esperienza che solo in vetta avrebbe potuto evitare la turbolenza atmosferica che si forma negli avvallamenti e lungo le pendici delle montagne.
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travi sormontata dai locali del rifugio, dai quali si leva una torre di osservazione. L’11 settembre Janssen, compiuta la sua seconda salita alla vetta
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Vallot (450 metri sotto la vetta), dove dormì per tre notti ed eseguì studi spettroscopici. Poi raggiunse la cima. Si faceva portare seduto su una poltrona
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. Continua però a lavorare per migliorare l’attrezzatura: nel 1899 fa posare sui ghiacciai tra la vetta e Grands Mulets dieci chilometri di cavi per dotare l
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(termometro, barometro, igrometro e anemometro) e compie la sua terza e ultima ascensione in vetta con scala-poltrona e slitta. L’anno dopo fa montare un
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erano proibitive: il record di permanenza in vetta, 13 giorni consecutivi, appartiene a Stefanik, seguito da Jansky con 10 giorni, entrambi astronomi
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