arancio o rosso, spesso variabili, come Mira nella costellazione della Balena e Betelgeuse in Orione; Tipo IV – stelle di un rosso rubino ancora più
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affollate, circa la metà nelle regioni più popolate. Intanto annotava anche le stelle variabili: nel 1903 ne pubblica un catalogo di 1227, che salgono
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Uno specchio inclinato inviava la luce del Sole sotto le lastre fotografiche. Lo strumento per identificare le stelle variabili in gergo era chiamato
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Con questa tecnica Henrietta riuscì a scoprire migliaia di stelle variabili. Il lavoro che avrebbe segnato una svolta per l’astronomia riguarda però
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posizione, colore e luminosità. In particolare, doveva dare la caccia alle stelle variabili, cioè a quelle stelle la cui luminosità cambia nel tempo, più o
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L’articolo, intitolato “1777 variabili nelle Nubi di Magellano”, fu pubblicato negli “Annals of the Astronomical Observatory of Harvard College
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controllare le variazioni. Data la sua abilità, in poco tempo riuscì a scoprire e catalogare centinaia di variabili sia nella Piccola sia nella Grande
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l’analisi di 25 stelle variabili della piccola Nube in una “Harvard Circular” rendendo esplicito il rapporto periodo/luminosità. Intanto le stelle di
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alle cefeidi “vere” con lungo periodo di variabilità altre stelle variabili su tempi brevi, le RR Lyrae, tipiche degli ammassi globulari, nelle quali
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contribuire alla lotta contro il nazismo. Intanto studiano 2000 stelle variabili della Via Lattea. Infaticabili, in cinque anni esaminano 5000 lastre
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Andromeda per individuare stelle variabili e nove. Da quel cumulo di dati usciranno una classificazione delle galassie (1925) ormai quasi abbandonata e
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variabili: la loro luminosità oscillava entro tempi di poche decine di ore. Dovevano dunque essere davvero molto piccoli, con dimensioni dell’ordine
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pitagorica armonia che permea di sé tutto il creato: i pianeti e le loro variabili velocità all’afelio e al perielio sono associati a intervalli musicali
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