vigilare il mal genio dell’opulenza, che ebro di vino tracannato giace immerso in turpe sonno, facendo suo origliere il genio infelice della sapienza, a
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del troppo vino, cominciarono a comportarsi selvaggiamente cercando anche di oltraggiare la sposa e le altre donne dei Lapiti. La festa si trasformò
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, verso sinistra), e allo stesso modo reagisce il ragazzo che reca una fiasca di vino e un melone (il suo sguardo è però diretto verso il riguardante
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da un punto di vista della resa illusionistica. Frutta di stagione, frutta secca, dolci, formaggi, bottiglie di vino, ornano tavole ricoperte da ricche
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Il pane e il vino poi sono ulteriori simboli eucaristici, che sono spesso usati in questo genere di composizione.
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«spremere il succo dell’uva nella pressa del vino»: la competenza si rivela in realtà sempre necessaria, anche quando si ha a che fare con linguaggi
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La civiltà del Mediterraneo è quella del pane e del vino, alimenti facili da trasportare, che sono forse la causa primaria della infinita capacità di
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I tempi moderni vanno ben oltre il vino: gli arabi hanno insegnato la magia della distillazione, quella dell’el-izir, che servirà agli alchimisti per
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dove il vitto e l’alloggio sono a prezzi contenuti e il vino non è mai proibitivo. Ma quelli di ieri?
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della persona. La definizione dell'azione è anche diversa: da un lato, sempre gli stessi fatti, il bevitore che si rovescia il vino sulla giubba, il
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stabiliscono costanti iconografiche (il calice o la caraffa di vino; il limone sbucciato) e regole pratiche per ottenere certi effetti, come la ruvidezza
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diventa una sguaiata scena di ebbrezza che si svolge in uno spazio ristretto, tra botti di vino, il sileno ebbro dalla grande pancia un po
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fra il «bel pan.», la camera d'albergo, e la Table d'hôte; vino compreso.
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starsene lì desolatamente come bicchieri rimasti senza vino sulla tovaglia della terra.
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mezze figure di Chioggioti, i quali in un’osteria, fumando la loro pipetta di gesso, con un boccale di vino dinanzi, si raccontavano i proprii casi
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Il Corano, al versetto 92 del capitolo intitolato La Tavola, dice: O credenti! il vino, il giuoco d'azzardo, le statue e la sorte delle freccie sono
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Passa un’ora, passano due ore. Sempronio ha già divorato il suo pane ed il suo cacio, ha baciato più volte il fiaschetto del vino; voi ed io non
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vino, in mezzo a tanta, roba stupenda, s’è sentito destare l’immaginazione più libera che mai, ed ha composto il palazzo della Libreria vecchia
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, irrequieti, che bevono volentieri il gotto di vino, picchiano i pugni sulla tavola facendo saltare i bicchieri, scavalcano le spalliere delle
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, del canto, del chiassoso cottabo. Covano il vino. Ruttano, obesi, briachi fradici, mezzi morti.
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della fame, mentre non c’era più carne, non c’era più vino, non c’era quasi più nulla; e si mangiava il pane con l’ottanta per cento di segala, nella
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la gente; e qualcuno di questi, contento di una giornata sicura e di un bicchiere di vino — gli scultori per solito bevono volentieri — senza ambizione
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. Combattere codesta perniciosissima umidità con un poco di vino è un suggerimento d’igiene.
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