| Guarini | è l’inventore di una tecnica trascendentale, cioè di una |
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con la riduzione del primo termine al secondo; ma il | Guarini | va oltre ed instaura una teoria della prassi, ponendo la |
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costruzione. Andreina Griseri ha veduto acutamente nel | Guarini | l’artista che «dissacra i soggetti consacrati dalla |
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opere principali del | Guarini | a Torino sono: la chiesa di San Lorenzo, la cappella della |
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storia dell’architettura spetta al | Guarini | il merito di avere definitivamente chiarito un’istanza che, |
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di immagini di spazio. Né lo spazio, che per il | Guarini | è infinitamente più esteso di quanto la mente umana possa |
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città, uniforme e geometrico, le cupole e le facciate del | Guarini | inseriscono d’un tratto una nota acutissima, saliente: |
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ad un tempo fantastica e matematica come quella del | Guarini | può diventare ufficiale e rappresentativa di una monarchia |
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da queste premesse radicali il | Guarini | scarta necessariamente quei sistemi proporzionali dati come |
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di assurdo, si potesse immaginare. Si può dubitare che il | Guarini | l’abbia scelta proprio per la sua irrazionalità? |
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tra interno ed esterno. Lo spazio (e qui il fenomenismo del | Guarini | s’accorda con l’assunto religioso) è concepito come pura |
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reliquia. Lo spettatore — ed è quasi una regola per il | Guarini | — è sempre in una situazione periferica: nei limiti fisici |
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con il «fenomeno» architettonico è dunque -— come lo stesso | Guarini | più volte precisa —- un rapporto puramente empirico, |
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piemontesi che corrono nella scia dei due grandi ospiti, | Guarini | e Juvarra, soltanto il Vittone elabora un linguaggio che |
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necessità di un discorso vivace e stranamente icastico. Tra | Guarini | e Juvarra preferisce il Guarini, che almeno si muove nella |
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a lui, Vittone, piace guardare con positivo empirismo; del | Guarini | scarta però, come inutili, la filosofia e la matematica |
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della Fortuna non è molto diversa da quella di un carretto. | Guarini | e Juvarra, in tema di idee generali, sono maestri, ma |
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si guadagna in sensibilità attenta. L’architettura del | Guarini | era un miracoloso incontro d’ingegno umano e provvidenza |
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(T. 1°, cap. III, osser. 11). La posizione ideologica del | Guarini | è nettamente antiromana. Si deve biasimare il liberale |
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può avere anche una giustificazione morale o religiosa (il | Guarini | non accetta la distinzione di Urbano VIII tra il |
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tanto maggiormente colpisce la spregiudicatezza del | Guarini | che progetta per città che non conosce edifici di cui sa |
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al di là del piacere che procura. Su questo punto il | Guarini | è categorico: l’occhio «non compassa», sta a quello che |
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s’andrà a formare un teatino, per giunta emiliano, Guarino | Guarini | (1624-1683), al quale si dovrà l’esaltazione virtuosistica |
L'arte di guardare l'arte -
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o nozione del significato «storico» delle forme, il | Guarini | stesso ha dato l’esempio, servendosi spregiudicatamente di |
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alla scienza, è un aspetto essenziale del contributo del | Guarini | alla internazionalità del Barocco ed al suo trasporsi da |
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è implicito, ma non viene «espresso» dal fenomeno. Il | Guarini | è troppo filosofo per non sapere che l’effetto non esprime |
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artem, è uno dei principi delle poetiche barocche; ma il | Guarini | tanto poco si cura di celare l’artificio che scrive un |
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del tracciato, giunge nel 1666 il modenese GUARINO | GUARINI | (1624-83), un dotto monaco teatino, filosofo e matematico, |
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distrutte dal terremoto del 1908) e a Parigi. A Roma il | Guarini | aveva studiato le opere del Bernini e del Borromini: di |
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del Bernini (l’immaginazione che si realizza) diventa nel | Guarini | l'idea dell'ipotesi che si verifica, e si verifica nel fare |
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Si è già veduto, a proposito della ondulazione, come il | Guarini | arrivi fino a ipotizzare un evento che muta l’ordine già |
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può dirsi della obliquazione, a proposito della quale il | Guarini | polemizza con il Caramuèl che concepiva l’obliquazione in |
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di pensiero e di scienza, il | Guarini | è cosciente della distinzione tra i diversi campi del |
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disegni del | Guarini | riflettono un procedimento metodico, lucido, estremamente |
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espresse in misure; e non dimentichiamo che nel 1674 il | Guarini | pubblica, a complemento dello Euclides Adauctus del ‘71, un |
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da un piccante sapore narrativo. Dopo la filosofia del | Guarini | e la poesia metastasiana del Juvarra, la vena |
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come cosa invece che come rappresentazione, il | Guarini | non può non dedurne che un’architettura tutta fenomeno è |
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e rappresentare l’autorità divina. Nessuno più del | Guarini | ha affermato il carattere non-simbolico, non-allegorico, |
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del salto qualitativo dell’invenzione. È vero che il | Guarini | non può fare a meno di trattare degli ordini |
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soprannaturale, miracolo. Non per nulla, a Parigi, il | Guarini | è stato in contatto con la corrente filosofica |
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imbastita e sviluppata la trama della composizione, Che il | Guarini | avesse una qualche cultura musicale è senza dubbio |
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sue storiche «invenzioni», ma col processo stesso che il | Guarini | (T. III, cap, XIII) descrive a proposito dell’architettura |
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miracolo. Nella ragion pratica e nella ragion tecnica il | Guarini | trova lo slancio per portarsi al livello della ragione |
L'Europa delle capitali -
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che potremmo chiamare pre-fenomenologico, del | Guarini | è chiaro già dalla cura con cui elimina dalla progettazione |
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Le architetture del Borromini e della sua corrente, fino al | Guarini | e al Rococò tedesco, sono concepite e modellate in funzione |
L'Europa delle capitali -
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il | Guarini | essere l'architetto del re significava essere l’architetto |
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la navata di San Pietro e la Scala Regia; il | Guarini | inserisce nella sua prospettiva la teoria delle proiezioni |
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ed era un ritorno dall’aulico all’ufficiale. Dal | Guarini | riprende, con la gran nicchia centrale e le cornici |
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