, non siamo punto autorizzati a concludere che v’è nell’idioplasma una unità ereditaria propria ed esclusiva per quel carattere: probabilmente il gene
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pigmento caratteristica della pelliccia del topo selvatico: in ogni pelo v’è una disposizione anulare dei pigmenti giallo, grigio e nero, e dall’insieme
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Diamo soltanto, a titolo di esempio, la tabella V che riassume i risultati ottenuti dall’incrocio, fatto da E. M. East, di due razze di granoturco
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distinguibili da quelle dell’altra. Non v’è dunque miscela delle due essenze specifiche in ogni singola cellula, ma semplicemente convivenza, simbiosi
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. Spesso acquistano forma ad ansa, o a V, e il vertice, di tale figura è rivolto verso l’asse del fuso, i due bracci verso l’esterno. L’insieme dei
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V’è una razza di Drosofila in cui gli occhi, invece di avere il colore rosso normale della drosofila selvatica, sono bianchi. L’eredità di questo
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generale la riproduzione sessuata accade dopo un certo numero di riproduzioni asessuate, per mezzo delle quali la specie si moltiplica rapidamente. V’è cioè
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(occhio lineare), si può ripetere. presso a poco lo stesso ragionamento: il mutante eterozigote (V. pag. 84) accoppiato col recessivo normale dà metà
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costante. L’associazione fra i fattori dello stesso lotto è assoluta (tranne i casi di doppio scambio, V. oltre): così, se lo scambio è avvenuto fra Cc e Dd
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Morgan e dalla sua scuola, hanno dimostrato che non sempre v’è un sol punto di rottura del cromosoma, come prima abbiamo visto: spesso il cromosoma si
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, puntiformi) e gli individui che presentano tale anomalia si chiamano «aplo IV». V’è un carattere, recessivo, che si suppone localizzato nel cromosoma IV
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normali, perché eyeless, recessivo, sta insieme con l’allelomorfo, dominante; i secondi invece, dove non v’è cromosoma IV col gene normale, saranno privi
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si chiamano quelle in cui v’è il concorso dei due sessi) dando luogo ad una particolare forma di alternanza di generazioni che si chiama eterogonia
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meiosi coincidono sempre. Dove non v’è riduzione manca lo scambio.
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mitotici e sinaptici, che consisterebbero sostanzialmente in torsioni e detorsioni del cromonema (cfr. pag. 209). V’è inoltre una sostanza fondamentale, o
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specie diverse di piante. Devonsi ricordare fra questi soprattutto I. G. Kölreuter (1760), C. Sprengel (1793), Th. Knight (1799) e K. V. Gartner (1849
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Nelle piante, per solito, ciò non si verifica, e il botanico F. V. Wettstein (1923-1928) ha studiato lungamente la questione degli incroci reciproci
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bruco scuro, v’è una certa differenza sia nella F1 che nella F2, a seconda che la madre appartiene all’una o all’altra razza: predominano, anche qui
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’aumento di interi cromosomi o gruppi di cromosomi (V. Fig. 89).
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spontanee sono ben conosciute). Si ottengono, con la irradiazione, anche mutazioni somatiche, e anche le mutazioni cromosomiche (V. cap. seguente). Le
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mutazioni indotte da una piccola dose sono acquisite definitivamente e non v’ha alcun processo di restituzione: esse si sommano con quelle prodotte
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ioni da parte di un elettrone secondario; oppure di quello che i fisici chiamano un atomo «eccitato» Atomo in cui non v’è stata espulsione di un
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). L’analisi dei cromosomi delle ghiandole salivari (V. pag. 212), dimostrò la correttezza di quest’ultima interpretazione anche per la Drosofila
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distribuiscono irregolarmente, e i granuli di polline abortiscono. Gli aploidi sono infatti molto spesso sterili. Quando v’è qualche gamete fertile, è
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Negli animali si conoscono rari casi, ma molto interessanti, di triploidia. In Drosofila il Bridges (1921) e L. V. Morgan (1925) trovarono varî
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dall’incrocio di due specie vicine, o di due razze di cui una è tetraploide (4 n, V. più oltre) e forma quindi gameti diploidi, e una diploide, con
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problema della sessualità, ed è chiaro, da quel poco che se n’è detto, che rispecchiano fondamentali e profonde differenze fra i sessi. Non v’ha
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es. i Celenterati, che si riproducono per gemmazione; V. pag. 14) non si possono certo applicare questi concetti, perché anche le cellule somatiche
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. Poiché ogni organo si sviluppa in un periodo ben definito, e v’è una successione caratteristica nel differenziamento dei varî organi, il momento in cui
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una critica serrata, affermando che essa non è applicabile né al caso della Lymantria, né a quello della Bonellia (V. oltre). (1).
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influenza reciproca; nelle rane v’è una parziale influenza della gonade maschile a danno di quella femminile; negli Urodeli si ha l’effetto più
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in un testicolo, che può presentare perfino la spermatogenesi normale (I. Benoit, L. V. Domm). La gallina s’è dunque trasformata in gallo.
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embriologico, (V. pag. 340), del differenziamento sessuale, azione che esplicano probabilmente pel tramite di ormoni speciali. Ma ciò non ci porta ancora nel
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specialmente sulle farfalle (J. Th. Oudemans, 1899; V. L. Kopec, 1908; J. Meisenheimer, 1909; ecc.), hanno dimostrato l’assoluta indipendenza dei caratteri
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sangue colorato, ma solo quelle in cui v’è anche Y (permeabilità ghiandolare) hanno seta colorata. Le razze provviste di Y hanno seta colorata soltanto se
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Gli ormoni secreti dalle gonadi poi, come già abbiamo visto, determinano il tipo strutturale di pigmentazione e di disegno delle penne. V’è qui una
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, di ridurle in termini fisiologici noti. Da un lato v’è lo sforzo di riconoscere e definire i singoli anelli di quella catena di reazioni fisiologiche
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se i principî che valgono per i piselli sono trasferibili all’uomo, non v’è ragione di stupore né di allarme.
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coppie di allelomorfi (ipotesi di V. Dungern e Hirszfeld). .
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ammettono che tale trasmissione possa aver luogo anche quando i vasi placentari sono integri, altri che avvenga soltanto allorché v’è qualche lesione
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modo ben diverso dalle mutazioni (V. cap. XVII) che si trasmettono sempre per generazioni sessuata.
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classi egualmente numerose di gameti puri, contenenti cioè uno solo dei due allelomorfi. Alla fecondazione, se l’incontro dei gameti è casuale e non v’è
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