Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: giorgio

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SCHUBRING, Francesco di  Giorgio  («Monatsh.,f. Kunstwiss», 1916·, III) (in:. L'Arte', 1917,
FREY, Renaissancc-Einiliisse bei  Giorgio  da Sebenico (« Monatsh. f. Kstwiss», 1916, II) (in:.
Donatello a Siena nel 1458 è determinante per Francesco di  Giorgio  soprattutto se si voglia dar ragione allo S. col ritenere
si voglia dar ragione allo S. col ritenere di Francesco di  Giorgio  i noti quattro bassorilievi di Venezia (La Pace di Santa
potrebbe avere avuto con il soggiorno di Francesco di  Giorgio  a Milano, difficilmente potranno aver seguito.
con lo S. nel modo d'indicare le fonti di Francesco di  Giorgio  in Verrocchio e in Filippino Lippi, Noi crediamo che uno
di raffronti intelligenti tra le opere di Francesco di  Giorgio  e di qualche suo coetaneo con le forme lasciate in Siena e
verrebbe la voglia di chiedere come dipinga di grazia  Giorgio  de Chirico.
 GIORGIO  E IL DRAGO: L’iconografia risale al XIII secolo e può
fiorentino, per avere anzi servito di modello a quella di  Giorgio  Orsini nell'altare di Sant'Anastasio a Spalato [conclusione
contro il Folnesics che l'influenza del Rinascimento in  Giorgio  Orsini è assai più forte che non si pensi. Questa
sulla dimostrazione ch'egli vuol dare della parte avuta da  Giorgio  Orsini nella costruzione dell'abside del Duomo di Sebenico
mal consigliato egli ci appare nel rifiutare a Francesco di  Giorgio  ogni partecipazione al Gonfalone di San Bernardino a
(egli stesso non ne è ben sicuro) che siano di Francesco di  Giorgio  le due «grisailles» con soggetti romani nell'Istituto
San Giorgio, dov’è rappresentato il Combattimento di San  Giorgio  con il drago per liberare la principessa (fig. 142),
sono due, in genere, i tipi di rappresentazione: San  Giorgio  vestito con l’armatura, cavalca un cavallo bianco mentre
di Urbino, finemente decorato ad opera di Francesco di  Giorgio  Martini e Baccio Pomelli.
a proposito del libro dello Schubring su Francesco di  Giorgio  («Bollettino», 1917, n. 3). Il Berenson tuttavia è forse
padre; la seconda tela dipinta da Battistello per San  Giorgio  dei Genovesi, e ancora oggi a suo luogo, sul primo altare
Nella sua biografia dell’artista quattrocentesco,  Giorgio  Vasari insiste molto su questa propensione di Paolo ai
Carpaccio, nei due teleri conservati nella scuola di San  Giorgio  degli Schiavoni, a Venezia, rappresenta entrambi gli
alla Quadriennale del 1955, in occasione della quale  Giorgio  Castelfranco, Marco Valsecchi, Emilio Greco, Emilio
fondandosi essenzialmente sull'esame dell'archivolto di San  Giorgio  di Valpolicella (Liutprando), concluse che l'ornamento
di più la distinzione tra le varie mani degli allievi di  Giorgio  da Sebenico nella cappella Orsini a Traù. Non pare davvero
arabeschi alla Duccio, non senza reminiscenze frondose di  Giorgio  da Sebenico. L'ultima opera, poi, che il F. attribuisce a
si sappia che  Giorgio  de Chirico, già sei o sett'anni fa metteva in tela -
ormai a giorno dei principali ingredienti della pittura di  Giorgio  de Chirico, che potete anche visitare nella Galleria
Questi la profanò, mettendola Fig. 142. Donatello, San  Giorgio  e il drago, dalla base del San Giorgio in una nicchia
142. Donatello, San Giorgio e il drago, dalla base del San  Giorgio  in una nicchia esterna di Orsanmichele, 1417-20, Firenze,
 Giorgio  Castelfranco ha poi voluto — e ci pare Un saggio proposito,
anche chi dipinge una luce che non c’è, e chi fa questo è  Giorgio  de Chirico (Le muse 36. Giorgio Morandi, Natura morta
non c’è, e chi fa questo è Giorgio de Chirico (Le muse 36.  Giorgio  Morandi, Natura morta (Grande natura morta metafisica).
nelle direzioni più diverse. Non dimentichiamo che le 35.  Giorgio  de Chirico, Le muse inquietanti. Milano, collezione
di uomini-erpici, ed altro di De Pero; ecco la pittura di  Giorgio  de Chirico rinvenire inaudite Divinità nelle sacre vetrine
ampiamente la opportunità della retrospettiva che  Giorgio  Castelfranco ha organizzato, in mezzo a non poche
le prime opere di Caracciolo un Battesimo di Cristo a San  Giorgio  dei Genovesi del quale è forse l'ultimo avanzo il frammento
quadri, sculture, fotografie dall’apparenza tradizionale.  Giorgio  De Chirico raggruppava nei suoi dipinti brandelli di
uno spirito saturnino e solitario, del genere che descrisse  Giorgio  Vasari raccontando di Paolo Uccello o di Piero di Cosimo,
ca., Bologna, Pinacoteca Nazionale. Fig. 5. Francesco di  Giorgio  Martini, Natività, 1495-1500 ca., Siena, chiesa di San
non è forse un caso se quell’arco dipinto da Francesco di  Giorgio  alle spalle della Natività sembra ispirato, sia pur
della diva pigrizia italiana. E quale la causa che in San  Giorgio  al Palazzo si citi Luini e non il ricordo di un Gaudenzio,
per la composizione Natività di Cristo, di Francesco di  Giorgio  Martini, nella Chiesa di San Domenico, a Siena. La scena è
dipinti; e, man mano che ci si avvicina ad artisti come  Giorgio  Morandi, si vede che il conflitto fra qualità e quantità è
Torre Aquila. della realtà vissuta. Il principato di  Giorgio  di Liechtenstein non godette di tutta quell’armonia e
centrale si moltiplicavano le rivolte contadine e  Giorgio  stesso fu spodestato da una di queste, fomentata da
due anni più tardi venne dedicata una retrospettiva a  Giorgio  Armani, dove gli abiti vennero allestiti dal regista
pittura. Non per nulla, il grande tonalista del XX secolo,  Giorgio  Morandi, che, per quanto riguarda la costruzione
o Camera degli Sposi, che egli affrescò nel Castello di San  Giorgio  a Mantova (1465-74), rappresentando sulle pareti importanti
Si poteva solo in rari casi, grazie alle Piazze d’Italia di  Giorgio  de Chirico, sostenere che vera una sottile vena metafisica
potrebbe ritrovarne il gusto cromatico nelle invenzioni di  Giorgio  Armani.
ricerca e nello studio delle tecniche antiche (ad esempio,  Giorgio  De Chirico), non è soltanto ricco di indicazioni pratiche,
surrealista e il paesaggio metafisico, che trova in  Giorgio  De Chirico il suo principale artefice. Nelle sue Piazze
a Parigi sotto la direzione del celebrato Giovan  Giorgio  Wille. Dopo sei anni (1776) tornato in patria, mostrò al
intorno all’anno 1400, il principe vescovo tridentino  Giorgio  di Liechtenstein fece dipingere ad un pittore di genio,