Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: francia

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poi tutto pussinesco. Averlo riconosciuto molte volte in  Francia  basterà per asseverare essere egli poi affatto distinto
ufficio, anzi un dovere più importante: vedere ciò che la  Francia  poteva imparare dagli altri. E v’era da imparare, e si
che non gli era facile schierarsi alla pari con essi, il  Francia  sentì di mano in mano che lo scettro dell’arte non gli
più abjetto e men nobile. Essi, italiani, che prendono la  Francia  e il Belgio a loro guida nelle Belle-Arti, sappiano che pur
proprio in seno a queste correnti concettuali (in  Francia  ben analizzate da Catherine Millet1) si possono scorgere
Settecento, secolo di grandi trasformazioni che vede la  Francia  nel molo di protagonista, il nudo, oltre ad esprimere i
ogni modo, il primo periodo di Giacomo  Francia  è il più corretto. Protraendo la vita fino al 1557, egli
in cui forse, per suggestione di amor paterno; Francesco  Francia  avea sperato il degno continuatore della sua gloria.
uomo, questo rumeno eccezionale, trasferitosi in  Francia  nel 1904 dopo un lungo viaggio quasi tutto a piedi, tra i
di Appel, di Jorn, e in Italia di Baj, di Grippa; in  Francia  di Fautrier che si rivelò un raffinato creatore di
Dovunque in Europa si sviluppa una critica dell’arte: in  Francia  col Félibien e poi col Diderot; in Inghilterra col
di un tale stato di cose. Esso, in Germania assai prima, in  Francia  più tardi, sciolse ogni freno alla fantasia che s’abbandonò
a sfoggi ambiziosi di scorci e di scienza anatomica, il  Francia  sta nel mezzo nobilmente, distinto più che separato dai
primi libri illustrati nipponici pronti all’esportazione in  Francia  e Inghilterra, fiabe per bambini. L'Académie Ranson,
(Guglielmo a Cremona, figura dell'Isaia) che passò in  Francia  e, p. es., a Chartres. (Qui non concordiamo però col Porter
luoghi comuni à la Müntz, secondo i quali nel Mantegna, nel  Francia  e simili, il Rinascimento è ancora immaturo, mentre invece
che anche in questa partenza divisionista (Severini andò in  Francia  nel 1906) egli appare piuttosto come un bravo pittore della
specifico, raccogliendone un’esplosiva serie dal titolo La  Francia  dilaniata. L’artista ha sempre valutato il suo gesto di
natura facile e lieve, destrezza quasi nativa di mano. La  Francia  è ciarlatana in tante cose, chi lo può negare? ma noi — la
papa, che vuol dipinta da lui la volta della Sistina, e il  Francia  resta di nuovo in mezzo a gente che gli sorride. E intanto
giovane sui ventitrè o ventiquattro anni, a cui il  Francia  regala il suo ritratto, dipinto di sua mano e dedica un
artisti profondamente inquieti e curiosi che vennero in  Francia  a capire se stessi, come più tardi Chagall, Soutine,
dicesse che la  Francia  è nella scultura più innanzi di noi, arrischierebbe di
e della Restaurazione, sceglierei Ingres. Egli è tenuto in  Francia  come il fondatore di quella che chiamano le grand art. Alla
coscienziose ricerche essere giustificata. Quello che in  Francia  chiamano il caratteristico dovette essere il suo scopo
pochi anni innanzi, Pietro Perugino, che non ha col  Francia  solamente la comunanza di tal sorte, ma notevoli analogie
lucri e vantaggi, non sarei qui. Io dal mio esilio di  Francia  ho riportato non ricchezze, non croci: ho riportato cosa