caratterizzate da una volontà di simulare sulla superficie piana marmi o altri materiali di rivestimento e, soprattutto, di «sfondare» illusoriamente
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Mantegna, in quegli anni, non si era limitato a fingere su una tela o su una parete piana uno spazio tridimensionale, ma aveva addirittura concepito
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surrogato illusivo, dipingendo su una tela perfettamente piana questa finta cupola in trompe-l’œil (fig. 126), capace di ingannare chiunque la guardi
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contorno di ciascun oggetto. Sulla base di questi presupposti, Alberti definisce il quadro come una superficie piana che interseca la piramide visiva
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momenti diversi di una battaglia che si svolse nella piana dell’Arno, nel 1432, e che vide prevalere l’esercito fiorentino su quello senese. Si è sempre
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