erano scomparsi. Sulla tavola c'era un soldo bucato. — Bellissima! Bellissima! — chiamò Caterí. Aprí la porta e guardò, ma non c'era nessun ornino sulla
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soldo a Tit. Allora Tit apparve ancora piú triste, perché vide che il soldo era bucato. — È bucato, non ha corso, — mormorò. — Non si può comperare pane
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— Signori, non posso darvi il biglietto per un soldo bucato, — disse malinconicamente l'impiegato della stazione, che si era fatto il suo sportello
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stato fuori dello sportello, al freddo. — E non gli avete chiesto il suo nome? — Non ha che un soldo bucato, Eccellenza. — Chiedetegli il suo nome. Tit
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ricorderete che non possedevano, in due, che un soldo bucato. — Allora mi permettete di riposare un momento? Fa molto caldo, e sono stanco, e vorrei
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bucato ne ha guadagnati quattro nuovi, quell'omaccio, — brontolò Caterinuccia. — E ora ti vuoi sposare, Bellissima? — Il mercante dice, — spiegò Tit
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Fu allora che Caterí prese il soldo bucato, e lo infilò in un cordoncino e poi lo legò al collo di Tit: — Per ricordo, Tit, — disse piano, — addio
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Nei pressi del Giuba abitava una zia del marito. Aveva i capelli lunghi fino alle natiche, li pettinava per ore, gli dava l'azzurretto come al bucato