caratteri propri dei progenitori. Quando si parta da individui come quelli ora presi ad esempio, senza conoscerne l’origine, si può, ottenendo un
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F1, F2, F3, F4, ecc. senza che compaiano mai i caratteri propri del maschio della razza materna (J. Schmidt, 1920; T. Aida, 1921; O. Winge, 1923-27
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succhiati col sangue di un uomo malarico, si trasformano nei gameti veri e propri. Nell’intestino dell’Anofele avviene la fecondazione: il
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elementi introdotti, perfettamente riconoscibili perché conservano i propri caratteri. Uno dei più belli esempî è quello studiato da Harrison e
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ai quali poi si vedono disporsi granulazioni caratteristiche, così che, infine, i filamenti si trasformano in cromosomi veri e propri.
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veri e propri dischi trasversali, costituiti da numerosi granuli di cromatina dei singoli cromonemi (Bauer, 1935).
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dei suoi elementi o cellule germinali un piccolo omiciattolo provvisto di tutti gli organi propri alla specie umana, ridotti a minime proporzioni, che
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medesimo plasma germinale, da cui ciascuno deriva i propri caratteri.
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i propri effetti. Quando invece la differenza M — F non sia sufficiente, la serie delle reazioni del sesso opposto a quello primitivo, genetico
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possono aversi veri e propri ermafroditi con uova e spermî maturi. I pochi ermafroditi adulti trovati servirono per un esperimento molto importante (E
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L’intersessualità, che può considerarsi come un ermafroditismo rudimentale, si avvicina alle condizioni dei veri e propri ermafroditi nei quali
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riproducendosi, di trasmettere ai discendenti i propri caratteri, che non quelli che ne sono privi.
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volume), vanno man mano assumendo quei caratteri che sono propri ai varî tessuti: le cellule del sistema nervoso divengono cellule nervose, quelle
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determinanti propri di quella data qualità di cellule a cui appartiene. Lo sviluppo consiste quindi, secondo questo modo di vedere, in una ben regolata
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Del resto anche i fenomeni della rigenerazione convalidano questa opinione. Se ogni cellula possedesse soltanto i determinanti suoi propri sarebbe
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forse altri ancora, che egli trasmetterà direttamente ai propri figli. Ed è ragionevole pensare che vi sia un substrato materiale
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parte di una scienza a sé, la Citologia, che ha metodi e fini propri.
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i propri occhi allo sviluppo della rana, stenterebbe a persuadersi che il girino si è sviluppato dall’uovo così tondo e omogeneo, che la ranocchia è
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fini suoi propri. Oggi può dirsi che questa collaborazione sia felicemente realizzata e i benefici reciproci che la genetica, come dottrina
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necessario ancora che egli si rinnovi e riviva nei propri discendenti. La possibilità di trasmettere la vita
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Gli individui periscono, ma non prima che abbiano trasmesso ai propri figli il retaggio che hanno ricevuto dai padri e dagli avi. La conservazione e
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, trasmetterà ai propri discendenti la tendenza ad oscillare intorno alla media caratteristica di quella.
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viva, dotati di vita, compiono cioè quei processi di autocostruzione che sono propri degli esseri viventi. Questa loro vita è resa possibile soltanto
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