Le misure del moto dei satelliti di Giove sono contemporanee delle osservazioni che Galileo dedica al Sole, osservazioni che gli fanno scoprire le
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Galileo aveva dimostrato che sulla Terra tutti i corpi cadono con identico moto accelerato. Keplero aveva descritto le traiettorie in apparenza
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meccanica del moto dei corpi grazie ai celebri tre “principi”: 1) ciascun corpo persevera nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a
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una forza magnetica regolasse il moto dei pianeti. Alfonso Borelli (1608-1679) segue le intuizioni di Keplero ma fa un passo oltre, sostenendo che le
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, un contrasto lacerante fu quello con l’astronomo reale Flamsteed, al quale voleva strappare i dati sul moto della Luna da lui raccolti in tante
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affermazioni a favore del moto della Terra ed è costretto all’abiura.
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. Keplero sta elaborando le sue “leggi” del moto dei pianeti usando i dati di Tycho Brahe, processo che richiederà un quindicennio; mancano ancora sette anni
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di Ipparco entro una decina di primi. La conclusione poteva essere una sola: anche le stelle si muovono di moto proprio. Fu Halley a dare l’ultimo
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necessarie misure più precise del moto apparente del Sole e dei pianeti. Si conosceva, per la verità, una certa “inuguaglianza” nel moto annuo del Sole, ma
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grande, per risolvere la disputa sulla discontinuità nel moto apparente del Sole. Il progetto ebbe vari oppositori ma alla fine l’astronomo l’ebbe
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In base al moto diurno e al diametro apparente misurato da Cassini (l’immagine solare si formava come in una camera oscura) risultò che l
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haberi coepere, pubblicato a Bologna nel 1656. Cassini poteva annunciare che il moto del Sole era disuguale non solo in apparenza, come voleva il
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Halley aveva rilevato il moto proprio di alcune stelle. Tobias Mayer nel 1760 aveva richiamato l’attenzione sul fatto che il Sole non doveva fare
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Hershel prese sul serio il suggerimento. Selezionò un gruppo di stelle delle quali Maskelyne aveva determinato abbastanza bene il moto proprio: Sirio
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Bologna, che ne riferì nella sua Nota intorno l’influenza del moto dei mezzi rifrangenti sulla direzione dei raggi luminosi.
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’inventore della scienza delle stelle”. Per via del moto di precessione, ventimila anni fa il Polo Nord celeste si trovava nella costellazione di Cefeo
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vicinanza di una stella gli astronomi si affidarono a un altro criterio: il moto proprio.
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Bessel si dedicò allora a Sirio e non solo ne rilevò la parallasse ma notò anche lievi oscillazioni del suo moto proprio. Nel 1844 ne dedusse la
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Eppure, nonostante gli sforzi di tante intelligenze, la previsione esatta del moto dei pianeti rimaneva un problema, specialmente per Mercurio, il
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Lagrange aveva dimostrato che già con tre corpi il sistema è instabile e non è possibile risolvere le equazioni del loro moto se non in casi
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La teoria generale del moto dei pianeti e delle loro reciproche perturbazioni gravitazionali nel 1859 riportò Le Verrier a un interesse di vent’anni
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Bradley, ma la componente dovuta al moto orbitale mascherava quella del moto di rotazione. Lo schiacciamento ai poli era un indizio importante ma
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comporta come un giroscopio, ma l’attrazione del Sole e della Luna sul rigonfiamento equatoriale le imprimono un moto precessione, fenomeno che Newton
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, cioè di quella forza che tende a mantenere un corpo nel suo stato di quiete o di moto. Sotto, c’è l’identità, supposta da Einstein e finora mai
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perpendicolare al suolo – ma fondamentale per rilevare, tramite la sua ombra, il moto del Sole e stabilire solstizi ed equinozi.
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Isidoro. Affiora il suo gusto per le invenzioni: con il fratello Claudio, che fu uno dei tanti sognatori del moto perpetuo e morì in preda alla follia
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Sole sarebbe stato prodotto dalla velocità del suo moto, idea che si ritroverà, con il concetto di attrito, in Anassagora (496-428 a.C.).
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’analisi chimica dei corpi celesti. Presto gli astronomi impararono a usare le righe spettrali per conoscere il moto e la velocità delle stelle grazie all
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. Nel 1920 si arrivò a conoscere il moto radiale (relativo a noi) di circa duemila stelle, quanto bastava per farsi una prima idea della dinamica della
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dall’antichità al Rinascimento. Per rappresentare fedelmente (o quasi) il moto del Sole, della Luna, dei pianeti e delle stelle rispetto a una Terra
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servendosi del moto proprio del Sole verso la costellazione di Ercole per triangolare alcune cefeidi nella Via Lattea. Il risultato fu molto grossolano
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di depressione e dolori alle gambe che quasi le impedivano di camminare. Albert, dopo i successi del 1905 (pubblicazioni sul “moto browniano, effetto
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il rosso: un redshift gravitazionale, ben diverso da quello dell’effetto Doppler dovuto al moto della sorgente luminosa. Inoltre i raggi di luce che
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limitandosi a correggere le longitudini secondo il moto di precessione, altra scoperta di Ipparco. Nel 2005 l’astrofisico americano Bradley Schaefer
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giorni l’una dall’altra nell’intento di trovare qualche differenza che facesse pensare a un oggetto in moto rispetto alle stelle fisse.
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, Ipparco affrontò il problema del moto disuguale del Sole nel corso dell’anno, più veloce d’inverno e più lento in estate. Oggi sappiamo che ciò è
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) rallentano il loro moto apparente, sembrano fermarsi, poi addirittura tornano indietro e infine riprendono a spostarsi nella vecchia direzione. Per
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La stella morta ruota velocissima su stessa perché conserva la “quantità di moto” che aveva prima del collasso. Gli impulsi sono emessi dalla stella
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Alla Cornell l’astronomia era una cenerentola, però il campo era sgombro. Vera si domandò se, sottraendo il moto di espansione dell’universo
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Non resta che attendere nuove indagini e nuove idee. Intanto l’accelerazione del moto espansivo ha riaperto la questione del destino finale dell
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Così il pianeta avanza, si ferma, arretra e torna ad avanzare. Ma non si riesce ancora a salvare l’uniformità del suo moto. L’equante risponde
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risolse, per esempio, la questione del moto retrogrado dei pianeti. Dovette però conservare gli epicicli per spiegare come mai variasse la velocità dei
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spiccavano la negazione della creazione divina e dell’immortalità dell’anima e l’affermazione del moto della Terra, della divinità insita nella Natura
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pianeti nell’ordine esatto rispetto al Sole e di rappresentarne abbastanza bene le distanze. L’idea più innovativa è che il Sole sia la causa del moto
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rovesciando il punto di vista, operazione tipica delle personalità creative: immagina di osservare il moto della Terra da Marte, anziché il moto di Marte
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“delle aree”) viene spazzato via anche il dogma aristotelico, tolemaico e cristiano del moto uniforme dei corpi celesti.
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analogia (per esempio vede quattro stelline che orbitano intorno a Giove e ne deduce che sono satelliti del pianeta per analogia con il moto della Luna
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caratteristica, osservandola dalla Luna, è il moto di rotazione. Attenzione, però: non da tutta la Luna si può godere lo spettacolo: come noi non
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La prova mancante, che sarebbe stata davvero conclusiva, era quella del moto della Terra intorno al Sole, e Galileo lo sapeva benissimo. Di solito
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eliocentrica tenendo conto del moto terrestre. I satelliti non si materializzavano dal nulla, uscivano dal cono dell’ombra proiettata da Giove!
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