legislazione romana, che, secondo la saggezza dei vari governi, verrà adattata, modificandola, ai costumi, alle tendenze ed all’indole delle diverse nazioni.
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all’epoca classica, come dimostrano ampiamente le pitture parietali rinvenute all’interno di tanti edifici di epoca romana. Tradizionalmente
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La finzione illusionistica della pittura parietale greca e romana non era però realizzata con una geometria proiettiva governata da regole certe, ma
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romana. L’unificazione fu realizzata, ma solo per pochi anni, e Bessarione, rimanendo in Italia, divenne un cardinale della Chiesa romana, ma continuò a
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Non è però esatto spiegare soltanto con l’uso delle maschere il verismo della ritrattistica romana dell’epoca repubblicana, che nasce invece dalla
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questo senso si può dire che la ritrattistica romana si avvicina alla storiografia.
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Il tema del paesaggio si sviluppa in epoca romana, dove nelle varie composizioni funge da semplice sfondo oppure diventa soggetto principale, come
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Nella pittura romana la natura morta conserva il suo carattere illusionistico e spesso appare sotto forma di affresco, mosaico, o “quadro appeso
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È con la scultura greca, in ambito ellenistico, e poi con la scultura romana, che lo spazio comincia ad essere rappresentato in composizioni eseguite
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È inutile chiedersi in che modo sarebbe cambiata la cultura figurativa romana se, nel 1608, Rubens non fosse tornato ad Anversa, ma fosse rimasto
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La scultura romana del tardo Manierismo è abbondante, ma di qualità limitata. Ai molti scultori, per lo più ticinesi, che lavorano a Roma si chiedono
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» di Torino, i «Tre» della scuola romana di Via Cavour, e, più tardi, i «romantici» espressionisti di «Corrente».
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cinquantenne numero uno della «scuola romana», presenta alla Galleria «La Tartaruga», con uno scritto in catalogo del poeta Attilio Bertolucci; il quale così
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di Raphael si ripropone e acquista attualità il problema dell’origine della pittura «romana» dopo la esperienza novecentesca. Chi studierà della
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felice romana negli anni a cavallo del 1930. Gli altri due furono e sono italiani inequivocabilmente: dai furori «cattolici» di Scipione, al patetico e
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della «scuola romana».
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Rosai e le intuizioni della «scuola romana», che ci pare prosegua la lezione di Rosai e che sia, quanto a novità e urgènza, assai meno «fuori» del clima
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premesse. L’antinovecentismo novecentista di Scipione (come più tardi quello di «Corrente» o come, contemporaneamente alla «scuola romana», quello dei
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Scipione e, conseguentemente, della paesistica — almeno — della «scuola romana di Via Cavour». Per esempio nel quadro «Casa toscana» (1919-20) della
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operosamente critico, riabilitativo di certi valori e di certi risultati: tanto più che vicino alla scuola romana, ai «Sei» di Torino, e, più tardi, al
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e limitanti (la scuola romana al posto d’onore, la scuoia romana e non, insieme ad essa, la preistoria dell’astrattismo in Italia, per esempio) fosse
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La Mostra della «scuola romana» non viene seconda nell’ordine degli scandali di questo tipo: diremo appresso in che modo il fronte astratto prese
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Certo, se non sono accettabili le ipotesi di accostamento fra il Novecento e la scuola romana prospettate dal Crispolti per liquidare negli anti
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Veniamo ora più da presso alle opere e agli artisti della scuola romana, pupilla di questa ultima edizione della Quadriennale d’arte di Roma
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Castelfranco, assorbito nella sua diligenza, si sia curato di certe problematiche. Intanto ci pare che anche in una mostra «romana» dell’antinovecento, certi
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Giorgio Castelfranco ha poi voluto — e ci pare Un saggio proposito, questo suo — interrompere al 1945 lo sviluppo, o la vita, della «scuola romana
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Un altro aspetto del cammino dell’arte romana dal 1940 al 1945 ed oltre che dalla mostra non emerge in maniera evidente, non solo per la scarsità
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di Guttuso con il gruppo di «Corrente»: non che l’artista siciliano si sia molto arricchito nella sua permanenza milanese dopo la prima sosta romana da
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» romana.
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Tentare una analisi dei singoli quadri allo scopo di tracciare una prospettiva concreta dell’arte romana dal 1930 al 1945 non è agevole e forse
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sottilizzata armonia di colore, sicché possiamo passare direttamente alla considerazione della sua attività romana.
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nome, rappresenta nella cerchia romana del primo ‘600 un valore eccezionale: Borgianni.
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mente di un giovine non partecipe ma spettatore della gara romana del 1630: Velazquez.
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E i classici, ovvero i manieristi colti rimessi a nuovo, e rinfrescati di cultura greco-romana, sul secolo d'Augusto invece che su quello d'Adriano
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collezione privata romana, e un Fatto di San Carlo Borromeo nella raccolta del Cecconi, a Firenze*.
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Ebbene: la Lucrezia Romana si spiega soltanto con la cerchia Gentileschi: i Gentileschi di certo crearono questo soggetto di scena classica patrizia
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Lucrezia Romana, Betsabea, Susanna e simili empietà signorili della mitologia ebrea o latina furono sempre a cuore dei Gentileschi, che dovettero
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I due «pendants» col Trionfo di Flora e di Galatea non sono di scuola romana del '700, ma di Luca Giordano, cioè di scuola napoletana del '600 **.
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La cerchia accademica romana che teneva le redini della critica e giudicava del Rembrandt così era appunto quella che il Preti, richiesto dal Ruffo
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Il passaggio dal 5 al '600 presenta tappe formali intensamente analoghe a quelle che conducono dall'arte imperiale romana all'arte bizantina; e il
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e con mecenati - Pubblicazione della prima parte d'Architetture, ecc., Viaggio a Napoli, ecc. Però considerazioni inesatte sulla pittura romana e
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, soltanto denomina la scuola Romana.
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; in nessuna dimora meglio da studiarsi che in quella romana de' Giustiniani, ove li raccolse il loro ben affetto Marchese Vincenzo.
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, anche nella scuola romana di Piero perché si attagliava benissimo a far spiccare di tono la figura e anche a farne risaltare il contorno sintetico: e
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caricature giocose di sapor parigino, in tale opera, che è rimasta di gesso, v’è un poco dello spirito altero, severo e maschio della vecchia arte romana.
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L’arte romana non aveva solo la forza e la sontuosità, non era soltanto l’arte degl’imperatori e del popolo; aveva anche la gentilezza domestica, la
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A quale? Ad una innanzi tutto che abbia indole romana, giacché nella città dove la tradizione antica si fece così tenacemente sentire persino nei
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carattere della società d’oggi. Per concludere, l’arte antica romana, se non si vuole durare sempre nel classicismo accademico (che è un romano
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all’altro sbadatamente la mano, vedete, n’escono i due Bersaglieri di una certa palazzina sul corso di Porta Romana, o le statue pel Duomo di Milano.
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Brera, in toga romana, si fa un Beccaria in veste da camera. A Cesare Balbo si mettono in mano gli occhiali, al Bodoni si mette in mano il cappello a
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