così di 67,84 metri. Questa era la distanza dal punto a perpendicolo sotto la lastra di ottone dove era praticato il foro al punto dove cadeva il
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punto di proiezione del raggio a mezzodì per le varie distanze zenitali. A un estremo della linea meridiana fu messa una lastra di marmo con inciso il
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. Così sorgenti di luce molto deboli, inaccessibili all’occhio anche se munito di telescopio, possono, dopo una lunga posa, lasciare traccia su una lastra
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in una camera oscura una lastra di peltro (lega fatta al 95 per cento di stagno e per il resto di rame, argento, antimonio e piombo) sulla quale aveva
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fissata con iposolfito. Ancora a John Hershel si deve la prima fotografia ripresa su una lastra di vetro.
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oscura (fornita di obiettivo) la lastra si sviluppava in vapori di mercurio a 60-80 °C; lo ioduro d’argento in eccesso veniva dissolto non più con la
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Luna. Il risultato fu una confusa macchia chiara. L’ostacolo era la bassissima sensibilità della lastra, ma Arago fin dall’inizio affermò che sarebbe
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realizzata in sei anni da R. Wood usando un obiettivo da 15 centimetri e 1,35 metri di focale. Ogni lastra copriva un quadrato di 6° di lato. Con pose
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una lastra che esaminarlo direttamente con i propri occhi durante le osservazioni notturne. Nella seconda metà dell’Ottocento gli astronomi pensarono
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Singolare il metodo di lavoro. Tenendo davanti a sé la lastra fotografica, Annie, mezza sorda, gridava di ogni stella la classificazione spettrale
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“schiacciamosche” perché in esso una lastra negativa e una positiva venivano sovrapposte: se una stella tra le tante aveva cambiato luminosità
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qualità, ma sia pure con più di un dubbio, una lastra di Eddington permise di misurare una deflessione di 1,61 secondi d’arco; una lastra di Crommelin dava
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