe consistere in questo, che la
per Iddio. Il principio poi regolatore, per dire così,  delle  due vite è la maggiore salute spirituale dei membri stessi
come è facile riconoscere. Il terzo paragrafo, oltre  delle  osservazioni intorno al voto di povertà di che ho parlato,
ufficio caritatevole se non sia prima ponderato a tenore  delle  regole di prudenza: e questa è la base delle costituzioni
a tenore delle regole di prudenza: e questa è la base  delle  costituzioni che si converrebbono estendere; sicchè, come
il noviziato sarebbe lungo e rigoroso, e la classificazione  delle  persone che lo compongono darebbe luogo ad un grande
ad essere nel medesimo Superiori. La classificazione  delle  persone è esposta nella carta « Brevis descriptio » ecc.
dell' umana malizia e dell' umana debolezza, per cui  delle  persone che avranno anche date tutte le prove e che avranno
incarico alcuno che non possa bene eseguire. Quindi una  delle  sue principali regole debb' essere quella di stare costante
instituzione, se Iddio lo vorrà, col titolo di « Trasunto  delle  massime principali » ecc.. Le bacio rispettosamente le
che da fratello. Non vi porti sospetto alcuno la radezza  delle  mie lettere; date ciò ai miei affari ed al difetto che ho
così dice: [...OMISSIS...] . Così pure nell' ultimo capo  delle  Costituzioni, e dove insegna il modo di conservare ed
uniti collo spirito, se non col corpo, supplicando il Dio  delle  misericordie che ci unisca egli ancora coi corpi, se,
stabilite è ciò sopra cui insiste tutto il buon esito  delle  fatiche della società. La società adunque non si obbliga
società s' appoggia sopra due massime principali. La prima  delle  quali si è: che i superiori della società operino con piena
queste pecore per cui l' Uomo7Dio ha dato il sangue, e  delle  quali ha detto, che il buon pastore dà la sua vita per le
a tenore della divina volontà, alla quale spetta di mandare  delle  persone opportune a sì difficili incombenze, si verrà
pecore si lavora, ci penserà: di poi perchè chi ama il bene  delle  sue pecore non può non amare la società fino ch' è un mezzo
meglio nell' umiltà, poichè dovendo succedere che una  delle  principali sue occupazioni sia quella di dare gli esercizi
le vostre speranze a qualche vostro amico , dicendo  delle  cose che non hanno verun fondamento, e che se anche lo
dico pel buon esito dell' opera nostra, ma per la salute  delle  nostre anime, che io credo dovere esporvi meglio quale sia
debbe nè pure avere alcuna ansietà o sollecitudine di fare  delle  gran cose, nè fare nelle cose di Dio l' avventuriere e l'
nella sua infermità. Egli non sa dunque ancora niente  delle  intenzioni e disposizioni divine da se stesso, e debbe
preveniamo la volontà divina. Molto meno poi dare luogo a  delle  imaginazioni che fossero esagerate, anche secondo le
abboccamento, di proporci scambievolmente gli argomenti  delle  giornaliere nostre meditazioni . Io vi propongo appunto
persuaso che voi avrete la compiacenza di formare argomento  delle  vostre meditazioni ciò che vi ho proposto; così spero pure
dall' amore di Gesù conoscono il vero bene, e si servono  delle  cose umane in rendimento di grazie, per ottenere quel vero
rimanersi nella mente, e portare col tempo in noi stessi  delle  funeste conseguenze. E` la zizzania seminata insieme col
e un dovere alla lettura di autori che abbiano in se stessi  delle  buone cose mescolate colle cattive, delle verità mescolate
in se stessi delle buone cose mescolate colle cattive,  delle  verità mescolate cogli errori, che cosa ne seguirà? Ne
sentire in noi nulla di quel torbido e di quell' angustioso  delle  umane passioni. Non abbiamo forse dei pii scrittori che
momenti, il vacillare della vostra testa (la più umiliante  delle  tribolazioni dopo il peccato) è una esperienza di voi
Parlo così per rendere la gloria al Signore, che  delle  nostre miserie si compiace, e fa in quelle risplendere la
viviamo di noi stessi e della nostra giustizia, la maggiore  delle  nostre miserie, ci tornerà a lucro per la bontà di Gesù che
amico, a cui Ella manda i saluti: lo aspetto però, sebbene  delle  dure prove, come sembra, gli fa sostenere il Signore. E`
vero che si ritengano, come voi dite, i lineamenti stessi  delle  Figlie della Carità: fatta però la differenza da donne ad
pratiche. Non so se abbiate trascritto quel « Trasunto  delle  Massime », che vi avrà lasciato, credo, il Mezzanotte: se
prestiamo fede alla sua misericordia. Circa quello che dite  delle  sostanze temporali e dei mezzi di sussistenza, non dubitate
felicità, e privi della vera vita interiore. Perciò, certo  delle  misericordie che il Signore mi fa, io debbo contare fra le
i propri difetti, conducendola in vece a pensare a  delle  grazie soprannaturali, e straordinarie, acciocchè Ella in
timone; 6 Riguardo poi al pensiero di rinunciare alla cura  delle  anime , vi rinunzi pure; ma in questo senso, di ritenersene
difficoltà a scacciare il pensiero dall' immaginazione  delle  cose soprannaturali che mi accenna e dalla sollecitudine di
di più: acciocchè l' evidenza del fatto venga in conferma  delle  nostre parole, e non le snervi e indebolisca. In quanto al
spirituale discernimento e di una viva fede. Una adunque  delle  massime o regole fondamentali della nostra condotta sia
quelle massime che hanno grande influenza: direi, che è una  delle  nostre massime di stato . L' operare in coerenza alla
ai nostri occhi, allora noi misuriamo la grandezza  delle  cose e delle azioni nostre da sè stesse, dal loro esterno
occhi, allora noi misuriamo la grandezza delle cose e  delle  azioni nostre da sè stesse, dal loro esterno apparato, dal
Gesù Cristo. Ciò posto, voi avete nel momento presente  delle  piccole occupazioni in apparenza, ma tali che la vostra
Morozzo, da me veduto ier l' altro, si mostrò contento  delle  cure che vi siete dato in diverse opere buone, e
perchè arriviamo sicuramente al nostro fine, la salute  delle  anime. Io non posso in tutto questo tempo applicare la
vostre viscere, e di non risparmiare verso di loro alcuna  delle  sollecitudini della materna carità del nostro divin
applicarmi nei lavori scientifici a cui sto attendendo, con  delle  parole così gentili, che ho vergogna a trascriverle. Dopo
che ella faccia. Ma se Ella credesse di cominciare con  delle  cose in grande, noi non crediamo che andrebbe bene. Non
che io mi trattenessi, che io facessi un compendio  delle  Costituzioni per presentarle poi alla Congregazione dei
da approvare. Io spero oltracciò che ci saranno accordate  delle  Indulgenze per la nostra chiesa di Domo, per noi, e anche
pia. Io dunque mi tratterrò ancora qui; lavorerò intanto  delle  opere, che ci saranno utili per la riforma degli studi
tutto orazione istantemente, e cerchiamo la santificazione  delle  anime nostre per modo, che in essa riponiamo ogni nostro
parola, perchè un monumento di carità. Vi ringrazio pure  delle  nuove che mi date de' nostri amici carissimi nel Signore: è
de' nostri pensieri, le parole evangeliche il termine  delle  nostre speculazioni, Gesù Cristo finalmente il nostro
persone che proteggono il nostro affare. Godo che facciate  delle  confessioni utili, e che di Francia abbiate buone nuove
1.29 Mi parla spesso il buon Padulli della sua persona,  delle  tribolazioni colle quali il Signore la visita, e della
i nostri sensi c' ingannino, quando ci depongono sul pregio  delle  cose, che ci inganni il nostro spirito, la nostra stessa
alle sue sollecitudini ed alle sue assidue cure,  delle  quali apprezzano il valore, e non si sentono in caso di
tenera età, tutta occupata e quasi istupidita dalla folla  delle  impressioni de' sensi. Intanto non conviene nulla ommettere
come si suol dire, che ne rinsanguasse: a Matteo una scelta  delle  lettere di S. Girolamo, o qualche altro simile forte
agli uomini, se non ciò che noi possiamo provare loro con  delle  prove manifeste, acciocchè non abbiano ragione di
fine hanno tutti i miei pensieri e desiderii, la salute  delle  nostre anime. Addio; vivete nella pace del Signore. Egli vi
il pensare che verrà il giorno in cui li possederò vestiti  delle  stesse carni e delle stesse fattezze che avevano quando mi
il giorno in cui li possederò vestiti delle stesse carni e  delle  stesse fattezze che avevano quando mi lasciarono, li vedrò
cercarle da noi stessi; questo avrete veduto che è una  delle  massime fondamentali esposte nelle carte che avete in mano.
di tempo, che per puro accidente. Se noi giudichiamo così  delle  cose umane, com' elle meritano, noi ce le vedremo sottrarre
Mi consolano pure le notizie che mi date del Collegio e  delle  opportune persone che avete trovate per attendervi, e spero
Le « Massime di Perfezione », che avete scelte per materia  delle  medesime, mi sembra che sieno fondamenti da gittarsi, e
Costituzioni. Noi abbiamo pure cominciato a farle argomento  delle  nostre Conferenze secondo un piano regolare. Fin qui per
Conferenze secondo un piano regolare. Fin qui per argomento  delle  Conferenze aveva dato quelle materie che mi sembravano più
tutti un buon metodo, e vorrei che questa fosse una  delle  prime vostre cure circa i vostri compagni di far sì che
io solo me ne resto come uno scoglio resistente al mare  delle  divine misericordie. Ah per carità pregate per me in
un vantaggio all' umanità incalcolabile. Cotale stima ho io  delle  menti italiane! capaci per mio avviso di tutta la celerità
a tutta quella pienezza e perfezione nella risoluzione  delle  questioni, dove solo la verità riposa e la questione
grandi destini anche per quello che spetta alla diffusione  delle  umane dottrine; giacchè queste non possono crescere, per
di vivere in terra conversanti con Dio, e trattanti con lui  delle  nostre miserie e di quelle de' nostri fratelli, gli altri
colla quale si vedono molti ricevere l' imposizione  delle  mani, e, dopo ricevuta, viversi a loro grand' agio, come se
di Padre, contemplato con una fede viva, sia il balsamo  delle  nostre piaghe. Abbiamo un Padre amoroso nel nostro Dio! E`
Datemi pronto ragguaglio del corso che prende la malattia e  delle  decisioni de' medici: io spero che il sangue lo salverà.
e la Madonna Santissima. V' abbraccio nel Signore, fonte  delle  consolazioni. [...OMISSIS...] 1.31 Permettetemi, in primo
ha fatto tale, mi confido in lui, che suole spesso servirsi  delle  cose più spregiate, e tiro innanzi; e veggo anche oggi
fedelmente la parola di Gesù Cristo, che è verità e vita  delle  anime nostre. Stiamo meditando questa parola ai piedi di
che, se abbiamo ottenuto l' emendazione e purificazione  delle  anime nostre e quindi la giustizia in noi e il possesso del
dell' esperienza che avranno fatto di questi esercizi,  delle  difficoltà e degl' impedimenti che ci troveranno: (e il
propria? tutto vi è in ordine? [...OMISSIS...] Il libretto  delle  Massime conviene convertirlo in succo e sangue, non basta
sulle verità sante, che si prendono per soggetto  delle  medesime; ma calcarle molto molto nella mente, e cercar
è la gran Società) e per gli uomini tutti. Meno mi affido  delle  mie proprie passioni e de' miei proprii pregiudizi.
un modo inaspettato feconda. Ma perchè prenda ci vogliono  delle  menti forti, e degli animi nobili e nuovi. Egli è
alla loro lettera, che mi è riuscita cara anche più  delle  altre, perchè piena di quel desiderio di arrivare ad una
emendazione dei nostri tanti difetti, della guarigione  delle  nostre tante infermità a chi la vuole questa grazia, a chi
dei quali suole Iddio operare comunemente la purificazione  delle  anime. Siccome adunque i nostri nemici, e le nostre male
che dimostra il caro Raffaello, e nella bontà e pietà  delle  figlie che ben vi compensano con tanta loro virtù e col
che renderà efficace poi il vostro zelo per la salute  delle  anime, se Iddio, come credo, in ciò vi ha eletto, per la
produrrà per l' onore e gloria sua in Inghilterra, e  delle  parole che avete già fatte col vostro Prelato, e di quelle
della santa Chiesa; e anch' io, mio caro Phillipps, aspetto  delle  glorie nuove ed inaudite, che sono per venire alla Chiesa
in Verona, nell' ultimo mio passaggio, circa l' obbiezione  delle  troppe incombenze che si propone di assumere l' Istituto
cristiani sono tirati da una necessità morale ad esercitare  delle  opere di carità, in certi casi, e molto più i sacerdoti, e
nostro arbitrio di escludere un' opera buona, che in virtù  delle  circostanze noi siamo obbligati o consigliati di assumere;
avuto un simile straordinario impulso per la formazione  delle  Figlie della Carità , che è manifestamente opera di Dio. Ma
regolare bene un corpo di persone, che vivono anche fuori  delle  case. Ma conviene considerare che il fondamento della
ho da osservarvi per ora. Mi piace che si diano ai novizi  delle  meditazioni tutte al loro scopo, e son certo che ci
conducendoli a mano d' un gradino all' altro per la scala  delle  virtù. Conoscendo noi stessi, avremo infinita benignità ed
correzione, fatta sul punto del mancamento, giovi. Il più  delle  volte conviene lasciare tranquillare l' animo dello sviato,
che la compongono. Perchè poi è pregevolissimo il tesoro  delle  sacre indulgenze, e giustamente ne sono avidi i cristiani
spirituale, e prestano la loro cooperazione nell' esercizio  delle  opere della carità; e finalmente anche a quelli che vengono
l' Istituzione. Vi raccomando però di far un uso prudente  delle  notizie che avete dell' Istituto; cioè a dire non operate
l' ogni bene, mio caro. Sono a parte con tutto il cuore  delle  vostre tribolazioni. [...OMISSIS...] Quest' Istituto è una
in aiuto de' Vescovi principalmente, in tutti i bisogni  delle  Diocesi e delle parrocchie. Per questo fine l' Istituto non
Vescovi principalmente, in tutti i bisogni delle Diocesi e  delle  parrocchie. Per questo fine l' Istituto non esclude veruna
membri poi a scelta del Superiore emettono anche il voto  delle  missioni del Sommo Pontefice. Ai membri stretti con voto si
consolati se piglieremo la cosa seriamente, se porremo  delle  leggi a noi stessi da non infrangerle sì agevolmente,
penitenze. I proponimenti riguardanti la distribuzione  delle  ore ordinate alla esecuzione delle due regolette ricevute
la distribuzione delle ore ordinate alla esecuzione  delle  due regolette ricevute converrebbe fossero fatti insieme
di spirito ed al progresso nelle solide virtù sarebbe dare  delle  scappate, e passare qualche porzione dell' anno al sacro
passione dell' Uomo7Dio nostro Redentore; oltre la forza  delle  meditazioni stesse date in quell' ordine concatenato che S.
di tutti, ROSMINI p.. [...OMISSIS...] 1.32 Vi ringrazio  delle  notizie mandatemi da Milano e da Arona. Quanto alle parole
fratelli. Preghino tutti fervorosamente per la salute  delle  anime nostre. Oh quanto sono pieno di miseria, mio caro! E
dei miseri, questa voce che innalzo pure a lui dall' abisso  delle  mie malvagità. « De profundis clamavi! » Pregate dunque
V' ho scritto già che vi do licenza di trattare l' affare  delle  Figlie della Provvidenza in Isvizzera: ma vi scongiuro di
1.32 Io temo che quelli ai quali Ella ha affidato l' esame  delle  Costituzioni, non ne abbiano bastevolmente penetrato lo
non ha che a rileggere il paragrafo 16., che è l' ultimo  delle  Costituzioni, per accertarsi che non v' è nessuna cosa
quel predicarsi e raccomandarsi da un capo all' altro  delle  Costituzioni una gran perfezione e una ubbidienza la più
troppo stretti e pericolosi, perchè il fine è la salute  delle  anime de' membri stessi. Voglia dunque Vostra Altezza
riuscirebbe sicuramente se Ella il vuole; non dico senza  delle  difficoltà, perchè di queste pur troppo se n' incontrano in
quanto è vana la scienza puramente ideale, se non abbiamo  delle  verità la prova reale! Quella scienza non penetra fin
Dio! O ricca nudità dell' anima, che, libera dall' ingombro  delle  dilettazioni terrene, si converte tutta al suo Creatore!
l' amore è impaziente di sapere tanto il bene che il male  delle  persone amate, nè vuole aspettarne la relazione altrui, ma
Tutti quelli che cooperano alla perfetta consensione  delle  volontà e dei cuori sono in Cristo; ma quelli che non si
di fare quello che può per la perfetta concordia e sanità  delle  membra. Specialmente poi ognuno desideri di vedere i propri
al governo interno dell' Istituto medesimo, al mantenimento  delle  Regole, alla distribuzione de' soggetti, e all' assumere o
la Religione cristiana, che non sembra avere altra cura che  delle  cose del Cielo, è quella che produce anche il bene di
degli uomini! Allora appunto che la Chiesa è carica  delle  spoglie d' Egitto come di altrettanti trofei, allora ch'
trofei, allora ch' ella pare divenuta l' arbitra  delle  sorti umane, allora solo ella è come impotente, ella è il
della nostra compassione sia suscitato dalla vista  delle  miserie de' nostri simili? E` questo sentimento una cosa sì
miseramente, credendo d' andare avanti nella strada  delle  virtù: ma sotto la cenere ed il cilicio abitava pur troppo
operare vi renderà più amabile a loro, che non farebbero  delle  carezze senza ragione. Vi raccomando adunque quella
la sua stoltezza »(ivi) ». Le quali sentenze, ed altre tali  delle  Sacre Lettere vi forniscano spesso materia alle vostre
a rispondere e conversare co' miei cari compagni; ma che  delle  varie cagioni ed occupazioni talora me lo impediscono. Ora
che si danno alla vita ritirata e religiosa, ed è una  delle  più forti prove che dà il Signore, una delle più utili
ed è una delle più forti prove che dà il Signore, una  delle  più utili occasioni di vincere noi stessi e di acquistare
mi traduceste in bella lingua francese il piccolo libretto  delle  « Massime di perfezione », che vorrei anco pubblicare.
dall' Istituto della Carità per un pretesto simile,  delle  quali la minima di tutte sarebbe, che il mondo stesso
conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento  delle  vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla
oggi argomentano per mantenere l'oppressione. Ma la storia  delle  oppressioni non v'insegna che chi opprime si appoggia
qualunque s'adoperi a educarla. Da mezzo secolo i fautori  delle  famiglie affermano noi italiani mal atti alla libertà, e
dunque la Donna siccome compagna e partecipe, non solamente  delle  vostre gioie e dei vostri dolori, ma delle vostre
non solamente delle vostre gioie e dei vostri dolori, ma  delle  vostre aspirazioni, dei vostri pensieri, dei vostri studi e
alla parola d'un uomo che studia da trenta anni l'andamento  delle  cose in Europa e ha veduto fallire a buon porto, per
il Progresso, non solamente perch'essa moltiplica l'azione  delle  forze produttrici, ma perch'essa ravvicina tutte le diverse
venire che dalla Patria Una e Libera. Il miglioramento  delle  vostre condizioni sociali non può scendere che dal vostro
Nazione. Senza voto, non avrete mai rappresentanti veri  delle  vostre aspirazioni, dei vostri bisogni. Senza un Governo
è sacro, come la Religione ch'è l'associazione  delle  anime. Voi siete tutti figli a Dio: siete dunque fratelli:
religione immutabile e non è se non un gradino sulla scala  delle  manifestazioni religiose dell'Umanità. Ed è una santa
degli uomini nella vita terrestre. L'associazione religiosa  delle  anime genera il diritto dell'associazione nelle facoltà e
un nuovo e vero principio, un nuovo e ragionevole sviluppo  delle  verità che danno vita allo Stato, s'affaccino a taluni fra
della giornata, ridite ad essi i grandi fatti dei popolani  delle  antiche nostre repubbliche; insegnate loro i nomi dei buoni
DI DIO, sta dunque il fondamento della morale, la regola  delle  vostre azioni e dei vostri doveri, la misura della vostra
la legge che distingue la natura umana da quella dei bruti,  delle  piante, dei minerali, e conformarvi le vostre azioni. Or,
mosso dalle istanze dei suoi discepoli, dei Vescovi e  delle  Chiese dell' Asia «(Epiph., Haeres. LI, 12) », per opporsi
moderni, i quali trovano nel greco di questo Evangelista  delle  maniere ebraiche o siriache, e, com' essi dicono, altre
so che di sublime e di divino, che trapassa ogni venustà  delle  lingue e degli stili usati dagli uomini. Sotto questo
del Salvatore, pensò che fra gli ufficiali del tempio e  delle  sinagoghe vi avesse una specie di stenografi che gli
E chi può conoscere quanto alta sia stata l' impressione  delle  parole di G. C. nel cuore dell' amato discepolo, cuore
alieno dal vero chi affermerà che i sacri scrittori usino  delle  parole, e una lingua, e uno stile loro proprio. Ma ciò deve
da lui medesimo. Ora, quanto non è intima la connessione  delle  parole con le cose? nè solo delle parole, ma della loro
è intima la connessione delle parole con le cose? nè solo  delle  parole, ma della loro giacitura, della sintassi, delle
solo delle parole, ma della loro giacitura, della sintassi,  delle  sillabe, delle lettere? Onde Cristo medesimo ebbe a dire
ma della loro giacitura, della sintassi, delle sillabe,  delle  lettere? Onde Cristo medesimo ebbe a dire che neppure un
«(Matth. c. V, 1.) ». Vi sono adunque anco degli apici e  delle  jota che significano delle cose; e queste pure, se nell'
sono adunque anco degli apici e delle jota che significano  delle  cose; e queste pure, se nell' antica legge vengono da Dio,
la Sapienza: « « Il Signore mi possedeva nel cominciamento  delle  sue vie » » (ecco anco qui il tempo presente del passato:
mi possedeva ); e quasi spiegando questo cominciamento  delle  sue vie soggiunge: « « avanti che facesse cosa alcuna » (
Il principio adunque, di cui si parla, è il cominciamento  delle  cose create; e poichè il tempo non è che una relazione che
- «ab eterno era » », per maniere sinonime, o tali l' una  delle  quali spiega l' altra. Perciò si veggono adoperate tutte e
dei Proverbii. « « Il Signore mi possedette nel principio  delle  sue vie » », ecco la prima maniera; « « avanti ch' egli
Ora qui appunto incomincia l' interno ed utilissimo lavoro  delle  stesse menti, le quali si industriano di separare fra le
il difetto della locuzione (giacchè la Scrittura stessa usa  delle  locuzioni che sono in corso fra gli uomini), trovano l'
avanti nella citata frase in virtù della stessa coerenza  delle  idee, cioè perchè sarebbe assurdo il darle qualsiasi altro
di S. Giovanni che, risguardando l' ordine intrinseco  delle  idee, si deve collocare in testa delle nuove Scritture,
l' ordine intrinseco delle idee, si deve collocare in testa  delle  nuove Scritture, comincia: « « Nel principio era il Verbo »
creò Iddio il cielo e la terra? Certamente nel principio  delle  cose, nel principio del tempo. Ma qui nasce una difficoltà,
il suo effetto, almeno il mondo sensibile, è tale che una  delle  sue forme e leggi è il tempo, creato perciò col mondo a
e, per così dire, si combacia non solo col primo istante  delle  cose create, ma con qualsivoglia altro; ma solo in quanto
era anteriormente al principio del mondo: « Nel principio  delle  cose era già il Verbo », il che significa, come vedemmo,
agli abissi); « « non ancora erano sgorgati i fonti  delle  acque, non ancora consolidati i monti colla grave lor mole;
abissi; quando di su fermava l' aria ed equilibrava i fonti  delle  acque; quando tirava intorno al mare il suo termine e
ab eterno gli avvenimenti di tutti i tempi, l' idea  delle  cose e degli avvenimenti era con lui; egli vedeva le cose
affatto distinte e separate l' essenza e la sussistenza  delle  cose contingenti, consegue che sieno due atti distinti
intelligibile, perchè l' essenza è la parte intelligibile  delle  cose. Ora, se quell' essere è per sè intelligibile nella
l' assoluto. La cognizione di questi modi è la cognizione  delle  cose creabili, le essenze delle cose contingenti, le idee
questi modi è la cognizione delle cose creabili, le essenze  delle  cose contingenti, le idee pure, a cui non è necessariamente
racchiude necessariamente anche le idee, ossia le essenze  delle  cose creabili e contingenti; perocchè altramente non
Nella sussistenza divina vi ha dunque la possibilità  delle  creature, perchè vi ha l' essere che può essere limitato;
adunque, in quanto è sussistenza per sè intesa, ha l' idea  delle  cose contingenti; in quanto poi è sussistenza ha la virtù
Conviene ancora che noi vediamo in che modo l' esemplare  delle  cose contingenti risieda nel Verbo. Questo esemplare è la
Quindi l' uomo ha bisogno della possibilità logica, cioè  delle  idee per conoscere gli enti finiti sussistenti, che non
essere si contiene una sussistenza infinita e necessaria, e  delle  sussistenze finite possibili a realizzarsi, perchè non
sussistenza infinita e necessaria, e la possibilità fisica  delle  sussistenze finite, cioè la potenza di realizzarle, la
e connessi fra sè gli enti finiti, con subordinazione  delle  serie delle cause seconde, e con leggi stabili, in modo da
fra sè gli enti finiti, con subordinazione delle serie  delle  cause seconde, e con leggi stabili, in modo da formare
essendovi nella sussistenza divina altro ordine che quello  delle  persone, nè altra moltiplicità, nè altra distinzione reale,
della sapienza che prescrivesse quella concatenazione  delle  creature e delle cause seconde, e quella stabilità delle
che prescrivesse quella concatenazione delle creature e  delle  cause seconde, e quella stabilità delle leggi? Si risponde,
delle creature e delle cause seconde, e quella stabilità  delle  leggi? Si risponde, che questo canone si trova nella
ha (1). Quindi la connessione degli enti, la subordinazione  delle  cause, la stabilità delle leggi, ecc.. Medesimamente la
degli enti, la subordinazione delle cause, la stabilità  delle  leggi, ecc.. Medesimamente la divina sussistenza, amando se
si dee osservare nel Figlio, non è di essere la ragione  delle  cose, ma di essere generato dal Padre. Oltracciò la parola
All' incontro la parola interiore, cioè l' affermazione  delle  cose sussistenti, procede dall' animo, e però meglio
stesso. 4 Il verbo umano si fa coll' unire la sussistenza  delle  cose contingenti colla loro essenza, le quali sono di lor
oggetto, per sè luce, per sè a se manifesta. E` produttivo  delle  creature perchè l' atto stesso, col quale le pronuncia, le
Questo secondo verbo volontario è il principio nell' uomo  delle  sue azioni razionali. Se questo verbo non riguarda che l'
di cui egli si compone. Perocchè 1 riceve le essenze  delle  cose, ossia la possibilità dell' ente finito che diviene il
cioè quei giudizi che pronuncia l' uomo sulla convenienza  delle  cose, hanno una speciale analogia col Verbo divino, di cui
sono privi gli altri verbi umani; perocchè la convenienza  delle  cose non potrebbe essere pronunciata dall' uomo se non
della sua perfezione e felicità. Ma la manifestazione  delle  cose divine alle finite intelligenze comincia pure coll'
la distinzione che fa S. Paolo, parlando dell' intelligenza  delle  Scritture, fra la lettera e lo spirito delle medesime,
intelligenza delle Scritture, fra la lettera e lo spirito  delle  medesime, dicendo che « littera occidit » (perchè non
si risponde che altro è l' ordine della processione  delle  persone fra loro, altro è l' ordine con cui si manifestano
operazione dello Spirito Santo rimane occulta, nell' ordine  delle  azioni e non delle cognizioni, fino a che gli uomini,
Santo rimane occulta, nell' ordine delle azioni e non  delle  cognizioni, fino a che gli uomini, avendo conosciuto il
umane, è divisibile. S. Paolo parla spesso della divisione  delle  grazie, e in un luogo dice: « Divisiones gratiarum sunt,
e, svolgendo la seconda, vedere come la moltiplicità  delle  verità e delle grazie si riducano nulladimeno all' unità
la seconda, vedere come la moltiplicità delle verità e  delle  grazie si riducano nulladimeno all' unità del Verbo. Le
parola di Dio . Nel che però è da osservarsi che v' hanno  delle  appartenenze del Verbo naturali , e delle appartenenze del
che v' hanno delle appartenenze del Verbo naturali , e  delle  appartenenze del Verbo soprannaturali , onde convien
Questo accade per tre cagioni: 1 per la moltiplicità  delle  sostanze create, ognuna delle quali, attesa la loro
1 per la moltiplicità delle sostanze create, ognuna  delle  quali, attesa la loro limitazione, è esclusivamente in se
che si trova in ciascuna sostanza creata, niuna  delle  quali è perfettamente semplice, notandovisi accidenti,
divisioni di spazio, successioni di tempo, ecc.. A ciascuna  delle  quali cose, che ha natura esclusiva e sua propria,
n' hanno altrettante notizie e concetti. Fra le limitazioni  delle  sostanze create la più notabile è quella per la quale la
di varii istrumenti ed atti successivi a trovare la materia  delle  sue cognizioni, non essendogli dato per natura che la
o difforme dalla legge della moralità: quindi la pluralità  delle  virtù e de' vizii e i molteplici accidenti dello stato
egli il Verbo a noi comunicato. Dobbiamo vedere il medesimo  delle  grazie a noi comunicate, come si rifondano e riducano in
ci servono a conoscere qualche cosa della natura divina e  delle  sue azioni nel mondo, senza però che percepiamo il Verbo
uomo la percezione del Verbo umanato che forma la salute  delle  anime); viene dato all' anima pel carattere indelebile e
risurrezione che a' suoi discepoli diede il conoscimento  delle  antiche scritture: « Tunc aperuit illis sensum ut
altri sacramenti da lui instituiti; ed altresì coi segni  delle  parole di cui si tesse l' evangelica predicazione. Onde,
si rende per sè manifesto ed amato, il che è la processione  delle  due altre persone; e la parola Dio indica appunto la
« « il Verbo era appo Dio » », parlava più in conformità  delle  antiche scritture, le quali nominano spesso il « Verbo di
Qui dice S. Giovanni che il Verbo era appo Dio. Ora nessuna  delle  cose create, propriamente parlando, può essere per se
collo stesso Verbo. Rimane dunque a cercare il valore  delle  altre tre espressioni, che al Verbo divino appartengono.
seno; ma nello stesso tempo rappresenta più acconciamente  delle  due prime l' inesistenza di due persone, colla similitudine
esprime colla particella in , e ritenendosi la moltiplicità  delle  persone che viene espressa in quella congiunzione che si
alle persone divine. Ora noi sappiamo da altri luoghi  delle  scritture, che queste sono eguali in tutto, eccetto nella
(2). S. Gregorio Magno, che riconosce questa significazione  delle  parole dell' Evangelista, non dubita di intendere nello
forza è dunque il dire che queste persone divine, l' una  delle  quali sta appo l' altra, sieno due, perocchè non si direbbe
« « E il Verbo era appo Dio » », stabilendo la distinzione  delle  persone del Verbo e di Dio che lo pronunzia, ribatte l'
ebbe data la dottrina del Verbo eterno: qui comincia quella  delle  opere sue. Ma prima riepiloga la dottrina data del Verbo
nuovo diversa dalle tre prime, ma essere un cotale epilogo  delle  premesse. Poichè, dopo avere l' Evangelista insinuata la
e rannoda il discorso con quello che deve venire appresso  delle  opere esteriori del Verbo, giova altresì a indicare l'
appunto opportuno questo riepilogo che fa l' Evangelista  delle  cose dette intorno al Verbo a tagliare le vane sottigliezze
Crisostomo trova utile il riepilogo che fa l' Evangelista  delle  tre prime clausole nella quarta, perocchè con questa è
osservò Leonzio, che il Verbo non è creatura, non è una  delle  cose che furono fatte, ma quello pel quale furono fatte
fatta di quelle che furono fatte » », tagliano affatto una  delle  solite vane sottilità degli Ariani, i quali dicevano che
più vero quello che dice l' Evangelista che nè pur una  delle  cose fatte fu fatta senza il Verbo (1). Oltrediciò, se il
esso è oggetto, ma non oggetto ideale come sono le essenze  delle  cose finite, ma oggetto sussistente, e quindi ancora
che è l' essenza, dalla sussistenza che è la realità  delle  medesime. In quanto dunque viene dal Verbo l' essenza delle
delle medesime. In quanto dunque viene dal Verbo l' essenza  delle  cose, in tanto si considera il Verbo come oggetto o luce
in quanto poi viene dal Verbo come da causa la sussistenza  delle  cose, in tanto lo si considera come sussistenza operativa e
dal Padre, e di conseguenza avendo dal Padre l' esser causa  delle  cose, si può dire ch' egli è costituito causa delle cose
causa delle cose, si può dire ch' egli è costituito causa  delle  cose pel Padre, cioè per cagione del Padre che gli dà tutto
fuori pel Verbo, non solo perchè in questo vede le essenze  delle  cose finite, ma ben anco perchè queste essenze hanno virtù
anche lo Spirito Santo crea colla stessa volontà creante  delle  due prime persone. Ma perchè si dice piuttosto, che il
crea, è la facoltà divina di rappresentarsi l' essenza  delle  cose finite realizzata, la quale essenza è nel Verbo; anche
a significare la realità, che anche chiamano la verità  delle  cose. Quindi ogni parola di Dio, ogni suo verbo dee essere
Crea insomma colla sua parola, col suo Verbo. Ma una  delle  differenze massime fra la generazione del Verbo e la
intendersi, che rispetto all' origine il pronunciamento  delle  cose esteriori è posteriore logicamente alla costituzione,
logicamente alla costituzione, se così lice esprimersi,  delle  tre persone, e che questo pronunciamento è fatto dalla
In questo senso Cristo è il primogenito nell' ordine non  delle  cose naturali, ma delle soprannaturali, perchè è il fine
è il primogenito nell' ordine non delle cose naturali, ma  delle  soprannaturali, perchè è il fine dell' universo, e il fine
la quale costituisce l' esistenza esterna e loro propria  delle  creature. E così anche S. Paolo disse che « omnia per ipsum
nell' Apocalisse, per indicare questa doppia esistenza  delle  cose contingenti, adopera due parole: una erant, la quale
di molti Padri, fu annunciato come principio  delle  cose già nelle prime parole del Genesi: « « Nel principio
solo un' attività operante, perciocchè il Verbo è principio  delle  creature tanto come oggetto, quanto come sussistenza, onde
in veritate tua (7) ». E lo stesso S. Girolamo, nel libro  delle  tradizioni ebraiche sul Genesi, scrive: « In capite libri
discipline, vi ha un principio nella produzione e durazione  delle  cose contingenti. Conviene adunque vedere come al Verbo
scienza quanto in quello della produzione e della durazione  delle  cose create. Nell' ordine della scienza gli conviene nel
ordine della realità, cioè della produzione e della durata  delle  cose create, S. Tommaso insegna che il Verbo è principio
cose create, S. Tommaso insegna che il Verbo è principio  delle  cose in due modi, cioè perchè ne contiene la ragione, ossia
la luce fu fatta »(1) », e così parimenti in tutte l' opere  delle  sei giornate. Al che alludendo il salmista dice: « Verbo
Mosè con molte (3); perchè Mosè non fece menzione che  delle  cose sensibili, laddove S. Giovanni abbracciò tutte non
Ebrei tre cieli: l' uno quel degli uccelli, l' altro quel  delle  nubi, il terzo quel degli spiriti, e di questo erano come
Paolo disse che fu rapito al terzo cielo, che è l' ordine  delle  cose spirituali ed insensibili (5), dove udì parole arcane
e la terra » », dove non si fa altra distinzione che quella  delle  sostanze puramente spirituali, e delle sostanze materiali o
che quella delle sostanze puramente spirituali, e  delle  sostanze materiali o materiate; poichè in vero queste non
si presenta alla mente una questione. Alla prima creazione  delle  sostanze non assegna tempo: cominciarono tutte ad essere in
che si offerisce al pensiero si è: « perchè la produzione  delle  sostanze si dica fatta nel Verbo, il loro ordinamento pel
e l' intelligibilità contiene la ragione e la forma ideale  delle  cose. Ora nelle cose contingenti la sussistenza è fuori
ossia fuori della loro essenza ideale: perciò l' essenza  delle  cose nell' idea non contiene la sussistenza. La sussistenza
idea non contiene la sussistenza. La sussistenza dunque  delle  cose contingenti non può passare dal non essere all' essere
forme che vengono concreate colla materia o colla sostanza  delle  cose; e di queste parla Mosè. Se dunque la mera sussistenza
persona sussistente ed operante; all' incontro ogni forma  delle  cose risplendente nell' idea si riduce al Verbo come a
sè noto, per sè intuibile. Iddio dunque creò la sussistenza  delle  cose contingenti nel Verbo immediatamente, come
concorre a produrre la materia e in generale la sussistenza  delle  cose, come potenza ossia come sussistenza divina; e
concorre a produrre la forma, e in generale l' ordinamento  delle  cose come arte, cioè come oggetto che fa conoscere l'
e que' Padri dissero di conseguente che nella creazione  delle  cose « « Filium obsecutum fuisse Patri »(4) », e colpiscono
le fa per esso » ». Ora, le ragioni, le forme, i concetti  delle  cose non racchiudono, come tali, la sussistenza delle cose
delle cose non racchiudono, come tali, la sussistenza  delle  cose contingenti, e però essi non somministrano la
contingenti, e però essi non somministrano la sussistenza  delle  cose da crearsi, ma ne determinano le forme, i limiti, l'
nel fatto, perocchè, come abbiamo detto, la sussistenza  delle  cose contingenti non può attuarsi senza qualche forma,
in se medesimo; e però ha in se medesimo anche l' esemplare  delle  cose medesime, perchè ha in sè il Verbo, giacchè le persone
torniamo su quello che abbiamo detto della doppia esistenza  delle  cose: nel Verbo divino, in cui esistono oggettivamente; e
del Verbo. Perocchè il tempo è una relazione subbiettiva  delle  cose fra loro, e però egli è concreato alle cose, e nel
del nostro parlare astratto, nel quale la mente divide  delle  cose che sono in natura unite. Nè vale il dire che Cristo
è proprio della divina natura, e però identico a ciascuna  delle  tre divine persone; come tuttavia per appropriazione si
piuttosto una che l' altra di queste vite a ciascuna  delle  divine persone; e finalmente se v' ha qualche cosa di
persona divina concorra per sua parte a costituire una  delle  tre vite da noi distinte nell' Essere divino, e questo
vita, quindi una causalità indeficiente, un flusso perpetuo  delle  cose senza alcun dispendio o diminuzione in lui stesso, nel
un ordine conveniente. Perocchè nell' ordine naturale  delle  cose, prima si trova l' essere (la mera sussistenza), e
»(1) ». Così l' Evangelista addita che nel Verbo, fonte  delle  creature, si trovano causalmente ed eminentemente tutti i
medesimi. Nella qual sentenza, a cui suffragano i progressi  delle  scienze naturali e delle filosofiche, e che ottimamente si
a cui suffragano i progressi delle scienze naturali e  delle  filosofiche, e che ottimamente si accomoda alla spiegazione
divina con un concetto anteriore logicamente a quello  delle  persone, la vita sensitiva si attribuisce da noi, come a
come a causa, alla divina essenza, senza considerazione  delle  persone, e per approssimazione al Padre, nel quale l'
essenza, considerata questa posteriormente alla processione  delle  persone. Laonde, se si considera lo spirito intelligente
« « la vita era luce degli uomini » », e non degli animali,  delle  piante o de' minerali [...OMISSIS...] 3 Ma la luce che
essere è l' immagine dell' essere secondo il parlare  delle  Scritture, quindi i Padri osservano che l' uomo non si dice
per lui che le illumina. E posciachè quello che si conosce  delle  cose è la forma (2), chiamata anche figura [...OMISSIS...]
come vedremo poi in appresso quando tratteremo la seconda  delle  due questioni proposteci, questo carattere in Adamo ed Eva
un cagnolino chiuso con esso lui trema sentendo la nullità  delle  sue forze verso a quelle del generoso re della foresta;
ovvero più o meno alla contemplazione ed all' affetto  delle  cose celesti. La grazia gli era pronta se avesse voluto
svolgersi la gran pianta. Tuttavia gli accennò il fine  delle  sue operazioni nella narrazione della creazione, che è da
al riposo dalle occupazioni terrene e alla contemplazione  delle  celesti e divine, ed accennava la requie perpetua e beata a
perpetua e beata a cui eran chiamati dopo compito lo stadio  delle  occupazioni terrene. Una adunque delle principali
compito lo stadio delle occupazioni terrene. Una adunque  delle  principali differenze fra la condizione in cui da Dio fu
principio è Cristo stesso che diviene così primo operatore  delle  azioni dell' uomo che non gli si oppone: onde l' uomo
ogni adito alla divina misericordia. Già la superbia stessa  delle  loro immaginazioni era stata la causa dell' idolatria.
soprannaturale: onde in lui era il sentimento vivissimo  delle  proprie forze colle quali operava il bene. Certamente Adamo
dipendere dal suo creatore: il che secondava il sentimento  delle  proprie forze, quale la natura piena e perfetta a lui
sentimento della magnanimità cristiana si è il disprezzo  delle  ricchezze e di tutte le cose del mondo; perocchè l' uomo
il coraggio, la perseveranza del Cristiano per la salvezza  delle  anime e per l' opera più stupenda di carità non ha limiti.
corpo, egli è di conseguente rettore, capo e vita non meno  delle  anime che de' corpi degli uomini, in un modo nel presente,
non intervenissero le potenze malefiche degli Angeli  delle  tenebre, le quali sono entrate nella natura umana e nel
siccome con un saldo scudo si può spuntare tutte le saette  delle  fallacie e false argomentazioni de' falsi sapienti del
alla trina tentazione diabolica oppose altrettanti detti  delle  divine scritture. 7 L' orazione e l' ossecrazione continua
e d' una parte animale che presta all' intendimento i segni  delle  cose reali col mezzo de' quali egli le pensa. L' unione
più in se stesso per avversario un altro uomo, ma solamente  delle  forze nemiche quali sono la concupiscenza e il demonio che
perseguitano, il combattimento non è della persona umana e  delle  forze nemiche, che appartengono alla natura dell' uomo ma
d' affetto. Or, come il coniugio è tolto a simbolo  delle  nozze di Cristo e della Chiesa, così viceversa quest'
del capo, è giocoforza porre altresì la risurrezione  delle  membra. Di più dice senza questa risurrezione rimane lo
viene ammessa alla visione di Dio, e che se essa porta seco  delle  macchie leggere viene addetta al fuoco che la purga e
de' poeti, e il loro ferreo ed eterno sonno. Questa fu una  delle  cause per le quali alcuni filosofi, che non ricevettero il
Gesù cristo ne' giusti. Secondo la maniera di favellare  delle  divine scritture, sotto la parola risurrezione non s'
a Gesù Cristo e si fa uno in se stesso. Ma della fede e  delle  altre virtù teologali, che uniscono a Cristo dando il
le due maniere onde Cristo dà la vita agli uomini,  delle  quali abbiamo sopra toccato. Perocchè: A tutti gli uomini
quale ricuperano quella vita che consiste nell' unione  delle  loro anime col loro corpo naturale, hanno oltracciò un'
atto di mente più ferma e libera e dominatrice dei sensi e  delle  loro apparenze che sogliono attirare e legare l' assenso
le dà il fondamento, giacchè la fede è « « la sussistenza  delle  cose da sperarsi, l' argomento delle non vedute »(3); »
è « « la sussistenza delle cose da sperarsi, l' argomento  delle  non vedute »(3); » definizione che conviene sommamente alla
e non nel suo corpo naturale nè glorioso, è la sussistenza  delle  cose da sperarsi, cioè della manifestazione di Cristo nel
al Padre altresì la conservazione e la provvidenza  delle  cose, onde viene a tutte le cose e nominatamente all' uomo
in forma di vino, sangue vivo e vivificante, vero piaculum  delle  anime, sangue del nuovo ed eterno testamento. Oltre di ciò,
poscia effettuato da Cristo, quando diede loro il possesso  delle  cose in cui speravano, onde il loro divenne un diritto in
sua investigarlo: perocchè veramente ella è questa una  delle  più arcane dottrine della cattolica Chiesa. Che se noi
Sacrosanto Concilio di Trento (1). Alla commemorazione poi  delle  anime purganti, segue l' orazione che incomincia: Nobis
maniere di vita di cui partecipa il Cristiano, a ciascuna  delle  quali si riferisce una maniera di risurrezione. E le vite
la fede e pel battesimo che restituisce all' uomo la terza  delle  vite enumerate, cioè la vita della grazia. L' uomo, che
è alimentarsi quello d' una macchina inanimata (per esempio  delle  macine del mulino) che prende e stritola e fa passare da sè
macine del mulino) che prende e stritola e fa passare da sè  delle  sostanze che rispetto agli animali si dicono alimentari;
il sangue reale di Cristo dentro se stesso sotto il velame  delle  specie; il pane ed il vino consecrato passa per il suo
suo corpo come per una macchina; riceve gli effetti fisici  delle  specie, ma non si nutre di quello che sta sotto le specie,
parlando, una vita attuale. In questa risurrezione  delle  loro anime li fa sperare S. Paolo, e non in altro.
in se stessi, che è il germe della subitanea resurrezione  delle  loro anime, tostochè sono divise da' corpi. Il che dimostra
manna, si legge: [...OMISSIS...] e ne' tanti altri luoghi  delle  divine Scritture l' Eucaristia figurata nella manna è
lasciò in vita tutti quelli che avevano tinti gli stipiti  delle  loro abitazioni col sangue dell' agnello. Allo stesso modo,
divina scrittura S. Giovanni Battista, Angeli i Vescovi  delle  Chiese (1), Angelo del testamento Gesù Cristo medesimo in
avendone coscienza, o non potendoli sottomettere al potere  delle  Chiavi, ne vada ancor debitore; perchè quella vita repelle
insegna che tutti i viatori vivono di fede, e la fede non è  delle  cose apparenti, ma di quelle che non cadono sotto il nostro
che viene che sieno creature reali. L' esistenza oggettiva  delle  creature è reale pel Verbo (assolutamente reale), ma non è
non è un' incarnazione, ma soltanto una congiunzione reale  delle  persone umane col Verbo incarnato, le quali persone sono
nella transustanziazione. Ancora ne verrebbe che in virtù  delle  parole divine questa sostanza del pane e del vino si
di esso Cristo, e perciò non avvenendo la comunicazione  delle  due vite, la parziale identificazione dei due sentimenti. E
possono derivare i fedeli, anche senza riceverlo realmente,  delle  grazie spirituali (emettendo egli in essi i doni del Santo
nel suo essere eucaristico sia legata più strettamente  delle  altre col corpo del fedele che si comunica; e questa parte,
corpo di un altro fedele; e queste diverse parti, ciascuna  delle  quali è destinata alla nutrizione spirituale di un fedele
Laonde, giusta l' esposta sentenza, la diversità  delle  membra del corpo mistico di Cristo troverebbe altresì un