cui si accede attraverso scale e stretti camminamenti, la Torre Aquila, sulle cui pareti, intorno all’anno 1400, il principe vescovo tridentino Giorgio
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vissuta. Il principato di Giorgio di Liechtenstein non godette di tutta quell’armonia e quella pace sociale che sono sbandierate in questo ciclo. Era un
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, unico Fig. 4. Amico Aspertini, Adorazione dei Magi, 1500 ca., Bologna, Pinacoteca Nazionale. Fig. 5. Francesco di Giorgio Martini, Natività, 1495-1500
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nella celebre Camera pietà o Camera degli Sposi, che egli affrescò nel Castello di San Giorgio a Mantova (1465-74), rappresentando sulle pareti
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Fig. 115. Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, oculo del soffitto, 1474 ca., Mantova, Castello di San Giorgio. profondità. L’impatto di questo corpo
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Nel bassorilievo posto sul basamento della statua del San Giorgio, dov’è rappresentato il Combattimento di San Giorgio con il drago per liberare la
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mercante ebreo un’ostia consacrata. Questi la profanò, mettendola Fig. 142. Donatello, San Giorgio e il drago, dalla base del San Giorgio in una nicchia
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primi passi della sua «invenzione». Nella sua biografia dell’artista quattrocentesco, Giorgio Vasari insiste molto su questa propensione di Paolo ai
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antiche (ad esempio, Giorgio De Chirico), non è soltanto ricco di indicazioni pratiche, ma contiene anche considerazioni di carattere teorico. Tra
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Domenico Gabbiani, passò a perfezionarsi a Parigi sotto la direzione del celebrato Giovan Giorgio Wille. Dopo sei anni (1776) tornato in patria
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. Giorgio de Chirico, Le muse inquietanti. Milano, collezione privata. colonne d’Ercole tra XIX e XX secolo comportano la necessità di affrontare l’oceano del
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alla felicità di luce terrena e quotidiana, c’è anche chi dipinge una luce che non c’è, e chi fa questo è Giorgio de Chirico (Le muse 36. Giorgio
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per nulla, il grande tonalista del XX secolo, Giorgio Morandi, che, per quanto riguarda la costruzione dell’immagine, come abbiamo detto, aveva come
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SAN GIORGIO E IL DRAGO: L’iconografia risale al XIII secolo e può riferirsi a due momenti diversi della storia che ci viene tramandata dalla Leggenda
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Perciò sono due, in genere, i tipi di rappresentazione: San Giorgio vestito con l’armatura, cavalca un cavallo bianco mentre trafigge il drago con la
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Vittore Carpaccio, nei due teleri conservati nella scuola di San Giorgio degli Schiavoni, a Venezia, rappresenta entrambi gli episodi: nel primo
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metafisico, che trova in Giorgio De Chirico il suo principale artefice. Nelle sue Piazze d’Italia l’artista sembra bloccare il tempo, per creare un
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Montefeltro, nel Palazzo Ducale di Urbino, finemente decorato ad opera di Francesco di Giorgio Martini e Baccio Pomelli.
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originale, è l’iconografia usata per la composizione Natività di Cristo, di Francesco di Giorgio Martini, nella Chiesa di San Domenico, a Siena. La
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L’artista di oggi può essere uno spirito saturnino e solitario, del genere che descrisse Giorgio Vasari raccontando di Paolo Uccello o di Piero di
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. Giorgio De Chirico raggruppava nei suoi dipinti brandelli di piazze, tavole da palcoscenico, scatole per biscotti, statue di marmo e manichini da
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O. Gehry; dato il successo di quella, due anni più tardi venne dedicata una retrospettiva a Giorgio Armani, dove gli abiti vennero allestiti dal
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invenzioni di Giorgio Armani.
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di Giorgio de Chirico, sostenere che vera una sottile vena metafisica in quelle architetture, pur dovendo ammettere che s’erano caricate duna enfasi
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Noi crediamo che un ordine così vario e suggestivo di problemi giustifichi ampiamente la opportunità della retrospettiva che Giorgio Castelfranco ha
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Giorgio Castelfranco, Marco Valsecchi, Emilio Greco, Emilio Lavagnino organizzarono la Mostra dei Maestri (del Novecento).
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Giorgio Castelfranco ha poi voluto — e ci pare Un saggio proposito, questo suo — interrompere al 1945 lo sviluppo, o la vita, della «scuola romana
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; la seconda tela dipinta da Battistello per San Giorgio dei Genovesi, e ancora oggi a suo luogo, sul primo altare di destra [figura 88].
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Il De Dominici cita fra le prime opere di Caracciolo un Battesimo di Cristo a San Giorgio dei Genovesi del quale è forse l'ultimo avanzo il frammento
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D. FREY, Renaissancc-Einiliisse bei Giorgio da Sebenico (« Monatsh. f. Kstwiss», 1916, II) (in:. L'Arte', 1917, p. 172).
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Né soddisfa di più la distinzione tra le varie mani degli allievi di Giorgio da Sebenico nella cappella Orsini a Traù. Non pare davvero che chi ha
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P. SCHUBRING, Francesco di Giorgio («Monatsh.,f. Kunstwiss», 1916·, III) (in:. L'Arte', 1917, p. 172-73).
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Il soggiorno di Donatello a Siena nel 1458 è determinante per Francesco di Giorgio soprattutto se si voglia dar ragione allo S. col ritenere di
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Flagellazione a Berlino non può essere di Niccolò fiorentino, per avere anzi servito di modello a quella di Giorgio Orsini nell'altare di Sant'Anastasio a
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È un buon riassunto di tutti i ritrovamenti compiuti da qualche tempo intorno al versatilissimo Francesco di Giorgio. Lo Schubring stesso se n'era
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Pallavicini, che taluno attribuiva a Francesco di Giorgio; ed ha rifiutato anche l'attribuzione del Venturi al Botticelli, che maraviglia ancor oggi
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Si resti dunque d'accordo con lo Schubring sul grande valore estetico e storico di Francesco di Giorgio, il, più rinnovato dei quattrocentisti senesi.
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Infine non siamo d'accordo con lo S. nel modo d'indicare le fonti di Francesco di Giorgio in Verrocchio e in Filippino Lippi, Noi crediamo che uno
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quest'ultimo una determinazione un po' frettolosa, e, fondandosi essenzialmente sull'esame dell'archivolto di San Giorgio di Valpolicella (Liutprando
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Bobbio. L'iscrizione riporta quel monumento all'VIII secolo, allo stesso tempo del ciborio di San Giorgio, eppure noi vediamo quella lastra esser lavorata
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soltanto della diva pigrizia italiana. E quale la causa che in San Giorgio al Palazzo si citi Luini e non il ricordo di un Gaudenzio, di tanto più bello?
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in merito i rilievi già fatti dallo scrivente su queste colonne a proposito del libro dello Schubring su Francesco di Giorgio («Bollettino», 1917, n. 3
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, per esempio, il mondo di uomini-cuccume, di uomini-erpici, ed altro di De Pero; ecco la pittura di Giorgio de Chirico rinvenire inaudite Divinità
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grazia Giorgio de Chirico.
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Quando si sappia che Giorgio de Chirico, già sei o sett'anni fa metteva in tela - proprio come si dice mettere in carta - certe visioni terribilmente
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259. San Giorgio. Napoli, Coll. Gualtieri. Lo vedevo di incerta attribuzione.
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Anche nel San Giorgio, paesaggio riformato, con poche masse di terreno assolato, tronchi d'alberi esili ma lambiti appena contro il cielo per valore
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’isola di San Giorgio, la chiesa del Redentore nella Giudecca, a destra il tempio della Salute e. la punta della Dogana, a sinistra la lunga curva
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baciare sua figlia, le raccomandò coraggio in caso di guai, e disse al figlio Giorgio: All'Arsenale. — A farvi ammazzare, gridò la moglie. — Anche, se
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trecento dipinti; e, man mano che ci si avvicina ad artisti come Giorgio Morandi, si vede che il conflitto fra qualità e quantità è vissuto nella
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