antichi | romani | erano ghiottissimi delle lamprede e le conservavano nei |
Il pesce nella cucina casalinga -
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Pozzi di miele e pozzi di vino dei Castelli | romani | alternati in una pianura quadrata di poltiglia di patate. |
La cucina futurista -
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alcuni indirizzi di pescivendoli | romani | onesti che raccomando ai lettori, dispiacente che la |
Il pesce nella cucina casalinga -
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i diversi pareri dei cuochi | romani | Ratto, Giaquinto, Paggi, Alfredo, Cecchino, «sora» Elvira, |
La cucina futurista -
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antichi | romani | credevano le noci cibo degno del Dio degli Dei: noi più |
Almanacco igienico popolare del dott. Paolo Mantegazza -
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acqua minerale colorata in rosso - vino bianco dei Castelli | Romani | colorato con blu di Mitilene - latte freddo colorato di |
La cucina futurista -
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| Romani | conoscevano e apprezzavano i boleti che godono anche |
Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza per l'uso di famiglia -
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è la storia della murena ed i | romani | avevano una grande predilezione per questo mostro del mare. |
Il pesce nella cucina casalinga -
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per comprendere la lentezza del popolino e dei prelati | romani | o napoletani, che sono anche l'origine di quel |
La cucina futurista -
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(Helix pomatia). — Le chiocciole, graditissime ai | Romani | che forse conoscevano il segreto di prepararle molto bene, |
Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza per l'uso di famiglia -
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libera. Storici e poeti se ne occuparono. Gli scalchi dei | Romani | (scissores) tagliavano le vivande con atti ritmici al dolce |
Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza per l'uso di famiglia -
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stata inventata: e si continuerebbe a mangiare come i | romani | antichi. Siamo invece giunti ad un momento in cui tutto |
La cucina futurista -
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Le acciughe erano conosciute anche ai tempi dei | Romani | che se ne servivano per la famosa salsa chiamata Garum. |
Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza per l'uso di famiglia -
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vitello arrosto. — I milanesi lo dicono: rostin negaa, e i | romani | moderni, non quelli antichi, salta in bocca. Ed ecco come |
Come posso mangiar bene? -
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fungo, forse fra tutti il più squisito, che gli antichi | Romani | chiamavano „ cibo degli dei " cresce nei boschi e nella |
Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza per l'uso di famiglia -
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ed ha il merito di spingersi fin presso al polo. I | Romani | lo stimavano molto meno del frumento, dacchè i soldati |
Almanacco igienico popolare del dott. Paolo Mantegazza -
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che era pianta sacra a Venere, ed è forse per questo che i | Romani | non osavano mangiarla. Fu in ogni tempo creduta verdura |
Almanacco igienico popolare del dott. Paolo Mantegazza -
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antichi | Romani | lasciavano mangiare l’aglio all’infima gente, e Alfonso re |
La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene -
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nel gusto e nella digeribilità all'anguilla. Gli antichi | Romani | ne facevano uso grandissimo, e non meno di loro anche i |
Almanacco igienico popolare del dott. Paolo Mantegazza -
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per lunghissimo tempo e Catone il censore assicura che i | Romani | si curarono da ogni male coi cavoli. Varrone salvò, mercè |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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che costano meno e sono di un gusto meno delicato. I | Romani | antichi erano molto ghiotti del loro garum, e gl'inglesi |
Almanacco igienico popolare del dott. Paolo Mantegazza -
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si accontenti di andarli a mangiare in uno dei tanti locali | romani | che la moda ha consacrato. I carciofi vengono mondati, |
Il talismano della felicità -
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pollivendoli | romani | hanno spesso in mostra monticelli di budelline di pollame e |
Il talismano della felicità -
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di birra, ciò che sarebbe preferibile. I «friggitori» | romani | usano lievito di pane, ma non è detto che non si possa |
Il talismano della felicità -
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tempo fa veniva scarsamente usata ed anche ora alcuni buoni | romani | conservano per la melanzana la tradizionale ed |
Il talismano della felicità -
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nelle piccole trattorie romane e il piatto che molti buoni | romani | prediligono in occasione di qualche riunione famigliare: i |
Il talismano della felicità -
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vera leccornia, specie se si adopera il pisello degli orti | romani | che è tenerissimo e dolcissimo. E pure non tutti li sanno |
Il talismano della felicità -
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Numea, citato da Ovidio (metam. 6) e per la lunghezza i | Romani | davano la palma a quelle di Amiterno città della Campania, |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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si forma un lungo filo di provatura. È per questo che i | romani | le chiamano «supplì al telefono». |
Il talismano della felicità -
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la differenza che sono più grandi, e che nei cappelletti | romani | il ripieno è crudo ed occorre prepararlo soltanto un giorno |
Il talismano della felicità -
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Roma ed è veramente degno di quel favore che i buongustai | romani | gli accordano. Per questa pietanza occorre servirsi della |
Il talismano della felicità -
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erano, ai tempi jadis, il piatto di prammatica che i buoni | romani | solevano accompagnare ad ogni riunione che avesse lo scopo |
Il talismano della felicità -
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se ne prepara vino, birra e una certa specie di sciroppo. I | Romani | lo chiamavano armoracea, nome che ancor conserva. Al dire |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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i quali forse per ciò venivano chiamati Hordearii. Presso i | Romani | non godette molta fama. Es hordearium, veniva chiamato il |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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e che avevano le corna e i piedi di capra. Era detta dai | Romani | cunila e conyza, (da qui l'altro nome popolare di coniella) |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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come preservativo nei malefizi. Era cibo usitato presso i | Romani | tutti, ma i ricchi sotto l'impero, cominciavano a |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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anche oggi. Pitagora la chiamò Eunachion. La lattuga fù dai | romani | consacrata a Venere e pochi di loro per rispetto alla Dea |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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molte virtù e ne usavano per cucina gli Egiziani ed i | Romani | testi Dioscoride e Plinio. È stimolante e facilita la |
L'orto in cucina - Almanacco 1886 -
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