affrescato da Masaccio su una parete della fiorentina Cappella Brancacci. La prospettiva conferisce profondità spaziale alla scena, guidando l’occhio dello
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prospettica si fonda su presupposti ottici che rispecchiano le convinzioni medievali sul funzionamento dell’occhio umano. Secondo tali teorie, oggi
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Battistero. In altre parole, l’osservatore doveva porsi dietro la tavoletta dipinta, appoggiare l’occhio al buco e guardare l’immagine rappresentata sul
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pittore s serve di un piccolo obelisco per stabilire un punto fisso per determinare l’altezza del suo occhio, garantendosi in tal modo una postazione
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mezzo foglio regale e quello ferma ben dinanzi ali occhi tua, cioè tra l’occhio e la cosa che tu vuoi ritrarre, e di poi ti poni lontano col ochio al
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, infatti, interponendosi tra il nostro occhio e ciò che vediamo, rende meno nitidi i contorni e altera i colori dei vari oggetti via via che cresce la loro
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’occhio dello spettatore, il rilievo si fa via via meno sporgente, fino a divenire appena accennato. Per alludere ad una distanza ancor maggiore, in certi
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illusorio di una veduta di città che si estende a perdita d’occhio.
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’andamento del racconto procede da sinistra verso destra, seguendo il normale percorso cui è abituato il nostro occhio di lettori occidentali nel leggere
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, le tre scene (che al nostro occhio contemporaneo richiamano irresistibilmente uno spettacolo di «multi visione») si svolgono in un paesaggio unitario
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inalterata la pace e la tranquillità d’animo che su di essa aleggia, e l’occhio è pieno di dolcezza come se egli si trovasse tra le braccia delle Muse».
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