, attributo della morte e non della vita: et in Arcadia ego. [1966]
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quanto bastava per aggrottare le ciglia davanti all’ariosa arcadia del suo maestro messinese, come l’aspro Vittorio al vedere il gran Metastasio, nei
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mitologici: anche la polemica contro l’Arcadia, del resto, era un motivo della cultura illuministica veneta. E non era la prima volta; fin dal 1773
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anarchia nei tanti Eden mediterranei di cui è disseminata la pittura postimpressionista e fauve: gioiosi paradisi terrestri di un’Arcadia «au bord de la
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scritta «Et in Arcadia ego». Il così detto Amor sacro e Amor profano di Tiziano è un dipinto la cui astanza è quasi aggressiva, tanto s’impone col mezzo
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intitolano Et in Arcadia ego; una serie che, iniziata dal Guercino, ha avuto la massima risonanza nei due famosi, forse troppo famosi, quadri del Poussin. Su
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defunto [...] quindi non ‘io sono’ ma ‘io sono sepolto’ [...] Ma chi era sepolto in Arcadia?» E il Della Corte riesuma che Terenzio, il famoso
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consigliarla al Guercino: [proferuntur in scaenam meae fabulae] et in Arcadia ego [iaceo].
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malinconica che il futuro diverrà a sua volta passato oltre il sipario della morte (Et in Arcadia ego); all'opposto, Rubens precipita l’esperienza del
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’essere sfrenato ditirambo. il classicismo carraccesco è ridotto ad Arcadia da FRANCESCO ALBANI (1578-1660) monotono ripetitore di quadri di putti
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ha dimostrato Lorrain; conserva nelle sue forme il mito o il «genio» del passato: è quasi un’Arcadia. Il sogno del Fontana è di fondere i due elementi
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tale prodigiosa architettura chiaroscurale le sue «scene fantastiche», da farcelo apparire ben più «realistico» — realtà lui, larve d’arcadia quegli
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