Quando, nel 1646, Innocenzo X incarico Francesco Borromini di restaurare, per l’ormai vicino Giubileo del 1650, la chiesa-madre di San Giovanni in
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esservi due monumenti che rendano manifesta la medesima verità. Si può deplorare, come Innocenzo X, che nella ricostruzione siano andati
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tipo della chiesa moderna e socialmente funzionale, fosse il proposito di papa Innocenzo allorché, volendo rimettere in sesto il pericolante edificio
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propria visione unitaria, globale. Perciò la polemica di Innocenzo X contro il principio della ricostruzione di San Pietro si precisa, in Borromini, come
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Virgilio Spada, elemosiniere segreto di Innocenzo e grande amico e consigliere di Borromini. D’altra parte, basta osservare come le pareti della navata
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Da tutto ciò si deduce: 1) che il progetto borrominiano fu approvato da Innocenzo X e quindi non era in contrasto col suo proposito di conservare la
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celebrazioni giubilari, non si sentisse più l’urgenza di completare il restauro. Ed è poi del tutto normale che, morto Innocenzo e succedutogli Alessandro VII
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il Ritratto di Innocenzo X, riesce nel suo intento: quell’uomo dall’aria arcigna e scontrosa, che incarna il simbolo del potere, ci comunica la sua
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personaggi. Nel Ritratto di Innocenzo X, replicato in circa quaranta differenti versioni, l’iconografia del famoso personaggio dipinto di Velasquez viene
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armi intesa come unica gloria possibile. Negli stessi anni il futuro papa Innocenzo III si preparava a una ben più gloriosa carriera, debole nel ferro ma
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disgrazia sotto Innocenzo X, il Bernini è l’artista della corte pontificia; il Borromini è ricercato dagli ordini religiosi, specialmente da quelli
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universali: con Urbano VIII prima, poi con Innocenzo X e Alessandro VII, a Roma si elabora il concetto (e non la forma) della città capitale. Da Roma si
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suoi ritratti. La momentanea eclisse del Bernini sotto il pontificato di Innocenzo X porge all’Algardi l’occasione di esprimere il suo ideale
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pittura bolognese da non lasciar scorgere facilmente a prima occhiata quelle degli altri. Sono il Bagnacavallo e Innocenzo da Imola, ambedue nell
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del genio era calore sincero, qui diviene fredda affettazione. Il Bagnacavallo ed Innocenzo aprono con solennità una scena; ma la vostra mente
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non indebite, esagerate. Per esempio, il Malvasia antepone Innocenzo al Francia, e di tal giudizio si fa argomento per dimostrare la sua imparzialità
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la forza del colore avvalora; e sono pure colorite benissimo le figure dei committenti (la famiglia Parati) ivi introdotti in preghiera. Innocenzo ha l
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Abbiamo in Bologna un bel documento di quel ch’era Innocenzo prima di diventare raffaellesco. È una Risurrezione dipinta in affresco sopra la porta
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tardi, come narra il Vasari, andasse a Firenze alla scuola di Mariotto Albertinelli, le cui influenze, chi ben guarda, si mescolano in Innocenzo alle
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Nello stesso luogo abbiamo altri affreschi d’Innocenzo: il Transito della Madonna nella curvatura del nicchione di fondo, l’Assunzione nel catino, l
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Altre opere d’Innocenzo restano a Bologna in S. Maria dei Servi, in S. Salvatore, in S. Giacomo. Sempre è lo stesso principio di imitazione che vi
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Innocenzo e con Amico Aspertini; ma, dice il Vasari, la maniera del Bagnacavallo fu giudicata la più dolce e sicura. Sfigurati dal restauro (meglio sarebbe
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ingannevole, ove non c’è che l'approssimativo della forma, ove le carni non hanno consistenza. Dinanzi al Bagnacavallo e ad Innocenzo da Imola convien passare
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