suo vero telos. E avevo accennato, appunto a questo proposito, come uno dei pericoli cui va incontro la nostra epoca o meglio certa creazione umana dei
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Biennale, avevo anche osservato che in molte recenti opere cinetiche e ottiche si poteva constatare una particolare attenzione rivolta ai valori
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Ho esitato a lungo prima di farlo, perché avevo sempre giudicato un po’ presuntuose le raccolte di questo genere (apparse del resto frequentissime in
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organismi poetici in sé, senza ricorrere alla psicologia dell’autore. Dal 1920, avevo praticato questo metodo che chiamerei ora ‘ strutturalista ’»3. Questa
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’architettura spaziale avevo già accennato i principi al congresso della Divina proporzione tenuta alla triennale di Milano2. Senza l’invenzione del
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Avevo un catalogo sotto il braccio; e più per mania di ricordi che per collezionismo d’autografi, gli chiesi se voleva mettere una firma nelle pagine
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terza elementare, disegnavo su tutti i quaderni e non sentivo altra voglia che quella. Dopo la terza fui costretto a lavorare e avevo undici anni. Mio
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temporale — mi aveva preceduto di poche settimane in quell’autunno 1964 —, così che nelle immagini del fotografo ritrovo quadri e sculture che io avevo
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Per tutti coloro che non sanno, dirò ch’io avevo voluto da tempo parlare d’arte moderna Italiana, ma m’ero dovuto buttare all’antica considerato che
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. Il gruppo «Amorosi», più tardi rivelatosi del Keil, e che in un primo tempo, verso il 1915, avevo persino sospettato del Feti ma che ora, perché non
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Albani [figura 223], Tours, Vicenza) avevo identificato con l'opera che il Baldinucci ricordava come più volte replicata dal caravaggesco pisano
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Nella prima edizione le si riferivano: la Madonna col Bambino (444) di Roma, che io avevo avvicinato ad Orazio nel momento della maggiore
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avevo già comunicato per lettera al Voss, che senza specificare ne fa cenno nella sua voce del «Künstlerlexikon» del 1920, XIII, pag. 411); così non
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545. Il Figliuol Prodigo. Firenze, Galleria Corsini. Nella seconda edizione si aggiunse «replica», ma io avevo proposto «copia» ricordando la
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. Heilner, Stuttgart]. Firmato a tergo, l'avevo fatto inviare perché cosa rara per dimostrare che il «crespismo» del Sorbi fu limitato. Era
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Gentileschi cui io l'avevo avvicinato nel 1916). [Nel 1928, nel mio libretto sulla Galleria Borghese, mi provai ad accostarlo, ma sempre per ipotesi, al
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’ Due Macelli. Lo avevo salutato la sera innanzi; ma il buon amico voleva rivedermi, e accompagnarmi alcune miglia fuori di Roma.
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Usciti dalla città mi posi a saltare cantando — avevo allora vent’anni — ed un paio di scarpe, che stava chiuso nel mio sacco da pellegrino pedestre
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curatore era un critico che fino a quel momento avevo ignorato, forse perché additato come “nemico” da Barilli: Gianfranco Bruno.
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Nel quindicesimo capitolo avevo considerato gli ultimi sviluppi dell’arte visiva fino all’inizio degli anni ottanta; trascorsi, ora, altri sedici
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Poi mi ritornarono alla mente i ritmi di cui avevo nostalgia, e in quei ritmi collocavo precipitosamente delle tracce brevi, piene di elettricità
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Nell’anno 1935 avevo realizzato una scultura elementare: la "curva infinita." Più tardi risultò che quella scultura rappresentava, in forma
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