Questo non accade nei settori sottoposti a regolazione, dove i regolati sfruttano a proprio vantaggio le asimmetrie regolatorie e la moltiplicazione dei regolatori.
Ad ogni conferimento, come indica l'articolo, occorre individuare l'obiettivo dell'operazione, per il fatto che, come talvolta accade, vi sono delle scelte da compiere fra i regimi fiscali in essere e, comunque, necessita formare un piano completo con i percorsi diretti al rispetto delle regole civilistiche oltre che di quelle tributarie, temi questi affrontati nell'elaborato.
E' ciò che accade allorché l'inquinamento sia riconducibile a cause strutturali dovute ad omissioni di scelte aziendali generali, frutto di una carente ed elusiva "politica ambientale" dell'impresa.
A seguito del d.l. n. 223/2006, è possibile allo stato dedurre fiscalmente in un unico esercizio le predette spese e ammortizzarle civilisticamente, come accade per le imprese che applicano gli IAS.
Nel lungo termine le risorse destinate ai fondi pensione potranno tornare alle imprese, come accade nei mercati finanziari più sviluppati, attraverso operatori di Private Equity. Pertanto i Dottori commercialisti e le imprese devono attrezzarsi per utilizzare al meglio le opportunità di sviluppo offerte da una maggior possibilità di ottenere capitali di rischio, evento che dovrebbe portare a un recupero di competitività delle stesse imprese italiane.
Secondo la nozione di aggregazione rilevante ai fini degli IAS, deve verificarsi necessariamente il trasferimento del controllo sull'azienda o sulle società che si considera acquisita, cosa che solitamente non accade per le operazioni di scissione e conferimento. La Fondazione Luca Pacioli ritiene che una soluzione equilibrata sia quella di considerare rilevanti le sole operazioni di aggregazione in cui vi sia l'unione di due aziende in un solo soggetto, ma senza dover anche considerare l'ulteriore requisito previsto dagli IAS del trasferimento del controllo.
L'articolo pone altresì l'accento sulla circostanza che, come accade in altri sistemi di civil law, il tentativo di trovare strumenti vicini al trust passa attraverso delle tecniche di separazione patrimoniale.
Secondo la sentenza in rassegna le comunicazioni di cancelleria di cui all'art. 136 c.p.c. si intendono regolarmente eseguite anche quando siano compiute con modalità equipollenti rispetto alle forme ordinarie ivi indicate, a condizione che si realizzino tutti gli elementi che integrano l'attività di comunicazione del cancelliere e l'effettiva e rituale conoscenza dell'atto: ciò accade specificatamente quando risulti che una parte abbia estratto copia autentica di un provvedimento, al fine di provvedere alla sua notificazione alla controparte.
Quando invece - come accade nei contratti di durata - l'eccezione d'inadempimento produce anche effetti definitivi, la mancanza di gravità dell'inadempimento rende l'exceptio contraria alla buona fede di cui all'art. 1460 comma 2 c.c.
La cultura della diversità si traduce in una disciplina ispirata ai principi della flessibilità e dell'elasticità: come accade, ad es. , nell'amministrazione di sostegno. Ne consegue un itinerario normativo che partito dalla persona a questa ritorna nella protezione offerta dal diritto.
Definiscono "spazioso" il foro d'entrata il cui diametro è superiore al diametro massimo del proiettile (come nei 4 casi riportati), "a stampo" quando i due diametri sono pressoché uguali; "ristretto" se il foro cutaneo ha diametro più piccolo di quello del proiettile (come generalmente accade).
Un'attenzione particolare è dedicata all'esame delle possibili forme di responsabilità civile quando sussistono difficoltà nell'individuazione del presunto colpevole così come accade nel caso di un intervento svolto da un team di persone. Infine, è esaminata una possibile regola di responsabilità civile mirata a contenere i costi giudiziari delle cause giudiziarie per malpractice.
All'interno dell'Unione europea, nel settore della cooperazione giudiziaria penale, diversamente da quanto accade in quello civile, non esiste ancora una disciplina in tema di litispendenza. Negli ultimi anni si sono susseguiti diversi tentativi di elaborare una normativa ad hoc, raccordandola con il principio del ne bis in idem. La recente proposta di decisione quadro sulla prevenzione e risoluzione dei conflitti di giurisdizione in materia penale presenta ancora una serie di carenze, in particolare sotto il profilo dell'operatività del meccanismo finalizzato all'individuazione del giudice mieux placè per esercitare l'azione penale in idem, non consentendo sempre e comunque la risoluzione dei conflitti. L'adozione di una regolamentazione specifica in materia appare, peraltro, oltremodo auspicabile, anticipando la ratio sottesa al ne bis in idem e così assicurando miglior tutela alla persona oggetto del procedimento.
La disciplina di recepimento della Decisione quadro sul mandato d'arresto europeo talvolta evidenzia un conflitto astratto tra la legislazione del nostro Paese (compresa la sua proiezione costituzionale) e la normativa sovranazionale nonché quella degli altri Stati dell'Unione europea (come rispetto a quanto previsto nell'art. 18 lett. e) l. 69/2005), altre volte (come accade tendenzialmente rispetto a quanto sancito dall'art. 2, comma 1, lett. a) e b) e dall'art. 18, lett. g) o dall'art. 18, lett. v) l. 69/2005) comporta il controllo casistico dell'aggressione concreta operata dal provvedimento restrittivo da eseguire rispetto ad un interesse prevalente nel nostro sistema. Su questo secondo versante, la lesione può determinarsi anche quando la disciplina dallo Stato di emissione del mandato sia analoga alla nostra così come la misura da eseguire può risultare non lesiva sebbene siano differenti le discipline dei vari Stati e quella sovranazionale interessate dal provvedimento sindacato.
Tuttavia, a differenza di quanto accade negli USA, la Ce e gli Stati membri hanno continuato ad attribuire alla Corte di Giustizia una competenza sempre più ampia nella determinazione della politica comunitaria. Per tale motivo, l'esperienza della Lochner era potrebbe servire da anti-modello che la Corte di Giustizia dovrebbe cercare di tenere in debita considerazione per la propria stessa sopravvivenza.
La capacità processuale dell'imputato, o capacità di stare in giudizio, consiste nella possibilità soggettiva di comprendere ciò che accade nel procedimento e comportarsi di conseguenza. Essa costituisce una esplicazione del diritto di difesa (art. 24, comma 2, Cost.) e si differenzia nettamente dalla capacità di intendere e di volere, o imputabilità. Per questo motivo, l'accertamento dovrebbe essere tendenzialmente autonomo e vi è la possibilità che i risultati siano diversi. L'art. 70 c.p.c. individua nella infermità mentale, che può essere originaria o sopravvenuta, la causa dalla quale può scaturire l'incapacità processuale, e la legge non specifica alcun collegamento necessario con la incapacità di intendere e di volere, confermando l'autonomia delle relative nozioni e valutazioni. Nel caso in cui si accerti, attraverso una perizia, la suddetta incapacità, purché non debba essere pronunciata una sentenza di proscioglimento, il procedimento viene sospeso e viene nominato un curatore speciale. Gli accertamenti dovranno poi essere periodicamente ripetuti.
Sovente accade che la promessa di matrimonio, le nozze stesse, la vita di coppia, poi, instaurata siano accompagnate dalla realizzazione di attribuzioni liberali: vengono integrate così vere e proprie donazioni dirette od indirette ex artt. 769 ss. c.c.; doni fatti a causa della promessa di matrimonio ex art 80 c.c.; donazioni obnuziali ex art. 785 c.c. b) La mancata celebrazione del matrimonio. Il collegamento sussistete tra tali liberalità ed il matrimonio fa sì che la sua mancata celebrazione incida sull'atto stesso. In particolare, i doni dovranno essere restituiti; la donazione nuziale verrà meno, essendo la sua efficacia subordinata alla celebrazione stessa. Quanto alla donazione tout court, avrà medesima sorte soltanto qualora il donante abbia dedotto in condizione risolutiva l'evento delle mancate nozze. c) Lo scioglimento del matrimonio. In linea generale, invece, la sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del vincolo non incide sull'atto di liberalità che rimane, pertanto, fermo.
All'interno dell'ampio quadro assistenziale della persona in stato vegetativo (SV), alimentazione e idratazione artificiale rappresentano un aspetto di fondamentale importanza, similmente a quanto accade nell'ambito dell'assistenza rivolta a neonati e più in generale a lattanti. Poiché spesso l'assenza di funzioni fisiologiche o di relazione con l'esterno vengono addotte per giustificare l'interruzione delle procedure assistenziali nelle persone in SV, l'articolo intende affrontare la questione della doverosità dell'idratazione e dell'alimentazione artificiale in tali persone, attraverso un confronto fra le diverse "funzioni" vitali, fisiologiche o comportamentali e relazionali presenti sia nei soggetti in SV sia nei neonati e nei lattanti. Alla luce di tale confronto, si evince come la sola ragione per cui possa essere erroneamente sostenuta la liceità dell'interruzione dell'alimentazione nei soggetti in SV è di natura ideologica e non scientifica.
La prossima stagione delle assemblee di approvazione del bilancio farà sì che tornino attuali (come ciclicamente accade) le riflessioni sul voto di lista e sulla problematica "sostituzione" degli amministratori - di minoranza e non - di società quotate cessati in corso di mandato. Il tema concerne le modalità di sostituzione di uno o più membri del consiglio di amministrazione a seguito della cessazione dalla carica prima della scadenza naturale del mandato nelle società quotate. Ci si interroga, infatti, se la sostituzione dell'amministratore cessato in corso di mandato debba avvenire con il meccanismo del voto di lista previsto dall'art. 147 ter, D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 ovvero se si debbano prendere in considerazione diverse discipline, quali quelle contenute nello statuto o il criterio generale del diritto societario del voto secondo principio maggioritario.
In caso di sopravvivenza prolungata, il risarcimento del danno biologico permanente, quantificato in fasce percentuali, come per altro accade in ambito INAIL, può essere un criterio valido. Laddove invece la sopravvivenza risulti più limitata, è opportuno valutare il danno temporaneo, specificando in maniera molto dettagliata l'iter clinico e l'espressione della malattia con il suo corollario di conseguenze sfavorevoli sulla qualità di vita del danneggiato. In questo modo il magistrato può operare una liquidazione del danno aderente alle specificità del caso concreto. Viene proposta l'applicazione delle strategie valutativo-liquidatorie ad un caso concreto per il quale il Tribunale di Verona ha emesso una sentenza di risarcimento del danno da neoplasia amianto-correlata.
La seconda manifesta una spiccata preferenza per le tabelle milanesi, ma le impiega quale tecnica di decisione equitativa e non esclude una decisione motivata diversamente, come accade per ogni liquidazione equitativa del danno. È confermata l'idea che il danno esistenziale non è altro che un diverso modo di intendere il danno non patrimoniale, nella diversa lettura da tempo data all'art. 2059 c.c.
Spesso accade che alla contestazione di esterovestizione nei confronti di società non residenti gli Uffici dell'Agenzia delle entrate facciano seguire una ricostruzione extracontabile del reddito della società, con ciò disconoscendo la deducibilità dei costi sostenuti dal soggetto estero, come pure lo scomputo delle imposte assolte all'estero, in assenza di una dichiarazione dei redditi oltre che di una contabilità debitamente tenuta nel nostro Paese. Si pone così la necessità di verificare se la disciplina dell'accertamento induttivo possa trovare applicazione anche nel caso delle società asseritamene "esterovestite", che danno comunque adempiuto agli obblighi di corretta tenuta della contabilità, oltre che dichiarativi, nello Stato di residenza della propria sede legale.
Pur essendo ancora poco affrontata nelle aule giudiziarie, la questione assume notevole rilievo - non solo in termini teorici - in quanto espressione del più ampio tema relativo alla possibilità che la sproporzione tra le prestazioni di un contratto di mutuo (e, per la verità, non solo) derivi non, come normalmente accade, dalla misura degli interessi pattuiti, ma da fattori diversi, quali, ad esempio, spese, costi ed oneri non sempre facilmente conoscibili dal mutuatario. Il Tribunale di Vercelli risolve la questione in senso negativo lasciando tuttavia aperta - stante il carattere non definitivo della sentenza - la possibilità della riduzione della penale ai sensi dell'art. 1384 c.c.
La giurisprudenza, sia di merito sia di legittimità, sembra orientata - dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 335 del 2008 che afferma la natura di corrispettivo della tariffa per il servizio idrico integrato - a ritenere che la riscossione coattiva della tariffa mediante affidamento del ruolo agli agenti della riscossione sia quella delle entrate degli enti pubblici territoriali aventi causa in rapporti di diritto privato e debba, quindi, essere preceduta, come accade per questi ultimi rapporti, da un titolo esecutivo e non possa essere effettuata solo sulla base delle fatture - inevase - relative al rapporto di utenza idrica. Per evitare le "lungaggini" del processo civile, estremamente gravose soprattutto quando I'importo da riscuotere è esiguo, gli operatori si interrogano sulla possibilità di riscuotere coattivamente la tariffa stessa tramite ruolo, previa emissione dell'ingiunzione fiscale, ottenendo l'autorizzazione ministeriale.
A fronte di tale impostazione ineludibile, resta aperto il problema della determinazione del valore di impianti e macchinari in ordine ai quali, differentemente da quanto accade per gli edifici, non può essere trascurata la minore vita media in ragione dell'obsolescenza tecnologica.
Accade che il solicitor del compratore intervenga anche per la banca.
Tale possibilità, tuttavia, ricorre solo quando l'omesso ritiro del provvedimento illegittimo possa configurarsi come condotta colposa, in violazione delle regole di imparzialità e correttezza della Pubblica amministrazione, non essendo sufficiente, al pari di quanto accade nel diritto amministrativo generale, la mera illegittimità dell'attività amministrativa a giustificare il risarcimento. Le tendenze più avanzate (e condivisibili) sembrano riconoscere la possibilità di condanna al risarcimento anche in sede tributaria, attraverso lo strumento della lite temeraria, pur nel rispetto di presupposti e limiti, rigorosi, per l'affermazione. della colpa dell' Amministrazione o del contribuente.
Nel presente articolo l'A. si propone di spiegare cosa accade negli stabilimenti quando vengono negoziate le deroghe. L'analisi si fonda sui risultati di un progetto di ricerca terminato nel 2009 avente ad oggetto il nuovo ruolo dei comitati aziendali e delle relazioni industriali a livello di stabilimento, con particolare riferimento alla trattazione derogatoria. Attraverso l'analisi di dodici casi studio condotti nell'industria chimica e metalmeccanica in Germania, l'A. evidenzia come i negoziati per gli accordi in deroga siano stati una occasione per i comitati aziendali di dimostrare la loro efficacia di azione nel ruolo di agenti contrattuali, sostenendo che la partecipazione alla contrattazione collettiva aziendale abbia rappresentato un fattore di rinnovamento del sindacato. Infine, secondo l'A. l'esperienza positiva degli accordi in deroga suggerisce un possibile sviluppo della contrattazione aziendale oltre i limiti delle deroghe.
Questo accade, non solo tra Stati diversi, ma anche nei rapporti con enti fieristici con sede nel medesimo Stato membro. Il differente regime IVA applicato alle prestazioni fieristiche, ricondotte alternativamente alla categoria dei servizi generici o di natura immobiliare, dipende dalle caratteristiche di tali prestazioni che, non definite a livello normativo, originano diverse interpretazioni da parte delle Amministrazioni fiscali degli Stati membri, come è nel caso di Germania e Francia.
Innanzi tutto si implementano i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantite dalle Regioni e dagli altri enti territoriali per chi cerca un impiego; secondariamente, si interviene sulla delicata materia dell'acquisto, perdita e sospensione dello stato di disoccupazione, secondo una logica di favor verso qualunque forma di inserimento lavorativo, anche precario; in terzo luogo, si promuove un completo scambio delle informazioni tra Inps e centri per l'impiego al fine sia di effettuare un costante monitoraggio di quanto accade nel mercato del lavoro, sia di potenziare in modo mirato le politiche attive e l'azione dei servizi per l'impiego; infine, si rende più rigorosa la c.d. "condizionalità", subordinando, in maniera più restrittiva rispetto al passato, il sostegno al reddito ad un comportamento leale ed attivo del lavoratore nei confronti dei servizi per l'impiego.
., infatti, che attribuisce al diritto vivente il compito di plasmare i divieti probatori. In tale quadro, la giurisprudenza lavora sotto due differenti profili. Da un lato, nel momento della ricognizione del vizio, procede ad un apprezzamento sostanziale dell'interesse protetto dalla norma violata e del grado del "vulnus" arrecato, anche nel bilanciamento con gli interessi contrapposti. Da un altro lato, ove pure si giunga a ritenere integrata una inutilizzabilità, accade spesso che il regime sia attenuato attraverso la configurazione di oneri di attivazione in capo alle parti. Al fine di contenere siffatte spinte sostanzialistiche entro il perimetro di un diritto giurisprudenziale uniforme e prevedibile, risulta indispensabile valorizzare la funzione nomofilattica della motivazione che conduce a tali esiti decisori.
Per effetto della personalizzazione sia dell'ammontare delle spese attribuibili al contribuente, che del reddito dichiarato, l'eventuale atto di accertamento successivo al contraddittorio (se quest'ultimo non andrà a buon fine) non potrà ritenersi fondato su una presunzione legale, mancando un fatto noto stabilito dalla legge, ma su una presunzione semplice, come accade per tutti gli accertamenti standardizzati. Quanto al contribuente, più che di prova contraria, si deve parlare di ''giustificazioni'' che questi potrà rappresentare nell'obbligatorio contraddittorio circa il sostenimento delle proprie spese.
., individuati i tratti caratteristici dell'istituto attraverso una sua ricostruzione nell'evoluzione dottrinale e giurisprudenziale, pone il problema del rigore argomentativo che dovrebbe sostenere l'inquadramento in una fattispecie, quella del collegamento, i cui confini appaiono ancora oggi troppo vaghi, così da aprire, come accade nel caso concreto, a soluzioni poco limpide, fondate su ''rationes decidendi'' non del tutto puntuali.
Secondo l'Agenzia, si considera come una sola comunione quella bensì formatasi in base a ''titoli diversi'' se però l'ultimo acquisto è avvenuto per successione ''mortis causa'', come accade se più soggetti già proprietari di alcuni fabbricati in seguito a una pluralità di titoli formati ''inter vivos'' ereditano, in comunione ''pro indiviso'' e per quote uguali, l'ultimo fabbricato.
., frutto della Novella del 2006, e radica l'art. 50 c.p.c. e la classica "translatio iudicii" nei rapporti di "competenza" fra arbitri e giurisdizioni statali sì che una unica domanda, ed un solo rapporto processuale, possano condurre al giudicato sostanziale, senza problemi di prescrizione o decadenza sostanziale, pur quando sia dubbia la validità dell'accordo arbitrale o la arbitrabilità della lite, come accade in varie occasioni ed esemplarmente nel settore della impugnazione delle delibere societarie. La nota affronta la natura innovativa di questa sentenza, i suoi effetti ed i progressi rispetto alla normativa di sette anni fa e alla sua lettura ad opera della Cassazione.
Traendo spunto da alcune decisioni del Consiglio di Stato e della Corte di cassazione, il contributo rileva che le teorie normalmente prospettate per giustificare il riparto tra giurisdizione civile e amministrativa, e precisamente quella dell'affievolimento del diritto e quella della relatività delle situazioni giuridiche, appaiono talvolta inadeguate al loro scopo, non possedendo un sufficiente valore euristico ed ermeneutico: ciò accade in particolare nelle ipotesi denominate di concorrenza di azioni e giurisdizioni, di cui viene fornita una doppia e simmetrica esemplificazione. Di fronte a questa constatazione, il lavoro si propone di tracciare la linea di confine tra giurisdizione ordinaria e amministrativa attraverso un diverso snodo argomentativo, che valorizza profili di carattere non solo sostanziale ma anche processuale e che risulta essere lo sviluppo di una tensione sottesa, forse addirittura inconsapevolmente, a vari recenti arresti giurisprudenziali.
La prassi come spesso accade darà poi la risposta che la norma non ha voluto o potuto dare.
Lo scrutinio cui viene sottoposto l'esercizio di tale attività propedeutica dimostra come la regola della legalità e il rispetto dei poteri del Parlamento siano "presi sul serio" nel sistema anglosassone, a differenza di quanto accade in altri ordinamenti statali.
A volte le etichette riportano informazioni eccessivamente tecniche e dettagliate; altre, come accade per i prodotti vitivinicoli, hanno bisogno di essere integrate con gli indicatori di qualità essenziali. L'A. fornisce degli spunti per un auspicabile intervento legislativo orientato verso un ragionevole compromesso tra eccesso e "deficit" informativo, nel dovuto rispetto dei diritti e degli interessi dei consumatori.
In particolare, i testi giuridici normativi dovrebbero generalmente presentare una regolarità sintattica della frase al fine di compensare all'impiego di espedienti linguistici che conferiscono opacità alle informazioni giuridiche; tuttavia, ciò non sempre accade. Difatti, l'obiettivo di questo studio è mostrare che il linguaggio giuridico inglese, italiano e spagnolo spesso impiegano un ordine sintattico marcato della frase per attribuire una maggiore salienza comunicativa ad uno specifico elemento giuridico. Concludendo, il lavoro contribuisce alla diffusione dello studio del linguaggio giuridico inglese, italiano e spagnolo, e della disciplina della Linguistica giuridica secondo l'approccio proprio della Linguistica testuale.
La nuova disciplina della crisi da sovraindebitamento, riguardante situazioni non soggette alle vigenti procedure concorsuali, offre un nuovo scenario degli strumenti giuridici utilizzabili dall'impresa non fallibile che versi in uno stato di carenza di liquidità, seppure patrimonializzata con cespiti di non agevole dismissione, ma il cui valore complessivo supera, anche di molto, quello dei debiti (come talora accade nel comparto agricolo). L'aggressione dei beni strumentali (specie gli immobili) e la conseguente paralisi dell'impresa (a seguito delle azioni esecutive individuali intraprese dai creditori) può essere evitata con una soluzione parzialmente liquidatoria (c.d. di protezione), utilizzando gli effetti segregativi propri della nuova disciplina e destinando,così, al soddisfo del ceto ereditario, solo una parte del patrimonio aziendale. Al riguardo gli strumenti a confronto sono il trust liquidatorio di protezione e il contratto fiduciario.
La questione viene affrontata secondo una logica innovativa, ovverosia alla luce dei requisiti dell'interesse ad impugnare un provvedimento giurisdizionale ove lo stesso recepisca un accordo tra privati, come accade nella sentenza di divorzio pronunciata su ricorso congiunto dei coniugi. Questa prospettiva consente di fornire alcuni chiarimenti in merito al rapporto, da sempre controverso in giurisprudenza, tra il provvedimento giudiziale e il contenuto dell'accordo raggiunto dai coniugi e conseguentemente di risolvere talune questioni applicative di non scarso rilievo.
Cosa accade dopo l'approvazione di un provvedimento? Inoltre, che ruolo svolgono in questo meccanismo le amministrazioni proponenti e le strutture del Governo? L'articolo muove dall'esame del caso nato a seguito dell'approvazione in Consiglio dei Ministri, il 24 dicembre 2014, del decreto fiscale cd. "Salva-Berlusconi", e ricostruisce i passaggi chiave dell'adozione delle decisioni da parte del gabinetto governativo. Le regole formali a presidio del processo decisionale sono poste a confronto con la prassi, frutto della necessità di garantire l'informalità e la rapidità delle decisioni, per assecondare le contingenze imposte dal quadro socio-economico nel quale si iscrive l'attività decisionale del Governo.
Il contributo interpretativo dell'Agenzia delle entrate, con la risoluzione n. 25/E del 2015, si focalizza su un aspetto tanto specifico quanto di ampio interesse e che aveva già sollevato incertezze tra gli operatori del settore, tale essendo la quantificazione del valore dei "beni significativi" allorquando, come sovente accade, un contratto di appalto racchiuda in sé la fornitura degli stessi.
Dopo una breve sintesi del quadro giurisprudenziale comunitario e degli orientamenti interni in materia di "in house", l'analisi si sofferma in particolare sul rapporto tra fonti dell'Unione ed ordinamento interno, laddove la fonte sia sostanziata, come sovente accade, da affermazioni "pretorie" della Corte di Giustizia e le stesse contrastino con il preciso contenuto di direttive ancora non "scadute". Ne deriva un quadro abbastanza complesso in cui l'evidenza del diritto scritto, non ancora applicabile negli Stati membri, stride con il carattere notoriamente vincolante delle statuizioni della Corte di Giustizia.
Alla luce di simile revisione della natura giuridica della garanzia edilizia, potrà, conclusivamente, ravvisarsi nella relazione di alternatività incondizionata che ai sensi dell'art. 1492, comma 1, corre fra i rimedi edilizi non già un'ipotesi di genuina concorrenza alternativa di diritti e, correlativamente, di azioni costitutive diverse, bensì un'unica azione di garanzia deducente un diritto sostanziale unitario, riconducibile per struttura allo schema giuridico dell'obbligazione alternativa che qui, come raramente accade nel nostro ordinamento, viene ad attuarsi per volontà di legge e con le peculiari dinamiche, di non trascurabile impatto processuale, tratteggiate dall'art. 1492, comma 2.
Alla luce di simile revisione della natura giuridica della garanzia edilizia, potrà, conclusivamente, ravvisarsi nella relazione di alternatività incondizionata che ai sensi dell'art. 1492, comma 1, corre fra i rimedi edilizi non già un'ipotesi di genuina concorrenza alternativa di diritti e, correlativamente, di azioni costitutive diverse, bensì un'unica azione di garanzia deducente un diritto sostanziale unitario, riconducibile per struttura allo schema giuridico dell'obbligazione alternativa che qui, come raramente accade nel nostro ordinamento, viene ad attuarsi per volontà di legge e con le peculiari dinamiche, di non trascurabile impatto processuale, tratteggiate dall'art. 1492, comma 2.
E cosa accade per quanto concerne la loro efficacia giuridica? A partire da queste domande fondamentali, l'articolo si propone di ricostruire concettualmente il problema sollevato a livello giuridico dalla richiesta delle coppie italiane di persone dello stesso sesso di trascrivere il loro matrimonio celebrato all'estero e le conseguenti risposte e soluzione offerte dalla magistratura competente.
La Legge di stabilità, infatti, affronta il tema, ammettendone espressamente la praticabilità, nel ristretto ambito dei premi di risultato dalla stessa disciplinati, ma ciò che accade al di fuori di esso continua a suscitare forti dubbi negli operatori di settore e nella stessa prassi amministrativa.
Accade ormai di frequente che il datore di lavoro utilizzi le informazioni reperibili sui "social networks" o tramite le piattaforme di messaggistica per valutare i propri dipendenti ed assumere, se del caso, iniziative che incidono sul rapporto di lavoro. Si pongono quindi all'attenzione degli interpreti due questioni di rilevante interesse: la prima riguarda l'utilizzabilità delle informazioni reperite in rete, l'altra concerne la rilevanza dei comportamenti cc.dd. "extralavorativi" nell'ambito del rapporto di lavoro. Nel caso in esame il datore di lavoro, acquisita tramite Facebook la conoscenza di un comportamento extralavorativo del dipendente ritenuto idoneo a compromettere irrimediabilmente il vincolo fiduciario, ha provveduto ad intimare il licenziamento per giusta causa, ed il giudice adito dal lavoratore ha confermato la correttezza del provvedimento.